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San Severo non dimentica - i fontanari torremaggioresi

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Nell'autunno del 1949 e agli inizi del '50 in ogni parte d'Italia si effettuaronooccupazioni di terre incolte. Come si poteva sfamare una famiglia con un fabbisognomensile di 60.000 lire quando il salario medio si aggirava appena sulle 20.000 per ibraccianti e 30.000 per gli operai? La durezza di Sceiba veniva contestata dalla stessadestra economica, che, tramite II Corriere della Sera, <strong>non</strong> poche volte ne chiese ladestituzione. Del resto le proposte di riforma agraria avanzate in quegli anni eranoquanto meno ambigue, perché in sostanza tendevano tutte a tenere in piedi ancora unavolta il latifondo invece di favorire la piccola proprietà contadina. Non a caso anchenella maggioranza di governo si erano create delle fratture: il gruppo della sinistrademocristiana (formata dai dossettiani La Pira, Fanfani, Lazzati, Moro, Zaccagnini enaturalmente Giuseppe Dossetti) reclamava, per esempio, una maggiore attenzione almondo del lavoro. Durante il Congresso della CGIL (4-9 ottobre 1949) fu proposto il"Piano del lavoro" , che, dal nome dei due massimi dirigenti di quel sindacato, saràpoi noto come "Piano Di Vittorio-Foa". In realtà la riforma fondiaria che seguì nel1950 in tre riprese (il 12 maggio con la "Legge Sila" per la Calabria, estesa poi allaPuglia, Basilicata, Fucino, Maremma e Delta padano; il 10 agosto con l'istituzionedella Cassa per il Mezzogiorno; il 6 ottobre con la "legge stralcio", in forza dellaquale venivano espropriati 760.000 ettari e assegnati poi a 113.000 contadini)confermò i dubbi, tant'è che molte di quelle quote di terra concesse ai contadini (6ettari <strong>non</strong> potevano bastare a nuclei familiari di 6-7 persone) furono poi rivendute,perché ciascuno andò a trovare, emigrando, una migliore fortuna nelle industrie delNord Italia o all'estero.Nel frattempo, fra queste incertezze politiche e sociali, si susseguivano i fatti disangue contro braccianti e operai (già verificatisi, del resto, il 7 marzo 1947 aMessina), come il 30 ottobre 1949 a Melissa (Catanzaro) con due morti, il 29novembre 1949 a Torremaggiore con due morti, il 14 dicembre dello stesso anno aMontescaglioso (Matera) con un morto e il 9 gennaio 1950 a Modena con sei morti ecinquanta feriti.

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