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ISTORIADELLA SVIZZERAPELPOPOLO SVIZZERODIENRICOZSCHOHKESECONDA EDIZIONEITALIANA.15ELLINZONA 1858TIPOGRAFIA DI CARLO COLOMBI.


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L'EDITOREA CHI LEGGE.•*•*on appartiene a me l'elogio della STORIA SVIZ­ZERA DI E. ZSCIIOKKI:, la quale è letta oggi-mai in tuttala Confederazione o scritta nell'originale tedesco idioma,o tradotta nel francese; ed è altresì notissima inFrancia, Allemagna ed altre provincie. Né starò adencomiare questa traduzione che esce co' miei torch],sebbene ci paja anch'essa meritevole di moltalode. Avverto soltanto, che l'opera consiste in un soltomo, e contiene l'esposizione de' fasti svizzeri daipiù antichi tempi sino al riordinamento politico del4814 e del -1815. — Avendo posto la più gran curanella presente edizione, confido sarà fatto buon visoa questa nuova produzione de' miei torchj, i quali nonsaranno mai degli ultimi dove si tratti di procacciareal pubblico opere belle e patriottiche.•


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AIBENEVOLI TICINESIÖi è notato da molti, che Atene, Roma, Firenze,ed altre insigni repubbliche ebbero in copia valentissimistorici. Una tal gloria non manca per certoalla Svizzera, che produsse i Simler, i Muller, i Mallete molti altri, e ha tuttavia parecchi uomini chevanno sempre più conducendo' a perfezione l'istoriadi lei. In generale però i libri che abbiamo intorno allastoria nazionale della Svizzera, sono bensì acconciall'istruzione della,gente agiata, colta e studiosa; ma,sia per la mole, sia pel metodo di esse opere, nonpuò sperarsi che passino mai fra le mani di ciascunuomo anche il meno ricco e il meno istruito, che inuna parola riescano popolari. Era riservata ad EnricoZschokke la bella lode di scrivere per questasua novella e dilettissima patria un' istoria degna diessere letta e posseduta da chichessia.Quello che rende la Storia dello Zschokke maggiormenteadatta all'istruzione di tutti e meritevoledi essere tenuta in conto di vera scuola del popolo,non è punto la sola piccolezza della mole. Essa è


Viliben altro che una di quelle molte compilazioni cheescono sotto nome di compendj storici, e che magre,sconnesse ed incomplete non valgono a porgere unabastevole idea delle vicissitudini di una nazione. Èl'opera del nostro Autore un quadro vivo e animatissimodi tutte le vicende di maggior momento, accadute sinoda' più remoti e più oscuri tempi nel paese detto giàElvezia ed ora Svizzera. Tanta poi è l'eccellenza delmetodo seguito dallo storico nel tessere la sua opera,e tanta l'efficacia di sue parole, che in poco ha eglisaputo esprimere assai. Non si perde il grande scrittorea darci prolisse descrizioni di battaglie; ma narraticon pochi e robusti concetti i fatti d' arme; atteseprincipalmente a rappresentare le civili mutazionie lo stato de' popoli in diversi tempi: disse le buone ele ree venture de' nostri padri ed avoli: mostrò con ognisuo studio la felicità e la gloria di cui è fonte per lanazione una buona qualità di civil reggimento, creatoredi savie leggi e a norma di savie leggi operatore;ed al contrario chiarì le calamità e l'ignominiapartorite ai popoli da un cattivo governo e deditolagli abusi.Lo Zschokke restrinse accortamente in pochi capitolila narrazione di ciò che si riferisce agli antichiElvezj ed alla servitù del medio evo; perciocchél'odierna forma di regime, i costumi e i bisogni nostrinon avendo quasi nulla di comune con quei diallora, lo studiare a lungo le cose di que' tempi interessapiuttosto all'uomo erudito che non al popolo.Invece vien egli con ottimo consiglio descrivendopiù largamente 1' origine e il nascimento della presenteFederazione. Poi narra le magnanime gesta degliantichi Svizzeri per difendere contro dell' Austria


IXe de' feudatari la ricuperata libertà, e particolarmenteillustra egli le battaglie del Morgarten, di Laupen,di Sempach e di Nefels. Con succinta, ma sopra modoperspicua narrazione è descritto il crescere e distendersidella immortai lega svizzera, che, consistentedapprima nelle pastorali vallate di Uri, Svitto e Untervaldo,abbracciò in brev' ora le città di Lucerna,di Zurigo, di Berna e i paesi di Glarona e Zugo, efu d'otto Cantoni. Seguita l'istoria di centosedici anniscorsi dal -1403 sino al 4519. In questo periodo ammirasiuna prodigiosa varietà di cose. Qui gli Appenzelles!e là i Grigioni conseguiscono libertà. Quii Confederati mossi da insano consiglio, tengono insudditanza le conquiste che hanno fatto in Aargoviae in Thurgovia: e là nelP Ossola lasciansi guadagnaredall'astuzia e dal denaro. Vedi una guerra civilede' federati contra Zurigo; e vedi il corrompimentodel governo bernese, che essendo eguale epopolare degenera in privilegiato e oligarchico. Esultiper le nobili vittorie riportate a Granson ed a Moratocontro de' Borgognoni, a Giornico contro i Lombardi,alla Malseraida, a Frastens, a Dornach e in assai altriluoghi contro gli Austriaci; ma la gioja ti vieneintorbidata un'altra fiata dalle discordie e gelosie cheinfieriscono tra i Cantoni di popolare e quelli di aristocraticoreggimento, e che assai volte furono deplorabilecagione, fosse indarnamente sparso il sanguede' prodi, vinta indarno l'oste nemica. Al chiudersiperò di esso periodo ti riconsoli in leggendo, comela Federazione svizzera ampliossi, prima con l'accostamentodi Friborgo e Soletta, poi con quello diSciaffusa, Basilea ed Appenzello, e nel decimoterzoanno del sestodecimo secolo trovossi composta ditredici Cantoni e di varj stati seco lei uniti in alleanza.


XDopo di che la lettura dell' istoria svizzera riescepur troppo meno svariata e meno dilettevole, ma èsempre ugualmente istruttiva. Il mestiere dell' armimercenarie diviene sempre più in voga; e ad essoascrivono alcune famiglie il loro ingrandimento, lapatria mille mali e per giunta l'obbrobrio. Introducesila riforma religiosa: ed ecco la Svizzera in balìapiù che mai alle gelosie, agli odj, al fanatismo. Impugnansiper pretesto di religione le armi civili conistrana rabbia, e spargonsi torrenti di civil sangue.Fattasi finalmente la pace, ma non bene spenti gliodj, sorge prestamente un nuovo incendio più terribiledel primo e più devastatore. Finalmente il colmodelle sciagure apporta una pace durevole. A tutte lequali maligne influenze se tu aggiunga, che in generaleprevalse nelle repubbliche svizzere quello sciaguratosistema civile, che al pubblico interesse preponeil privato, hai in compendio lo spirito dellaStoria patria sia del decimosesto e del deehnosettiraosecolo, sia de'primi anni del decimottavo. Stupendaè l'arte con cui l'Autore viene poscia dipingendoquelle sedizioni, que' tumulti, quelle rivolte, che sino, allo spirare del passato secolo accadevano di due intre lustri ora qua ed ora là sulla superficie dellaSvizzera; ed erano insiememente causa ed effetti dimalessere, di abusi e di soperchierie. Ma pervenutoIo Zschokke colla sua storia al disfacimento dell'anticalega de' tredici Cantoni e loro Alleati, e alla formazionedi una repubblica unitaria, seguita da unafederazione di diciannove Cantoni, ci pare che piùdel bisogno sia egli stato breve e rapido colla narrativa.Forse all' Autore parve di dover così fare,avendo egli già descritto ben alla lunga quelle cosein altre sue opere storiche; ma noi siamo d' avviso


XIche non riuscirà discaro ai leggitori italiani; se allenotizie alquanto scarse dell' originale, ne soggiugneremodelle altre. In quanto al decennio scorso sottoil celebre Atto di Mediazione, alla inopinata e. nongiusta invasione delle truppe alleate, alla riforma delpatto federativo e delle costituzioni cantonali, allaformazione della lega attuale di ventidue Cantoni, ea tutte le grandissime difficoltà della non lontanaepoca, breve ma eloquente è il discorrere dello storico.Lo Zschokke pon fine ammonendo il popolosvizzero, che anche nel cuor della pace, ferve unasórta di guerra: è la guerra che i malvagi e gliegoisti, abusando delle cariche, delle aderenze e dellericchezze, muovono contro la nazione intiera; ed èguerra grave e pericolosa per le pubbliche libertà,e che vuol essere incessantemente combattuta daibuoni contro i perversi cittadini.Innumerevoli sono, compatrioti, le lezioni di saggezzache in questo volume dà lo Zschokke al popolosvizzero, zr: « L'intiera nazione, così il Monnard,imparerà per la lettura de' suoi fasti, che la.morale è la somma politica de' popoli sì nelle internecome nelle esterne relazioni, e la sola vera,invariabile, certa di compiuto trionfo; ehe là dove levirtù sono in pregio, ivi riportano sempre i dirittidel popolo vittoria sul despotismo; che i delitti dellenazioni, al paro di que' degl' individui, ricadono sulcapo de' loro autori; e che rinviensi la generale sicurezzanon tanto nella estensione del territorio enella moltitudine de' soldati, quanto nella forza moralede' cittadini e nella concordia. Se verrà studiatal'istoria, l'unione diverrà la suprema legge di tutti iCantoni della nostra patria. Allora i liberi abitanti di


XHtutta Elvezia, figli d'una patria comune, uniti per comunirimembranze, speranze, interessi e sentimenti,respingeranno lungi da loro quello spirito di municipio,sempremai contrario al patriottismo elvetico,sempre nemico della vera carità, sempre spegnitoredi virtù. — La narrazione delle nostre sciagure ammaestreràle diverse classi di gente e più le più avanzatenella civiltà e moveralle a desistere da quelleincessanti contese, che, simili ad una civil guerrasuscitata per la lotta d'interessi cantonali, consumanonel!' odio le forze che la carità della patria riclamaper sé. — I governi comprenderanno, quanto importiil meritarsi e il conseguire la fiducia del popoloaccordandogliene essi medesimi I magistrati,più intenti alla prosperità del popolo che all' interessedelle proprie loro famiglie e persone, nonprenderanno giammai per insegna: Tutto va bene,poiché noi stiamo bene. Gli speculatori nobili o potenti,avidi di convertire in oro il sangue de'concittadini,perderanno il credito, e vedranno cadere i 1servizio militare forestiero. — Il racconto de' malidie afflissero la terra d'Elvezia, ci avvertirà tutti ditenerci in guardia contro l'influenza, contro gli artifizje contro i vizj degli altri popoli. Fino a tantoche noi ci serberemo veramente svizzeri, noi saremorispettati e forti, e potremo affrontare imperterritile schiere nemiche e i giudizj della posterità. Maguai a noi se cessassimo di essere veri svizzeri!Guai a noi, se chinassimo il capo sotto il giogo dipretensioni straniere! Guai agli uomini vili che cidessero in balìa di prepotenti capricci! — La Svizzera,posta nel centro d'Europa, quale un magnificomonumento degl' imprescrittibili diritti delle nazioninelle tenebre del dispotismo, e come depositaria


XIIIdi quelle idee generose che presagirono ai tempimoderni il regno della libertà, ha ella mantenutoquesti grandi principj, spesso anche senza comprenderli,appunto come nella barbarie del medio evo la religionefu serbata dalla chiesa. Risplenda dunque un'altra volta alla fiaccola ch'ella stessa accese; e camminiancora con lode nella via in cui precede popoli,co' quali fia per lei glorioso il potere oggidìcamminare a pari passo (4) ».Sino da quando io attendeva agli studj letterari nelSeminario di Poleggio, aveva fermo in animo di scriverequandochessia nell' italico idioma, una succintaistoria della Svizzera. Ma un tale proposito dileguossiparecchi anni dopo, quando io ebbi visto quella tedoscadi Zschokke (2), a una tale lettura essendosidi me impadronita la persuasione di fare migliorcosa col tradurre l'esimio lavoro del chiarissimo Autoretedesco, che non col condurre a termine un'operaoriginale. Accintomi alla non lunga, ma pure nonagevole impresa, mi si offeriva compagno un dolceamico. In breve tempo compiè egli il suo lavoro,ch'è la versione di due quinte parti circa dell'opera.Ma io, attediato per la mia scarsa Cognizione del tedesco,e come strascinato a sé dalla mia Statistica dellaSvizzera, lavoravo a rilento e interrottamente. Uscivaintanto la seconda edizione tedesca, arricchita di miti) Histoire de la nation suisse par M. HENRI ZSCHOKKE, traduitede l'Allemand avec des changements faits par l'Auteur ecc.,par Cu. MONNAIE ecc. ecc. Vedi la prefazione a carte 5 e seguenti.(2) Des Schweizerlands Geschichten für das Schweizervolkvon Heinrich Zschokke, ecc. Âarau, 1822. — Heinrich RemigiusSauerländer.


XIVgiuramenti e di aggiunte (\); pel che mi toccava poidi rifare in pia luoghi la mia parte di versione edanche (per circostanze di cui non occor qui di farela narrativa) la parte dell' amico. In tutto ciò coloro,a' quali non è ignoto quanto poco io sappia dilingua tedesca, vorranno forse tacciarmi di soverchiaarditezza. Nientedimeno spero che noi farannoposciachè io confesso ben sinceramente che due grandiajuti aveva io nella interpretazione dell' Autore, ederano le due traduzioni francesi del Monnard (2) edel Manget (3). Alla prima delle quali particolarmente,eseguita con rara accuratezza e fedeltà, io vadoinfinitamente debitore, se no' più diffìcili casi avròevitato gli equivoci e gli sbagli.Io non posso concedere che alcun uomo apprezzipiù di quello che io la storia dolio Zschokike. Mapure non posso non avvertire, che il mio vero e primarioscopo nella versione di essa non ^ftl già quellodi tradurre nn'opera, ma quello bensì di porgere,ailettori italiani una storia svizzera la più degna dì essereconosciuta da tutti. Ora dove io credetti che illavoro tedesco, letteralmente trasportato in volgarenon avesse a piacere più che tanto, ho fatto qualchemutazione. Ho omesso qualche idea e ne ho dilatatoqualche altra. Sapendo poi per prova come le troppofrequenti date e la moltitudine de' nomi proprj soft)Des Schweizerlands Gesoliichten ecc.. Zweite verbesserteecc. Auflage Aar au 1824 ecc.(2) Vedi facciata XI.(3) Histoire de la Suisse par H. Zschokke traduite del'Allemandsur la dernière édition, avec des additions et des notes,par I. L. Manget ecc. Paris, 1828 ecc., volumi 2 in 8.°


XVvratutto se in lingua forestiera e aspra anzi che no,stanchino le orecchie italiane, ho fatto omissioni disimile natura in più parti del libro e quasi ogni voltache mi pareva di non arrecar nocumento alla intelligenzadel racconto. Finalmente dove si tratta della delicatissimamateria di religione, ho soppresso qualchesquarcio che (il dirò con pace dell'Autore protestante)mi parve dal più al meno ingiurioso alla cattolicacredenza : di più non feci, perchè sembravamo,che nel narrare i fatti, che si riferiscono a' vizj delclero nella universale depravazione del secolo decimosestoe che concernono gli eccessi delle dissensionie delle guerre dette di religione, avesse loZschokke osservato la più commendevole imparzialitàt: detto francamente il pro e il contro di ambeduele parti. Io però ho voluto avvertir queste cose,perchè se alcuno, molto più avanti di me nella cognizionedell'istoria, giudichi di ravvisare errori nellapresente, non voglia prendersela contro di me, semplicedi lei traduttore.STEFANO FRANSCINI.


ISTORIA BELLI SVIZZERAtCAPO I.ÌI PRIMI TEMPI.As8ai fu cantato e scritto intorno alle memorabili gesta,prosperità e sventure de' nostri padri. Io voglio ringiovaniretutto ciò, voglio narrare il tutto ai liberi uominidel monte e del piano al fine di riaccendere ne' loroanimi l'amore della nobile nostra patria. Ascoltatemidunque tutti, giovani e vecchi ; perche l'istoria delle generazioniestinte è la maestra delle viventi.Là dove il fiume Rodano, nato dalle ghiacciaie delVallese, dopo lungo corso precipita nel Mar Mediterraneo,comincia una catena di Montagne. Dapprima questesono basse; ma come elle si distendono verso levante lungo iconfini settentrionali d'Italia, vanno sollevando sempre piùncll' aria i loro gioghi vestiti di nuvole e di neve eterna.Esse ingombrano uno spazio di trecento leghe dal puntodi loro principio sino in Ungheria, dove s'impiccolisconoe risoivonsi in colline. Una tale catena di monti si èquella delle Alpi. E fu nomalo Elvezia il paese, chegiace in seno alle Alpi dove le loro vette biancheggianti,le loro pendici squarciate e le inaccessibili loro guglies'innalzano maggiormente sopra le abitazioni dell'uomoe le nubi del cielo. %Dal pie delle Alpi tagliate da valloni angusti, il paese,non meno che i torrenti alimentati dalle ghiacciaje, siallarga verso il nord in ampie valli sino alle montagnedel Giura. Queste s'incurvano a guisa d'immensa mezzaluna dal Iago Lemanno infino a quello di Costanza. DaSciaffusa poi sino a Basilea, rasente la falda settentrionaledel Giura, ci ha il Reno quale una fossa fuori delSCUOKKI 1


2 ISTORIA DELLA SVIZZERAbastione. Così il buon Dio cinse la nostra patria di altimonti e di profonde acque siccome una grande cittadella.Ma la cittadella è forte sol quando se ne serbaforte chi vi sta dentro.In tempi che niun uomo conosce, tutta questa regionefu mare. I fluiti delle acque salirono 4500 tese soprale nostre campagne e praterie. Allora i gioghi de' montierano isole solitarie. Le più eccelse rocce portano tuttaviaimpressi i segni delle onde; vegetabili e conchigliedell'antico letto dell'acqua giacciono ora* impietriti nel-P impietrita melma. Il dito di Dio scolpito negli stratidelle montagne e la voce della natura ci gridano dalfondo delle caverne, che questa terra prima di essereabitata dall'uomo subì più di uno sconvolgimento universale.Dopo che le acque si furono calate, e che il prosciugatositerreno si coperse di muschi, erbe, cespugli, eselve, passarono secoli avanti che voce d'uomo rompesseil silenzio di questa solitudine. Ignoriamo chi visitassepel primo colle sue gregge le selvose rive de' nostri laghie fiumi. Si crede però che le prime genti abbiano scelloa loro stanza le vallate larghe e temperate ; che moltopiù tardi sieno salile a' luoghi più selvaggi; e che all'ultimoabbiano poi scoperto anche le remole solitudini postealla falda delle sommità delle Alpi.Seicento anni prima della natività di Gesù Cristo, levallate superiormente alle quali nasce il Reno erano tuttaviadeserte ; ed allora, com' è fama, furono primieramentepopolate da fuggiaschi Italiani. Perciocché un poderosoesercito d'uomini detti Galli o Gauli aveva invasoparte dell'Italia, e vinto, trucidalo o discacciatodalle proprie loro case gli abitatori. Molla gente fuggìsbigottita fuori del marittimo paese de' Rasenni dove oggidìfioriscono Genova e Firenze. Con donne, fanciulli eiddìi domestici si ripararono fra le gole e solitudini delleerte Alpi; ed al sicuro dal furore de'Galli si stabilironofra selve e monti altissimi Dal loro Dio ovvero dalloro eroe furon nominati Reti. Pel che la regione giacenteintorno alle sorgenti del Reno e dell'Enno anchea' nostri dì appellasi Rezia ; ed è la forlc patria de' liberiGrigioni.


CAPO II.PRIME GESTA DEGLI ANTICHI ELYEZJ. — VENUTADE' CIMBRI IN ELVEZIA.(Anni 100 avanti Gesù Cristo)Nelle valli situate fra le Alpi ed il Giura, fra i laghiLemanno e di Costanza, il popolo crebbe a poco a pococoli' andare de' secoli. Tra boschi, rupi e torrenti, ignotoal mondo e possessore di una rozza libertà, esso viveadel prodotto della caccia, de' bestiami e de' campi. Quantevalli abitate, altrettante comunità indipendenti. La bellicosaloro gioventù inseguiva il selvaggiume attraverso oscure selve,o combatteva contro serpenti negli antri e nelle paludi,e contro feroci belve ne' monti, o correva di quando in quandole terre de' vicini e vi faceva preda. Una pelle era il vestilodi que'giovani: lancia, mazza, frecce e balestra neerano le armi. Parecchie comunità, confederate per lareciproca difesa* formavano un cantone. Pel primo deiquattro cantoni in cui partivasi l'Elvezia, fu. conosciutoquello de'Tigurini, posto sulle rive del Reno e dellaThur.Accadde che attraverso le foreste di Germania si avanzòda lontane regioni un popolo formidabile. Erano trecentomila combattenti di diverse nazioni, riuniti sotto il nomedi Cimbri. È fama che molti di loro venissero dalla Frisia,dalla Svezia e da altre terre del settentrione infestatedalla neve e dal ghiaccio. E vuoisi che essendo perislraordinarie piogge state allagate le loro abitazioni, cifossero cacciati da carestia. Ora eglino guerreggiando evincendo giunsero al Reno, e pel Reno sino nelle cittàdella Gallia (/''rancio d'oggidì). Qui fecero un bottinoinestimabile.Come la gioventù del paese tigurino ebbe contezzadi ciò, arse di voglia d'unirsi ai Cimbri e guadagnarcon esso loro fama e preda. Chi sapeva maneggiare learmi, uscì di casa e andò a trovare i Cimbri. Allora fuconquistato molto bottino, sparso molto sangue. I popolidella Gallia implorarono soccorso da Roma.


4 ISTORIA DELLA SVIZZERAImmantinente Roma spedì un gagliardo esercito, chesuperate le nevi delle Alpi discese verso il Lemanno.Allora i guerrieri tigurini che erano co'Cimbri, paventandoper la propria patria, furono presti a farsi incontroal nemico. Aveano per capitano Divicone, giovane eroe.Appena ebbe egli visto il campo de'Romani, die di piglioalle armi. Seguì una terribile strage: il suolo fu copertodi cadaveri romani : chi del romano esercito sitrovò superstite, chiese mercè. Allora Divicone, fatto erigereuna fórca, fece ad eterna gloria de' suoi e vergognade' Romani passare i disarmati nemici sotto a cotalgiogo, poi li lasciò andare.Egli poi ritornò lieto della vittoria ai Cimbri suoicommilitoni, e insieme con quelli devastò la Gallia, valicòle Alpi, penetrò in Italia e minacciò Roma. Si scosseroallora i Romani ; e accaddero molte sanguinose battaglie.Alla fine la sorte delle armi divenne contraria aiCimbri. I più de' quali essendo periti, si ritrassero i salvi,e con Divicone alla testa ripararonsi tra le montagned'Elvezia.Ecco come può essere avvenuto, che uomini cacciatida diluvj e da carestia fuori del settentrione, siansi fermiin Elvezia. La fama conservò la memoria di un tale avvenimentonelle canzoni popolari della Frisia occidentale.I fuggiaschi si arrestarono sulle rive del lago che noidenominiamo de' Quattro Cantoni, alle falde de' montiHacken e Mythen, e dieronsi a distruggere le selve. Sipretende che Sviter e Sveno, due fratelli, abbiano fondatoil borgo di Svitto. Ancora oggigiorno odi in quellevallate nomi di famiglia comuni nella Svezia.Divenuti poi troppi gli abitanti, parte di loro si allargaronoin deserti valloni alla riva del lago nella contradavicina alla vasta selva di Kern, poi valicarono lacupa montagna del Briinig, inoltraronsi nell' Hasli, e popolaronoparecchie valli al piò delle più alte Alpi. —Questo è quanto e' insegnano traduzioni antiche ed incerte.


0CAPO m.ASSOGGETTAMENTO DELL'ELVEZIA AI ROMANI.(Anni SO avanli Gesù Cristo)Ancor lungo tempo dopo le imprese di Divicone e deiCimbri si parlò de' grassi pascoli e de' fecondi campi vedutinella Gallia più meridionale. Là, dicevasi, là sottoun caldo cielo prosperano le vili e gli ulivi : làsono a pena noti i rigori del verno. Tali ricordanze confermatedai racconti de' viaggiatori e de' vicini d'oltreReno, co' quali intrattenevansi relazioni di commercio e diamicizia, destarono la cupidigia di que' selvaggi Elvezj.A quel tempo vivea in Elvezia un ragguardevole personaggio,detto Orderico. Diecimila tra schiavi e schiavene coltivavano i campi, e ne guardavano le greggie. Egliera in molto credilo presso i Galli del vicinato, e tenevacorrispondenze co' loro piccoli principi. Costui era un ambizioso; e perciò prima a' capi del suo cantone, poi aquelli degli altri, finalmente al popolo adunato, diceva:« A che travagliarci intorno a montagnoso terreno, maleacconcio ad alimentare il bestiame e gli uomini? Invadiamola Gallia. Per noi gente valorosa fia quel fertilissimopaese aperto e di facile conquista ». Da tali paroleessendo stati accesi gli animi, fu risoluto unanimamentedi apparecchiarsi alla spedizione, e non si pensòpiù ad altro che al viaggio. A quest'effetto dovevanoper due anni coltivare i campi ed ammassare biade pelluugo cammino, e intanto contrai' leghe e procacciarsiausiliarj pel buon successo dell'impresa.Orderico, lieto dell'andamento de' suoi disegni, ne formòdi nuovi per condurre il lutto a buon termine. Vedevasioccupatissimo: percorreva incessantemente i cantoni, passavail Reno per abboccarsi co' prossimi popoli e co' lorocapi Chiese libero passaggio per la sua nazione, favellocon più di alterezza che per avventura non soleva, ediede la figliuola in matrimonio ad uno de' principi limitroG.Sicché parea ch'egli fosse già signore e re degliElvezj.


() ISTORIA DELLA SVIZZERACosiffatto contegno inspirò inquietudine a' suoi compa-I rioni, i quali cominciarono a sospettare che Ordericomirasse a tradire la patria e farsela serva. Ora ne' cantonielvetici vigeva una legge, che dannava alle fiammechiunque si ergesse contro i diritti e la libertà della nazione.Fu Orderico citato davanti un'assemblea a risponderea' suoi accusatori. Ma egli ricusò di farlo, e vollearmar gente in sua difesa. Allora le comunità gli si sollevaronocontro, ed egli vedendo fallila ogni speranza,si uccise.Scorso finalmente il tempo destinalo agli apparecchi,gli abitatori di tulli e quattro i cantoni elvezj si miseroin moto. Andavano innanzi i combattenti; ed il vecchioDiviconc, qual desso che cinquantanni prima aveva disfalloi Romani presso il Lemanno, era loro capo. Venivanopoi dietro in lunga (ila donne, fanciulli, vetturecariche di provvigioni e di oggetti preziosi. Prima diporsi in cammino avevano quegli emigratori arso tuttele abitazioni, al novero di dodici città e quattrocento villaggi;e ciò affinchè niuno s'invogliasse di far ritornoa' vecchi focolari. A mille a mille giunsero alleati dallesponde del lago di Costanza; dalla contrada giacentelungo il Reno, dove oggidì sono il Frickthal ed il Basileese,vennero i Rauraci: tutti questi vollero girsene compagnicogli Elvezj. La immensa truppa composta di 360,000individui, attraversando valli e monti, arrivò ai confinid'Elvezia. Il cammino fu diretto alla volta di Ginevra,allora piccola città appartenente al fiero popolo degliAllobrogi, e alleata di Roma.A que' tempi ( circa 60 anni prima della nascila diGesù Cristo) era Roma la più possente città dell'universo.Ella era divenula tale per la libertà, per l'eroismoe per la saviezza de' suoi cittadini. Le sue armi e le sueleggi dominavano sopra l'Italia, e dalie Gallic sino allaGiudea. Giulio Cesare, il massimo de'suoi generali, erain Ginevra a difesa degli Allobrogi. Tosto ch'egli ebbeinteso l'avvicinarsi degli Elvezj, e il loro disegno di traghettareil Rodano a Ginevra, costruì sollecitamente dinanzialla città e lungo il fiume, una muraglia lunga19,000 passi, alta 16 piedi, e munita di molte torri:


CAPO m. 7quindi ricusò il passaggio agli Elvezj. Questi allora deviaronoindiriggendosi verso la gola del Giura, per laquale le acque del Rodano entrano nella Gallia. Il lorocammino riusciva lunghesso rupi scoscese e per angustisentieri: sotto i piedi erano precipizi e i burroni delfiume.Appena essi furono nel piano della Gallia di là delGiura, ecco che Cesare avendoli raggiunti, battè i Tiguriniche formavano la retroguardia ed erano rimasti addietro.Allora il canuto Divicone presentossi a Cesare, edissegli : « Che ho io a fare con te e co' tuoi Romani ?Non istare a inquietarmi nel mio viaggio, e richiamatialla memoria il Lemanno, e trema eh' io non renda unaseconda volta celebre questa contrada con un'altra stragede' Romani ». Cesare gli rispose : « Gli Dei ti concesserouna vittoria appo il Lemanno per renderti ora doppiamenteamara la sconfitta. Pure se tu rispetterai i mieialleati, se restituirai ciò che i tuoi hanno loro tolto, ese mi consegnerai ostaggi, ti lascerò proseguire il camminosenza molestia ». —«No, o Romano, ripigliò Divicone;da' nostri antenati noi abbiamo appreso non a dare ostaggi,ma a riceverli ». Gli Elvezj ripresero il loro viaggio. Sempreinseguili dawicino dalle truppe romane, ei si avanzaronocon pena e lentezza per quindici dì. Finalmente spintida furore, si rivolsero improvvisamente contro gì' inseguitori,e gli assalirono. Accadde ne'piani della città diBibracto (ora Autun) una battaglia generale, combattutasidal mattino fino alla sera. Bravi, ma indisciplinatierano gli Elvezj : non meno bravi, ma più disciplinatierano i Romani, e perciò ebbero vittoria. In compiutodisordine gli Elvezj se ne fuggirono verso il colle doveerano le loro donne, i figliuoli, gli oggetti preziosi, tuttidifesi da un bastione di carriaggi. Il nemico inscgui,ruppe il bastione, trucidò. Uomini d'ogni età, femmine,fanciulli caddero trafitti dal ferro nemico; molti dal proprio; ed erano quelli che non sapevano sopravvivere all'onoreed alla libertà. Altri poi fuggirono qua e là implorandoun asilo, e dai Galli furono consegnati a Cesare.Questi, ai cui piedi i prigioni s'erano prostrati chiedendomercè, disse loro: a Itene a riedificare le case


CAPO DL 9abitanti delle montagne retiche. Uno di quelli valicò leAlpi e si calò verso l'Enno : l'altro tragittò il lago diCostanza. Dopo sanguinosi combattimenti ogni cosa fudoma. Narrasi che le donne dei Reti preci pilaronsi trale file de'combattenti, e (come se in quelle montagnedovesse ogni vita spegnersi in un colla libertà) schiacciaronoi proprj loro bambini sul viso de' nemici.CAPO IV.SIGNORIA DE' ROMANI NEU/ ELVEZIA.(Dall'anno 1 al 500 di G. Cristo)Nondimeno si spense la libertà di que'monti, e rimasela vita, suddita all' imperatore Augusto. Questi cheesercitava suo dominio dall'oriente all'occidente della terra,mandò suoi luogotenenti, podestà e soldati nelle abitatevalli d'Elvezia, e per tenerne il popolo sotto il giogo dell'obbedienzaedificò forti castella. Egli comprendeva moltobene, come la regione delle Alpi e del Giura possa servired'invincibile anlimuralc per l'Italia ove regnava sedendonell'opulenta Roma.Ad Augusto però piacque trattar molto dolcemente isudditi Elvezj, affinchè s'avvezzassero più di leggeri allasua signoria e obliassero la loro onta. Lasciolli viveresecondo i loro usi e costumi, ed anco secondo le proprieloro leggi, e sotto capi di loro scelta. Se doveasideliberare intorno ad interessi d'un cantone, si congregavanoperciò i deputali delle comuni. Ma quanto alcrear leggi, al decretare balzelli e tasse, ed al fare oguerra o pace, tutto era riservalo al volere sovrano.Morto Augusto, i successori furono lunga pezza benigniquant'csso cogli Elvezj. Fondarono colonie, e le miseroin comunicazione mediante larghe vie. I governatori, iprefelli e i soldati, dediti a vita più agiata di quella deipoveri e rustici Elvezj, eressero dappertutto case magnifichee luoghi di delizie, trapianlaron nel suolo elveticoalberi fruttiferi trasportativi d'Italia, e insegnarono aquelle genti ogni sorta di mestieri, di traffico, di scienzee di. arti ; sicché a poco a poco fu nel paese una rie-


10 ISTORIA DELLA SVIZZERAchezza ed un comodo vivere cui gli antenati non vi avevanomai conosciuto.Molte terre s'ampliarono popolose, e crebbero a magnificilecittà per grandi palazzi, tempj, bagni e teatri.Allora miravasi la grande città di Avenlico, dieci voltepiù vasta dell'odierna Avcnche fabbricata sulle di lei rovine.Le barelle del lago di. Morat approdavano allorasotto le mura della città. Dove poi oggidì non troviamoche le due lerricciuole di Augst, l'una del cantone diBasilea e l'altra di quello d'Aargovia, sorgeva Augusta,florida città dei Rauraci: le sue rovine attestano tuttoraP antico suo splendore. Ma grandissima e nobilissima dellecittà elvetiche ergevasi Vindonissa (ora Windisch in Aargovia).Nel vasto spazio ingombro da' sobborghi, palazzie castelli di lei, incontriamo a quest'ora tre villaggi ela piccola città di Brugg.Tutte queste cose cattivarono la gente elvezia. Ellachiamavasi contenta della benignità de' suoi padroni, pagavatributi e gabelle, ed allogava i giovani nell'esercitoromano. Nel dilettoso vivere d'allora fu posta in oblioquell'antica libertà, per la quale i maggiori avevano sparsotanto sangue. Ma il benessere de'popoli schiavi è cosatroppo mal sicura; che il capriccio del regnante può adogni ora privarli de' loro godimenti e opprimerli. L'uccellorinchiuso in gabbia d'oro non si vanti, perciocchéla di lui vita sta in balia del padrone.Circa seltant'anni dopo la natività di Cristo era staloassassinato in Roma un imperatore di nome Galba, e aquello sostituito un altro chiamato Ottone. Contro diquesto però stava una gagliarda fazione. Ignoravano gliÈlvezj la fine di Galba; ma i capi del romano esercitostanziarne nel paese seppero di buon'ora il tutto. Questisi accordarono in favore di Yitellio, loro compagno d'armi,e spedivano e ricevevano assai messaggeri. A chegli Elvezj entrarono in sospetto, che per avventura simacchinasse una ribellione contro l'imperatore Galba.Aggiungevasi, che il popolo aveva a soffrire dalle soldateschede'presidj e principalmente da quelle di Vindonissa,ch'erano sfrenate ed insolenti, ed avevano usurpatole paghe inviate alla guernigione di Baden, compo-


CAPO IV.Àista di giovani del paese. Adunque gli Elvezj intercettaronoe corrieri e lettere di Aulo Cecina supremo comandantedi Vindonissa.Saputo ciò in Vindonissa, diede Cecina nelle furie, eincontanente trasse fuori la sua legione, che soprannominavasi,ed era in fatto, la Rapace. Assaltò e prese lafortezza e la città di Baden, cui calde e salubri fontanealle rive del fiume Limmat avevano rendula fiorente. GliElvezj furono sconfitti in un sanguinoso combattimento.I fuggitivi, inseguiti molto al di là del Bòtzberg, furonosulla via maestra incontrati da copiosa cavalleria di Traci.Allora gli altri Elvezj caddero a migliaja sul campo, ofuron dispersi nelle foreste e nelle spelonche, o presi evenduti schiavi.Non ancora sazio il furibondo Cecina, salì devastandoogni cosa alla città di Avcntico. Quivi dimorava GiulioAlpino, ricco e rispettabilissimo personaggio elvezio. Ilferoce vincitore dichiarollo autore della rivolta, e cometale il fece prendere, caricar di catene e condurre alsupplizio. Indarno attestarono molti l'innocenza del vecchio.Indarno la di lui figlia Giulia Alpinula, sacerdotessa,gettossi boccone a pie dell'inumano. Né la bellezza, néla tenera gioventù, né le lagrime di lei non poteronocommovere il cuor dell'aspro soldato. L'innocente vecchioebbe la morte.Tutto il paese eccheggiò di pianti e di lamenti. Troppotardi fu poi nolo che l'imperatore a cui avevan volutorendere servizio, era stato ucciso, e che regnava un altro.Corsero tostamente legazioni a Roma per implorarela clemenza del nuovo sovrano. Dinanzi al irono sì prostraronoquegli Elvezj sulla polvere, e domandarono mercè.Ei si comportarono da sudditi vili, ed ei furono con disprezzotrattati siccome miserabili schiavi. Poterono cosìquegli uomini servili imparare a quanto caro prezzo sicomperino le dolcezze della vita col rinunziare all'indipendenza.Ma ogni sentimento d'onor nazionale era spento.Né la carniGcina del Bòtzberg, né la calamità di Aventico,né l'onta ricevuta davanti al trono imperiale noncommossero la nazione elvetica ad opere degne dell'anticovalore; che questo era ornai svanito nelle lunghe de-


12 ISTORIA DELLA SVIZZERAlicatezzc. Furono dunque dimenticate le ricevute ingiurie,e come prima si tornò a vivere in ispensierata voluttà.Agi' imperatori fu molto gradito l'avvilimento degli Elvezj,perchè il popolo in vece di pensare al suo meglio,serbavasi ossequioso e schiavo, disimparava il maneggiodelle armi e tacendo riceveva servilmente dalla mano delregnante il bene ed il male. Ma guai al paese in cui le magistraturesono in mano agli stranieri, ed a stranieri soldatila guardia della città ! Guai al popolo, che ricorre aforasliero patrocinio e vive diviso in fazioni ! Guai alle gentiche ammassano l'oro, ma non sanno trallarc il ferro concui l'uomo difende so e i suoi diritti! Gli Elvezj nellaloro cieca sicurezza vivevano esposti a tult' i pericoli. Avevanodimenticato il passalo, e perciò non antivedevanol'avvenire. Così erano prossimi alla rovina; e in fallo ilgiorno della loro distruzione totale giunse prima che i miserisei credessero.CAPO V.L'ELVEZIAIM PREDA AI BARBARI.(Dall'anno 300 al 880)Era il tempo in cui si dovevano compiere sulla terrastupendi prodigi. Il regno de' signori del mondo aveva divoratole virtù che sono fondamento d'eterna durata. L'informepaganesimo giaceva senza forza, e gli uomini daglialtari degl' idoli accorrevano a quello del Dio ignoto. Laluce della cristiana fede sfolgorava dall'oriente limpidacome un sole nascente, e co' suoi raggi infiammava i cuorinelle tre parti del mondo.Egli era come se una voce gridasse dal cielo : Io voglioriversar l'uno sull'altro i popoli della terra, comepolve sollo il turbine, acciocché le scintille della santafede siano disseminale per lutto il mondo, e futte leparti della terra ne vengano accese. I falsi Dei diverrannopolve e cenere. Tramonterà l'antico, e sarà novellaogni cosa.Ed ecco apparir tosto popoli e popoli da ignote re-


CAPO V. .43gioni del globo, e col ferro cacciarsi innanzi il tutto.Vennero dall'oriente, e vennero dall' indomito settentrione.Vennero gli Allemanni, selvaggi combattenti di schiattagermanica. In due secoli e mezzo di guerra si erano costorosospinti ognora più dentro l'imperio romano, ognorapiù presso ai monti elvetici. Alla fine invasero com? fiumanastraripata gli sbocchi del Giura, e si allargarononel paese. Dalla Foresta Nera sino al pie delle Alpi desolaronotutto : sotto i loro passi la terra cambiossi inun deserto: le floride città di Vindonissa e di Aventicoandarono sepolte nelle rovine. Chiunque, fosse Romanoo fosse Elvezio, sfuggiva al ferro barbarico, era fatto servo.Parlironsi gli Allemanni il terreno, gli uomini e le cosedal Reno e dal lago di Costanza sino al lago de' QuattroCantoni ed all'Aar. Essi amavano la guerra, la libertà egli armenti. Detestavano le città siccome carceri degliuomini liberi. Quanto era romano ed elvetico cadde spregialamente in oblio.Dietro gli Allemanni vennero mille orde di Unni dallearene dell'Asia, e desolarono la terra. 11 loro aspetto erasi orribile che appena sembravano esseri umani ; e piùinumani erano i loro costumi. Quei mostri corsero la Germania,la Gallia e l'Italia. Solo alcune delle loro schieresi diffusero sul suolo elvetico e su quello de' Rauracidov'erano Augusta e Basilia (ora Basilea), e penetraronoin Rezia. In nessun luogo fecero dimora ; ma dovunquemisero piede, era fuoco e sangue e pianto.Successe la poderosa nazione de' Borgognoni. Questi siarreslaron nelle Gallio, sui due declivj del Giura, nellaSavoja lungo il Lemanno, nel Basso-Vallese, e pervennerosino all'Aar. Occupando così tutto il territorio doveoggidì si parla un dialetto francese, vi eressero forti castella.Rialzarono Ginevra- dalle rovine, ed anco si crede,che sulle ceneri di Aventico edificassero Avenche. Suicolli del Lemanno dove già sorgeva Lausonio de' Romani,fondarono Losanna ed altre terre.Finalmente arrivarono dal «mezzogiorno per la via delleAlpi i posscntissimi Goti. Già l'Italia era divenuta loropreda: ora provò la stessa sorte la Rezia in un colle sueconvalli e le sue pascolose montagne. L'irruzione gotica


14 ISTORIA DELLA SVIZZERAsi propagò olire il lago di Wallenstadt sino alle Siller,lìumicelli dell'Appenzello, ed olire il San Gottardo nellevalli d'Uri e di Glarona. Fu una compiuta desolazione.Le arti e l'industria dell'antichità furono spente: spentele leggi e le consuetudini dei secoli andati, e i costumie la lingua fin qui dominante. Degli Elvezj andò smarritoperfino il nome. Non si parlò che d'Allemanni, diGoli e di Borgognoni.Dovunque giunse l'Allemanno lasciò inabitate le città,e si piantò in casali e ville. I vinti, ridotti in servitù,doveano colle donne e coi figliuoli essergli pastori, e villanie manuali. Queglino a cui il padrone era più umano,riceveano in usufrutto qualche terreno inalienabile conobbligo di pagare un tributo e corvine. Dal proprio bestiamericavava il Borgognone carni, latte e latticinj. Tuttoil paese divenne una landa pastoreccia e un comunaleindiviso; così il suolo un dì colto, inselvatichì, e dovel'aratro aveva solcato il campo, risorsero le boscaglie.Intorno al lago di Costanza non vi furono che sterminateselve, piene di lupi e d'orsi.Il Goto nella alpestre Bczia conservava animo bellicoso,ma era di più mili costumi. Anch'egli fece servoil popolo, ma gli permise le antiche abitudini. Lascialein piedi le castella romane, diedesi ad erigerne delle altre.Nelle eccelse rocche si annidarono conti e baroni, ein nome del loro re, che dimorava in Italia, padroneggiaronole Alpi e le valli soggiogale.Meno inumani di tutti si mostrarono i Borgognoni. Appropriaronsiun solo terzo dei fondi e degli schiavi. Nonestirparono dalla faccia della terra gli antichi possessori,benché se li facessero vassalli ed inferiori in diritlo. Si ,accasarono in mezzo a questi e mescolarono linguaggioe costumi ; sicché ne riuscì un popolo solo. Anche a' nostridì questo popolo si distingue dagli altri Confederatipel suo idioma, alteralo ma non mutato, ehe chiamasiromanzo e francese, e parlasi in non piccola porzionedella moderna Svizzera. •Però il dominio di questi stranieri non fruì di lungadurata. Sopraggiunse un altro popolo più forte, più audacee più accorto. Erano i Franchi. Costoro usciti dalle re-


CAPO V.lomote regioni dei Paesi Bassi, col ferro e col fuoco eransiimpadroniti delie Gallic. Àffortificalisi nelle città conquistate,avevano dal nome loro appellato Francia il paese.Quando poi sul Reno furono in contatto col dominio allemanico,si accese fra i due popoli una lunga lotta. Main una tremenda battaglia essendo alla fine e per semprestati vinti gli Allemanni, caddero in signoria del vincitorequelli di essi che abitavano sul Reno nella Sveviae nell'Elvezia.Poco dopo anche i Borgognoni, per le discordie e idelitti dei loro principi, vennero decadendo. I Goti toleroloro le Alpi e Ginevra, e i Franchi occuparono ilimanente della Borgogna. . ,Conservarono i Franchi ciò che avevano conquistato:non riusci lo stesso ai Goti. Poiché, cessato il loro dominioin Italia, anche fra le Alpi si cslinse la loro signoria.Teodoberto, re dei Franchi, irruppe colle sue gentie s'impadroni della Rczia e del rimanente.Cosi finalmente dopo cinque e più secoli di varie vicende,tutta la terra elvetica trovossi unita sotto lo scettrodi un unico signore, come già sotto i Romani.':CAPO VI.DOMINAZIOHE E GOVERNO DE' FBANCIU.( Dal 550 al 900 )I nuovi padroni divisero il paese in due parti, perchèe ne avevano acquistato il possesso in epoche differenti,e gli abitanti parlavano diverso linguaggio. I luoghi oveerasi stabilita la stirpe allemann;» e la sua lingua, furonoaggregati alla Svevia: gli altri tolti ai Borgognoni, e doveparlayasi romano, furono uniti alla Savoja e chiamali BorgognaMinore.I bellicosi re de' Franchi, come capi di un popolo militare,ordinarono il governo delle genti suddite nellaguisa che solevano, ordinar l'esercito. Ad una provinciavasta preposero un duca e supremo comandante: ai singolicontadi e distretti preposero conti o capitani d'arme:


46 ISTORIA DELLA SVIZZERAed in quegli stessi contadi donarono od infeudarono ampjpoderi a baroni od altra gente d'arme. A quei tempi erapenuria di danaro, e i re pagavano con terre e renditei servigi de' soldati benemeriti. I re donando le renditedi un paese donavano pure gli uomini di esso, e le lorocascine e bestie ; poiché gli abitanti erano divenuti servi.Ora il servo nulla poteva avere di proprio, perchè eglistesso era roba del suo padrone, ed al padrone appartenevanotutte le cose del vassallo. La Thurgovia ( quelpaese che stendevasi dal lago di Costanza e dal Renofino all'Aar ed al monte San Gottardo, e perciò moltopiù del Cantone dello stesso nome ), e la Ilezia sottostavanoal duca di Svevia o Allemanda; il rimanente poial duca della Borgogna Minore. Così lutto fu diviso, terra,gente e bestiame; e ciò di cui il re non avesse regalatie investiti i suoi conti e nobili e soldati, restò sua proprietà,ch'ei faceva amministrare per suo conto. La nazioneera costituita dai soli liberi Franchi, comunque fosseropochi : la moltitudine dei soggiogati abitanti fu tenutaper nulla, senza diritti civili, serva, inonorata, inerme.La sorte dei vassalli era in sulle prime sì lagrimevole,che il padrone poteva a posta sua batterli, mutilarli, donarli,venderli, ed anche senza alcun giudizio farli morire.Non erano, a così dire, tenuti per uomini ; che come ilbestiame erano accoppiati senza matrimonio, e i fanciullinati eran roba del padrone della madre, qualora il padrefosse vassallo di un altro. — Così feroce ed imbarbaritaera quella età.CAPO vn.DIFFUSIONE DELLA FEDE CRISTIANA.Tra le caligini del secolo vennero a queste terre inuncj di Dio, gli uomini pietosi che predicavano ai gentiliil regno celeste ed il Dio crocifisso. Eran vecchi guerrieriche in lontane regioni avevano udito le parole d'eternasalute, erano illustri della terra, e spesso regali infantiche rinnegavano i gaudii del mondo per confessare, comeapostoli, Cristo fra gl'idolatri.


