Il futuro del giornalismo - Ordine dei Giornalisti

Il futuro del giornalismo - Ordine dei Giornalisti Il futuro del giornalismo - Ordine dei Giornalisti

09.07.2015 Views

NewOrdine dei Giornalistidella LombardiaTabloidAnno XLI- N.4Luglio-Agosto 2011Direzione e redazioneVia A. da Recanate 120124 Milanotel. 026771371fax 0266716194http:/www.odg.mi.ite-mail: odgmi@odg.mi.itPoste Italiane Spa Sped.abb. post. DIn: 353/2003(conv.in L27/2/2004 n.46) art.1(comma 1). Filiale di MilanoAssociazione “Walter Tobagi”- Istituto per la formazione al Giornalismo “Carlo De Martino”Il futuro del giornalismoOrdineIl 6 ottobretorna il convegnocon le ricerchedi enrico finziEtica e professioneL’inchiestacibo sicuromedia killer?comunicatorisotto accusaLa formazioneun Trainingper giornalisticon la Cortepenale dell’AjaLa leggeintercettazionitelefonichecome si fannoe Quanto costano

New<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><strong>del</strong>la LombardiaTabloidAnno XLI- N.4Luglio-Agosto 2011Direzione e redazioneVia A. da Recanate 120124 Milanotel. 026771371fax 0266716194http:/www.odg.mi.ite-mail: odgmi@odg.mi.itPoste Italiane Spa Sped.abb. post. DIn: 353/2003(conv.in L27/2/2004 n.46) art.1(comma 1). Filiale di MilanoAssociazione “Walter Tobagi”- Istituto per la formazione al Giornalismo “Carlo De Martino”<strong>Il</strong> <strong>futuro</strong> <strong>del</strong> <strong>giornalismo</strong><strong>Ordine</strong><strong>Il</strong> 6 ottobretorna il convegnocon le ricerchedi enrico finziEtica e professioneL’inchiestacibo sicuromedia killer?comunicatorisotto accusaLa formazioneun Trainingper giornalisticon la Cortepenale <strong>del</strong>l’AjaLa leggeintercettazionitelefonichecome si fannoe Quanto costano


SommarioNew Tabloid n. 4 Luglio-Agosto 20114 editorialeLibero <strong>giornalismo</strong> e trasparenza <strong>del</strong>l’informazionedi Letizia Gonzales6 inchiestaCibo sicuro, media killer?di Paolo Pozzi e Alessandro Visca8 Soia o cetriolo? Ma no, è la falda acquiferadi Massimo Artorige Giubilesi10 Un titolo sbagliato può distruggere un mercatodi Roberto Burdese12 Serve un’ecologia <strong>del</strong>la comunicazionedi Pierluigi Basso13 La sorveglianza dal campo alla tavola14 iniziative <strong>del</strong>l’ordine<strong>Giornalisti</strong> scientifici, non sudditi <strong>del</strong>le fontidi Daniela Ovadia16 Due ricerche, un convegno il 6 ottobre18 Etica e professione: si può fare di più22 Praticanti all’esame. Tutti i segreti in un libro23 Qui New York: io giornalista americanosenza censure e pregiudizidi Dom Serafini24 Video<strong>giornalismo</strong>, imparare si può25 Processo all’informazione economico-finanziaria20 l’etica <strong>del</strong>la pubblicitàDonne sexy über alles? Più idee, meno stereotipidi Stefania Bonacina26 primo pianoCrimini internazionali Training per giornalisti28 Intervista a Emma Bonino:Corte penale <strong>del</strong>l’Aja più forte se vicina al territoriodi Mario Consani30 l’angolo <strong>del</strong>la leggeCome e quanto costanole intercettazioni telefonichedi Alessandro Galimberti32 l’osservatorio sull’esteroGiornalismo digitale, la vertigine <strong>dei</strong> numeridi Pino Rea34 colleghi sul webTu ci metti l’idea, Youcapital trova i fondidi Maria Comotti36 colleghi in libreriaInternet muove i popoliLa democrazia ringraziadi Antonio Andreini38 colleghi alla ribaltaLe icone di El’sa e Anna per non dimenticaredi Giorgia Buran40 <strong>Il</strong> mio fil rouge con Silicon Valleydi Maddalena Tufarulo42 Una Strada maestra in mostra a Berlinodi Grazia Fallucchi44 i numeri46 testimonianze e ricordiLamberto Sechi, il <strong>giornalismo</strong> <strong>dei</strong> fattidi Maria Luisa AgneseNew Tabloid - Periodico ufficiale<strong>del</strong> Consiglio <strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong><strong>dei</strong> giornalisti <strong>del</strong>la LombardiaPoste Italiane Spa. Sped. Abb. Post.Dl n. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004n. 46) art. 1 (comma 1).Filiale di Milano - Anno XLIN. 4 / Luglio-Agosto 2011Direttore responsabile:Letizia GonzalesRedazione: Paolo PozziHanno collaborato:Maria Luisa Agnese,Antonio Andreini, Stefania Bonacina,Pierluigi Basso, Giorgia Buran, RobertoBurdese, Guido Camera, Maria Comotti,Mario Consani, Grazia Fallucchi,Alessandro Galimberti, Massimo ArtorigeGiubilesi, Daniela Ovadia, Pino Rea, WalterPasserini, Dom Serafini, Francesco Siliato,Maddalena Tufarulo, Alessandro Visca.Tabloid 4 / 2011Realizzazione editoriale:Newton ec srl MilanoProgetto grafico e impaginazione:Maria Luisa CelottiStudio Grafica & ImmagineCrediti fotografici:Photos, NewPress, Valentina Strada,Valeria Abis/Agenzia Photoviews,Foto di copertina: Elaborazione R. MinoiaDirezione, redazione e amministrazione:Via Antonio da Recanate 120124 MilanoTel: 02/67.71.371 - Fax 02/66.71.61.94Consiglio <strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong><strong>dei</strong> giornalisti <strong>del</strong>la Lombardia:Letizia Gonzales: presidenteStefano Gallizzi: vicepresidentePaolo Pirovano: consigliere segretarioLaura Mulassano: consigliere tesoriereConsiglieri: Franco Abruzzo,Mario Consani, Gabriele Dossena,Roberto Di Sanzo, Laura HoeschCollegio <strong>dei</strong> revisori <strong>dei</strong> conti:Gaetano Belloni (presidente)Aldo Soleri, Angela BattagliaDirettore OgL: Elisabetta GrazianiRegistrazione n. 213 <strong>del</strong> 26-05-1970presso il Tribunale di Milano.Testata iscritta al n. 6197 <strong>del</strong> Registrodegli Operatori <strong>del</strong>la Comunicazione (Roc)Tiratura: 28.000 copieChiuso in redazione il 25 agosto 2011Stampa: Italgrafica srlVia Verbano 146 - 28100 Novara VeveriConcessionaria di pubblicità:Newton ec srlVia Dezza 45 - 20144 MilanoE.mail: info@newton.infoTel: 02/39400290 - Fax: 02/394002893


L’inchiestail caso <strong>del</strong>l’escherichia coli e il ruolo <strong>del</strong>le fonti d’informazioneCibo sicuroMedia killer?L’allarme lanciato dal Ministero <strong>del</strong>la sanità <strong>del</strong>la Germania e dall’Oms, Organizzazionemondiale <strong>del</strong>la sanità, ha innescato una campagna stampa che ha avuto conseguenzedisastrose su alcuni mercati e sulla produzione di alimenti prima messi sotto accusa e poicompletamente scagionati. <strong>Il</strong> difficile rapporto tra comunicatori e giornalistidi Paolo Pozzi e Alessandro Visca6 Tabloid 4 / 2011


L’inchiesta• Qui a fianco sono riprodottialcuni lanci Ansa: il primo <strong>del</strong> 24maggio che parla di epidemia, ilsecondo <strong>del</strong> 27 maggio che riportala chiusura di un’azienda tedescaproduttrice di germogli di soia, isuccessivi che parlano di batteriokiller. Tutte le notizie sono staterilanciate in base alle informazionifornite originariamente dalleautorità sanitarie tedesche.data ai responsabili <strong>del</strong>l’agricoltura.Questo evidentemente ci avvantaggianella eventuale comunicazione<strong>del</strong> rischio”.E proprio sulla distinzione tra normaleattività di controllo ed eventualeattivazione di reti di emergenza si èsoffermato Edgardo Valerio, Dirigente<strong>del</strong> settore Igiene degli Alimentie Nutrizione - ASL Milano, che hafatto notare come in caso di allarmela pressione <strong>dei</strong> media possa metterein difficoltà gli esperti, che utilizzanospesso un linguaggio tecnico nonsempre facilmente traducibile in unacomunicazione corretta al pubblico.Un esempio banale è il “rischio zero”.Nessun esperto di sorveglianzaalimentare potrà mai affermare checi sia una condizione di “rischio zero”perché una infezione trasmessa daglialimenti è sempre possibile, ma vacomunicato che esiste un sistemaefficace di controllo su tutta la filieradi produzione degli alimenti e un consolidatosistema di comunicazionerapida <strong>dei</strong> rischi eventuali.E il pericolo di allarmi ingiustificatio comunque esagerati? Un’affernizzato,lo scorso giugno, al Circolo<strong>del</strong>la Stampa di Milano un incontrocon autorevoli rappresentanti degliorganismi scientifici che si occupano<strong>del</strong>la sorveglianza degli alimenti. Unincontro organizzato a ridosso deglieventi per offrire, con lo stile di un“instant book”, informazioni utili a chideve scrivere di questi argomenti.Molti gli elementi importanti emersi.Innanzitutto, gli esperti hanno descrittole attività di una rete di controllosulla sicurezza degli alimentiche in Italia è bene organizzata e,per certi aspetti, all’avanguardia inEuropa.“<strong>Il</strong> nostro lavoro è svolto con continuità,dispiace quindi avere contatti coni giornalisti solo in occasione <strong>del</strong>leemergenze” ha sottolineato GiorgioVarisco direttore <strong>del</strong>l’Istituto zooprofilatticosperimentale (IZS) <strong>del</strong>la Lombardiaed Emilia Romagna. E sonoproprio gli IZS a costituire una <strong>del</strong>lecolonne <strong>del</strong> sistema di sorveglianza(vedi box a pag. 13). “Noi dipendiamodal ministero <strong>del</strong>la Salute – ha sottolineatoVarisco – mentre in altri paesila sorveglianza degli animali è affimazioneinteressante è venuta daAlfredo Caprioli, Responsabile <strong>del</strong>laboratorio di riferimento europeoper l’Escherichia coli presso l’IstitutoSuperiore di Sanità. “Sono stato ilprimo ad essere sorpreso – affermaCaprioli - leggendo il comunicato<strong>del</strong>l’Oms che parlava di variantesconosciuta <strong>del</strong>l’E.coli”.In effetti, il laboratorio di Caprioli avevagià individuato ceppi batterici similinegli anni scorsi e il fatto che ci sianodiverse ricombinazioni, spiegano gliesperti, rientra nella normale “storia”di questi microrganismi. In sostanzapare che in questa occasione ci siastata una certa tendenza al sensazionalismoanche da parte <strong>del</strong>la massimaautorità sanitaria mondiale, oltre che<strong>del</strong>le autorità sanitarie tedesche.Tirando le somme, il problema fondamentaleper il giornalista, che inquesti casi non può essere solo lospecialista di tematiche scientifiche,è sostanzialmente quello di avere notizieda fonti attendibili e riceverle intempi rapidi, con un linguaggio chiaro,al di fuori da qualsiasi gergo specialisticoche può indurre all’errore.Tabloid 4 / 201111


L’inchiestaSTAGIONE 2010-2011(1 ottobre 2010- 31 maggio 2011)Trasmissione Rete Audience ShareLa prova <strong>del</strong> cuoco RAI 1 2.648.218 20,23%Occhio alla spesa RAI 1 1.172.993 19,55%Cotto e mangiato ITALIA 1 1.057.583 7,49%Ricette RETE 4 483.275 6,42%ficiale scientifica per non incorrere,successivamente, nell’accusa d’aversottovalutato la notizia nel caso in cuisi dimostri fondata. Detto questo peròbisogna anche dire che i giornalihanno le loro brave responsabilità.Basti dire che il New York Times hauna redazione scientifica compostada 24 giornalisti. In Italia non è così.Noi al Corriere siamo un’eccezione:abbiamo una miniredazione di bendue giornalisti. E’ vero che ormai intutti più importanti quotidiani italianic’è una redazione di salute, ma unaredazione scientifica è un’altra cosa.Bisogna distinguere, tra notizie dinatura scientifica e notizie di naturabiomedica, che interessano di più ilFonte: elaborazione Studio Frasi di Francesco Siliato su dati Auditel“E’ importante che il giornalista sirivolga a chi è in possesso di dati reali– ha ribadito Varisco – non bisognaconfondere i dati con le opinioni e leipotesi, anche se formulate da esperti.”Nel caso <strong>del</strong>l’allarme da Escherichiacoli in Germania però, fa notareFrancesco Marabotto, caposervizio<strong>del</strong> settore salute <strong>del</strong>l’Ansa “eravamoin presenza proprio di fonti ufficiali.Con una differenza non irrilevanterispetto all’Italia: in Germania ogniLand, ogni Regione era autorizzataa fornire informazioni ufficiali”.Rincara la dose Giovanni Caprara,caporedattore scienze <strong>del</strong> Corriere<strong>del</strong>la Sera e, da gennaio, presidente<strong>del</strong>l’Unione giornalisti scientifici italiani:“Oggi c’è una spietata concorrenzatra enti scientifici che porta ormai auna comunicazione autoreferenzialein competizione con altri enti similari.E negli ultimi anni la situazione èprecipitata. Nel caso tedesco l’Oms,prima di emettere quel comunicato ufficiale,avrebbe dovuto fare le proprieverifiche anziché prendere per buonae come unica fonte l’istituto d’igienedi Amburgo. I giornalisti piuttostosono stati loro stessi vittime e noncarnefici, perché non hanno avuto lapossibilità pratica di verificare la veridicità<strong>del</strong>le notizie contenute in uncomunicato ufficiale di quel genere.In questi casi poi scatta il cosiddeto“principio di precauzione”, viene cioèaccettata e raccontata la notizia, purnegativa, che arriva da una fonte ufpubblico.Se un domani saremo dinuovo in presenza di notizie simili aquelle <strong>del</strong> <strong>del</strong> caso tedesco è auspicabileche i giornali possano essereattrezzati per fare le proprie verifichee approfondimenti senza dipenderenecessariamente dalle fonti ufficiali”,tiene a sottolineare Caprara.Cibo e informazione:non solo ricetteSmania di ben figurare da parte deglienti sanitari che lanciano un comunicatostampa e forzata dipendenzadalle fonti ufficiali: questa, insomma,sarebbe stata la causa <strong>del</strong>l’allerta ingiustificatosui cetrioli e i germoglidi soia, nel caso <strong>del</strong>l’epidemia te-<strong>Il</strong> commento <strong>del</strong> semiologo (Università Scienze gastronomiche di Pollenzo)Sul cibo serve un’ecologia <strong>del</strong>la comunicazioneLa grande centralità che il cibo oggi ha riguadagnatonon è che il segno di una nuova attenzione allaformazione indentitaria personale. <strong>Il</strong> “palato”,l’apprezzamento gustativo <strong>del</strong> cibo non può esseresostituito con la semplice adesione ad una moda.È il nostro corpo che risponde in base a una culturagastronomica che abbiamo introiettato. Ora si trattadi comprendere come ci alimentiamo anche dicomunicazione e che di essa siamo fatti. E’ il casoallora di adottare un approccio “ecologico”. In questaottica è possibile porsi la domanda di quanto sia statoproduttivo l’aver sostituito l’idea di salute alimentare conla promozione di un salutismo che sembra procederesecondo una concatenazione infinita di “toccasana”.In campo alimentare lo scoppio di crisi sulla sicurezza<strong>dei</strong> prodotti o l’improvviso “battage” giornalistico sugliaspetti nocivi per la salute di una data sostanza possonosconvolgere il mercato e mettere in difficoltà soprattuttoi coltivatori e gli allevatori. <strong>Il</strong> ruolo <strong>dei</strong> giornalisti in questocampo è sicuramente quello di offrire un monitoraggiocostante <strong>del</strong>le problematiche alimentari, non giocandosu brusche alternanze tra silenzio informativo e aperturead effetto allarmanti e destabilizzanti.Pierluigi Basso12 Tabloid 4 / 2011


L’inchiestadesca. Aggravato dal fatto che nonci sarebbe stato, in Germania, uncoordinamento che facesse capo alMinistero <strong>del</strong>la Sanità, come avvieneinvece in italia. Difficile dire se uncaso <strong>del</strong> genere può verificarsi anchein Italia. Di certo si sa che nel nostroPaese la rete di controlli sull’alimentazione,a detta di tutti gli esperti <strong>del</strong>settore, è di assoluta eccellenza eci viene invidiata dagli altri Paesi. InItalia, semmai, è la cultura <strong>del</strong> cibo- e ancor più la comunicazione sulcibo - a peccare di superficialità. Suigiornali “ci sono troppi giornalisti cheparlano di cibo per hobby. <strong>Il</strong> <strong>giornalismo</strong>gastronomico deve essere unaspecializzazione”, ha detto RobertoBurdese, presidente di Slow FoodItalia, durante il convegno <strong>del</strong>lo scorso18 giugno (vedi box a pag. 10) chetra l’altro aveva il significativo titolo“Non mangiamoci le parole. Vizi evirtù <strong>del</strong>le news sul cibo “cucinate”dai media italiani”.Cucinate... appunto. Soprattutto inTv. Le trasmissioni televisive parlanoinfatti quasi esclusivamente di ricettee di come si preparano e tutto vieneridotto a un grande gioco. Trasmissioniche fanno comunque audience(vedi tabella nella pagina a fianco) epossono contare su oltre 5 milioni ditelespettatori. La stragrande maggioranza<strong>dei</strong> quali, in verità, ultrasessantacinquennie con la licenza media oelementare. Una volta, almeno, la Tvserviva ad alfabetizzare gli italiani.La rete Enter-net in LombardiaI controlli scientifici sulla sicurezza alimentareLa sorveglianza dal campo alla tavolaUna rete d’eccellenza tutta italianaSecondo le convenzioni internazionali la sicurezza degli alimenti è garantitada un insieme di norme e di controlli che riguardano l’intero processodi produzione, lavorazione e commercializzazione degli alimenti. Unasorveglianza che va “dal campo alla tavola” e che coinvolge diverseistituzioni sanitarie, in un’attività continua di sorveglianza. La stessa reteha <strong>dei</strong> programmi di gestione <strong>del</strong> rischio per raccogliere tempestivamentele segnalazioni di medici e ospedali che riguardano tutti i casi ditossinfezione causata da alimenti e identificare la presenza di agentipatogeni potenzialmente pericolosi. Vediamo in sintesi quali sono gliorganismi coinvolti a livello italiano ed Europeo. L’igiene e sicurezza deglialimenti rientra tra i compiti <strong>del</strong> Servizio Sanitario Nazionale che operaattraverso le Aziende Sanitarie Locali (ASL) di competenza regionale.I settori di igiene degli alimenti e nutrizione <strong>del</strong>le ASL si occupano dicontrolli e certificazioni di alimenti e bevande, <strong>del</strong>le aziende di produzione,<strong>dei</strong> negozi e <strong>del</strong>la ristorazione. Per gli alimenti di origine animale ci sonoanche gli Istituiti Zooprofilattici Sperimentali - IZS, che fanno sempreparte <strong>del</strong> Servizio Sanitario Nazionale, e tengono sotto controllo la salutedegli animali, la qualità degli alimenti e l’igiene degli allevamenti. Gli IZSsono distribuiti su tutto il territorio nazionale con 10 sezioni centrali e90 sezioni periferiche, più o meno una per provincia. A livello europeodi sicurezza alimentare e tutela <strong>del</strong> consumatore si occupa la Direzionegenerale per la salute e la politica <strong>dei</strong> consumatori, (DIG sanco) che fa capoa un Commissario europeo. Inoltre nel 2002 è stata costituita l’AutoritàEuropea per la Sicurezza Alimentare - EFSA, (European Food SafetyAuthority), che ha sede in Italia, a Parma. L’Efsa ha il compito di fornireconsulenza scientifica e comunicazione in materia di rischi associati allacatena alimentare. Consulenza che è alla base <strong>del</strong>le decisioni assunte poidalla Commissione e dal Parlamento europeo per la gestione <strong>del</strong> rischioe la tutela <strong>dei</strong> consumatori. Tutti i casi di infezione da E.coli, Salmonella ealtri tipi di batteri comuni sono monitorati da un sistema di sorveglianzaeuropeo: la rete Enter-net (Enteric Pathogen Network). <strong>Il</strong> sistema comprende23 paesi europei e collabora con paesi extra europei quali Giappone,Canada, Australia, Sud Africa. L’Italiaè rappresentata nella rete dall’IstitutoSuperiore di Sanità (ISS) che coordina ilsistema di sorveglianza nazionale EnternetItalia al quale collaborano numerosilaboratori <strong>del</strong> Servizio sanitario nazionale.La rete si avvale anche <strong>del</strong>la collaborazionedi società scientifiche, Istituti universitari,Agenzie Regionali per la ProtezioneAmbientale. I dati raccolti attraversoEnternet Italia vengono regolarmenteinviati, all’ECDC, European centre fordisease prevention and control, che sioccupa <strong>del</strong> controllo <strong>del</strong>le malattie infettive.L’obiettivo <strong>del</strong>la rete è quello di raccoglierele segnalazioni di possibili focolai diinfezione e identificare la presenza diagenti patogeni pericolosi.Tabloid 4 / 201113


