Alcuni lo fanno davvero, altri sognano soltanto e non sanno quelloche succederà perché nella vita, si sa, non sai mai quello chesuccederà.“Qui in Italia ho imparato che non si fanno mai progetti. Va beh, li faima non metti tutto il cuore, perché la vita è così come è e tante voltesi cambia e devi proprio fare progetti passo per passo, solo quello cheti succede e non quello che sogni di fare, è diverso. Ma in Romanianon sapevo questo, pensavo che lo faccio ma non è così” (int. 6a).Colf, assistenti familiari e muratori:le attivita’ lavorative dei migranti rumeniI dati delle varie ricerche e quelli di volta in volta citati dai variarticoli sui giornali evidenziano come, tra i migranti rumeni, spessogli uomini lavorino nel settore dell’edilizia e le donne, invece,siano occupate nel lavoro di cura. Gli uomini, dunque, sembranoinseriti in modo più o meno stabile nel mercato del lavoro, mentrela posizione delle donne, casalinghe o lavoratrici che siano, apparepiù precaria e maggiormente isolata, rispetto alla comunitàlocale nella quale i migranti si inseriscono. La difficoltà nel farriconoscere i propri titoli di studio, tra l’altro, affligge significativamentele loro possibilità di impiego e di mobilità lavorativeascendenti.“Ci troviamo comunque in un Paese che ci ha adottato, c’è chi è riuscitoad inserirsi senza grossi problemi oppure il percorso è piùdifficile. Vedo che in particolar modo le donne hanno più difficoltà,anche perché tante donne sono qua a lavorare per qualche anno,magari hanno lasciato la famiglia di là, bambini o cose del genere.L’uomo è un po’ più...un po’ meno traumatico l’inserimento, perchéuna volta che ha raggiunto il posto di lavoro in fabbrica o sul cantiere,poi si fa gli amici, è diverso. Le donne è diverso, soffrono un po’ dipiù” (int. 3).In precedenza è già emersa la fragilità e la complessità della34
situazione delle donne rumene impiegate nel lavoro di cura, perle caratteristiche stesse dell’attività lavorativa che svolgono, chele impegna pesantemente sia a livello fisico che emotivo e chelascia loro poco spazio per la vita privata. Questa situazione, el’isolamento che comporta, è ancora più grave per quelle donneche sono arrivate in Italia sole o che vivono presso l’abitazionedella persona che assistono. Esistono, infatti, delle differenzetra la situazione di queste donne e quella di chi, invece, ha lapropria famiglia presente sul territorio o tra la situazione di chiappena arrivato e quella di chi si è stabilito nel nostro Paese giàda un po’.“Di solito chi lavora a ore è già un po’ di anni che è qua in Italia,quindi ha già messo da parte un gruzzoletto che gli permette ditrovare un monolocale, un bilocale, una sistemazione. Quindi si dàda fare, cerca un lavoro a ore, magari anche più di uno a settimana,magari uno nella mattinata e uno nel pomeriggio però hanno unaloro casa, quindi comunque può darsi che ci sia qua il marito e checi siano figli. Quindi non sono disposte a fare una convivenza, ancheperché una convivenza non è comunque facile. Rimani legata7 giorni su 7. Perché da contratto hanno diritto alla domenica e aun pomeriggio libero a settimana, quindi avrebbero diritto a farefuori una notte, ma se questa persona non ha una sistemazionedorme lì anche il sabato notte. Poi a maggior ragione magari gli sichiede di fare gli straordinari domenicali e il più delle volte questepersone accettano di farlo, anche perché sono qua per guadagnare”(int. 1).Il recente ingresso di questo Paese nell’Unione Europea potrebberafforzare la presenza delle donne rumene sul mercato dellavoro di cura, anche grazie alla facilità con cui la loro posizionelavorativa può essere messa in regola, come evidenza una personache lavora in uno sportello dedicato al collocamento di colfe assistenti familiari e al disbrigo delle pratiche relative alla loroassunzione.“Il mercato con l’Est europeo è aumentato tantissimo, soprattutto35
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