•CAPO VII. \7È a dirsi però che, ancora al tempo de'" Romani e appenadue secoli dopo la venuta di Cristo, un principenomato Lucio, aveva fra mortali pericoli sparso nellemontagne retiche il seme della fede. Altri vennero assaipiù tardi ad evangelizzare i Borgognoni, ed aUri gli Allemanni.Adunavano intorno a sé le pie famiglie; battezzavanoin nome di Dio giovani e vecchi, fondavano piccolesocietà cristiane, ed ergevano templi ed oratorii.Instiluivano chiostri per propagare lo studio, la devozionee la fede; e imponevano vescovi o inspeltori allechiese cristiane ed ai loro instrutlori. Prima ancora chetutto si devolvesse ai Franchi, trovavasi un vescovo aCuria (or Coirà) nella Rezia, città che cominciò ad avernome verso la line della dominazione romana; comeanche ad Augusta Rauracia, a Vindonissa, ad Aventico,a Geneva (Ginevra) e Otloduro (forse Martigny) nelVallese.Però non in tutte queste città si conservarono le sediepiscopali cristiane, ma fra i lunghi orrori della devastazionefurono trasferite a città men ruinöse. Cosi dai ruderidell'antica Augusta Rauracia la sede vescovile fu trasportataa Basilea, quella d'Avenlico a Losanna, quella diVindonissa a Costanza sul lago di questo nome, e quellad'Ottoduro a Seduno (ora Sion) nell'Alto Vallese.Ma quando i Franchi ch'erano- già di fede cristiana sifurono insignoriti del nostro paese, allora finalmente sipromosse con fervore l'opera dell'apostolato; i sacerdotiottennero sicurezza, i vescovi riverenza, ricca dote ilchiostro e l'altare. Pel mantenimento del clero si stabilironodecime sul prodotto de' campi, e volontarie offerteper condecorare il culto divino. Poiché essendo allora,come fu detto, inopia di contante, si pagava più volontieriin frutti del suolo o in pezzi di terreno. E chi donavaai sacri luoghi non credeva di donare agli uominidi quaggiù, ma a Dio medesimo ed ai santi di Dio ch'ei,venerava; e parevagli dare ad usura per riscuotere ilfrutto degli eterni gaudii dopo morte. Cosi chiese e conventivennero provveduti ed arricchiti ampiamente di rendilee terre.Da lontani paesi veniva sempre maggior« il numeroSCIIOKKE 2


-fSIsTOMA DELLA SviYZERAdei predicatori della croce, cosicché gli ultimi avanzi dell'idolatria furono sradicati. Poiché fra le dense forestedel lago Zurigano. nelle appartale valli dell'Alpi, viveanotuttora uomini semiselvaggi, senza notizia del Diovivente. Sacrificavano ai loro idoli, sugli alti monti onelle selve solitarie, cavalli ed altro armento; ed alprincipio dell'anno nuovo, levavano con grida acute e lugubrie con istromenli uno strepilo orrendo, per fugaregli spiriti mali, le streghe e i maghi; e all'aprirsi dellaprimavera accendevano grandi falò sul dorso dei monti,in ringraziamento ai benefici Dei. Molli superstiziosi lerroriintorno alla potenza delle streghe e degli spirili angustiavanoquei miseri ciechi; credevano ad ogni sorladi presentimenti e predizioni, all'influsso di certi giornifausti ed infausti, e ad altre simili semplicità.Perciò gli uomini pii, che portavano ai pagani la paroladi salute, erano altamente a lodarsi. Venne dal paesede' Franchi Sigiberto, e predicò fra i deserti della Rezia.iNcllo squallido seno dell'Alpi aveva egli fondalo una suacappelletta dove ora sorge il convento di Disentisio. Colombanoe Mangoldo andarono lungamente evangelizzandosull'Aar, sulla Reuss e sul lago Zurigano. Successe lorone' medesimi luoghi il fervoroso Gallo. Quesii alla fine sifece un solitario e devolo tugurio nella solitudine dell'altevalli montane presso al lago di Costanza, dove insua memoria fu poi eretto il monastero di San Gallo.Fra le alpi del lago de' Quattro Cantoni il pio Meinradoannunziò la parola di Dio, e nelle lelre selve della Siicollocò la sua cella là dove ai nostri di pompeggia ilconvento di Einsicdlen. Un duca fondò sovra una collinapresso a Zurigo un capitolo canonicale, e gli clonò moltifondi sul monte Albis. Un suo fratello eresse un altromonastero sul lago de' Quattro Cantoni nel luogo, oveforse al tempo de' Romani sorgeva soltanto un faro notturnopei naviganti, ed ora siede la citlà di Lucerna.Poco di poi il facoltoso conte Itero fondò non lungi unnuovo monastero, che tuttora si appella, dal suo nome,Itero-SIunstcr.Però in quei primordj la fede cristiana era incolla edigiuna : eran troppe e troppo rapide le conversioni; gli


CAPO VU. 49insti'uttori cran talvolta ignari e rozzi come gli uditori.Chiunque aveva il battesimo e sapeva uua preghiera eandava alla chiesa e facevasi la croce, era chiamato cristiano,quand'anche non avesse deposto la fierezza delcostume, e le superstizioni della l'olle idolatria. Talvoltai santi cran posti sugli altari degl'idoli antichi, e i tripudjidolatreschi volti in solennità cristiane. 11 timor deldemonio era assai più forte dell'amor di Dio. E con servigie liberalità a chiese e conventi, il peccatore si credevadi comperare a vii prezzo l'eterna salute, e assicurarsicontro la potenza infernale.Nondimeno la novella fede non rimase affatto senzabenedizione. Anche al limpido splendore diurno suol precedereil crepuscolo. Intanto era universale il pensierod'un unico Dio vivente, e delle eterne retribuzioni, e dell'essernoi lutti uomini di quaggiù figli del padre eh'ène' cieli. Molti pii curati e vescovi porgevano colle lorolegittime consorti buon esempio alle altre famiglie,poiché a quei tempi non era ancora minimamente vietataa vescovi e preti la vita conjugale. Molli signoricristiani divennero più umani ai vassalli, e molli servidella gleba ottennero proprj diritti e sorte più tollerabile.In molli monasteri si tenevano scuole, si raccoglievanoi libri degli antichi filosofi, e si trascrivevano-,poiché l'arte della stampa non fu trovala che molti secolidopo. Dai solilarj ed eremili, che nei loro desertiestirpavano le selve e dissodavano il terreno, il popoloprese l'esempio dell'agricoltura e d'una migliore economiarurale. Vennero divisi pascoli comunali, s'imparò acuocer calce, e murar con pietre ; prima non si conoscevanoche miseri tuguri di legno. S'apprese a tesserlane e vestirsi di pannilani; prima andavano involti solamentein tele e pelli. E sui colli del Lemanno e dellago Zurigano s'intraprese anche la pianlagion della vile.Nò i solilarj soltanto così facevano, ma i Franchi anchedi più quando vennero in possesso del paese. Recandosiin quelle terre che coi servi e colle serve chele abitavano, erano loro date in dono o in feudo dal ré,essi traevan seco la famiglia, il toro e l'aratro.


20 ISTORIA DELLA SVIZZERACAPO Vili.•"i.AGGREGAZIONE ALL'IMPERIO GERMANICO,E FONDAZIONE DELLE CITTA'.(Dal 900 al 1200Ìl possenti re de' Franchi primeggiarono a lungo sulutti gli altri, e Carlo Magno piucchè mai. Questi si fececoronare imperatore in Roma : pens«) di ristabilire l'anticoromano imperio, e assumendo il nome d'imperatorevolle far intendere ch'era re dei re. Ma i suoi figli e nipotifurono principi litigiosi, e la più parte uomini didebol mente. Volendo ognun di loro partecipare alla signoria,fecero in brani quel vasto imperio. Uno ebbe laFrancia, l'altro l'Italia, l'altro la Germania; e posciapresero a farsi tra loro aspre guerre e senza fine. Perle quali divisioni accadde, che quella porzione di Elveziach'era ascritta al ducato di Svevia, pervenisse all'imperiogermanico.Ora essendovi tanta copia di re e tante continue guerretra loro, tutto il paese fu in grave scompiglio. Di ciòfuron lieti e duchi e conti, ch'erano ministri e governatoridei re, poiché d'allora in poi imperversarono senzatimor di castigo. Essi lasciavano, morendo, le cariche aifigli, e risguardavano i ducati e le contee come feudiereditarj e come privato patrimonio. Il duca di Svenanon volle più obbedire ad alcuno : quel di Borgognaprese da sé slesso il titolo di re. E come duchi ricalcitravanocontro re; così conti sprezzavano duchi,soldavano truppe, e s'adoperavano a rendersi principiassoluti. Né i vescovi rimasero oziosi. Divenuti autorevolie forti nelle loro diocesi e territori, la fecero anch'essida conte e da duca, si svincolarono dal bracciosecolare, indossarono corazza e usbergo, e furono a cavalloalla testa dei loro soldati. E come i vescovi trattavanoconti e duchi, così il papa in Roma trattava conre ed imperatori; ed assunse autorità sopra tutti e scopratutte le chiese e tutt' i vescovi d'ogni stato, e per ultimoanche sui popoli.


CAPO VAI. 21Si giunse a cosi universal mutazione, che i baroni ei comi stabiliti in Elvezia, alla une non curandosi deiduchi di Svevia governavano da padroni, solo temendo ire ed i cesari dell'imperio o piuttosto adulandoli, perdiodalle mani loro speravano d'essere fatti ancora più grandi.Non erano inai concordi fra loro, o lo erano soltantoqualora un gran pericolo li minacciasse lutti egualmente.Un lai comune pericolo venne appunto a que' giorni,che l'imperatore Enrico sopranominato l'Uccellatore, eracapo dell'imperio germanico. Dall'oriente e dalle parlidel Mar Nero apparve sul Danubio un popolo di barbari,bellicosi, lutti a cavallo, e numerosi come l'arenadel mare. Si chiamavano Ungari. Essi corsero e devastaronoora la Germania ed ora l'Italia: nulla gli arrestava,niun fiume, niuna montagna. Solo lasciavano intattele rocche e le forti castella, poiché d'assedj nulla sapevano.Correva allora il decimo secolo dell'era volgare.Di quei di l'imperatore mandò fuori ordinando, chetutte le grosse terre dovessero munirsi di mura, vallo e,fossa contro il fiero nemico. Allora si cinsero di muraSan Gallo e Basilea, come città frontiere, e così pur Zurigoposta sul lago. Erano asili pel popolo, ove ciascunoriparavasi al bisogno co' suoi averi. Cosi anche la nonaparte dei liberi e nobili, che poco possedevano alla campagna,ebbe a chiudersi nelle città de' plebei per difenderlein caso di guerra, o dominarle in tempo di pace.Così sorsero le città e i loro consigli e senati ; e i nobiliche si -dedicarono al reggimento delle città, si chiamaronopatrizj. Dietro i primi esempj furon vedute elevarsiben tosto varie altre città o asili popolari, comeLucerna, Soletta, e più tardi Sciafmsa. Quest'ultima situataal di sopra della cascata del Reno, nel silo ovecaricatisi e discaricaci le merci che si trasportano suquel fiume, deve il suo nome (Schafhausen) a quellecase di pescatori (Schifhauser), da cui ebbe cominciamento.Cose simili alle sopradettc accaddero nell'Elvezia borgognone,quando l'imperatore l'ebbe alla line incorporalaanch'essa all'imperio, e postovi a vicari imperiali i duchidi Zeringa. Già vi erano fino da'remoli tempi lecittà di Ginevra e Losanna. Il vicario imperiale Bertol-


22 ISTORIA DELLA SVIZZERAdo, duca di Zerinea, aggiunse Friborgo, città da luifondala nella contrada ancora oggidì chiamata Uechlland,per tenere a freno le forze dei rivoltosi baroni e contidel circondario. Quel medesimo fece pochi anni dopo ilfigliuol suo; fondando la città di Berna in una penisolaformala dalle sinuosità dell'Aar.Tulle queste cillà. ed altre che qua e là formavansiogni qualvolta un borgo aperto venisse muralo e munito,ricevevano per la loro comunità gl'inslituli e privilegi chegià avevano le città erette in Germania. Il campagnuoloo il fabbro che si accasava in città, olteneva la cittadinanza,doveva per comune difesa avere lancia e daga,pagar le imposte, e tenere una secchia por gl'incendi,spessi e dannosissimi anche nelle cillà, in gran pariecostrutte di legno come i villaggi. Nei gravi casi si convocaval'adunanza dei citladini; ma il giornaliero governodelle cose municipali era commesso a un consiglio,dello dalla cittadinanza: e alla lesla del consigliomunicipale slava uno scolletlo o borgomastro. I piccoliprocessi eran trattali avanti al consiglio: la suprema giurisdizionecapitale era esercitata dal vicario imperiale, odal vicario del conte, o dall'abate, o da chiunque sovraneggiavaalla città.La sicurezza che le mura porgevano contro gli assaltinemici attraeva molla gente nelle città, e la frequenzadel popolo promoveva i mestieri, l'industria e il commercio.Tenevansi mercati ove il conladino vendeva ilsuperfluo de'suoi campi e del bestiame, e il cittadinoglielo cambiava in merci delle sue officine. Ciò raffinavai cittadini e li arricchiva; l'agiatezza poi li rendeva piùcostumali e gentili. La concordia loro e la forza imponevanrispello ai nobili e baroni annidati nelle solitarierocche e castella delle terre adiacenti. Gammin facendoduchi, re ed imperatori, entravano volonlieri nelle città,e facevano loro viso amichevole, e le riconoscevano condiritti e franchigie. Ma i conli, i cavalieri e i baronidella campagna videro di mal occhio l'ingrandimentodelle città. Essi pure pensarono ad aumentarsi la potenzae le rendile; facevano assidua servitù a re, duchie conventi per aver nuovi feudi e poderi, e moveano


CAPO Vili. 25guerra a ; vicini per ammassar preda. Molli, meglio conoscendoil proprio bene, alleviavano ai vassalli l'inumanasoma della schiavitù, e vedevan volentieri aumcnarsiil popolo sulle loro terre. Siccome dall'invasione in)oi essi possedevano tutto il suolo con case, pascoli e;elve, divisero ora traili di (erra e aratoria e pralii alleamiglie soggette che li ricambiavano con livelli, decime; servigi personali. Ecco quindi farsi più frequenti le;ille, i casali e le cascine. Ogni nuova masseria rendeva)cndizi d'uova e pollame. Alla morte d'un capo di faniglia,i suoi figli davano al feudatario, o alla chiesa, oi chiunque allro loro padrone il miglior mobile dellacasa, il miglior vestilo dalle arche, e il miglior capo dibestiame dalle stalle. Prestando questo tributo mortuarioi conladini ottenevano il rimanente de'beni mobili comeproprietà e patrimonio.Per tal modo coi servigi e i censi dei vassalli del feudoaccrescevansi le rendite del barone; mentre le terre indivise,la più parie ingombre d'alte selve, rimanevanosua proprietà. Dalle quali selve somministrava il padroneai vassalli e livellari il legname bisognevole, lasciandotalora anche le ghiande per ingrasso, dei loro porci, ecompartendole contro fitto od anche in donativo, e concedendola libertà di pascolarvi fino ai limili del casaleo della villa vicina.Senza permissione del signor del feudo non liceva adalcuno abbattere nò estirpare alcuna parte della selvasignorile, ossia d'alio fuslo per convertirla in campo oprato. Ma quando le famiglie eran cresciute, e volevanofabbricarsi nuove cascine, il feudatario n'era conlenlo.Allora faceva atterrare parte dell'alta selva, e dal luogodissodato percepiva il censo del diboscamento e del fondo.Così formaronsi vari luoghi delti oggidì Schwanden oSchwandi, e Rüli o Reuti (da schwänden diboscare, e daruten estirpare). Ma i nuovi cultori se non erano liberida prima, rimanevano tuttora schiavi come i loro padri,ed il padrone teneva per suo proprio quant'essi aveano;perchè aveva dato a loro non solo la terra, maanche il legname per far casa e stalla, l'aratro e ilcarro e la semente pel campo, una scure e una scala,


24 ISTORIA DELLA SVIZZERAle prime giovenche per la stalla, la scrofa e i porccllctli,e la gallina e i pulcini. Perciò erano affatto in suabalìa, forzali a lavorare i suoi campi, e a portar carichial suo castello, a dargli decime e censi sulle raccolte,e latticini, e tele, ed uova e pollame.Così sorse la più parte delle città e dei molti villaggidella Svizzera.CAPO IX.SEGUITO INTORNO ALLE CITTA' ED AI GRANDI SIGNORI.(Dal 1200 al 1290)Quanto più benestanti erano i vassalli, tanto maggiordovizia ne traevano con varie imposte i conti, i feudatari,gli abati ed altri signori. La libertà e potenza deiquali erasi ampliata quando la famiglia ducale di Zeringafu spenta; alla cui estinzione, l'onore e l'autoritàdi luogotenente dell'imperatore o vicario imperiale nonfurono più ereditarli, ma infeudati ora ad un conte oraall'altro; né più temettero i signori la soverchia potenzae preponderanza di alcun loro pari. Ognuno studiossi diprimeggiare, o lo sperò almeno.Fiorivano allora molte decantale famiglie, ora per lapiù parte eslinle. I conti di Savoja lenevan vasti possedimenti,feudi e privilegi, nel Vallesc e nel paese diVaud, ove anche il vescovo di Losanna dominava a mododi piccolo principe. I conti di JNeuchàtel signoreggiavanomolte terre sul lago di Bienna, e lungo i fiumi Aar eZil o Tbil. I conti di Kiborgo che signoreggiavano dallago Zurigano al Bodamico, e aveano eretto nelle loroterre le città di Diessenhofen e di Vinterturo, non avevanonelle vicinanze chi fosse più di loro possente. Peròsorsero allato a loro nell'Aargovia i conti di Habsborgo,che nei luoghi ov'era un tempo l'antica Vindonissa avevanotenuto un considerabile possedimento. Eran poi divenutivicari dell'opulento monastero di Seckinga, cheaveva molle terre nel Glaronese, ed erano stati infeudatidella antichissima contea borgognone di Rorc inAargovia. La quale si estendeva fino a Muri, ove due-


CAPO IX. 25eenlp anni prima la moglie d'uno dei conti di Habsborgo.chiamati a quel tempo conti di Altenborgo, avevafondalo un'abbazia benedettina. Cessali i conti di Rore,i loro lenimenti eransi devoluti ai conti di Lenzborgo,dai quali discendevano anche i conti di Baden, e daiuali erasi derivala tanta ricchezza ad ingrandire la casaJ'Habsborgo.Anche i conti di Rappersvilla che avevano sul lagoZurigano eretta la città di quel nome, si fecero polentilungo le marche reliche, e più ancora i doviziosi «onlidi Togghenborgo. Il primitivo soggiorno di questi erasopra una rupe non lungi dal convento di Fiscinga. Dauna finestra di quell'eccelsa ròcca un conte Enrico diTogghenborgo aveva per gelosia precipitato giù pel dirupola sua bella consorte Ida; perchè aveva visto indito ad un vassallo il di lei anello nuziale. Ma l'anelloera stato su una finestra aperta rapilo da un corvo esmarrito. Però Ida rimasta nel cadere sospesa a certivirgulti sporgenti sul precipizio, fu mirabilmente salva, eposcia scoperta l'innocenza sua. Ella finì la vita in unacella del convento di Fiscinga, poiché amare il suo maritonon le era più possibile, avendola egli per cicca ira siferocemente trattala. A coda di cavallo indomilo, l'innocentevassallo fu tratto a morte.Potrei noverare altre prosapie di conti e baroni chea quel lempo eran feudatari polenti come i conti di Werdenberge Sarganso, e quelli di Monforle, di Sasso eVazzo e Rczunsio nell'alta Rezia, ed altri nel territorioborgognone e nel germanico. Ma chi mai potrebbe luttinumerar costoro, di cui null'altro rimane che l'oscuramemoria delle loro perpetue guerre, o la tradizione delle loroatrocità ancorasuperstile intorno alle rovine delle loro rocche?Di quelle vetuste e superbe famiglie molle sparironofin da quei tempi, e furono onninamente estirpate. Il cheaccadde principalmente dopoché divenne dover di onoreo di fede andar peregrinando col ferro in pugno al sanlosepolcro di Gerusalemme per liberarlo dalle mani degliInfedeli. Radunavansi in turbe sterminale da ogni terracristiana i peregrini armali, e d'anno in anno avviavansialla Terra Santa, segnali d'una croce ricucila sulle loro


26 ISTORIA DELLA SVIZZERAvesti. Andavano giovani e vecchi; andavan principi e reed imperatori e monache e principesse. Ma di migliaja emigliaja hen pochi erano che ritornassero dalla crociata;periva la più parie per via o in Asia o in Africa di fame,di fiacchezze, di ferro, di peste, di malallie o in servitùdegl' Infedeli. Molle splendide donne rimasero vedove, edorbe ne rimasero molle madri.Ciò che portava tanto eslcrminio di conti e cavalieri,era un beneficio pei servi della gleba nei casali e nelleville, «e per gli abitanti delle città. Poiché i servi eranopiù umanamente trattati, onde rimanessero alle case enon si cercassero libertà negli eserciti crociati. Si consentìloro più di libertà e di diritti, onde poterli adoperarecome militi nelle guerre intestine. I cittadini mollos'arrichirono coi vari lavori richiesti per armare, vestiree provvedere le interminabili spedizioni dei crocesegnaliin Terra Santa. Si propagò un vasto commercio per l'Ungheriafino in Grecia, e lungo l'Italia fino oltremare iuEgitto e in Oriente. Fiorivano principalmente Basilea, ovegiungevano i vini di Cipro, e Zurigo ove fu introdottal'arie preziosa del setificio.Quando le novelle città furono piene d'agi e d'opulenza,più fervidamente i cittadini al tesero ad estendere iloro diritti, e dilatar con compere i territori municipali.Vennero ad uno ad uno scuotendo i gravosi privilegi divescovi, abati e conventi, a cui avevan vissuto soggettifin da remote età, e più vogliosamente si misero sottola prolezione dell'impero, onde nessuno loro sopraslesse,tranne l'immediato imperatore, o in suo nome il vicarioimperiale. I Soleltani si sottrassero alla sovranità dell'anticoconvento di S. Orso, che mollo ingerivasi nelleloro faccende, perchè aveva contribuito alla fondazionedel loro comune. Su di Sciallusa aveva avuto autoritàl'abate del dovizioso monastero d'Ogni Santi, che esercivai suoi diritti signorili per mezzo d'uno scolletto. Maallora i borghigiani gli permisero di nominare una metàsoltanto del loro consiglio, ed elessero da sé 1' altra. Ebentosto per le cose temporali si disciolsero affano dalconvento, e si posero ad esempio altrui sotto la prolezionedell'impero. Iu pari modo procederono col loro


: • .CAPO IX. 27vescovo quei di Basilea, cosicché gradatamente divenneroliberi sollo tutela dell'impero, come da lungo tempoeran divenute per concessione imperiale Berna e Friborgo.L'esempio delle più forti fu seguito, come l'opportunitàil permise, da molle delle minime città, giovandosielle accortamente delle vicende dell'impero. Poiché, sei re o gli altri principi da cui elle dipendevano, eranoin angustia di denaro, esse dischiudevano l'erario municipale,e in tempi di comune pericolo avevan pronta lamano e la spada, ugni cittadino viveva in casa parco e ritenuto,ma per la cosa pubblica era liberale. Eran ' modestea vedersi le case private; ma nei pubblici edilizii,nei palazzi municipali, e nei templi era vastità e magnificenza.Gli artefici gareggiavano a produr buone merci,e a promover l'arte loro con cure, fatiche e speculazioni.Così ogni mestiere divenne fonte di lucro e d' o-nore. Timor di Dio, onestà ed industria dominavano nellefamiglie: rettitudine, prudenza e disinteresse nei pubbliciconsigli. Nessuno agognava ad espilare il denaro pubblico,anzi, all'uopo, voleva contribuire; ed a promovereutili istituzioni e fondazioni vedevansi le mani ognorapronte.Per tali vie le città crebbero, si corroborarono, e ottenneroconsiderevoli franchigie, territori, il diritto dilevare imposte d' ogni maniera ed altri vantaggi. Perciòtulle vollero farsi immediate membra dell'impero, e slegarsida ogni altra signoria, per eleggere da sé giudicie magistrali, e da sé amministrare le cose municipali; pelche sborsavano volontieri le contribuzioni all' impero. Leragioni dell' imperatore erano rappresentate dal suo vicarioche aveva anche giurisdizione capitale su tutta lacittadinanza, mentre come forassero credevasi potessegiudicar più imparzialmente che un cittadino sull' altro.In caso di guerra nominavano difensore e capitano qualchearmigero conte o barone, e lo pagavano. E per maggiorsicurezza le città sovente facean lega Ira loro, e collecittà imperiali Sveve e Renane.Così, dopo tanti anni di servitù e vassallaggio, spuntòalle città, ad onta delle rocche feudali e He' conventi,


128 ISTORIA DELLA SVIZZERAqualche raggio di libertà nou mai vista. Pare che sullaterra elvetica non possa durare alcuna tirannide né d'abitantinò di stranieri. La santa libertà vi ha naturainido come l'aquila sulle vette circostanti.CAPO X.DEI MONTANARI DI SVITTO, APPEUZELLO,REZIA E VALLESE.(Dal 1200 al 1290)Dietro i laghi, alle falde dell'Alpi dove fin dall'anticoevo eransi rifuggiti i Cimbri superstiti alle spade romane,viveano appartati dal mondo i loro discendenti. PiòAllemanno alcuno, nò Franco, uè Borgognone crasi avventuratonelle orride loro solitudini. Imperturbati pascevanogli armenti nel secreto d'ignote montagne. Nonsorgevano rocche cavalleresche su quelle rupi, e in quellevalli nou sorgevano città. I Valdstatten ebbero per molteetà una sola: chiesa ; ed era in Val-di-Muotta, e vi concorrevail pòpolo da Svino, Untervaldo e Uri. Le gentidi quelle tre vallate cran d'una medesima stirpe, e perlungo tempo ebbero, come una sola chiesa, così un comunemagistrato, al quale eleggevano della propria schiattauomini esperti e probi.Ma quando la nazione si fece più grossa, ciascunatribù eresse una propria chiesa, e si creò un Landamano,un consiglio e un tribunale. Cosi Svitto, Uri edUntervaldo scomposero la loro comunità, benché nellegravi cose procedessero tuttavia come repubblica indivisa.Più tardi anche le genti d'Untervaldo che abitavanosopra la selva Kern, si divisero da quelle che viveannelle terre inferiori; cosicché ambe le parti diUntervaldo ebbero consigli e tribunali suoi proprj. Giustal'antico inslituto, quei di Sopraselva (forse perchè piùnumerosi che quelli eli Sottosclva) contribuivano nellepubbliche spese il doppio; il che parve gravoso quandoi Sollosclvani furono potenti e ricchi al par di loro.Però benché divisi, tenevansi tuttavia uniti nelle delibe-


CAPO X.SOrazioni di gran momento, e passavano, come prima, peruna sola nazione.Su tutte quelle montagne nessuno si arrogava supremazia,tranne l'imperatore. Il popolo era contento diaver la prolezione di quel potentato, e negli intestinidissidj volontien riceveva arbitri dell'impero; nel ehepreferiva i conti di Lenzborgo.Intorno a loro giacevano ancora ampie valli alpestri,inesplorate, inoccupate, le quali come terra senza signore,erano considerale dagl'imperatori qual dominio imperiale.E spesso le diedero in proprietà o in feudo a baronie conventi. Qualora poi alcuna veniva popolata, gliabitanti pagavano censo ai re, od ai conli di Lenzborgoe Rappersvilla, o ai monasteri di Einsiedeln, Zurigo, eBeromünster o ad altri signori secolari ed ecclesiastici,che n'erano investiti dall' imperatore. Il pio barone Corradoda Seldenbiiren aveva creilo in una scoscesa valledi Untervaldo, appiedi del sempre nevoso monte Titlis,un convento detto Eugel-Berg (Mont'Angelo). Il che piacquetanto al papa in Roma, che prese il convento inimmediato patrocinio della sede pontificia.Però era più antico in quei paesi e più ricco il con-Î vento d'Einsicdeln. Gli armenti di quall'abate pascolavanosu tutti 4 monti. E il suo convento aveva avuto indonazione tutti i deserli delle circonvicine montagne. Mai pastori di Svitto ignari delle cose mondane, nulla sepperodi quella donazione, finché una volla non si trovaronoin contrasto coir abate che aveva mandato ilsuo bestiame in quelle Alpi, che essi da tempo immemorabileavevano ereditalo dai loro avi. Allora l'abaieinvocò P imperatore; e l'imperatore gli diede ragione.Del che restarono stupiti gli Svitlesi e dissero: « La pro-'•• lezione dell'imperatore e dell'impero non porla giovamentoai nostri diritti ; ebbene, ne faremo senza >•. Quellidi Uri e d'Untervaldo tennero per loro, e parlarono eom'essi,e non obbedirono all' imperatore. II che punsel'imperatore, che si rise di loro; e il vescovo di Costanzafulminò la scomunica sul loro paese ; così che piùnon si sonassero le campane, né si amministrassero isanti sacramenti né a sani né a moribondi ; e ciò finche


50 ISTOHU DELLA SVIZZERAnon si tornasse all'obbedienza dell'imperatore. Non perciòsi atterrirono gli uomini di Svino ; anzi costrinseroi loro preti a celebrare il servizio divino come prima,e cacciarono via quelli clic furono ritrosi. Quando poiP imperatore ebbe uopo di gente valorosa ebe combattessenelle sue guerre, mandò amichevolmente a loro il contedi Lenzborgo. Questi accarezzò gli Sviltesi, e così ottenneche seicento giovani andassero con lui alla guerradell'imperatore in cerca di gloria e di bottino.Anche nelle montagne vicine al lago di Costanza viveauna numerosa schiatta d'uomini liberi, ma posti già dalungo tempo sotto la prolezione dell'imperatore e dell'imperio.Però l'abate di San Gallo vi aveva sempreavuto ampj dominj, e gente vassalla per coltivarli: aquesta davasi il nome di uomini della Casa di Dio. Inriva al fiume Siller, appiè di allo monte, sorgeva unamagione dell'abate, ov' esso il signore veniva spesso perl'esercizio de' suoi diritti. Molta gente venne ad abitarein quel luogo, e si ebbe origine il borgo Appcnzello(dal tedesco Ablcnzell, cella dell'abate) che diede posciail nome a tutta la contrada. L'abate dava un podestà,suo luogotenente, a' suoi vassalli ; ma gli uomini dellaterra di Appenzello e di tre altre, i quali erano liberi,sceglievan tra loro, siccome i popoli liberi di Uri, Svittoe Untervaldo, un landamano, un consiglio ed uu tribunale,ed avevano il loro bailo imperiale.Intanto gli abati di San Gallo andarono guadagnandosempre maggiori diritti sull'intiero paese sia con compere,sia con donazioni avute ; e finirono coll'otleneredall'imperatore il tributo dovuto all'imperio, la giurisdizionecriminale e il protettorato delle quattro terre. Quel popolovide con indifferenza cangiamenti che non intaccavanole sue antiche franchigie, e che non facevano chetrasferire ad un Abate possente quella giurisdizione cheprima esercitavasi da un vicario dell'imperatore. Dalcanto suo l'Abazia, contenta de' suoi pingui redditi, nonagognava a ledere i diritti ereditari di quel popolo pastore.L'Abate poi, aftinché i vassalli suoi proprj non fosserotroppo al disotto degli uomini liberi di quella contrada,concesse loro più di una franchigia in un col di-


CAPO X.3iritto di crearsi un landamano. Queste liberalità furonouna ricompensa della bravura e fedeltà con che i vassallideirAppcnzello avevano servito in più guerre i bellicosiloro abati.Non erano in sì buona condizione i poveri abitatori dellemontagne rezie. Cento e cento superbe castella di contie di baroni, edificale " su orride rocce, dominavano levalli, ed erano come una catena clic teneva schiavo quelpopolo. Là dominavano forti il vescovo di Coirà, là gliabati di Disenlisio e di Pfeffers, là i conti di Bregbenza,di Verdenbcrga, di Monforle, di Metsch e di Misocco, lài ricchi baroni di Ilczuns, di Monlalto, di Aspermonte edi Valz, là cento altri. La città di Coirà, sotto la supremaziadel vescovo, la valle Bregaglia verso i confinid'Italia, e qualche altra vallala rimota, godevano essesole di ragguardevoli franchigie. Tutto il rimanente degliabitanti, i più de' quali usano l'idioma romanesco o rezio,vivean tributar] alla gleba serva. I soli Walser ( illoro idioma si è il tedesco ) vissero liberi ne' loro casalie villaggi, siccome li ebbero trovali i Franchi al tempodell' invasione del paese. Prclcndcsi che i "Walser popolod'origine tedesca, cercarono al tempo de' Goti un asilonella Ilezia, e che ivi presero a coltivare le valli alpestrie remole di Avers, del Petligau e di Val-di-Rcno(Rhin-Wald). Le medesime genli hanno per le primeabitalo e coltivato le fertili solitudini di Davos, cui ebberoin feudo dal baione di Vatz.. Nel Vallese, dominalo ancor esso da una moltitudinedi conti e signori, la città di Sion aveva un borgomastroed un consiglio, ma durava la maggior pena permantenere i suoi diritti. Il conte di Savoja era da lungapezza il più forte nella parte bassa del paese; e lo erail vescovo di Sion ncll' alta. In questa per altro, dove sifavella tedesco, gli abitatori essendo uomini di animoforte seppero mai sempre difendere 1' antica loro libertà.Avevano diviso in selle decurie (Zehnten). I deputalidi ciascuna decuria formavano il consiglio del paesepresieduto da un capitano generale eletto anch'esso dalledecurie. Sotto il patrocinio di leggi proprie facevano quéiVallcsani pascolare le greggie loro dalle spoude delllo-


32 ISTORIA DELLA SVIZZERA«lano »ino alle regioni dove esso scaturisce dalle ghiacciaie.CAPO XI.L'ELVEZIA SOTTO L'IMPERATORE RODOLFODI HABSBOIUÌO E SOTTO ALBERTO DI LUI FIGLIO.(Dal ISSO al 1307)Nessun signore era a quei tempi così chiaro nellaSvizzera per onoratezza, senno e valore, come il conteRodolfo di Hahsborgo. Il suo castello era in Aargovia sulmonte dello Wiilpelsberg. Egli era bailo di Aarau, Baden,Mellinga, Dicssenhoffen, Sursee ed altre città. GliSvittesi lo avevano invitato a voler esser bailo anche diloro in un tempo che tutto era sossopra per litigi cheagitavansi tra l'imperatore ed il papa. In tali circostanzeUri, Svilto e Zurigo avevano dovuto fare una lega permetter freno alle soperchierie de' signori. Zurigo scelse. ancor essa il conte Rodolfo a suo capitano supremo.Rodolfo però non era del paro accetto a quelli diBasilea, benché lo fosse più de' nobili suoi amici e commilitoni.Avevano questi nei tripudi notturni del carnevalevilipeso le donne e le fanciulle di Basilea. Si venneperciò a rissa molto sanguinosa; e parecchi di quegFinsolenlisignorotti lasciarono la vita sotto i colpi degliadirali cittadini. Per la vergogna che ne venne a' suoiamici, crucciatosi fieramente il conte di Hahsborgo,venne con molta gente davanti a Basilea per far vendetta.Ma questa guerra ebbe fine inaspettato e lietissimo.Poiché i capi e primati dell'impero, morto il monarca,dopo assai deliberazioni, nel 1275 elessero imperatore ilconte Rodolfo di Habsborgo. Ora, intesosi da'Basilecsiche il loro nemico era fatto loro re, spalancate le portecorsero a fargli omaggio, e invitarono in città lui e lesue genti. In tal modo si fé' pace, e tutto il paese furipieno di gioia e meraviglia. I capi delle città e dell«. Provincie concorsero poi da tutte parti a Brugg in Aargoviaa prestare omaggio all'imperatore ed alla sua sposa.


CAPO XI. 33L' imperator Rodolfo, benché salito al primo tronodella cristianità, benché trasportato in terre lontane, serbòper tutta la vita il primo amore ai popoli del suo paese.Fregiò la nobiltà con nuovi onori, e muni la città dinuovi diritti, e colla sua autorevole parola confermollenei già ottenuti. Volle che Zurigani, Sciaffusani e Solettesinon potessero essere citati se non davanti giudiciproprj ed a termini delle proprie leggi; che gli abitantidi Lucerna e di Laupen avessero le stesse franchigie diBerna, e Lucerna fosse feudo imperiale; che i Biennesigodessero dei diritti municipali di Basilea; che non dovesseroquelli di Aarau soggiacere ad altro giudice cheal loro scoltetto ; e che quelli di Winlerlhur, Diessenhofened altre città avessero simiglianti privilegi. Ai popolidi Uri, Svitto ed Untervaldo, chiamati i tre Faldslätlen,concedette di essere in perpetuo immediati membri dell'imperio ; e fece principi di questo il vescovo di Losannae l'Abate di Einsiedeln. Nel territorio predominalodai conti di Savoja ristabilì coll'armi l'autorità imperiale,sottrasse Losanna e Friburgo al giogo savojardo, e ritornòlibere parli dell'imperio quelle che prima eranostate tali. Delle quali cose le' città e i contadi gli simostrarono riconoscenti con servigi e con denaro.Ma furono tutt'altri lempi, quando morto Rodolfo,venne la corona imperiale in mano di Alberto suo figlio.Si sapeva che costui ad altro non agognava che ad ampliareil suo patrimonio aggregandogli terre d'altrui colleconfische, e paralo sempre a calpestare la libertà dellecittà e dei contadi. Adunque ogni uomo temeva. Quellidi Uri, Svitto e Untervaldo, nell'aspettazione di tempi calamitosi,si adunarono volgendo il -1291, e giurarono unalega perpetua per difendere sé e i loro in ogni avere ediritto e soccorrersi mutuamente col consiglio e collamano. Dal che furono detti Confederali (Eidsgenossen).Di quello stesso tempo il vescovo di Gostanza, per resisterealle macchinazioni del sovrano, si collegò col contedi Savoja, con altri signori, coll'abate di San Gallo ecolla città di Zurigo. I principi poi d'AUemagna concepironotale odio contro Alberto, che alla fine gridaronoimperatore il conte Adolfo di Nassau.SCMOKKE 3


34 ISTORIA DELLA SVIZZERAAllora scoppiarono dappertutto fazioni e guerre, qualicontro e quali a pro di Alberto d'Austria, e si propagaronoda città a città, da paese a paese. Berna parteggiòpei conti di Savoja e strinse alleanza con Friborgoe Soletta. Intanto comparve Alberto in armi, esaccheggiò le terre del vescovo di Costanza. Poi in unasanguinosa battaglia tolse all'imperatore Adolfo vita etrono. Andarono allora deputati dei Waldslälten a trovareAlberto in Strasburgo, pregandolo che volesse confermarloro gli antichi diritti, come aveva fatto il gloriosodi lui padre. A che avendo egli risposto, essere suopensiero di ridurli tra poco ad altra condizione, un fierospavento fu tra que' popoli confederati.Grida di guerra empievano già tutta quella parte dellaoccidentale Elvezia, che si stende da Soletta al Lcmanno.Colà i signori e i conti, seguaci d'Alberto e nemici allecittà ed alla loro crescente potenza, corsero ai danni diBerna. Ma quei valenti cittadini, soccorsi dai Solettesi eda altre genti, e guidati dall'esperto capitano Ulrico diErlach, disfecero le ostili schiere presso il colle Donnerbùhel,espugnarono e smantellarono molle castella e rocchedei nobili, e resero il nome di Berna onorato e gloriosoper tutta l'Elvezia.L'imperatore Alberto accorso in persona si accampòrimpclto a Zurigo su di un'altura, dalla quale dominavacoll'occhio tulle le vie della cillà. Dal canto loro i Zurigani,benché preparati a valida difesa, non chiusero leorte all' imperatore, e gli fecero sapere com'essi eranoSisposti a riconoscerlo sovrano qualora egli riconoscessele loro franchigie. Alberto trovandosi mal provveduto perun assedio, e vedendo la città piena d' armali ( poichéanche le donne e le zitelle s'erano messe indosso permostra abili militari ) fece buon viso, e confermò nel liberoslato la città.Ai Confederali di Uri, Svitto e Untervaldo l'imperatoreAlberto fece annunziare eh' ei voleva ( quest' esseerano le sue espressioni) adottarli siccome duelli figliuolidi sua reale famiglia purché si sommellessero da fedelie buoni suddili di Casa d'Auslria. Se così facessero, conseguirebbonoda lui onori, feudi e ricchezze. Ma i mon-


CAI'O XI. 35lanari risposero, che preferivano di stare alle antichefranchigie de' loro avi e rimanere immediali vassalli dell'impero, quali erano sempre stati. Allora egli mandò inWaldstätten in qualità di vicarj imperiali uomini duri emaligni. Traevali da' suoi stati ereditari, e incaricavali diopprimere quella gente a cui erano spediti, e colle angheriesforzarla a chiedere di essere svincolata dall'imperioe posta sotto l'autorità di Casa d'Austria. Vicaridi tal sorta furono Ermanno Ghessler di Brunegg e ilcavaliere Berengario di Landenberg. Costoro fermarono(ciò che nessun vicario aveva mai fatto) loro stanze nelpaese, stabilendosi Landenberg nel castello imperiale diSamen nell'Allo-Unlervaldo/ e Ghessler in una rocca dalui fatta edificare nel territorio di Uri. Poi dieronsi a crescerele imposte, a punir con prigione e battiture i piùleggeri mancamenti, a malmenare con superbia ed insolenzail popolo.Un dì Ghessler passando a cavallo davanti la casa cheStauffacher aveva poc'anzi fabbricata nella terra di Steinen( cantone di Svitlo ), disse con amaro dispregio :« Puossi egli soffrire che la plebe si costruisca così bellecase ? »Arnoldo Melchthal del paese di Untervaldo, fu per unapiccola trasgressione multalo a perdere una bella copiadi buoi. Lo sgherro del Landenberg slaccava i buoi dall'aratroe diceva: « Ben possono i villani tirar eglinostessi l'aratro ». Il giovine Arnoldo, punto acerbamenteda siffatto parlare, percosse in modo quell'insolente, chegli fracassò due dita. Si salvò Arnoldo ne'monti] ma aldi lui vecchio ed innocente padre furono per ordine diLandenberg cavali gli occhi.Intanto a chi teneva pe'vicarii d'Alberto e faceva ilpiacer loro, era lecita ogni cosa : siffatta gente avevasempre ragione. Però non lutti quelli che, gonfi del favoredei dominanti, andavano imperversando, ne furonosempre contenti.Il castellano dell' isoiella di Swanau nel lago di Lovverzo(cantone di Svitlo) avendo svergognala la figliuolad'un onest'uomo di Arth, fu ammazzalo dai fratelli dellagiovane.