Le iniziative<strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong><strong>Il</strong> resoconto <strong>del</strong>la nostra inviata al 7° congresso mondiale di doha, in qatar<strong>Giornalisti</strong> scientificinon sudditi <strong>del</strong>le fontiNutrita la presenza di italiani, tra cui cinque colleghi lombardi che hanno vinto una borsadi studio <strong>del</strong> nostro <strong>Ordine</strong>. <strong>Il</strong> prossimo appuntamento sarà, nel 2013, a Helsinkidi Daniela OvadiaOltre 720 partecipanti di 91 diversenazionalità, per la metà provenientida Paesi in via di sviluppo: è questoil bilancio conclusivo <strong>del</strong> 7° congressomondiale <strong>dei</strong> giornalisti scientifici,organizzato dalla World Federation ofScience Journalists (Wfsj), svoltosialla fine di giugno a Doha, capitale <strong>del</strong>Qatar. Un successo meritato, dovutoanche alla tenacia <strong>del</strong>le organizzazionipromotrici, la Nasw, che riunisce icolleghi statunitensi, e la Federazione<strong>dei</strong> giornalisti scientifici di lingua araba,che hanno voluto portare questoimportante evento per la prima in unPaese islamico, dove ha sede, peraltro,la ben nota emittente televisivaAl Jazeera. <strong>Il</strong> congresso, che haluogo ogni due anni, costituisce unapreziosa opportunità di formazione ecollaborazione per i giornalisti scientificidi tutto il mondo. I <strong>del</strong>egati, trai quali si contava per la prima voltaun folto gruppo di italiani, grazie ancheal contributo che l’<strong>Ordine</strong> <strong>del</strong>laLombardia ha voluto dare attraversol’istituzione di borse di studio (vedibox), sono stati ospitati nel nuovissimocampus universitario alle portedi Doha, dove hanno costruito le lorosedi distaccate le migliori universitàstatunitensi, tra le quali Harvard, il Mit,la Georgetown University e la CarnegieMellon. Gli impressionanti edifici,opera di famosi architetti, sorgonoin mezzo al deserto e hanno vistosusseguirsi, per cinque giorni, sessionidedicate a tutti gli aspetti <strong>del</strong>la• I membri vecchi e nuovi <strong>del</strong> direttivo <strong>del</strong>la Federazione Mondiale <strong>Giornalisti</strong>Scientifici: il nuovo presidente Vesa Niinikangas, finlandese che organizzerà ilcongressso <strong>del</strong> 2012 a Helsinki (secondo da sinistra) e la presidente uscente,l’egiziana Nadia El-Awady (al centro con l’hijab).professione. Nelle freddissime sale<strong>del</strong> centro congressi si è parlato anchedi formazione, con un workshopinternazionale dedicato alla didattica<strong>del</strong> <strong>giornalismo</strong> scientifico. A fiancodi ricercatori di chiara fama, comeil Nobel per la chimica egiziano AhmedZewail, c’erano anche giornalistispecializzati in grado di discutere discienza dal punto di vista <strong>dei</strong> media.“La sudditanza <strong>dei</strong> giornalisti scientificinei confronti degli scienziati è unfenomeno da combattere in nome<strong>del</strong> ruolo sociale <strong>del</strong>la stampa esattamentecome qualsiasi sudditanza diun giornalista nei confronti <strong>del</strong>la propriafonte” ha detto Maryn McKenna,giornalista esperta di emergenze sa-nitarie, autrice di un blog scientificodi enorme successo ospitato sullepagine di Wired America (Superbug,dal quale è stato tratto l’omonimobest seller che ha venduto in pochimesi oltre un milione di copie).“Solo acquisendo strumenti autonominella comprensione <strong>del</strong>le fontiscientifiche, e grazie alla visioned’insieme degli argomenti che derivadal nostro lavoro, noi giornalisti possiamosvolgere il compito di ‘controllori’<strong>del</strong>la scienza e fornire ai lettoriinformazioni obiettive, il più possibilescevre da influenze politiche, economiche,religiose o da conflitti diinteresse”. Grandi protagonisti diquesto congresso sono stati i nuovi14 Tabloid 4/ 2011


Le iniziative<strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong>Le borse di studio<strong>Il</strong> contributo <strong>del</strong>l’Odg lombardoPer favorire la partecipazione al congresso di Doha,l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> <strong>del</strong>la Lombardia ha messoa disposizione cinque borse di studio da 800 eurociascuna, a parziale copertura <strong>del</strong>le spese. <strong>Il</strong> bando èstato pubblicato sul sito <strong>del</strong>l’OdG Lombardia e apertoa tutti gli iscritti. Le borse sono state attribuite, sullabase <strong>del</strong> curriculum e <strong>del</strong>la posizione professionaleattuale, a cinque colleghi: Chiara Albicocco (freelance), Amelia Beltramini (Focus), Alberto Giuffré(SKY Tv), Valentina Murelli (free lance), ChiaraPalmerini (Panorama). La griglia di valutazione <strong>dei</strong>curricula è pubblicata sul sito <strong>del</strong>l’OdG Lombardia.La partecipazione a congressi internazionaliorganizzati da giornalisti è un’occasione preziosa diaggiornamento professionale, che risponde appienoagli obiettivi che l’<strong>Ordine</strong> stesso si pone. Questoprimo tentativo di incentivare la presenza italiana ainiziative analoghe ha avuto un riscontro positivo siain termini di richieste sia in termini di curriculum <strong>dei</strong>partecipanti alla selezione: un giusto mix di giovanie di giornalisti già affermati, a riprova <strong>del</strong> fatto che ilbisogno formativo e di aggiornamento non riguardasolo chi è alle prime armi ma anche chi, dopoanni di redazione, sente il bisogno di confrontarsi,di acquisire nuovi strumenti e sviluppare contattiinternazionali.• Alcuni <strong>dei</strong> colleghi italiani presenti a Doha. Da sinistra: Chiara Albicocco, NiclaPanciera, Valentina Murelli, Amelia Beltramini, Daniela Ovadia, Fabio Turone,Giovanni Spataro e Chiara Palmerini. <strong>Il</strong> folto gruppo italiano è stato ospitato nelnuovissimo campus universitario alle porte di Doha.media, a partire dal ruolo che hannosvolto nelle rivolte arabe <strong>dei</strong> mesiscorsi. A questo tema è stata infattidedicata la sessione plenaria finale,a cui hanno partecipato il presidenteuscente <strong>del</strong>la Wfsj, l’egiziana NadiaEl-Awady e molti giovani giornalistidi Egitto, Tunisia, Marocco e Sudan.“Durante le rivolte di piazza Tahrir misono sforzato di essere sia un rivoluzionariosia un giornalista” ha raccontatoMohamed Yahia, redattore diNature Middle East. “Ma poi il primoruolo ha preso il sopravvento. Soloquando è passata la fase acuta <strong>del</strong>larivolta sono tornato al mio lavoro. Ecerto, ho scritto di scienza: la scienzaera ovunque intorno a me, a partireda come erano stati organizzati gliospedali da campo nella piazza teatrodegli scontri, fino al ruolo chescienziati e ricercatori hanno svoltonel sostenere il cambiamento”. Duele sessioni organizzate da giornalistiitaliani. La prima, coordinata daFabio Turone, presidente di ScienceWriters in Italy, era dedicata alla comunicazione<strong>del</strong> rischio. Tra i relatoriha riscosso enorme successo DavidRopeik, ex giornalista televisivo, oggidocente di comunicazione <strong>del</strong> rischioad Harvard, che ha spiegato qualielementi determinano la differenzatra la reale entità di un pericolo e ilrischio percepito. La seconda, coordinatada chi scrive, aveva cometema le decisioni di fine vita. Partendodai casi Englaro,Welby e daquello di Terry Schiavo si è discusso- insieme al bioeticista Eric Racine<strong>del</strong>la McGill University in Canada ea Joe Palca, giornalista <strong>del</strong>la Npr (lapiù importante radio pubblica statunitense)- di come mantenere l’obiettivitàscientifica quando ci si trovaa informare il pubblico su questionifacilmente strumentalizzabili a finipolitici o fortemente ideologizzate.Infine non si può non menzionare l’interessantesessione dedicata al ruolo<strong>dei</strong> Science Media Centres, istituzioninon profit che si stanno diffondendocon l’obiettivo di fornire un supportotecnico gratuito e quanto più possibileprivo di conflitti di interesse aigiornalisti, specializzati e non, chesi trovano a dover coprire argomentiscientifici di routine o eventi di cronaca,come l’incidente alla centralenucleare di Fukushima. Fiona Fox,direttrice <strong>del</strong> Science Media Centre diLondra, attivo da ormai più di 10 anni,ha annunciato con soddisfazione cheanche in Italia, Norvegia, Danimarca eGermania stanno partendo iniziativeanaloghe a quelle già esistenti in GranBretagna, Canada, Australia, Giappone,e Nuova Zelanda e che è statocostituito un network internazionale.ll prossimo congresso, l’ottavo, avràluogo nel giugno <strong>del</strong> 2013 a Helsinki,in Finlandia, e avrà come tema il ruolosociale e politico <strong>del</strong> <strong>giornalismo</strong>scientifico (www.wcsj.2013).Tabloid 4 / 201115


Le iniziative<strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong>cosa pensano i giornalisti lombardi e gli italiani <strong>del</strong>l’etica nella comunicazioneDue ricerche, un convegnoil 6 ottobre in StataleEnrico Finzi presenterà i risultati <strong>del</strong>le indagini demoscopiche. Interverranno: RobertoNapoletano (<strong>Il</strong> Sole 24 Ore), Piergaetano Marchetti (Rcs Mediagroup), Marco Tarquinio(Avvenire), Luca Telese (<strong>Il</strong> Fatto Quotidiano), Annamaria Testa (pubblicitaria), Massimo Tafi(agenzia di comunicazione). Coordinerà il dibattito la giornalista televisiva <strong>Il</strong>aria D’amicoBisogna tenere distinte le opinioni<strong>del</strong> giornalista dal racconto <strong>dei</strong> fatti?E bisogna raccontare tutto, ma propriotutto senza omissione e censuraalcuna? E ancora: è lecito forniregiudizi o consigli nel solo interesse diun gruppo politico? E nell’interessedi investitori pubblicitari? E’ lecitorendere individuabili negli articoli dicronaca o citare il nome di soggettiprotetti, come i minorenni?Domande ovvie? Nient’affatto, almenoa giudicare dalle risposte perniente scontate che gli italiani hannodato sull’etica <strong>del</strong> <strong>giornalismo</strong> e <strong>del</strong>lacomunicazione.Un campione demoscopico di millepersone, rappresentative <strong>del</strong>la popolazioneitaliana dai 18 ai 70 anni,ha risposto alle interviste onlinedi AstraRicerche sul <strong>del</strong>icato tema<strong>del</strong>l’etica <strong>del</strong> <strong>giornalismo</strong> in Italia. Laricerca è stata commissionata, cometradizione, ormai dal 2008, dall’Ordi-ne <strong>dei</strong> giornalisti <strong>del</strong>la Lombardia alsociologo Enrico Finzi.Questa volta però la ricerca è doppia.O meglio: un unico questionarioma due ricerche, due campioni, dueuniversi e due risultati differenti fraloro. Una ricerca è stata condotta, nelmese di aprile, tra i giornalisti iscrittiall’<strong>Ordine</strong> <strong>del</strong>la Lombadia, l’altra, aluglio, tra i cittadini italiani.La presentazione <strong>dei</strong> dati<strong>del</strong> sociologo Enrico FinziI risultati di tutt’e due le ricercheverranno presentati da Finzi duranteun convegno giovedì 6 ottobre, apartire dalle h. 9,30, nell’aula Magna<strong>del</strong>l’Università Statale di Milano. Solodurante il convegno ci sarà così lapossibilità di confrontare le due ricerche,analizzando le risposte datedai giornalisti lombardi, da una parte,e le risposte date dagli italiani,dall’altra.I relatori al dibattitoA commentare i risultati <strong>del</strong>le duericerche di Enrico Finzi e a dire lapropria opinione sull’etica nel <strong>giornalismo</strong>,oltre alla presidente <strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong><strong>dei</strong> giornalisti <strong>del</strong>la Lombardia,Letizia Gonzales, ci saranno, comerelatori: Roberto Napoletano, direttoreresponsabile <strong>del</strong> Sole 24 Ore, MarcoTarquinio, direttore responsabiledi Avvenire, Piergaetano Marchetti,presidente di Rcs MediaGroup, LucaTelese, giornalista de <strong>Il</strong> Fatto Quotidiano,Annamaria Testa, pubblicitariae docente all’Università Bocconi diMilano e Massimo Tafi, presidente<strong>del</strong>la compagnia di comunicazioneMediatyche. Moderatrice <strong>del</strong> dibattitosarà la giornalista televisiva <strong>Il</strong>ariaD’Amico. Porterà il suo saluto ai convegnistiil professor Marino Regini,prorettore <strong>del</strong>l’Università Statale diMilano nonché rettore <strong>del</strong> Master in<strong>giornalismo</strong> Ifg.• Roberto Napoletano,direttore responsabilede <strong>Il</strong> Sole 24 Ore• PiergaetanoMarchetti, presidenteRcs MediaGroup• Marco Tarquiniodirettore responsabiledi Avvenire• Luca Telesegiornalistade il Fatto quotidiano16 Tabloid 4 / 2011


Le iniziative<strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong>FAC-SIMILE• <strong>Il</strong> fac-simile di due questionari sul tema <strong>del</strong>l’etica nella comunicazione che AstraRicerche ha sottoposto al pubblico. Nelle fotoqui sotto Enrico Finzi, presidente di AstraRicerche e Letizia Gonzales, presidente <strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti <strong>del</strong>la Lombardia.Le domande <strong>del</strong> questionario<strong>Il</strong> tema <strong>del</strong> convegno di quest’anno,insomma, è l’etica nella comunicazionee la deontologia professionale.Ai giornalisti lombardi e agli• Annamaria Testa,pubblicitaria, docenteUniv. Bocconi Milano• Massimo Tafi, presidenteMediatyche compagniadi comunicazione• <strong>Il</strong>aria D’Amicogiornalista televisivamoderatrice <strong>del</strong> dibattitoitaliani è stato chiesto quali sono icomportamenti e gli atteggiamentiimportanti per un <strong>giornalismo</strong> definibilecome etico. Ed è stato chiestoquanto (secondo l’intervistato) è diffusal’etica nel <strong>giornalismo</strong> italianoe in quali settori (radio, televisione,stampa quotidiana o periodica, Internet)più di altri. Ma è stato chiestoanche di dare un voto di eticità, da1 a 10, a diversi soggetti, tra cuioltre agli stessi giornalisti, agli editori,agli investitori pubblicitari, alleistituzioni pubbliche, alle agenzie direlazioni pubbliche, al parlamento eal governo, a enti di categoria comeil sindacato e lo stesso <strong>Ordine</strong>,alle Authority, ma anche alle forze<strong>del</strong>l’ordinee alle associazioni variedi cittadini e/o consumatori. I duequestionari di AstraRicerche sonostati sottoposti, prima ai giornalistilombardi e poi al pubblico indue tempi differenziati, poco prima<strong>del</strong>l’estate. I risultati <strong>del</strong>le due ricerche,e il confronto fra loro, sarà resopubblico durante il convegno <strong>del</strong> 6ottobre all’Università Statale.Continuità e innovazioneIn passato l’<strong>Ordine</strong> <strong>del</strong>la Lombardiaaveva condotto altre due indagini:una sulla credibilità <strong>dei</strong> giornalistie su cosa gli italiani pensano <strong>del</strong><strong>giornalismo</strong> e una seconda sull’impattodi Internet nel <strong>giornalismo</strong>. <strong>Il</strong>1 ottobre 2008 il tema <strong>del</strong> convegnoera stato “Giornalismo e post<strong>giornalismo</strong>.Le notizie, le idee, gliitaliani e la pubblicità” mentre il 1ottobre 2009 la categoria era statachiamata a ragionare su “Gli internautiitaliani e il consumo di informazionitramite ‘media classici e‘new media’”. <strong>Il</strong> materiale <strong>dei</strong> dueconvegni è disponibile online sulsito <strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti <strong>del</strong>laLombardia www.odg.mi.it.Tabloid 4 / 201117


Le iniziative<strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong>ecco alcuni dati <strong>del</strong>la ricerca di enrico finzi tra i giornalisti lombardiEtica e professioneSi può fare di piùOltre seicento colleghi iscritti al nostro <strong>Ordine</strong> hanno risposto al questionario diAstraRicerche. I risultati di questa indagine saranno confrontati con uno studio analogo,condotto però su un campione <strong>del</strong>la popolazione italiana. Entrambe le ricerche sarannopresentate al convegno <strong>del</strong> 6 ottobre alla Statale di Milano sul <strong>futuro</strong> <strong>del</strong> <strong>giornalismo</strong>Quest’anno l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<strong>del</strong>la Lombardia vuole discutere dietica nella professione. Questo èl’argomento al centro <strong>del</strong>l’attenzione<strong>del</strong>l’ormai tradizionale ricerca scientificasvolta dall’istituto AstraRicerchedi Enrico Finzi. I risultati <strong>del</strong>l’indaginesaranno oggetto di discussione nelconvegno sul <strong>futuro</strong> <strong>del</strong> <strong>giornalismo</strong>,che l’Odg lombardo organizza fin dal2008, e che quest’anno è fissato peril prossimo 6 ottobre all’UniversitàStatale di Milano. Quest’anno in realtàle ricerche sono due: la primaè stata condotta intervistando uncampione di giornalisti (professionisti,pubblicisti e praticanti, che sono piùdi 20mila in Lombardia) iscritti all’<strong>Ordine</strong>lombardo, l’altra rivolta invece alpubblico, per capire cosa pensano gliitaliani <strong>del</strong>l’etica <strong>dei</strong> giornalisti e <strong>del</strong><strong>giornalismo</strong>. I risultati completi <strong>del</strong>leindagini saranno presentati nel convegnodi ottobre. Intanto, sulla scor-ta <strong>dei</strong> dati raccolti con la prima parte<strong>del</strong>l’indagine, possiamo sintetizzare,per linee generali, le opinioni espressedai giornalisti lombardi. <strong>Il</strong> primodato che emerge con chiarezza dallaricerca è la generale preoccupazione<strong>del</strong>la categoria per i principi etici eper come questi vengono consideratiall’interno <strong>del</strong>le redazioni.Va ricordato che l’etica, in generale,è qualcosa che attiene alla morale enon necessariamente si configura innorme. La deontologia professionaleinvece si occupa <strong>del</strong>le regole statuitea cui l’<strong>Ordine</strong> presiede (controlli esanzioni) e che un giornalista deveobbligatoriamente rispettare.Quindi in questo caso parliamo di unasorta di legalità nella professione chel’<strong>Ordine</strong> statuisce (anzi è uno <strong>dei</strong> motiviper cui l’<strong>Ordine</strong> è stato creato).Nella pratica <strong>del</strong>la professione tuttoquesto si concretizza nelle buone regole(le good practices) il cui concettonon esiste nel codice <strong>del</strong>la culturaitaliana, ma sono le buone regole acui ci si deve attenere per fare beneil proprio mestiere.Per esempio: sentire tutte le fonti,scrivere o parlare in maniera chiarae comprensibile non è un principioetico ma è un buon modo di fare ilproprio mestiere. Anche la chiarezza,la comprensibilità, il confrontotra opinioni sono considerati buonapratica giornalistica.L’indagine che l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<strong>del</strong>la Lombardia ha commissionato adAstraRicerche ha messo insieme tuttequeste cose e ha raccolto le opinionidi 600 giornalisti lombardi attraversointerviste, con questionari on line.<strong>Il</strong> campione degli intervistatiLe donne che hanno risposto sonoquasi 4 su 10, i pubblicisti il 55% e iprofessionisti il 45%. La ripartizioneper anno d’ingresso nella profes-<strong>Il</strong> campione: sesso<strong>Il</strong> campione: tipologiaDONNA39,2 %UOMO60,8 %PUBBLICISTA55,3 %PROFESSIONISTA44,7 %inclusi5 praticanti18 Tabloid 4 / 2011


