permessi di soggiorno rilasciati e l’aumento dei ricongiungimentifamiliari. Al primo gennaio 2007 i motivi principali del permessodi soggiorno sono, nell’ordine, il lavoro, la famiglia, lo studio.Quest’ordine non cambia se si distingue il dato per genere, anchese l’incidenza dei permessi per famiglia, pur non superando quelladei permessi per lavoro, aumenta notevolmente. E’ opportuno,però, sottolineare come l’incidenza dei permessi per famiglia trale donne sia largamente inferiore a quella riscontrata per altricollettivi di passaporto, altrettanto numerosi, come per esempiol’Albania. Questo nonostante tra le persone in possesso di permessodi soggiorno il numero dei coniugati sia superiore a quellodei celibi, senza differenze tra uomini e donne. Questo aiuta acomprendere meglio le dinamiche migratorie dalla Romania inItalia.Ancora, se si analizzano i dati degli stranieri entrati in Italia nel<strong>2006</strong>, con permesso ancora in vigore al primo gennaio 2007, sievidenzia come la Romania registri tutt’ora ingressi elevati: 32.511nuovi ingressi, ovvero l’11,7% del totale degli ingressi nel nostroPaese relativi al <strong>2006</strong>, mentre ad esempio per l’Albania, la cuipresenza è lievemente maggiore di quella rumena, i nuovi ingressihanno un’incidenza del solo 5,7%. Tra i nuovi ingressi del <strong>2006</strong>,il 76,8% degli uomini rumeni e il 56,3% delle donne ottiene è permotivi di lavoro. Questo dato, ancora una volta, è da tener presenteper comprendere la struttura della migrazione rumena. LaRomania, infatti, in base ai dati dell’Istat sulle residenze, risultauno dei Paesi la cui presenza in Italia è cresciuta maggiormente:i <strong>Rumeni</strong> residenti in Italia sono passati da 75.000 nel 2001 a249.000 nel 2005. Le elaborazioni dell’Istat sui dati relativi alleprovince di residenza degli stranieri presenti in Italia, evidenzianocome, contrariamente ad altri collettivi di passaporto, i <strong>Rumeni</strong>non presentino particolari concentrazioni sul territorio nazionale,facendo registrare presenze importanti in quasi tutto il Nord e ilCentro del Paese. All’interno di questa distribuzione omogeneasono la provincia di Torino, di Milano, di Padova e di Roma a registrarele maggiori concentrazioni. Se però si considera l’incidenzadella popolazione rumena sulla popolazione straniera per provin-10
cia di residenza, allora, a far emergere i maggiori valori assolutiin termini di cittadini rumeni rispetto ad altri collettivi nazionalisono la provincia di Torino, quella di Udine, di Arezzo, di Viterboe di Roma. Emerge anche una presenza rumena relativamenterilevante nel Sud Italia.Le dinamiche migratorieCogliere le caratteristiche dell’immigrazione rumena, in generalee, più nello specifico, nel nostro Paese, e il tipo di progetto migratorioche coinvolge le persone che lasciano la Romania non èsemplice. Se ogni tipo di generalizzazione ha necessariamente unvalore relativo, mettere a fuoco alcune dinamiche a partire dai datia disposizione e dalle interviste realizzate può essere importanteper comprendere meglio il fenomeno in questione.In primo luogo, bisogna tener conto del fatto che dal 2001 non è piùprevisto l’obbligo di visto per i <strong>Rumeni</strong> in ingresso in Italia. Questanovità ha introdotto una maggiore mobilità nella migrazione rumena:se, da un lato, dal 2001 è più facile entrare in Italia, dall’altro,è anche più facile tornare in Romania. Si può entrare in Italia edottenere facilmente un permesso di soggiorno per turismo pertre mesi, alla scadenza dei quali si può poi rientrare in Romaniao restare in Italia e cercare di regolarizzare la propria posizione,perché ovviamente con il visto turistico non è possibile ottenereun’occupazione regolare. Insomma, l’annullamento dell’obbligodi visto ha facilitato la mobilità dei <strong>Rumeni</strong>, perché, per esempio,non c’è più bisogno di investire risorse rilevanti, tanto dal puntodi vista economico quanto dal punto di vista umano, per andareall’estero, specie in assenza di tutte le autorizzazioni. Il 2001,dunque, segna sicuramente una differenza tra i progetti di chi èpartito prima e, spesso, ha passato le frontiere a piedi per entrarein Italia e chi ha potuto entrarci molto più facilmente. Questi ultimi,per cui partire diventa meno costoso, intraprendono progettimeno definitivi e più centrati su di un obiettivo preciso, come, peresempio, il lavoro intensivo per qualche anno per guadagnare piùsoldi possibili da inviare in patria. Ancora, bisogna tener conto che,11
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