..i±36 ISTORIA DELLA SVIZZERAIl giovili signore di Wolfenschisso in Untervaldb, amicodi Landenberg, avendo visto la bella donna di CorradoBrcmgarten, e sapendo che il marito era fuori, le dimandòun bagno e quindi le fece infami proposte. Ladonna corse via e chiamò dalla campagna il marito ; ilquale uccise lo scostumato giovinastro nel bagno. Cosidacché nel paese non v'era più legge né giustizia, ogniuomo se la faceva di propria mano. Di che gli effettierano pessimi. Ma i vicarj se ne facevano beffe, e tiravanoinnanzi a capriccio; né solo conculcavano le libertàconsentile al popolo dagl'imperatori e dai 're : ma oltraggiavanoeziandio gli eterni diritti che Dio ha compartitoad ogni uomo a guisa d'inalienabile patrimonio.CVPO XII.GUGLIELMO TELL E I TRE DEL GRÌÌTLI.(Anno 1307)Mentre nelle valli dei Waldstàtlen gemeva l'oppresso,e l'oppressore esultava, nel villaggio di Steinen disse aWernero Stauffacher la sua donna : « Fino a quandol'umile gemerà, e riderà il superbo ? Dovranno dunquei forestieri essere signori di questa terra, eredi del nostropatrimonio ? Gli uomini di Waldstätten che fanno ?Noi madri allatteremo soltanto i destinali alia miseria, ealleveremo le nostre figliuole perchè siano le serve deglistranieri? Lo tolga Iddio! ».A tali parole Wernero Stauffacher taciturno usci, discesea Brunna sul lago, navigò alla riva d' Uri e andòa trovare Gualtiero Fürst di Attinghausen. Presso il qualetrovò nascosto anche Arnoldo di Melchtal fuggito in queimonti per sottrarsi alla rabbia di Landenberg.Colà parlarono della miseria del paese e .della crudeltàdei vicarj stranieri, mandati loro dal re ad ontadei diritti antichi e delle franchigie. Mentovarono le inutililagnanze fatte all'imperatore contro la malvagità deisuoi vicarj ; e le minaccie colle quali esso aveva intimatoal popolo di disgiungersi dall'imperio per assoggettarsi


CAPO XU. 57a Gasa d'Austria. E, posciachè Dio non concede ad alcunre l'autorità di mal fare, conchiudevano non rimanere,altro rimedio che l'ajuto divino ed il proprio loro coraggio.La morte essere meno amara di quel giogo diobbrobrio. Ciascuno adunque nella propria terra dovessefar paròla ai più leali e più forti uomini, ed esploraredi che sentimento fosse il popolo, e fin dove volesse avventurarsiper ricuperare libertà e sicurezza.Dopo di che 'si adunarono più volte nelle tacile oredella notte" in un remolo luogo detto Grulli,« pressò allago. Giace il Grulli a mezza via tra Uri, Untcrwaldo eSvitto, ed è un angusto pralello cinto di 'boscaglie e postosotto alle rupi del monte Scelis, di fronte alla terradi Brunna. Colà erano appartali dagli uomini e dall'abitato.Bentosto ognuno vi giunse con buone nuove : tintoil popolo preferire la morie al giogo dell'obbrobrio.La notte del decimoscllimo di dicembre dell' annomille trecento sette si adunarono, e ognuno dei tre condusseseco al prato di Grulli dieci uomini fidali. Fu risoltodi salvar la comune libertà a costo di tutto. I treelevarono le destre al cielo stellalo, e giurarono al cospettodi quel Dio davanti a cui sono eguali pastori emonarchi, di sostenere in vita e in morte i diritti delpopolo innocente, di intraprendere e fare ogni cosa incomune e nulla in privato ; di non soffrire alcuna ingiuriané commetterne alcuna ; di rispettare ragioni eaveri del conte di Habsborgo e di non malfare ad alcunvicario dell' imperio, ma parimente d'impedire che quellipiù nuocessero al popolo. Allora gli altri trenta alzaronoancor essi le mani, e come i tre, giurarono al sommo IiUdio e a lutti i suoi Sanli di difendere con maschio animola libertà. Stabilito per l'adempimento dell'impresa ilprimo di dell' anno, si congedarono lutti, n' andaronoognuno alla sua valle ed al suo tetto, e attesero a svernareil bestiame.w. Intanto il vicario Ermanno Gbessler passava i giorniinquieto, perchè e la coscienza gli rimordeva, e parevagliche la gente andasse e venisse con passo più francoe il rimirasse con faccia altiera. Per ciò fece inalberare inUri alla cima d'un palo il ' cappello d'Austria, intimando,


38. ISTORIA DELLA SVIZZERAche chiunque passasse davanti a quello dovesse fargli riverenza.Forse voleva con ciò esplorare chi avesse animoavverso all'Austria. ^ -Ora Guglielmo Tello, famoso arderò di Biirglen eduno di quei del Grulli, passò, e non fece riverenza. Incontanentefu preso e tratto al cospetto del Vicario, cheadiralo gli disse : « Caparbio bersaglicro, l'arte tua siala tua pena. Io colloco un pomo sulla testa al tuo figliuolo:tu saettalo via, e guai a le, se il colpo fallisce».Il fanciullo fu tosto legato, postogli il pomo sul capo, eil bersagliere condotto molli passi lontano. Egli prese lamira, l'arco scoccò, la saetta s'infisse nel pomo. Tuttoil popolo alzò un grido di gioja. Ma il bieco (iranno interrogail bersagliere : « Perchè hai tu leco quell' altrasaetta? » E Tello risponde: « Se la prima non colpiva ilpomo, avrebbe questa trafitto il tuo cuore »._£„Il vicario impallidì: fece prendere il bersagliere e loimbarcò alla volta di Küssnacht, dov'cgli stesso volevarecarsi; poiché incarcerar Tello in terra d'Uri non glipareva sicuro consiglio: d'altra parie il trarlo prigionefuor di paese era contro le franchigie de' Waldslatlen.Adunque temendo il furor del popolo partì immantinente,benché un vento contrario snjli«ss«fe^agliardissimo. Il lagoera sconvolto : le onde spunuKL balzavano entro il legno;«tutti stavano smorti di spaventò! i rematori erano instupiditi.Più venivano spimi deliro il lago, e più vicinapareva la morte. Sulle rive da quell'abisso innalzavansial cielo, erte siccome muraglie, le montuose ripe. Inquell'orribile angoscia Ghessjfr fece scatenar Tello, perchèessendo egli un impareggiabile nocchiero, gli aiutassea salvamento. Ma fello s'indirizzò alle desolatefalde del monte Axen, dalle quali un nudo scoglio sporgèntes'inoltrava a fior d'acqua alcuni passi entro il lago.D'uno sbalzo egli fu salvo sullo scoglio, e la barca indietroin balìa delle acque furibonde.-./_Libero e sciollo aggrappossi l'Urano alle rupi, e viariparossi sul territorio di Svino. Però il cuore agitatogli diceva : « A che pro esser fuggilo dalla collera deltiranno? Quand'anche io scampassi dalla sua nequizia,egli si tiene in pegno la mia donna e il mio figlio ri-


•CAPO XII. 30masi deserti e soli nella casa. Quale scempio faràGhesslerdella mia famiglia, se Landenberg per le due infamidita del suo sgherro, fece strappare entrambi gli occhiall'innocente vecchio (li Melchtal? Dov'è il tribunaleavanti a cui io possa citar Ghessler, se l'imperatore nonha più orecchie per i guai del popolo? Se dunque nonv'è legge, se non v'è giudice che pronunzi tra me e lui:ebbene, o Ghessler, eccoci a fronte soli ed eslegi: la necessitàdella difesa decida. S'egli è fisso che o Y uno dinoi soccomba colla moglie innocente, col figlio e collapatria, o che tu Ghessler, muoja muori tu dunque, ela libertà riviva ». T£=»Così pensò Tello, e corso con arco e saette alla voltadi Küssnacht, s'appiattò nella Via-Cava ( Hohle Gasse )presso al villaggio. Il tiranno arrivò : fischiò la cordadell'arco, e la saetta dell'uomo libero trapassò il cuoideitiranno. Il popolo all'udire abbattuto il suo oppressore,stupì e giubilò. La prodezza di Tello die nuovo coraggio; però la notte dell' anno nuovo non era ancorgiunta.CAPO XIII.IL PRIMO DÌ DELL'ANNO -1308. — TRIONFO DELLA LIBERTA'AMORGARTEN.UNIONE DI LUCERNA AI FEDERATI.(Dal ÎÔ07 al 1351)Venne la notte. — Un giovinetto che aveva giuralosul Grulli, andò al castello di Rossberg (Blonle Cavallo)in Sopraselva, dov'era la donzella dell'amor suo. La donzellacalò una corda e dalle fosse del castello il trassealla sua camera. Sotto quella finestra stavano accolliventi altri giovani, che il primo venuto tirò in allo. Cometutti furon saliti, presero il castellano e la sua.gente etutto il castello.Altrove usciva di buon mattino Landenberg dal castelloimperiale di Samen per andare alla messa. Glivenivano incontro venti uomini d'Unlervaldo portandogliper l'anno nuovo galline, capretti, agnelli ed altri dona-


iOISTORIA DELLA SVIZZERA(ivi. Il vicario nulla sospettante, diceva loro che entrasseronel castello. Quando furono dentro, un d'essi diefiato al corno. In un baleno tutti trassero i loro spuntonidi ferro, e gli piantarono in cima ai loro bastoni,e presero di forza la rocca. Intanto accorsero trenta altriche aspettavano appiattali in un vicino bosco. Landenbergfugge atterrilo per i prati verso Alpnach. Maessi lo prendono, e fanno giurar lui e la sua gente dinon mai più ripor piede in Waldstättcn. Con che li lascianogenerosamente andare Illesi e liberi a Lucerna.Né si fa oltraggio alla persona di alcuno.Stauffacher cogli uomini di Svitlo andò al Iago di Lovverzo,e smantellò il castello nell'isoletta di Swanau.Gualtiero Fürst e il suo genero Guglielmo Tello si mosserocogli uomini d' Uri, e la rocca di Ghessler fu presa.Allo fiammeggiarono sull'Alpi fuochi di letizia.Era quello l'anno nuovo della libertà. La domenicaseguente vennero gl'inviati dei tre cantoni, e giuraronoper altri dieci anni l'antica lega dei loro padri. La legadurò perenne, e fu spesso rinnovata. Avevano essi ricuperaloi loro antichi diritti senza sparger goccia di sanguee senza violare alcuna ragione dell'impero nò dellacasa d'Habsborgo.Il re Alberto all'annunzio di tali avvenimenti arse difurore, radunò armati e cavalcò seguito da più potentibaroni in Aargovia. Era seco anche il suo nipote e pupilloGiovanni di Svevia, a cui egli ingiustamente usurpaval'eredità paterna. Parlili il primo di maggio da Badenerano giunti a Windisch sulla Reuss, quando il ducaGiovanni si volse e gridò: «Prenditi il fio dell'ingiustizia» e trapassò ad Alberto colla lancia la gola. Il cavalierRodolfo di Balm aggiunse un colpo di lancia neifianchi; e Gualtiero d'Eschenbach, gli spaccò la testa.Gli altri stettero un istante attoniti e inorriditi; poi sidispersero fuggendo a tutta corsa. E il potente monarcadella Germania spirò sulle ginocchia di una povera donnache trovossi sulla strada.Tutta Europa si scosse a quel misfatto. Gli uccisoriandarono vagabondi e morirono maledetti. Le porté diZurigo furono chiuse sulla loro faccia. I Waldstätten ne-


- CAPO XIII. Mgirono asilo agli assassini del loro inimico. Ma i figlidell'ucciso, Leopoldo duca d'Austria, e Agnese regina diUngheria di concerto con la regina Elisabetta di luivedova, fecero spietata vendetta su colpevoli e su innocenti.Più crudele di tutti fu Agnese. Molte castella deicongiurati, Wart, Fahrwanga, Maschwanda, Allbüren furonoincenerite. In Fahrwanga, mentre le scorreva appiediil sangue innocente di sessanlatrè cavalieri, ellasclamò ferocemente : « Or sì, mi par di tuffarmi nellarugiada di maggio». Invaito«si prostrò 'disperata nellapolve la moglie del cavalier Rodolfo di "Sä»-' scongiurandolaper la vita del marito. Questo inffcflcplMù collegambe stritolale esposto sulla ruota ad essere sbranatovivo dagli avvolloj. E dalla ruota, spirante, confortava lasua fida sposa, che sola e ginocchione stelle piangendoe pregando finché a lui rimase ombra di vita. Sul luogodel regicidio Agnese con sua madre eresse il magnificomonastero di Kònigsfclden. Ed ella slessa vi si chiuseper finir devotamente la vita. Ma il frate Bertoldo Sirebeldi Oflringen inorridito di lei, le disse mentre elladalla porla della chiesa guardava i passaggeri : « Signora,è cattiva divozione versare il sangue innocente, e colfrullo della rapina eriger monasteri ».Anche agli abitanti dei cantoni montani il duca Leopoldonon perdonò .la resistenza che avevano opposta asuo padre; tanto più ch'essi non parteggiavano per suofratello Federico d'Austria, ma bensì per Lodovico il Bavaro.Venne egli alla lor volta con grossa mano di cavalierie baroni e soldati. Il conte Ottone di Slrassberg,varcalo il monte Briinig, corse verso l'Alto Unlerwaldocon quattromila armati. Più di mille combattenti furoriraccolti a Willisau, Wollhusa, Rolhenborgo e Lucernaonde investire dalla parte del lago le terre unlcrvaldesi.Il duca stesso col nervo delle sue genti venne da Egheria Morgarten verso i monti di Svino. Portava seco molticapestri, destinali pei capi di quel popolo.I Confederali per opporsi alle sue forze si appostaronoin numero di -1300 sulle allure limitrofe al territoriod'Einsiedeln. Eransi congiunti agli Svillesi, quattrocentod'Uri e trecento d'Unlerwaldo. Vennero eziandio


42 ISTORIA DELLA SVIYZERAcinquanta fuoruscili di Svino chiedendo di poter ricomperarsi,combattendo, la cittadinanza della patria. Il 45novembre 1315 molle migliaja di cavalieri armati di tuttopunto salirono al primo raggio del sole la montagna : iConfederali, gittato un tremendo grido, si avanzaronocontro di loro in un piccol piano presso Haselmalt, allefalde di una grande ed erbosa prominenza. I cinquantafuoruscili travolsero giù dall'alto ponderosi massi, e fuoridi una nebbia autunnale comparvero agli occhi del nemicocosternalo. Le file del* duca furono scompigliate,fugale, eslerminate. Incoraggiava i Confederati la voce eil braccio di.Enrico d'Ospenlhal, figlio del vecchio Redingdi Biberegg, il quale aveva prescritto l'ordine delcombattimento. Il nemico fu ributtalo nell'angusta viache scende al lago di Eghcri. Il fior de' cavalieri caddea Morgarten sotto le picche e le mazze di poveri pastori.Leopoldo appena fuggì di mano ai vincitori, questis'affrettarono all'opposta parte del lago in Untervaldo ;e rotti fieramente i Lucernesi, ne cacciarono gran partenell'acque ad affogare. A tal vista Strassberg atterrilofuggì. In quella vittoriosa giornata si rinnovò dai Confederatila lega perpetua : « Tulli per ognuno e ognunper tulli ; senza consenso di tulli, nessun palio con gentestraniera; però onore e rispetto agli averi ed ai dirittidegli stranieri, come ai proprj ». Così il .nome di Svittodivenne glorioso sulla terra, e tulli i Confederati ne preseroil nome di Svizzeri. Il soccorso delle temute loroarmi fu cercalo nelle guerre dell' impero. La loro intercessionesalvò la libertà di Zurigo e di San Gallo, chel'imperatore bisognoso di danaro voleva dar in pegnoai duchi d'Austria. E fu sollo titolo di pegno che Sciaffusa,Rheinfeldcn e Neuchàlel vennero al dominio austriaco,con grave lutto di quelle città.Lucerna a quel tempo faceva dura prova dell' asprogiogo principesco. I suoi concittadini avevano dovutocombattere per l'Austria contro i Confederali e in tuttele guerre esterne ; e ciò per molli anni e con gravedanno. I ducili venivano aggravando arbitrariamente legabelle. Alla fine il peso divenne insopportabile. I Lucernesichiesero di moto proprio ai cantoni montani un


CAPO XIII. 43armistizio di vent'anni: e quando s'avvidero che i baronie i signori, i quali erano volonterosi servitori delduca, tramavano sinistri disegni contro la città, fecerocoi Federati una lega perpetua, in forza di cui quellistessero per loro, ognun per tutti e tulli per ognuno ;senza offendere i diritti altrui.Ciò fu cagione che la nobiltà che abitava in Aargoviamovesse in nome dell'Austria guerra alla città. Ma questadifese con fermo braccio i suoi diritti, ed ebbe soccorsodai Confederati. Però nel suo proprio seno le piùcospicue famiglie tenevano colla nobiltà forestiera, poichéil simile ama il suo simile. La nobile gioventù di Lucernacongiurò di fare una strage notturna; e scannatia ledo i partigiani dei montanari, tradire la città nellemani del duca. E già slavano nel bujo della notte armatisotto l'arco al lago, presso la bettola dei sartori,quando un ragazzo s'avvenne ad udir le loro trame. Sen'avvider essi e vollero ammazzarlo. Ma egli giurò dinon far motto ad alcuna persona di quanto aveva udito.Però corse alla bettola, dei .macellai, dove alcuni cittadinislavano tuttora bevendo e giuocando, e quivi vollosiall'insensibile slufa le narrò ad alta voce ciò cheavea giuralo di lacere ad ogni persona. I cittadini udironostupefatti, corsero precipitosi, e destarono all'armela città. I congiurali furono presi, si chiamarono ausiliaridi Untervaldo, e si tolse per sempre alle famiglienobili il reggimento della città, che avevano fino alloraconservato. Anzi i nobili furon cacciali. Trecento cittadiniformarono il consiglio; l'autorità sul pubblico avere,le gabelle, le guerre e le alleanze /urono riservate aicomizj del popolo (Gemeinde). Così l'astuzia e l'amorpatrio d'un fanciullo salvò LuceàgiV"I duchi intanto stanchi ed esausti dall'altre guerrefermarono volonlicri la pace con Lucerna, dopoché novearbitri di Basilea, Berna e Zurigo ebbero pronunziato :«La lega perpetua delle quattro repubblicherdi Waldstaltennon pregiudicar menomamente i diritti d'AustriaHabsborgo, ed essere incolpabile».


iìISTORIA DELLA SVIZZERACAPO XIV.BERNA ROMPE LE FORZE DEI NOBILI A LAUPEN ; IL CAVALIERBRUN TRASMUTA IL GOVERNO DI ZURIGO.(Dal 1335 al 1310)A quei tempi anche Berna ebbe a sostenere una moriatelotta coi nobili dell'Ucclitland {contrada compresatra l'Aar e i laghi che giacciono alle falde del Giura )e coi loro collegati. Poiché era una rabbia pei baroni epei conti il veder Berna sorgere in mezzo a loro floridad'armi, d'arti e di campi. Besa formidabile dalla concordiade' suoi cittadini, e polente per la compera fattadell' Hasli e di Laupen, era onorata e temuta in tuttequelle parti. Essendosi ella rifiutata a ricever la monetabattuta coll'assenso imperiale dal conte Everardo di Kyborgo,ed eziandio a riconoscere l'imperator Lodovico ilBavaro perchè il papa lo aveva scomunicalo, quei signoriebbero opportuno pretesto di punire i recalcitranti.Il conte Rodolfo della stirpe di iSeuchàlel, cheaveva concesso a' suoi borghi di Erlach ossia Cerlieri, edi Nidau di farsi città murale e municipali, raccolse nelcastello di Nidau tutti i nemici di Berna. Quivi si stabilìche quella ciltà fosse distrutta dalle fondamenta. Concorserouomini d'arme, di Aargovia, di Savoja, dell' AltaBorgogna (ossia Franca Contea) dell'Ucchlland e d'Alsazia.Si contavano settecento elmi coronati, e mille e duecentonobili coperti di ferro ; seguivano quindici migliajadi pedoni e tre di cavalli.I Bernesi all' udire sì terribile armamento uè si intimorirononé provocarono con insolente baldanza il nemico:ma stabilirono di dar orecchio ad eque proposte,se si facessero; altrimenti rispondere alla forza collaforza. Stala inutile ogni amichevole trattativa, non sipensò più che alle armi. Il vecchio scoltclto GiovanniBubenbei'g giurò di dar l'avere e la vita per salvar lacittà di Laupen, sotto le cui mura s'era accolto il camponemico, e corse a sussidiarla con seicento valorosi. Men-


CAPO XIV. 45ire nel consiglio di Berna si agitava quai capitano fosseda eleggere, entrò in città il cavalier Rodolfo di Erlachfiglio di quel Ulrico che quarantun anno innanzi avevarotto i nobili al Donnerbühel. Incontanente fu proclamatocapitano, essendo egli provetto guerriero, e avendocombattuto in sei campali battaglie in lontani paesi. Venneroanche per la via del Brunig novecento prodi delleterre montane d'Uri, Svitto e Unlervaldo, e seicentodell' Hasli e Simmenthal. Soletta mandò ottanta corazzieria cavallo; quei di Soletta conservarono grata memoriadel giorno in cui Berna gli aveva soccorsi controLeopoldo d'Austria, accampalo con poderoso esercito sottole loro mura tre anni dopo la battaglia di Morgarlen.Allora veramente Leopoldo era stato vinto, più che dall'armi,dalla furiosa inondazione dell'Aar, e dalla magnanimitàdegli assediati. Poiché l'Aar rigonfio, avendodisfatto al duca un ponte di barche, i generosi repubblicaniavevano salvato dalla morte i loro nemici attornialidall'acque impetuose.Con questi ajuti e con quattromila armati tra urbanie forensi, Rodolfo d'Erlach si piantò in faccia al nemico,non lungi da Laupen sur un poggio da cui tuttodominavasi il campo de' nobili. Tosto s'accese la ballaglia.Gli squadroni nemici investirono con impelo il colle.Ma Erlach die il cenno fatale. Tosto scoppiò la tempestadelle fionde, precipitarono tuonando dall'alto i carriferrati, sfracellando le ossa dei guerrieri nemici. Scguivancolle bandiere le picche e le mazze. Soli gli ultimidella retroguardia bernese alla prima vista s'arretraronospaventati. Ma l'accorto eroe d'Erlach esclamò: « Eccosiam vincitori, i vili ci han lasciato, i soli prodi sonocon noi ». E furono vincitori.Il conte Rodolfo di Nidau giacque morto nelle primefile, e giacquero seco mille e cinquecento de'suoi. Ciòavvenne l'anno 4339. Però la guerra arse quattro anniancora, e portò qua e là scorrerie, incendj e rapine.Molto ne sofferse Friborgo che aveva dovuto tener peifcudatarj contro Berna. Ma alfine venne la pace, e fugloriosa principalmente per Berna, comechè questa non ricevessenulla a titolo di conquista né di compenso. Ma


46 ISTORIA DELLA SVIZZERABerna poc'anzi minacciata d'estremo eccidio, aveva ottenutotale una vittoria da Car temere l'esterminio ad ogniinimico. I suoi mille aveano affrontalo con braccio diferro i diecimila: que' cittadini combatterono lutti co»una mente sola e un solo cuore ; nessuno per sé, malutti per la patria. Così si fanno le imprese memorabili.Fermata la pace, i Bernesi appesero le armi alla parete,e tornarono ai loro mestieri. L'eroe d' Erlach coltivòtranquillamente la sua terra paterna, e senza cercarpaghe né titoli né onori, visse felice lino alla cadenteetà. Ma un di il suo genero Jobst di Rudenz in Unlcrvaldo,venuto alle sue stanze, entrò seco lui in contesaper denari dolali. La spada del vincitore di Laupen sospesaal muro die negli occhi di Jobst, che nella furiacieca dell'ira la spiccò di là, e cacciolla nel cuore alvecchio capitano. L'assassino fuggì, fu inseguito dai cani,e non fu più vislo.Anche lo scoltcllo Giovanni di Bubenbcrg che avevain quei tempi calamitosi reso grandi servigi alla suacittà, ebbe a sopportare un'amara fortuna. Il popolo gliera fortemente avverso per la sua alterigia. Gli si poseaccusa di governare con orgoglio, non a modo di cittadinoma di sovrano, e di non far nulla senza riceveredonativi. Per lo che fu con tutti i suoi partigiani esigliatodalla città per cento anni e un giorno. Però doposcorsi quattordici anni, nacque pietà di lui fatto ornaivecchio ed infermo, e fu raccolto in patria.Tempi assai tristi correvano allora anche pei capi diZurigo. Ivi quattro nobili della città ed otto cospicui cittadinireggevano lo stalo per quadro mesi, ed eleggevanoda sé i successori. Così la signoria s'aggirava perpetuamentenelle mani di poche illustri famiglie che esercitavanoil poter militare ed il civile, ed erano chiamateConstabili (Constaffler). Gli altri cittadini, e i facoltosi,accorti e animosi partigiani si stancarono d'esser sudditia quelle famiglie, e alzarono gravi lagnanze del lorogoverno. Quei signori, si diceva, si curavano solo di see dei loro, non davan conto del pubblico denaro, ricevevanocon alterigia insopportabile i cittadini poveri, ein ogni cosa procedevano arbitrariamente. Si andò così


CAPO XIV.Vbsusurrando, finché uno del consiglio stesso si mise coicittadini malcontenti facendo causa comune con loro. Eraquesti il cavalier Rodolfo Brun, uomo avveduto, ma ambiziosodi primeggiare. Insligati da lui i cittadini dimandaronoalla fine che il consiglio rendesse conto del denaropubblico. Rodolfo Brun e l'amico suo RudigeroManesse e alcuni altri consiglieri asserirono la giustiziadella dimanda. Ma gli altri la credettero una passaggeraeffervescenza di popolo, la quale in breve avesse a calmarsi,e misero in molo i consueti artificj onde Irarper le lunghe la cosa. Con che mostravano di conoscerela sala del consiglio, non l'indole del popolo.Dopo sei settimane Brun fé' divulgare, che il consigliosi rideva dei cittadini. Il popolo accorse al Ponte Bassoappo la sala ov'era radunato il consiglio. La calca e iltumulto ingrossarono; la sala si riempì di terrore. Alcuniconsiglieri si dichiararono pei cittadini, altri temendodelle proprie persone si tolsero di là ed evasero secretamentedalla città. Allora il cavalier Brun ebbe pienopotere su d'ogni cosa, e stabili di aggravar la mano sull'autoritàe l'avere e la persona de' consiglieri. Infattifurono mandati in esiguo coi loro partigiani.Brun assistito dagli amici, foggiò una nuova forma digoverno; scompartì gli artigiani in tredici tribù, i capidelle quali sedessero in consiglio; raccolse i 'constabili(nobili e cavalieri) in una sola tribù, acciocché non avesserosoverchio potere sulle altre. Il consiglio si composeper metà di cittadini e per metà di nobili e d'ottimati ;dovea rinnovarsi ogni semestre. Brun si fece eleggere borgomastroperpetuo, e si conservò un'ampia autorità. E ilpopolo si giurò con lieto animo a quei nuovi ordinil'anno 4336. Gli artigiani avean voce in consiglio, potevanproibire il concorso degli artisti esteri, l'esportazionedelle materie prime, e l'importazione delle mercidi straniero lavoro; come se l'intera città dovesse esisterepel vantaggio dell'arti loro, e non le arti loro pelvantaggio comune della città.Ma i consiglieri fuoruscili e i loro esterni fautori meditavanocontro Zurigo una sanguinosa vendetta.


•4S ISTORIA DELLA SVIZZERACAPO XV.ORIGINE DELLA LEGA PERPETUA DEGLI OTTOCANTONIANTICHI.(Dal 1540 al 1360)Annidatisi gli esuli in Rappersvilla e nelle castella erocche dei loro partigiani, facevano di là una minutaguerra, danneggiando i Zurigani ogni volta che se neporgesse il destro. Ma i Zurigani erano uomini coraggiosi,e il borgomastro Brun era tanto prode quanto accorto.Laonde i fuorusciti, visto che dalla guerra nonveniva profitto, congiurarono di fare in Zurigo una stragenotturna. Parecchi conti e baroni vennero in città pubblicamentesotto vari pretesti, o celatameute vi s'insinuarono.Occupata la città nel buio della notte, dovevanospalancarne le porle: e accogliervi numerose bandeda Rappersvilla. Venne la notte. I • congiurati trovavansiadunati in casa d'un fautore. Ma quivi furono uditi dalgarzone di un fornaio, che giaceva sonnecchiando dietrola stufa. Egli riferì la cosa al padrone: il padrone al cavalierBrun. Questi postasi una corazza, corse pie nudoalla sala del consiglio. Le campane suonarono a stormo.I cittadini in un baleno furono su l'armi. I congiurati,vistisi discoperti, uscirono. Le donne li tempestavano dallefinestre con sassi e pentole e quanto veniva loro in mano.Brun alla testa degli armati gli affrontò sul mercato.Dopo lunga ed accanita pugna i cospiratori furono soprafalti.Chi potè fuggire fu salvo, ma molti rimaserouccisi o prigioni.Brun rivolse i pensieri alla vendetta. I cadaveri deicongiurati giacquero tre giorni sulla piazza insepolti, finchénon furono pesti e sfigurati da carri e cavalli. Trentaseltecittadini, partecipi della trama, fra i quali eranoalcuni degli' antichi capi della città, furono ammazzalinelle case loro o decapitati nelle vie o arruolati. Poi siandò in armi contro Rappersvilla. Il forte fu espugnaloe smantellato, gli abitanti della città cacciati ad abitare


CAPO XV. 49in aperta campagna, il cerchio delle mura abbattuto, edarsa ogni cosa fino all'ultimo abituro. Cosi Brun imperversavanel 4350 contro colpevoli e contro innocenti.L'anno seguente avendo il duca Alberto d'Austria minacciatoa Zurigo una dura pariglia, il borgomastro ebbericorso ai Confederati montani, e chiese d'esser assistitoe d'esser accolto nella loro perpetua lega. Uri, Svitto,Untervaldo e Lucerna che amavan Zurigo come loro antemuraleed emporio, lo accolsero benevoli, e alle calendedi maggio dell'anno 4351 giurarono seco lega perpetua.Fu promesso di soccorrersi scambievolmente coll'averee colle persone contr'ogni nemico, e di comporrele contingenti discordie per mezzo d'arbitri amichevolmente.Si tennero buoni tutti i diritti dell'imperatore edell'impero e tutte le precedenti alleanze; ma s'interdissedi conchiuder nuove leghe straniere senza il consensodella Confederazione. Ciò avvenuto, apparve Alberto d'Austria,e strinse i Zurigani dimandando satisfazione peldesolamento di Rappersvilla che era già pertinenza de'suoi congiunti, e pei danni venutine a tutti i sudditi eaderenti dell'Austria. Egli veniva con d 6,000 uomini; edinoltre chiamò all'armi il popolo di Glarona. Ma i Glaronesivi si negarono e dissero: «Noi sotto il patrociniodell'impero andiamo in guerra per l'abazia di Seckingaa cui il nostro paese è addetto, ma non siam tenuti allealtre guerre degli Austriaci ». Tale risposta dispiacque alduca. Stabili dunque di mandar gente armata addosso aGlarona, dov'egli era il patrono del sacro luogo di Seckinga;molto più che di là poteva minacciare Uri e Svjtlo,e distorli dall'aiutar Zurigo. Ma i Confederati, sbucatirepente dalle loro montagne, nel cuor del verno occuparonole terre di Glarona, e se ne assicurarono. I Già-• ronesi giurarono per loro, inviarono in presidio a Zurigoduecento della loro vallata, ruppero Gualtiero diStadion che veniva con Austriaci da Rappersvilla al loropaese, e distrussero il castello di Nefels.Queste prove di valore piacquero ai Confederati, edeglino assunsero nella loro perpetua lega i Glaronesi, conquesto che il duca e l'abadessa di Seckinga conservasserole ragioni e le regalie legittime, e Glarona d'altraSCUOKKE 4


50 ISTORIA DELLA SVIZZERAparte le sue antiche libertà. Ciò avvenne l'anno 4352,lo stesso in cui Rudigero Manesse di Zurigo con menodi 4,S00 uomini, combattè vittoriosamente a Tätwyl contro4OOO e più Austriaci; e soli 42 Svittesi presso Küssnachtsul Iago de' Quattro Cantoni tennero fronte a.piùdi mille Austriaci, e colla distruzione di Habsburgo vendicaronosull'altura di Rothenflue presso il lago di Lucernal'incendio di Küssnacht.Fino allora al duca d'Austria non era riuscito un solfatto d'armi, e già la gloria dei Federati e del loro valorein campo s'era diffusa di valle in valle e di terrain terra. Si dava loro gran lode, perchè non guerreggiavanocon avidità principesca, ma da uomini liberi; nondepredavano le terre prese, né se ne facevano tributarie servi gli abitanti, ma li prendevano a fidi e liberi Confederali.Ciò captivò loro i contadini circostanti al lagodi Zugo e fra i pascoli dei piani e dei colli vicini; sicchén'ebbero in varie congiunture nunci, soccorsi e consigli.Ma la città di Zugo al contrario, aderendo fermamenteai signori austriaci, chiudeva ai Federati le suevalide mura. E ciò perchè molte famiglie feudali vi avevanodiritti civici.Ma quando i Confederali furono apparsi sotto le murae le torri di Zugo con circa tremila combattenti, e luttii conladini dei dintorni congiuntisi ad essi, i cittadini sidisanimarono, trovando non aver fra loro che un debolepresidio d'Austriaci, e, inviarono sollecitamente al ducaAlberto per assistenza.Il nuncio trovò il «duca presso Koenigsfelden, ma ilprincipe non diede tampoco orecchio alla sua supplica;anzi, mentre quegli piangeva, iva parlando di caccie colsuo falconiero. Pareva che al duca importasse più lapresa d'un uccello dell'aria, che la salvezza d'una città. •Della qual frivolezza incolleriti i cittadini di Zugo, aprironoimmantinente le porte ai Federati, ed entrarononella loro lega perpetua, salve rimanendo le ragioni e leregalie dell'Austria.Il duca aveva risposto al nuncio di Zugo: «Tra pocoio ricupererò ogni cosa ». Egli confidava nelle sue grandiforze. Gli si uni tutta la nobiltà d'Aargovia, Thurgovia e


CAPO XV. 51Uechtland, coi soccorsi delle città seco alleate, SciafTusa,Basilea, Strasburgo e Berna medesima. Fin dal fondodella Germania l'Elettore di Brandeburgo gli menò geniein sussidio. Con più di 34,000 uomini s'accampò sottoZurigo. Ma i Confederati la difesero con virile fermezza.Ben tosto l'Elettore s'avvide che contro un popolo sicostante, concorde e intrepido, com'era l'Elvetico, nonv'era da raccor gloria; massime che nel numeroso campodel duca era grande inopia di viveri e pericolo di fame.Egli offerse allora al duca l'amichevole sua mediazione,e spedì agli Svizzeri due uomini fidali. Non appena gliSvizzeri ebbero nella città dato risposta, ch& videro sulmattino il nemico toltosi d'intorno alle loro mura; e rimanerei soli Bernesi come più propensi ai Confederatiche al duca.La pace fu trattata in Lucerna col l'intervento dell'Elettore,e come al solito vi si conservarono inviolate tuttele ragioni e leghe anteriori. Ma i Federati ricevetteronella loro perpetua lega anche Berna. II che fu l'anno4353.Dopo conchiusa la pace, il duca d'Austria intimò aiZughesi di recedere dalla lega svizzera. Gli fu risposto:«Il trattato di pace non osta alla lega svizzera; e noici prestiamo al duca solo nelle cose che gli competono».Allora quel principe portò le sue lagnanze all'imperatore,e l'imperatore riprovò la perpetua lega dei Federati,dicendo: « I membri dell'impero non possono contrai 1leghe fra di loro senza l'intervento di Cesare». Ed eglistesso venne con poderoso esercito, e campeggiò Zurigo.Ma veduto la forza, la concordia e la rettitudine deiFederati, e il duca esser sollecito soltanto dell'ingrandimentodell'Austria, fece miglior senno e non inquietògli Svizzeri. Si conchiuse la pace, e la perpetua lega fusaldamente sancita.Due anni dopo (4360) venne a morte il borgomastroBrun odialo per l'ambizione e la prepotenza sua. Eraun uomo che pensava soltanto per sé. Un anno primache morisse, aveva segretamente giurato ai duchi d'Austriadi servire ad essi ed ai loro agenti, non però controi Confederati. E in mercede l'Austria avevagli pro-


52 ISTORIA DELLA SVIZZERAmesso mille fiorini alla mano, e un'annua pensione dicento.CAPO XVI.PROSPERITA' DEGLI SVIZZERI EDECADENZA DEI G Ü G L E R E DEI CONTI DI KLBORGO.(Dal 1360 al 1385).Perchè erano i Confederati così fermi e così forti ?Perchè estimavano la libertà più che gli agi e l'oro, epiù di questa caduca vita: perchè correvano pronti all'armepei loro diritti, senza brama di usurpare gli altrui:perchè si soccorrevano da fratelli nei pericoli e nellamorte, e tra loro non facevan litigi per interesse. Laloro perpetua lega quale si leggeva sulle vecchie pergamene,tale era scolpita ne' cuori.Assicurati pella pace coll'Auslria, eglino si volsero algoverno delle loro case, mostrandosi operosi negli affarie parchi nelle famiglie, e tesoreggiando, come si potea,non per vivere splendidi e fastosi, ma per comperarealle loro comuni i diritti e le regalie che la impoveritanobiltà vendeva per poco. Cosicché la loro forza e nobiltàs'ampliava per le vie legittime. Poiché la giustiziaè il fondamento d'ogni onorabile libertà.La comunità pastorizia di Ghersau sul Iago di Lucernasi mise, salvi i suoi privilegi, nella lega perpetua deiQuattro Cantoni montani. Hergiswyl ed Alpnach si riscattaronodalla giurisdizione dei loro feudatari aggregandosiad Untervaldo. Lucerna comperò dai baroni di Ramsteinla signoria di Wegghis sul lago; e Zurigo collecontribuzioni de' suoi cittadini acquistò molti feudi imperiali.In pari modo Berna ottenne con assenso imperialeprivilegi e franchigie, ed a danaro contante ebbe la signoriadi Aarberga e molli villaggi. Anche altre cittàfuori della Federazione ampliarono, sotto gli antichi lorosignori ecclesiastici e secolari, gli acquistati territori: ciòfecero Sciaffusa, Basilea, S. Gallo, Bienna e Soletta. Mal'autorità dei vescovi e dei conti era indebolita da per-


CAPO XVI. 55petue discordie, e la loro ricchezza esausta dalle interminabiliguerre. Tali circostanze furono al popolo piùprofittevoli che forse non sarebbono state la forza e l'armi.Anche gli Appenzellesi vivevano piuttosto a tenordelle leggi proprie che dei comandi dell'abate di SanGallo. Così pure le valli sopra il lago di Thun godevanol'ereditata libertà: lieve era per loro il giogo dei conti:nessuno dei quali ornai conservava assoluto potere. Valdi-Sarina(Saenen-ihal) aveva già comperato piena libertàdai conti di Gruyera. L'Alto Hasli (Ober Hasli) e Brienzaerano impazienti di scuotere colla forza la signoria delvicario (Fogt) di Rinkenberg. Ma i Confederati non sipermettevano di assisterli nell'impresa e dicevano - . « Senzagiustizia, nessuna libertà».Al contrario quando alcuno dei popoli svizzeri o deiloro nuovi amici cadeva in angustie e in pericolo diguerra, i Confederati eran pronti al soccorso, come avvenneallorché Arnoldo di Cervola, colle sue sfrenale bandedall'Inghilterra venne per la Francia, e minacciò Basilea.Ma quando implorò aiuto l'Austria ch'era stretta inguerra da Inghiramo di Coucy conte di Soissons, e temevaforte de' suoi possessi d'Aargovia, devoluti per dirittodotale ad Inghiramo, i cantoni montani e Lucernale negarono soccorso, covando essi in cuore aspro odiocontro di lei. Ma Zurigo e Berna che attesa la vicinanzadell'Aargovia temevano pei loro confini, si armaronosollecitamente.Inghiramo venne di falli con molte e molle migliaiad'armati in Aargovia. Il che spaventò fieramente quelpaese,' e Lucerna eziandio ed Ùntervaldo. I più valentifra i sudditi dell'Austria si levarono senza indugio alledifese; e più pronti gli uomini d'Enllibuch, fecero lamassa. Anche da Lucerna e da Ùntervaldo accorsero alcunigiovani vaghi di guerra. Gl'Inglesi del novero ditremila stavano accampali nel Bùttisholz (Bosco di Butti)e avcvan seco molti nobili, baroni e cavalieri. GliEntlibuchesili videro. Essi e i loro compagni facevano appenaseicento; pure affrontarono il nemico, e dopo unalunga e sanguinosa lotta il disfecero. E salili sui cavallipresi, e rivestile le corazze degli uccisi cavalieri, tornaronotrionfanti a casa.


54 ISTORIA DELLA SVIZZERAAnche gli uomini di Berna, di Laupen e di Aarbergafecero prodezze ad Ins e al convento di Fraubninna controle bande dei Giigleri, che così chiamavansi le gentid'Inghiramo. Perlochè quel guerriero varcò il monteHauenstein, e dolente rintanossi in Alsazia.Sei anni dopo, cioè nel 4382, la città libera di Solettacorse grave pericolo. Il conte Rodolfo di Kyborgoviveva non lungi dalla città nella rocca di Bipp, che tenevain pegno dai conti di Thierstein. Ei si doleva pensandoquanti possedimenti la sua antica e opulente famigliaavea perduti per l'incuria de'suoi padri. Thun,città de' suoi antenati, era caduta in pegno ai Bernesi, edietro ad essa Aarberga. Egli alzava pretese sopra Solettaper certe sue ragioni, e pensava di riacquistar luttocon un colpo di forza. Venne adunque tacitamente raccogliendoa destra e a sinistra partigiani, e disegnò irromperedi nottetempo in Soletta ed occuparla. Ivi ilproposto di S; Orso gli era zio, e un (Giovanni Amstein,canonico di quel capitolo che aveva la sua casa sullemura, doveva quinci introdur gente armata in città, eavviluppar di cenci il battaglio della campana d'allarme.Tutto era disposto. Venne la notte, e i nemici sbucaronoper le finestre nella città.Ma Giovanni Rott, contadino di Rumisberga, li precorseall'ora appunto di mezzanotte, e annunziò alle guardiedella Porla Rovere (Eichthor) il perfido disegno delconte. Si volò a dar nella campana che non suonò. Iltumulto e l'ululato si propagò di via in via; ogni spadafu sguainata; ogni uomo alle mura. Rodolfo di Kyborgoalla vista di tanta vigilanza, svergognato diede addietro.Il canonico traditore fu per supplizio squartato. E GiovanniRoti ebbe per onorevole distinzione, che la cittàdesse ogni anno al più vecchio tra' suoi discendenti unabito nuovo coi colori della città, rosso e bianco.Rodolfo di Kyborgo cadde frattanto in grave angustia,poiché Soletlesi « Bernesi si gittarono bramosi di vendettasulle terre di lui e de',suoi. Era scarso di denari;perciò trovò freddi e deboli soccorsi. Del che prese tantocordoglio, che ne morì. Ma i suoi fratelli, spalleggiati damolli signori, combatterono fermamente pel suo retaggio.


