e basta. Prendono il lavoratore che cade, mettiamo che si è rotto unagamba, l’hanno portato a casa, ha fatto la doccia, con la gamba rotta,ha cambiato i vestiti e poi è andato al pronto soccorso dicendo che ècaduto a casa o è caduto dal motorino. Perché tante ditte sapendo checomunque succede il primo infortunio, il secondo infortunio, il terzo infortuniocomunque vengono messi sotto controllo, sotto pressione dagliorgani competenti. E la maggior parte sono stranieri quelli che vengonocostretti a dichiarare il falso. Perché quel ragazzo dice, si presenta e midice -Guarda io non capisco, mi hanno fatto malattia ma io ho la gambarotta-. Come conseguenza della gamba rotta io ho visto il ragazzo chedopo non è riuscito a camminare più.E lui chiedeva, voleva dichiarare la malattia come infortunio, non si puòperché tu hai firmato, hai dimostrato che tu sei caduto a casa, non sei cadutoal lavoro. E poi anche dopo la malattia, appena diciamo vedono cheil lavoratore cerca di recuperare le cose lo licenziano, perché la malattia,il contratto collettivo nazionale, la ditta non può licenziarti finché tu seimalato...dipende da quanto hai lavorato, sei lavorato un anno sono seimesi e così via. Se uno è in malattia per 12 mesi e poi prolunga anche lamalattia, non può, perché comunque dopo 12 mesi la legge dà il dirittodi licenziare. E così via” (int. 4).Secondo i dati della Fillea Cgil 15 , nel <strong>2006</strong> nel settore delle costruzioniin Italia ci sono stati 258 vittime di infortuni mortali eduno su sei era un lavoratore immigrato. Si noti come questo datopotrebbe essere in difetto, perché non tutti gli infortuni vengonodenunciati, soprattutto quando avvengono in condizioni di lavoroirregolari. Il <strong>2006</strong> è stato un anno nero per quanto riguarda gliinfortuni sul lavoro in questo settore: nel 2005 le morti biancheerano state 191, nel 2004 231 e nel 2003 215. L’aumento sia deilavoratori stranieri assunti in questo settore sia degli infortunigrave è preoccupante, nella misura in cui i lavoratori stranieri, solitamentemeno retribuiti e inquadrati a livelli inferiori, si trovanopiù esposti a questo rischio. L’incidenza degli incidenti mortali trai lavoratori stranieri di questo settore, infatti, tra il 2005 e il <strong>2006</strong>15www.cgil.it52
è aumentata del 16%. La distribuzione geografica degli incidentimostra come sia soprattutto il Nord ad esserne coinvolto: è laLombardia a registrare il maggior numero di casi.Per quanto riguarda poi l’incidenza degli infortuni sul lavoro tra i<strong>Rumeni</strong> occupati nel settore delle costruzioni, un recente rapportopubblicato dall’Inail evidenzia come nel <strong>2006</strong> 30 cittadini rumenisiano morti sul lavoro. Nel 2005 erano stati in 29 a perdere la vitae nel 2005 35. Più di 11.000 <strong>Rumeni</strong>, poi, solo nel <strong>2006</strong> sono staticoinvolti in infortuni denunciati all’Inail: con il 21,3% la Romania ècapofila nella lista delle nazionalità dei lavoratori morti sul lavoroe con il 9.7% è terza per quanto riguarda gli infortuni non mortali,preceduta da Marocco e Albania. Se ci si concentra sul datorelativo ai soli infortuni denunciati nel settore delle costruzioni,ci si accorge che se ai Marocchini capitano più frequentementeinfortuni che ai lavoratori rumeni, ma questi ultimi sono piùspesso coinvolti in incidenti mortali. L’Inail ipotizza che, per leloro presunte competenze tecniche sia probabile che ai lavoratorirumeni vengano affidati compiti più complessi e, di conseguenza,pericolosi (Inail, 2007). Anche senza contare tutti gli incidenti nondenunciati per paura o perché l’infortunato lavora in nero 30 cittadinirumeni nel <strong>2006</strong> hanno perso la vita in un Paese dove si eranorecati per lavorare: si tratta di un dato che preoccupa, perchépotrebbe essere più alto e perché è direttamente proporzionaleall’incidenza del lavoro nero. Se la presenza dei lavoratori rumeninel settore della costruzioni è importante, allora, la riflessionesulle loro condizioni lavorative non può e non deve fermarsi allaconstatazione che essi sono presumibilmente meglio inseriti neltessuto lavorativo e sociale delle loro connazionali. Questo perchédata l’elevata incidenza delle morti bianche e le caratteristiche intrinsechedi questo settore, oltre che alla presenza relativamenteimportante del lavoro nero nei cantieri italiani, questi lavoratorisono particolarmente esposti a dei rischi, tra cui il più grave èquello degli infortuni sul lavoro, specie quelli che non vengonodenunciati o che avvengono in condizioni lavorative irregolari. Edè importante che la riflessione sull’immigrazione rumena nontralasci queste questioni, perché il dibattito e la denuncia pubblica53
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