Le iniziative<strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong>Indice di diffusione <strong>dei</strong> comportamentipropri <strong>del</strong> <strong>giornalismo</strong> etico nella testata in cui lavoro100%90%26,9%22,1% 22,7%29,9%29,8% 25,0% 22,5% 24,4% 25,7%33,8%27,6% 26,3%80%47,6%70%60%50%40%30%20%10%0%26,7%29,8% 27,6%24,7%20,7%46,4% 45,3% 48,1% 49,8%TotaleuominidonneMilanoNord31,6%27,5%31,7% 38,6% 47,5%EstSud24,3%28,1% 25,2%29,1%53,2% 47,4% 49,0%37,1%Anni Settanta*OttantaNovantaDuemila24,5%29,5%altomedio42,9% 49,2% nullobassoprofessionistapubblicista•*Anni Settanta, Ottanta, Novanta, Duemila si riferisccono al decennio d’ingresso nel mercato <strong>del</strong> lavoro.sione vede un quarto <strong>del</strong> campioneche ha iniziato a fare questo mestierenegli anni 2000 (quindi non ha più di11 anni di esperienza giornalistica),un terzo negli anni Novanta e tra unquarto e un quinto negli anni Ottanta,infine ci sono quelli che sono entratinella professione negli anni Settanta.La maggioranza <strong>del</strong>le risposte è arrivatada chi ha iniziato negli anni 90.<strong>Il</strong> campione quindi è relativamentegiovane, dal momento che il 59%è entrato nella professione grossomodo negli ultimi 20 anni.L’etica secondo i giornalistiLe domande proposte da AstraRicercheai giornalisti iscritti alll’<strong>Ordine</strong> <strong>del</strong>laLombardia. La prima domanda: ‘checosa è importante dal punto di vista<strong>del</strong>l’etica giornalistica?’ ovvero qualisono i comportamenti importanti perun giornalista etico. E quali sono leazioni per accrescere l’etica nel <strong>giornalismo</strong>.Gli intervistati hanno poi datoun voto, da 1 a 10, al grado di eticitàdi alcuni mezzi e/o soggetti: radio, Internet,stampa, televisione, ma ancheagli editori, alle istituzioni, alle agenziedi relazioni pubbliche, agli stessi investitoripubblicitari nonché ai vari enticome l’<strong>Ordine</strong>, il sindacato, i magistrati,la politica e il governo. Tutti i risultatidi quest’indagine saranno illustrati alconvegno <strong>del</strong> 6 ottobre all’UniversitàStatale di Milano.L’appartenenza geograficaL’ingresso nella professioneSud (Cremona, Pavia,Lodi, Mantova) 67%Est ( Bergamo,Brescia) 9,5%%Fuori regione 2,3%Milano 67,8%anni Duemila 25,2%anni Settantao prima 18,5%Nord (Varese,Como,Lecco, Monza, Brianza;Sondrio) 13,7anni Novanta 33,7%anni Ottanta 22,5%Tabloid 4 / 201119


L’etica<strong>del</strong>la pubblicitàLa proposta <strong>del</strong>l’Associazione Pari o Dispare condivisa e firmata da 40 aziendeDonne sexy über alles?Più idee, meno stereotipi<strong>Il</strong> “Manifesto <strong>del</strong>la pubblicità” per un uso responsabile <strong>del</strong>l’immagine femminile raccoglieconsensi tra gli investitori pubblicitari e i brand commerciali. Chi aderisce all’iniziativas’impegna a non associare il proprio marchio a messaggi discriminatori o degradantidi Stefania BonacinaNon ha un identikit preciso, ma lasi può scorgere facilmente guardandosiun po’ attorno. Di norma èimpegnata a dispensare merendinee buonumore a tutta la famiglia, oppurea intenerirsi di fronte al funzionamentodi una lavapiatti o ancoraad eccitarsi per le forme di una lavatrice,di un gelato, di una borsa o diun cacciavite. Se stende i panni alsole, li ammira estasiata e ringraziachi le ha spiegato con quale prodottolavarli, danzandogli attorno felice.Se si spoglia - e lo fa spesso - è capacedi contorsioni inimmaginabili:si appollaia su pannelli solari, conun ammiccante “montami a costozero” di sottofondo, o imita Houdinisigillandosi in una cabina doccia.Quando incontra sul suo percorso– indifferentemente - un gradino, unalbero, una macchina o un’amica èdavvero difficile che non ceda allatentazione di strusciarcisi un pocoaddosso e infine, per quanto debbacontinuamente ingaggiare battaglieestenuanti contro cellulite, sovrappesoe segni <strong>del</strong> tempo, ad osservarlabene e da vicino, di rado superai 20 anni o la taglia 40.Si chiama “immagine femminile stereotipata”e, per la sua caparbietànel fare sempre più spesso rima conpubblicità in Italia, è stata al centro diun recente convegno promosso dalcomitato Pari o Dispare (vedi box),dal titolo auto esplicativo “Donne,• <strong>Il</strong> logo <strong>del</strong>l’associazione e la presidentessa Cristina Molinarinon stereotipi”, che si è soffermatosullo stato <strong>del</strong>l’arte <strong>del</strong>la creativitàitaliana e sugli “effetti collaterali” diun uso, per alcuni smodato e inopportunoper altri gaudente e innocuo,di questo stereotipo di femminilitànelle pubblicità. Sebbene, infatti, “uncerto grado di stereotipia sia inevitabilenella comunicazione di massaper rendere più fruibile e memorizzabileil messaggio, bisogna tenerpresente che il condizionamento <strong>dei</strong>media è più forte quando tocca gliL’identikitDonne e uomini pari sonoaspetti più intimi <strong>del</strong>la nostra vita, sucui di solito c’è minor consapevolezza:la rappresentazione <strong>del</strong> corpo,le relazioni fra generi sessuali, lavita affettiva ” ammonisce GiovannaCosenza, docente di semioticaall’Università di Bologna.In altre parole, sostiene Cristina Molinari,presidente di Pari o Dispare“la rappresentazione <strong>del</strong>le donnenei media è causa ed effetto <strong>del</strong>ladiscriminazione <strong>del</strong>le donne sullavoro: effetto, perché sono pochePari o Dispare è un comitato di donne, uomini e associazioni -trasversale per età, appartenenza politica, cultura e professioni - cheha l’obiettivo di migliorare la parità <strong>del</strong>le donne italiane nel mondo <strong>del</strong>lavoro, sia dal punto di vista quantitativo, che qualitativo. Quantitativoperché il tasso di occupazione femminile è basso e ciò costituisce unaclamorosa perdita di opportunità di crescita per il paese. Qualitativo,perché le donne non fanno carriera e stentano ad occupare posizioniprofessionali di alto profilo, se non per concorso. Cristina Molinari èpresidente di “Pari o Dispare”. Emma Bonino è Presidente Onoraria <strong>del</strong>Comitato. Per informazioni: Pariodispare.org20 Tabloid 4 / 2011


L’etica<strong>del</strong>la pubblicitàle donne che occupano posizioni dialta direzione nei media; causa, perchéil bombardamento mediatico cientra in testa che lo vogliamo o no.Se le donne sono sempre rappresentatecome oche o come animaliornamentali, ben difficilmente essepotranno affrontare un cammino dicarriera privo di discriminazioni gratuitee pregiudizi. Chiunque viaggiabitualmente all’estero è colpito,rientrando in Italia, dalla rappresentazionefemminile nei media e, inparticolare, in pubblicità. Da noi, lapubblicità sessista è quasi la norma“.Per evidenziare quest’anomalia<strong>del</strong> Bel Paese il Comitato si è fattopromotore, con il patrocinio <strong>del</strong>la CameraNazionale <strong>del</strong>la Moda, di unManifesto per l’utilizzo responsabile<strong>del</strong>l’immagine femminile che intenderesponsabilizzare gli uffici marketing<strong>del</strong>le aziende e segnare un cambiodi rotta su questi temi: “il mercato<strong>del</strong>la pubblicità, come ogni mercato,‘insegue’ i budget <strong>dei</strong> clienti e un opportunocoinvolgimento <strong>del</strong>le aziendepuò dare un segnale efficace sesposta una percentuale <strong>dei</strong> budgetdi comunicazione su gusti e valoridiversi” – spiega Molinari.Dalla presentazione <strong>del</strong>l’iniziativa,lo scorso gennaio, sono oltre 40 leaziende che hanno sottoscritto ilmanifesto, ben variegate per categoriamerceologica. Alcuni esempi<strong>dei</strong> firmatari. Antonio Giglio, BrandBuilding Manager Skin Care UnileverItalia, sostiene che il fine <strong>del</strong>la pubblicitàè e deve restare commerciale,ma uno sforzo di creatività ed etica,oltre che doveroso, può ripagaremolto bene. “La nostra Campagnaper la Bellezza Autentica è un invitoalle donne a riappropriarsi di mo<strong>del</strong>lidi femminilità più genuini, contrastandoquei canoni stereotipatiimposti da una società che tendea diventare sempre più edonistica esuperficiale. La crescita <strong>del</strong> marchioDove, dagli esordi nel 1987, dimostrache il mercato ha apprezzato lanostra scelta”.Mette l’accento sul <strong>del</strong>icato tema <strong>del</strong>role mo<strong>del</strong>ing Alessandra Perrazzelli,CEO Intesa SanPaolo Eurodeske Presidente di Valore D, associazionedi top manager impegnatanel sostenere i talenti femminili nelloro percorso verso i vertici aziendali(www.valored.it) - “L’immagineiper-sessualizzata e ossessivamentegiovane, docile e disponibile <strong>del</strong>ladonna colpisce nel profondo il nostroimmaginario collettivo, intaccandosia il ruolo sia l’autorevolezza <strong>del</strong>ledonne che si muovono in ambitolavorativo. Tragicamente lo sguardo‘maschile’ che le donne posanosu se stesse e sulle altre donne puòessere devastante e generare unamalsana competizione. L’invidia tragenerazioni non permette a noi (piùgrandi) di prenderci cura <strong>del</strong>le giovanie passar loro il testimone <strong>del</strong>le nostreconoscenze e competenze come sarebbenostro doverefare. In questo lapubblicità, sintomodi gusti, costumi e,soprattutto, culturadi un Paese, giocaun ruolo fondamentale.Non parlosolo di centimetridi esposizione <strong>del</strong>corpo femminile:come banca ci siamoimpegnati a promuoverel’immagine di una donnaprotagonista <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> lavoro enon relegata sempre in ruoli di contorno”.Cristina Molinari raccontache “le aziende con cui parliamo, riconosconoche l’iniziativa <strong>del</strong> nostroManifesto ha indotto una riflessionee un’attenzione diversa nel ‘guardare’le proprie campagne pubblicitarie.Intendiamo continuare su questastrada proponendo altre occasioni didibattito e coinvolgendo interlocutoridiversi: aziende, pubblicitari, creativi,associazioni di consumatori, ecc.”e taglia (molto) corto sulle eventualiaccuse di bigottismo e censura -“Noi non vogliamo mettere il cappottoa nessuno, chiediamo solo chesiano rappresentate più donne realie non un solo stereotipo. Le critichesono tutte sciocchezze perché èovvio che le pubblicità sessiste nasconodall’incontro di un direttoremarketing con la testa vecchia e unpubblicitario privo di idee”.PubblicitàLe 5 regole d’oro<strong>del</strong> Manifesto- Astenersi dal proporreimmagini femminili riduttiveo in termini di intelligenzao in quanto associate astereotipi limitati, ripetitivi esegreganti e promuovendo unadiversificazione <strong>del</strong>le immaginiche comprenda taglie,proporzioni, ed età differenti;- Dissuadere da unatrasformazione esagerata<strong>del</strong>l’aspetto fisico e dallaproduzione di ideali esteticibasati sullafinzione;- Astenenersidal ridurre ilruolo femminilead un corpoesposto asproposito onon pertinenteal contesto<strong>del</strong> prodotto/serviziopromossoe ridotto a merce perl’appagamento di pulsionisessuali;- Articolare le immaginiproposte entro una varietàdi registri e una più modernaconcezione <strong>dei</strong> ruoli, rispettosia alle donne che agliuomini, essendo lo stereotipobilaterale;- Garantire il rispetto <strong>del</strong>ladignità umana e <strong>del</strong>l’integrità<strong>del</strong>la persona, evitandomessaggi che comportinodiscriminazioni dirette oindirette, o incitamentoall’odio basato su sesso, razzao origine etnica, religioneo convinzioni personali,disabilità, età o orientamentosessuale, o contenganoelementi che, valutati nel lorocontesto, approvino ed esaltinola violenza contro le donne.Tabloid 4 / 201121


Le iniziative<strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong>un utile compendio con le lezioni di diritto <strong>del</strong>l’avvocato guido cameraPraticanti all’esameTutti segreti in un libro<strong>Il</strong> processo penale, gli illeciti disciplinari, la Carta <strong>dei</strong> doveri, la legge sulla privacy e le nuoveregole di Internet: un prezioso vademecum che l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti <strong>del</strong>la Lombardiamette a disposizione <strong>dei</strong> colleghi che frequentano i corsi per l’esame di Stato a RomaCosa si può scrivere e divulgare <strong>del</strong>leintercettazioni telefoniche fatte dallapolizia per conto di un magistrato nelcorso di indagini, quali sono i confini<strong>del</strong>la libertà di espressione, tra cronaca,critica e satira? E c’è un equlibrio condivisotra segreto istruttorio, privacy ediritto di cronaca? Le risposte a tuttequeste e ad altre numerose domandesono contenute in un utile vademecumche sarà dato in dotazione ai colleghipraticanti che frequenteranno i corsi(obbligatori) <strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<strong>del</strong>la Lombardia per prepararsi all’esamedi Stato a Roma.“Lezioni di diritto <strong>del</strong>l’informazione edeontologia <strong>del</strong>la professione giornalistica”:questo il titolo <strong>del</strong> quadernolibroredatto dall’avvocato GuidoCamera per conto <strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong>giornalisti <strong>del</strong>la Lombardia. Nel libronon ci sono solo quesiti e casi relativiai codici civile e penale ma anche tuttociò che è necessario sapere in materiadi regolamentazioni che disciplinanola pubblicità. E, ovviamente, tutto ciòche fa inciampare i giornalisti nellagiustizia <strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong> stesso, cioè neiprocedimenti disciplinari.Non solo, nel libro si parla anche <strong>del</strong>ruolo <strong>del</strong> direttore responsabile di ungiornale, figura ormai molto vicina alruolo <strong>del</strong> dirigente d’azienda ma chemantiene, per contratto e legge, uninsostituibile ruolo come giornalista ecome tale, anche di responsabilità neiconfronti <strong>del</strong>la stessa legge penale.Non sono trascurati infine i passaggilegislativi e i regolamenti che fannoriferimento ai nuovi media, internet inparticolare. Chiude il libro una nutri-• L’avvocato Guido Camera con lacover <strong>del</strong> libro.ta appendice che riprende gli articoli<strong>del</strong>la Costituzione, <strong>del</strong>la Convenzioneeuropea <strong>dei</strong> diritti <strong>del</strong>l’uomo e di altreConvenzioni e Patti internazionaliche hanno a che fare con il lavoro digiornalista nonché gli articoli principali<strong>del</strong>la Legge sulla stampa e di tutte lealtre Carte (quella di Treviso, di Roma,di Perugia, etc) e Codici (da quellodeontologico a quello di autoregolamentazionenei rapporti tra tv e minori).Insomma un compendio completo madi facile consultazione. Guido Cameraè avvocato penalista, specialista inDiritto processuale penale comparatoe consulente <strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong> lombardo.Ex stagista presso il Temple’s Inn diLondra, ha lavorato con l’avvocato VittorioChiusano ed è stato consigliere<strong>del</strong> direttivo <strong>del</strong>la Camera penale diMilano.In ricordo di M.G. Cutuli<strong>Giornalisti</strong>in area di guerraL’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti <strong>del</strong>laLombardia e la FondazioneCorriere <strong>del</strong>la Sera organizzano il21 settembre, alle ore 17,30 nellasala Buzzati <strong>del</strong>la Fondazione (viaBalzan 3, Milano), un convegnodal titolo “<strong>Il</strong> <strong>giornalismo</strong> di frontieraieri e domani, tra crisi e nuovimedia” in ricordo di Maria GraziaCutuli (foto in basso), inviata <strong>del</strong>Corriere in Afganistan uccisa il19 novembre 2001, nei pressidi Sarobi, sulla strada che daJalalabad porta a Kabul, a circa 40chilometri dalla capitale afghana.<strong>Il</strong> convegno sarà moderato daldirettore <strong>del</strong> Corriere, FerruccioDe Bortoli. Apriranno i lavori conun saluto: Piergaetano Marchetti,presidente di Rcs Media Group,Letizia Gonzales, presidente<strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti <strong>del</strong>laLombardia e Mauro Cutuli, fratellodi Maria Grazia. Interverranno icolleghi Milena Gabanelli, ToniCapuozzo, Lorenzo Cremonesi,Fabrizio Gatti, Oliviero Bergamini eAlberto Negri.22 Tabloid 4 / 2011


QuiPrimo New York pianoitalia/usa - le regole <strong>del</strong>la professione a confrontoIo, giornalista americanosenza censure e pregiudiziSulla stampa italiana si scrivono cose che negli Usa sarebbero inammissibili: il linguaggioè poco educato, non c’è autocritica né equilibrio, spesso gli articoli sono manipolati dallapolitica e ci sono messaggi cifrati. In Italia c’è libertà di pensiero ma c’è libertà di stampa?di Dom Serafini*Quando mi assunsero come giornalistaa Tv/Radio Age, una rivistabi-settimanale di New York City, aogni articolo che consegnavo, il direttoreAl Jaffe non mancava di farmiun interrogatorio di terzo grado:“Perché dire che è famoso? Se lo èveramente non c’è bisogno di dirlo”,mi rimproverava. Ancora: “Puoi supportarequesta affermazione? É tua oé una citazione?” E cosí di seguito,e guai se il pezzo fosse sbilanciatoa favore di qualcosa o qualcuno. Poil’articolo passava al redattore capoche ne verificava i fatti e quindi alcorrettore di bozze che controllavagrammatica e sintassi.In Italia raramente un redattore michiama per verificare <strong>dei</strong> dati o <strong>dei</strong>fatti. A volte ho trovato pubblicati articolicon refusi che mi erano sfuggitie non sono mancati titoli che pocoriflettevano il corpo <strong>del</strong>l’articolo. Maquesto è il male minore che affliggela stampa in Italia. Ci sono cosesulla grande stampa italiana che inAmerica sarebbero per lo più inammissibili:• L’accuratezza. Trovo la stampaitaliana molto approssimativa. Spessonomi e qualifiche di personaggidescritti vengono tralasciati. Spettaal lettore capire chi sono.• I dettagli. In Italia sembra che gliarticoli vengano pubblicati a puntate.Mai un riassunto <strong>dei</strong> fatti negli aggiornamenti.Se il lettore mancasseuna puntata l’articolo diventa prati-camente incomprensibile.• La struttura. Negli Usa la notizia édata nelle prime righe, in Italia a voltesi trova in fondo all’articolo.• L’equilibrio. In Italia spesso manca,e se fosse presente viene sminuito. Igiornali non danno spazio a opinionidiscordanti con la linea editoriale. <strong>Il</strong>lettore per farsi un’idea equilibratadeve leggere piú giornali di oppostetendenze.• La manipolazione. Le notizie spessovengono strumentalizzate da unaposizione politica. Gli editori forsepensano di servire il lettore perché,visto che compra il giornale, questosi identifica con la stessa posizionepolitica.• L’incompresione. In Italia li chiamano“messaggi cifrati”. Una voltachiesi ad un noto giornalista italiano ilsignificato di un suo articolo visto chea me le parole sembravano non aversenso. Questo si offese e risposeche “Treno vuol dire treno, casa vuoldire casa e strada vuol dire strada”.• Sussidi. Negli Usa sarebbe inimmaginabileche la stampa ricevaqualsiasi forma di sussidio statale.In America un giornale vive solo seil pubblico lo legge.• L’autocritica. Nessun giornaleitaliano pubblica articoli critici su sestessi. In America l’autocritica è unaprassi collaudata.• <strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti. Negli Usa èvisto come interferenza governativa.Anni fa gli americani, con un’azionecoordinata dall’Onu, hanno combattutoquesta forma ritenuta di autocensuraimposta all’America Latina<strong>dei</strong> generali.• Privacy. É una cosa inventata dairicchi e potenti italiani per non esseresoggetti a scrutinio pubblico.Mia zia Maria, pensionata casalingadi Giulianova, dice che non avrebbenessun timore a essere intercettatao investigata dalla stampa.• Libertà di stampa. Infine, ma nonultimo, in Italia c’è il problema <strong>del</strong>leminacce di querela come forma dicensura preventiva. A differenza degliUsa, la Costituzione italiana nongarantisce la libertà di stampa, masolo quella di pensiero. In Americaun giudice non accetterebbe mai unaquerela contro la libertà di stampa. InItalia, invece, le querele fanno sí chesolo i ricchi editori si possano permetteredi fare servizi investigativi.Ci sarebbe anche da parlare <strong>del</strong> linguaggiopoco educato usato dallastampa italiana, ma correrei il rischiodi essere troppo pedante.*Direttore Media Age - New YorkTabloid 4 / 201123


