Le storie delle persone che sono state intervistate per questa ricerca,infatti, raccontano anche tanti problemi e, soprattutto, tantediscriminazioni e sfruttamenti che sono state costrette a subire inItalia. Non solo un po’ di solitudine, qualche episodio di razzismo etante difficoltà, ma lavoro precario, o in nero, e datori di lavoro restiia metterli in regola o a pagarli quanto pattuito. Ancora, alcuni deglioperatori intervistati hanno raccontato le storie delle ragazze chesi prostituiscono sulle strade della bergamasca, il modo in cui essevengono reclutate e lo sfruttamento che sono costrette a subire nelnostro Paese. Si tratta di problemi che faticano ad arrivare all’attenzionedell’opinione pubblica o di cui talvolta si preferisce non parlare.Il problema della prostituzione, quello del caporalato rumeno,che sembra prendere sempre più piede in Italia, quello, del lavoronero e degli infortuni, mortali, sul lavoro, che coinvolgono un numerosempre maggiore di lavoratori rumeni sono tutti problemi gravi, chedevono essere affrontati e risolti. E ad essi si aggiunge quello delicatodei minori rumeni non accompagnati, presenti anche sul territoriobergamasco e accolti in alcune comunità, o quello dei <strong>Rumeni</strong>, nonsolo rom, in condizioni di indigenza e in situazioni abitative drammatiche,come testimoniano alcuni reportage de L’Eco di <strong>Bergamo</strong>sulle baraccopoli che di tanto in tanto sorgono nei pressi del rondòdell’autostrada a <strong>Bergamo</strong>.Tutti questi problemi, lungi dal significare che l’integrazione di questocollettivo di passaporto è lontana, segnalano però come la questionesociale legata alle migrazioni proveniente dalla Romania è ancoraattuale e non deve essere dimenticata, specie perché sono ancoratroppi gli Italiani che approfittano e speculano su queste situazioni.Accanto alla promozione della cultura rumena, alla costruzione direlazioni istituzionali tra Italia e Romania e all’intervento nel dibattitopubblico da parte delle associazioni rumene, che restano comunquecruciali, è fondamentale continuare a denunciare tutti i problemi e lesituazioni di sfruttamento che affliggono i <strong>Rumeni</strong> presenti, oggi, inItalia. Solo così sarà possibile fare passi avanti nella direzione dell’integrazione,senza che la comunità, quella dei rumeni più poveri, chevivono nelle condizioni più difficili e che, proprio per questo, hanno piùdifficoltà degli altri a prendere la parola, rimanga invisibile.104
ROMANIACARTA D’IDENTITA’Denominazione: RomaniaForma di governo: Repubblica ParlamentarePopolazione: 21.565.199 (2007; fonte: Istituto Nazionale diStatistica)Capitale: BucarestLingua/e: Romeno (lingua neo-latina)Religione: Ortodossi 86,8%, Romano-Cattolici 4,7%, Protestanti3,2%, Greco-Cattolici 0,9%, Evangelici 0,1%, Unitariani0,3%PROFILO DEMOGRAFICOIn base ai dati forniti dall’Istituto Statistico della Romania:- Il 52% della popolazione è di sesso femminile, mentre il 48% disesso maschile- Il 55% della popolazione abita in zone urbane, mentre il 45% inzone rurali del Paese- Il tasso di natalità, particolarmente elevato tra il 1965 e il 1970,si è costantemente abbassato dagli anni ’70 ad oggi, mentrequello di mortalità si è lievemente innalzato- In media l’età del primo parto delle donne è passata da 23 anninel 1996 a 24,6.Questo dato diventa più significativo se si distinguesecondo la zona d’appartenenza: nel 2004 l’età media delprimo figlio è di 26 anni nelle zone urbane e di 22 nelle zone rurali,dove il dato è rimasto sostanzialmente invariato dal 1996- L’età media del primo matrimonio è aumentata dal 1990 ad oggi,105
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