minile della Caritas, i cui operatori hanno sottolineato come ledonne rumene che ospitano abbiano tutte questo tipo di problemi.Si tratta, certo, di una situazione temporanea, ma che è passibiledi risolversi a condizione di trovare una nuova occupazione dellostesso tipo.Ancora, è importante non considerare il ricongiungimento familiarecome un processo a-problematico. Nonostante la vicinanzadella lingua e della cultura rumena alla lingua e alla cultura renda,forse, meno difficile l’inserimento in Italia, non bisogna dimenticareche il ricongiungersi della famiglia in un Paese straniero,in una società nuova, diversa da quella di partenza, non è, comesi vorrebbe, un passaggio lineare e l’esito e la stabilizzazione diun processo, quello migratorio. Lungi dal segnare la conclusionedi qualcosa, i ricongiungimenti familiari sono processi delicati espesso complicati, sia dal punto di vista dei rapporti di coppia chedi quelli tra genitori e figli. Le testimonianze degli intervistati mostranocome l’arrivo in Italia, anche per chi aveva già parte dellafamiglia nel nostro Paese, non è sempre così facile. In particolareè forte il pericolo dell’isolamento delle donne all’interno dei nucleifamiliari ricongiunti.“Sinceramente all’inizio i primi due mesi sono stato a casa perchéora che hanno organizzato con i documenti per iscrivermi a scuola,insomma ero solo io e mio fratello e basta, i primi due mesi è statoun po’ bruttino, anche perché non conoscevo nessuno, quindi starein casa, guardare la tv, non era il massimo. Poi una volta iniziato lascuola è stato diverso, ho conosciuto i miei compagni, le mie compagnequindi...[...] è stato difficile all’inizio perché mi parlavano erispondevo sempre sì sì sì. Quello lo fanno un po’ tutti” (int. 6b).Nelle risposte degli intervistati alla domanda circa quali sianostati maggiori problemi incontrati durante la loro permanenza inItalia sono due quelli ricorrenti: i problemi burocratici e i problemidi lavoro, specie circa l’ammontare dello stipendio e la regolarizzazionedella propria posizione lavorativa. In merito al primopunto si potrebbe obiettare che a seguito dell’ingresso della Ro-28
mania in Unione Europea i problemi amministrativi e burocraticisi siano ampiamente ridotti e da un certo punto di vista è propriocosì. Sono, infatti, i problemi passati che quelli che animano iracconti degli intervistati: le code in questura, i documenti chemancano sempre, i permessi di soggiorno da rinnovare sempre.Eppure nei racconti di qualcuno sono proprio i problemi legatialle nuove procedure amministrative a seguito dell’ingresso dellaRomania a destare la maggiore preoccupazione. I cambiamentilegati al fatto che i cittadini rumeni presenti nel nostro Paese nonsono più “extra-comunitari”, ma, appunto comunitari se, in teoria,dovrebbero semplificare molto le pratiche amministrative legateal regolare soggiorno in Italia, in pratica, specie nei primi tempi,le hanno complicate. Questo perché l’amministrazione pubblica,spesso, non ha saputo adattarsi in tempo al nuovo statuto acquisitodai <strong>Rumeni</strong>. Basti pensare alle conseguenze sull’assistenzasanitaria: da un giorno all’altro i <strong>Rumeni</strong> hanno avuto bisognodi essere in possesso della loro tessera sanitaria rumena validaper l’estero per poter usufruire dell’assistenza sanitaria italianasenza doversi accollare tutti gli onorari. E procurarsela, per chiè in Italia con tutta la sua famiglia da molti anni, può non esserecosì automatico. Ma, sopratutto non è stato facile avere accessoalle informazioni, sapere cosa si doveva fare, e non solo per icittadini rumeni soggiornanti nel nostro Paese, ma anche per leistituzioni e i servizi preposti a fornirgliele. Perché se un ufficionon rinnova più, anzi ritira, i permessi di soggiorno ai <strong>Rumeni</strong> invirtù del loro nuovo statuto di cittadini comunitari, altri continuanoa chiederglieli per sbrigare altre pratiche. E in questa situazionesentirsi spaesati è facile. Così, nessuno degli intervistati ha maidichiarato di vedere nell’immediato i vantaggi dell’ingresso dellaRomania in Unione Europea, almeno rimanendo in Italia, anche setutti hanno, invece, sottolineato come questo ingresso rappresentiuna grossa opportunità per il loro Paese.Un’altra fonte di lamentele per gli intervistati è il lavoro o, meglio,le condizioni lavorative che sono costretti a subire. Questoemerge dai racconti delle carriere lavorative che hanno intrapresein Italia: situazioni lavorative passate e presenti più o meno29
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