Le iniziative<strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong>con la scuola Milano Cinema e TelevisioneVideo<strong>giornalismo</strong>imparare si puòCome costruire un servizio professionale, dalla registrazioneal montaggio: è l’obiettivo <strong>del</strong> corso che inizierà il prossimonovembre e che prevede anche un laboratorio produttivo<strong>Il</strong> video <strong>giornalismo</strong> è una realtàsempre più diffusa e la continuaevoluzione tecnologica richiede algiornalista anche competenze tecniche,preziose per poter svolgere almeglio il proprio lavoro. L’Odg <strong>del</strong>laLombardia offre agli iscritti interessatil’occasione di partecipare a un corsodi aggiornamento organizzato dallascuola Milano Cinema e Televisione,un ente particolarmente qualificatonel settore, che opera dagli anni Cinquanta.<strong>Il</strong> corso si chiama: “DigitalTools, strumenti digitali per il video<strong>giornalismo</strong>”, si tiene a Milano a partiredall’11 novembre e prevede 42 oretotali, tra le lezioni teoriche e le ore inlaboratorio, per imparare in concretoa realizzare un servizio: gli allievi studierannocome girare un’intervista,montare in digitale le riprese e l’audioe inserire eventuali contributi video.L’uso di laboratori e attrezzature professionalicomporta un costo elevato,che grazie alla convenzione stipulataper gli iscritti all’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><strong>del</strong>la Lombardia è ridotto a 200 euro.<strong>Il</strong> corso, che verrà replicato anchenel 2012, è a numero chiuso: i postidisponibili sono 12, costituirà titolo dipreferenza l’essere in attività e l’avereun curriculum professionale in lineacon le tematiche <strong>del</strong> corso. Le iscrizionidevono pervenire entro lunedì10 ottobre all’indirizzo segreteria@odg.mi.it all’attenzione di EmanuelaCerchiara. Per info: Milano Cinemae Televisione, Via Colletta 51, 20137Milano – Tel. 02/971522 – Fax. 0236661431 - www.fondazionemilano.eu. La sede <strong>del</strong>le lezioni è Milano Cinemae Televisione in via Colletta 51(MM3 Lodi).Le date <strong>del</strong> corso sono: 11-12 novembre;18-19 novembre; 25-26 novembre;2-3 dicembre 2011.Orari: Le lezioni si tengono il venerdì,dalle 18.30 alle 22.00, e il sabato,dalle 10.00 alle 13.30 e dalle 14.30alle 18.00.L’identikit <strong>del</strong>la Scuola Milano Cinema e TelevisioneNata negli anni Cinquanta, collabora in modo costante con la Rai. <strong>Il</strong>corpo docente è composto, per la maggior parte, da professionisti <strong>del</strong>settore cinetelevisivo. Dal 2000 la Scuola è entrata in Fondazione SCM,ora Fondazione Milano. Con il nuovo ordinamento iniziato lo scorsoanno in direzione <strong>del</strong>l’unificazione con la Scuola di Teatro Paolo Grassi,Milano Cinema e Televisione punta a una formazione che coniughisinergicamente teoria e pratica, guardando alla contaminazione <strong>dei</strong>generi e all’interdisciplinarietà. Direttore <strong>del</strong>le due scuole è MassimoNavone, già insegnante di recitazione alla Scuola d’Arte DrammaticaPaolo Grassi, nonché regista teatrale, drammaturgo, direttore artistico dieventi culturali, autore e regista televisivo.<strong>Il</strong> programma <strong>del</strong> corsoAnche il videoha le sue 5 W<strong>Il</strong> corso è diviso in cinquemoduli: Raccontare perimmagini: elementi di linguaggioe regia di un’intervista video;Ripresa Digitale: la videocamera;Audio: l’uso <strong>dei</strong> microfoni;Laboratorio produttivo:riprendere un’intervista;Montaggio teorico e pratico inFinal-cut.- <strong>Il</strong> primo modulo è tenuto daDaniela Trastulli, insegnante divideo <strong>giornalismo</strong> e scritturaper il documentario. Le lezionitrattano “Le 5 W <strong>del</strong>la macchinada presa” e “Come realizzareun’intervista”.- Tiene il secondo moduloil regista Luca Sabbioni. Glistudenti impareranno le basi<strong>del</strong> corretto utilizzo di alcune<strong>del</strong>le più comuni videocamereStandard Definition: inparticolare, l’uso <strong>del</strong> cavalletto,<strong>del</strong>la macchina a mano, ilbilanciamento <strong>del</strong> bianco,l’esposizione e la composizione<strong>del</strong>l’inquadratura.- Paolo Benvenuti, docentedi ripresa audio, tiene il terzomodulo, un breve corso teoricodi presa diretta <strong>del</strong> suonodedicato ai principali sistemimicrofonici, al loro principiodi funzionamento e alle lorocaratteristiche sonore.- <strong>Il</strong> laboratorio intende applicarele conoscenze teoriche allapratica. Gli studenti avrannomodo di sperimentare sul campole nozioni apprese durante ilcorso. <strong>Il</strong> materiale, prodotto erealizzato sotto la supervisione<strong>dei</strong> tutori Paolo Benvenuti eLuca Sabbioni, verrà rivisto ecommentato in aula.- Le lezioni <strong>del</strong>l’ultimo modulosono tenute da Diego Cassani,docente di Teoria <strong>del</strong> montaggioe di editing.24 Tabloid 6 / 2007


Le iniziative<strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong>vivace dibattito al convegno promosso da odg e afg walter tobagiProcesso all’informazioneeconomico-finanziariaPubblico accusatore, Francesco Daveri: “Troppi pregiudizi”. La difesa, Alessandro Plateroti:“I centri studi sbagliano le previsioni di crisi”. <strong>Il</strong> procuratore Francesco Greco: “Studiaremeglio i bilanci <strong>del</strong>le aziende”. Massimo Mucchetti: “i giornalisti devono indagare di più”Saremo anche il Paese <strong>dei</strong> Ct (Commissaritecnici nel calcio), ma nonsiamo un Paese per economisti. E’questo il verdetto finale <strong>del</strong> “Processoall’informazione economicofinanziaria”,svoltosi nella Sala Lauree<strong>del</strong>la facoltà di Scienze politiche<strong>del</strong>l’Università degli Studi di Milanoa fine giugno, in occasione <strong>del</strong>la presentazione<strong>dei</strong> nuovi corsi di specializzazioneper giornalisti, promossidall’<strong>Ordine</strong> <strong>del</strong>la Lombardia, dall’Afge dalla Scuola di <strong>giornalismo</strong> “WalterTobagi”. Un verdetto salomonico,espresso dal Presidente <strong>del</strong>la Giuria,Marino Regini, che sembra avvicinarsipiù alle ragioni <strong>del</strong>la difesa che aquelle <strong>del</strong>l’accusa.Pubblico accusatore nei confronti<strong>dei</strong> giornalisti è stato un economista,Francesco Daveri, docente di Economiapolitica a Milano e Parma, cheha individuato tra i vizi capitali <strong>del</strong>lacategoria la non corrispondenza tratitoli e contenuti degli articoli, l’accondiscendenzaverso i pregiudizicorrenti <strong>del</strong>l’opinione pubblica, e lapartecipazione <strong>dei</strong> giornalisti più aldibattito politico che alla riduzione<strong>del</strong>l’asimmetria <strong>del</strong>le informazioni.La difesa è stata svolta dal Vicedirettore<strong>del</strong> Sole 24 Ore, AlessandroPlateroti, che ha avuto gioco facilenell’imputare ai professori e ai centristudi l’incapacità di prevedere lagravità <strong>del</strong>la crisi economica e l’arrivo<strong>del</strong> crac finanziario; accorata la suadifesa <strong>dei</strong> titoli (“Ogni anno al Solefacciamo circa 50mila titoli, qualcheerrore è assolutamente da mettere inconto”) e di una categoria in bilico trail dovere di cronaca (“Crollano i Bot?”)e la responsabilità di non creare allarmisminell’opinione pubblica.Di alto profilo le due testimonianzetrasversali. Francesco Greco,• Al tavolo <strong>dei</strong> relatori (da sinistra) Alessandro Plateroti, Francesco Daveri,Marino Regini, Letizia Gonzales e Walter PasseriniProcuratore aggiunto di Milano, hasottolineato la necessità che i giornalististudino meglio l’economiae sappiamo decodificare i bilanci,che spesso nascondono l’illegalità;e che si occupino con professionalità<strong>dei</strong> collegamenti tra politica, affarie criminalità organizzata. MentreMassimo Mucchetti, editorialista <strong>del</strong>Corriere <strong>del</strong>la Sera, ha rimarcato i vizi<strong>dei</strong> colleghi, che spesso non vannoa indagare su fatti e distorsioni presentinei documenti ufficiali, che, seletti con attenzione, contengono lechiavi interpretative e anticipatoriedi molti fenomeni.<strong>Il</strong> “Processo” ha sottolineato lanecessità di una maggior collaborazionee confronto tra giornalisti,economisti e magistrati, anche attraversoincontri, seminari e corsi dispecializzazione. E ha evidenziatoil peso crescente <strong>del</strong>l’economia e<strong>del</strong>la finanza sulle pagine <strong>dei</strong> giornalie su radio e televisioni. Per questoè necessario che i giornalisti pogginola loro indipendenza dalle fontisull’aumento <strong>del</strong>le loro competenzeche, a differenza <strong>del</strong> passato, nonsaranno più di tipo generalista, madovranno seguire le specializzazioniemergenti (dall’economia reale allenuove aree di sviluppo <strong>del</strong> mondo,dall’immigrazione al lavoro, all’economia<strong>del</strong>l’istruzione). Tutti hannoammesso che la finanza deve tornarecon i piedi per terra e i chegiornalisti si devono occupare conpiù attenzione <strong>del</strong>la vita quotidiana<strong>del</strong>le persone.Tabloid 4 / 201125


Primo pianoa milano una rara opportunita’ formativa con la corte penale <strong>del</strong>l’ajaCrimini internazionaliTraining per giornalisti<strong>Il</strong> 14, 15 e 16 novembre l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti <strong>del</strong>la Lombardia organizza un meeting conesperti italiani e stranieri al Circolo <strong>del</strong>la Stampa (il 14, aperto al pubblico) e un seminarioalla Fondazione Stelline (il 15 e 16, per le scuole di <strong>giornalismo</strong> e per i colleghi selezionatidall’<strong>Ordine</strong>). Tra le case history si parlerà anche <strong>del</strong>la situazione in LibiaUn’opportunità di aggiornamento dialto livello professionale per i colleghilombardi in attività. Ma non solo. Inrealtà è un meeting di tre giorni cheprevede un incontro istituzionale,una tavola rotonda e un seminariodi formazione sui temi che riguardanoi crimini internazionali e, ancor piùin particolare, l’attività <strong>del</strong>la Cortepenale internazionale <strong>del</strong>l’Aja. Unainiziativa unica nel suo genere, chel’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti <strong>del</strong>la Lombardiae la Corte penale <strong>del</strong>l’Aja organizzanoal Circolo <strong>del</strong>la Stampa il 14e alla Fondazione Stelline il 15 e 16novembre. L’iniziativa nasce nell’ambitodi un road show che porterà laCorte <strong>del</strong>l’Aja in diversi Paesi per fareconoscere la sua attività. L’Italia èuno di questi e la città prescelta èMilano. La tre giorni milanese con laCorte <strong>del</strong>l’Aja prevede, la mattina dilunedì 14 novembre (al Circolo <strong>del</strong>laStampa), un incontro istituzionalecon il cancelliere <strong>del</strong>la Corte <strong>del</strong>l’Aja,giudice Silvana Arbia, al quale sonostati invitati la vicepresidente <strong>del</strong>Senato Emma Bonino, la presidente<strong>del</strong>la Commissione giustizia <strong>del</strong>laCamera Giulia Buongiorno e il sindacodi Milano Giuliano Pisapia. Inquesta occasione verranno illustrati,anche alla stampa, il ruolo, l’attività e26 Tabloid 4 / 2011


Primo piano<strong>Il</strong> programma <strong>del</strong> Meeting14 Novembre - Circolo <strong>del</strong>la Stampa: Presentazione pubblica <strong>del</strong>la Corte penale<strong>del</strong>l’Aja: “La Corte penale, quale giustizia?”, tavola rotonda aperta al pubblico.15 Novembre - Fondazione Stelline: h. 9: Registrazione partecipanti.9,30: Intervento d’apertura di Silvana Arbia, Cancelliere <strong>del</strong>la Corte penale <strong>del</strong>l’Aja.10: Presentazione <strong>del</strong> seminario, obiettivi, organizzazione <strong>del</strong>le sessioni. Introduzione:la Corte penale internazionale, il mandato, i crimini all’interno <strong>del</strong>la sua giurisdizione, lastruttura, gli altri enti collegati alla Corte, l’Assemblea degli Stati aderenti allo Statutodi Roma, il Fondo fiduciario per le vittime. 11,30: Giurisdizione e procedure prima<strong>del</strong>la Corte. Case study: la situazione in Libia. Gli atti <strong>del</strong> Consiglio di Sicurezza <strong>del</strong>leNazioni Unite (Risoluzione n. 1970 <strong>del</strong> 26 febbraio 2011). Analisi preliminare da parte<strong>del</strong>l’Ufficio <strong>del</strong>la Procura: le indagini, l’emissione <strong>dei</strong> mandati d’arresto e mandati dicomparizione, l’esecuzione <strong>dei</strong> mandati d’arresto, prima udienza di comparizione,ratifica <strong>del</strong>l’udienza d’accusa, processi giudiziari, sentenze, condanne, risarcimenti,procedure d’appello. Dibattito. Problematiche relative alle garanzie degli arrestati.14: Neutralità e funzioni <strong>del</strong>la Cancelleria in Den Haag e nei Paesi in cui opera la Cortepenale <strong>del</strong>l’Aja: amministratore giudiziario, comunicazione con gli Stati e le organizzazioniintergovernative/cooperazione, trasferimenti di indiziati-imputati, centro di detenzionepreventiva, processi equi: diritti degli indiziati-imputati, servizi di assistenza ad esercitare iloro diritti, protezione vittime e testimoni, sostegno testimoni a deporre. Una giustizia cheabbia senso per tutti. Dibattito.16 novembre . Fondazione Stelline: h. 9,15: Introduzione. La Corte penaleinternazionale e le relazioni con i Media. Risorse e servizi per i giornalisti allaCorte. h. 11: Dare senso alla gustizia. Perché una campagna di sensibilizzazionee informazione? Dibattito. 13,30: interviste individuali con il Cancelliere e lo staff.• A sinistra, Guernica, tela di Picassosimbolo universale <strong>del</strong>le atrocitàcommesse nelle guerre di ogni epoca.Tabloid 4 / 2011la storia <strong>del</strong>la Corte <strong>del</strong>l’Aja, la posizioneistituzionale <strong>del</strong>l’Italia e i Paesiaderenti. Nel pomeriggio, sempre alCircolo <strong>del</strong>la Stampa, ci sarà unatavola rotonda sul tema “La Cortepenale, quale giustizia?” che vedràla partecipazione di magistrati, docentiuniversitari, avvocati, giornalistied esperti <strong>del</strong> settore. <strong>Il</strong> seminario diformazione per i colleghi proseguirànei due giorni successivi alle Stelline.Sono disponibili 30 posti per gli allievi<strong>del</strong>le scuole di <strong>giornalismo</strong> di Milano(Statale, Cattolica e Iulm) e altrettantiper colleghi in attività, selezionatidall’<strong>Ordine</strong> di Milano. Per partecipareal seminario è criterio preferenziale(oltre che la conoscenza <strong>del</strong>la linguainglese) essere in attività e occuparsiprevalentemente di giustizia internazionale,diritti umani o lavorare inuna redazione esteri. Le domandedi partecipazione (con allegato unbreve curriculum e due righe di motivazione)vanno inoltrate a segreteria@odg.mi.it.Le modalità e il bandoper richiedere la partecipazione alseminario saranno pubblicati sul sito<strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong> lombardo www.odg.mi.it.Per gli allievi <strong>del</strong>le scuole il meeting ègratuito. Per gli altri il costo di patecipazioneè di 50 euro. Al termine <strong>del</strong>seminario di formazione la Corte penale<strong>del</strong>l’Aja rilascerà un attestato dipartecipazione che darà la possibilitàdi partecipare successivamente anchead alcuni stage (di una settimanao di 15 giorni) organizzati dalla Cortepresso la sede <strong>del</strong>l’Aja. Al meetingsarà presente il giudice Silvana Arbia,già procuratore <strong>del</strong> Tribunale per icrimini <strong>del</strong> Ruanda e ora Cancelliere<strong>del</strong>la Corte penale <strong>del</strong>l’Aja che terràuna relazione all’apertura <strong>dei</strong> lavori.Durante la conferenza (programmanel box sopra) verranno illustrate leattività <strong>del</strong>la Corte <strong>del</strong>l’Aja che hagiurisdizione e competenza sui criminiinternazionali (vedi box a fianco)e che, in questo periodo, sta intervenendo,in particolare, sulle vicendeprocessuali legate alla crisi libica.La schedaCos’è la Cortepenale <strong>del</strong>l’AjaLa Corte Penale Internazionale(International Criminal Court, insigla ICC) è un tribunale per criminiinternazionali che ha sede all’Aja,nei Paesi Bassi. La competenza<strong>del</strong> Tribunale è limitata ai più gravicrimini che riguardano la comunitàinternazionale nel suo insieme,come il genocidio, i crimini control’umanità, i crimini di guerra(cosiddetti crimina iuris gentium),le violazioni <strong>del</strong>le Convenzioni diGinevra e il crimine di aggressione(art. 5, par. 1, Statuto di Roma)commessi sul territorio e/o daparte di uno o piùresidenti di uno StatoParte. La Corte hauna competenzacomplementare aquella <strong>dei</strong> singoli Stati,dunque può interveniresolo se e solo quando gli Statinon vogliono o non possono agireper punire crimini internazionali.La Corte Penale Internazionalenon è legata all’Onu e non vaconfusa con la Corte Internazionaledi Giustizia <strong>del</strong>le Nazioni Unite,anch’essa con sede all’Aja. Lagiurisdizione e il funzionamento<strong>del</strong>l’ente è dettato dallo Statutodi Roma che è stato stipulato il17 luglio <strong>del</strong> 1998 in vigore dal 1luglio 2002. Gli stati partecipantisono 114, più <strong>del</strong>la metà <strong>dei</strong> 192stati membri <strong>del</strong>l’ONU. <strong>Il</strong> primoProcuratore generale <strong>del</strong>la Corteè dal 16 giugno 2003 lo spagnoloLuis Moreno-Ocampo (in foto).L’idea <strong>del</strong>la Corte risale al periodo<strong>del</strong>la seconda guerra mondiale,quando vennero istituiti <strong>dei</strong> tribunaliMilitari internazionali. <strong>Il</strong> primo eraquello di Norimberga. La Corte fupoi rilanciata negli anni Novantadall’organizzazione Non C’è PaceSenza Giustizia che fa riferimento aEmma Bonino.27