CAPO XVI. 55Allora Berna invocò i Confederati. Il che portò malaventura alla casa di Ryborgo che ne uscì con una pacesvantaggiosa, cedendo gratuitamente ai Bernesi Thun edil balliaggio del Griessenberg, e vendendo loro il già assediatoBurgdorf. Berna compensò in denaro l'assistenzaavuta dai Confederati, e le spese di guerra sostenute daiSoletlesi.Cosi la perfida congiura di Ryborgo contro Soletta ricaddesul capo agli autori, e Berna colla fermezza ecolla prudenza sua ne raccolse grandi vantaggi. Il chefece nel tempo stesso in cui nel suo seno annidavasi unnemico più assai tremendo alla sua libertà, che noi fossetutta la potenza di Ryborgo.S'era per vero dire, in Berna o per abuso e storcimentodelle leggi, o per indolenza dei cittadini, formalaa poco a poco nel consiglio una lega di poche famiglie,che traevano a sé sole l'autorità tutta e la direzione ditutte le cose. Esse trattavano a. capriccio gli oscuri cittadini,e all'ombra di leggi illusorie si dividevano avidamentele magistrature. Nondimeno fra le associazioni ele corporazioni dei cittadini ardeva tuttora vivacissimo ilfuoco della libertà. Cosicché l'ultimo di carnovale del4384, essendosi radunate le tribù per eleggere, giustal'antica consuetudine, coi pubblici comizi i capi dellacittà, elle destituirono dal primo all'ultimo tulli gli odialisignori, e fecero perpetuo , giuramento per sé e per iposteri, che (alïinchè d'indi in poi magistratura e cittadinanzavivessero insieme fratellevolmente) le cariche lucrosefossero annuali; annuali la più parte dei consiglieri;che annualmente gli alfieri (Banner) e i loro assessorieleggessero fra gli artigiani della città duecentoonesti uomini formandone un gran consiglio comunale,con questo però che due fratelli non potessero ad un'orasedere nella stessa adunanza. E il consiglio eletto dovessepresentarsi avanti all'adunanza generale per essereconfermalo, e quindi giurare al di lei «Sospetto di far ognicosa secondo che le leggi e le ordinanze registrate prescrivono.Così fecero e giurarono quelli di Berna. Nondimenoil tempo trasse in dimenticanza molte cose; a tal che il


56 ISTORIA DELLA SVIZZERAcomune venne a poco a poco sofferendo che si alterassel'annualità delle cariche, e fini col non curarsi tampocodi sapere il nome di coloro che sedevano fra i duecento.CAPO XVII.TRIONFO DELLA LIDERTA' A SEMPACH.(Dal 1385 al 1387)Ora son per narrare i lunghi e sanguinosi conflitti,con cui la libertà fu sui campi di Sempach e di Nefelsdifesa contro gli Austriaci e i feudalarj.L'ordine feudale, come pur sempre avviene, abborrivamortalmente la libertà del popolo. Opprimeva i soggetticonladini, e trattava con cortigianesca alterigia i Confederati.Si argomentava di poter tentare ogni cosa, perchècon lui era il duca d'Austria, il quale angariava iConfederati, erigendo nuove dogane nelle sue terre ereditarie,per inceppare il loro commercio. Ma essendosilevato uno stuolo d'animosi Lucernesi, e avendo per iraabbattute le mura della rocca di Rothenborgo, ov' erastata posta una nuova dogana; ed avendo in quei medesimigiorni gli oppressi Entlibuchesi ( il cui signorePietro di Thorberg aveva raggravale le imposte) ricorsoai Lucernesi chiedendo assistenza nei loro diritti, e civilesocietà, ed i Lucernesi avendo accollo la loro dimanda;si accese la guerra contro i feudatarj.Pietro di Thorberg mandò a vituperoso supplicio quegliuomini di Entlibuch, ch'erano autori della lega conLucerna, e corse devastando fino alle porte di quellacittà. Venne anche il duca Leopoldo d'Austria, e giuròdi dar finalmente ai caparbj Confederati il meritato castigodei tanti danni, che da coloro erano venuti a luied alla sua casa. Tutto fu pieno delle grida guerriere edel rumore dell'armi. I Confederati si raccolsero sollecitia dieta. La sola Berna mancò, perchè l'armistiziocol duca Leopoldo non era ancora spirato. Intanto centosessantasette signori temporali e spirituali mandarono inpochi giorni l'un dietro l'altro ad intimare ai Confederalila guerra, la devastazione e lo sterminio.


CAPO XVII. 57Ma questi apparvero immantinente armati e intrepidi. Piùe più rocche furono in pochi istanti dalla lor mano smantellate.Riimlang sul Glatt, Mörsburg, Schenken sul pendio dellamontagna presso Sursee, Windegg nel paese di Gaster.Ma in ricambio i nemici pronti al pari di loro, trucidaronoper tradimento dei terrazzani di Maycnberg, molliZurigani e Lucernesi ivi in presidio ; perciò quella terraandò in fiamme. Reichensee, ch'era fido ai Confederati,espiò la sua lealtà coli'incendio delle sue case, e l'eccidiodella più parte de' suoi abitanti. Non si risparmiònemmeno il bambino lattante sul petto della madre.Il duca Leopoldo mosse quindi con poderose forze, econ molti nobili cavalieri e molti ausiliarj delle sue terre;e da Baden venne per l'AargQvia lungo Sursee alla volta,di Sempach, per punire con verga ferrea quel borgoamico de' Confederati. Quindi disegnava d'investire Lucerna.Ma giunto a Sempach, vide già sventolanti sullevicine alture i vessilli federali. Incontanente senza aspettarle fanterie, fece scender da cavallo le migliaja deisuoi uomini d'arme; poiché temeva che combattendo in sitomontuoso, si disordinassero, e comandò che serrandosiuomo a uomo a guisa d'un muro di ferro, irrompesserocoll'aste basse nei Confederati. I nobili ne tripudiavano.Era il tempo delle messi; il sole allo e cocente. GliSvizzeri si posero ginocchioni e pregarono. Poi sorsero :eran quattrocento da Lucerna, novecento dai tre cantoni,cento da Glarona, Zugo, Ghersau, Entlibuch e Rothenborgo.Tutti si avventarono disperatamente sul battaglionedi ferro. Invano: nessuno lo penetrò. Cadde unuomo sull'altro, e sessanta Confederali giacevano sanguinantia terra. Tutti vacillavano.« Io, io farò strada alla libertà » proruppe terribileuna voce: « fidi e cari Confederali, pensale voi alla miadonna ed a' miei figli » ! Così gridò Arnoldo Strulhan daWinkelried, cavaliere untervaldese ; e abbracciale conambe le mani quante potò dell'aste nemiche, se le immersenel petto e cadde. Sul suo cadavere si versaronocome torrenti i Confederali per enlro la breccia apertanel ferro, stritolando ogni cosa. Andavano a pezzi glielmi e i bracciali sotto la tempesta delle mazze ferrate.


.58 ISTORIA DELLA SVIZZERACento e cento splendide armature andarono immerse nelsangue. Tre volte la bandiera austriaca cadde abbandonatada mani moribonde; e tre volte risorse insanguinatasulla calca dei combattenti. Molti conti e signorigiacquero uccisi II duca stesso si giltò disperato sottoil colpo di morte. Uno svittese troncò quel rampollo diprincipi. II terrore si propagò tra le file feudali ; i cavaliericorsero per salvarsi ai loro cavalli, ma valetli e cavallierano scomparsi fra lo spavento. Gl'infelici cavalierichiusi nell'arme di ferro, che bollivano sotto lavampa del sole, fuggivano impediti, e traballanti e incalzatialle spalle dai veloci Federati. Più centinaja diconti, e baroni e cavalieri di Svevia, del Tirolo, e d'Aargoviarimasero sul campo con mille e mille dei lorofanti. Cadde il gonfalone di Sciaffusa, indarno difeso finoall'ultimo respiro da trentaquattro nobili e cittadini. Ilgonfaloniere di Lenzborgo, Vernerò di Loo, cadde consette de' suoi cittadini ; con quattordici de' suoi cadde Ioscollello d'Aarau, e con dodici Nicolao Thuet scoltettodi Zofinga. Questi, quando fu presso a morte, laceròl'insegna della sua città, perchè nessuna man di nemicone avesse gloria. E già morto ne teneva ancora un branofra i denti. Gli uomini di Mellinga e di Brcmgarten pugnarono,pari ai Federati, se non in fortuna, almeno invalore. Tal fine ebbe la battaglia di Sempach il 9 diluglio del 4386. Frutto eternamente glorioso dell' eroicosacrificio di Arnoldo Winkelried.Dietro ciò anche Berna si mosse co' suoi antichi commilitonie Confederati per far guerra nelle montagne all'Austria,e a' suoi partigiani. Distrusse molle castellafeudali; prese in suo patrocinio la pascolosa terra dell'AltoSimmenthal, e ruppe i Friborghesi sui campi diBùmplitz. II vessillo di Zurigo e di Lucerna volteggiòvittorioso per valli e campagne nei possedimenti diHabsborgo.La città austriaca di Wesen nel paese di Gasterdovette arrendersi a Zurigo, a Glarona ed ai cantonimontani, che per acqua e per terra attorniavano col ferròe col fuoco le sue mura.L'Austria trovossi in angustie, e calò agli accordi. Sipattuì per verità un anno e mezzo di tregua alle armi,


-_vCAPO XVII. 59ma agli odj non fu tregua. I nobili e gli Austriaci cheavean voluto spegnere la libertà dei Confederati, eranotanto abbominati, che senza pericolo della vita nessunopoteva mostrarsi colle penne di pavone sul cappello osull'elmo, essendo quella 1' insegna portata dai duchid'Austria. In tutta la Svizzera non si volle più vedere alcunpavone; e un uomo in un'osteria stritolò rabbiosamenteun bicebicro, perchè i raggi del sole, infranti nel cristallo,formavano i lucidi colori della coda di quell'uccello.CAPO XVIII.TRIONFO DELLA LIBERTA' A NEFELS E SUOI EFFETTI.(Dal 1388 al 1402)Ma la nobiltà e l'Austria avevano ancora la fida aderenzadi molti paesi.Benché Glarona esercitasse assai mite dominio sull'acquislatacittaduzza di Wesen, pure quei terrazzani nondeposero l'antico odio vicinale; e al loro orgoglio sembravapiù sopportabil cosa aver a padrone un principe potente,che un popolo loro eguale. Onde cospirarono divendicare sugli Svizzeri la Casa d'Austria. Perciò ebberosegrete pratiche coi signori e conti limitrofi, introdusseronella città soldati austriaci travestiti o nascosti inbotti, e gli occultarono nelle cantine e nelle case. E perrendere i Glaronesi più fidanzosi, chiesero ai Federatiun numeroso presidio. I Glaronesi nulla sospettanti inviaronocinquanta uomini.Quindi nella notte prestabilita ( prima del giorno diS. Mattia 4388) le genti d'Austria in numero di 6000,sbucarono improvvise da tutte le vicinanze e per terrae pel lago di Wallenstad, e corsero alla città. Tutto erasilenzio nelle vie e nelle case, dove i terrazzani e i sol- •dati nascosti aspettavano il segnale della strage. Fu dato.Repente uscirono lumi da tulle le finestre; lutte le porlefurono aperte ai sopravegnenti, e cominciò l'uccisione.Vi perì Corrado di Au, un urano che era prefetto e capitanodella città, e con lui trenta Federali. Ventiduesaltarono dalle mura salvandosi pel lago.


60 ISTORIA DELLA SVIZZERAGlarona ne fu piena di spavento, e mandò un debilestuolo d'uomini fidali alla frontiera per sicurarla. I nemicis' «inoltrarono. Le gole degli alti monti erano tuttaviasepolte nella neve, quindi intercluso il sussidio deiConfederati. Alla frontiera si combattè per più giorni.Finalmente vinta dalla necessità, Glarona mandò al nemicochiedendo un'equa pace. Ma i signori dell'Austriarisposero parole d'orgoglio e di comando. « Voi servirete,dissero, al duca d'Austria, come a vostro naturaipadrone, e come cosa e proprietà sua; non avrete altre leggida quelle che il vostro padrone v'imporrà; gli pagheretetasse e gabelle ; vi sommcltercle a' lavori di servitù,a'tributi di manomorta (-1) secondo il suo piacere;nessun ceto che fra voi gode esenzioni ne godrà d'orain poi; gli rimetterete la carta della lega perpetua cheavete fatta cogli Svizzeri, e militerete conlr'essi, e daretealla città di Wesen salisfazione in ogni cosa, e dureretecosì finché la grazia del duca vi sia resa ».Glarona rispose dicendo: « Noi riconosciamo volentieriper nostra patrona la principessa ed abadessa diSeckinga e il duca d'Austria come suo vicario (Kassvogt).Noi paghiamo le debite gabelle, siam pronti a compensarela città di Wesen. Ma dimandiamo di conservare idiritti dei nostri vecchi, e l'incolpabile lega dei nostriConfederali ».Se ne fecero amare beffe i consiglieri e signori dell'Austria,e vennero incontanente con seimila uominicontro la stazione frontiera presso Nefels, dove il capitanoMattia Am-Bùel vigilava con 200 Glaronesi. Ledonne e i fanciulli fuggirono nel sicuro asilo dell'Alpi;veloci messi corsero pei monti ad Uri e a Svino ; ilpaese levossi a stormo. Ma Pcsercilo dell' Austria forzòcolle sue preponderanti forze i ripari alla frontiera. Am-Biiel, circondato da soli 500 prodi, rilraevasi combat-' tendo verso il monte Riili, per trovarsi in luogo ove glifosse a tergo il monte, ed a fronte un terreno lutto aburroni. Su quell'aspro suolo la cavalleria austriaca mal polevadistendersi. I Glaronesi all'opposto versavano una granii)Vedi pag. 23.


VCAPO XVIII. 61dine di sassi sopra uomini e cavalli, cosicché fra le turbe nemichesi sparse la confusione. Pure combatteasi ancorfieramente, quando s'udì un giulivo urlo guerriero echeggiarper i monti. Erano trenta guerrieri di Svitto chevolando al soccorso avevano alzato quel grido. Ma il nemicoche non sapeva quanti fossero, ne fu atterrito. Lacavalleria già scompigliata diede in precipitosa fuga. Lafanteria ciò visto, credè tutto perduto, e scorata fuggì.Ma le lancie, le spade e le mazze ferrate di Glarona liseguivano alle spalle. Più di duemila e cinquecento rimaserouccisi fra gli albereti e i prati; molti si annegarononelle acque della Linth ; poiché sotto il peso deifuggenti il ponte di "Wesen si fiaccò, e i corpi aggravatidalle corazze furono ingojati dal lago. — Questa fula battaglia di Nefels, vinta il nono giorno di aprile dell'anno4388. Oggidì ancora il buon popolo di Glaronane celebra la memoria, nel primo giovedì d'aprile, esente recitare il nome dei prodi uccisi e dei vincitori,là sul sacrosanto terreno su cui trionfò la libertà.Prima che il grido del fatto d'armi pervenisse ai Confederati,questi s'erano mossi sotto i loro vessilli. Zurigocogli ausiliarj d'ogni popolo federato diede l'assalto allerecenti mura di Rappersvilla, benché in vano. I Bernesicol sussidio dei Solettesi, espugnarono Büren, Nidaucd Unterseen; ebbero una vittoria presso Friborgo; corserodevastando l'Aargovia, e diroccarono il castello ondePietro di Gauenstcin prendeva il nome; e ritornaronopel Frickthal carichi di preda.Quando i duchi d'Austria videro tanti disastri, espostaa grave pericolo tutta la loro Aargovia e Thurgovia,rotti e dispersi gli eserciti, esausti i tesori, vennero apensieri di pace; e la conchiusero per sette anni. GliSvizzeri conservarono tutti quei paesi che s'eran giuratiper loro, e rinunziarono alla sola Wesen, a patto peròche durante la pace non vi potesse abitare alcuno diquelli che avevano rotta fede agli Svizzeri e avuto manonella strage notturna.Ciò che Leopoldo (quarto di questo nome fra i duchi d'Austria)non avea potuto conquistare colle armi, pensò di carpircoll'astuzia. Dapprima disegnò di seminar tra gli Svizzeri la


62 ISTORIA DELLA SVIZZERAdiscordia, e corruppe infatti il borgomastro di Zurigo,Rodolfo Schön, e alcuni consiglieri. Ma le sue mene insidiosefurono scoperte e sventale. I Zurigani espulseroil pernicioso magistrato co'suoi aderenti; e con uuacarta giurala, limitarono l'autorità del borgomastro e delconsiglio, che non potesse di leggieri soperchiare. Gliotto cantoni concorsi in uno con Soletta alla dieta diZurigo, stabilirono il dO giugno del 4393 una comunelegge marziale, e giurarono di cansar le guerre volontarie,ma all'uopo di assistersi fedelmente; di non ritirarsimai da una battaglia nemmanco feriti, ma tenereil campo finché fosse assicurato Pesilo; di non far sacco,se il capitano supremo non ne desse licenza; di risparmiarei sacri recinti, e le donne e le fanciulle indifese.Questa legge federale fu chiamata la Carla di Sempach,dalla guerra che cominciò a Sempach, e porse occasionead un migliore ordinamento delle cose militari.Avendo l'Austria chiesto una pace più lunga, questafu protratta e conservala venl'anni.Questo riposo fu utilissimo ai cantoni confederati, checon compere e riscatti dilatarono le loro ragioni e illoro slato. Allora se si doveva per l'onor della patriasubir censi e gabelle; ciascuno era ricco; come nel didella battaglia, ciascuno era prodigo di valore e di sangue.Era quella un'eia dell'oro.Fu allora che i Zurigani comperarono dall'impoveritanobiltà austriaca le prefetture di Kùssnacht sul Iago Zurigano,di Hóngg e di Thalwyl, e acquistarono le signoriedi Grünenberg, Regensberg ed altre molte; che iLucernesi s'impossessarono di Rothenborgo e di Ebicon,ottennero diritti su Merischwanden, e sui vicini villaggidel lago, ed ebbero in pegno i castelli di Wollhusa, Russwyled Entlibuch; che i Bernesi s'investirono di varieterre e varii diritti nei monti dell' Oberland, fra i qualierano l'ampia valle di Frutiga, la bella Val-d-Emmen. (Emmcn-ihal) e la conica che i conti di Kyborgo residentiin Borgogna possedevano da Thun al ponte diAarwanga. Anche le repubbliche di Soletta e Basilea ampliaronopiù rapidamente coli'oro, che non prima colferro, i toro diritti e stati. Con Uri si unì in perpetuo,'


; - • :CAPO XVfll. 03la libera aulica stirpe che popola la valle d'Orsera sulGottardo. E avendo gli ufficiali del duca di Milano inuna conlesa per certe gabelle sequestrate agli uomini diSopraselva e d'Uri il bestiame che conducevano allafiera di Varese, e negando loro giustizia; quelli d'Uri eSopraselva varcarono a bandiera spiegata il Gottardo, estrinsero il popolo della valle Leventina ad un giuramentocon cui 'si metteva sotto la loro protezione e sovranità:il che nessuno disfece; poiché anche i signoridi Bellinzona temendo i Confederati, conchiusero conessi un patto.Cosi nei giorni di pace venivan gli Svizzeri con denarie trattali ampliando il lor territorio, abbellendocittà e ville, e migliorando le costituzioni. Friburgo deposel'antica nimistà con Berna, e si legò ad essa conamicizia e concittadinanza perpetua, ed a Bienna conuna perpetua lega. Sciaffusa venne imitando la costituzionedi Zurigo, però con più di larghezza. Zugo per ildiritto di custodire il vessillo e il sigillo pubblico essendovenuta con Menzinga, Bar ed Egheri a tal contesa cheminacciava una guerra civile, le armi dei Confederali siinterposero per far pace e giustizia. Glarona intanto siredimeva dalle decime e dalle ragioni dell'Abazia di Seckinga,acciocché ogni uomo fosse prosciolto dagli antichicensi.Queste erano dopo i trionfi della libertà a Sempach ea Nefels, le pacifiche opere dei Federati.CAPO XK.I BEI GIORNI DEU'APPENZELLO.(Dal 1403 al 1411)Giunse alle genti d'Appenzello e delle rive della Silleril grido delle battaglie e delle imprese dei Federali.Quindi con doloroso gemito pensarono all'Abate di SanGallo ch'era uomo insopportabilmente duro, e fuor d'ognimisura incrudeliva colle gabelle, e rammentarono la crudagenia di magistrali ch'egli loro imponeva. Le ^gravezze.


64 ISTORIA DELLA SVIZZERAinnanzi il termine, venivano inumanamente esatte. Il prefetto{Vogt) dello Schwendi, tassato enormemente il cacio,il latte e il butirro, se alcuno oltrepassava la doganasenza pagare, lo faceva assannare da due ferocimastini. Il prefetto di Appenzello al quale in caso dimorte toccava il miglior vestilo del defunto, per mantenereil suo diritto fece sovvertire un sepolcro, e spogliòil cadavere dell'abito col quale, altro non avendone, i figlipoveretti aveano involto il padre nella fossa.A lungo andare gli uomini divennero gonfìi d'ira, névollero più comportare siffatti eccessi. Essi un giorno irrupperonei castelli, e ne cacciarono i magistrati. Cuno,Abate di San Gallo non aveva in quell'istante gente diarmi in piedi, né denaro per comperarne. Si volse quindia dieci città,imperiali di Svevia, colle quali era in lega,e chiese soccorso. Le città inviarono agli Appenzellesiuomini che gli ammonissero. Ma fu loro risposto : « Noivogliamo bensì prestare ogni nostro debito all'Abate, manon possiamo comportar l'ingiustizia. Chiediamo solamenteche l'Abate voglia scerre i suoi magistrati fra gliuomini probi, che noi siam pronti a fargli conoscere ».Le città, tenuto consiglio a Ravensborgo, rigettarono ladimanda dei paesani, e ristabilirono i magistrati espulsi,che per sete di vendetta addoppiarono l'oppressione.L'Abate era in contrasto anche colla florida città diSan Gallo, che aveva già ampie franchigie imperiali eleghe con altre città dell'imperio. Poiché, come buonapiazza mercantile ove prosperavano varie arti, godevaconsiderevole agiatezza, e si sarebbe volontieri fatta indipendentedall'abazia. Cosicché trovandosi Appenzello eSan Gallo in egual pericolo e timore pei loro diritti, conchiuseroun patto di sostenersi reciprocamente nel loroantico stalo. Ciò dispiacque fieramente all'Abate. Ritornòa maltrattar gli Appenzellesi, eluse le loro lagnanze, evolle disfare la loro lega con San Gallo. I contadini perdetteropazienza, dimandarono all'Abate che manifestassele sue intenzioni, e si misero sull'armi. Cuno impauriloscappò dalla sua corte a Wyl. Ma le dieci città svevetennero un nuovo concilio, e giudicarono e pronunziarono: « L'Abate darà le magistrature ad uomini del pae-


CAPO XIX. 65se, ma senza ricever proposta; la quantità delle impostesarà stabilita dall'imperatore; la lega che gli Appenzelles!giurarono con San Gallo, sarà disfatta ed estintaper sempre ». A questa sentezza San Gallo si conformò;ma il popolo dei monti d'Appenzello, esclamò esseredessa una perfidia, e vide bene che i signori delle cittàsveve vivendo splendidi e fastosi, avean più caro compiacereal principe Abate che ai paesani poveri. Quindiil popolo discese .da' suoi monti a parlamento, e le tribù(Rotten o Rhode) del paese giurarono sotto i loro capi,e tutte le comuni sotto il landammano nel borgo d'Appenzello,di difendersi fino agli estremi per la sacra lorocausa.E vedendosi deserti dalla città di San Gallo, richieserod'alleanza i cantoni federali, trattone Berna. Cinque deiquali non annuirono; ma Svilto collegò a sé Appenzello;e Glarona proclamò: « À qual si è valoroso e amicodella libertà, che voglia soccorrer gli Appenzellesi, n' èfatta abilità ». Come ciò pervenne all'Abate, e le cittàsveve ebbero dato un nuovo ammonimento al popolo diAppenzello, l'Abate in un con esse deliberarono di ricondurrecolla forza i contadini all'obbedienza. Quindilevarono fanti e cavalli, che convennero a San Gallo, evi ebbero presso l'Abate sontuoso ospizio. Poscia s'inoltrarono,precedendo in risplendente armatura la cavalleria,e seguendo cinque mila pedoni. L'esercito oltrepassòil Linscnbiihel, e quindi per la Via Cava salì all'AltoVöglinseck, là dove giace la terra di Speicher.Spuntava il mattino del 45 maggio 4403.Gli Appenzellesi, fatti accorti, avevano seco duecentoGlaronesi e trecento da Svitto, e appena le vedette suglialti gioghi ebber dato segnale di nemici, le campanesuonarono a stormo. Ognuno si staccò coraggiosamentedalla moglie e dai figli, deliberato di avventurar tuttoper tutto; e i vecchi che non poleano marciare secoinsieme, benedissero ai figli armati. Eran duemila quandomontarono veloci al Vöglinseck. Ottanta Appenzellesi ap-.postaronsi all'alto della Via Cava: a destra e a sinistradietro loro s'imboscarono Glaronesi e Svittesi.La cavalleria nemica, nulla temendo, saliva il monte sSCIIOKKE 5


66 ISTORIA DELLA SVIZZERAquando gli ottanta l'assalirono di fronte con fioude epicche, e diboscandosi eruppero dai lati sulla Via Cavaquei di Svilto e Glàrona. I cavalieri, sfilati in uno strettopasso, non polevan né combattere, né retrocedere. Quindifecero furioso impelo per all'insti onde guadagnare Tarnpiodel monte ; ma quivi tutto Appenzello si parò avantiin battaglia, capitanalo da Jacopo Harlsch. Ciò visto icondottieri nemici, vollero dare addietro per la Via Cava,e aspettar gli Appenzellesi al basso ed all'aperto. Diederoadunque il comando « Indietro! » E via per tuttol'esercito si propagò il grido « Indietro ! Indietro ! » Leultime file credettero che in alto, alla fronte, lutto fosseperduto ; e che quel grido fosse. di fuga. Il terrore leinvase. In quel mezzo Appenzello, Glarona, e Svitto sbucaronodi sopra, di sotto, da ogui lato sulla Via Cava,abbattendo e trucidando. Quindi lutto fu scompiglio e disperatafuga verso San Gallo. Seicento cavalieri rivestitid'acciajo giacquero morti nella Via Cava, gli altri si fecerostrada attraverso alle file dei proprj fanti. Alle spallegl' incalzava sulle spade e le picche e le mazze d'Appenzello,la morte.Nelle città sveve s'alzò un grido di dolore sui padri esui figli uccisi; esse non vollero più avventurarsi perl'abale e fecero pace. Ma l'abate prodigò improperj allecittà sveve; e più ancora agli Appenzellesi che avevanodiroccate tutte le sue castella, e guaste re sue terre. Egliinvocò il duca Federico d'Austria, e disse : « Appenzello,se non si pon riparo, diventa un'altra Svizzera; e se siunisce ai Federati, i feudali e l'Austria son colassù perduti! »Il duca Federico dopo lunghe pratiche promise soccorso,ed adunò molta cavalleria di feudatarj e un poderosoesercito. Poi s'incamminò con corpi divisi versoArbona e San Gallo, per invadere da due lati il paese.Ma prima ch'egli giungesse, recossi avanti all'assembleagenerale d'Appenzello Rodolfo di 'Werdenberga e disse :« Mi venne ad orecchio che il duca arma in Tirolo pervenirvi a combattere. Gli oppressi devono far causa comune,e perciò io sou venuto a voi. Voi tulli mi conoscete.Dietro quelle rupi è Werdenberg eredità dei


CAPO XK. 67miei padri. Fu già tempo ch'essi dominavano Val di Reno(Rheinlhal); ma l'ingordigia austriaca mi ha tutto rapito;non mi rimane che il cuore e la spada. Ed io lireco a voi. Lasciatemi esser con voi libero paesano diAppenzello, e vivere e combattere con voi ».Queste furono le sue parole e, deposta l'armatura elo sfarzoso manto da conte, vestissi una casacca da pastore,e visse fra loro. Il che rese quel guerriero l'idolodi tutti ; e fu fatto capitano dell'armi. Trincerarono quindile anguste gole, e rinnovarono la lega con San Gallo.Era un giorno piovoso (17 giugno 1405), quando ilpoderoso esercito del duca Federico venne da Altstettenin Val di Reno, e ascese alla frontiera d'Appenzello, equindi al monte Am-Stoss. Il sentiero era attraverso praticoperti d'un'erba corta e bagnata, e si riusciva lubricoe malagevole. 'Quattrocento Appenzellesi con alcuni Glaronesie Svitlesi travolgevano macigni e tronchi d'alberisovra i nemici. Appena questi ebbero tocco il mezzodella salita, Rodolfo di Werdenberg diede il segno. Legenti d'Appenzello con un allo grido si precipitarono allorasugli ordini già scomposti; avanti a tutti era Rodolfo,pie nudo come ogni uomo d'Appenzello, poichécosì il piede meglio s'appuntava sullo sdrucciolevole terreno.Le balestre dei nemici, allentale dalla pioggia, nullagiovavano. Così spada s'oppose a spada e lancia a lancia.Gli Austriaci combattevano come gente senza speranza;quando sulle allure a tergo apparve un'altra lunga filadi armali Appenzellesi, quasi per toglier loro la ritirata.Allora si gittarono spaventati giù per la discesa, e gliAppenzellesi li seguirono uccidendo. Le genti apparse sulk;allure eran le donne e le donzelle involte nelle Umichedei pastori. Esse volevano o morir libere coi loro inarilied amanti e fratelli, o dar mano alla vittoria. Il sanguemisto all'acque piovane scorreva dalla montagna arivi. La strage e la fuga durò sei ore, e giunse fino inVal di Reno. Poi Appenzello risalì trionfante allo Stoss,e inginocchiatosi sul terreno della battaglia rese graziea Dio della stupenda vittoria.Frattanto il duca Federico veniva d'altra parie conmolte schiere di splendidi cavalieri abbrucciando e de-


68 ISTORIA DELLA SVIZZERAvastando fin sotto le mura di San Gallo. Ma trovateletroppo forti, voltava indietro, e ritornava verso Arbona;quando i cittadini di San Gallo, partitisi in varie piccolebande, lo assalirono che marciava disordinalo, e diederoagli Austriaci una buona rotta sull'Haupllis-berg. Questaignominiosa avventura cruciò fieramente il duca, e moltopiù fieramente quando udì la disfatta dell'esercito alloStoss. E però fé'giuramento di non andarsene invendicato.Divulgò che da Arbona ei si rincasava per la viadel Tirolo, e veramente si condusse co' suoi verso ilReno. Ma pervenuto al villaggio di Thal, voltossi improvvisamente,e fé'salir le sue genti pel Wolfshalde versoAppenzello. Sperava di sopraggiungere inaspettato, e conquassarcol terrore un popolo di pastori. Ma ogni cosaera già riferita agli Appenzellesi. Quattrocento d'essi disceserourlando sull'esercito austriaco, che senza sospettoe senz'ordine affrettava il suo cammino. Ma questorapidamente si raccolse verso la chiesa in favorevoleposto. La mischia fu accanila. Quaranta Appenzellesi cadderoprima che le file ducali fossero rotle. Ma allora lafuga degli Austriaci giù pel Wolfshalde fu universale.Ogni appenzellese ucciso fu vendicalo colla morte didieci fuggiaschi nemici.Allora il duca maledisse questa guerra, e cavalcò dolenteil Tirolo.Gli Appenzellesi, diffuso largamente il grido e il terroredell'armi loro, strinsero una lega di nove anni conSan Gallo, vendicarono contro l'Austria Rodolfo di Werdenberg,e per gratitudine gli riconquistarono l'ereditàde'suoi padri; e riconoscenti anche agli Svittesi, gli ajutarono.a togliere al duca la valle di Waegi e la BassaMarca, e penetrarono pel Voralberg in Tirolo fino aLandcck, dove dispersero i mercenari ducali. E già ilcontadino Tirolese dell'Enno e dell'Adige diceva: « Cheimporta a noi del duca? Diventiamo anche noi liberisiccome gli Svizzeri ». Ma gli Appenzellesi udirono cheil duca provocava a loro danno pel Iago di Costanza leforze dell'impero. Quindi solicelli tornarono dal Tiroloa casa. Ma non vi trovarono alcun nemico.La guerra imperversò fino al quint'anno. Appenzelloi


CAPO XIX.G9vittorioso e terribile ad ogni nemico sul lago Bodamico,sulla Thur, sull'Enno, espugnò sessanta e più castella,delle quali oltre a trenta andaron distrutte in flammeeper ultimo pose assedio, benché invano, alla città diBreghenza.Soltanto allora, dopo tanta desolazione di tulli i dintorni,si venne alla pace. Il re di Germania voleva sentenziarein persona, ma Appenzello trovò la sua parolaparziale. Colla mediazione di Svitto l'abate Cuno riacquistòle sue legali competenze, ma ogni autorità e ragionedi signoria sopra Appenzello fu per sempre abolita.L'Austria accettò un armistizio di alcuni anni, eriebbe Val di Reno (Rheinlhal).Gli Appenzellesi contenti della libertà e della indipendenzain seno a' patrj monti, il giorno di Santa Caterinadel 4411 strinsero lega coi Federali, esclusa Berna; e promisero di non intraprender guerra alcuna senzaconsenso della Confederazione, e di assister questa conogni potere ed a proprie spese in caso di guerra. GliSvizzeri all' incontro fecero riserva di poter aggiungere odetrarre a questo patio o con accordo comune, o ciascuncantone per sé; e qualora dovessero soccorrereAppenzello in guerra, di non farlo che alle spese di lui.Lo stabilimento di questa lega, che non attribuiva adambe le parli vantaggi eguali, mostra quanto gli Appenzellesitemessero per la conservazione della recente loroindipendenza, siccome quelli che vollero ad ogni prezzoentrare in lega coi Federati; e d'altra parie quanto iFederali temessero di venire dal guerriero popolo d'Appenzelloinvolti in sanguinosi litigi cogli stranieri.CAPO XX.COME I FEDERATI S'IMPADRONISSERO DELL'AARCOVIA.E INSTITUISSERO BAL1AGGI COMUNI.(Dal UI2 iil MIS)Dopo che il prode popolo d'Appenzello ebbe conquistatola libertà, e fatto lega coi Federali, fu a ciò


70 ISTORIA DELLA SVIZZERAcontento, e non desiderò altra guerra. Anche il ducaFederico d'Austria s'avvide quanto nocesse il lottar conun popolo che, avvalorato dall'accordo comune nella difesadel suo diritto, sacrifica prima la vita che l'indipendenza.Egli vide i Federali ornai così potenti, eh' era piùila desiderarne l'amicizia che la nimistà. Adunque s'accostòloro, e nel -1412 strinse colle otto repubbliche,che componevano la Confederazione, una pace di cinuuanl'annie le confermò nel dominio di quanto possedevano.Ed elleno scambievolmente riconobbero quantonel paese parte loro teneva o per pegno o per feudo oper altro diritto.Ma la pace durò a slento cinque anni. Poiché avvenneche Sigismondo imperator di Germania si recassea Costanza, ove a quel tempo tenevasi un gran conciliodella Chiesa per melier fine alle molte discordie che latravagliavano. V'erano perciò convenuti da vicine e dalontane terre i più cospicui prelati in un cogli invialidi re e dei principi d'Italia, Germania, Francia, Inghilterra,Polonia, Danimarca, Svezia, Ungheria ed altre regioni.Eransi costituiti in tribunale, perchè a Praga inBoemia un prete, nominato Huss, aveva propagato nuovedottrine, e trovalo assai seguaci che rinunziavano allachiesa cattolica. Inoltre la chiesa stessa era fra sédiscordante; poiché invece d'un papa, aveva tre papi inItalia e in Francia, i quali si maledivano e scomunicavanoa vicenda. Il che metteva grande scompiglio nellacristianità.Ma intanto che i signori ecclesiastici e secolari sedevanocongregati in Costanza, il duca Federico d'Austria venne agrave dissidio coli' imperatore Sigismondo. Poiché il ducarifiutava di portarsi a Costanza a ricevervi dal sovranole investiture giusta l'antico stile. Anche il Concilio deiprincipi della Chiesa era adirato contro il duca, perchèaveva preso nel suo polente patrocinio uno dei tre papi,per nome Giovanni, cui volevasi deporre. Laonde il Concilio,vedendo che il duca negava ostinatamente obbedienza,fulminò su di lui la maledizione di Giuda e lascomunica, e l'imperatore lo dichiarò reo di lesa maestàe di leso impero, spogliato di tutti gli onori princi-


CAPO XX. • 71peschi, e decaduto da tulli i suoi feudi. Né ciò solo, matulli i fedeli vassalli dell'impero furono invocali controil ducaj e fra essi anche i Confederali. La città di Sciaffusafu invitata a combattere il duca suo signore, e lefu proposta a mercede l'indipendenza, cosicché a guisad'altre citlà libere, fosse immediato membro dell'impero.Il che fu accollo avidamente da que' di Sciaffusa. ParimenteFraucnfelda, Diessenhofen, e tutta quasi la Tirar«govia aderirono per simigliarne mercede all'imperatore.Ma i Federati ebbero qualcbc riguardo a rompere lapace, che pocanzi avean pattuita col duca per cinquant'anni.Veramente il Concilio pronunziò poter essi senzapeccalo spergiurare, e Pimperadore affermò che le terrech'eglino fossero per conquistare all'Austria loro ereditarianemica, le tcrrebbono in perpetua proprietà. Mai cantoni montani e Zurigo, Zugo, Lucerna e Glaronarisposero: « Noi non possiamo in vcrun modo persuaderci,che un mancamento di parola sia onesta cosa ».Berna però pensava altramente. L'occasione le parevapropizia ad ampliare il dominio e diminuire nelle vicinanzel'austriaca potenza. Onde si volse a Zurigo e disse:« Giustizia ed onestà approvano la guerra, poiché l'altaree il trono la comandano] l'ora della ruina è suonataa tutti i nemici dei nostri padri »,Intanto siccome i federati indugiavano, l'imperadoreinviò iterali messaggi, e reiteratamente il Concilio minacciòscomunicar lutti quanti i Confederali, se nonrompevano la pace giurata col duca.Berna armò sollecita le sue genti. Il che quando Zurigoebbe visto, non volle rimanersi indietro, ma bensìprender parte alla preda. Ciò veduto, anche gli altricantoni risolvettero d'obbedire al precetto dell* impero edella chiesa. Il solo Appenzello non volle.Avendo le città e i feudalarj dell'Aargovia ciò udito, e.vedendo imminente la disavventura del loro duca Federico,convennero a una dieta in Sursee, la primaveradell'anno 4445. Le città deliberarono cosi: « Restiamoimparziali tra l'Austria e la Svizzera, e conserviamoinsieme colle nostre franchigie i diritti delprincipe. Il tempo è venuto in cui tutta Aargovia giuri


72 ISTORIA DELLA SVIZZERAun paltò perpetuo di comune difesa. Cosi ella potrà,come proprio e libero slato, aggregarsi alla ConfederazioneSvizzera senza tema di potenti, senza predominiod'eguali, e pari in dignità ed in fortuna a tutti gli staticonfederati ».Ma l'alterigia de' baroni e cavalieri ebbe a schifo di accomunarsicolle città. Anteponevano esser servi di principeche eguali di cittadino. Cosicché la diela si sciolsesenza profitto. Le città però avevan bene risoluto dimettersi al patrocinio della Confederazione ; ma fu troppolardi.Poiché quel mattino in cui gl'inviati delle città simossero alla volta dei Federali, videro su tutte le alturegià alzati i segnali guerreschi degli Svizzeri, e spuntarda lungi bandiere e squadre. Cosicché atterrili ritornaronoa casa.Le truppe di Berna accerchiarono Zofinga, la strinseroper alcuni giorni, e la forzarono a rinnegare ilduca e giurare a Berna ed all'imperio. A destra di Zofingasorgevano i Vichi (ffykcn), quattro castelli sullavetta d'una rupe ; tre ne espugnarono i Bernesi, e i Lucernesiil quarto. A sinistra di Zofinga sorgeva il forted'Aarborgo presso alla cilladuzza posta in riva all' Aar ;Berna espugnò l'uno e l'altra, e prese i due Warlborgo,posti sulle vicine vette. L'esercito si diresse ad Aarau.Ai Bernesi eransi aggiunti ausiliari da Soletta, Bienna,Neuchàlel e Neuveville (Neuburg e Neustadt). Aarau,benché tale non fosse il volo di lutti i cittadini, si mise,salvo i suoi dirilli, in tutela del romano impero, e dellecittà di Berna e di Soletta. Di pari modo furono pertrattalo aperte Brugg e Leuzborgo, e inoltre molte castelladell'Aargovia. Per tal maniera i Bernesi in pochesettimane, senza danno alcuno, con una rapida invasioneconquistarono diciassette tra forti castella, e città murale; e un territorio ubertoso. Nò perdettero più chequattro uomini rimasti uccisi sotto la rocca di Wildegg,dove i valorosi baroni di Hallwyl cimentarono una brevedifesa.In quel tempo il vessillo di Lucerna s'era spinto olireSursee, assoggettando i luoghi elevali lungo la Sura,


CAPO XX. 75come Wiggern, Aa e Winna, finché venne in contattocolle conquiste bernesi ; e dal lato d'oriente si distesepiù largamente nelle fertili terre vicine a Reichensee,Meyenberg e Willmerga.I Zurigani avevano già pel monte Albis invaso il liberodistretto di Knonau, che dovette prestar giuramentoin lor nome. Un altro corpo costeggiando la Limmathprese Dielicon, e si spinse alla volta di Baden in Aargovia.In quei luoghi dove la Limmath e la Reuss s'accostanoall'Aar, si accozzarono i vessilli dei sette cantoni,e di concerto conquistarono quanto vi rimaneva d'ereditarioall'Austria. Mellinga, Bremgarlen e Baden. Mellingamantenne la sua fede al duca per quattro giorni ;ed anche più saldamente resistè Baden. Poiché nel castellosul Sasso (Stein) che domina Baden s'era chiusoil signor di Mannsberg con grossa mano d'armali. Maavendo le macchine dei Bernesi fiaccato parte delle mura,e mancando agli assediati l'acqua, il Sasso di Badensi arrese, e fu smantellalo. L'incendio di quelle antichetorri fiammeggiò ampiamente sulle terre sottoposte.Compiuto il conquisto, i Confederati ordinarono Ja lornuova signoria. Ciò che Berna, Zurigo e Lucerna aveanpreso coll'armi proprie, ciascuna tenne per sé, coi medesimidiritti con cui lo teneva l'Auslria. Ciò che s' eraacquistato in comune, dovea rimanere dominio indiviso;la sola Berna ne venne esclusa, perchè aveva già troppo.Ma Uri disse : « Corre fama, l'imperadore essersi riconciliatocol duca Federico. Rendiamo dunque all'imperatorequanto prendemmo, ond'egli renda al duca ilsuo diritto. Poiché questa guerra non era a nostro nome,ma dell' impero. Noi, o Confederali, noi della terrad'Uri, non vogliam parte di ciò che non è nostro. I nostripadri ne han tramandalo il costume di pregiar laimmacolata onestà più d'ogni altra cosa ».Ma gli altri li derisero e dissero: « Quanto sottili epii son gli uomini d'Uri! Essi vogliono pur sempresingolareggiare ». E deliberarono: Che siccome Uri nullavoleva, Zurigo, Lucerna, Svitto, Unlervaldo e • Glaronamandassero a vicenda, per un biennio ciascuna, un pre-


74 ISTORIA DELLA SVIZZERAfello alle prefetture comuni, e gl'inviati de'cantoni compartecipantisindacassero ogni anno i procedimenti deimagistrati e i conti delle entrale. Così s'appropriavanoi Confederati le fatte conquiste; in che, correndo il1417. ebbero anche l'assentimento imperiale.CAPO XXI.TUMULTI NEL VALLESE. —ARTI DELLO ZOPPI.(Dal 14)9 al 1426).BATTAGLIA DI ARREDO.Non erano trascorsi ancora cent'anni dal fatto di GuglielmoTello, e le città e i cantoni svizzeri, prima serviad altrui, s'cran fatti servi gli altri, divenendo formidabilia quei medesimi al cospetto de' quali avevano un dìtremato. E i figli di que' guerrieri e cavalieri antichi, iquali dall'alto delle loro castella e rocche avevano minacciatoalle città, ora o venivano supplichevoli chiedendoa quelle il permesso di farsene cittadini, o vendeano leterre, e spatriavano per non obbedire ad ignobili borghigiani.Allora le città e i cantoni federati sentirono lapropria forza, e s'inorgoglirono dell'armi; né mai lasciaronoimpunemente spregiare l'onor loro né da nemiciné da amici. Il che si vide nel fatto di Yicardo di Raron,capitano generale del Vallese.Era avvenuto ai Federati, quando ajutarono gli Uraniad occupare la Leventina, d'invadere anche la vicina Vald'Ossola,e lasciarvi un piccolo presidio. Il duca di Milanoper non lasciar l'Ossola agli Svizzeri, aveala vendutaal duca di Savoja. Questi mandò truppe nell'Ossolaper la via del Vallese e il barone di Raron ne additavaloro il sentiero fra l'Alpi, cosicché il picciolo presidiosvizzero dovette abbandonare la valle. Il barone di Rarondisse; « Deh mi foss'io trovato colà ! Neppure «noSvizzero ne sarebbe uscito vivo». Siffatte parole ferironogli Untervaldesi e gli Urani. Essendosene eglino doluti indarnoa Berna, dove il barone era cittadino, gl'instigaronocontra il popolo vallesano. Quella gente aveva già


CAPO XXI. 75lagnanze contra il barone, perchè egli aveva fallo controIor voglia una lega colla Savoja, e perchè esso e gli altrigrandi del paese violavano le antiche consuetudini, es'ingegnavano per introdurre la schiavitù. Gli uomini diBriga dissero: «Deve il Vallese conservare gli antichidiritti: devesi por briglia e freno ai potenti; e a ciò deveconcorrere ogni onoralo uomo! » Poi, giusta l'avito costume,uscirono alcuni uomini con una grossa clava consuwi intagliata la faccia d'un uomo addoloralo, e legateattorno verghe e spine. Tutto ciò rappresentava l'oppressagiustizia; e dai Vallesani chiamavasi la massa.Fu la mazza piantala sur una pubblica piazza, e il popoloaccorse in folla. Un coraggioso se le accostò, e laprese tra le mani mostrandosi pronto a favellare per lei.Allora molti del popolo si volsero all'immagine e le chiesero:« Mazza, perchè ti duoli? Mazza, perchè sei qui?»Non fu risposto. Altri soggiunsero: « Mazza, noi vogliamosoccorrerti: mostraci contro chi! Temi tu Sillcnen? Ti offendeAsperlingh, Pein o Hengarten? »E la mazza stette,e si tacque. Ma quando si pervenne al capitano di Raron,ella stramazzò profondamente in segno di annuenza.Allora l'inalberarono, la portarono per tutte le decuriedel Vallese di terra in terra, e si gridava che la mazzal'aveva col capitano generale e co'suoi seguaci e col vescovodi Sion suo nipote.11 barone di Raron, vista l'insurrezione del popolo incollerito,fuggì in Savoja, e invocò soccorso dal duca. Intantoi Vallesani misero in cenere il suo gran castellosull'altura che domina Siders, la sua torre e il forte delvescovo sopra Leuk, e assediarono il ben munito castellodi Beauregarde sulla rupe che s'erge sovra Chippis.Tutta la sua ricchezza gli fu devastata, e il duca diSavoja non ardì soccorrerlo. Allora egli corse a Bernadove avea cittadinanza e implorò ajuto e salvamento. Dalcanto loro i Vallesani si volsero ad Uri e Unlervaldo, ein qualità di libera gente pattuirono con essi vicendevolesoccorso promettendo di assisterli nel riconquistodella vicina Ossola. Immantinente Urani e Untervaldesi,seguiti da LucernesvSvittesi, Zurigani e Vallesi, varcaronole Somme Alpi, e tutta Ossola fu ripresa.


