Rumeni a Bergamo - Rapporto Immigrazione 2006

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09.07.2015 Views

Questa stessa persona mette in luce come l’ingresso della Romaniain Unione Europea possa d’altro canto, proprio grazie allasemplicità della procedura di assunzione, rappresentare unachance per molte donne per uscire dal lavoro di cura e cercaredi arrivare a posizioni lavorative maggiormente vantaggiose, siadal punto di vista remunerativo che delle condizioni di lavoro. Perquesto, probabilmente, la presenza delle donne rumene in questosettore è in lieve diminuzione.“Per me è stazionaria come situazione, non ha subito grandi cambiamenti.Succede, ti dico per quello che so io, che una volta la regolarizzazionedella posizione la gente sta cercando di meglio, ioconosco donne che prima facevano le badanti e che adesso lavoranoin fabbrica. Uno stipendio, a libri, con tutto quanto, che permette dipagare il mutuo e tutto quanto. Perché fare le badanti comunque,non hai uno stipendio, è molto faticoso e non hai un’entrata che tipermette di fare qualcosa per te. Cosa fai? Metti i soldi da parti eli mandi al paese e qui fai una fatica...per me è stazionario o forsesta diminuendo, molte donne che conosco io hanno lasciato questolavoro per qualcosa di meglio. E qualcosa di meglio è un lavoro cheti permette di avere una condizione economica migliore, anche perchédopo ti fai una casa, ti compri una macchina, cominci ad essereindipendente, mentre il lavoro da badante ti costringe molto a starein casa e accettare, condividere la casa con qualcuno, va beh ti dannovitto e alloggio, ma è dura” (int. 1).L’immagine della donna che lavora come assistente familiare ocolf a ore non esaurisce l’insieme delle esperienze, lavorative enon, delle donne rumene nel nostro Paese. La riflessione sul lavorodi cura risulta cruciale sia per comprendere le dinamiche diquesto settore così particolare del mercato del lavoro, ma anchedel welfare italiano, sia per sottolineare il sacrificio di queste donne,le enormi difficoltà che incontrano tutti i giorni e il sostegnoche portano alle loro famiglie, oltre che a quelle delle persone cheassistono. Eppure, il discorso sull’immigrazione rumena al femminilenon deve esaurirsi in questa riflessione, perché rischia di38

sminuire la ricchezza di queste esperienze migratorie e di stereotipizzarle.Per questo motivo, di seguito riportiamo l’esperienzadi alcune donne che sono state intervistate per questa ricerca eche sono riuscite a raggiungere posizioni lavorative importanti,specie in un mercato del lavoro come quello italiano, in cui essereuna donna, ancora prima che straniera, è già abbastanza difficile.Si tratta delle loro storie di vita, ognuna con la sua peculiarità ese non si possono generalizzare, dare loro voce è importante perevidenziare come l’esperienza lavorativa delle donne rumene inItalia e a Bergamo sia densa e significativa e non debba essere innessun modo ridotta e categorizzata. La prima donna è laureatain elettronica nel suo Paese e ora lavora nell’ufficio commercialedi un azienda; la seconda si è laureata in Italia e lavora nell’ufficiorelazioni con la clientela delle Cliniche Gavazzeni; la terza è uningegnere ed è responsabile di un laboratorio presso l’azienda incui lavora.“Io ho studiato, mi sono laureata in ingegneria elettronica e appenapresa la laurea, dopo un anno, sono venuta qui. Praticamente sonoarrivata per fare 1 corso di specializzazione alla Magrini, nel ’92,perché mia madre era già qua e aveva parlato con una persona epurtroppo ora che ho ottenuto il visto sono passati 6 mesi, perché...poi quando sono arrivata è cominciata la crisi e Magrini è andata infallimento, quindi non si è fatto più niente e ho deciso di fermarmiqua per sei mesi, per quanti avevo il visto, ho lavorato come babysitter,poi dopo ho conosciuto mio marito e dopo ci siamo sposati evia...[...] Io ero ospite qua da una famiglia, lui era amico di questafamiglia, una coppia giovane, e l’ha invitato.ed è andata così. Anchese avevo detto io non mi sposo fino a 30 anni, perché appena ho finitoil liceo ho avuto il posto di lavoro già assicurato, perché i primisette che finivano con la media più alta della maturità, il liceo tiassicurava anche il posto di lavoro. Per cui sono andata a lavorarepresso l’Enel, il Ministero dell’Energia, perché il mio liceo era specificoenergetico, sono andata a lavorare presso il ministero, era unbellissimo lavoro, stipendio più alto di tutta la Romania, per cui nonè che pensavo di venire in Italia e fermarmi, io stavo bene, avevo39

Questa stessa persona mette in luce come l’ingresso della Romaniain Unione Europea possa d’altro canto, proprio grazie allasemplicità della procedura di assunzione, rappresentare unachance per molte donne per uscire dal lavoro di cura e cercaredi arrivare a posizioni lavorative maggiormente vantaggiose, siadal punto di vista remunerativo che delle condizioni di lavoro. Perquesto, probabilmente, la presenza delle donne rumene in questosettore è in lieve diminuzione.“Per me è stazionaria come situazione, non ha subito grandi cambiamenti.Succede, ti dico per quello che so io, che una volta la regolarizzazionedella posizione la gente sta cercando di meglio, ioconosco donne che prima facevano le badanti e che adesso lavoranoin fabbrica. Uno stipendio, a libri, con tutto quanto, che permette dipagare il mutuo e tutto quanto. Perché fare le badanti comunque,non hai uno stipendio, è molto faticoso e non hai un’entrata che tipermette di fare qualcosa per te. Cosa fai? Metti i soldi da parti eli mandi al paese e qui fai una fatica...per me è stazionario o forsesta diminuendo, molte donne che conosco io hanno lasciato questolavoro per qualcosa di meglio. E qualcosa di meglio è un lavoro cheti permette di avere una condizione economica migliore, anche perchédopo ti fai una casa, ti compri una macchina, cominci ad essereindipendente, mentre il lavoro da badante ti costringe molto a starein casa e accettare, condividere la casa con qualcuno, va beh ti dannovitto e alloggio, ma è dura” (int. 1).L’immagine della donna che lavora come assistente familiare ocolf a ore non esaurisce l’insieme delle esperienze, lavorative enon, delle donne rumene nel nostro Paese. La riflessione sul lavorodi cura risulta cruciale sia per comprendere le dinamiche diquesto settore così particolare del mercato del lavoro, ma anchedel welfare italiano, sia per sottolineare il sacrificio di queste donne,le enormi difficoltà che incontrano tutti i giorni e il sostegnoche portano alle loro famiglie, oltre che a quelle delle persone cheassistono. Eppure, il discorso sull’immigrazione rumena al femminilenon deve esaurirsi in questa riflessione, perché rischia di38

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