Primo pianointervista a emma bonino, vicepresidente <strong>del</strong> senatoCorte <strong>del</strong>l’Aja più fortese è vicina al territorioL’esponente radicale è stata tra le promotrici <strong>del</strong> Trattato di Roma che ha sancito lanascita <strong>del</strong>la Corte penale: “E’ importante non solo assicurare che giustizia sia fatta mache sia percepita come tale anche dalle comunità locali colpite da crimini internazionali”di Mario Consani*Senatrice Bonino, Lei che fu tra lepromotrici <strong>del</strong> Trattato che sancìla nascita <strong>del</strong>la Corte Penale,che bilancio trae dalla nascita diquesto tribunale, a dieci anni didistanza?Nell’ultimo anno abbiamo potutoverificare come la campagna iniziatanel 1992 dal Partito Radicaleper promuovere l’istituzione di unaCorte Penale Internazionale (CPI)permanente sia ancora foriera dirisultati positivi. Nel 2011 abbiamoassistito a un progressivo aumento<strong>del</strong> riconoscimento di questa istituzionea livello internazionale. GliStati iniziano a vedere nella Corteun attore centrale nella lotta all’impunità,come dimostra il recentedeferimento alla sua giurisdizione<strong>del</strong> caso libico da parte <strong>del</strong> Consigliodi Sicurezza <strong>del</strong>l’ONU con votounanime.La Corte ha risposto prontamenteemanando in quattro mesi tre mandatidi arresto, incluso quello neiconfronti di Muhammar Qaddafi.Inoltre, quest’anno è stato contrassegnatoda eventi significativiper la giustizia penale internazionalenel suo insieme: l’arresto <strong>del</strong>generale Ratko Mladic, un passoavanti cruciale nel processo dinormalizzazione <strong>del</strong>la ex Yugoslavia,e quello <strong>del</strong> generaleHadzic, l’ultimo ricercato dal TribunalePenale Internazionale perl’ex Yugoslavia.• Ratko Mladic e il colonnello GheddafiIn che modo, a suo parere, la mancataadesione di Stati importanticome gli Usa e la Russia può comprometterel’efficacia <strong>del</strong>l’azione<strong>del</strong>la Corte minando il principiostesso di una giustizia “internazionale”?La ratifica universale <strong>del</strong> Trattato diRoma rimane un obiettivo da perseguireperché assicurerebbe una voltaper tutte che gli autori di certi criminisiano assicurati alla giustizia a prescinderedalla nazionalità o dal luogoin cui si trovano o hanno commessotali crimini. La ratifica <strong>del</strong>lo Statuto<strong>del</strong>la Corte da parte di Stati che rivestonoun peso significativo nellascena internazionale come USA,Russia e Cina, è quindi fondamentaleper evitare che ci siano luoghiin cui presunti criminali di guerrasi possano nascondere. Una <strong>del</strong>lecampagne di Non c’è Pace SenzaGiustizia è pertanto volta al raggiungimento<strong>del</strong>l’universalità di ratifiche.Tuttavia, la mancata adesione di taliStati non sempre è indice di untotale rifiuto <strong>del</strong>la Corte stessa. Unesempio pregnante è dato propriodagli Stati Uniti: la nuova amministrazioneObama ha manifestato unmaggiore impegno nei confronti <strong>del</strong>laCorte, riconoscendone il valore el’importanza a livello internazionale.Inoltre l’unanimità raggiunta in senoal Consiglio di Sicurezza sul caso<strong>del</strong>la Libia è segno di come, sebbenemanchi una ratifica universale<strong>del</strong>lo Statuto, l’importanza e la virtù<strong>del</strong> suo operato siano riconosciuti alivello internazionale.Sul versante <strong>del</strong>la garanzia, ritieneche questa possa considerarsi unagiustizia “giusta”?Sono convinta che, sebbene la versioneattuale <strong>del</strong>lo Statuto <strong>del</strong>la Corte nonpossa dirsi perfetta, sia comunque ilprodotto di un lungo lavoro di armonizzazione<strong>dei</strong> differenti sistemi penalinazionali, un nuovissimo eserciziogiurisprudenziale finalizzato a trovareun bilanciamento tra interessinazionali ed internazionali. LoStatuto di Roma rappresentaoggi il migliore strumento dilotta all’impunità e contienealcune clausole importanti,tra cui il principio di “complementarietà”che sanciscel’intervento <strong>del</strong>la Corte solonei casi in cui le singole giurisdizioninazionali non siano ingrado di intervenire, o quando28 Tabloid 4 / 2011


i sistemi nazionali sono statisradicati dai conflitti. Unaclausola a me molto cara èquella che prevede l’esclusione<strong>del</strong>la pena di morte.Perché l’Italia, che pure havisto la firma <strong>del</strong> trattatoproprio a Roma, ha tardatopoi a lungo ad adeguare ilproprio ordinamento alnuovo sistema di giustiziaintrodotto?L’inadempienza <strong>del</strong> nostroPaese, a oltre dieci anni didistanza dagli impegni assuntinei confronti <strong>del</strong>la comunità internazionale,non è più giustificabilené tollerabile. Oltre alla situazione certamentenon felice dal punto di vistaprocedurale di una simile mancanza,esiste la ragionevole probabilità chel’Italia possa trovarsi – in qualsiasimomento – al centro di una disputainternazionale qualora un sospettatoindagato dalla Corte si rifugi nel nostroPaese. Sebbene in linea teoricaavremmo già ora l’obbligo di arrestarepersone contro cui sia stato emessoun ordine di cattura, il problema è rendereesecutivo tale obbligo. Tenutoconto <strong>del</strong>la complementarietà checonnota la giurisdizione <strong>del</strong>la Corte,se gli Stati Parte non adeguano il loroordinamento interno non possonoesercitare in via primaria la giurisdizioneper i crimini di cui all’articolo 5 <strong>del</strong>loStatuto, quindi non sono in grado dicollaborare con la Corte. Con qualemandato di arresto si presenterebberola polizia o i carabinieri per arrestare AlBashir o Gheddafi? <strong>Il</strong> Partito Radicaleha da sempre posto l’accento su questoproblema. Finalmente, l’8 giugnoscorso, la Camera <strong>dei</strong> Deputati ha approvatoil Testo Unificato concernentele norme di adeguamento <strong>del</strong>l’ordinamentoitaliano allo Statuto di Roma.<strong>Il</strong> provvedimento ora è all’esame <strong>del</strong>Senato, nelle commissioni, e si trattadi fare in modo che venga approvatoil più rapidamente possibile.Tabloid 4 / 2011In che termini ritiene che il principio<strong>del</strong>la Giustizia internazionalepossa essere reso ancora più efficace?<strong>Il</strong> sistema <strong>del</strong>la giustizia penale internazionalepuò essere rafforzatotramite una serie di azioni, alcunedi competenza degli Stati altre <strong>del</strong>laCorte. Gli Stati dovrebbero impegnarsidi più per dare attuazione agliimpegni assunti con la ratifica <strong>del</strong>Trattato. Un altro obiettivo è l’attuazione<strong>del</strong>lo Statuto e l’adeguamento<strong>del</strong>l’ordinamento interno. Infine, gliStati Parte dovrebbero fornire allaCorte risorse economiche adeguateall’esecuzione <strong>del</strong> suo mandato.Quest’anno questo problema é piùevidente in quanto alcuni Stati, tracui l’Italia, hanno chiesto alla Cortedi preparare un budget che non presentialcun aumento rispetto all’annopassato. Tuttavia, quest’annola CPI ha aperto una nuova situazionein Libia, dietro richiesta <strong>del</strong>Consiglio di Sicurezza, e un’altrapotrebbe essere aperta a breve inCosta d’Avorio. Questo comportaun aumento sostanziale <strong>del</strong>le attività<strong>del</strong>la Corte e quindi <strong>del</strong> suocosto complessivo. Come dicevoall’inizio, alcuni aspetti <strong>del</strong>la Cortemeritano di essere rafforzati: la suapresenza negli Stati in cui opera,l’outreach, la partecipazione <strong>del</strong>levittime nei processi. É necessarioL’unanimità <strong>del</strong> Consiglio di sicurezzasul caso Libia è un segnale importanteche la CPI dedichi maggiorisforzi a costruire la propriacredibilità a livello locale,rendendo le vittime e comunitàinteressate partecipi<strong>del</strong>la giustizia internazionale.É questo l’unico modo perassicurare la giustizia siapercepita come tale dallecomunità colpite.Pensa che l’opportunaazione <strong>del</strong>la Corte, comenel caso di Gheddafi, possaperò ostacolare l’operadi mediazione politica tesaad arrivare ad una soluzione <strong>del</strong>lecrisi locali?I concetti di pace e giustizia non siescludono a vicenda, sono piuttostointrinsecamente legati. Pace e giustiziasono due facce <strong>del</strong>la stessa medaglia:non può esserci pace senzagiustizia perché una pace duraturanon può fondarsi su concessioni ocompromessi diretti a garantire l’impunitàper i responsabili <strong>del</strong>le violazioni<strong>dei</strong> diritti umani. L’esperienzadimostra che dove la giustizia nonè stata incorporata nel processo dipace, si è spesso verificato un ritornoalla violenza. In alcuni casi recenti, lapressione esercitata dalla giustizia hacondotto le fazioni in lotta a sedersi altavolo <strong>del</strong>le trattative o comunque hacontribuito alla loro emarginazione.In Uganda, ad esempio, dove unasanguinosa guerra civile ha imperversatoper oltre venti anni, è stato soloquando la CPI ha iniziato le indaginie emesso i primi mandati di arrestoche i capi <strong>del</strong>la Lords Resistance Army(LRA) si sono seduti al tavolo <strong>dei</strong>negoziati. Anche se la democrazia eil governo <strong>del</strong> diritto nascono principalmentedall’interno, essi possonoessere migliorati e rafforzati lavorandocon la comunità internazionale ele organizzazioni internazionali, chesono in grado di fornire un supportoprezioso. Per questo motivo, noisiamo ferventi sostenitori <strong>del</strong>la leggee <strong>del</strong>la giustizia internazionale, checontribuiscono a rafforzare lo Statodi diritto e i principi democratici.*Consigliere<strong>Ordine</strong> giornalsti Lomardia29


L’angolo<strong>del</strong>la leggemilano, napoli, reggio Calabria, palermo e torino i distretti più “spiati”Intercettazioni telefonichecome e quanto costanoLe oltre cento Procure <strong>del</strong>la Repubblica d’Italia tengono sotto controllo 143.500“bersagli” (non singole persone, ma utenze telefoniche). Di solito gli intercettati hannopiù numeri di telefono, quindi le persone intercettate sarebbero solo alcune decine dimigliaia. E il costo complessivo, da gennaio 2010, è calato <strong>del</strong> 18% in un semestredi Alessandro Galimberti*Un popolo di spiati dal buco <strong>del</strong>laserratura e un Ministero sull’orlo <strong>del</strong>labancarotta per finanziare il vojeurismodi Stato, anzi, <strong>del</strong>le toghe politicizzate.A leggere certa stampa, ecoufficiale di certa politica, la questioneintercettazioni resterebbe uno snodofondamentale per far diventare ilnostro Paese più libero e più civile,più degno di stare nel consesso <strong>del</strong>miglior occidente culla <strong>dei</strong> diritti.Peccato però che – solito brutto vizio<strong>del</strong>la propaganda – questi proclamisono costruiti su dati non veri, ocomunque manipolati alla bisogna.Perché dagli ultimi report disponibili,e tra l’altro certificati dallo stesso Ministero<strong>del</strong>la Giustizia, si scopre chel’utilizzo <strong>del</strong>le intercettazioni rimane alivello assolutamente fisiologico (forseanche un pochino sotto, conside-costo medioNumero intercettato2009primo semestre2.322 euro2010primo semestre1.721 euroFonte: Ministero <strong>del</strong>la GiustiziaI bersagli intercettati102.431 113.343 129.081 137.086 143.500132.384rato che l’Italia è capitale mondiale dimafie), i costi <strong>del</strong>l’attività di indaginesono in caduta (quasi) libera e potrebberoaddirittura essere ulteriormentee definitivamente abbattuti.I bersagliTra luglio 2009 e giugno 2010 - ultimaannualità disponibile – i bersagli <strong>del</strong>leoltre cento procure <strong>del</strong>la Repubblicasono stati 143.500, come si leggenella tabella. Attenzione: bersaglie non persone, vale a dire numerocomplessivo di telefoni fissi e portatili,oltre a captazioni ambientali(microfoni e microtelecamere). Consideratoche su una stessa personamediamente i “bersagli” sono almenoquattro (i trafficanti di droga usanodecine di schede Sim, per esempio,ma anche politici e amministratoriluglio 2009giugno 20102005 2006 2007 2008 2009 2010Numero d’intercettazioni all’anno. Fonte: Ministero <strong>del</strong>la Giustizia - Sole 24 Orepubblici hanno utenze plurime e variuffici sparsi), gli intercettati lo scorsoanno sono stati poche decine dimigliaia. Troppi? Certo non gli ottomilioni di cui parlò il premier Berlusconiquando cercò di sdoganarepresso l’opinione pubblica una <strong>del</strong>levarie leggi bavaglio.I costiNon meno interessante è studiarel’andamento <strong>dei</strong> costi <strong>del</strong>le intercettazioni,altro capitolo forte <strong>del</strong>lapropaganda politica pro-bavaglio.Nel primo semestre <strong>del</strong> 2010 la spesasi è ridotta <strong>del</strong> 18% scendendopoco sotto i 130 milioni di euro,nonostante il numero di bersaglisia salito nello stesso periodo di 11punti, a quota 75.500. Da notareche i grandi distretti (Napoli, Reggiocosto mesaglio /telefonic30 Tabloid 4 / 2011


L’angolo<strong>del</strong>la leggedio bernumerooCalabria, Palermo, Milano e Torino),pur aumentando complessivamentei bersagli, hanno ottenuto risparmitra il 16 e il 66% rispetto all’annoprecedente. Un miracolo? Forse no.Forse contribuisce la circostanzache da gennaio 2010 è stato abolitoil costoso balzello secondo cuilo Stato – <strong>del</strong> tutto incomprensibilmente– doveva pagare sui tabulatirichiesti alle compagnie telefoniche,che ora invece vengono consegnatigratis. Un primo passo verso la ragionevolezza,questo, che potrebbecondurre – se solo lo Stato lo volesse– all’azzeramento <strong>del</strong> costo <strong>del</strong>leintercettazioni, sulle quali continua agravare, come in nessun altro paeseal mondo, la doppia tariffazione:quando un telefono è intercettato,alla compagnia rende il doppio perchéoltre all’abbonato paga ancheDal Consiglio <strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong> <strong>del</strong>la LombardiaI procedimenti disciplinariHa subito:Sospensione di 2 mesiAlessandro Sallusti, per averconsentito all’ex collega RenatoFarina di continuare a svolgereattività giornalistica in modoprofessionale: violazione artt. 2e 48 legge professionale.chi (lo Stato) sta ascoltando. Definiamolauna bizzarria, visto chel’etere è un bene in concessionepubblica, ma che grazie all’attivitàgiudiziaria finisce probabilmente percostare allo Stato più di quanto renda.<strong>Il</strong> problema però, come si vede,sono regole sbagliate e inspiegabilmentecontro l’interesse pubblico,sotto ogni punto di vista.Tra i costi <strong>del</strong>le intercettazioni, infine,c’è anche il noleggio <strong>del</strong>le apparecchiature,pagate a canoni fuoricontrollo e soprattutto fuori mercato.Visti i costi di scala <strong>del</strong>la tecnologia,perché non tornare all’antico, cioèall’acquisto di apparecchi e software?Anche qui si tratta di risparmiimmediati e a costo zero nell’ordinedi centinaia di milioni l’anno.*SegretarioUnione Nazionale Cronisti ItalianiQui di seguito diamo conto, comesempre, <strong>del</strong> lavoro <strong>del</strong> Consiglioper quanto riguarda i procedimentidisciplinari esaminati negli ultimidue mesi.esposti esaminati : 35esposti trasferitiad altro <strong>Ordine</strong> : 2archiviazioni: 9assoluzioni: 2procedimentidisciplinari aperti: 7procedimentidisciplinari sospesi: 14Sanzionati: 1Dalla Corte di CassazioneDiritto di criticapurché ragionataQuando la critica<strong>del</strong> cronistanon è offensiva?Lo spiega laCassazione civile.In quali casil’esercizio <strong>del</strong> diritto di criticanon lede la reputazione altrui?La terza sezione civile <strong>del</strong>laCassazione ha affermatoche, affinché ciò avvenga, ènecessario che si manifesti “undissenso ragionato”esercitatoattraverso espressioni“strumentalmente collegate”.L’offesa alla reputazione di unindividuo non può impedireil diritto di critica: altrimentiverrebbe negato il diritto dimanifestazione <strong>del</strong> pensiero. Maquali sono le condizioni affinchél’esercizio di questa critica sialegittimo? Una nuova risposta èvenuta dalla Cassazione civile,con la sentenza n. 10125 <strong>del</strong> 9maggio 2011 (presidente Preden,relatore De Stefano).In pratica, hanno detto i giudiciin ermellino, l’onore <strong>del</strong>lapersona non può prevalere sullamanifestazione <strong>del</strong> pensiero.Dunque, la critica può essereesercitata con espressioni diqualsiasi tipo (anche lesive <strong>del</strong>lareputazione) ma ciò è possibilesolo se queste espressionisono legate strumentalmente aldissenso ragionato che si vuolemostrare. Non può trattarsidi un’aggressione gratuita edistruttiva <strong>del</strong>la reputazione <strong>del</strong>soggetto di cui si parla.Pertanto, spiega la supremaCorte, se l’espressione è corretta,congrua e coerente, in sede dilegittimità il comportamentonon è censurabile. <strong>Il</strong> linguaggio,ovviamente, deve essereappropriato e non di per sé taleda offendere.Tabloid 4 / 201131