76 ISTORIA DELLA SVIZZERAMa Berna parlò pel barone a tutt'i Confederati e chiesegiustizia per lui. Le pratiche furono lunghe. Berna voleafare una spedizione contro il Vallese, e invitava tutt'iConfederati a far lo stesso. Ma Untervaldo, Uri e Svillovi si negavano. • Per evitare i disastri d'una civil guerrache pareva imminente, i cantoni neutri proclamarono unadieta in Zurigo, dove udito pro e contro Raron ogni cosa,pronunziarono, dovessero innanzi a tutto i Vallesani rimettereil barone nel toltogli dominio, poscia avrebbonogiustizia d'ogni loro lagnanza. Ma i caporioni non vollerosapere di simile sentenza, e incitarono imprudentementeil popolo ad un'ostinata opposizione. Adunaronogente, incorsero nel territorio bernese dell'Alto-Hasli, emiservi a ruba gli ovili, perchè il barone di Raron eradianzi penetrato nel Vallese con que' montanari bernesi,e vi aveva fatto assai guasti. Berna mandò tostamentetruppe contro i Vallesani a difesa della frontiera. Ancorun'altra volta Svitto e Zurigo s'interposero per la quiete.Ma i Vallesani non si rimisero, e amarono meglio lasorte dell'armi che la ragione. Allora i Bernesi, seguitidalle bandiere di Zurigo, Soletta e Neuchàtel e da altre,si spinsero innanzi in numero di tredicimila combattenti,e superati i gioghi dell'Alpi furon dentro il Vallese. IVallesani niun soccorso ebbero per la loro caparbietà néda Uri né da Untervaldo. Molle terre furono incendiale,e il terrore si diffuse per tutta la valle. Pure un ignobilepaesano, per nome Tommaso Brantschen, animò seed i compaesani con generosi sentimenti. Quel forte, vedutoi nemici predabondi gittarsi contro la terra di Ulrichen,esclamò: «Deh! Dov'è il Vallese, l'antica terrade' prodi? Non hanno già i nostri padri, qui presso Ulrichen,dato al duca di Zeringa una sanguinosa rotta?Su via dunque, vinciamo qui un'altra volta per la patriae la libertà, o incontriamo una morte onorata ! » Cosìsclamò, e con quattrocento intrepidi Vallesani si precipitòsulle migliaia de' Federati fuor d'un'imboscata, ch'essinon curanti avevano oltrepassato. Brantschen pugnò daeroe. Quaranta Bernesi gli giacquero d'intorno, poi quellione del Vallese cadde anch'esso. I Bernesi, pieni diterrore, vacillavano; ma in quell'istante giunse loro un


CAPO XXI. 77soccorso da Svitto, e i Vallesani furon costretti a ritrarsial loro primiero posto. Ninno gl'insegui. Il giorno seguentei Confederati uscirono dal Vallese, poiché anchenelle vicinanze di Sion avevano i Vallesani pugnato bravamentecontro le genti bernesi di Val-Sarina (SahnenThal). Dopo si venne di nuovo a parole di pace. A durostento furono finalmente potuti indurre (1420) i Vallesania ristabilire il barone di Raron nella sua signoria,e pagargli diecimila fiorini per tutt'i danni da esso luisofferti; ma altrettanti ai Bernesi per le spese di guerra;e quattromila al vescovato di Sion. Ma il barone di Raronmorì fuor del suo paese. Lo splendore della suaschiatta fu per sempre offuscato, perchè quell'uomo nons'era curato di meritarsi l'amore del suo popolo.Intanto il duca di Milano, che non sapeva obliar laperdita di Val-d'Ossola, era venuto in vie maggior dispetto,sentendo die di sopra più avevano gli Svizzericomperato dai baroni di Sasso (Sax), signori a que' tempidi Bellinzona, la città di questo nome e tutta la contradache si stende dalla Leventina infino al Lago Maggiore;e tutto ciò collo sborso di soli duemila e quattrocentofiorini. Per lo che messosi segretamente in sulle armi,invase improvviso e grosso di forze l'Ossola e Bellinzona.Tutti que' paesi ed anche la Leventina dovettero giurargliobbedienza.Solo ben tardo si mossero i Confederali alla vendetta;perchè, dopo lo sgraziato conquisto d'Aargovia, non erapiù tra loro la concordia antica. Ciò li tenne dapprimalenti e irresoluti, e poscia offuscò la vittoria ch'ebbero acosto di molto sangue allorché superato finalmente ilGottardo, vennero ad affrontare l'esercito milanese nelpiano di Arbedo presso Bellinzona. Dall'alba infino a nottebattagliarono quivi tutti i Confederati contro l'arte e laforza degl'Italiani. Molti combattenti di grido rimasero uccisi:tali erano un Gianni Rot, landamanno d'Uri, unArrigo Piintiner, alfiere pur d'Uri, e il vecchio Piero Colin,magistrato e gonfaloniere di Zugo. Moribondo cadde ilColin davanti alle schiere colla bandiera in pugno. Uno de'suoi figli trasse questa di sotto al cadavere del padre, etutta piena di sangue la rialzò sopra le 'file de' combat--


78 ISTORIA DELLA SVIZZERAtenti. Auch'egli cadde morto. Ma non cadde già la bandierain preda al nemico, poiché Giovanni Landwinghla salvò. La battaglia di Arbedo fu data il 50 giugnodel 1422.Dolenti di tante morti e di sì triste vittoria, e amaramenterimbrottandosi fra di loro, ritornarono su pelGoliardo i Federali in patria e lasciarono presidiata laLeventina sola. Per più anni vennero poi disputando%uciò che dovesse farsi. Adoperarono mezzi insulìicienli, emai non giunsero a spuntarla coi Milanesi. Di che cruciatissimoun uomo di Svitto, per nome Petermanno Risigli,raccolse una mano di cinquecent'uomini di vaglia,valicò il Gottardo, voltosi a mano dritta attraverso aimonti riuscì in Val d'Ossola, e cacciatene le genti delduca l'occupò. I Milanesi trassero allora in campo, mail Risigli tenne fermo. Allora finalmente i Confederati,rincorandosi all'esempio di que' pochi, vennero in arminell'Ossola. Accorrevano truppe ausiliarie da Soletta, dalVallese, dal Togghenborgo e dai Grigioni, Anche il ducadi Milano trovossi molto alle strette. Ma ciò che malagevolmentepoteva sperare dalla punta della spada, si avvisòegli di poterlo otteuere coli'astuzia.Disse adunque ad uno Zoppi suo gentiluomo: « Or su,va col mio denaro a trovare gli Svizzeri, e fa di comprarmeli». E lo Zoppi venne con belle ed accorte manierea trattare co' signori del consiglio di guerra; si dieloro a vedere assai amichevole, e (ciò che più giovava)assai largo di mano: seminò la discordia: condusse Uri,Basso-Unlervaldo e Lucerna a fermare separatamente lapace, e con segrete mene venne poi guadagnando anchegli altri. Cosicché i Confederati, contentandosi di poco piùche trentamila fiorini e di alcune franchigie pei lorotrafficanti, se ne tornarono nel 1426 in Isvizzera, e lasciaronoche l'Ossola e Bcllinzona e la Leventina ritornasseroin potere del duca. Così la prodezza del Petermannofu senza frutto, e senza frutto rimase il sanguedi cui Piero Colin aveva bagnato la bandiera ad Arbedo.Così è : un poderoso esercito non aveva fiaccato gli Svizzeri,ed uno Zoppi li fiaccò.


79CAPO XXII.NELL'ALTA REZIA LA LEGA-GRIGIA, LA CADDEAE QUELLA DELLE DlECI-GlURlSDIZIONl SI LIBERANO.(Dal 1426 al 1436)Ma intantochè i Federati mercantavano a prezzo ciòche col sangue di tanti e tanti valorosi aveano conquistato,ben altro era lo spirito che veniva insinuandosinelle valli della Rezia. Era spirito di libertà, di concordiae di ricordanza degl'imprescrittibili diritti di natura.Gli uomini dell'Alta Rezia stavano fin dal tempo de'Franchi sotto il vescovo di Coirà e gli abati di Disentisioe di Pfeffers e altri signori ecclesiastici, e innumerevoliconti e baroni e gentiluomini in profonda sudditanzae servitù delle robe e della persona. Il comune diCoirà aveva bensì alcune franchigie, ma pativa pure dimolte angherie dal vescovo. La povera gente del contadoera fieramente malmenata nelle piccole guerre chei signorotti del paese si andavano continuamente facendo;e poco meno travagliata era essa anche in pace dallatracotanza e ferocia di coloro. Né Uri mai, né Svitto, néUntervaldo avevano sopportato più dura tirannide che laRezia non sopportasse; ma ebbe anche la Rezia i suoiTelli.Perchè quando l'insolenza, l'ingordigia, l'ingiustizia ela superbia de.'signori furono giunte all'estremo, si ricordaronouna volta i poveri popoli della Rezia, che eranodi carne umana anche loro, e che Iddio anche a lorocome a suoi figliuoli aveva compartito diritti cui prepotenzad'uomo non può torre. Onde sorsero in alcune valliuomini di gran cuore e drizzarono gli animi di tutto ilpopolo al santo desiderio di ricuperare gl'imprescrittibilidiritti.Nell'alta e verdeggiante valle dell'Engadina, dai ghiaccidella quale sgorgando PEnno od Inno scorre alla voltadel Tirolo, s'innalzava sovra una rupe al disopra del villaggiodi Maduleno la rocca di Guardavalle, spavento ili


SOISTORIA DELLA SVIZZERAtutto il paese. Un giorno quel tristo di castellano fermògli occhi nella bellezza di una fanciulla di Camogasco,piccola terra posta al basso in faccia alla rocca. E mandòtosto laggiù i suoi sgherri, che fattasi notte conducesseroa lui la ragazza. Inorridì Adamo, padre di quella, e lameschina ne fu alla disperazione Ma il prudente Adamosi chiuse in cuore lo sdegno, e agli sgherri disse: « Fatesapere al buon padrone, che domattina gli condurrò iomedesimo al castello la figliuola».Come prima coloro si furono partiti, corse il padreda' vicini e dagli amici, e col veleno in cuore e il furorenegli occhi raccontò il fatto, ed ebbe così riscaldati gl'animidi tutti, che quella notte giurarono al cospetto diDio, o di metter line a tanto abbominio del loro paese,o di lasciarvi tutti la vita.Allo spuntar del dì, Adamo di Camogasco colla suafigliuola, bella com'era e vestita coll'abito di festa a guisad'una sposa, awiossi inverso Guardavalle. Alcuni dei congiuratilo seguivano, quasi corteggio da nozze, e alcunialtri imboscatisi attorno al castello se ne slavano aspettandoil momento propizio: tutti erano armati.Non appena il castellano adocchiò la ragazza, che saltòbaldanzoso giù per la salita del castello, e lì sugli occhidel padre era per prendersi fra le braccia quellainnocente, quando Adamo di Camogasco, trattosi di dossoun coltello, lo piantò dritto in cuore al sozzo ribaldo. Etosto colla frotta de' suoi irruppe nel castello, scannò iguardiani, e dato dalle finestre il segnale della libertà furaggiunto dagl'imboscati. Guardavalle andò in fiamme; ela terra che chiude le sorgenti dell'Enno fu libera persempre dalla tracotanza feudale.Nella valle di Sciams che si stende coperta di pascoliin seno alle Alpi, erano i castelli di Barenborgo e diFarduno, posseduti da disumani e scellerati signori. Sfogavanocostoro sul popolo ogni più infame capriccio, eil popolo soffriva e taceva. Però non sofferse né tacqueil generoso Giovanni Caldani. Poiché, quando si giunsea tanto di cacciargli due cavalli del signor di Fardunoa calpestargli il seminato; egli, incollerito gli ammazzò.Epperò dovette stare legalo alla catena, finché i suoi con


CAPO XXII. 81grosse somme e molte lagrime non l'ebbono riscattato.Come prima egli fu libero tra i suoi, e nel suo abiturosi fu posto pacificamente a desinare, entrò il nobile diFarduuo. Tutti si levarono in piedi per riverenza} ma ilpotente li guardò in aria di sprezzo, e sputò villanamenteentro il loro piatto. A quell'indegnità balzò comeun lampo l'inviperito Caldara, adunghiò per la gola eper la cuticagna il superbo, e « Or mangiati la minestrache ti sei cucinata», sclamò, e gli tuffò il ceffo nellapentola, e lo affogò. Poi corso fuori della capanna, chiamòil popolo a stormo. Il furor di popolo si accese; eBarenborgo e Farduno andarono a sangue e a fuoco, efurono distrutti.Come l'asprezza de'signori e la ferocia e la sfrenatezzaloro, promoveano la causa della libertà in questevalli, così lo fomentava in altra parte della Rezia la loroambizione. Harlmanno, vescovo di Coirà, aveva perpetuaguerra coi gentiluomini del contado. Avendo egli tocchemolte e gravi perdite, e non sapendo più come difenderi possedimenti vescovili sparsi in più luoghi e in piùvalli e racchiusi talvolta fra terre nemiche, fu ridotto aconcedere ai sudditi della sua chiesa, o, com'essi dicono,della Ca di Dio, il diritto di provvedere alla propriasicurezza, stringendo e tra loro medesimi e tra le vallie comuni vicine una lega. Cosi quei sudditi della Cà-Dcache abitavano le valli di Domleschg, di Aversa, di Oberhals,di Stein e di Berguno fecero alleanza coi signóridi Werdenberga, ch'erano potenti in Sciams, in Domleschge in Obervazzo. E fu questo il primo fondamentodella lega Cà-Dea.Per simile maniera si vennero d'altra parte collegandoanche i conti e i baróni dell'Alia Rezia (Obtritimi); econvenutisi coi paesani i quali s'erano già stretti fra loro,fermarono coi vicini popoli di Glarona fin dal d


82 ISTORIA DELLA SVIZZERAlegge che non fosse la spada o l'arbitrio loro. Pel chenon eravi giustizia ne' tribunali, non sicurezza nelle strade.Ai quali disordini volendo por fine senza violenza esenza tumulti, si univano nell'Alla-Rezia molti probi, fermie autorevoli uomini del contado. Venivano essi dinottetempo a tener consiglio fra l'Abbazia di Disentisioe la piccola città d'Ilanzo, la quale è la prima terra muratache si trovi lungo il corso del Reno. Ivi entro unbosco, non lontano dal villaggio di Trunsio, adunavansie deliberavano, e delle prese deliberazioni facevano posciaparte ciascuno ai più riputali dei loro compaesani.Dopo ciò tutti i comuni e tutte le valli dell'Alta-Rezia,in un solo e medesimo giorno, deputarono ai diversi signoriquelle persone ch'erano più autorevoli e più prudentie domandarono che d'allora in poi vi fosse giustiziae sicurezza; al qual fine si fermasse con giuramentoun patto sacrosanto fra tutti e ciascuno, senza alcun detrimentode' diritti né dei ricchi né dei poveri.A questa voce che inaspettata usciva dalle selve diTrunsiOj attoniti restarono e sgomentati i signori; e chiaros'appresentò alle menti loro l'esempio che cent'anni primaerasi veduto nella vicina Svizzera. Il pio e saggioabate di Disentisio, Pietro da Pullinga, fu il primo chefacesse favorevole accoglienza alla dimanda de' paesani.Lo imitarono i conti di "Werdenberg e di Sasso, i baronidi Rezuno ed altri, intimoriti essendo dalla forzadel proprio popolo, o bisognosi di trovarsi amici controil polente vescovo di Coirà. Adunque nel maggio del 4


CAPO XXII.tcrritorj che non appartenendo né alla lega Gà-Dea néalla Grigia, erano nell' ampio dominio del ricco conteFederico di Togghenborgo.Ma poco di poi, morto senza figli il conte, erano gravii timori che per la sua eredità si venisse a una guerra.Radunaronsi i popoli che abitavano i possedimenti, i territorie le giurisdizioni che la famiglia di Togghenborgopossedeva nella Rezia, e dissero: «Giacché la morte delconte ci lascia liberi disposilori di noi, facciamo comequelli della lega Grigia e della Gà-Dea, e formiamo irai nostri monti un'alleanza che duri per sempre, a detrimentodi niun ubmo, a difesa de' nostri diritti futuri ea scambievole soccorso in vita e in morte. Nessuno citeràl'alleato avanti a giudice straniero, né farà patti eoaaltra gente senza il consenso di tutti. E quando sarassideciso dell'eredità di Togghenborgo, noi rimetteremo intattaall'erede futuro la proprietà sua; purché egli daparte sua non possa interporsi e disfare la nostra lega ».Ne' quali termini essendo convenuti, ne fecero tutti solennegiuramento il di seguente al Corpus-Domini dell'anno4436; con che si diede nascimento alla lega delleDieci Giudicature.E così sorse dalle tre leghe dell'Alpi Reliche una nuovaconfederazione; e a'Reti lutti ne venne il nome diGrigioni che nel tedesco Svizzero (Bündher) suona Federati.CAPO XXIII.SSCONTESE PER L'EREDITA' DI TOGGIIENBORGO.(Dal 1436 al 1445)Altri effetti partorì ai Grigioni la morte del ricco contedi Togghenborgo, ed altri ben diversi agli Svizzeri, poichéquelli si levarono animosi a libertà ed a concordia;e questi videro l'ingordigia e l'ambizione soffiar Ira lorol'infame incendio della guerra civile.Come prima l'opulento Federico di Togghenborgo, consumatoda lunga vecchiézza, ebbe chiuso gli occhi alla


84 ISTORIA DELLA SVIZZERAvita, sorsero qua e là non pochi ad annunziarsene glieredi. Ampio era il suo stato, e molla parte distendevasioltre il Reno, e molta dal lago Zurigano attraverso aimonti d'Appenzello ßno in Tirolo. Nel che si comprendevail territorio proprio di Togghenborgo, la signoriadi Uznach, l'Alta-Marca, Windcgg nel paese di Gaster, ilRheinlhal; la signoria di Sargansio, e le dieci giudicaturenella 11 ozia; altre terre giacevano poi nella Thurgoviae altrove. Elisabetta, vedova del defunto s'era bendata a credere d'essere legittima erede al marito ; ma ipiù remoti congiunti le si opposero, e chiamarono eredise slessi. Né ciò solo; ma dall'una parte il comune diZurigo, nel quale l'intestato conte aveva dirilto di domicilioe di cittadinanza, pensò d'insinuarsi erede, dall'altrasi mosse anche Svitto, dove il conte aveva avuto cittadinanza.In questo mezzo la vedova Elisabetta per acquistarsi,cattivandosi la città di Zurigo, una valida assistenza, pensòdi darle solennemente in dono Uznach e Windegg; alche opposero gli Svittesi, e indussero i congiunti delconte a interdire alla vedova qualsivoglia alienazione dell'asseereditario. Intanto que' vassalli della contea cheabitavano Lichtensleig, le valli del Necker, della Thur edi S. Giovanni, Uznach e il Basso Wallensce, vennero eparlarono a Svitto in questa forma: «Rammentatevi cheil nostro defunto signore volle, sua vita durante, avercura di noi, onde, venuto lui a morte, sapessimo poi trovarein voi protezione e difesa. Assumeteci dunque nellavostra fede, e abbiateci in perpetuo per vostri concittadini». D'altra parte gli uomini del contado di Sargansio,i quali solo in via di pegno eran venuti in poteredel conte di Togghenborgo, si rivolsero per cgual modoal duca Federico d'Austria, perchè egli redimesse il pegnoe li riprendesse nell'antica signoria. Il che per veritàegli fece; ma avvistosi che le loro intenzioni non eranoschiette, rilasciolli al conte Enrico di Werdenberg.Ora appena si riseppe a Zurigo che il popolo di Uznache di altre terre aveva prestato giuramento a quellidi Svitto, tutta la città ne fu altamente sdegnata, e sipose in sulle minacce, allegando che Uznach fosse di di-


CAPO XXIII. 85ritto suo. Ma gli Svittesi appostarono gente nella Marcacuci contorni di Uznach per assicurare da ogni molestiaj nuovi compaesani loro, protestarono contro le ragionidei Zurigani, e si presero a compadroni del territoriocontroverso i Glaronesi onde afforzarsi in ogni casocol loro soccorso.E qui è a notarsi, che i governi delle città e delleterre svizzere, dopo conquistata l'Aargovia-e fondate leprefetture comuni, erano salili in orgoglio principesco;volcano tener la libertà per loro soli ^ e agli altri usurparla;e voleano piuttosto posseder miserabili servi, cheacquistar concittadini liberi ed eguali in diritto. Nonaveano voluto accogliere in comunanza di libertà e dialleanza PAargovia; non istava lor punto a cuore il megliodei Togghcnborghcsi. Servi volean essi, e non altro.Fu questa la sorgente di mille discordie, di mille litigie di mille sanguinose fazioni. Indarno raccoltasi aLucerna una grande dieta si provò di ricomporre gliSvizzeri a fratellevole concordia: ognuno partissi di là piùesacerbalo che prima. Erasi fatto capo alla parte di Zurigoil borgomastro Rodolfo Stùssi, ed a quella di SvittoItalo Reding di Bieberegg; uomini ambidue ambiziosi, intraprendentie pieni di destrezza e d'eloquenza; ma inimici,e tanto ardenti per il privato interesse del propriocantone, quanto noncuranti della pace e del ben esseredella patria comune. Fu allora che la prima volta si videa qual doloroso e sciagurato termine conduca l'ambizionee la cupidigia dei cantoni, quando essi mettono ciecamenteil proprio e privalo interesse avanti al bene dellaConfederazione tutta. Già il decadimento di quell'avventurosaconcordia antica, s'era fatto anche troppo palese,quando nel -1439, distrutte da ostinata pioggia le raccolte,sopravenne una fiera carestia. Si videro allora icantoni intercettarsi stolidamente fra loro il passaggiodelle viltovaglie, e accrescere colle proprie mani la miseriacomune. Gli odj intanto si facevano vie più accaniti;e furono visti Svitto e Zurigo minacciarsi rabbiosamentecolla spada.Però onde evitar mali peggiori, si bandi a Berna un'adunanzadi tutt'i Federali. Svitto vi aderì, Zurigo no.


86 ISTORIA DELLA SVIZZERAChiamava questa parziali i Federati, siccome quelli cheavcano aggiudicato Uznach agli Svittesi, benché la contessaElisabetta ne avesse fatta donazione a Zurigo; néaveano fallo parola di Gaster di Windegg, di cui gliSvittesi, sotto colori fittizi e contro il consiglio stesso deiFederali, s'erano intrusi signori.Disse allora il borgomastro Stiissi: «Decida dunquela spada! » Però mandò prima agli Svittesi una letteraaperta, nella quale non li chiamava più col fraterno nomedi Federati. Ei li provocava a sottoporsi al giudizio dell'imperalore,al quale come a capo dell'imperio germanicoerano suddite egualmente ambedue le parti. MaSvino rispondeva: « Bello e buono può essere il giudiziodell'imperatore; ma non è certamente quello, al qualecòl giuramento di nostra perpetua alleanza ci siamo noisottoposti».Non restò allora più mezzo. I Zurigani e gli Svittesivennero mano armala ad affrontarsi presso il monte Ezel;accampandosi gli Svittesi sulle allure, e al basso pressodi Pfelficon i Zurigani. Slussi in persona si mosse versola Marca; ma vi trovò quei di Svitto e di Glarona sì benpostali e trincierati, che dovè senza frutto tornarseneindietro.Venivano frattanto inviati d'Uri e d'Unlervaldo a trovareItalo Reding sull'Ezel, e in nome di Dio e dellapatria lo scongiuravano a tentare ancora qualche praticadi pace ; tantoché non si procedesse all'abbominio di vederei Federati a metter le mani nel sangue de'Federati.Ma appunto in quel momento si spargeva il sangue.Un pugno di Zurigani fattosi avanti, s'era trovato fragli avamposti di Svilto. Molti furono i feriti, undici iZurigani uccisi; gli altri fuggirono.Pure' ancora una volta riuscì ai Federati di ricondurtregua e parole di pace. Ma durando ostinata Zurigo inappellarsi al giudizio dell'imperatore contro a quello deglialleali, nulla si conchiuse. Che anzi tutta la Confederazionesi inimicò ai Zurigani. Armarono intanto questi;e Stiissi con più di 6,000 uomini venne alla voltadell'Ezel sul quale eran poste le genti di Svitto e diGlarona, ingrossate dai soccorsi d'Untervaldo e d'Uri.


CAPO XXIII. 87Avvenne allora nottetempo una cosa strana quantomai;poiché tra i Zurigani attendali a Pfefficon si sparse d'improvviso,né si sa d'onde, un terror panico; da cui incalzatisi pillarono tulli sulle cinquantadue loro barche,e nel buio della notte ripararonsi a Zurigo.Gli avversari scesero allora dall'Ezel, occuparono tranquillamentela riviera del lago, e concitarono lutti glialleali a muovere contro Zurigo.Ne fu la città tutta piena d'inquietudine e confusione,come quella che si vedeva derelitta da tulli; e si fece apropor pratiche d'accordo, e finalmente riconobbe la giurisdizionede'Federali. Però non solo le fu forza richiamarsid'ogni pretesa sull'eredità di Togghenborgo, maaltresì cedere per rifusione di danni a Svitto e Glaronale terre e i vassalli di Pfeflicon, Wollerau, Hürden conaltri casali e villaggi e giurisdizioni. Così un cantone sicrebbe colla roba d'un altro; e questo avvenne in quellostesso anno IMO, nel quale gli Sviltesi con più onestomodo e per via di compera acquistarono dai facoltosisignori di Moos la terra di Merlisciachen " sul lago deiQuattro-Cantoni; e quei d'Uri colsero il buon momentodi riavere la perduta Leventina. Era infatti occorso adalcuni Urani di vedersi tanto in Airolo quanto in Bellinzonarifiutala, malgrado i trattati, la dovuta giustizia.In vendetta di che la bandiera d'Uri, appena reduce dalmonte Ezel, fu portala immantinente oltre il Gottardo, ela Leventina e Bellinzona furono occupale, e senza ostacolo,perchè il vecchio duca di Milano, mal preparaloalla guerra, amò ricomprarsi anche cara la pace, lasciandoche ne andasse ad Uri la Leventina.Frattanto il duca Federico d'Austria, nipote di quelLeopoldo che fu ammazzato a Scmpach, era divenutoimperatore, e aveva apertamente dichiaralo esser suamente di ritogliere agli Svizzeri i possedimenti tutti degliavi suoi. Al qual fine fé'diligentemente esplorare glianimi della gente d'Aargovia, de' nobili e della città.Tal nuova riuscì ben grata all'orecchio del borgomastroSlussi e del consiglio di Zurigo, in mezzo a tantoloro rancore contro i Confederali. Certo se la città diZurigo, primate della Confederazione, avesse dimenticato


88 ISTORIA DELLA SVIZZERAgenerosamente i suoi odi e disvelato a' Confederati le perniciosetrame dell'Austria, di qual gloriosa luce non avrebbetanta sua virtù risplenduto agli occhi dei posteri persempre e di tutti i Confederati a quel tempo! Ma Zurigonon anelava se non alla vendetta, non sentiva senon l'acerbità delle sue ferite; e datasi quindi all'imperatore,e ripudiando gli alleati strinse con lui funestalega. Mancavano le anime generose.L'opera "di tenebre fu consumala l'anno -1442. Appenane corse la fama, levossi da tutta la Federazioneun grido d'imprecazione contro la primate, che avevaergiurato l'eterna lega. Si raccolse immantinente unaSetà e fu intimato a Zurigo di rompere il patto austriaco.Ma le molte parole che corsero da un lato e dall'altro,corsero indarno, e Zurigo non si disgiunse dall'imperatore.E questi le mandò il suo capitano Turingodi Hallwyl, nelle cui mani la città fece solenne giuramentodi essere all'imperatore compagna nelle cose prosperee schermo nelle avverse. Ad inchiesta del capitanogettarono i Zurigani la croce bianca, stala fin allora insegnade' federati in guerra, e portarono come le gentid'Austria la croce rossa. Ed alcuni si posero sul cimierol'aquila imperiale e le austriache penne di pavone.Ciò accorò fieramente i Federati ed empì d'amarezzagli animi di tutto il popolo. Gl'improperi, gl'insulti, gliassassin], i saccheggi sorgevano d'ogni parte; finché poiscoppiò contro Zurigo una guerra di tutta la Confederazione.CAPO XXIV.GUERRA DI TUTTI I FEDERATI CONTRO ZURIGO.BATTAGLIA DI S. GIACOMO. — PACE.(Dal 1445 al 1480)All' intimazione di tanta guerra non si sgomentò puntoZurigo, inspcranzila com'era dei soccorsi imperiali. Giàall'invito dell'Austria, congiuntisi a Turingo di Hallwylpiù e più altri cavalieri e uomini d'arme e fra essi il


CAPO XXIV. 89marchese Guglielmo di Bade, 'erano sollecitamente accorsiin difesa della città; sicché vi si contavano bencinque migliaja d'Austriaci.Allora arse la guerra tra Svizzeri e Svizzeri. Gli Svittesipresso a Pfefficon e a Freienbach sul lago di Zurigocombatterono vittoriosamente contra un doppio numerodi Zurigani ; e non men vittoriosi furono i soldatidi Lucerna, d'Uri e d'Untervaldo, quando sull'Hirzelassalirono le trincere attraversate al dorso del monte.Quei ripari furono espugnati e rotti e inondali di sanguegeneroso. Né io potrei noverar tutte le terre, chesulla riva del lago e nel territorio di Zugo, di Svitto enelle vicinanze andaron consunte dalle fiamme. Non v'eragiorno che non vedesse scorrer sangue, ne notte nonfunestata dal chiaror degl'incendj. La città di Bremgartenoppose un'ardita difesa per mantenersi a Zurigo, cheaveva su di lei avuto diritti di signoria, ma il fece invano.La caduta di Bremgarlen atterrì Baden che avrebbepur voluto serbarsi neutrale; e così dovè aprir le porteai Federali. Né a frenar la furia di loro valse la torredi Rumlango né la solida rocca di Grüninga o di Reghensberg.Alfine Svino, Uri, Untervaldo, Glarona, Zugo e Lucernamandarono cinquemila combattenti, che su perl'Albis, guidati da Italo Reding, vennero alla volta dellastessa Zurigo. Uscirono da questa impetuosamente cittadinie austriaci, a piedi e a cavallo, col borgomastroStüssi alla testa. Lo scontro fu in riva al fiume Sile.Sui prati giacenti fra la terra di Wiedicon e l'antichissimacappella di S. Giacomo, s'affrontarono quelle migliajad'uomini inferociti il 22 luglio -1443. Orrendo fuil trambusto e il macello. Alfine lo scompiglio entrò frai Zurigani, che, usciti in campo alla rinfusa, pur allarinfusa combattevano; e fuggirono sbaragliali sul pontedel Sile. Ivi il borgomastro Stüssi, venerando per la senilecanizie e per l'intrepidezza, stette in mezzo al ponte,scolendo la sua alabarda, e « Saldi, gridava, saldi,fratelli, cittadini! » Ma un d'essi « La mano di Dio ticonfonda, gridogli ; lutti questi mali vengono da te »; ecolla lancia il trapassò. Cadde il vecchio, e gli scrosciò


90 ISTORIA DELLA SVIZZERAdi sotto l'armatura, e prorompevano folti sul suo cadavereamici e nemici, correndo furiosamente alla città-Ai di dentro i cittadini sbarrarono le porle, ma al difuori i vincitori misero a sacco ogni cosa. Per colmo diferocia sbranarono quest'essi il cadavere di Slüssi, nedilaniarono coi denti il cuore, e con quelle misere carnisi unsero per atroce insulto le scarpe e i calzari, e gettaronoal Sile i laceri avanzi. Ardevano intanto d'ognibanda le case e i villaggi, e a ciucila orrida luce stetteroi vincitori accosciali sui cadaveri dei trucidati nemici,bevendo e crapulando tutta la notte..Di là corsero i Federati all'assedio di Rappersvilla, ilcui castello avea presidio austriaco; e parimente corseroi Bernesi a quello di Lauflenborgo ; invano però ; perchèambedue le fortezze tennero fermo. Al contrario ilcastello di Greifensee, assalito, cadeva; benché Giovannidi Breiten-Landenberg, sopranominato il Selvaggio, l'avesseanimosamente difeso con un pugno di gente per benvenlisei giorni. Il caro prezzo che quella vittoria costòa Italo Reding e agli alleali, gli accanì a segno, ch'essivollero il sangue di Giovanni e di lutti i suoi prodi; equando questi si furono arresi a discrezione « Muojanotutti, gridò la feroce soldatesca, e muojano con loro anchei cittadini ». Ben s'oppose il capitano zughese Holzachdi Menzinga, e diceva : « Deh, alleali, temete Iddio!risparmiate il sangue innocente! non fate tantavergogna al vostro nome! » Ma Italo Reding: « Costuiha l'anima austriaca, gridava ; tutti morranno, tulli fuorchéi cittadini ». Le sanguinarie turbe risposero conurli di gioja feroce. Indarno fu il pregar de' vecchj, delledonne, dei padri e delle madri desolate. Reding fé' uncenno ; formossi un cerchio : e in mezzo apparve il carneficedi Berna col ferro in pugno. Giovanni morì da forte.Più e più teste caddero dopo la sua. In fine il manigoldocessava, e vollosi ad Italo Reding lo guardava,quasi chiedendo grazia degli altri. Ma rimbrottollo quelferoce, e proruppe: « Se tu li neghi al dover tuo, altrilo farà su te stesso ». Allora caddero tronche anche leteste di Felice Ott, di Giovanni Escher e degli altri.Quando n'erano già sul terreno cinquanta, si fé' notte :


CAPO XXIV. 91allora Reding fece recar in mezzo per fiaccole manipolidi paglia accesa, e si prosegui. Ma quando vide decapitatoil sessantesimo, Reding si tolse di mezzo alla turbainorridita.Appresso a tali cose, correndo l'estate del 44, marciaronoper la seconda fiala i Confederati grossi di ventimilauomini, alla volta di Zurigo, e la tennero assediataper sessanta giorni. I cittadini si difesero bravamente.Un drappello di loro ( dapprima non eran chesedici ) sopranominati i caproni, avevano congiurato perun'amicizia d'armi, e molto nocquero ai Confederati conpiccole sortile."Anche la nobiltà austriaca dell'Aargovia non rimaseinerte per Zurigo. Tomaso di Falkenstein, Langravio diBuchsgovia e Sisgovia,- per danneggiare i Bernesi mandòdue suoi vassalli che dessero di nottetempo il fuoco allacittà d'Aarau. Ma la trama falli. Egli allora passò acavallo coi due baroni di Baldegg per la città di Brugge disse : « Noi veniamo dal campo di Zurigo, e siamoin via per Basilea a condurre monsignor vescovo a darmano alla conchiuson della pace ». La seconda iioltedopo quella egli battè di nuovo alla porta della città egridò : « Portiamo la pace. Monsignor di Basilea è qui,aprile! » E mostrava al suo lato due uomini coi coloridi Basilea. A che avendo gli illusi custodi spalancato laporta, Falkenstein vi irruppe con quattrocento cavalli,mise a sacco la città, e fece prendere e incatenare loscoltetto Effingher, i consiglieri e i più cospicui cittadini.Egli intendeva di decapitarli tutti all'alba del mattinoseguente. Ma la fama era già corsa per tutta la contrada.I conladini insorsero d'ogni intorno. Falkenstein,dato il fuoco alla città, condusse via i prigioni per doverlidecapitare non lungi da Brugg in un bosco. MaGiovanni di Rechberg uno de'suoi complici, avendo intercessoper la loro vita, i prigionieri furon condotti aLaufenborgo e custoditi segretamente nella torre sullarupe che sovrasta ai fiume; e niuno sapeva dove fossero.Ma Biirgi Kiiffer si calò dalla torre colle lenzuoladel letto, saltò nei vortici del Reno, ne scampò e rivelòogni cosa. Allora le donne di Brugg redensero con mol»


92 ISTORIA DELLA SVIZZERAt'oro i mariti di mano al nemico. E i Solettesi in uncoi Bernesi diroccarono per vendetta due castella delFalkcnstein.Intanto l'assediala Zurigo era agli estremi. L'imperatore,che stretto da altre guerre in lontani paesi nonpoteva soccorrerla, in un coi Bernesi invocò contro gliSvizzeri il re di Francia. Questi avea a quei tempi ilregno lutto pieno d'indisciplinate soldatesche. V eranmolti inglesi ed altri, che condotti dal conte d'Armagnacoavevan combattuto contro del re ed erano stativinti. Il re gli adunò tutti, e dati loro capitani li commiseal suo regio erede il DelQno Lodovico, e mandolliin numero di 30,000 a soccorrer Zurigo contro i Federati.Essi giunsero presso Basilea quando Solettesi, Bernesi,Lucernesi e Basileesi stavano assediando l'erto castellodi Farnsborgo. Questi spedirono solleciti messi alcampo di Zurigo per chiedere ajuto, poiché gli Armagnachierano troppi. « Sono miserabili ciurme » disserogli assediatori di Zurigo, e non mandarono che un soccorsodi seicento uomini. Uditosi adunque esser la gente diFrancia già presso a Basilea, novecento di quelli che assediavanoFarnsborgo si mossero co'-seiccnto ausiliarj. Ih26 agosto del 4444 incontrarono essi in sul mattino,avanti la terra di Prattelen, parecchie migliaja d'Armagnachi,e con un fiero assalto li cacciarono prima neiproprj loro trincieramenti, poi nelle acque della vicinafiumana Birsa.I cittadini di Basilea dalle torri della città videro ilpiccolo stuolo elvetico, correre addosso allo smisuraloesercito nemico. Uscirono in numero di tremila per trarredi là gli Svizzeri, e ricoverarli in città; ma non poteronoraggiungerli. I Federati passarono la Birsa a nuoto,e giunsero sull'opposta riva, dove indarno tuonava il cannonenemico, e slava in ordine di battaglia tutto l'esercito.Eglino scagliaronsi, come spirili sterminatori, inquegl' innumerabili battaglioni. II loro stuolo fu smembrato;ma via proseguirono combattendo, cinquecento inun aperto piano, gli altri dietro le mura del giardinodell'ospitalo presso S. Jacopo.Fieri come leoni pugnavano quelli del piano finché ad


CAPO XXIV. 95uno ad uno si giacquero sui cadaveri d'innumerevoli nemici.Fieri come leoni pugnavano gii allri dal muro: respinserotre volte l'assalto ostile; due volte "erupperoessi all'assalto, il muro diroccò; l'ospitale e la cappellaarsero; e tutti i Federati vi morirono dentro da eroi.Ma da Praltelen a S. Giacomo i nemici e i loro cavalligiacevano accumulali a migliaja.Estinta dopo dieci ore la battaglia, il cavalier BurcardoMunch signore di Auenstein e Landskrone, vecchionemico dei Confederati, venne a cavallo con altribaroni sul campo, e calpestando i cadaveri degli Svizzeridiceva beffando: «Questo è il mio letto di rose! »Allora di mezzo a quei morti si dirizzò in piedi il capitanoArnoldo Schick d'Uri, e « Delle rose fiuta anchequesta » disse; e con un sasso sfracellò, la fronte all'oltraggioso.Mille e cinquecento Federati erano con immortai gloriacaduti a S. Jacopo. Dieci soli camparono colla fugala vita. Ma furono l'obbrobrio ed il rifiuto di tutta Svizzera;perchè non avevan diviso coi prodi la gloria e lamorte, come ogni Svizzero debbe. Lodovico il Delfinostette taciturno guatando il campo, e non ebbe cuored'inoltrarsi. Poiché gli si riferiva che i Confederati avevanlevato da Zurigo il campo per rivolgere addosso alui tutta la loro massa : « In fede mia, sclamò egli, nonfu mai popolo più valoroso di questo: io non l'assaggeròdi vantaggio. » E attonito di tanto valore strinsecon loro la pace.Ma l'intestina guerra contro Zurigo, l'Austria e i suoifeudatarj ardeva tuttavia. Basilea stette a fronte apertapei Confederati, li sostenne in guerra, e cacciò dalle suemura tutti i nobili che avean dato consiglio e sussidioagli Armagnachi. Poscia fece coi Bernesi e Solettesi uncampo sotto Rheinfelden. Questa "città inclinava pei Confederati;ma nella rocca, posta su d'una rupe in mezzoal Reno, stavano annidali Giovanni Falkenstein, Hallwyle altri feudatarj, cogli Austriaci. Però di notte fuggironoe la rocca fu distrutta. Anche Rappersvilla fu di nuovoassediata ; ed era città assai forte, e fu validamente soccorsada Giovanni di Rechberg e dai Zurigani. Ma pressoS


