legano i contesti di partenza e quelli di arrivo, costruendo campisociali complessi. L’ingresso della Romania nell’Unione Europeapoi, ha introdotto elementi di novità in queste dinamiche che devonoessere considerati per comprendere al meglio l’evoluzionedella migrazione rumena nel nostro Paese.L’ingresso della Romania nell’Unione Europeatra allarmismo e realtàL’accoglienza che l’opinione pubblica italiana e, soprattutto, imass-media del Paese hanno riservato all’ingresso della Romanianell’Unione Europea può essere definita allarmistica: scenari delineatiapocalittici descrivevano una popolazione, quella romena,pronta a varcare le frontiere in massa allo scoccare della mezzanottedel 31 dicembre <strong>2006</strong>. Questo nonostante gli esperti e, soprattutto,le associazioni che a vario titolo si occupano di immigrazionecercassero di abbassare i toni, sottolineando l’infondatezzadi questo allarmismo. Una fra tutte, la Caritas, che i primi giornidi gennaio del 2007 raccomandava: “no agli allarmismi: l’ingressonell’Unione Europea di Romania e Bulgaria, avvenuto il 1° gennaio,non provocherà un esodo in massa verso le nostre città” 10 .Non vi è stato nessun aumento spropositato degli ingressi dallaRomania a seguito del suo ingresso dell’Unione Europea e anzi,essi sono destinati a diminuire. I numerosi investimenti stranieri,che ora si uniscono ai Fondi strutturali messi a disposizionedall’Unione Europea, la mancanza di manodopera e l’aumento deglistipendi in Romania sono tutti fattori che, in qualche maniera,disincentivano le nuove emigrazioni e, anzi, incentivano i ritorni inpatria dei cittadini rumeni all’estero, come ha sottolineato anche ilconsole generale per la Romania a Milano, Mircea Gheordunescu.Come è emerso anche dalle interviste realizzate, l’ingresso dellaRomania nell’Unione Europea è diventata un’occasione per tornare,oltre che per arrivare. La Caritas, del resto, stima che il 2007non abbia riscontrato un aumento degli arrivi dalla Romania e che10www.caritas.it14
il flusso di nuovi arrivi sia equivalente a quello del <strong>2006</strong>. E in unintervista a Il Sole-24 Ore Eugen Terteleac, presidente dell’AssociazioneRomeni in Italia e titolare di una ditta di trasporti, afferma:“Se proprio di esodo si deve parlare , allora vedo piuttosto unfenomeno di rientro in patria. Abbiamo attivato quest’anno un serviziodi traslochi per la Romania e in pochi giorni abbiamo già fattodecine di preventivi: molti hanno aspettato l’ingresso nell’UnioneEuropea per traslocare, approfittando del fatto di non dover piùpagare la dogana. Senza dire che in Romania c’è mancanza dimanodopera e un tasso di disoccupazione più basso” 11 .Ancora, l’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo SviluppoEconomico 12 , segnala che nel 2002 già 6600 rumeni residentiall’estero stavano rientrando in patria e sottolinea come questatendenza sia in atto anche tra chi sarebbe il candidato ideale allastabilizzazione nel paese di arrivo, ovvero chi ha già completatoil proprio progetto migratorio e ha già raggiunto una posizionerelativamente stabile e sicura nel Paese di arrivo. Addirittura, alcunericerche, come quella realizzata dal Cespi nell’ambito delProgramma MigraCtion 2004-2005, sottolineano come tra gli immigratirumeni nel nostro Paese sia diffusa la consapevolezzadell’urgenza di cogliere le occasioni createsi nel proprio Paeseal più presto, prima che sia troppo tardi e di come in realtà oggisiano avvantaggiati tutti coloro che sono rimasti in Romania (P.Cingolani, F. Piperno, 2005).L’IMMIGRAZIONE RUMENA A BERGAMODistribuzione territoriale e profilo statisticoA partire dai dati elaborati dall’Osservatorio Politiche Sociali, Areaimmigrazione, della Provincia di <strong>Bergamo</strong> è possibile delineare11Intervista tratta da “L’integrazione parla rumeno”, articolo A. Gagliardi eC. Giorgi C., pubblicato su Il Sole-24 Ore, Lunedì 19 febbraio 2007, N.49.12www.oecd.org15
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uno del 6,3 nel 2004. Il tasso di d
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