L’osservatoriosull’esteronuove ricerche ci richiamano alla prudenzaGiornalismo digitalela vertigine <strong>dei</strong> numeriSiti di nicchia e news iperlocali dovrebbero essere il <strong>futuro</strong>. Ma il nuovomo<strong>del</strong>lo di business, che coniuga carta stampata e internet, ancora non c'è.Pensare che un gran numero di utenti web porti anche soldi è un'illusionea cura di Pino Rea per Lsdi*La ‘’vertigine statistica’’ come specchio<strong>del</strong>la insignificanza <strong>del</strong> digitalerispetto alla realtà? Un’analisidi Hubert Guillaud, redattore capodi InternetActu.net e responsabile<strong>del</strong>la Fondation Internet nouvellegénération ci ricorda che non solo ciriesce difficile penetrare l’astrazione<strong>dei</strong> grandi numeri, ma più ancora nonsappiamo con che cosa confrontarli.Fatichiamo a capire che cosa significhinoun milione di download o dipagine viste, per esempio, perchénon sappiamo con quale altra cosacompararli nella realtà. <strong>Il</strong> mondo realeha saputo creare vari sistemi dimisurazione per valutarsi: numero digiornali stampati, numero di bigliettia teatro, numero di telespettatori diuna trasmissione, numero di ingressiin un cinema. Misurazioni che sappiamodecodificare, capire. Le nuovemetriche invece sono tanto più affascinantiquanto meno le si capiscee quanto più i contatori <strong>del</strong> web,proposti molto spesso dagli stessiservizi con la maggiore oscurità possibile,snocciolano numeri su numeri.Lo stesso problema si presenta peril <strong>giornalismo</strong> digitale. Dedicato inparticolare ai mercati Usa il Rapportopubblicato dalla Columbia JournalismRevue col titolo “The Story SoFar: What We Know About the Businessof Digital Journalism”, offre <strong>del</strong>lerisposte interessanti e utili anche alivello globale, perché rappresenta ilprimo tentativo organico di analizzarei problemi posti dall’ innovazionedigitale e il suo impatto, soprattuttosul piano economico-industriale. <strong>Il</strong>lavoro – curato da Bill Gueskin, AvaSeave e Lucas Graves, docenti e ricercatori<strong>del</strong>la Columbia JournalismSchool – fa il punto sullo ‘’Stato <strong>del</strong>lecose’’ e affronta anche altri aspettichiave <strong>del</strong>la ”rivoluzione” digitale,che coinvolgono più direttamentela pratica e la professione giornalistica,come quelli <strong>del</strong>la distribuzionee <strong>del</strong>la ‘’confezione’’ <strong>dei</strong> contenuti equindi, più in generale, <strong>del</strong> valore <strong>del</strong>prodotto. Mentre i mo<strong>del</strong>li economici<strong>dei</strong> media tradizionali, a 15 annidall’avvento <strong>del</strong> digitale, risultanoirrevocabilmente stravolti, perché latecnologia digitale – così dirompentenella diffusione <strong>del</strong>l’informazione– non è ancora riuscita a spingerele imprese verso la conservazionee l’aumento <strong>dei</strong> profitti? Come rivelaun recente studio di McClatchyCo., il terzo editore statunitense, nel2010 i visitatori unici giornalieri <strong>dei</strong>siti Web <strong>del</strong> gruppo sono cresciuti<strong>del</strong> 17,3%, mentre le entrate <strong>del</strong>L'esperimento di un giornale americanoBoston Globe, Twitter sui monitor in redazioneUn tempo c’erano le telescriventi.Ora, nella redazione <strong>del</strong> Boston Globecampeggiano <strong>dei</strong> grandi monitor sucui scorre durante tutto il giorno ilflusso di notizie che il giornale diffondevia Twitter attraverso l’account @BostonUpdate/bostonglobe. E che permettono divedere tutti i collegamenti e i rapporti che Twitterconsente di realizzare al giornale e ai suoi giornalisti.<strong>Il</strong> progetto, curato dallo staff <strong>del</strong> giornale che segue isocial media, è stato chiamato Information Radiatore, come spiega Nieman Lab, punta a incrementare ladiffusione <strong>del</strong>le informazioni all’interno <strong>del</strong> giornale,accrescere la familiarità <strong>del</strong>la redazione con ilnuovo mondo e incoraggiare un maggior numero diredattori a utilizzate Twitter.‘’Non c‘è più solo la carta e il Boston.com, il sito web- racconta Chris Marstall, il tecnologo creativo <strong>del</strong>Globe - Ora ci sono carta, sito gratuto, BostonGlobe.com (ad abbonamenti,ndr) e Twitter’’.32 Tabloid 64 / 2007 2011


L’osservatoriosull’esterocomparto digitale hanno registratoun ben più esiguo +2,4% Pensare che i grandinumeri portino per forzasoldi è una illusione, perchéle redazioni ‘’normali’’non potranno mai cresceretanto da poter contrastare inumeri realizzati da giganticome Google e Facebook.E, anzi, proprio la corsa altraffico ha fatto sì che i giornalionline avessero grandiutenze e piccole entrate. Letestate giornalistiche invecedevono offrire qualcosa inpiù, che ribalti quella logicapuntando non tanto sulla quantitàma sull’engagement, l’interesse.Perché solo in questo modo si potrannoottenere <strong>del</strong>le audience stabilie ‘’fe<strong>del</strong>i’’, da far pesare nei rapporticon gli inserzionisti e sulla fissazione<strong>del</strong>le tariffe pubblicitarie.Si capisce così che producendo<strong>giornalismo</strong> di qualità, utilizzandointelligentemente i dati e sfruttandoi social media – e non solo i motoridi ricerca – per generare traffico, èpossibile mettere insieme un’audiencepiù fi<strong>del</strong>izzata e coinvolta,un’audience più gradita anche agliinserzionisti. Siti di nicchia e informazionelocale e iperlocale: sarebberoqueste le tendenze <strong>del</strong> nuovo<strong>giornalismo</strong>. Ma questa stessatendenza mostra come sia difficilegestire questo vantaggio e come ilpassaggio dalla teoria alla praticasia irto di problemi. Soprattutto perla sproporzione di fondo tra i costidi produzione <strong>del</strong>l’informazione localee i ricavi limitati dal basso pesoquantitativo <strong>del</strong> pubblico potenzialee dal basso livello <strong>dei</strong> prezzi <strong>del</strong>leinserzioni (oltre che dalla pressione<strong>del</strong>la cultura editoriale tradizionale,difficile da contenere e ancora piùdifficile da sradicare). I fallimenti <strong>dei</strong>siti iperlocali lanciati dal New YorkTimes e dal Washington Post mostranoche non è stata ancora prodottauna dimostrazione concreta<strong>del</strong> nuovo mo<strong>del</strong>lo di business.Mobile, video e nuovi dispositiviemergenti hanno costretto le testatea rimettere nuovamente a puntol’organizzazione <strong>del</strong>le redazioni infunzione <strong>del</strong>le nuove forme di prodottiper la ”mobilità”. Tutto il settoreè ancora in fase di transizione.Anche i video, che inizialmente sembravanoun campo promettente anchedal punto di vista economico,sono risultati un settore difficile,troppo cari e difficili da realizzare: eanche se le tariffe pubblicitarie sonoda tre a cinque volte maggiori rispettoad un normale display, spesso nonattirano traffico sufficiente per realizzareentrate sostanziose.Alla fine, conclude il Rapporto, definiree attirare un pubblico selezionatoè necessario, ma non sufficiente, maacquisire quel pubblico (di nicchiae/o locale) con un budget limitatoè ciò che differenzia le iniziative disuccesso da quelle perdenti.* Libertà di stampadiritto all’informazioneUna ricerca <strong>del</strong>l'Università <strong>del</strong>l'OregonChi legge su carta ricorda di piùTre ricercatori <strong>del</strong>l’Università <strong>del</strong>l’Oregon hanno messoa confronto le esperienze di due gruppi di lettori <strong>del</strong>New York Times osservando che chi legge su cartaricorda un numero significativamente maggiore diarticoli, di argomenti e di elementi importanti <strong>dei</strong> variarticoli rispetto a chi legge sul web. Secondo gli autori,fra l’altro, i quotidiani online tendono a dare pochi stimoliper suggerire l’importanza di un articolo e, soprattutto,la funzione di "agenda setting" <strong>del</strong> giornale svanisce nelcorso <strong>del</strong> processoUn caso controcorrenteSito a pagamentoAl NYT funzionaA quattro mesi dal giorno in cuiil New York Times ha istituitol’accesso a pagamento al suosito online, sembra che funzioni.Secondo la ColumbiaJournalism Review, riportatada ReadWriteWeb, il giornalesarebbe riuscito a raccoglierenei primi tre mesi 224.000abbonati (a 200 dollari l’ annocirca), senza contare i 57.000abbonati iPad. A cui bisognaaggiungere gli abbonatiall’edizione cartacea, chedispongono di un accesso alweb, e che sono 750.000.Questo primo periodo di attivitàha dimostrato inoltre che ilpaywall <strong>del</strong> NYT non è troppocomplicato. O, comunque, chela sua complessità permette alsito di restare sufficientemente‘poroso’ per non respingere ilettori gratuiti (la maggioranza),che passano attraverso le retisociali e i motori di ricerca, erecuperare la piccola minoranzadiposta a pagare. E tutto questosenza colpire i ricavi pubblicitari.Secondo Ryan Chittum, cheha realizzato lo studio, ‘’questoprova che i lettori sono prontia pagare per aver accesso auna informazione di qualità.A coloro che erano contrarial paywall, sostenendo chesarebbe controproducentee avrebbe fatto calare gliinvestimenti pubblicitari, il NYTha dimostrato che avevanotorto’’. La pubblicità sulleedizioni digitali è aumentata, in3 mesi, <strong>del</strong> 16%.Tabloid 4 / 201133


Colleghisul webun nuovo mo<strong>del</strong>lo di business editorialeTu ci metti l’ideaYoucapital trova i fondiLa piattaforma ideata dall’Associazione culturale Pulitzer importa in Italia il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>crowdfunding già funzionante in America: inchieste e progetti finanziati da utentie Fondazioni. A ottobre va in rete una nuova versione <strong>del</strong> sito con tante novitàdi Maria ComottiNon si può (sempre) lavorare per lagloria. Ma non è nemmeno giustocastrare a priori le proprie intuizioniperché non si ha già un committentepronto a pubblicare e a pagare per lanostra inchiesta. Bisogna però esseredisponibili a mettersi in gioco, coinvolgendoil maggior numero possibile dipersone per trovare sponsor alla libertàd’informazione. E’ partendo da questipresupposti che, nel gennaio 2010, ènato Youcapital.it, la versione made inItaly <strong>del</strong> crowdfunding di progetti giornalisticie nel settore <strong>del</strong>l’informazioneche sta ottenendo importanti successioltre oceano ed è considerata oramaiuno <strong>dei</strong> possibili percorsi per finanziareil <strong>giornalismo</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong>. <strong>Il</strong> progetto,non-profit, è realizzato dall’AssociazioneCulturale Pulitzer, fondata da AntonioRossano, presidente, e da LucaLongo, vicepresidente. «Io e Luca -spiega Rossano – abbiamo studiato leproblematiche relative alle nuove formedi comunicazione e di informazionelegate ad Internet, in un momentocome quello attualedi profonda crisi <strong>del</strong>mondo <strong>del</strong>l’editoria e<strong>del</strong>l’informazione tradizionale, cercandodi individuare mo<strong>del</strong>li di businessalternativi, a sostegno di quello che èil contenuto <strong>del</strong>l’art. 21 <strong>del</strong>la Costituzione».Una strada possibile è quellatracciata, negli Usa, da progetti comeSpot.Us, che nel 2009 è riuscito a raccogliere45.000 dollari per finanziare 40progetti, partendo però da un investimentoiniziale di 340.000 dollari messiin campo dalla Knigt Foundation. Macome funziona Youcapital? <strong>Il</strong> procedimentoè molto semplice, ed è spiegatopasso passo sul sito. Basta registrarsi,compilare il modulo di invio <strong>del</strong> progetto(comprensivo di titolo, descrizionebreve, descrizione estesa, immagini).A quel punto la redazione (compostada 6 giornalisti con il coordinamentoeditoriale di Vittorio Pasteris) valuterà lafattibilità, fornirà consigli e indicazioni edarà il via alla raccolta fondi, attraversoil sito ed eventi creati ad hoc. A quelpunto, la propria idea è nelle mani <strong>dei</strong>donatori: chiunque può partecipare,attraverso le modalità di pagamentoindicate. Sulla piattaforma è possibileanche dare un’occhiata aprogetti già finanziati e ad altriin fase di raccolta fondi. Comesta andando l’avventura? «Siamoin una fase di ripensamento<strong>del</strong> progetto – spiega AntonioRossano – e le novità saranno onlinea ottobre». I cambiamenti derivanodall’individuazione di alcune criticità edi alcuni punti forti di questo mo<strong>del</strong>lodi business, nella sua declinazione italiana.«<strong>Il</strong> mo<strong>del</strong>lo di business funziona– prosegue Rossano – quando i progettinascono in comunità con obiettiviprecisi e partecipati. E’ stato il caso, adesempio, <strong>del</strong>l’inchiesta sulle discarichenel parco nazionale <strong>del</strong> Vesuvio,di Alessio Viscardi, ben finanziata dalterritorio. Ma è stata un successo anchel’inchiesta di Antonella Beccariasulla strategia <strong>del</strong>la tensione tra Belgioe Italia, dove la <strong>del</strong>imitazione era “verticale”e non territoriale». Altro puntoda perfezionare, quello <strong>del</strong>le voci dafinanziare. «Noi per ora copriamo soloi costi documentati <strong>del</strong> progetto – diceRossano - ma dovremo cercare dicomprendere anche un compenso perl’opera <strong>del</strong>l’ingegno, trovando anche<strong>dei</strong> mezzi di pagamento più diretti, pernon scoraggiare i potenziali donatori».Ma c’è anche un problema di mentalità:«I giornalisti italiani – ammetteRossano – mostrano una certa incapacitàa muoversi in maniera autonomae indipendente rispetto ai mo<strong>del</strong>lidi business consolidati. Ci vuole piùcoraggio, e anche l’<strong>Ordine</strong> e il sindacatodevono sforzarsi di riconoscere etutelare le nuove forme di <strong>giornalismo</strong>partecipativo».• Nelle foto, dall’alto in basso: Antonio Rossano, presidente<strong>del</strong>l’Associazione Pulitzer e Vittorio Pasteris, coordinatore editoriale<strong>del</strong> progetto Youcapital. www.youcapital.it. Sede: Napoli34 Tabloid 4 / 2011


Colleghisul webSegnalati dalla redazioneDa blog a sito: la bussola di indEpendnews.itUna grafica accattivante, a partire dalla testata, che fa subito capire la rotta <strong>del</strong>lanavigazione: in evidenza le parole “independ” (news) e “cambiamento”, la bussolaattraverso cui farsi guidare nelle diverse sezioni <strong>del</strong> sito. I temi su cui si gioca la partita<strong>del</strong> portale ideato dalle giornaliste Silvia Dogliani e Francesca Pace insieme al fotografoAngelo Redaelli sono le “nuove culture che si incontrano, si scontrano e si confrontano”.Quattro sezioni (Società: attualità, con grande attenzione al Mediterraneo e alle rivoltenel mondo arabo; Migrazioni: il punto di vista degli stranieri che vivono in Italia; Culture;Ambiente) e un capitolo, Le vostre verità, aperto ai lettori. Tante foto e video, una rubrica“rosa” (<strong>Il</strong> diario di Aziza, pseudonimo di una giornalista siciliana che a Milano ha incontratol’uomo <strong>del</strong>la sua vita (maschio deciso e arabo musulmano) da non perdere e, alla fine di ogni articolo, la curiosa sezione “Lamia verità”, dove l’autore abbandona la veste imparziale <strong>del</strong> cronista per proporre una riflessione personale sull’argomento.«Siamo nati come blog – racconta Silvia Dogliani – ma il veloce arricchirsi di contributi ci ha portati a registrare la testata, ainizio 2011. La redazione è virtuale: ognuno lavora da casa e le riunioni settimanali avvengono via skype. I lettori aumentano,con un approccio che non è “touch and go” ma di approfondimento. <strong>Il</strong> 26 novembre, allo spazio “Pasticceria De Santis” divia Tortona 28, a Milano, il sito si presenterà al pubblico e agli investitori.www.independnews.itI 10 anni di Ciaocomo.itnell’etere e su InternetGià spente le dieci can<strong>del</strong>ine: e per un sitod’informazione, sono anni “pesanti”. Già, perché nel2001, quando i fratelli Lorenzo e Alessandro Canali(editori radiofonici e, rispettivamente, direttore editorialee presidente di CiaoComo Radio) decisero di dare vitaal sito d’informazione www.ciaocomo.it, Internet eraper i più ancora un punto di domanda. Fin dall’inizio,insieme a loro nell’avventura come direttore <strong>del</strong>latestata, il giornalista professionista Marco Romualdi.«<strong>Il</strong> nostro sito è il primo ad essere partito in provincia diComo», racconta. <strong>Il</strong> punto di forza diCiaocomo.it è che «c’è tutto quelloche serve, in tempo reale» prosegueil direttore. Grafica essenziale: il menurimanda alle diverse sezioni tematiche,mentre la parte <strong>del</strong>le rubriche permettedi riascoltare i programmi <strong>del</strong>la radio.Niente foto, niente video: una sceltadi “rigore” per concentrarsi solo suifatti. In redazione Francesca Guidoe Ginevra Tagliaferri e «uno stuolodi giovani collaboratori – prosegueRomualdi – che si impegnano aricercare notizie sul territorio con passione e curiosità».Aggiornato sette giorni su sette, il sito totalizza2.400/2.500 utenti unici al giorno, per un totale di circa600.000 pagine scaricate al mese. Picchi importanti siregistrano la domenica, con la radiocronaca in streaming<strong>del</strong>le partite <strong>del</strong> Calcio Como e in occasione di fatti dicronaca nera di grande risonanza ( come il processo perla strage di Erba o il <strong>del</strong>itto Arrighi).www.ciaocomo.itPres: A. CanaliSede: ComoTabloid 4 / 2011Mbnews.it, amanuensi <strong>del</strong> webMonza e Brianza in vetrinaRicchissimo di notizie, sezioni, rubriche: sul sito www.mbnews.it gli abitanti <strong>del</strong>la Provincia di Monza e Brianzapossono davvero trovare tutto quello che serve perconoscere gli avvenimenti <strong>del</strong> territorio, ma anche pervivere le iniziative legate al sociale, economia, sport,turismo, ambiente (c’è una ricca agenda). «A giugno2008 – racconta il direttore, Matteo Riccardo Speziali,33 anni, pubblicista – è nata la Provincia, e con la miasocia Simona Sala, dopo aver studiato con attenzionei siti lombardi di news locali, abbiamo deciso di creareun quotidiano online <strong>del</strong> nostro territorio». Così, il 12dicembre 2009, è nata la società editrice Monza BrianzaNews S.r.l. «Lavoriamo come fossimo un’agenziastampa - prosegue Speziali - senza trascurare gliapprofondimenti: facciamo inchieste e video. Esfruttiamo molto social network, Facebook e Twitter». Inredazione, 2 giornalisti, e una dozzina di collaboratori. Irisultati ci sono: 7.000/8.000 lettori unici al giorno, moltoattivi anche nel dare commenti, consigli, talvolta critiche.<strong>Il</strong> mo<strong>del</strong>lo di business prevede banner pubblicitari,rubriche sponsorizzate. «Con una gestione molto oculata– dice il direttore - siamo riusciti a raggiungere i 50.000euro di fatturato il primo anno, poi 100.000, quest’annol’obiettivo è di 200.000. «<strong>Il</strong>nostro lavoro – concludeSpeziali - è come quello degliantichi monaci amanuensiche hanno consevato etramandato opere e storia.www.Mbnews.itDir.resp.: M.R. SpezialiSede: MonzaNoi abbiamo la memoria <strong>del</strong>territorio».35


Colleghiin libreriacosi’ si FORMa L’OPINIONE PUBBLICA GRAZIE A BLOG E SOCIAL NETWORKInternet muove i popoliLa democrazia ringraziaI risultati inaspettati, e determinanti in alcuni Paesi, di una (contro)informazionefavorita dalla diffusione planetaria <strong>dei</strong> mezzi di comunicazione partecipatividi Antonio AndreiniSecondo autorevoli opinionisti d’oltreoceano,la “primavera” <strong>dei</strong> Paesiarabo-maghrebini e la grande crisi<strong>del</strong>l’economia mondiale sono statefavorite dai mezzi di comunicazionepartecipativi (blog e social network),mentre il premier inglese David Cameronha dato loro la colpa <strong>del</strong>leimprevedibili sommosse giovaniliche hanno devastato il suo Paese:i tre più grandi sconvolgimenti degliultimi tempi -vere e proprie rivoluzioninelle piazze e nelle Borse- sonostati promossi dalla possibilità perle grandi masse di formarsi opinioniindipendenti, autonome, baypassandoi limiti posti all’informazionedal potere centrale, che si avvale <strong>del</strong>controllo più o meno ferreo, totalitario,<strong>dei</strong> media tradizionali, ma nondi internet.I media partecipativi -cioè i media viainternet caratterizzati dalla capillareglobalità e dalla facilità di condivisione-oltre a cambiare le relazionipersonali e i processi di socializzazione,si sono dunque rivelati anchedegli opinion maker utili alla mobi-L’autorePaola Stringa, giornalistaprofessionista, collabora condiverse testate e con le universitàdi Milano e di Pavia. Ha pubblicatoanche: “Che cos’è un ufficiostampa” (2010, 2° ristampa) e“Lo spin doctoring: strategie dicomunicazione politica”.litazione e alla diffusione <strong>del</strong>la democraziaall’interno di diversi regimi,dalla Tunisia alla Libia, dall’Egitto allaSiria. Comunque, e ovunque, la pratica<strong>del</strong>la democrazia presupponeun “consenso informato” da parte<strong>dei</strong> singoli cittadini, i quali, per poterscegliere liberamente secondo i propriprincìpi e interessi chi li rappresentanelle istituzioni, hanno bisognodi farsi opinioni fondate sulla realtà,sulla verità.Ma blog e social network sono davveroin grado di migliorare la qualità<strong>del</strong> dibattito politico e di assicurareai cittadini <strong>del</strong> villaggio globale unapiù incisiva, responsabile, partecipazione,nonché l’esercizio di una realelibertà di scelta? <strong>Il</strong> quesito, come sipuò facilmente intuire dalle considerazionisin qui fatte, non è di pococonto. Sia per chi è responsabilmenteimpegnato nel mondo <strong>del</strong>l’informazione,sia per chi <strong>del</strong>l’informazionesi avvale per sete di sapere o perinteresse.Una risposta positiva, puntuale edesaustiva, a questi fondamentali quesitila offre “Blog democrazia: Comesi forma oggi l’opinione pubblica”,uno stimolante ed approfondito saggiodi Paola Stringa, giornalista professionistache collabora con diversetestate e con le università degli Studidi Pavia e Statale di Milano.In realtà, i blog (siti internet il cui gestorepubblica più o meno puntualmenteuna sorta di diario in rete coni propri pensieri, opinioni, riflessioni,considerazioni ecc., eventualmenteaccompagnandoli con immagini o video),i social network (come facebooko twitter) e i messaggi BlackBerryconsentono a chiunque di creare econdividere con un pubblico potenzialmenteplanetario qualsiasi tipo diinformazione, personale o meno. Ehanno cambiato le relazioni personali,i processi di socializzazione e quellirelativi alla formazione di un’idea,un’opinione. Paola Stringa ci svelacome un numero infinito di diari online siano in grado di formare un’opinionepubblica che può arrivare ascuotere dalle fondamenta persinoi più incalliti regimi autoritari.Paola Stringa, “Blog democrazia”,Carocci, Roma, 2011, pagg. 162,€ 17.6036 Tabloid 4 / 2011