94 ISTORIA DELLA SVIZZERAWollerau furono i Zurigani disfatti dagli Svittesi e Lucernesiin una chiara notte d'inverno. Sanguinosa fu puretiell'anno-seguente (6 marzo 1446) la disfatta degli Austriaci,che avendo seco Giovanni Rechherg, il famosocapitano, vollero in numero di seimila penetrare per Ragaznella Svizzera. Mille e cento Federati d'ogni cantonevinsero la decisiva battaglia che pose fine allaguerra.L'imperatore avviluppalo in molli altri negozj aborrivauna guerra da cui non ritraeva punto di gloria. Zurigoe i Federati, dacché Stüssi era caduto, e morlo pureItalo Reding, si vennero spontaneamente ravvicinando. Quae là furono ancora arse e devastate delle terre, ma purestudiosamente si negoziava, e finalmente il 43 luglio del4450 fu per lo scoltetlo di Berna Enrico di Bubenbergpronunziata l'arbitrale sentenza: Zurigo dover rinunciarealla lega con l'Austria, e riavere il territorio toltoledai Federati, ad eccezione delle terre bagnate dalLago Superiore già da principio controverse (4 ). Il Togghenborgopoi fu lasciato a un congiunto del morloconte, cioè al barone di Rarona che in seguito ne fecevendita all'abate di San Gallo.CAPO XXV.RlIEINFELDEN SACCHEGGIATA. — I SAVOJARDI IN FniBORGO —U THURGOVIA DIVENTA COMUN BALIAGGIO FEDERALE.(Dal 1480 al 1468)Mentre i Federati andavano trattando la pace, fu commessaun'audila atrocilà. Reinfclden città imperiale propensaagli Svizzeri, data in pegno all'Austria, poi riunitaall'impero, stava da ultimo sotto il patrocinio diBasilea, Berna e Soletta. Ciascuna di quelle tre repubblicheteneva nella città un commissario e non più. Non(1) Lago Superiore dicesi quella più stretta parte del Lago/.ungano, la quale giace al sud-est di Rapperschwyt.{Nota del Traduttore),


CAPO XXV. 95si lemeva insidia alcuna. Se non che il cavaliere Guglielmodi Griinenberg (A costui l'Austria aveva permessodi aver Rheinfelden in conto d'ipoteca in vece del distrullocastello di essa, che a lui era ipotecalo) agognavad'impadronirsi della città. Convenne con Giovannida Rechberg di prenderla per inganno. Anche Tomasodi Falkenstein, l'incendiario d'Aarau, l'orditore della notturnastrage di Brugg, era preparato a darvi mano.Una mattina di novembre 1448, durante le sacre funzioni,discese pel Reno alla riva di Rheinfelden una navecarica di legname, su cui stavano parecchi uomini inlunga cappa grigia : dissero costoro di venir peregrinandodal santuario di Nostra Donna d' Einsiedeln, e di volersostare un istante e reficiarsi. Ma quando furon giuntisotto la porta, gettate in un baleno le cappe, apparveroin corazza, e fecero macello di guardie e doganieri. Centoventiarmati sbucarono disotto ai legnami della barca,e si gettarono, facendo man bassa, nella città; dal latodi terra penetrava da una porla abbattuta Griinenbergcon seicento uomini, che erano stati in agguato. Fecerostrage di quanti incontrarono per le vie della città; saccheggiaronole case, commisero ogni abbominio, disperserouomini, donne e fanciulli, che nudi e tapini giunseroa Basilea dove trovarono tutti pietoso ricovero.Ma gli abitanti di Basilea fecero di più. Uscironocon valido esercito a vendicarli, disfecero il Rechberge il Falkenslein, e incendiarono molte castelladella feudale ladroneria. E poco di poi, essendo per trattalodi pace ritornata Rheinfelden all'Austria, e dovendoi feudatarj uscirne, da veri ladroni portarono seco tuttele suppellettili delle case, e smantellalo finestre, stufe eporte, lasciarono le muraglie nude.La lunga guerra desolò gran parte della Svizzera.Le arti ed il commercio delle città giacquero avviliti ;rimase abbandonata l'agricoltura. Avendo i Zurigani profusoin quella stolta guerra un milione e settanta milafiorini, furon ridotti a dover ritirare tutto il danaro chein migliori tempi avevano dato in prestanza. Ora avendol'imperator Sigismondo dato loro in pegno la contea diKyborgo, e non potendola riscattare, l'Austria la cedette


96 ISTOHIA DELLA SVIZZERAa' Zurigahi in pieno possesso per là remissione dellasomma dovuta.La guerra avea lasciato un fiero rancore fra Bernae Friburgo; poiché questa avea sempre parteggiato coll'Austriacontro Berna e gli altri Federati. Friburgo daiduchi di Zeringa suoi fondatori era passala in retaggiodei conti di Kyborgo, e da questi era stata venduta aCasa d'Austria. Periodic teneva le parli austriache. E iBernesi favoreggiarono il duca di Savoja, quando divenulonemico #d essa, la guerreggiò.Ristabilitasi la pace, l'Austria pagò ai Friborghesi unatrista mercede della loro fedeltà: li trattò aspramente,depose capricciosamente i loro scoltetti e consiglieri, nontenne conto delle tasse anticipate, e fece capitano dellacittà il maresciallo Turingo Hallwyl, che vi esercitò arbitrariopotere. Il cuor dei cittadini s'alienò. S'ordironocongiure; scoppiarono turbolenze ; il popolo s'invogliò discuotere il giogo austriaco. Berna gioì di poter prevalersidi quegli eventi e togliersi per sempre dai dintornila formidabile influenza dell'Austria. In quel mezzo sopragiunseanche il duca di Savoja, e dimandò all'esaustacittà 200,000 fiorini che gli doveva. Le cose eran ridottea tale che l'Austria stessa riconobbe di non poterpiù a lungo conservar Friburgo, e trattò quindi collaSavoja, e agevolmente furon d'accordo. Poi diede al maresciallodi Hallwyl il comando di sgombrare la città.Ciò a lui rincrebbe. Prima di girsene disse che il ducaAlberto doveva venire in persona; doversi preparare alprincipe festiva accoglienza; i cittadini portassero a luitutto le argenterie, perchè egli potesse degnamente onorarel'alto ospite. Quando poi ebbe tutto il vasellamein sua mano, lo imballò, e segretamente lo spedì via.Poi fece vista di cavalcare all'incontro del duca. E'fuaccompagnalo dallo scolletto, da parecchi consiglieri eda'suoi armati a cavallo. Ma giunto un'ora lungi dallacittà, si rivolse e pose in mano allo scoltclto una carta,in cui il duca Alberto rinunciava a' suoi diritti su Friborgo,aggiungendo: « II vostro vasellame d'argento è ilprezzo della vostra libertà. Stale bene. » E spronandos'involò. I Friborghesi rimasi attoniti dieder volta versqla città.


CAPO XXV. 97Ecco nuove confusioni e turbolenze. I contadini avversialia città : la città paurosa di cadere in balìa deiBernesi : il duca di Savoja dimanda instantemente ai cittadiniil pagamento del suo credito. Il consiglio di Friborgotrovossi a duro cimento, e si gettò sotto la signoriae il patrocinio del duca di Savoja. Nella giornatadel dO di giugno 4452, nella cattedrale di S. Nicoiao, imagistrati, i consigli e tutta l'assemblea della città e delterritorio prestarono giuramento al duca che in ricambioconfermò i prischi diritti della città e del contado.Frattanto anche nel resto della Svizzera, ad ontadella pace conchiusa, eravi poca quiete. La diuturnaguerra aveva inferociti gli animi della gente. L'uomo delvolgo avea più caro combattere e depredare, che lavorarela terra o custodire l'armento o sudare nelle officine. Sela patria era tranquilla, andava egli correndo dietro alfragor del tamburro in terre straniere. Qui veniva uno acomprar gente per le guerre germaniche; là un altroassoldava per le guerre di Francia e d'Italia. I signorie i capi non pensavano che a far leve, anelando a rendersirinomati e ricchi e autorevoli nelle corti de' sovrani;e tenevansi ornai fra i loro concittadini come altrettantipiccoli principi.Ciò visto il re di Francia fece amichevoi viso ai Federati,strinse con loro nel 53 una lega da buon vicino,e molte centinaja di robusti Svizzeri entrarono nelle suetruppe. Cosi fece pochi anni dopo anche il duca di Milano,che cede in perpetuo agli Urani la Leventina, econchiuse (1467) coi Federati una capitolazione pel passaggiodelle mercanzie, pel libero commercio e pei dazjed altro. Questi furono i primi patti che i Federati farcessero con quei vicini, sulle terre dei quali dovevanoin breve spargere da mercenarj tanto sangue prezioso.Né mancavano altri inviluppi; a ragione e a tortoognor se ne trovavano. La città di Strasburgo, essendosilagnata ai Zurigani delle ruberie commesse dal rapac«conte di <strong>The</strong>ngen sui mercanti strasborghesi, il vessillodi Zurigo fu tosto inalberato per vendicare gli amici. Lerocche dei briganti furono abbattute. Zurigo fece delleconquiste, e per rimborso ritenne Eglisau e il chiostroScilOKKg 7


98 ISTORIA DELLA SVIZZERAdi Rheinau sotto il patrocinio svizzero (1457). Strasburgoinvitò pertaato la fervida ed animosa gioventù di Zurigoal fratellevole convitto della vittoria. Quei giovani disceseroper nave la Limmat, l'Aar e il Reno lino a Strasburgo.Parliti di buon mattino presero seco della ancorbollente pappa di miglio e de' piccoli pani caldi, il tuttoben involto. E alla sera sbarcali a Strasburgo portaronoseco al lieto banchetto ogni vivanda ancor calda, permostrare con qual prontezza gli amici potevano accorrereagli amici.Tristo fine ebbe un anno dopo una festa di bersaglieria Costanza. Un signore di quella città rifiutò diaccettare da un Lucernese un plappart di Berna ( 29plapparl facevano un fiorino ), e disse insolentementeche la moneta svizzera era denaro vacchesco (Kup-PIappart).Sdegnati tutti gli Svizzeri lasciarono la festa. Poiin un istaute rigurgitarono in numero di quattromila datutti i cantoni, e devastarono i possedimenti di Costanzanella Thurgovia. Costanza comperò con grosse somme lapace. Questa fu chiamata la guerra dei plapparli.Mentre i Confederati ritornavano da Costanza, trecentouomini d'Uri, Svitlo, e Untervaldo chiesero a mezza viadi passare per Rappersvilla e pernottarvi. Quella genteaffaticata trovò amichevole accoglienza; poiché i terrazzanidi Rappersvilla, per quanto fedele servitù avesseroprestato ai signori d'Austria, ne avevan pur sempre ricevutoassai mali trattamenti. Perciò eransifatti assaicortesiai Federati ; e gli ricettarono ospitalmente, e in quellastessa notte Rappersvillcsi e Confederali strinsero amiciziaperpetua; e la città nulla curando l'Austria, fecelega coi tre cantoni e con Glarona.A tale annunzio, l'arciduca Sigismondo avrebbe avutoben d'onde adirarsi. Ma egli era irretilo in mille altriavvolgimenti e assai peggiori di questo, e non avevatempo d'invilupparsi coi Federali. Il papa aveva con luivarj litigi, lo- avea scomunicato, e invitava gli Svizzeri aimpadronirsi di quanto rimaneva. all'Austria in Elvezia.Questi, che sapevano mollo bene, che non il papa solo,ma anche l'imperatore era avverso all'arciduca, eranotulli, eccetto Berna, coi loro eserciti già sulle mosse.


CAPO XXV. !)9Invasero dunque la Thurgovia che, salvi i suoi diritti ele sue costituzioni, dovette giurarsi a loro. Diessenhofcatenne valorosamente per l'Austria, ma invano; tutto ilcontado era per gli Svizzeri. D'allora in poi i Federali,tranne Appenzello e Berna, s'investirono dei diritti dell'Austriasulla Thurgovia. L'arciduca quando vide tulioperduto, vendè ai Zurigani anche Vinterturo. Così l'ampiae bella Thurgovia divenne possedimento svizzerol'anno 1460.A quei tempi anche Mulhusa, induslre città imperialed'Alsazia, fu così fieramente stretta dalla nimichevole epredatrice feudalità delle vicinanze, che a stento resistette.Un mugnaio avea dedotti sei plapparti dalla pagad'un suo lavorante; costui invocò l'assistenza di un feudatario;e il feudatario si mise in lite colla città. Nevenne sfida e guerra. Mulhusa chiese soccorso ai Federali.Questi, benevoli alla città, le mostrarono premura ezelo. I feudatari d'altra parte trassero seco nella contesal'arciduca Sigismondo e l'Austria. Così l'incendio bellicodopo lunghi e varj negoziati si slese di bel nuovo daSciaffusa fino a Waldshùt e a Mulhusa. Molte castella eville furono desolate, molti uomini uccisi. I Federati, dovunquevittoriosi, all'ultimo assediarono la piccola cittàdi Waldshut sulla riva destra del Reno. Berna volevaprenderla d'assalto, e farne un antemurale dei Federativerso la Germania. Ma gli altri non avevan sì providipensieri. Onde a Berna fu forza tacersi, e vedere i Confederatiaccettare una pacifica mediazione, contro rimborsodelle loro spese militari.Si conchiuse la pace in Waldshüt, e Sciaffusa e Mulhausenfurono poste in sicuro dai feudatarj e dall'Austria.Ciò accadde l'anno -1468, in cui l'arciduca Sigismondofece ai Federati solenne cessione de' suoi diritti sullaThurgovia.


400 ISTORIA DELLA SVIZZERACAPO XXVI.U.NIOSF. DELLE TRE LEGHE RETICIIE.DISCORDIE lit BERNA.— PRINCIPIO DELLA GUERRA DI BORGOGNA.(Dal 1469 al 1476)A tutte quelle guerre e turbolenze, che anche per unmiserabile plapparto riempivano la Svizzera, le leghe dell'Alta-Rezianon presero parte. Vi si viveva allora nelpuro ed innocente amor della libertà e degli eterni diritti,connati ad ogni essere umano. Eran coloro similiai prischi Federati, i quali non volevano per sé soli ladivina gemma della libertà, ma la bramavano anche aglialtri: volevano ben essi viver liberi dalla violenza e dall'arbitriodi principi e baroni, ma non volevano comperarené acquistare sudditi o schiavi che loro servissero.Molte vallate della Lega Grigia e della Cà-Dea ed anchedella Decumana si redensero a prezzo d'oro dalla soggezionedei loro antichi signori: in nessuna parte Io fecerocolla forza e col tumulto. Quando però la perfidiade' potenti volle impor di nuovo ai liberi conladini, adonta dei riconosciuti diritti, lo scosso giogo, allora il popolocol ferro in pugno e l'ira del leone in cuore precipitossisui nemici del suo diritto e della sua pace, efu vittorioso come già i prischi Federati. Nella valle diSciams giacquero trucidali e sepolti molti superbi signori,ch'eransi congiurali nella Lega Nera contro il nipote diGiovanni Caldara.Per aver forza contro degli assalti dei loro avversarie rimaner concordi, si adunarono i deputati di tutle lecomuni e giurisdizioni delle tre leghe nella terra di Vazerolo,punto centrale del paese (4474). Ivi le Ire leghedichiararono di sostenere con perpetua concordia il lorodiritto anche nei pericoli e nella morte, di formare infaccia agli stranieri un corpo solo, e di giudicare e comporreogni anno le loro cause e sentenze in una dietafederale. La quale si terrebbe alternamente, una volta»ella lega Cà-Dea a Coirà, una nella lega Grigia a Ilanzo


CAPO XXVI.1ÜLe una nella Decumana a Davos. Ma i deputati alla dietanon dovessero aver pieno potere di far l'arbitrio loro,ma solo di proporre il giusto; e l'approvazione o riprovazionesi serbasse alle comunali assemblee del popolosovrano. Insorgendo dissidio fra due leghe, sarebbe arbitrala terza; consentendo due leghe, la terza vi aderirebbe.Tale fu l'ordinamento. Ogni comune avevala sua giurisdizione e il suo Ammanno (o giudice); piùcomuni unite avevano un Landammanno (giudice distrettuale)con giurisdizione inferiore e superiore. Perciò taleunione di comuni formava un'alta giurisdizione; più-altegiurisdizioni formavano una lega; e le tre leghe la repubblicaRezia. Il popolo eleggeva e investiva tutl'i suoi magistratida sé, prendendo gli uomini più probi e più accreditati.Mentre dai Grigioni così si operava per assicurarlagenerale concordia, la repubblica di Berna era alpunto di ricevere dalle civili discordie una grave ferita.Quella città, già fondata su libero terreno dal duca diZeringa, e popolala da liberi cittadini e da industri artigiani,contava nel numero dei suoi cittadini anche feudatariincastellali nelle vicinanze, fosser essi legittimi oforzosi. La città avea prese in suo patrocinio le ragionidi codesti baroni, e i baroni vicendevolmente sostenevanlada bravi cittadini in ogni evento. Molle di quelle splendidefamiglie sedevano nel consiglio municipale, e peresperienza, valore ed accortezza eransi fatte benemerite.Colla loro assistenza principalmente aveva la città comperaloo conquistato molli sudditi, e conseguilo grancredilo nella Confederazione. Nondimeno il grosso dei cittadinicredeva di valer quanto le cospicue famiglie feudatarie;le quali al contrario affettavano di guardar condispregio i pelliccieri, i beccai, i fornài ed altri rispettabiliartigiani, e menavano gran vanto delle loro nobiliprogenie e parentele. Il che allettava gli altri a deprimerlidal lato loro ed umiliarli ogni qualvolta ne venivail destro.Ciò fu visto nel tempo di cui trattiamo. Avendo unbaglivo della signoria di Worbs ecceduto la sua competenza,fu causa che nel consiglio di Berna nascesse grave


iW2ISTORIA DELLA SVIZZERAdissidio. Il baglivo condannato appellossi al gran consiglio.Quivi i signori, che pei loro diritti si sostenevanoreciprocamente e reclamavano imparziale giudizio, venneroin conflitto cogli altri membri del consiglio, capode' quali era Pietro Rissler, di professione macellaio; male loro ragioni sortirono sfavorevole sentenza. Essi adunquecon donne e figli uscirono di città e si ritrasseronel contado alle loro terre avite. Nell'anno 1470, divenutoscoltetto di Berna Pietro Kissler, si piacque egli indeprimere gli ottimali e in equipararli anche nell'esternoalla comune de'cittadini. Lo scoltetto, il consiglio e lacittadinanza di Berna promulgarono una rigida riformadi costumi e d'abiti. Ora le donne e le figlie degli ottimali,udendo che bisognava recidersi il lungo strascicodella veste, ne furono desolate, ed istigarono i mariti anon obbedire, perchè il lungo strascico era segnale difeudalità. Quindi nuovi tumulti; i Confederali ne preserograve ansietà, e offersero mediazione. 11 che indusse ilconsiglio a non ispinger oltre la conlesa e lasciar caderela riforma vestiaria.E ciò fu assai ben fatto; perchè tosto sopragiunse stagionein cui la più soda concordia era necessaria allaConfederazione tulta, se non voleva divenir preda di Carloil Temerario, duca di Borgogna. Costui era un principesplendido e vago di gloria e signoria, ma ferocementeiracondo contro qualsivoglia cosa gli fosse d'ostacolo. Ilsuo stato dalle frontiere elvetiche sul Giura e sul Renoslendevasi tra il Reno e la Francia fino al mare Germanico.Avea cacciato di Lorena il duca Renato, eeorrendo in armi fin sotto Parigi aveva fallo tremare ilre Luigi XI di Francia. Questi aborriva quindi l'audaceduca di Borgogna, e gli suscitava d'intorno sempre nuovinemici. Si volse con mille lusinghe anche agli Svizzeri,la cui terribile gagliardia egli Delfino ancora, aveva esperimentatasul campo di S. Jacopo. Non fu avaro di donie catene d'oro ai consiglieri dèlie ciltà svizzere, perchègli fossero favorevoli a danno del duca. Anche l'espulsoRenato di Lorena implorò qualche assistenza, e l'imperalordi Germania eziandio stimolò gli Svizzeri contro laBorgogna. Veramente non avevano le città svizzere a la-


,.;:.< CAPO XXVL 403girarsi del duca, benché il suo icario Pielro di Hagenbachfosse sialo loro negligente quando cerli mercantisvizzeri, viaggiando per la Borgogna, soffersero gravi insulti.Ma alle dimando del re Luigi, o piuttosto alle suelargizioni non seppero resistere; tanto: più che l'agguerritagioventù delle terre svizzere era assetala di battaglie.Anche l'Austria, la Lorena ed altre signorie germanicheeran congiunte a danno di Borgogna. Laonde iFederati strinsero lega colla Francia (1474), e con ottomilauomini irruppero depredando e incendiando per laFranca Contea (Alta Borgogna); il che, pur fecero diecimilauomini di Lorena e d'Austria. Coi Federati militavanoBasileesi, Friborghesi, Sciaffusani e Sangallesi. Tulliad un modo menarono orrendo guasto; e quel barone oquel conte qualunque che nel Valdese (Vaudois) parteggiavaper la Borgogna; provò quanto la loro mano pesasse:provollo anche il duca di Savoja, amico di Carlo.I Bernesi e i Friborghesi presero Morato (Mürlen) chegiurò loro sudditanza. Le armi federali corsero lungi sullerive del Lemanno; molle castella a destra ed a sinistraandarono in flamme. Si presidiò il castello di Gransonsul lago di Neuchàtel. I Vallesani unironsi a'Federali, egli spalleggiarono contro la potenza dell'inimica Savoja.Come gli Svizzeri si furono trovati in aperta e piena lollaa favore del re di Francia e dell'imperatore, furono daessi inaspettatamente e colla più vile perfidia lasciati scopertie soli. L'imperatore fu il primo a far la pace colduca di Borgogna, e dodici settimane dopo il re di Franciapattuì con lui un armistizio di più anni (447o).Poco prima aveva il re promesso agli Svizzeri d'essercon loro contro il duca; e ve li invitò; ed ora lasciòche il duca, passando liberamente per le sue terre ,. invadessela Svizzera. E Carlo era adirato contra i Federatiprincipalmente, e voleva umiliarli e punirli. Egliaveva una sola figlia erede di lutto ir suo stato; econ essa e la di lei bricca dote aveva abbagliato il re el'imperatore, facendo sperare ad entrambi di maritarla ailoro figli. Nel che si burlava di ambidue.Essendosi il duca con queste lusinghe rese libere lemani, levò numerosi eserciti nelle sue terre in Francia


404 ISTORIA DELLA SVIZZERAed in Italia. I traditi Confederati ne furon pieni di ansietà,e gli spedirono due ambasciate offrendo pace, alleanzae piena soddisfazione. Ma egli superbamente rigettòle offerte loro, e partito da Besanzone passò ilGiura con 60,000 combattenti, e accamposs^ poderososotto Granson per far ivi provare la sua vendetta. Erail marzo del 1476.CAPO XXVII.ESITODELLA GUERRA BORGOGNONE.FRIBURGO LIBERATA.(Dal U7G al 1477)Giunto il duca Carlo di Borgogna al di qua del Giura,trovò già conquistata dalle sue genti per tradimento deicittadini Iverduno ; ma nel castello un valoroso stuolo diBernesi sfidava ancora tutte le sue forze. E quando vennesotto Granson, quivi pure un debile presidio s'opposeal suo furore, e non paventò, sebbene il castello tossedai Borgognoni giorno e notte cannoneggiato. Irato ilduca di aver sotto quelle misere bicocche perduto bendieci infruttuose giornate, comandò un generale assalto,e minacciò, se gli Svizzeri rinchiusi resistessero ancora,di farli impiccar tutti dopo preso il castello. Allora a parecchimancò l'animo, e primieramente al capitano GiovanniWyler. Venne frattanto dal campo nemico un cavalierborgognone che lodò in loro lingua il loro valore,e disse che il duca li stimava assai, e promise innome del principe libera uscita, qualora si rimettesserodall'inutile ostinazione. Lasciaronsi persuadere, e dati alborgognone come a loro intercessore, cento fiorini d'oroin grato dono, uscirono sicuri dal castello. Ma il duca lifece prendere, trar nudi, e quindi appiccarne agli alberipiù centinaia, e gli altri barbaramente legati con funituffar nel lago sinché affogarono.Intanto affreltavansi i Confederati in numero di ventimilaverso Granson senza curarsi del numero quasi triplode'soldati ducali. Sull'alba del 3 marzo del d476, già


CAPO XXVII. . 405moslravansi in avanguardia i Lucemesi, gli Sviltesi e imontanari di Berna, quali sui colli vitiferi interposti allerive del lago di Neuchàlel, e quali alle falde del Giura.Dopo un istante di preghiera a Dio, vennero all'assalto.Friburgo e Berna, capitanate dal veterano Giovanni diHallwyl e dallo scolletto bernese Nicolò di Scharnachlal,mossero con fermo passo. Questa prima fronte combattevagià da più ore sul campo di morie il feroce conflitto,quando ai raggi del sole pomeridiano, giunse edapparve sui colli il grosso delle truppe confederale. Squillòdall'alto il patrio corno d'Untervaldo ; cupamente muggìbattaglia il toro d'Uri: sventolarono i vessilli di Zurigoe di Sciaffusa. «Qual popolo è codesto? — esclamò ilduca. — Questi son gli uomini al cui cospetto l'Austriacofugge — rispose il signor di Stein. — Ah, gridò il duca,i loro pochi ci diedero a sudare l'intera giornata; i moltiche faranno?» Quando il sanguinoso giuoco ricominciò,il terrore invase la sua genie. Invano il principe opposesé stesso ai soldati fuggenti ; non li trattenne, anzi fuseco loro travolto. La furia dei Confederali li perseguìnel buio della nolle. E quando gli uomini di Berna e diFriburgo videro gli appesi agli arbori di Granson, irrupperoinferociti nel castello. I guerrieri borgognoni tremandos'arresero. Ma tutti senza pietà furono appesi alluogo dei deposti cadaveri amici.Il temerario Carlo aveva perduto mille soldati, e nelsuo campo pieno di pompose ricchezze più di un milionedi fiorini in valore. Il suo manto ducale, stellato didiamanti, di rubini e d'altre gemme e di perle, cadde inmano ai Confederati. Uno Svizzero trovò nel fango dellastrada un diamante grosso quasi una mezza noce. Quellasplendida gemma, di cui non conosceva il valore e chedapprima fu in procinto di gettar via, egli vendè ad unprete per tre franchi. Ella passò quindi in varie mani, -finché da ultimo pel prezzo di venti mila ducati d'oro fuposta sul triregno del papa. Un altro diamante, ritrovaloparimente nel campo, andò venduto e rivenduto a posarsisulla real corona di Francia. Tanto fu il valoredella preda acquistata.Ma Carlo pronto e inaspettato ritornò con nuove forze


106 ISTORIA DELLA SVIZZERAper Losanna in Isvizzera. Nell'aprile egli passò a mostravicino a Losanna un poderoso esercito; poi s'avviò allerive del lago di Neuchâtel, e quindi a Morato. QuiviAdriano di Bubenberg coi terrazzani e seicento altri prodigli oppose resistenza com'era avvenuto a Granson. Ementre il duca era colà trattenuto, i Confederati e i loroamici si raccolsero in armi. Morato era già in grave angustia,le sue cortine e le torri già traforale. Ma se lemura vacillavano, non vacillava il cuore degli Svizzeri ed'Adriano.Adriano Bubenberg tenne fermo sino che i Federaticoncorsero d'ogni banda coi loro alleati di Bienna, dellecittà di Alsazia, di Basilea, di San Gallo e di Sciaffusa.Dietro di loro s'affrettavano intanto fra il rotto dellestrade e il diluviar della pioggia le genti di Zurigo, Thurgovia,Aargovia, e Sarganso. Giovanni Waldmanno, ducedei Zurigani, nella vigilia della battaglia lasciò riposarein Berna per poche ore le stanche sue truppe: alle diecidella sera s'udì suonar di nuovo alla marcia. Tutta lacittà era più che mai illuminata: avanti ad ogni casa eranomense piene di cibo pei guerrieri. Poi a notte buia simqveano fra il turbine e le acque verso il campo diMorato.Albeggiava il mattino della campale giornata. Da uncielo coperto di nuvoli la pioggia cadeva a dirotta. Leinnumerevoli file de' Borgognoni si dispiegavano in facciaa' Confederati. All'incontro i Confederati non contavanoche trentaquatlro mila combattenti.L'elvezio generale Giovanni di Hallwyl, prima di dareil segnale dell'assalto, gcttavasi col suo esercito ginocchioni,e pregava. E mentre essi pregavano, il sole apparvesfolgoreggianle fuori delle nubi. Allora Giovannirotò lietamente nell'aere la spada, gridando: «Su, su,Federati! Vedete: Dio ci schiara la via della vittoria!»Era il 22 aprile del 4476. Il cannone cominciò a tuonare:l'urlo e il cozzo delle schiere si stese dal lago finoalla cresta de' colli. A sinistra pugnava Hallwyl: a destraverso il lago, Giovanni Waldmann col nerbo degli Svizzeri,e Bubenberg per entro gli albereti della riva. Hallwylltrovò duro scontro, ma pur sostenne, finché Gaspa-


V-CAPO XXVII. 407ro di Hartenstein, il canuto capitano di Lucerna, apparve(Hullwyl aveva così designato) sulle allure alle spalle delnemico. Allora lo sterminio discese sui Borgognoni dafronte e da tergo. Migliaia d'uomini combattevano, migliaiacadevano, e migliaia fuggivano. Il duca vide ognicosa perduta, saltò muto e pallido sopra un rapido corsiero,e seguito da non più di trenta cavalleggieri corseverso il Lemanno. Quindici mila de'suoi giacquero trucidalisul piano che dal lago di Morat si stende fino aWiflìsborgo : molti cercarono scampo sulle acque del lagoe fra le paludi, e vi perirono: tutti gli altri furono dispersi.Le provvigioni, le tende, le ricchezze nemiche furonopreda degli Svizzeri. I cadaveri furon gettali in fossepiene di calce viva, e coperti di terra. Alcuni anni dopoi Moratesi eressero un ossario co' teschi e coll'allro ossamede' Borgognoni; ammonimento allo straniero, di temerei Confederati ogni qual volta sieno concordi.Il duca Renato di Lorena a cui Carlo l'Ardito avevatolto lo stalo, fu in trionfo; strinse con aspra guerra l'avvilitonemico» e rilolsegli la città di Nancy. E per esserepiù formidabile, chiese agli Svizzeri un sussidio diseimila soldati; e gli Svizzeri gliene mandarono ottomilae con essi il vincitore Giovanni Waldmann. Ma quandoquesti s'incamminavano al campo di Renato, scese Carlocon nuove forze e assaltò Nancy con truppa poderosa.Sollecito accorse Renato colle sue genti e cogli Svizzeria salvare l'angustiata città. Arse tosto davanti a Nancyla battaglia (5 gennaio 4477). Ma l'esercito di Carlo erascoraggialo. Per giunta Cola di Campobasso, conduttoredell'antiguardo, invece di assalire s'uni perfidamente aRenato. L'esercito di questo era superiore in numero edin coraggio. In brev'ora le truppe di Carlo furon disfatte.Questi poi, fuggendo, affondò col cavallo in unostagno coperto di fragile ghiaccio, e dentrovi fu uccisodagl'inseguitori. Cinquecento de' suoi nobili e cavalieri gligiacquero dappresso, e i suoi soldati a mille a mille ingombravanodei loro cadaveri il campo. Questo fine ebbequel formidabile nemico de' Confederati.Ora i nemici di Carlo invasero le di lui terre. GliStati dell'Alta-Borgogna mandarono ai Confederati chie-


408 ISTORIA DELLA SVIZZERAdendo pace e offrendo di aggregarsi alla lega svizzera >Berna con accorto e grande pensiero parlò affinchè fosseroaccettati nella lega, e affermò sarebbe quello per laConfederazione un saldo antemurale da fronteggiare laFrancia sul Giura e sui Vogesi. Ma gli altri stati Svizzerie particolarmente i più piccoli si opposero. Temevanocon un tale dilatamento della lega loro di andarsitroppo avvolgendo in esterne guerre; o più veramente temevanodi perdere essi di credito e d'influenza a frontedi tanti altri vasti Cantoni. Così non fu lasciato ai Borgognonialtro partito che quello di comperar la pace, el'ebbero dagli Svizzeri mediante lo sborso di cencinquantamilafiorini. Intanto l'arciduca Massimiliano si ebbetranquillamente PAlta-Borgogna dando la mano di sposoa Maria, figlia di Carlo il Temerario. Allora l'Austriaconchiuse con Zurigo, Berna, Lucerna, Uri e Soletta unpatto ereditario di vicendevole soccorso e di pace perpetua,-al quale vennero poscia accostandosi anche Untervaldo,Svitto, Zugo e Glarona. Con quel patto l'Austriarinunziava a quanto mai i Federali avevano tolto allacasa di Habsborgo (4). Fu stretta lega anche col re diFrancia, e gli fu concesso di assoldare Svizzeri per le sueguerre. Quel re sparse in copia fra gli Svizzeri oro, donativie pensioni. Allora furono presti i prefetti, i signorottie i consiglieri a coscriver gente pel re ; e in qualitàdi capitani e di colonnelli s'ingrassavano de' regalie delle paghe di lui, e in compenso versarono qua e làper le terre straniere il sangue svizzero.Era a quei tempi nella Svizzera gran turba di gentescioperata, che aveva fra le guerre perduto freno e coslume,e che perciò alle fatiche ed al lavoro preferivail vivere rubando e predando. Molti andavano perproprio conto in ventura tra guerre lontane, e questo andazzodi gente non aveva mai fine. Molti menavan la vita(1) e 11 trattato di cui qui favella Zscokke non può esser altroebe quello, ebe fu stipulato fra gli Svizzeri e l'arciduca Sigismondonel 4474, e che ebbe per risultato immediato la guerradi Borgogna. Nell'istoria è conosciuto sotto il nome dì Ùntoneereditaria >. Cosi il Mangel, vol. I. pag. 364.


• \CAPO XXVII. 409nel disordine, e si gittavano alle strade. Altri awiavansiin altre ribalderie. In Zug durante il carnovale si andavatra i dadi e le tazze borbottando della mal divisapreda borgognone, e vociferavasi che le grandi famiglie diBerna e di Friborgo avevano messo le mani loro sulbello e il buono. Laonde si giurò di uscire e farsi renderragione. Si chiamavano la banda della vita giojosa.Sbeffando e ghignando, tutti in arme, corsero le città ele ville di Svizzera e si trassero dietro ogni giovinastro,e alla fine si volsero a Ginevra per estorcerne la contribuzionearretrata, imposta a quella città nella guerradi Borgogna. Ma pure non fecero danno a veruno; e pagaronoquanto mangiavano. Giunti a Berna erano settecento,a Friborgo duemila. La sfrenatezza di costoro diffuselo spavento. I magistrati si diedero a consigliare ipopoli a non mescolarsi in illeciti armamenti. Si convocaronodiete. Si tentò di ammansar con buone parolegli scapestrati della banda giojosa, ma non furono indottia pacifico ritorno finché Ginevra e Losanna non ebberosborsate le somme rimanenti. Allora si disciolsero.Verso quel tempo conchiuse Berna pace ed alleanzacolla Savoja, le restituì il Valdese avuto in pegno, ritenendosoltanto Aigle; ma adoperossi acciocché la Savojariconoscesse Friborgo indipendente e libera città delromano imperio. Dispiaceva a Berna in sua vicinanzaquel nido di Savojardi. E Friborgo per prezzo del proprioriscatto si caricò di gran parte del debito pubblicodi Savoja.CAPO xxvni.BATTAGLIA DI GIORNICO. — NICOLAO DELLA FLUE. — IN­GRESSO DI FRIBURGO E SOLETTA NELLA LEGA SVIZZERA.— CADUTA DI GIOVANNI WALDMANN.(Dal 1478 al 1489)Nelle valli e nelle montagne, nelle città e ne'villaggide' Federali vivea oramai il popolo pieno di militare superbia.Dopoché il duca di Borgogna perdette in una


410 ISTOIUA DELLA .SVÌZZERAbattaglia i suoi tesori, in un'altra il suo esercito, ed inun'altr'ancora la sua vita, lo Svizzero non temeva piùnessuno. E perciò v'era un guerreggiare incessante.Avcano alcuni sudditi milanesi abbattuto degli alberiin una selva di Lèvent ina. Subilo certi giovinastri d'Urivalicalo il Gottardo, derubarono e insultarono in ricambioi sudditi milanesi delle vicine terre. Uri in vece dipunire quegli avventati giovani, li prese in patrocinio, intimòguerra ai Milanesi e sollecitò per ajulo i Confederati.Questi videro il torto degli Urani: volevano essifarla da mediatori, ma nel tempo stesso non lasciare Urisolo in pericolo. Perciò mandarono tosto soldati.Ciò visto il duca di Milano spedi il conte Borelli con ungagliardo esercito di 45,000 uomini lunghesso il Ticino.L'anliguardo svizzero stava presso Giornico: non erano piùdi G00 uomini d'Uri, Lucerna, Svino e Zurigo. Il grossodegli altri Confederali, in numerò di circa 40,000, eratuttavia indietro mollo. Intendeva Borelli con uno stuoloscelto forzar Giornico. Si era nel cuor dell'inverno. GliSvizzeri derivarono le acque del Ticino ad allagare i -pra-rli, e come lutto si fu incrostalo di ghiaccio, eglino calzaronsii pattini. E mentre i Milanesi avanzavansi conpasso malsicuro sul lubrico terreno gelalo, a pie fermoi Confederati piombarono su di loro addì 28 dicembre4478. Allora i pochi ebbero bel giuoco contra i molliche non potevano reggersi in piedi. Frischhans <strong>The</strong>ilig,capitano elei Lucernesi, fu colla sua spada un angelo sterminatore.I ducali fuggivano scompigliali, quindicimila davantia seicento. Il sangue dei perdenti tinse le nevi finpresso Bellinzona: più eli mille e cinquecento di loro sitrovarono uccisi. Questo fatto militare, quasi incredibile,rese famoso in tutta Italia il nome svizzero (4). Milano(l) Gli scrittori di storie svizzere, da noi letti, narrano lutti,se pure non ci tradisce la memoria, il presente fatto, niunaparte assegnando in esso a' LeveMinesi. io crederei di non mostrarmibuon patriotto, dove non cogliessi quest'occasione perdire, che ci ha ragioni in contrario alle autorità degli storici.Una tradizione generale e costante in tutta la Levemina e fortissimain Giornico, ci riferisce, che i Leventinesi guadagnaronoessi la giornata del 38 dicembre; che loro duce era il capitano


Câpoxxvm.comperò la pace, e assentì che la Leventina colla valledi Brugiasco rimanesse in perpetuo feudo ad Uri colpeso di uh annuo tributo d'uri cereo trilibre al Duomodi Milano (4).In quasi tutte le guerre, e principalmente in quellecontro Borgogna, Je città di Soletta e di Friburgo avevanogagliardamente combattuto per gli Svizzeri. LaondeBerna si adoperò per introdurre queste due città nellalega de'Confederali. Ma i liberi uomini d'Uri, Svilto eUntervaldo erano a ciò mollo contrari. Essi temevano chele città, a cui eglino cedevano d'incivilimento e di sapere,e cui vedevano attendere mai sempre a crescersi isudditi e il territorio, volessero da ultimo predominaree timoneggiare a loro arbitrio e vantaggio tutta la lega;e per questa cura non volevano si aumentasse il nu-Stanga di Giomico; e che quest'uomo vi perì da forte dopo indicibiliprodezze. La tradizione è corroborala da circostanze dimolto peso. L'una è ebe nelle chiese parrocchiali di tutta lavalle si celebrò per lunga serie d'anni (e in quella di Giornicosi celebra tuttavia) l'anniversario della battaglia il giorno degl'Innocenticon solennità di messa ed officio per le anime de'nostri, mancati in pugnando contro le schiere del duca. Un'altrasi è che Ano al 1755 era il popolo di Leventina unito ad Uricon assai miglior condizione che non di suddito; e affermasi intutto il paese, che ciò accadesse per avere i nostri avi combattutopiù volte coiili Urani e per gli Urani, e particolarmentenella celebre battaglia datasi nel piano situato fra Giornico eBodio. Una terza e molto grave sï è il coincidere della tradizionecolle relazioni degli storici quanto al giorno, quanto alnumero de' vinti e de' vincitori e quanto allo stratagemma delloallagamento. Ne deve tacersi che il pensiero di allagare il piano,e ottenere per tal guisa un terreno inopportunissimo a' ducali,ci pare che abbia dovuto venir in mente piuttosto a Leventinesie abitanti e praticissimi della contrada, che non aSvizzeri d'oltremonte. Per queste cose ci sembra che la lodedella vittoria si debba se non tutta, almeno in buona parte a'Leventinesi. Vedi anche il padre Oldelli {Continuazione e Compimentodel Dizionario ecc., degli Uomini Illustri del CantoneTicino, articolo Stanga); ma avverti che le sue date sono sbagliate.,{Noia del Traduttore),(1) La Leventina non paga più il nominale tributo del cereo;ma i monsignori della metropolitana di Milano non hanno dimessoil titolo feudale di Conti delle Tre Valli (Leventina, Hi -viera e lìlenio).{Nota del Traduttore).m


-112 ISTORIA DELLA SVIZZERAmero delle città sovrane. Queste d'altro lato avevano iloro sospetti contro i Cantoni democratici. Immantinentedopo i disordini commessi dalla banda della giojosa vita,Zurigo, Berna e Lucerna avevan fatto lega civile e pattodi concittadinanza fra loro e in oltre con Soletta e Friborgo.Temevano queste città, che i liberi paesani dei piccoliCantoni non s'invogliassero di rendere parimente liberitutti gli Svizzeri, sommovere i vassalli delle città, edistrutto presto o tardi il predominio degli urbani stabilireil governo popolare. Tutto ciò era in opposizione collemire de' borghesi. Avevano essi conquistato o comperatode'vassalli, e volevano conservare intatta ogni loro ragione.Insorse reciproca diffidenza tra i Confederati. Un accidenteconfermò i sospetti delle città. Ad Escholzmalt neldistretto lucernese dell'Entlibuch, era un Pietro-Am-Stalden,prode guerriero, e riceveva frequenti visite da' suoicugini, il già landammanno Burgler di Sopra-Selva e Kuhnegghercognato d'esso Burgler. Assisi attorno un fiascodi vino si piacevano i tre parenti nel favellare di libertà.I due Untervaldesi incitarono Pietro, già per sé malcontentodel prefetto d'Entlibuch e dei signori di Lucerna,a tentare nel giorno della festa di San Lcodegarioun ardilo colpo contro la città. Sarebbevi concorso popolodell'Alto Untervaldo, e avrebbe secondalo PAm-Staldena spedire all'altro mondo scoltetti, consiglieri ecento altri, e dirocar torri e muraglie; cosicché Lucernariuscisse un bel villaggio, e PEntlibuch uno stato libero.Così ordinarono essi. Ma i Lucernesi n'ebbero sentoreper parole imprudenti, sfuggite di bocca a quel d'Enllirbuch. Egli fu incarcerato, confessò il tutto, ed ebbe latesta recisa.Ciò accadde mentre tutti i cantoni, e con essi le deputazionidi San Gallo, Appenzello, Friborgo e Soletta tenevanouna dieta a Stanz, borgo del Basso-Untervaldo.Allora scoppiò fra i Cantoni il sospetto ed il rancore perla divisione del bottino borgognone, per l'ammissione diFriborgo e Soletta nella Federazione e per molt'altreeause. I tre più vecchi Cantoni (Uri, Svitto e Untervaldo)lanciarono sì tremende minaccie contro le città; e dal


