e tutti quelli che, invece, sono arrivati nel nostro Paese per studiare,lavorare e anche un po’ per caso. Per i primi, infatti, è ilrapporto con il proprio partner a determinare la migrazione, oltreche a determinare, poi, l’inserimento e la permanenza nel Paesedi arrivo, mentre per tutti gli altri le motivazioni alla base dellapartenza sono le più diverse: dal tentativo di migliorare la propriavita, alla ricerca di un lavoro, alla soggiorno studio in Italia che si èprolungato fino a diventare definitivo. Ovviamente c’è anche chi haseguito il proprio partner, già emigrato in Italia, per ricongiungerela famiglia. Per tutti gli intervistati la decisione di migrare non èmai scaturita da una situazione di reale indigenza in Romania, maquasi sempre da una scelta consapevole mirata a migliorare leproprie condizioni e le proprie possibilità di vita. In alcuni casi, poi,la scelta di migrare è dovuta al tentativo di realizzare progetti ditipo sociale in Romania e dalla necessità di reperire risorse, nonsolo economiche, all’estero, in questo caso in Italia.“Primo ero timida, non pensavo che io ero capace di cominciare unanuova vita, ma avevo un grande sogno, di fare un asilo per bambinipoveri. Allora, per questo mi sono buttata. Adesso sono riuscita afarmi una vita nuova, adesso c’ho anche la fiducia dentro di me, lidevo ringraziare a quei bambini. Certo che non sono riuscita a fareniente, il progetto c’è, ma è difficile, perché sono da sola, allora devolavorare un po’ di più per fare il progetto, comprare la terra, dopocon il progetto posso andare da quelli più grandi della Romania achiedere soldi per fare cose” (intervista 6a).Come mai sei venuto in Italia?“Ho litigato con loro [i genitori]. Non dovevo venire, dovevo stare coni miei”.Quindi hai litigato con loro e hai deciso di partire?“Ma proprio in 3 giorni”.E dove sei andato?“Prima sono stato a Roma. Madonna che fame che ho fatto, madonna mia”.Lavoravi a Roma?“Lavoravo ma...pagavano pochissimo, ma proprio poco, pochissimo.22
Un brutto periodo, mangiavo solo patate, non scorreva più il sangue”.Ma sei andato a Roma perché conoscevi qualcuno?“Sì, avevo un amico e siamo stati insieme. Stavo da lui, in quel periodolà. Dopo dovevo tornare in Romania e ho avuto un altro amicoche si è stabilito qua e sono rimasto[...]”.Perché l’Italia? Cosa pensavi di trovare?“La verità è che non è che ho saputo cosa trovavo qua, mamma mia,se sapevo non andavo via da casa. Stavo là, come diceva mio padre,come un verme, non avevo problemi, appena mi mancava qualcosa...-papà, sai ti voglio bene” (int.8).In nessuno dei casi il viaggio è stato segnalato come un passaggioproblematico della migrazione. Questo può essere ricondotto adiverse ragioni. Per coloro i quali il viaggio è avvenuto prima del2001, prima cioè di quando venisse abolito l’obbligo di visto peri <strong>Rumeni</strong> in ingresso in Italia, le difficoltà di passare le frontieresono tali da far ipotizzare una sostanziale reticenza nel forniredettagli e spiegazioni. Solo gli intervistati da più tempo in Italiahanno accennato al proprio viaggio “da clandestino”.“Ho pagato 2000 dollari, ho pagato la Visa, neanche non mi ricordo,avevo una Visa per andare in Lussemburgo, qualcosa del genere, doponon mi ha fermato nessuno, non mi ha chiesto niente nessuno e sonovenuto qua. Però dopo dal 2000 fino al 2003 non sono andato in Romania,perché se andavo non potevo più tornare. Erano quelle leggi là...che non si poteva fare niente. Dopo è cambiato tutto” (int. 8).Per tutti gli altri il viaggio è avvenuto abbastanza semplicementee l’ingresso in Italia è cominciato come un soggiorno turistico, poiprolungatosi. Questo non significa, comunque, che al momentodella partenza e al viaggio non siano legati sentimenti forti, emozionie paura...paura della nuova vita che attende, paura di passarele frontiere. Perché, come dice questa signora, nonostantesia partita con un visto turistico “ma io tremavo perché sai, vediquello della frontiera e ho paura”.L’arrivo a <strong>Bergamo</strong> e, quindi, in questa città piuttosto che in un’al-23
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