Colleghiin libreriaArrivati in redazioned. Virginio Colmegna:Non per me solo, ilSaggiatore, Milano, 2011,pagg. 208, € 15L’esperienza di vita diun sacerdote che si èmesso al servizio deglialtri: dal primo impegnopastorale alla Bovisa,alla direzione <strong>del</strong>la Casa<strong>del</strong>la Carità, voluta dalCard. Martini.Saverio Paffumi:<strong>Il</strong> mondo di RosannaBenzi, AbaLibri, Genova,2011, pagg. 312, € 21A vent’anni dalla morte,tornano, più ricchi, i libriscritti da Paffumi con lapersona che, dal polmoned’acciaio, seppe con ilsuo giornale “Gli altri”essere per tutti simbolo divitalità.Michele Cènnamo-Franco Vaudo:Bernadette e Lourdes,ADS Full Presse, Roma,2011, pagg. 192, € 14La “Storia” documentatadi Bernadette Soubirouse <strong>del</strong>la “Signora” diLourdes ricostruita, percredenti e non, su unosfondo giornalistico <strong>dei</strong>tempi <strong>del</strong>l’apparizione.Danilo Lenzo:Racconti al buio,Sensoinverso, Ravenna,2011, pagg. 92, € 12Storie pulp di piccoli egrandi drammi contemporanei.Ad esempio, nelquartiere Isola di Milanouna ragazza bella, riccae viziata si lascia andarea ogni tipo di eccesso,bungabunga compreso.Carlo Solarino:Tabloid&Tablet,VerticalEditrice,Milano, 2011,pagg. 79, € 14Dalla carta stampataal touch-screenMercoledì 2 febbraio 2011. Nasce, lanciato nelleprestigiose sale <strong>del</strong> Guggenheim Museum di New York,“The Daily”, il primo quotidiano digitale pensato pertablet. Per comprendere l’importanza <strong>del</strong>l’avvenimento,basta soffermarsi sul nome <strong>dei</strong> due padrini:Rupert Murdoch, re <strong>del</strong>l’editoria mondiale[ora ridimensionato, per lo scandalo <strong>del</strong>leintercettazioni illegali <strong>del</strong> suo “News of TheWorld”], e il vice <strong>del</strong>l’indisposto Steve Jobs,fondatore e Ceo di Apple, sul cui iPad èprevista l’esclusiva lettura <strong>del</strong> giornale. Nelle100 pagine <strong>del</strong> nuovo “Daily” si integranoperfettamente i linguaggi di carta stampata,TV, cinema, animazione. Esso rappresentala felice conclusione <strong>del</strong> viaggio immaginariotracciato in “Tabloid & Tablet: dalla cartastampata al touch-screen” da Carlo Solarino,esperto di tecnologie multimediali.Con linguaggio chiaro, accessibile atutti, mutuato dalla propria esperienzagiornalistica, Solarino ci svela con questosuo agile e attualissimo saggio il complesso sistema<strong>del</strong>la nuova comunicazione digitale, la quale ci offre lapossibilità di leggere quotidiani, periodici e libri sullesempre più diffuse “Tavolette” elettroniche (“Tablets”).Grazie a questi rivoluzionari supporti, il mondo <strong>del</strong><strong>giornalismo</strong> e <strong>del</strong>l’editoria sta andando incontro auna rivoluzionaria trasformazione, che non ci devecogliere impreparati. Non possiamo accampare scuseTabloid 4 / 2011perché, grazie anche a lavori come questo, possiamoconoscere con precisione ruoli, funzioni, opportunitàe vantaggi di tutti gli operatori interessati: editori,distributori, librai, giornalisti, grafici, pubblicitari ecreativi, tutti coinvolti nei vari aspetti <strong>del</strong>la creazione e<strong>del</strong>la diffusione di informazioni e notizie …a Tavoletta.Le pagine all’arma biancadi nonno PansaCelebrati i suoi primi cinquant’anni di <strong>giornalismo</strong>,“non ancora stanco di lavorare per la carta stampatae di scriverne”, Giampaolo Pansa in “Carta Straccia:il potere inutile <strong>dei</strong> giornalisti italiani” si diverte -comespiega lui stesso,- “a tirare sassi contro i vetri blindatidi molte eccellenze”. E così, per esempio, spara suFabio Fazio, su Ezio Mauro, su Michele Santoro, sulnemico (di sempre) Giorgio Bocca, mentre descrivei due mastini di “Libero” (su cui ora scrive) comesimpatiche canaglie e, -stranamente, alla luce <strong>del</strong>le sueultime posizioni sulla Resistenzae il fascismo- parla bene anchede “<strong>Il</strong> Fatto Quotidiano”. “CartaStraccia”, come spiega ancora lostesso Pansa, “non è un saggiosui mass media. E’ un libracciomolto personale, zeppo di ricordi,di personaggi, di situazioni. Tuttamerce spacciata alla buona,quasi sempre in modo sornioneGiampaoloPansa: Cartastraccia, Rizzoli,Milano, 2011,pagg. 412, € 19.90e allegro. Ma con un bel po’ dipagine toste, scritte all’armabianca, da vera carogna”.37


Colleghialla ribaltail 6, 7 e 8 ottobre al teatro <strong>del</strong> borgo di milanoLe icone di El’sa e Annaper non dimenticareAndrea Riscassi (Rai), porta in scena la tragica storia di una donnacecena che rievoca l’omicidio <strong>del</strong>la Politkovskaja, la giornalistarussa uccisa cinque anni fa per le sue inchieste e denuncedi Giorgia Buran<strong>Il</strong> 7 ottobre si compiono cinque annidalla morte <strong>del</strong>la giornalista russaAnna Politkovskaja. Un nome, unsimbolo di un certo modo di fare <strong>giornalismo</strong>,di coraggio e coerenza. Coni suoi reportage non solo raccontavaquello che non si poteva raccontare,ma pure ostinatamente rivendicavala possibilità di farlo liberamente, inun Paese però con troppi scheletrinell’armadio. In questo c’era la sfidaal potere. Soprattutto c’era la pericolosasperanza che la Russia potesseliberarsi <strong>del</strong> suo opprimente passato:le è costato la vita.Sul suo omicidio, a sangue freddo ein pieno giorno nell’androne di casa,non è stata ancora fatta verità:probabilmente – come si augura lafamiglia Politkovskaja – sarà accertatoche il ceceno Rustam Makhmudov,recentemente arrestato, ne èstato l’esecutore materiale ma ignotirimarranno i suoi mandanti. Inoltresarà praticamente impossibile verificareil sospetto che il Cremlino diVladimir Putin, a cui la giornalista siopponeva, abbia avuto un coinvolgimentodiretto nella vicenda.C’è colpevole silenzio su Anna Politkovskajain Russia. Ma non fuori<strong>dei</strong> suoi freddi confini.Andrea Riscassi, 44 anni, caposervizioalla Rai di Milano, da tempo cercadi mantenere viva l’attenzione sullasua uccisione e su tutti i fatti che sisono intrecciati ad essa. «Dopo seimesi nessuno più parlava <strong>del</strong> suo• Da sinistra: immagini di repertorio <strong>del</strong>l’attrice Sara Urban <strong>del</strong>la CompagniaLattOria, Andrea Riscassi, Anna Politkovskaja e altre foto di repertorio di SaraUrban con Fabio Paroni, voce narrante nello spettacolo “El’sa K”.assassinio. E’ quindi venuto spontaneoil primo appello a non dimenticare.Sono seguiti incontri, scritti,progetti. Perché questo non puòessere considerato uno <strong>dei</strong> “tanti”omicidi: è l’omicidio <strong>del</strong>la principaleoppositrice <strong>del</strong> regime».Riscassi ha scritto il libro “Anna èviva, storia di una giornalista nonrieducabile” (Sonda) e ha contribuitoalla nascita <strong>del</strong>l’Associazione“Annaviva” che promuove la libertàdi stampa e la tutela <strong>dei</strong> diritti umaninell’Est Europa. Impegni che glisono valsi la medaglia d’oro <strong>del</strong>laProvincia di Milano e il premio giornalistico“Mario Borsa” <strong>del</strong> Comunedi Somaglia.Su Anna Politkovskaja ritiene ci siaancora molto da approfondire. Cosìil 6, 7, 8 ottobre debutta al Teatro<strong>del</strong> Borgo di Milano con il suo testo“El’sa K.”. Narra di El’sa Kungaeva,giovane cecena stupratae uccisa, dopo essere stata rapitadai soldati russi guidati dal colonnelloYuri Budanov, la cui tragediaera stata raccontata dalla giornalistarussa. In scena proprio le duedonne, interpretate dalle attrici <strong>del</strong>laCompagnia LattOria Sara Urban ePaola Vincenzi (Fabio Paroni, vocenarrante) diretti da Alessia Gennari.«Le loro storie – spiega AndreaRiscassi - sono emblematiche perfar capire cos’è successo in Russiada quando Putin è salito al potere.C’è una matrioska di sangue che38 Tabloid 4 / 2011


Colleghialla ribaltanon si arresta, le indagini sugli assassiniisono totalmente deficitarie».<strong>Il</strong> testo denuncia tragedie personaliche hanno come sfondo l’obbrobrio<strong>del</strong> conflitto russo-ceceno e le sueimplicazioni, mostrato anche attraversoalcuni estratti di articoli <strong>del</strong>lareporter russa.Ma è soprattutto un dialogo intimotra due donne che però in scenanon si parlano mai. Volutamente lascenografia è essenziale, con pochisimbolici oggetti. «La tematica femminileè centrale: Anna paga per lasua penna, El’sa solamente perchéè donna, vittima <strong>del</strong>la guerra e <strong>del</strong>laprepotenza maschile. Vorrei che allafine <strong>del</strong>lo spettacolo gli spettatoriescano indignati, arrabbiati! Soprattuttose sono donne. Io spero in unariscossa femminile: credo che la lororabbia possa essere utile per far funzionarela società».Nella rievocazione <strong>dei</strong> fatti storicigioca un ruolo fondamentalel’esperienza di Riscassi, inviato Raiproprio negli anni <strong>del</strong>la caduta <strong>del</strong>muro di Berlino, <strong>del</strong>le guerre balcanichee <strong>del</strong> disfacimento <strong>del</strong>l’UnioneSovietica. «Sono stato testimone dialcune scene che sono riportare sulpalcoscenico, le ho riproposte cosìcome le ho viste affinché lo spettatorepossa farsi una propria ideadi cosa succede in una casermarussa, di come gli uomini trattanole donne».Scelta inconsueta quella di usareil linguaggio teatrale per chi è abituatoa documentare i fatti con latelecamera: «Ho cercato un nuovostrumento per parlare di Anna Politkvoskaja:l’ho fatto per non ripetermie ampliare il pubblico a cui rivolgermi.<strong>Il</strong> teatro offre un confrontovero con chi t’ascolta, cosa che nonsuccede se scrivi su un giornale olavori in televisione. Ha una capacitàdi racconto più approfondita, in cuil’immaginazione è parte attiva». Incantiere c’è anche un cortometraggioin attesa di finanziamento.Nell’intenzione di Riscassi “El’sa K.”non è solamente uno spettacolo pernon dimenticare. Ma anche per farsicarico <strong>dei</strong> propri obblighi: «I giornalistihanno il dovere di informare eognuno ha quello di informarsi». Eper riflettere, soprattutto se di professionesi fa proprio il giornalista:«Anna è un’icona su cui confrontarsi,un punto d’arrivo. Non tutti possonodiventare come lei fino a rischiare lapropria vita, ma ci sono molte viedi mezzo per esercitare la nostraprofessione con passione. EsistonoPaesi dove se rendi pubblici alcunifatti ti ammazzano: Politkvoskaja èstata uccisa. In Italia c’è libertà distampa: è solamente nostra precisaresponsabilità se non facciamoo non diciamo certe cose». RaccomandavaEnzo Biagi, con il qualeRiscassi ha collaborato a “<strong>Il</strong> Fatto”:almeno bisogna provarci.Tabloid 4 / 201139


Colleghialla ribaltaLa storia di roberto bonzio, fondatore <strong>del</strong> blog “italiani di frontiera”<strong>Il</strong> mio fil rougecon Silicon ValleyCome in viaggio in California può cambiare la vita: “Mi sonolicenziato dalla Reuters per raccontare sul web il genio di tantistraordinari italiani che hanno fatto fortuna negli Stati Uniti”di Maddalena TufaruloDove può arrivare la curiosità di unbuon giornalista? L’abbiamo chiestoa Roberto Bonzio, che ha fattodi questa patologica qualità la suacarta vincente, unita alla sua naturalepredisposizione al rischio e a slancidisinteressati.Dopo aver collaborato per diverseriviste, è approdato all’agenzia distampa internazionale Reuters dacui si è licenziato proprio di recente,al fine di poter portare avanti ilsuo progetto multimediale Italianidi Frontiera (www.italianidifrontiera.com).«Tutto è cominciato da unviaggio di sei mesi con la mia famigliaa Silicon Valley, organizzatointeramente da me» ci raccontaRoberto. «La cosa strana è che nonsono andato negli Usa per realizzareappositamente Italiani di Frontiera,bensì ho fatto il percorso contrario.La mia idea di partenza era poter vivereun’esperienza formativa americanae alla fine è nato questo progetto.Dopo aver provato più stradee incontrato svariate persone, dauna telefonata e tre mail ricevute hocapito che Silicon Valley era il postogiusto e che quello era il momentoideale per raccontare <strong>del</strong>le storie,che mi hanno poi cambiato la vita edato lo spunto per realizzare la miainiziativa. Sono i racconti di italianio, per meglio dire, di “Italiani diFrontiera”, che oltreoceano hannoseguito il loro spirito d’impresa, leloro intuizioni, dando vita a progettiimprenditoriali innovativi. Sono verie propri talenti italiani che, nella terra<strong>del</strong> sogno americano, hanno avutosuccesso, perché privi di impedimentisociali e culturali, che in Italiaavrebbero rallentato, se non impedito,la loro ribalta».Queste storie raccontate da Robertoora costituiscono Italiani di Frontierache, più che essere un sempliceblog, ha la parvenza di un sito articolato,comprensivo di conferenzemultimediali, seminari, social networke, prossimamente, un libro euna rappresentazione teatrale, chesarà sponsorizzata da Cisco Italia.«Questa mia esperienza negli Usaè stata sconvolgente» continua Roberto«perché, non solo, ha cambiatoletteralmente la mia vita, maanche il mio modo di pensare eagire, di svolgere e vedere la miaprofessione. Mi sono cimentato inun <strong>giornalismo</strong> diverso da quelloconsueto». Infatti, siamo di frontea un esperimento di <strong>giornalismo</strong> innovativo,diviso fra diario di viaggio,narrazione e tecnologie. La chiavedi volta, nonché punto di partenza,è stata la personalizzazione e passione<strong>dei</strong> contenuti. Risultato: unapresentazione multimediale, tuttaincentrata sull’esperienza personale,la storytelling dal forte impattoemotivo.40 Tabloid 4 / 2011


Colleghialla ribaltaMa non è tutto. Quello di Roberto èstato un percorso di crescita e autocoscienza.«Mi sono buttato, ho rischiato.Mi è successo il contrario diquello che avviene in uno <strong>dei</strong> film ame più cari, “Barry Lyndon”, dove lavoce fuori campo preannuncia chela scalata sociale <strong>del</strong>l’avventurierosettecentesco non proseguirà e, anzi,perderà quel che ha conquistato,perché spesso – dice il narratore – ledoti che fanno conquistare sono lestesse che impediscono di conservare.Nel mio caso, invece, la miadispersiva curiosità ed eccentricitàmi hanno aiutato, benché fosseromal viste in Italia. In California sonostate largamente premiate».• Roberto Bonzio con gli studenti<strong>del</strong>l’Ifg di Milano e, a destra,con Roberto Crea, uno <strong>dei</strong> padri<strong>del</strong>l’insulina sintetica. Nella pagina difianco l’home page <strong>del</strong> suo blog.Storie straordinariedi italiani fuori dal comuneLa capacità di mettersi in gioco esperimentare accomuna Robertoai protagonisti <strong>del</strong>le sue storie, ilcui ingegno ha trovato in Americal’humus favorevole per evolvere. Aquesto proposito, Italiani di Frontieraoffre anche uno spunto di riflessione,che permette di osservarel’Italia da una prospettiva diversa. «È fuori dubbio che gli italiani godanodi un talento e una creatività eccezionali,di quell’apertura mentale epreparazione universitaria che li hanel tempo sempre distinti. La parolachiave per spiegare il loro successoè “think out of the box”, ovvero “ragionarefuori dagli schemi”, una capacitàche, per il nostro retaggio culturale,è quasi innata. Peccato soloche, in Italia, sia spesso mortificata.In California, invece, è riconosciuta evalorizzata, benché non sia un postodove nessuno ti regala niente. Tuttavia,qui lo slancio imprenditorialee lo spirito d’iniziativa ti facilitano,ti spianano la strada, diversamentedal nostro Paese, dove vengonoconsiderati troppo eccentrici e dovevigono ancora antichi meccanismi:favoritismi, invidie, quella mentalitàsuicida <strong>del</strong> gioire <strong>del</strong>le sconfittealtrui, l’incapacità di considerare lamodernità, fino a vederla come uncorpo estraneo se non, addirittura,una minaccia. Sono tutti malcostumiai quali siamo quasi rassegnatie che non permettono di innescareil circolo virtuoso <strong>del</strong> talento. Eccoperché, quando torni da un viaggiocome quello che ho fatto io, non vienicompreso, resti quasi emarginatotra chi, al contrario tuo, non si è maischiodato dalla routine e non ha labenché minima curiosità di capire ilvalore che c’è dietro la tua iniziativa.Sei semplicemente visto come unoqualunque che è andato via sei mesiper farsi i fatti suoi».E tra le storie più particolari, raccolteda Bonzio, c’è quella di RobertoCrea, tra i padri <strong>del</strong>l’insulina sintetica,che nel ricordare il suo contributoa questa importante invenzionestorica mette in luce umanità edemozione, ma anche l’effetto dirompenteche l’informalità ha avuto sullasua creatività.È questo è solo un esempio <strong>dei</strong> tantiracconti che animano Italiani diFrontiera, a cui un largo pubblico diutenti si sta sempre più avvicinando.E lo potrà fare in maniera ancora piùdiretta, partecipando a fine agostoa un tour che si svolgerà proprio aSilicon Valley. Obiettivo: incontraredi persona, a casa loro, gli Italiani diFrontiera <strong>del</strong>la West Coast. Requisitirichiesti: avere sete di notizie ecuriosità, voglia di scoprire e incontrarepersonaggi straordinari.Tabloid 4/ 201141