CAPO XXVIII. «3canto loro Lucerna e gli altri stati erano accesi di talesdegno contro quei Ire, che Friburgo e Soletta con attospontaneo e prudente desistettero dalla loro istanza. Ma nelpaese era una voce generale, doversi venirne alle spade,doversi finirla col disfacimento di tutta la Federazione.Queste cose udì anche Enrico Im-Grund, parroco diStanzo e ottimo svizzero, e inorridì. Prese il suo bordone,e attraverso le solitudini corse a dare la dolorosa nuovaal pio eremita Nicolao Löwenburggher. Questo santo uomo,che dalla Flue (cioè rupe) presso Saxeln nell'Allo-Untervaldodov'era già la sua casa, chiamavasi Nicolao dellaFlue, ed aveva nel deserto passalo più anni in preghieree celesti contemplazioni. In lutto il paese era veneratoper la sua pietà E dicevasi di lor r che vivea già damolt'anni senza verun cibo, eccetto che una volta almese riceveva la sacra ostia. Dormiva steso su dure tavole,e una pietra gli era capezzale. La; moglie, dondeaveva avuto cinque figli ed altrettante figlie coltivava isuoi beni giù nel villaggio. alle falde del monte. Primadi farsi romito s'era Nicolao dimostrato quanto valorosoaltrettanto umano soldato nella guerra di Tlìurgovia.Sì tosto ch'egli ebbe inteso dal buon curato le discordiedei Federati, lasciò iï ritiro, discese a Stanzo ed entrònella sala della dieta. Sorsero tutti dai loro scanni, quandovidero entrare in aspetto smunto si ma pure gagliardoil vecchio venerando. Egfi parlò ad essi colla maestà d'uninviato di Dio; e in nome di quel Dio che ad essi e aipadri loro avea concesso tante vittorie, gli esortò allapace ed alla concordia. «Voi foste insuperabili, dicevoegli, per le forze unite delle vostre braccia; e ora voletedisunirvi per un vile bottino? Tolga il cielo chö i nostrivicini odano mai tal vituperio degli Svizzeri ! Voi, città,non v'ostinate in pretese che spiacciono a'Federati piùanziani. E voi, repubbliche popolari, rammentatevi cheFriborgo e Soletta hanno combattuto in un co' vostri guerrieri,e accoglietele nella lega 1 . Ma non distendete troppo,o Confederati^ la siepe che vii racchiude! -Non v'immischialein affari stranieri! Guardatevi dalle sètte. Non cisia tra di voi, chi acconsenta d'avvantaggiare la sua tosaprivata a scapito della pubblica!».PCIIOKKE 8


117CAPO XXIX.GUERRA DI SVEVIA. — FORMAZIONEDELLA CONFEDERAZIONE DE'TREDICI CANTONI.(Dal 1490 al 1515).Quando in un paese lo spirito di parte prevale allaverità, e la l'orza al giusto, ne vanno in fcando e libertàe pace. Tale sciagura toccò a Zurigo dopo il suppliziodel Valdmann. Perciocché quella città scapitò assaissimodi credito appresso i sudditi per la sentenza degli arbitrifederali, e n'ebbe una lunga serie di danni. I nemicidi Valdmann sedevano nel consiglio, andavano al possessode' beni dello spento e li dilapidavano; perseguitavanochiunque per quello aveva parteggiato, e superavanolui in ingiustizia e prepotenza. Per lunga pezza lula repubblica in preda ad un arbitrario reggimento, cheebbe il sopranome di governo di corno; e al suo confrontoera stala mite la dominazione di Giovanni Valdmann.Di quel tempo la discordia si manifestò di bel nuovoanche tra la città e l'abate di San Gallo. S'era l'abatemesso a costruire sul proprio terreno nel borgo di Rorschachun nuovo convento. Or bene i cittadini di SanGallo se ne adirarono; e gli Appenzellesi, non mai amiciall'abate, furono tosto in loro ajuto. Anche le genti sudditeall'abazia abbracciarono il parlilo de' San-Gallesi. Ilconvento fu abbattuto. Ricorse l'abate a Zurigo, Lucerna,Svino e Glarona, i quali quattro Cantoni a tenor de'trattalierano i protettori del monastero sangallese; ed essi furonoper lui, e nel 4490 ristorarono la pace colla forzadell'armi. Ma i San-Gallesi dovettero sborsare moll'oro;ve quei d'Appcuzello rinunziare per le spese di guerra alRhinthal e ad una porzione della signoria di Sasso. I*quattro Cantoni proteggilo« dapprima servarono per essiloro il paese conquistato; ma poscia accettarono in comunioneUrr, Untervaldo e Zugo; poi nel 4501 ancheAppenzello; e per ultimo Berna nel 4742. — Tali con-


118 IsTOniA DELLA SVIZZERAquisle fatte da Svizzeri alle spese di Svizzeri esacerbavanogli animi. Per buona sorte si presentò dal di fuoriun grave pericolo, che produsse un gran bene e riunìgli animi di tutti.Era imperatore d'Allemagna l'austriaco Massimiliano I.Aveva egli avuto in cessione dalla Francia la contea dellaBassa Borgogna, e per vie meglio conservarsela avevala incorporatacome un novello circolo all' imperio germanico.Lo stesso bramava egli di fare anche della Svizzera. Mai Confederati ricusarono, perchè amavano meglio restareper sé medesimi. — Gli stati della Svevia s'erano traloro collegati per cessare ogni guerra, ogni più lievequerela intestina. Ciò piacque all'avveduto monarca, ches'associò alla lega e ne divenne il capo. Voleva Massimilianofar servire quella federazione all'incremento diCasa d'Austria. Invitò gli Svizzeri ad entrare ancor essinella lega sveva; ma anche a questo si riQutarono gliSvizzeri, che sempre mai preferivano di rimanere per semedesimi.A quegl' iterati rifluii sdegnato l'imperatore diceva inInspruck ai legati della Svizzera: « Voi siete indocilimembri dell'imperio; converrà ch'io stesso venga unavolta a visitarvi col ferro in mano. — La risposta dell'ambasciatafu « Noi supplichiamo umilmente la vostraimperiai maestà di risparmiarci una tale visita : i nostriSvizzeri sono una gente rozza che non rispetta nemmenole corone ».La fierezza degli Svizzeri non dispiacque meno allalega di Svevia. Da questi mali umori nacquero ne' luoghidi confine provocazioni reciproche e risse. S'era venutoa tale che un giorno una truppa di arditi Thurgovianiinstigati dallo slesso bailo urano del paese avevatentato di sorprendere Costanza sotto il pretesto di punirladelle sue braverie contra gli Svizzeri, pel che lacittà provvide alla sua sicurezza mettendosi sotto la protezionedella lega sveva.Anche ne'Grigioni erano cattive le relazioni del vicinatoaustriaco. Tra il Tirolo e l'Engadina fervevano dicontinuo liti e contese per mercati, per confini, per dazj.Nel 1476 avevano i Tirolesi osata una scorreria a mano


120 ISTORIA DELLA SVIZZERAtrarouo fra le selve di Bregheuza, e misero a contribuzioneil paese. In altra parte ancora 10,000 Confederaticorsero e devastarono al nord del lago di Gostanza lacontrada dell'Hegovia. Venti borghi, castella e villaggiarsero nel corso d'otto giorni. Quindi una strana seriedi zuffe e di battaglie.Gli Svevi, usciti celatamente di Costanza, avevano sorpresonel sonno la guernigione svizzera di Ermatinga, etrucidato ne' letti settantatrè inermi soldati. Ma pagaronoil fio nel bosco di Schwaderloch, dove in numero di18,000 furono vinti e fugati da 2,000 Confederati: leporte di Costanza si trovarono troppo strette per la moltitudinede' fuggenti ; e il numero degli Svevi uccisi superòquello degli Svizzeri scesi a quella pugna. Un esercitode'Confederali invase nelle parli dell'Alto-Reno ilWallgau, dove presso a Fraslens avevano i nemici uncampo trincicralo, e in numero di 14,000 non temevanopuntoil coraggio degli Svizzeri. Ma l'eroe urano, Enrico."Wolleb, sorpassò il moute e fu alle spalle de' nemiciconfidenti nella fortezza del silo: cadde l'eroe Urano;ma la sua morte fu pc'Confederali il segnale dellavittoria. Piombarono lutti, malgrado la furia delle artiglierie,nelle /ile degli Austriaci, e menarono spavenlevolmentele mani. 11 campo di battaglia era coperto datre mila cadaveri : gli Austriaci superstiti alla carnificinafuggivano in preda allo spavento per boschi e per acque.— In quelle giornate ogni Svizzero combatteva come sedal solo di lui braccio dipendesse la vittoria. Pel territoriosvizzero e per la gloria svizzera ogni uomo si facevacon lieto viso incontro a'pericoli ed alla morte, nòsi curava della moltitudine de' nemici. Dove sventolavauna bandiera svizzera, ivi Irovavasi più d'un guerrieropronto ad emulare quel Giovanni "VVala di Claroni», chepresso Gamso nel II liei ni hai si cimentò egli solo controa trenta cavalieri nemici.Né i Grigioni combattevano meno bravamente. La Malscraidanel Tirolq ne fa testimonianza. Quivi le insegned'Austria erano commesse a 15,000 uomini difesi dafortificazioni ; pure 8,000 Grigioni le ebbero assaltate.Le fortificazioni furono circondale, e prese. Benedetto


CAPO XXIX. 424Fontana salì pel primp sui ripari, e apri la via agli altri.Colla sinistra mano ratteneva le interiora che gliuscivano per larga ferita, colla destra combatteva. L'uomforte gridava : « Coraggio, compalriotti ! Non vi sgomentiil mio caso : non fia che Tin sol uomo di meno. Oggivoi dovete salvare la libera patria e le libere nostre leghe:se vi lasciate vincere, peserà sui figli vostri uneterno giogo ». Cosi sclamò Fontana, e morì. Quasi5,000 Austriaci morsero la polve, e la Malseraida fupiena de' loro cadaveri. I Grigioni non ebbero che duecentomorti e settecento feriti.L'Imperator Massimiliano udì ne'Paesi-Bassi le tantebattaglie perdute da' suoi. Corse tosto in Allemagna, rimbrottòi suoi generali, e disse a' principi del germanicoimpero : « Mandatemi ajuti contro gli Svizzeri, che hannoosato assalire l'imperio. Che anzi que' villani, in cui nonè virtù, non nobiltà di sangue, non moderatezza, masolo rozzezza, orgoglio, slealtà e odio contro la tedescanazione, sono giunti a tirare al loro partito molti giàfedeli nostri vassalli. »Ma i principi dell'imperio lardavano a spedire soccorsi.Intanto il sovrano inlese come il suo esercito, inviatodi là de' monti d'Engadina pel domamento de' Grigioni,era slato distrutto nel cuor dell'estate parte davalanghe, parie dalla fame e parte da macigni fatti scoscendereda que' montanari. Poi giunse la nuova, chesulle selvose alture del Bruderholz, non lungi da Basilea,un migliajo di Svizzeri ne aveano sconfitto oltre aquattro d'Austriaci; e che subito dopo negli stessi dintornipresso Dorimeli, sei mila Confederati avevano vintoquindici mila Imperiali, de' quali tre mila insieme colloro generalissimo Enrico di Fiirstenberga erano rimastisul campo. Spavenlossi l'Imperatore, e rientrò in séstesso vedendo che in soli otto mesi avevanlo gli Svizzerivinto in otto campali battaglie. Massimiliano risolsedi por termine ad una guerra, in cui erano già venulemeno venti e più migliaja d'uomini, ed arse due milatra ville, borgate, castella e città.Tratlossi la pace, e nel 22 settembre dell'anno 4499fu sottoscritta in Basilea. L'imperatore confermò agli


-122 ISTORIA DELLA SVIZZERASvizzeri gli antichi diritti e le conquiste, e di più accordòloro sopra la Thurgovia diritti e prerogative cheper l'addietro avevano sempre appartenuto alla città diCostanza. E dopo quell'ora più non pensarono gl'Imperatoria voler discioglierc la Confederazione o ad aggregarlaall'imperio germanico. A Frastens e alla Malseraida e presso Dornach giacciono le pietre angolari chesono fondamenti dell'elvetica indipendenza.Le repubbliche federale furono grate a Basilea ed aSciaffusa, che in quelle guerre avean fatto mille prodezzeper la generale Confederazione; e furon grate aibravi Appenzellesi, che mai non erano rimasti addietrodove tratlavasi della gloria e della libertà. Perciò ottenneroaccoglimento uella perpetua lega svizzera la cittàdi Basilea il 9 giugno -1501, quella di Sciaffusa addì 9agosto dello stesso anno, e Analmente nel 4513 il paesedi Appenzello, già dapprima collegato con quasi tutti iCantoni.Così fu compiuta in dugento cinque anni dopo il fallodi Guglielmo Teli la Federazione de'tredici Cantoni. Eil Vallese, i Grigioni, San Gallo, Multiusa, Rothweil inIsvevia ed altre città, tutte libere e tutte indipendenti,ne erano gli alleati.CAPO XXX.ROZZEZZA DEGLI SVIZZERI. — LORO GUERRE MERCENARIE. —CONQUISTA DELLA VALTELLINA E DEI BALIAGGI ITALIANI.(Dal 1Ö00 aM325).I tredici Cantoni non erano eguali in diritti nella loroqualità di membri della Confederazione, né collegati immediatamentefra loro in forza di un patto comune. Aparlar propriamente, gli ultimi dieci non erano attaccatiche a'tre Cantoni più antichi come a loro centro; e nontrovavansi collegati fra essi, che per mezzo di particolaritrattati. Ciascun Cantone, tutto intento al suo interesse,alla sua gloria, badava ben di rado al vantaggiodegli altri e al bene della Federazione. Il timore che in-


CAPO XXX. 425outevano l'ambizione e la possanza di signori e principilimitrofi gli aveva a poco a poco unili. L'unione fu salda. finché durò il timore. ~Perchè i governi cantonali erano indipendenti gli unidagli altri, salve le restrizioni approvate da reciprocitrattali, e perchè non riconoscevano alcun estero principe,ei si chiamavano liberi Svizzeri. Ma pure nel loropaese poca era la libertà goduta dal popolo. Ne' Cantoni


124 ISTORIA DELLA SVIZZERAal possesso d'una sedia ne'pubblici consigli, preferivad'ordinario sé e la famiglia al bene generale, e attendevaa promovere i figli ed i cugini e provvederli di carichelucrose. Viveano certo dappertutto uomini grandie veri patriotli, più devoti al ben comune che al proprio,ma alle loro parole gli orecchi erano sordi.Tosto che la Svizzera non ebbe più a paventar guerredall'estero, e che re e principi poterono qua e là arruolaresotto i loro vessilli gente svizzera, di cui la vitae la morte era per essi più indifferente che non la vitae la morte de'proprj sudditi, non tardarono le famiglienobili delle città e delle campagne a profittare di talidisposizioni per aprirsi nuova fonte di lucro. Bramavanoi re d'avere valenti Svizzeri al loro servizio: bramavala gioventù d'arricchire in guerra : dell'una e dell'altracosa faceva suo profitto l'avidità de' magistrali.Accadde spesso che, ad onta di solenni divieti, partironomigliaja d'uomini dietro le bandiere estere, e non adoperatiperirono la maggior parte di miseria. Adunque igoverni credettero miglior consiglio stipulare coi re laformazione di reggimenti svizzeri sotto capi svizzeri, rettida leggi svizzere e regolarmente assoldali, e sì dovevaogni governo cantonale sorvegliare gl' interessi de' suoidipendenti benché si trovassero fuor del paese.Ebbe dunque principio ne'Cantoni e ne'loro Allealidel Vallese e de' Grigioni un traffico di carne umana,esercitalo da' governi per Je armi forestiere. Il primotrattalo di simil natura fu conchiuso in Lucerna neglianni 4479 e 4480 tra i Confederali e il re di Francia.Anche l'Austria assoldò degli Svizzeri nel 99, e fu imitatada principi italiani. Più lardi altri principi fecerolo stesso. Il papa medesimo voleva avere una guardiasvizzera, e il bellicoso Giulio II (4505) fu il primo.La Svizzera ebbe a soffrir molto per questa manìa.Molli campi rimanevano incolli, molli aratri oziosi, perchèl'uomo aveva dato di piglio ad armi mercenarie. Ritornavaegli? Egli riportava morbi e vizj stranieri, ecorrompeva co'suoi mali costumi i cuori ingenui. — Ifigli de'principali e de'consiglieri arrivavano essi soli aigradi di capitani e di officiali superiori: essi arrichiva-


CAPO XXX. 123no, e mercè il loro denaro potevano noi acquistarsi inpatria una riputazione ed un'autorità di cui valevan6i adeprimere i compalriotti. Mossi da orgoglio e da vanitàcorreano dietro a titoli di nobiltà e ad ordini cavallereschi;e di tutto venivano poi a pavoneggiarsi nel loropaese, e si tenevano per da più degli altri Svizzeri.Come i re si furono avveduti di una tale follìa e cupidigiade'Federati, ne trassero vantaggio. Mandavanoambasciatori in Isvizzera: vi si creavano un partito: distribuivanoregali: assegnavano gratiGcazioni e pensionia' loro fautori ne' pubblici consigli. A tal prezzo i consiglierisvizzeri si facevano servidori e creature de' principistranieri. Allora un Cantone era francese e un altromilanese, uno veneziano ed uno spagnuolo ; soli pochierano svizzeri. Per tutto ciò fu il nome svizzero macchiatodella più turpe ignominia. Nel tempo, che l'imperatoredi Germania e il re di Francia gareggiavanoper cattivarsi il favore de'Cantoni, e che l'uno e l'altrochiedeano e mercanteggiavano soldati, l'ambasciatore franceseebbe un giorno del 4516 la impudenza di far distribuirein Berna a suono di tromba il denaro che ilre pagava ai signori svizzeri. Quegli stesso gettò gli scudia mucchi sulla piazza della città di Friburgo, e raccogliendolicon una pala diceva al popolo spettatore: « Nonsuona esso meglio quest'argento che le vane parole dell'Imperatore?» — A tal segno l'amor del denaro avevaavvilito quegli Svizzeri.Furono visti i Cantoni, eccettuato solamente Appenzello,ora stretti in alleanza di guerra con Milano controFrancia, ora con Francia contro Milano. Perciò l'Italiasi disse con ragione tomba degli Svizzeri. Né fu cosa insolita,che quivi sul terreno forestiero si vedessero Svizzericombattere per denaro contro Svizzeri e scannarsigli uni gli altri. Alla quale onta contribuì eziandio unprelato, ch'era Matteo Schinner vescovo di Sion nel Vallese,uomo intrigante. Secondo ch'egli era meglio pagato,sommoveva la Svizzera quando pel re di Francia, equando contro di quel re a favore del Papa; questi inricompensa lo innalzò alla dignità di cardinale e di le^gato presso la Confederazione.


426 ISTORIA DELLA SVIZZERALe guerre mercenarie degli Svizzeri non fruttificarono*per la libertà, non per la gloria; ma pure quelle truppe,compre dall'oro principesco, anche in terra forestierasi mantennero la fama di bravura. Con l'ajuto di assaimigliaja di Confederati jl re di Francia sottomise in ventigiorni lutto il ducato di Milano. Ma l'espulso duca ritornòtosto con 5,000 Svizzeri; arruolali a dispetto deigoverni cantonali, per ricacciare i Francesi da quellacontrada. Allora il re di Francia ebbe da' suoi alleatidella Svizzera 20,000 uomini, si mantenne in Italia, ecedette (1502 e i 503) ai Ire Cantoni di Uri, Svitto e Unlervaldole signorie di Blenio, Riviera e Bellinzona. Maquando il re s'avvisò di potere far senza degli Svizzeri,le paglie divennero scarse e lente. Non indugiò puntoallora il cardinale Schinner ad abbracciare le parli delPontefice e di Venezia ; e pieno di gioja fé' risuonareagli orecchi un sacco contenente trentacinque mila ducali.Un esercito di 20,000 Svizzeri e Grigioni valicavaimmantinente le Alpi nel -1515, e unito co'Venezianimarciava contro i Francesi. I Grigioni pretendendo chegià un secolo prima avesse un duca di Milano, esule daisuoi stali, dato Valtellina, Chiavenna e Bormio al vescovatodi Coirà, se ne resero padroni. In quanto a loro idodici Cantoni si sollometlevano le signorie di Lugano,Locamo e Valle-Maggia. Furono i Francesi cacciati diLombardia ; e il giovane duca Massimiliano Sforza, figliodi colui ch'era slato deposto da quelli, fu restituito in possessodel retaggio de' suoi maggiori. A di lui vantaggiocombatterono vittoriosi gli Svizzeri presso a Novara ilAi giugno 1513. Ben caddero due mila di loro; ma deinemici, dieci mila. La battaglia accaduta due anni dopoa Marignano, durò due giornale e fu ancora più micidiale.Erano appena 40,000 Confederati alle prese con35,000 Francesi. Egli è il vero, che i Federati perdetteroil campo di battaglia; ma non perdettero l'onore.Mesti, colle artiglierie sulle spalle e co' feriti entro lefile, fecero essi la ritirata in Milano. I nemici piansero ilnerbo del loro esercito, e la battaglia di Marignano disserola battaglia de' giganti.Francesco I re di Francia, sgomentalo ad uua tale


CAPO XXX. -127vittoria ch'era pari ad una rotta, coffchiuse il seguenteanno perpetua pace co' Federali ; e di più coli' oro eeolle promesse guadagnò gli uni a vendergli de'soldati,gli altri a non somministrarne a'suoi nemici. Pertantogli Svizzeri ajutaronlo una seconda fiata contro l'Imperio,la Chiesa e il Milanese; e nel 4521 fu stipulalo un trattatodi alleanza tra loro e il re. Per più anni ancoratinsero gli Svizzeri del loro sangue la terra d'Italia senzalode e senza pro, se non che la Confederazione fu invitalaad essere santola del figlio del re. In fatto ciaschedunCantone spedì a Parigi per la solennità un deputalocon un presente di cinquanta ducali. Meglio peròdi questo dono piacque al re il vedere, che alla primarichiesta gli Svizzeri mandarongli in Italia un soccorsodi \ 6,000 guerrieri. Ma dopo che nel 22 perirono 3,000Svizzeri alla Bicocca; che nel 24, di i5,000 ch'eranoentrati in Lombardia, a pena 4,000 ne uscirono salvi;e che finalmente nel 25 nella battaglia di Pavia, doveil re stesso venne fatto prigione, toccò loro una nuovaperdila di 7,000 uomini ; si scemò in essi a poco a pocola mania per le guerre d'Italia.CAPO XXXI.COMINCIAMENTO DELLA SCISSURA RELIGIOSADEGLI SVIZZERI.(Dal 1519 al 1527)Le spedizioni mercenarie in Lombardia, a Napoli, inFrancia, in Piemonte e altrove ebbero in una con mollifunesti risultati anche alcuna parie di bene.Un vantaggio ben meschino fu per certo l'accresciutafama di militare prodezza; e la conquista di prefetturenel territorio italiano arrecò più danno che profitto. Perciocchéil possedimento di quelle picciolo signorìe e l'aumentalonumero de' sudditi non resero la Confederazionepiù gagliarda e più sicura in faccia alla possanza deiprincipi stranieri. Bensì gl' intestini litigi, prodotti da quelpericoloso ingrandimento, faceano la nazione debole e


428 ISTORIA DELLA SVIZZERAmal sicura; e la venalità delle cariche, la cattiva amministrazionee la giustizia corrotta disonoravano al cospettodi tutta Europa. Quelli che vi guadagnarono maggiormente,si furono avidi comandanti militari e baila.Ma intanto che quelle poche famiglie arrichivano, il paeseera in preda a contese interminabili, a fazioni, a tumulti.II miglior frutto di quelle spedizioni fu, che dopograndi perdile e sacrifizj i Confederali si accorsero allaline non esser bene che i Cantoni pigliassero parte ainegozj forestieri ; né che i forestieri ambasciatori acquistasserotroppa influenza sui Cantoni ; né che uomini riconoscentia grazie e pensioni da qualche principe sedesserone' pubblici consigli. Per Io che parecchi stati dellafederazione vietarono a chichessia di ricevere simili paghené palesine segrete; percbc l'uomo eh'è membrod'un governo libero non debb'essere al servigio d'altrui.La plebe stessa montò più volte sulle furie contra diquelli, che per l'argento regio esercitavano traffico d'uomini,e tradivano del paro i re e la patria. Nel 4543vi fu benanco in Lucerna una sollevazione generale chevoleva il casligamento di tutti costoro. Il moto popolarefu sì minaccevole, che non solamente dovè Lucerna cacciarfuori delle sale de' consigli gli esosi salariali dellepotenze, e quali punire con prigionia e multe, quali mandarein esiguo; ma ebbero a far lo stesso Berna e Zurigo.E perchè migliaja e migliaja di quelle genti accaltatricidi guerre avevano soccombuto in lontani paesi,gli umori bellicosi vennero' meno, e la Svizzera n' ebbela quiete. I governi poterono far osservare meglio leleggi, e attendere a sostituire il disciplinato e civil viverea' costumi più disordinati. Alla qua! riforma fu inpiù Cantoni dato principio con assai vigore.In Isvizzera ci aveai molti uomini dotti, particolarmentefra gli ecclesiastici. Ci erano altresì già delle buone scuolenelle città. Ma il popolo di fuori vivea in crassa ignoranza,e ben di rado 1 c'era m mezzo ad esso un uomoche sapesse leggere e scrivere.- Accadèa perciò, che la•massima parte non avevano che una imperfetta e scarsacognizione della religione loro, e ciò principalmente làdove i parroci trascuravano di ammaestrare il popolo in


CAPO XXXI.M\)una dottrina veramente cristiana. Era questo un granmale. Ma n'era uno peggiore quando gli ecclesiastici preferivanomantener cieca la gente allo istruirla e renderlapiù pia; o quando menavano vita mondana invece di praticare i doveri del sacro loro ministerio, esenza ritegno davansi alla cupidigia del denaro, alla lascivia,alla crapola e al giuoco, vizj da cui era loro officiodi guardare gli altri.Simili scandali accuoravano la saggia e costumata gente.La quale non si rammaricava poco anche in vedere,che non c'era chi osasse punire gli ecclesiastici malvagi;e si udì che il Nunzio del Papa aveva lasciato andareimpunito un frate, che con una monaca aveva tenuloillecito commercio; e si seppe che l'Abate diKappel,nomato Ulrico Trinkler, faceva suo serraglio d'un conventodi monache; e venne in luce, che i frati domenicanidi Berna esercitavano ciurmerle con ispeltri e apparizioni,sicché un pqver uomo, di nome Felzer y neperde quasi la ragione. Queste cose riempivano di cordoglioi buoni tutti del ceto secolare e dello ecclesiastico.Ora avvenne che il Pontefice Leone X, il quale volevaabbellire di magnifici edilizj Roma sua capitale,avesse mestieri di molt' oro, e a procurarselo facessevendere indulgenze. Esso il pontefice appallò ad un francescano,,per nome Bernardino Samson, la vendita delleindulgenze nel dominio svizzero. Ma perchè ciò producevauna grande esportazione di pecunia dal paese,, leautorità civili non n' erano punto contente, e non vedeanodi mal occhio se qualcheduno sparlava di' quelnegozio. Che più : il sacerdote Ulrico Zvinglio, nativo diWildhaus nel Togghenborgo e parroco di Einsiedlert, predicòpubblicamente contro la vendila delle indulgenze,dichiarando essere und ignominia it rimettere i peccaliper oro e per argento; e il vescovo stesso : di Gostanzanon disapprovò una tal dottrina.Ma Zvinglio andò più oltre, e tuonò con molta forzacontro i vizj de' laici e contro quelli. dtì' chierici. Nonmancarono molti di contraddirlo e imporgli silenzio. Maegli non solo non isgomentalo, ma fatto più audace, siappellò alla Bibbia siccome alla parola di Dio. E si diedeSCIIOKKE 0


430 ISTORIA DELLA SVIZZERAad insegnare, che al Signor Iddio una di vola vila cosun cuor puro piace più che non ii far pellegrinaggio el'astenersi dalle carni ; e che il pane e il vino non sononella santa eucaristia che simboli del corpo e del sanguedi Gesù Cristo. Ancora rigettò Zvinglio e messa, edogma del purgatorio, e culto delle imagini de' santi ecelibato degli ecclesiastici e più altre cose (-1).Molti altri ecclesiastici pensavano come lui. I maggioripartigiani erano nelle città di Zurigo, Berna, Basilea,Sciaffusa, San Gallo, Bienna (cantone di Berna),Coirà ed altre. Zvinglio fu chiamato parroco a Zurigo.Qui predicando egli pubblicamente nel dì delle calendedi geunajo del cinquecento diciannove, tutto il popolo Ioapprovava, il governo prendevalo sotto la sua protezione,e l'avea caro. Molli individui del clero sia regolare chesecolare seguirono l'esempio di Zvinglio, e come lui arringaronoil popolo, e non temevano di veruno. La moltitudinede' seguaci era grande dappertutto.Questo spirilo di riforma si diffuse non solo in Elvezia,ma benanco in Allemagna. Quivi era sorto in Wittenbergaun dotto frate agostiniano, per nome MartinoLutero ; e senza nulla sapere di Zvinglio aveva predicatoquasi le medesime cose. E come in Isvizzera molte autoritàcivili, cosi anche in Germania, in Isvezia, in Danimarcae in Inghilterra applaudivano alle predicazionidi Lutero e re e principi e assai porzione del loro popolo.Perciò i di lui seguaci sonosi detti Luterani. Mam Isvizzera non pigliavano la denominazione da uomoalcuno: la nuova setta religiosa chiamava sé stessa lachiesa di Cristo evangelica riformala, il che significa,ristabilita secondo la divina parola.Per verità il Papa stesso alla dieta di Norimberga del1522 non aveva dissimulalo, che la chiesa cattolica sofferivadi molti abusi; ma affermava egli, la guarigionevuolessere procurata a poco a poco affine di non gua-(1) Ogni cattolico, anche de'piò digiuni nella conoscenza disua religione, sa come debba pensare di queste dottrine zvingliane.Del resto noi rimettiamo il nostro lettore a quello cheabbiamo avvertito alla fine della prefazione.{Nola del Traduttore).


CAPO XXXI. 131stare il lutto, mentre si cerca di tutto sanare in unasola fiala. Così la pensavano pure i buoni Cattolici dellaSvizzera, e avevano forte contrarietà alle innovazioni eparticolarmente all'abjurare la santa e antica fede degliavi. Tra di quelli erano molte divote e rispettabili personeche ammonivano altrui dicendo: « Badate bene "aquello che fate; perchè voi, che rinfacciate a noi altridi essere nell'-errore, non siete forse voi pure uomini capacidi errore quanto noi siamo? Noi seguitiamo le tradizionid'uomini pii, che di mille e più anni sono di noipiù vicini alla età del Salvatore : e perchè dovremo prestarla nostra fede a voi che ci apparite oggi primieramente?Pensateci bene, perchè mentre colle labbra civenite discorrendo dell'amor di Dio, apportate sanguinosediscordie, turbazioni e scompiglio alla patria ».Intorno a quell'argomento assai fu ragionato e trattalosia da' grandi sia da' piccoli ; ma gli uomini di ciascunaparte volevano aver ragione essi soli, e tacciavanogli altri d'errore e d'eresia. Gli animi si riempivano gliuni contro gli altri di acerbilà e di rabbia. Per risoluzionepresa dai Cantoni vi ebbe pubbliche dispule religiosetra dotti uomini delle due credenze al fine di comporrei dissidj; ma l'esito finale si fu, che ogni uomo rimasenella propria opinione ognora più saldo e più ostinato.La nuova predicazione del ristoramento dell'antica fedecristiana si rallargò di giorno in giorno. Così come inZurigo "vi si adoperava in ispecial guisa lo Zvinglio, inBerna la promoveano Bertoldo Haller, Lupolo e NicolòManuel, in Basilea l'Ecolampadio; e così altrove innumerevolialtri. Introdussesi adunque la riforma prima inZurigo, e Berna, poi di subilo anche in Seiaffusa, Basilea,San Gallo : abolita la messa, la venerazione de'Santi,i conventi ; compartito non più a' soli ecclesiastici ma a'laici eziandio il pane e.il vino nell'Eucaristia; concedutoa' preti di prender moglie ; e per ordine ed opera delleautorità introdotta la nuova credenza anche a mal gradoe contro il convincimento di molta gente.E siccome le autorità e i predicanti eccedevano soventenel loro zelo, così e molto più eccedeva pure nondi rado il rozzo popolo: profanò le imagini de'Santi che


432 ISTORIA DELLA SVIZZERAper lunga pezza aveva adorale, oltraggiò le croci qua e làpiantate, e insultò chiunque rimanea attaccato all'antica fede.A colali eccessi esacerbaronsi forte gli animi de' Cattolici,e riboccò l'odio contra i Confederati riformati.Lucerna, Uri, Svillo e Untervaldo, mantenutisi saldi nell'anticadottrina, arsero nel cinquecento ventuno per ordinedel Papa gli scritti di Lutero, e sono pena di morteproibirono nel loro territorio la nuova predicazione. NeiCantoni di Glarona e Appenzello si divisero verso il \ 524gli abitanti così, che vivevano frammisti e pieni di discordiacattolici e riformati. Ma in Soletta e Friborgo fuda' governi vietata qualsivoglia novità religiosa.Penetrata finalmente la dottrina de'Riformati anchenelle prefetture comuni del Rhinthal, di Thurgovia, delTogghenborgo, de' Baliaggi-Liberi, della contea di Badene altrove, gli uomini fedeli alla chiesa cattolica furonoin preda al turbamento., Temevano principalmente i minoriCantoni, non prendesse piede nelle comuni prefetturela novella dottrina, e con ciò non solo ne patisserodetrimento essi ne'signoriali diritti, ma eziandio non divenisseroprepossenti le città riformate. Era manifesta lapropensione delle città al fare conquiste. E vedeasi comesi comportasse violentemente in più luoghi la gente riformala,e procedesse fino a vietare alla seguace dell'anticoculto il libero esercizio trasmessole da' maggiori. Lacontrarietà crebbe ancora all'accorgersi de'Cattolici, chei novelli riformatori non andavano d'accordo l'uno coll'altro,e che uomini, fanatici diffondevano ne' Cantoni riformaliil tumulto e i disordini, e ricalcitravano insolenticontro le leggi e le autorità. Gli anabattisti, postisia predicare nelle selve e ne* campi e a predire la. venutadel Messia abolitore d'ogni civile ed ecclesiasticasuperiorità, portarono al colmo i disordini e- la turbolenza.Fu tale e tanta la forsennatezza di costoro, cheZurigo, Berna, San Gallo, Sciaffusa e Basilea dovetteroall'ultimo scagliar contro di loro le pene più estreme.Quegli uomini si davano ad introdurre comunanza deibeni e delle mogli, ad avere zitelle «he la faeeano daMessia. ; e un Tomaso Schmucker eoa una. scure recisfil capo al proprio fratello Ltonardo, immolandolo ostiaper li peccati del mondo.


153CAPO XXXII.LA DISCORDIA FA PROGRESSI NEGLI AFFARIECCLESIASTICI.(Dal 1S27 al 1530)D'anno in anno e di giorno in giorno pigliarono incrementosulla superficie della Svizzera le turbolenze, loscompiglio e gli odj per le cose di religione. Ambeduele parli, per dimostrar vero cristianesimo il proprio, facevanoopere indegne di cristiani. Vedeansi imminentigrandi calamità. Ben vi erano tuttavia molli saggi e avvedutiSvizzeri, che ammonivano Cattolici e Riformati ediceano : « La nostra fede è dessa la vera, la procedenteda Iddio ? Diamola dunque a vedere con opere di carilaverso il prossimo ; che la carila viene da Dio ; ma aslioe inimicizia vengono da Satanasso ». Ma anche alloraaccadde come al solito : la voce de' sapienti non fu potutaascoltare in mezzo alle grida e al chiasso di coloroche gareggiavano per superbia e per egoismo.Difatlo tra coloro, che o pro o contra l'antica o lunovella fede alzavano le voci, se ne annoveravano migliajae migliaja di quei ch'erano mossi non da pietàuè da amor del buono e del vero, ma da interessi profanisotto il velo di santo fine. In campagna molti siaspettavano dall' adottamento del nuovo cullo maggiorifranchigie e diritti ; e perchè poscia lai cose non eranoloro concedute, si rifacevano cattolici. Cosi allorché ilConsiglio della città di Berna soppresse il convento d'Inlerlachene posevi predicanti riformati, i paesani ne furonocontentissimi e dissero : non più convento, non piùdecima, non più corvate. Ma come la città chiese e decimae corvate per sé slessa, i paesani riabbracciaronoper dispetto la religione cattolica, scacciarono i predicantiriformali, e riuniti in truppe armate discorsero fino aThun. Allora, Berna, che da' suoi vicini, i quali erano cattolici,non poteva aspettarsi pronto e fedele ajuto, si volseagli altri suoi vassalli, e gl' invitò a pronunziare una


loiIsTOaiA DELLA SvtZZF.IUsentenza arbitrale. E i vassalli, non ismentito la fiduciaposta in loro dal governo, con rettitudine sentenziarono« i temporali diritti del convento ricadere all' autoritàtemporale, e non divenir punta una proprietà de' contadini». Adunque le sollevale genti del Grindehvaldo sisciolsero mormorando, sebbene per altro avesse la cittàrimesso loro a pro de' poveri una porzione degli antichi pesi.Con ciò non v'era ancor pace. Conciossiachè i fratid'Interlachen ivano attorno, e di soppiatto sommovevanoil popolo. Lo slesso fece particolarmente nell'Alto Hasli,l'Abate unlervaldese di Enghelberg, che era pieno di curepe'suoi antichi diritti e redditi in quelle contrade bernesi.Fino da' tempi più remoti ha l'Alto Hasli godutodi molta libertà, e avuto proprio sigillo, pròprio alfieree landammanno di sua elezione, e s'era trovato piuttostoche sotto l'immediata signoria di Berna, sotto il di leipatrocinio. Ora le comuni dell'Alto Hasli, suscitate daimonaci d'Enghelberga e dagji Unlervaldesi (il paese diquesti è attiguo all'Hasli) abjurarono nel -1528 il culloriformalo, e fecero venir preti cattolici da Uri e da Untervaldo.Lo stesso fecero di bel nuovo anche i Grindclvaldesi.Lo stesso Aeschi, Frutiga, Obersimmen ed altrevallale. E gli Untcrvaldesi mandarono solleciti perquell'uopo un soccorso olire il monte Brunigh. Ma Berna,innanzi che la defezione si facesse più forlc, corseall'armi e si fece avanti colle sue truppe. A che il popoloammutinato si scoraggiò e si disperse, e gli Untervaldesirivalicarono l'alpe. Berna castigò duramente l'AltoHasli: tolsegli per lunga pezza e alfiere e sigillo, e tolsegliper sempre la scella del landammanno. I capi dellarivolta mise a morie, e gli allri costrinse a chieder mercèginocchioni nel mezzo di un cerchio d'armate schiere.Anche Frutiga, Simmen e l'altre valli furono ricondottecolla forza alla religione riformata.Le innovazioni religiose, che i governi riformati intraprendevanone'proprj stati e sui proprj sudditi, per lopiù riuscivano loro senza grande fatica. Perciocché erad popolo o voglioso egli slesso di riforme, o ignorantee ripieno di un servile timore verso i signori e i magistralicittadini. Non furono pochi i luoghi dov'egli ab-


CAPO XXXII. 435braccio la nuova fede meno per intimo convincimentoche per cieca obbedienza. Ma ne'baliaggi comuni dovestati cattolici e stati riformati esercitavano del paro idiritti della sovranità, la scossa fu più violenta e molteplicifurono le difficoltà. Ne' Baliaggi-Liberi e nella conteadi Baden furon viste delle comuni mutar più voltedi fede in un sol anno, e ciò secondochè vi prevaleval'influenza degli stati cattolici ovvero quella dei riformati.Istigato dai Cantoni Cattolici il Consiglio della città diBremgarten scacciò dal suo posto il parroco Enrico Bullinger,che aveva diffuso la nuova dottrina ne'Baliaggi-Liberi: al contrario il popolo, messo su da Zurigo eBerna, mantennesi ostinato nel cullo de'Riformali. Finoall'abazia di Wettinga abbracciò la riforma. Anche ilTogghenborgo, malgrado il suo sovrano, l'abate di SanGallo, risolse l'abolimenlo della messa e del culto deisanti.L'odio reciproco de' Cattolici e de' Riformali divenivasempre più veemente. Così perchè lo scoltetlo cattolicoWeerli aveva adoperato insolentemente in Frauenfeldencontro il culto de' Riformali, que' di Zurigo il sopprapreseronel passaggio per la loro città, e nulla ostante leinsegne untervaldesi ch'ei portava sul mantello, lo giustiziaronopubblicamente. Dal canto loro i Cattolici diSvitto fecero prigione il parroco Kaiser di Uznach, ecome eretico bruciaronlo sovra un roga. All'ultimo ogniuomo che avesse a viaggiare in paesi di religione differente,paventava per la propria vita. E quando il bailoAntonio Abacker dovè trasferirsi alla sua sede ne'Baliaggi-Liberi,non si arrischiò di farlo senza scorta d'armali.A si allo segno erano saliti la diffidenza, Io spaventoe l'odio. Come poi cotesto bailo fu entrato neiBaliaggi-Liberi, tremarono i sudditi riformati in quellacontrada. A rincorarli posero i Zurigani un presidio diottocento fanti in Bremgarten e nell'abazia di Muri, eposero alcune migliaja d'uomini nel paese di Gaster,nella Thurgovia e lungo i confini loro con Zugo. AncheBerna allestì dieci mila uomini per ogni bisogno che accaderpotesse.Da un'altra banda non erano meno apparecchiati i


136 ISTOniA DELLA SVIZZERAGanloui cattolici. Uri, Svino, Untervaldo, Zugo e Lucernaadunarono le loro forze sui confini. Con loro si congiunseromille e cinquecento Vallesani. Tulli essi avevanopel mantenimento dell'antica fede stipulato un'alleanzacoli'Imperatore di Germania.Ora gli altri Cantoni, veggendo come federati controfederali erano presti a sguainare la spada, si offerseromediatori ed esortarono alla pace. Vigeva tuttavia unavanzo di quell'eroico spirilo de' migliori tempi della federazione,e lo Svizzero delle rive del fiume Limmal nonsapeva scordarsi di avere a fratello lo Svizzero di Walstalten.Ciò si vedeva presso i capitani e presso i soldatidelle armate truppe. Così riuscì ancora una voltaal landammanno Aebli di Glarona e al magistrato di Strasburgodi condurre i Cantoni a stipulare li 26 giugnodel Ï529 una pace di religione. Le (ruppe furono dirilorno a' proprj focolari.Appena vi furono esse giunle, che ecco rinnovarsi lanimichevole gara. Osservossi un parlicolare ardore degliSvizzeri riformati per diffondere dappertutto la loro dottrina.Per opera di Berna fu il nuovo cullo propagalonel principato di Neuchàtel, e il dotto Bertoldo Hallergli dischiuse l'adito nel Cantone di Soletta. Zurigo trassealla religione riformata molle comuni del naese di Sargansio,di Thurgovia e della contea di Bauen, e per soprapiùle città di Raisersluhl e Zurzach. Oltracciò, venutoa morte di quello slesso tempo l'Abalc di SanGallo, vollero Zurigo e la parte riformala del Glaronescdissolvere l'abazia sangallese, e secolarizzar ogni cosa. Infatto introdussero i cittadini di San Gallo il culto riformalonel tempio dell'Abazia. Molta parie del patrimoniodel chiostro fu convertita a sollievo de' poveri : fu fattaremissione di varj gravami a que' Riformali ch'erano suddilidell'abazia; e alle loro comuni imparlila la facoltàdi eleggere il proprio curalo. Il che spiacque a'Cantonicattolici, perchè l'abazia sangallese era sotto il patrocinionon di Zurigo e Glarona sollanto, ma eziandio di Lucernae Svitto. E sebbene que' due avessero in tutte leeffettuate riforme fatto la riserva a pro di questi altriprotettori dell'abazia, non si rimasero nullameno dal


CAPO XXXII. -137compiere nuovi cangiamenti. Cosi pure i Riformali, mentreponevano per massima la libertà di coscienza a prode'vassalli nelle prefetture comuni, all'uopo non la lasciavanopoi aver luogo se non di rado. Alla fine ancheRappersvyl slaccossi dall'antica chiesa, e il Togghenborgolutto venne in isperanza di riscattarsi intieramente daldominio abaziaie.Allora anche Uri, Untervaldo e Zugo, visto che l'ultimotrattalo di pace politico-religioso non era puntoslato profittevole a loro, si unirono a Svitto e Lucerna,e dissero lutti : « È un cattivo nodo : lo sciolga il ferro ! »CAPO xxxni.GUEMIIA DI KAPPEL. — MOIITE DI ZVINGUO. —Lo SCOLTETTO WENGI DI SOLETTA.(Dal 1331 al 1833)La cittadinanza zurigana non serbò più modo niuno.Tutti volevano la guerra: non lutti però per le stessecagioni. Gli uni vi anelavano per fanatismo della nuovadottrina, professando che per la fede tutto si dovessesagrificare, beni e vita, e che si avesse a propagarla intutta l'Elvezia. Gli altri avevano l'animo rivolto a conquistare,a guadagnare dell' altrui nelle signorie comunicolla sconfitta de' Cattolici. Ce ne avea di quelli che volevanola guerra nutrendo speranza di veder vittoriosi icattolici; perciocché-non pochi in Zurigo erano in segretorimasti fedeli alla credenza de' loro padri, quali per intimoconvincimento e quali per avversione all'austeritàde' predicanti riformati che non la perdonavano alla rilassatezzade' costumi, non alla venalità né alle pensionidi gran signori.Al contrario Berna desiava la pace, siccome quella chee non era ben certa della tranquillila del proprio paese,e niun vantaggio aspettava dal secolarizzamento dell'abaziadi San Gallo. Adunque diss'ella a' Zurigani: « Perchévolete voi spargere il sangue cittadino? Vi basti diimpedire agli uomini de' Waldslällen l'estrazione di biade.


