sul posto di lavoro partecipavo a dei concorsi per andare più su. Quiquattro anni ho fatto il responsabile di produzione, tre anni fa mi èstata affidata questo laboratorio, un laboratorio metallografico dovefaccio esami sulle saldature. L’azienda siccome è cresciuta molto,è esigente in qualità e in mercato, avevano proprio bisogno dellafigura tecnica che faceva queste analisi di laboratorio e mi hannoproposto questo, e ho accettato al volo. Anche perché sinceramenteero un po’ stanca, perché non avevo orari, dalle 7 del mattino finoalle 9 di sera ero sempre in azienda. E adesso diciamo che faccioesattamente quello per cui ho studiato, ma mi rimane del tempoche dedico all’associazione, alla comunità romena [...].Il percorsonon è facile, io sono stata fortunata perché ho avuto un marito, unfamiglia bergamasca, non ho avuto problemi di inserimento, non homai sentito cose di razzismo o cose del genere, forse anche perchéessendo moglie di un italiano bergamasco forse è stato un bigliettoda visita. Sicuramente mi ha aiutato questo, ma so di persone checonosco che non hanno avuto la mia fortuna ma sono altrettantoinserite, forse hanno anche attività in proprio, sono riusciti ad integrarsidiscretamente” (int. 3).Le storie di queste donne raccontano una faccia dell’immigrazionerumena in Italia e, nello specifico, in provincia di <strong>Bergamo</strong> di cuisi parla poco e che gode di scarsa visibilità. E lo stereotipo delladonna rumena colf o assistente familiare finisce per totalizzarel’insieme delle esperienze lavorative, spesso rilevanti, di questedonne nel nostro Paese. Allo stesso modo, lo stereotipo che caratterizzale esperienze maschili finisce per nascondere una realtàche, purtroppo, a volte è meno positiva di quanto si vorrebbecredere. Se apparentemente sono gli uomini, operai o muratori,ad essere meglio inseriti delle loro mogli, figlie, sorelle nel mondodel lavoro e, quindi, nella società più in generale, spesso illoro inserimento lavorativo nasconde, però, fenomeni di lavoronero, sovraesposizione agli infortuni sul lavoro e di disonestà daparte dei loro datori di lavoro italiani. Un relativamente alto tassodi occupazione tra gli uomini rumeni, infatti, potrebbe indicare,infatti, che questi lavoratori sono caratterizzati da una maggiore44
precarietà e flessibilità e che sono disposto a adattarsi a qualsiasitipo di lavoro, anche poco qualificato. Questi fenomeni riguardano,in particolar modo, il settore edile, dove la manodopera rumenaè particolarmente numerosa. La storia di questo ragazzo, che almomento dell’intervista lavorava in un grosso cantiere a <strong>Bergamo</strong>,è particolarmente esemplificativa. Si trova in Italia da 8 anni,in Romania ha interrotto l’università, dove studiava informaticae contabilità, ed ha deciso di venire in Italia per caso, dopo unlitigio con i propri genitori, che avevano alcune attività in proprioin Romania.Come mai sei venuto in Italia?“Ho litigato con loro [i genitori]. Dovevo non venire, dovevo stare coni miei”.Quindi hai litigato con loro e hai deciso di partire?“Ma proprio in 3 giorni”.E dove sei andato?“Prima sono stato a Roma. Madonna che fame che ho fatto, madonnamia”.Lavoravi a Roma?“Lavoravo ma...pagavano pochissimo, ma proprio poco, pochissimo.Un brutto periodo, mangiavo solo patate, non scorreva più il sangue”.Ma sei andato a Roma perché conoscevi qualcuno?“Sì, avevo un amico e siamo stati insieme. Stavo da lui, in quel periodolà. Dopo dovevo tornare in Romania e ho avuto un altro amicoche si è stabilito qua e sono rimasto”.E il lavoro a Roma come l’avevi trovato?“Il lavoro a Roma in quei tempi là...avevo uno zainetto con i vestiti peril lavoro e andavi davanti a un posto e ti prendevano. Perché neanchesapevo l’italiano, non sapevo niente. Mi hanno imparato a dire solo disì. Ogni cosa sì. E così ho cominciato a lavorare?”.Ma tutti i giorni riuscivi a trovare lavoro?“Un giorno sì, un giorno no, due giorni sì, 3 giorni dopo, avevano i piccolilavori da fare, negli appartamenti, dove era la polvere, dove era illavoro più brutto venivano a chiamare. Prendeva uno e andava”.45
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uno del 6,3 nel 2004. Il tasso di d
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procedura semplificata attraverso l
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