Colleghialla ribaltagli scatti minimalisti di valentina al cafe’ photogalleryUna Strada maestrain mostra a BerlinoUna carriera al desk in Mondadori e Rcs come “mediano diredazione”, ora interpreta la città tedesca <strong>del</strong> ‘72 divisa dal murodi Grazia FallucchiValentina, la passione civile. Determinata,lo sguardo acuto e modi di faresolo apparentemente ruvidi che tradisconocuriosità, attenzione verso glialtri, senso <strong>del</strong>l’umorismo, coraggio<strong>del</strong>le proprie idee; e insieme il pudoredi chi ha affrontato prove personalidifficili da superare, una malattia fuoridalle regole, combattuta e vinta. Lasolita Strada, dicevano amici e colleghi.“Prendevo carta e penna e protestavoquando ne sentivo il bisogno,mettendoci sempre la firma”. E nona caso, “La solita strada” è il titolo<strong>del</strong>lo spazio che Valentina Strada hacreato su internet, il blog che oggile permette ancora di dire la sua, dicondividere riflessioni sul bisogno diuna società più civile, le indignazioniper un periodo storico che definisceda Basso Impero. Ama gli aforismidi Flaiano: “Tra trent’anni l’Italia sarànon come l’avranno fatta i governi,ma come l’avrà fatta la televisione”, ilpiù amato da Valentina. Da bambina,sull’aia <strong>del</strong> paese, alle porte di Milanogioca a piedi nudi, quasi a sentire laconcretezza <strong>del</strong>la terra, un rapportoessenziale con il mondo. Ha poco piùdi vent’anni quando risponde a unannuncio di lavoro ed entra a Panoramacome segretaria di redazionecon un contratto di sostituzione di unmese: ci resterà 12 anni e nel 1973 ègiornalista professionista nel settimanalediretto da Lamberto Sechi. I fattiseparati dalle opinioni”, il pallino neroinvece <strong>del</strong>la firma – “mai più di unastessa firma nello stesso numero <strong>del</strong>settimanale, ordinava il direttore” -èl’imprinting che non la abbandoneràper tutta la sua vita professionale.Una carriera vissuta al desk, “comeun mediano di redazione” dice Strada,che nel 1979 lascia la Mondadori:sarà a L’Occhio di Costanzo, poi alCorriere <strong>del</strong>la Sera chiamata da DiBella – “al momento <strong>del</strong> contrattogli dissi che avevo appena saputodi essere incinta e lui mi risposeche assumeva la giornalista e non lamamma”. Lascia la Rcs per un breveperiodo dal gennaio al giugno 1987,dopo avere lavorato prima al mensileInsieme e poi a Natura Oggi, quandopassa a <strong>Il</strong> Sole 24 Ore come vicecaposervizio di quello che diventeràpiù tardi il Domenicale e che alloraera il neonato supplemento culturalecurato da Lodovico Besozzi. Alla Rcstorna, prima ad Anna e poi all’Oggidi Occhipinti, diventa caporedattorea Casa Amica e infine, dal luglio2002 al marzo 2005, è caporedattorea L’Europeo. <strong>Il</strong> bianco e nero di unascrittura asciutta, di un <strong>giornalismo</strong>severo appreso sotto la guida di un• Di fianco al titolo Valentina Stradae il manifesto <strong>del</strong>la mostra dove sonoriprese due foto: l’edilizia popolaree l’Europa Center. Qui a sinistra lasede di Axel Springer Verlag, colosso<strong>del</strong>l’editoria tedesca.42 Tabloid 4 / 2011


Colleghialla ribaltamaestro come Lamberto Sechi sonoanche i colori <strong>del</strong>la passione diValentina per la fotografia, scatti chesembrano disegnati con l’inchiostrodi china, minimalisti, puliti, di una assolutae apparente lievità. Sono le 34foto esposte in questi mesi, sino al 18settembre, in una mostra alla CafèAroma Photogallery di Berlino, ricordodi un brevissimo tempo trascorsonel 1972 nella città tedesca allora divisadal muro. “36 ore a Berlino”, il titolo<strong>del</strong>la mostra. “La mia ossessione peril muro, questa brutta ferita a cieloaperto che spaccava non solo Berlinoma il mondo intero in due fazioni, chedivideva là addirittura le famiglie mache era una metafora <strong>del</strong>la mancanza• In questa pagina, in alto,la Porta di Brandeburgoe la statua di Lenin. Quisopra una bancarella inuna strada di Berlino e,a sinistra, il GlienickerBruecke vert.di dialogo e <strong>del</strong> peso <strong>del</strong>le ideologie.Così quando Sechi mi chiese se avevovoglia di andare a rappresentare ilsettimanale, invitato insieme ad altriin Germania dall’Ufficio <strong>del</strong> Turismotedesco in occasione <strong>del</strong>le Olimpiadidi Monaco, mi sembrò un regalo”.Circa quattro decenni dopo quel viaggioValentina Strada torna nella cittàche l’aveva segnata ancora prima diguardarla con i suoi occhi e di riprenderlacon una Nikon appena comprata:“dopo 40 anni eccomi a Berlino achiudere un progetto che inconsapevolmenteera tuttavia già iniziatonegli anni lontani <strong>del</strong>l’adolescenza”,perché quel muro – che nella mostranon compare quasi - è stata la spintaverso il <strong>giornalismo</strong>, la scoperta <strong>del</strong>mestiere di tutta la vita”.Berlino dove nel 1972 “sembrava diessere chiusi in una pentola a pressione,un ambiente bloccato forzatamente;oggi la valvola <strong>del</strong>la pentola èsaltata. Berlino nel 1961, l’anno di costruzione<strong>del</strong> muro: fatto di “cemento,mattoni, filo spinato e sangue, è statola molla <strong>del</strong> mio mestiere”. Valentinaguarda in televisione tutti gli speciali,le immagini <strong>dei</strong> giovani uccisi dalfuoco <strong>del</strong>la Volkspolizei. “Osservarequel che accadeva attorno al muroera diventata quasi la mia ossessione,ritagliavo gli articoli che parlavano diBerlino, la foto di Kennedy, mi identificainella sua dichiarazione “ich binein berliner” – mi sentivo berlineseanch’io - Andavo alla Deutsche Bibliothekdi Milano, leggevo tutto quelloche potevo. E quando pochi annidopo dovetti preparare una ricercasu tema libero, naturalmente scelsi ilmuro di Berlino.” Seguendo le regole<strong>del</strong> mestiere che sarebbe diventato ilsuo, Valentina Strada va a intervistarei turisti tedeschi di un campeggiolungo il Naviglio Pavese. “In bicicletta,con taccuino e matita, mi fiondai conentusiasmo giovanile -avevo 14 annitratende e roulottes per conoscerele opinioni di quelle persone su unproblema così scottante per il loroPaese. Capii, in quel momento, checosa avrei voluto fare da grande.”Da grande ha fatto la giornalista,da grande Valentina Strada è rimastaquella che era“ le curiosità sonotante e le sollecitazioni a cambiaremolte, non voglio restare al palo!”,dice ridendo. Oggi guarda con occhioattento ai giovani: “il precariatomi offende, quello che era nel ‘95 unabreccia, un fenomeno già cominciatoin sordina, è diventata l’autostrada <strong>del</strong>lavoro low cost.”<strong>Il</strong> 18 dicembre <strong>del</strong>lo scorso annoStrada scrive una lettera al Corriere,a Ferruccio de Bortoli, che la pubblicasul quotidiano. “Parlo di mia figlia perraccontare il precariato giovanile, unprecariato continuo, una emergenzasociale, il disastro <strong>dei</strong> nostri tempi“.Ancora una volta lo sdegno, la passionecivile. Testimoniata dalla solitaStrada nel suo blog, in ogni articoloequilibrata e decisa. “Io sono statafortunata, ho avuto <strong>dei</strong> grandi maestri.Dove sono oggi, i maestri?”43


Primo I numeri pianoin queste due paginela nostra realtà“fotografata” in cifrec 3 miliardi818 milioniÈ il totale degli investimenti pubblicitari netti nel periodogennaio-maggio 2011 (-2,8%),suddivisi tra:Televisione: 2.145,4 milioni (-2,3%rispetto al periodo omogeneo <strong>del</strong>l’annoprecedente);Stampa: 925,7 milioni (-5%) di cui 562milioni (-4%) sui quotidiani a pagamento,19,8 milioni (-51,3%) sui quotidiani free/paypress) e 343,6 milioni (-1,4%) sui periodici;Internet: 235 milioni (+15,6%);Radio: 181,6 milioni (-8,4%);Direct mail: 214,6 milioni (-3,6%)Affissioni: 51,2 milioni (-16,5%);Transit: 42,9 milioni (-12,1%).Cinema: 15,8 milioni (-15,1%).Out of Home Tv 4 milioni (1,7%).Cards: 2,1 milioni (-19,2%).Fonte: Nielsen Media Research. La Tv comprendeanche le rilevazioni relative ai marchi Sky, Fox e Tvdigitali.I sei giornali di provincia<strong>del</strong>la Lombardia certificati AdsTestata Diffusione Variazione*L’Eco di Bergamo 50.912 (-2.269) -4,3%<strong>Il</strong> Giornale di Brescia 45.743 (-812) -1,7%La Provincia di Como 39.436 (-2.630) -6,3%La Gazzetta di Mantova 30.888 (-1.424) -4,4%La Provincia di Cremona 21.505 (-1.050) -4,7%La Provincia Pavese 20.025 (-1.392) -6,5%166 professionisti376pubblicisti111 elencospeciale121praticantiSono le nuove iscrizioniall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<strong>del</strong>la Lombardiadal 1/1/2011al 22/08/2011.quotidiani su cartasi salva solo avvenireTestata Diffusione Ads Var %Corriere <strong>del</strong>la Sera 490.350 (-17.365) -3,4%La Repubblica 445.822 (-20.531) -4,4%Gazzetta <strong>del</strong>lo Sport 322.765 (-16.138) -4,8%La Stampa 275.045 (-18.587) -6,3%<strong>Il</strong> Sole 24 Ore 265.743 (-9.602) -3,5%Corriere Sport 184.467 (-21.668) -10,5%<strong>Il</strong> Messaggero 191.803 (-7.385) -3,7%<strong>Il</strong> Giornale 176.698 (-7.873) -4,2%Resto <strong>del</strong> Carlino 144.597 (-7.471) -4,9%La Nazione 115.166 (-7.224) -5,9%Avvenire 107.285 (+642) +0,6%Libero 107.066 (-3.075) -2,8%Tuttosport 97.337 (-5.506) -5,4%Italia Oggi 86.441 (-1.562) -1,8%<strong>Il</strong> Gazzettino 79.769 (-2.483) -3,0%<strong>Il</strong> Fatto Quotidiano 76.869 //<strong>Il</strong> Secolo XIX 75.307 (-12.918) -14,6%<strong>Il</strong> Tirreno 75.680 (-3.640) -4,6%<strong>Il</strong> Mattino 73.437 (-1.715) -2,3%Giornale di Sicilia 62.503 (-3.073) -4,7%Fonte: Ads (Accertamento diffusione stampa) media mese aprile 2011.*Variazione percentuale rispetto alla media diffusionale <strong>del</strong>lo stessomese <strong>del</strong>l’anno precedente (aprile 2010).Fonte: Ads, media diffusionale aprile 2011. * Variazione rispettoallo stesso mese <strong>del</strong>l’anno precedente (aprile 2010).44 Tabloid 4 / 2011


*I numerii QUOTIDIANI ONLINETestata Utenti unici Pagine viste TempoLa Repubblica 1.707.388 14.119 6:08Corriere <strong>del</strong>la Sera 1.366.966 11.412 5:53Gazzetta Sport 595.158 3.471 3:42La Stampa 451.863 3.343 4:54<strong>Il</strong> Fatto Quotidiano 335.588 1.936 5.19<strong>Il</strong> Sole 24 Ore 331.051 1.654 3:45Corriere <strong>del</strong>lo Sport 292.143 1.925 3:41Tuttosport 259.875 1.644 3:59Quotidiano.Net 234.833 879 2:09<strong>Il</strong> Giornale 190.815 915 5:04Quotidiani Espresso 158.156 758 2:47L’Unità 129.801 625 2:07<strong>Il</strong> Messaggero 114.640 482 5:25Leggo 83.916 594 3,27Quotidiano Libero 83.479 288 3:08<strong>Il</strong> Mattino 74.556 569 6:02Gazzettino 61.588 692 5:59Unione Sarda 48.271 501 4:42Gazzetta <strong>del</strong> Mezz. 30.792 105 2:44<strong>Il</strong> Tempo 32.385 69 1:53La Sicilia 24.674 102 3:47<strong>Il</strong> Giornale di Sicilia 24.409 98 2:47Wall Street Italia 23.375 102 3:43Corriere Adriatico 22.190 137 3:33<strong>Il</strong> Foglio 20.129 56 2:39Fonte: Audiweb media giornaliera giugno 2011 su dati Nielsen.<strong>Il</strong> numero di pagine è espresso in migliaia (000)<strong>Il</strong> tempo è espresso in minuti e secondi per utentei siti di newsTestata Utenti unici Pagine viste TempoAffaritaliani* 485.000 179 2,50Dagospia 79.408 709 6,44Varesenews* 48.500 330 6.52Lettera 43 40.311 176 2,58<strong>Il</strong> Post 24.960 123 3,08Cremonaonline 9.529 19 1,05Fonte Nielsen. Media giornaliera giugno 2011 *Dati forniti dalle aziende.Affaritaliani viene conteggiato nel portale Libero.portali & motoriAzienda Utenti unici Pagine visteMicrosoft* 4.444.754 43.449Libero 3.216.221 76.145Virgilio (Telecom It.) 2.976.656 39.492Yahoo 2.423.547 32.418Rcs Pubblicità 2.156.486 18.501ManzoniAdv 2.066.589 17.735Tiscali Adv 1.988.466 21.790Kataweb N 1.964.942 17.000Rcs MediaGroup 1.810.675 16.346Banzai Adv 1.684.459 13.008Mediamond (Fastweb) 1.756.246 17.863Mediaset 1.196.290 12.022<strong>Il</strong>meteo 940.003 5.428Leonardo 934.435 5.878Sole 24OreWebSystem 876.948 5.997Tiscali 662.571 12.724WebAds 644.571 12.724Publikompass 623.349 4.224MyAds 614.510 3.958AlterVista 575.430 4.593TuttoMercatoWeb 359.962 4.408Sport Network 539.240 4.035SeatPgGialle 538.660 3.148TgAdv Network 478.751 2.024Subito.it 473.604 11.332Italianews il sole 24 ore 426.202 2.353Ansa 424.219 2.644Rai 353.293 2.451Caltagione Editore 342.139 2.510Spil Games 318.040 6.370Mondadori 277.253 1.718Edizioni Master 268.010 1.295Liquida 260.009 623Soldiprivati.com 220.040 2.885Tuttogratis 158.983 515Fonte: Audiweb media giornaliera giugno 2011Google (il maggiore motore di ricerca) non vienecertificato da Audiweb. *Contiene anche il servizioMessenger, Windows e il motore di ricerca Bing.Tabloid 4 / 201145


Testimonianzee ricordiFormo’ una generazione di cronisti, il ricordo di una sua allieva sul Corriere <strong>del</strong>la SeraLamberto Sechiil <strong>giornalismo</strong> <strong>dei</strong> fattiStorico direttore di Panorama negli anni Settanta, sul mo<strong>del</strong>lo di Time, NewsweK eDer Spiegel. Diresse poi L’Europeo a La Nuova Venezia con lo stesso impegnoGiornalista e maestro di giornalisti, LambertoSechi, direttore storico <strong>del</strong> «Panorama»nei turbolenti anni Settanta se ne è andato,a 89 anni, nell’ospedale <strong>del</strong>la sua Venezia,città di adozione e molto amata. Parmigianodi origine sarda, <strong>del</strong>la generazione degliemiliani di vaglia <strong>dei</strong> Biagi e <strong>dei</strong> Fellini, scelseil <strong>giornalismo</strong> dopo una lunga passione perla critica cinematografica, divenne direttore<strong>del</strong>la «Settimana Incom», di «Arianna» e di «Oggi», finchénel 1965 fu chiamato da Arnoldo Mondadori perrilanciare un mensile <strong>del</strong>la casa, «Panorama». Lo rivoltòcome un calzino e su mo<strong>del</strong>lo di «Time», «Newsweek»,«Der Spiegel» ne fece un settimanale di notizieche cambiò faccia all’informazione un po’ ingessata<strong>del</strong> periodo, attento agli scandali di un’Italia sofferenteche si preparava a vivere gli Anni di piombo e poila lunga agonia <strong>del</strong> <strong>del</strong>itto Moro, ma anche capace discrutare come un rabdomante i costumi di una societàin trasformazione, ansioso di capire un momentoprima degli altri cosa ci fosse dietro l’angolo. E difattiproprio alla vigilia <strong>del</strong>l’addio a «Panorama» nel 1979Sechi capì che si sarebbe svoltati ancora una voltadai bui anni Settanta verso i più disimpegnati Ottantae anticipò il cambio di passo con una copertina dicostume, che annunciava il Riflusso, firmata da LucaGrandori. Leggendari gli slogan su cui Sechi imperniòla sua direzione, «I fatti separati dalle opinioni», «Ioho molti amici ma Panorama non ha amici», frasi chepossono far sorridere ma che se messe in pratica conla inestinguibile caparbietà di cui Sechi era capace,erano destinate a creare subito un effetto di spaesamentonon solo nel <strong>giornalismo</strong> ma anche fra i politici<strong>del</strong> tempo abituati a ben altri ossequi. Leggendario,ma mai narcisista, anche nella gestione quotidiana<strong>del</strong>la redazione: famose la matita rossa e blu con cuicorreggeva i pezzi, la facilità con cui faceva riscriveredue, tre volte un articolo anche a chi, altrove, magariera stato direttore, il disprezzo con cui liquidava prose«piene di aggettivi inutili», la mistica <strong>del</strong> pallino nero- e il supplizio <strong>del</strong>la non-firma - che imponeva ai piùgiovani, i precari che venivano chiamati «tremesisti» eche raccoglieva nelle prime scuole di <strong>giornalismo</strong>: ebbenesì, lo sono stata anch’io un’avventiziaa quella scuola eccezionale e mi perdoni ildirettore se per una volta uso il pronomeio, che lui avrebbe segnato come erroreblu. Per tutti questi vezzi, il padre padroneappassionato e castigamatti veniva danoi chiamato con affettuosa superficialità«il maestrino», e invece proprio quellasua acribia si rivelò la carta vincente chefece di lui un grande maestro, forse uno degli ultimi.Lamberto Sechi sceglieva la sua squadra secondo unmix ben calibrato di «giovani» e «vecchi», un gruppodi cinquantenni colti e preparati che dovevano teneresalda la barra in redazione e il morso sul collo alla masnadadi ventenni, e per questo aveva voluto con sél’amico francesista Gianluigi Rosa, per tutti il professore,il giornalista-poeta Raffaello Baldini, lo scrittoreGaetano Tumiati, vice-direttore alter ego: una squadradi professionisti che Sechi, con sofisticata operazioneintellettual-mediatica aveva chiamato al desk, e chevolentieri si faceva trascinare da lui ad allevare quelteam di giovani alla mistica monacale <strong>del</strong> rigore e<strong>del</strong>l’impegno, in un’Italia di non molti anni fa che sembralontana anni luce. In mezzo un gruppo di inchiestistiben equipaggiati e un gruppetto di collaboratoriper Italia2 (tutto ciò che non succedeva fuori da Milanoe Roma): Antonio Calabrò e Cesare Martinetti, perfare due nomi. Tutti destinati a diventare perlopiù inaltri giornali brillanti firme forse per contrappasso (peresempio Filippo Ceccarelli, Barbara Palombelli, ClaudioSabelli Fioretti, Chiara Beria di Argentine, ChiaraValentini, Marcella Andreoli, Romano Cantore, GuidoQuaranta, Giampiero Mughini) e direttori, da ClaudioRinaldi a Carlo Rognoni, da Giulio Anselmi a Paolo Panerai,da Carlo Rossella a Myriam De Cesco a RacheleEnriquez. Fece molto altro Sechi dopo «Panorama»,rilanciò «l’Europeo» e diresse «La Nuova Venezia» conlo stesso impegno ma con maglie meno strette e unrigore più indulgente, adeguato ai tempi. Ma sempre,come dice anche Giulio Anselmi, seguendo la sua cifraidentitaria principale, quasi una idea-forza, che èstata quella di essere e di restare, prima di tutto, ungiornalista.Maria Luisa Agnese•L’articolo di Maria Luisa Agnese è stato pubblicato dal Corriere <strong>del</strong>la Sera il 21 giugno 2011 e qui ripreso da New Tabloid con l’autorizzazione <strong>del</strong>l’autrice e <strong>del</strong>la testata46 Tabloid 4 / 2011

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