138 ISTORIA DELLA SVIZZERAdal vostro territorio sino a che adempiano il trattalo religiosoe vi diario salisfazione ». Ma Zurigo rispondea:« Un tal procedere non è meno odioso di una guerra,e pure non produce quel decisivo risultato che le armi». Perciò si die di piglio al ferro in Zurigo con giojae grande affreltamenlo ; in Berna a mal in cuore emollo lentamente. Il che nocque ad ambedue le città.Dal canto loro i cinque stati cattolici, Lucerna, Uri,Svitto, Unlervaldo e Zugo dissero a Zurigo e a Berna:« Colla frode e colla forza voi diffondete ognora più digiorno in giorno le vostre novità : e noi dovremo sofferire,che la santa fede degli avi nostri sia affatto discacciatadalla terra degli avi? Voi ci fate inobbedienti i nostri sudditi,e date animo a' ribelli. Voi permetteste alle sollevategenti del Rhinthal di porre lor mani addosso al bailo untervaldese;e ancora il tengono cattivo nella casa del comunein Allsletlen. Voi spogliaste de' suoi diritti e de' suoibeni l'abate di San Gallo. Noi abbiamo invocato il pattofederativo, e voi ve ne schermite. Noi abbiamo cercato lariconciliazione; e voi ci vietale il libero traffico e l'accessoa'vostri mercali. Adunque, giacché il volete, decidatra noi la spada, e sia giudice Iddio ».Così favellarono i cinque stali, e sotto i loro vessilliuscirono immantinente in campo, dalla parte di Zugo ene' Baliaggi Liberi, otto migliaja d'uomini. In quelle partivedovasi già stanziato presso al villaggio di Rappel unadebole truppa di Zurigani; e dovea giugnere in rinforzola principale bandiera della repubblica. I Bernesi trovavansivicino a Lenzborgo, e non sapevano che fare perchènon avevano ordini precisi. Il duodecimo giorno d'ottobredel cinquecento trentuno le insegne de' Cattoliciavanzaronsi di contro a Kappel, e trecento de' più ardimentosisi furono tosto spinti dentro le file de' Zurigani.Gli altri tennero dietro. Ingaggiossi una fiera battaglia.Giunse pel monte Albis il grosso de' Zurigani, ma eranotroppo stanchi e l'ora troppo tarda. In quel dì pugnaronocol prisco valore Svizzeri contro Svizzeri. Rimaserouccisi più di seicento Zurigani, e tra i loro cadaveri eraquello di Ulrico Zvinglio. I superstiti presero la fu§a, efurono inseguiti sino a notte fìtta. Allora i vincitori ri-


CAPOXXXHI. ;., -139tornarono sul campo di battaglia, e giusta il costumede'loro avi ringraziarono Dio di quella giornata in cuiavevano conseguilo un sanguinoso eccidio de'vinti lorofratelli. Poi subito saccheggiarono il deserto campo deiZurigani.Il dì seguente le-alture dell'Albis erano già ricopertedi truppe riformate. Presso alla città di Bremgartenerano grossi i Bernesi, e misero a sacco il convento diMuri. E da un altro lato penetrarono altri Riformati tosinoal Zugerberg. Di là doveano parecchie delle loroschiere portarsi a far man bassa sul convento di NostraSignora degli Eremiti. Ma Giovanni Hug, figlio dello «coltellodi Lucerna, con seicento guerrieri eletti piombò sovradi loro addì 24 ottobre di gran mattino, e sul monteGubel vicino di Menzinga li ebbe dopo breve combattimentovinti e fugali.Alle quali sconfitte sorse in Zurigo il cordoglio e lospavento. Erano periti ne' falli d'arme cinquantasei membridel grande e del piccolo Consiglio.Le genti riformate de' Grigioni, le quali s'erano giàposte in marcia, fecero alto e se ne stettero chete pressoUtznach. I riformati del paese di Glarona, volevano serbarsineutrali. I Togghenborghesi volevano per 4e coseproprie entrare in trattazione co'Cantoni proteggitoridell' abazia sangallcse. Allora Zurigo avvistasi di esserelasciata sola, riconobbe necessaria la pace.I Cattolici non insuperbiti per la vittoria offrirono lapace a miti condizioni. E la pace fu sottoscritta con Zurigoil sedici di novembre. Slabilivasi che l'una e l'altracredenza religiosa godesse nelle prefetture comuni dirittiuguali. In quanto alle spese della guerra dovea in seguitopronunziarsi un arbitramento decisivo.Intesa la pace i Bernesi l'accettarono volontieri, e sene tornarono alle lor case. Tra essi vi uvea tuttaviamolti attaccati in loro cuore alla chiesa cattolica romana.E alcuni anni dopo Io stesso generale bernese Sebastianodi Diesbach fé' ritorno alla fede cattolica, e scelsea dimora la città di Friburgo.Dopo che i cinque Cantoni vincitori ebbero conchiusola pace con Zurigo e Berna, si volsero a chieder ragione


140 ISTORIA DELLA SVIZZERAa Soletta, che aveva mandato soccorsi di gente a' Bernesi.Il massimo numero delle comuni di quel Cantoneerasi già accostato al culto de'Riformati, e perciò avevavolontieri soccorso que'di Berna. Intanto però nella capitaledissentivano fra loro il consiglio e la cittadinanza,e vi accadevano spesse querele e persecuzioni per oggettidi religione. Ora i Cantoni vincitori esigendo millelìoriui d'oro a titolo d'indennità, e proponendo, eglino aiSolettcsi di dovere o sborsar quel denaro o riabbracciarela fede degli avi, pochissimi furono quelli che amaronomeglio pagare, e la massima parte ritornarono allachiesa cattolica. Nella capitale poi i Cattolici si armaronocontra i Riformati per costringerli all' abjuramento della riforma,e con un cannone carico apposlaronsi davanti ad unacasa in cui i Riformati stavano in deliberazione. Già eranoper cominciare a trarre colla terribile arma, quand'eccoavanzarsi nel mezzo de'furiosi l'onorevole scolletloWenghi, che presenta alla bocca del cannone il suo pettopieno di puro amor patrio, e grida : « Volete, o cittadini,che scorra il sangue cittadino? Bene, spargete primail mio ». Attonito ogni uomo stette riguardando quel cristianoeroe nobilissimo. Non fu versalo il sangue di niuno.— I Riformali di Soletta, preferendo di abbandonarlutto piuttosto che la fede a loro cara, sagrificarono ognilor bene, e andarono ad abitare altre città e regioni. Inlutto il contado soletlcse, trenlaquattro comuni del qualeavevano già adottata la riforma, fu nel -1533 ristorato ilculto cattolico.Uopo la fratricida battaglia di Kappel, l'abate di SanGallo fu restituito nella pienezza de' suoi diritti, e interdettaper sempre ogni ulterior predicazione della riformane' baliaggi comuni. Che anzi divenne sì forte in essi lapreponderanza de'vincitori, che fu giocoforza a moltecomunità di riabbracciare il culto cattolico romano.


CAPO XXXIV.vGlNEVnA SI SEPARA DALLA SAVOJAS'IMPADRONISCE DEL PAESE DI VAUD.(Dal 1533 al 1S58)BERNAA quel tempo non ferveano minori contese per oggettidi religione fra le altre genti delle»Alpi svizzere. Lecomunità delle valli de'Grigioni si dichiararono di lorospontanea volontà quali per l'antico e quali pel novelloculto. Nel Vallese, dove Tomaso Plater predicava conestremo ardore la riforma religiosa, aveva questa moltiseguaci in Leuk e in Sion. Nel paese di Vaud, lunghessole rive del Lemanno, si staccarono Losanna e le altrecittà e il massimo numero delle ville dalla romana chiesa.Accadde lo stesso anche in Ginevra; ma qui insiemecon fieri sconvolgimenti e spaventose rivoluzioni. Perchèle dissensioni religiose si congiunsero colle politiche giàda un pezzo insorte.Ginevra era chiara siccome una popolosa e bella città,fiorente per scienze, per arti, per industria e operositàde' suoi abitanti. Questa antichissima terra degli Allobrogifu smantellala due volte ai dì degl'imperadori romani; edue volte si rialzò sulle sue rovine. Dopo i Romani vifermarono spesso loro stanza i re de' Borgognoni; e sottoi Franchi vi tennero a quando a quando lor diele i Borgognoniliberi. Sino da lempo immemorabile un vescovovi esercitava l'autorità ecclesiastica sovra una vasta contradaall'intorno. Egli possedeva titolo di principe, grandibeni e prerogative e il diritto di regalia sovra la città.Il quale diritto aveva appartenuto a' re franchi, e da essin'erano stati investiti i vescovi. Gli allri diritti poi dique're esercitavansi da'conti di Ginevra in qualità diloro delegati. Ma col progresso de'tempi essi conti avevanol'atto propri quasi come ereditati e l'ufficio loro eogni cosa che amministravano. E non solamente avevanoin conto di cosa propria il territorio ginevrino alla ri-


442 ISTORIA DELLA SVIZZERAserva di quanto in esso apparteneva alla curia episcopale;ma eziandio s'erano costituiti rappresentanti delvescovo nell'esercizio de' suoi diritti politici. Quindi incessantiquerele e contese fra il vescovo e il conte di Ginevra.In che quella che alla fine vi guadagnò maggiormentesi fu la cittadinanza ginevrina, la quale parteggiando oraper questo ora per quello, veniva ora dall'uno e ora dall'altroricompensata con nuovi diritti e franchigie. All'ultimotre partiti si disputavano la preminenza su questaangusta contrada: il vescovo, il conte di Ginevra, e lacittadinanza. Non tardò punto a farsi innanzi dal vicinatoun quarto competitore, e fu il poderoso conte di Savoja.Questi in sulle prime era stato chiamato in aiuto dallacittadinanza contro del conte di Ginevra, e poscia glierano stati conferiti molti diritti del conte medesimo, eallora aspirò egli a possedere il tutto. Attesero primieramentei conti di Savoja a tor di mezzo quello di Ginevra;poi dopo, estintasi la schiatta di questo, ne compraronoil patrimonio; e cosi finirono col riuscire influcnlissimie darsi il titolo di duchi.Quanto più il conte di Savoja facevasi potente, tantopiù diveniva pericoloso per la cittadinanza di Ginevra. Perciocchéegli trasse ben tosto a sé tutto quant'era ancheil potere del vescovo, essendogli faci! cosa riempire ognivolta con un figlio della casa di Savoja quella sedia vescovile.Pure avendo uno di questi vescovi, dopo la guerradegli Svizzeri contro Carlo il Temerario, stipulato nel -1493per sé e per la città un trattato di reciproca difesa conBerna e Friborgo, trovarono inaspettatamente i cittadiniin que' vicini federali una nuova guarentigia de' loro dirittioramai troppo minacciati dalla prepotenza de' duchie de' vescovi. Ciò ebbe conseguenze di gran momento.Un giorno del mille cinquecento diciaselte, un insolenteuomo, plebeo di condizione, troncò per rabbia il garretto-alla mula di un Grossi, giudice episcopale. Esso iltristo e una frotta di gentaglia che l'aveva contro il giudice,fecero a uno scemo portar attorno per le vie dellacittà il garretto della mula e gridare a più non posso:«Chi vuol comprare? Chi vuol comprare della grossa


CAPO XXXIV. 443Bestial (4)» Ciò inaspri doppiamente il Grossi, checomprese troppo bene l'allusione delle parole controla sua persona. Egli accusò alla curia episcopale isuoi oltraggiatori. Il vescovo graziò tutti salvo uno dettoPecolat cui tenne prigione, e un altro chiamato Berthelier,che fuggissene a Friborgo (2). Allora si quistionòper sapere a qual giurisdizione appartenesse ilPecolat, e la città sosteneva dovesse tradursi davanti aldi lei tribunale. La cosa andò per le lunghe, e fu portatadavanti al duca, al vescovo, all'arcivescovo, al papa.Intanto non era vissuto inoperoso in Friborgo il Berthelier.Ma con autorizzazione de' propri concittadini di Ginevrastipulò più stretta alleanza tra Friborgo e la patriasua. Poscia munito di un salvocondolto ritornò inGinevra per compier l'opra, e il 5 febbraio del 4548 vifece sottoscrivere l'alleanza con Friborgo. Di che il ducafu talmente irritato che, messe le mani addosso ad alcuniGinevrini che attraversavano i di lui dominj, li fé'decapitare in Torino. Più violenta perciò la esacerbazionedegli animi, e manifesta la scissura de' cittadini, qualistando pe' Confederali e quali pel duca. Ma questi ultimierano pochi, ed eran sopranominati i Mammalucchi. Glialtri poi con voce corrotta dal tedesco denominavansiUgonotti (3).Per rispetto di quella lega vi ebbe discussioni in parecchieDiete svizzere, ma senza frutto. Perseguitò il ducagli Ugonotti siccome sudditi rivoltosi, e con tale crudeltàche molti di loro si ricoverarono in Berna e Friborgo.Egli fece pure incarcerare e condurre al supplizio il Berthelier.La nobiltà savojarda ebbe comando di travagliarein ogni guisa la città. A lutto ciò si aggiunse la disfi)Nel testo è grosse Bestie, espressione cbe suona propriamentegran bestia; ma traducendo cosi non rimane in italianoil giuoco delle parole.(Nota del Traduttore).(-2) t Pecolat fu posto in giudizio per altro motivo: egli erafalsamente accusato di aver teotato di avvelenare il vescovo i.Hanget, vol. IL pag. il.(3) I Francesi pronunziavano malamente il tedesco Eidsgenosun(federalo con giuramento), e fecero Huguenots, donde il nostrougonotti.(Nola del Traduttore).


444 ISTORfA DELLA SVIZZERAsensione prodotta dalla predicazione della riforma. Il massimonumero degli Ugonotti erano riformati. Dei primi a predicarecontro del papa si fu Bounivard, priore della chiesaginevrina di S. Vittore. Tanto più fieramente adunqueinfuriavano contro de' Ginevrini il duca e il vescovo; sicchéBerna e Friborgo non vollero lasciare più a lungo senzapatrocinio i propri confederali, e 42,000 uomini si feceroinnanzi mettendo il lutto a ferro e a fuoco, e attraversandoil paese di Vaud insino alla piccola ciltà di Morgessul lago. Quivi si presentarono in qualità di mediatori,uomini inviati dal Vallese e da dieci Cantoni, e in-% dussero l'esercito alla ritirata, e nella piccola città savojardadi S. Julien conchiusero nel 4550 una pace (4).Prometteva il duca di rispettare i diritti di Ginevra sottopena della perdita di tutta la contrada vodese; e a vicendaprometteva Ginevra di rispettar quelli del ducasotto pena di vedere disciolta l'alleanza cogli Svizzeri.Ritornò la pace, ma l'amislade non più. Lfodirato ducapersistette nelle persecuzioni. Nella città ferveàno le contesefra Cattolici e Riformati. Vi accadevano nuove trame,e vii si commetteano assassinj. Ma gli Ugonotti rimaserosuperiori. All'ultimo il vescovo e il duca formarono ildivisamento di sorprendere armata mano la città. Ma lavigilanza e il valore de' cittadini mandarono a vuoto siffattamacchinazione; e il prelato, fuggito fuori per temadèi popolo, fermò in Borgogna la sua vescovil residenza(2). Il che tornò gratissimo a'Ginevrini, che senzaniun impedimento dieroiisi a introdurre il culto riformato,e nel 4536 dichiararono decaduta la supremazia delvescovo,, e repubblica indipendente la ciltà di Ginevra.Era un« passo audace e grande: riusci. Perciocché vennea Ginevra il dotto teologo francese Giovanni Calvino daNoyon. Era versalissimo nelle materie civili e nelle ec-(1) i Gli storici ginevrini dicono positivamente, che 1'eser-> cito friborgbese e bernese fece il suo ingresso in Ginevra li> 10 ottobre, e vi soggiorno sino dopo la conclusione del trat-• tato di pace ». Hanget, Vol. Il, pag. 16,(2) «III tentativo di cui trattasi, è posteriore alla partenza del» vescovo. In tatti esso accadde nel 1534, e il vescovo aveva giàr abbandonato Ginevra Panno precedente ». Mangel, Vol. Il, p. 17,


CAPO XXXIV.USdesiastichc, e grandissimo propagatore della riforma. Eglinon solo vi stabilì il cullo divino conforme alla nuovadottrina, ma con grande severità riformò i costumi chesi erano rilasciati, e con rigorose leggi procurò il rassodamentodella nuova repubblica. Sì grande era il creditodi Calvino, che alla fine niuna cosa operavasi controdi lui voglia: sì grande la rinomanza della sua sapienzain cose di religione, che dal di lui nome i Riformaliin Elvezia, in Francia e in Allemagna chiamaronsiCalvinisti.Intanto perchè gli espulsi Mama|ucchi e i nobili Savojarditenevano molto allejstretlc la città, i Bernesi inviaronoal duca di Savoja Sfna^dichia razione di guerra,perchè non osservava la pace di*. Giuliano. E nel geniiajodel cinquecento trentasei spinsero sette migliaja d'armalinel Vodese, conquistarono in undici, di ogni cosa •da Morato sino^ Ginevra, liberaronp la^fietissima città,cacciarono^Éjposanna il vescovo, e* fecero loro proprj ibeni e le^Krogalive di lui; ce* disagio minore diquello durato già nel soggiogam.efprçr dell'Aargovia insirgnorironsi di lutto il paese tfeVaùd. Perciocché induca ±.•*di Savoja non poteva oppolfe pie che una scarsa^ resistenza,che trev&vasi.i^ £ueim/$I re ..di Francia ecònydotto a slato di grande necess^K La nobiltà sa^ojardavi era del lutto impotente. E le città e comuni si sòmmettevanovolontieri a' Bernesi sia perchè i duclìi di Savojaaveanle amministrale mollo malamente,. e sia perchègli stati del paese- avevano, jùù che pel popolo, pensatoper loro slessi. -- • - ,,Ma il Vallese e i Friborghesi soffrivano di mal aniiftpla conquista del Vodese falla da.«Béraa. Essi avrebbonovolontieri voluto esserne a parte. Dal canto loro i Vallesaniimpadronironsi della contrada che dal loro conlinesi stende fino alla fiumana Dranse; e i Friborghesi, dellasignoria di Rue e di Romont. Berna si mostrò molto conlentaa queste cose per conservare senz'opposizione lavasta sua conquista e gettarvi salde le radici. Al qualeeffetto ella introdusse tostamente il culto de' Riformati inciascheduna di quelle terre: spartila in otto distretti laprovincia, prepose ad essi altrettanti baili, e per lut laSCIIOKKE 10


-146 ISTORIA DELLA SVIZZERAquella regione che parla il linguaggio francese creò unospecial tesoriere, che vi mantenesse i diritti e amministrassevi le rendile dello stato. Solo poche terre ebbono salvee intatte le antiche franchigie. Tra quelle fu la città diLosanna, la quale serbò quasi affatto intieri i suoi antichie ragguardevoli diritti, per tal guisa ehe poteva ellariguardarsi quale una città protetta piuttosto che dominatada Berna.E da sapere che prima d'allora i Bernesi avevano giàsoggiogalo due fiate il Vodese : l'una nella guerra di Borgogna,e non serbaronsi quella volta altro che Bex edAigle (Aquila): l'altra anteriormente alla pace di S. Giuliano,e allora non tennero nulla. Questa terza fiata noncessero eglino più parte alcuna della egregia preda.Bene i grandi e ricchi conti di Gruyères, che avevanomolte sostanze nel paese di Vaud, persìstettero lungapezza coraggiosi in ricusare omaggio alle città di Bernae Friborgo pe'dominj da essi posseduti nella regione conquistata.Ma perchè que'conti erano indebitati e bisognosidi pecunia, nel 4554 Friburgo e Berna ne comperaronocon avveduto consiglio tutte le proprietà daicreditori. Cosi Friburgo venne al possesso anche della signoriadi Gruyers, e Berna a quello di Ròlschmund edi Oron.Frattanto aveva Berna accresciuto del doppio i suoitenimenli; ed ella per accorto uso delle opportune occasioni,per unione, fermezza e bravura de' cittadini divennedi dominj e di numero d'abitanti superiore ad ognialtra della Svizzera.CAPO XXXV.t - -Ol)J RELIGIOSI NELLE PODESTERÌE ITALIANE, NK* GlUlilOM EDAPPERTUTTO. DISPUTE SUL CALENDARIO. LEGABORROMBA.(Dal ISÖ8 al 1386).Ginevra insieme con un piccolo territorio alle sueporte Cori dopo d'allora siccome un libero stalo, e fu


CAPO XXXV. 1-47per arii e per scienze una delle più illustri città dellaConfederazione. Ma gli Svizzeri ricusarono di accettarlaqual parte integrante della loro lega, perchè vedevanlasempre piena d'irrequietezza. Questa procedeva in parteda quella giovane e rigogliosa libertà, in parte.dalla fieradurezza del fervor religioso di Giovanni Calvino. Calvinoperseguiva coll'esiglio, col ferro e col patibolo ogni uomoche non adottava le sue massime.La sola Berna stette fedele a Ginevra, e Ginevra lofu a : Berna. Nel -1558 fu rinnovato tra ambedue le repubblicheil trattato di cittadinanza o di mutua difesa inperpetuo. Conciossiacchè Ginevra trovava in Berna la piùsicura difesa di sua libertà contro esterni ed interni assalii;e Berna ravvisava in Ginevra un valido antemuralecontro Savoja pel conservamelo del Vodese e per larepressione de' Vodesi, quando mai a quelle genti venissevoglia di chieder di quelle libertà che a loro nonsi volessero concedere.In questo mezzo tempo la discordia religiosa tra i Confederalie i loro sudditi aveva disunito molti cuori anchene' Baliaggi italiani. Il numero de' Riformati era grandeparticolarmente nella prefettura Iocarnese, e vi appartenevanomolte delle più cospicue e ricche famiglie. QuiviLelio e Fausto Socmi aveano predicato nelle cose dellafede una molto più libera dottrina di quella stessa ch'erastata promossa da Zvinglio in Zurigo e da Calvino inGinevra. Ma i Socini furono espulsi; e i loro seguaci, ocsigliati o puniti di morte. Un Beccaria divenne posciain Locamo il più principale promulgalore della riforma.Anche questi fu carceralo dal bailo cattolico. Ma unatruppa di Riformati fece impeto contro il castello pretoriale,e fé' rilasciare Beccaria. Allora il bailo, autorizzatoda'cinque Cantoni cattolici co-proprielari, comandòa tutt'i Riformati di osservare il culto cattolico, e nescacciò parecchi dal paese. « Ciò, gridarono i quattroCantoni riformali, co-proprietari anch'essi, ciò è controil trattato di pace» — Risposero i Cattolici: «Non èvero : il trattalo non si riferisce a' Baliaggi italiani : quiprevale la maggiorità delle voci ». E così continuarono lep.-rsccuzioni. A che esortava incessantemente il Nunzio o


14-8 ISTORIA DELLA SVIZZERAambasciatore del Sommo Pontefice. Alla fine fti risolutala espulsione di tull'i Riformati, e correndo il mese dimarzo del cinquantacinque fu recata ad effetto. Dovettero-150 persone ascoltare tacite e sommesse nella casadel Consiglio di Locamo la sentenza di perpetuo bando.Quando lutto a un tratto comparve nella sala il Nunziopontificio e acceso d'ira favellò: « Gm è troppo, poco 1Devono gli esuli essere spogliali delle sostanze ed ancode'figliuoli ». Ma i legali della federazione cattolica furonopiù umani, e dissero : Noi non devieremo dal giudizio danoi già pronunziato.Adunque gli esigliati valicarono con donne e con fanciulliin rigida stagione dell' anno le aspre Alpi, e disseroun eterno addio alle case de' loro padri. Gli accolserocon cristiana cordialità gli Svizzeri riformati; e piùdi cento di que' miseri trovarono asilo in Zurigo. Nel loronovero contavansi ricchi e dotti uomini, gli Ordii, i Muraltoed altri, le cui schiallc in Zurigo fioriscono ancoraoggidì. In questa città essi recarono l'arte del tesserela seta, e pe' loro mestieri vi coslrussero mulini e tintorie,e colla propria industria accrebbero la prosperitàdi Zurigo, che ben presto divenne chiara molto lungi da'confini di Svizzera.Si dee credere che i Confederali, malgrado la differenzade'culli religiosi, sarebbero alla fine ritornati allaprimitiva concordia, se non avessero prestato troppo facileorecchio alle insinuazioni di forestieri ambasciatori.A quel tempo ardeano guerre di religione anche in Germaniaed in Francia. Ora gli ambasciatori de'principibelligeranti mettevano innanzi la conformità della religioneloro per ottener favore e assistenza, e »istigavanol'uno Svizzero a danni dell'altro. Gli ecclesiastici dell'unae dell'altra credenza erano pure instancabili nello accenderevie più gli animi di tutto il popolo svizzero. I Riformatiebbero bene l'accorgimento di vietare ogni immischiamentonegli affari stranieri: i cattolici, no. Questisi lasciavano persuadere e dalle parole del Nunzio pontificioe dall'oro che veniva profuso specialmente dall'ambasciatoredi'Francia per avere Svizzeri al servizio delsuo re. Nel \ 553 per la prima volta essi conchiusero con,


CAPO XXXV, 449Enrico II, re di Francia, un trattato di capitolazione concernentegli Svizzeri che si arruolavano sotto le bandierefrancesi, e in un solo anno ne ebbero somministrato diecimigliaja, e d'anno in anno ne irono poi spedendo ragguardevolirinforzi. Sul suolo forestiero combatterono sicerto da valorosi gli Svizzeri, ma sempre in qualità dimercenarj. Ij sangue e le prodezze loro non appartenevanoalla patria, e perciò anche non appartengono alladi lei istoria. Celebrino gli stranieri ciò che insieme conloro ha oprato il mercenario.Il nunzio pontificio era sovra tutti intento a nuocereai Cantoni riformali. Egli attese benanco a ricondurreGinevra e per avventura anche Vaud sotto il dominiodel duca di Savoja. Colla mira di affievolire la preponderanzabernese avrebbero di buon grado data la lormano a ciò gli stessi Cantoni riformali. Però la cosa nonriuscì. Imperocché siccome nel cinquecento sçssantaquaitroil duca di Savoja riclamava dißätti il paese diVaud, iBernesi scansarono prudenlemenle un nemico superiore,e sagrificalo spontaneamente il paesetto di Gex e lulkvil distretto al di là del Lemanno, distornarono ogni maggiordetrimento. Dal canto suo il duca Emmanuele Filibertorinunziò col trattato di .Losanna ad ogni pretensionesopra Vaud; e il re di Francia, con riserva dallefranchigie state godute anteriormente dal paese sotto iduchi, guarentì il trattato. In fallo però Ginevra rimaseancor lungo tempo esposta sola ai nimichevoli tentatividella Savoja. La quale dura coudizione generò nuove forzenella picciola ma eroica repubblica, 'che, soccorsa semprevalidamente da Berna, si difese coraggiosissima controinsidiose urli e contro una prevalente forza. Alla fine,correndo il 4581, anche*Zurigo si strinse co'Ginevrini inperpetua alleanza.Fra tulli i difensori della sedia pontificia niuuo comparvein Isvizzera, il quale dispiegasse maggiore operositàdel cardinal Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano.Ma solo di rado ci ebbe uomo allo per le sue virlù acompiere cose grandi quanto lo era questo giovane, operosissimo,pio e per la sua religione zelantissimo prelato.Opporre al propagamento della novella credenza in-


130 ISTORIA DELLA SVIZZERAsornioni ahi li ostacoli; o mantenere nella sua integrilacontra le procelle de' tempi l'antica chiesa cattolica, scossalino dalle ime fondamenta ; questa era l'opra a cui fusacra la sua vita. A compiere la quale egli abolì in Italiamolti abusi, corresse i costumi del clero e fece moltevisite pastorali. Egli venne anche in Isvizzera; ma nonlutto quello ch'ei vi operò, fu fonte di bene a' Confederali(1).Venuto il Cardinale in Valtellina, dove i Grigioni volcanofondare scuole riformate, egli in segreto s'adoperòpossentemente affinchè ciò non seguisse. Ancora avrebh'eglisospinto volontieri alle armi i Cattolici de'Grigionicontro i Riformali; ma dalla corte episcopale di Coiràin fuori, l'ascoltavano freddamente i liberi uomini dellaIlezia. Perciocché i Grigioni erano stanchi, delle conlesedi religione colle quali il politico interesse di ricche famiglieaveva, come tra gli Svizzeri, camminalo del pari.In quelle calamità l'eroico barone Giovanni Pianta diRhäzuns avea nel -1572 soccombuto innocente sovra unpatibolo, e molt'allra brava gente perduto per sentenzade'tribunali onore e patria, beni e vita. Favellasi ancoraal di d'oggi nella Rezia della tumultuaria giustizia diTiiusis e di Coirà, delle armale commozioni del popoloe della dominante corruzione di quella età. Ma alla fineper la legge detta Lcllcra di Kessel fu nel -1570 fattaproibizione di pervenire alle cariche dello stato con donativie broglio, e con altra del settantaquallro, dettadei Ire sigilli, vietalo nel paese ogni sollevamento a manoarmata. Che ne' Grigioni ardeva nei cuori siccome l'amored'illimitata libertà, così anche quello del giusto e dell'onesto.Alquante famiglie cospicue e cupide di signoriaerano le sole che non facessero molla stima né della libertànò della rettitudine.Allorché il cardinale Carlo Borromeo venne in Isviz-(I) l.i venerazione che abbiamo per un S. Carlo Borromeo,dal quale la patria nostra riconosce benefhj inestimabili, vuoleube rinnoviamo la protesta pia falla più volte, noo essere nostrele parole del testo, ma bensi dello storico protestante.(Nota del Traduttore).


CAPO XXXV.loi«TU, ritrovò grande assentimenlo ne' Cantoni cattolici.Siccome questi facevano troppo poco per le scuole, edegli fondò per la gioventù ecclesiastica della Svizzeracattolica un seminario in Milano. Inoltre fu sua opera,che un Nunzio pontificio prendesse a risiedere non interrottaraentenella Svizzera. La qual cosa videro di malocchio i Riformali pronosticando che il Nunzio sarebbemai sempre per cagionar loro della noja. Allorquando ilNunzio venne la prima volta a Berna nel verno del 1580,l'autorità gl' inlimò di sgombrare la città, e la ragazzagliaIo insegui per le vie a palle di neve.Il litigio tra le parli cattoliche e le riformate empievaa quei giorni quasi tutto il mondo. La Spagna, la Savojae l'Imperatore germanico erano i più gagliardicampioni del Papa. In Francia, malgrado a'ogni ostacolo,gli Ugonotti o Riformati erano quasi predominati. IlPapa dava opera a sommovere tulio il mondo cattolicoalla guerra ed alle stragi contro i Riformali. Ciò eglidenominava una santa guerra. In Isvizzera il cardinalBorromeo fu molto fervoroso nel fare che si conchiudesse'Una gagliarda lega pel mantenimento della chiesacattolica. Accadde che quanto più gli uomini contendeanogli uni cogli altri, tanto più s'infiammavano gli animi.Il che andò lant'oltre, che i Riformati ricusarono di accettareil perfezionato calendario, per la prima volla comparsoalla luce nel \ 582, e ciò per essere sialo un Papail promovitore del perfezionamento. I Riformali eranocosì inacerbiti conlr'ogni cosa venisse da Roma, ancorchéquella fosse ottima, che amarono meglio conservarela viziosa maniera di misurare il tempo giusta il calendarioanlico. Poco mancò che tra loro stessi scoppiasseper tale oggetto sanguinosa guerra cittadina.La quislione relativa all'antico e al nuovo calendariocontribuì molto a condurre i sette Cantoni Cattolici astipulare fra essi loro una lega per la conservazionedella cattolica fede. Addi 40 di ottobre 4586 i legali diLucerna, Uri, Svitto, Untervaldo, Zugo, Soletta e Friborgosi trovarono insieme nella città di Lucerna, e giuraronoil trattato, che nomossi lega d'oro o borromea.Sarebbe stalo più accurato il nome di lega di sangue,


4Ö2ISTORIA DELLA SVIZZERAperciocché consta che per un gran tempo rendè Svizzerinemici a Svizzeri.CAPO XXXVI.SOLLEVAMENTO IN MULHAUSEN.. — I DUE RHODES D'APPEN-ZELLO SEPARANSI. IL DUCA DI SAVOJA TESTA SORPREN­DERE GINEVRA.(Dal 1587 al 1603)Dopo d'allora i Cantoni cattolici furono più intimamentelegali con forestieri che con gli Svizzeri dell'altrareligione. Se ne rallegrarono i forestieri, perchè da quelladiscordia traevano vantaggi. Allora si fece innanzi l'ambasciatoredi Spagna, profuse oro, e indusse nel -1587Lucerna, Uri, Svino, Untervaldo, Zugo e Friburgo a stringereuna lega col suo re. Allora venne il Nunzio papale,predicò guerra contro i Riformali o sieno Ugonotti diFrancia, e meglio d' 8,000 Svizzeri accorsero a pigliarparte in quelle civili armi francesi. Allora comparverolegazioni degli Ugonotti, e anch'esse predicarono per ladifesa dell'evangelica fede nel regno di Francia ; e migliaiadi Svizzeri e di Grigioni riformati recaronsi allebattaglie francesi; e intanto le autorità de'Cantoni adoperavanocome se di tutto ciò nulla sapessero. E intantosu campi stranieri, per vile mercede, gli Svizzeri sgozzavanoi loro proprj fratelli. Quest'essi erano i frulli dell'odiodi religione.Questo pessimo genio mesceva in ogni cosa il suo veleno.La città di Mulhausen provò ben ella come un talgenio dalla più lieve cagione facesse scaturire i più gravidanni.La città di Mulhausen in Alsazia esiste sino da' tempiremotissimi. Già da quasi cinquecent'anni era Mulhausenalla foggia di quasi tutte le città svizzere, una liberacittà dell' imperio germanico: più lardi aveva contraltoalleanza prima con Basilea, poscia con Berna, Friburgoe Soletta; e all'ultimo, correndo il 4515, era stata riconosciuta,siccome uno degli stati della Confederazione,con posto e voce nelle diete.


CAPO XXXVL 433Ora avvenne, che quivi la famiglia de' Finningher intraprendesseper un pezzo di bosco una lite contro adaltrf cittadini, e la perdesse. Nel loro dispetto i Finninghersi volsero alle autorità austriache, poscia alla dietade'Confederali. E perchè fu suscitata lusinga nei Cantonicattolici di poter ricondurre Mulhausen all' anticafede, eglino si diedero a spalleggiare i Finningher, e alconsiglio della città di Mulhausen minacciarono la rotturadella vecchia lega. Dal canto suo il consiglio ebbericorso ai Cantoni riformali, e questi gli si dichiararonoa difesa. Incontanente gli Siali cattolici e Appenzello fecerorimettere a que' di Mulhausen il trattalo federalocon lacerali i sigilli. A che la fazione Finningher sollevòil capo, guadagnossi la moltitudine, e depose il consigliocittadino come se fosse colpa di lui l'alleanza rotta coiFederati. Vollero i Riformali frammettersi mediatori earbitri, ma indarno. E perchè essi minacciavano di ripristinai"colla forza l'aulico slato delle cose, i cittadinicorsero all'armi e si rinforzarono con soldati austriaci.Adunque gli Svizzeri riformati inviarono truppe sotto gliordini del colonnello d' Erlach ; e seicento Basileesi Meformavano l'antiguardo. Ma giù dalle mura della cittàtuonava la grossa artiglieria. A notte inoltrala gli Svizzeriassalirono ed espugnarono la porta. Si combattevaed era strage per tutte le vie: vinta la cittadinanza, disarmatoe mandato via il presidio forestiero ; ristorata laquiete col supplizio de' principali autori della ribellione.Ma dopo quest'anno -1587 rimase estinto per sempre perMulhausen il trattalo di alleanza de' Cantoni- cattolici, edessa non ricuperò mai più il diritto di suffragio nelladieta federale.Subito dopo queste lagrimevoli cose ne accaddero diquasi peggiori nel paese di Appenzello. Quivi erano finoallora vissuti.frammisti i Riformati ed i Cattolici; manel Rhodes Esteriore superavano i primi, nello Interioree nel borgo Appenzello, capo-luogo del paese, superavanoi secondi. Ora si fecero innanzi i Cappuccini, e disoppiatto persuasero il popolo, doversi dar opera affinchècolla forza fossero ricondotti alla chiesa cattolica iRiformati. Il landamano Megghelin, uomo zelantissimo per


lotISTORIA DELLA SVIZZEÜAl'antica fede, volle dar cominciamento all'impresa. Eglifece venire ventisette giovani Riformati a dar ragionedi loro credenza davanti al Consiglio Duplo/ e intornoalla casa del consiglio mise paesani cattolici inarme. Era sua mente, qualora i ventisette mostrassersirenitenti, dare un segnale dalla finestra; e il consigliodovea tosto sciogliersi, e il popolo piombare di volo suigiovani. Ma egli aveva fatto male i suoi conti. Perchèricusando quella gioventù di dar retta, e correndo illandamano alla finestra e i consiglieri alla porta, eccoche i ventisette traggono di sotto i mantelli armi nascoste,occupano e porla e finestre, e mettono tale spaventoal landamano ch'egli è ben conlento di farsi a gridareal popolo: « Pace! Andatevene ora pe'fatti vostri! »E il popolo se ne gì, e i ventisette uscirono sani e salvi.Quest'era la giornata del 44 maggio 1578, colla qualeebbero principio tutte le agitazioni.Dopo di quel momento fu un incessante querelarsi eperseguitarsi delle fazioni. I Riformati si trovarono moltotravagliali nel Rodes Interiore, i cattolici molto oppressatinell'Esteriore. Dall'una parte e dall'altra si fecero prigionieri,suonossi più volte a stormo, si corse più volteall'armi. Ciò nondimeno eccellenti cittadini distornaronocon prospero esito la civil guerra. Alla fine, posciachènon vi avea più luogo per la concordia né nelle parrocchialiadunanze né nelle generali assemblee, fu invocatoil federale intervento; ma i Confederati erano piuttostoparte che giudici. I Cattolici ajutavano i Cattolici e viceversa.All'ultimo gli Appenzellesi dissero : Tutto ciò nonserve a nulla: facciasi la divisione del paese; e ciascunaparte abbiasi la propria fede, il proprio governo e lapropria giustizia ».Dopo dieci anni di torbidi ciò avvenne realmente; eli 8 settembre 4597 fu sottoscritto l'atto dello spartimenlodel paese. Tra gli Interiori e gli Esteriori Rhodes,tutto fu diviso, territorio e dominio, bandiera e sigillo,e le armi dell'arsenale. I Riformati presero le stanzenel Rodes-Esteriore : i Cattolici nel Rodes-Interiore. Ambiduei Rhodes però, comechè divisi alla foggia dell'Altoe del Basso Untervaldo, rimasero nel corpo federativo,cosi come Untervaldo, un solo ed unico stato.


• CAPO XXXVI. 155Tutto questo fu trovato giusto da ognuno, eccetto chedal landamano Tanner d'Appenzello-Interiore. Egli portavaodio implacabile ai Riformati del Cantone, e nonvolle star cheto. Ei suscitò dissiclj e provocazioni ; e speròaltresì di poter ottenere che i cantoni cattolici costringesseroi Rodes-Esteriori a cedere tult' i privilegi a seio sette Cattolici colà rimasti. Ma egli non ottenne cosaveruna; e finalmente per sue parole ed opere venne in(ale odio presso i suoi proprj concittadini, che perdebeni, averi e dignità, errò qua e là in miseria, e morinella Turgovia in una stalla.Fu buona ventura per la Svizzera, che re e principi,distratti da guerre d'ogni sorta, non poteano ingerirsinelle contese de' Confederali. Forse sarebbesi trovata piùd'una volta a mal partito l'elvetica indipendenza. Spagnae Milano guerreggiavano contro Francia: l'Imperator d'AIlemagnacontro i Turchi. In tali congiunture ognuno volevagli Svizzeri in sussidio. Ma questi, o sia che diffidasserogli uni degli altri, o sia che una parte inclinasseper questo e un'ajlra per quell'altro principe, sitennero neutrali; e con modi conciliatorj sollecitarono afar pace U re di Francia e quel di Spagna. Zurigo supplicòl'Imperatore, Lucerna il Papa, acciocché s'interponesseroa riunire i cuori con pacifiche proposte; chefecero poi poco profitto.Per le quali cose, e perchè Enrico IV-, re di Francia,era un re molto dabbene e valoroso, caro ai Riformatied ai Cattolici, e perchè egli promise alla Svizzera 400mila scudi Tanno a pagamento di debili arretrati; e perchèmandava tosto, col suo ambasciatore, un milione incontanti, tutti gli furono cordialmente propensi. Nel 4602venne stretta con esso lui una nuova lega, la quale perònon fu di piacimento né della Spagna né del Papa nòdel duca di Savoja. Tulli questi avevano in odio il roEnrico IV.Il duca di Savoja s'avvisò che fosse quello il più acconcioistante di rifarsi signore di Ginevra. A quell'im-[iresa assoldò nascostamente gente sua propria e napoelanie spagnuoli, e spedi nel silenzio il colonnello Bru-»alieu a sorprendere la città. A fitta notte, tra il dì


186 ISTORIA DELLA SVIZZERAundici e dodici dicembre 4602, le truppe inoltraronsifui solto le mura, ed appoggiando scale vi salivano sopra,e già credevano guadagnato ogni cosa; ma una sentinellaginevrina udì il mormorio, e lascio andare uncolpo dal suo schioppo. Il custode della porta abbassòle saracinesche; cd i cittadini furon desti al grido di« all'armi, all'armi! il nemico è alle mura ». I cittadinicorrono armali ai bastioni, ammazzano chi già è dentro,e fanno in pezzi le scale. I Sav'ojardi ritraggonsi conperdita e vergogna.Immantinente Berna e Zurigo mandano sussidj allacittà, e costringono il Duca al trattato di pace del di41 luglio 4603, col quale ei si obbliga a non tenertruppe, che alla distanza di quattro miglia da Ginevra;lì non costruire in quello spazio veruna fortezza, ed anon infestare più la città. D'allora in poi i Ginevrini festeggiaronoogni anno la nolle della scalala, siccomenotte di vittoria e di gioja.CAPO XXXVII.CACCIATA DE' RIFORMATI DAL VALLESE. — TURBOLENZE INBIENNA. — CONGIURA CONTRO GINEVRA. — LA MORTENERA. — PRINCIPIO DELLA GUERRA INTESTINA DE' GRICIONI.(Dal 1603 al 1CI8)Di quel tempo, che i liberi Ginevrini'salvavano la piccolaloro repubblica dagli assalti del duca di Savoja, pugnavasinel Vallese l'ultima accanita battaglia, per l'oggettodella religione. Qui i Riformali erano più deboliin numero, e soccombettero. Bene avevano essi fruitod'una tolleranza di cinquanta e più anni mercè d'untrattato del 1551 ; ma all'ultimo non si volle più sofferirlinel paese. Vescovo e Dieta intimarono ad essi, vendesseroi beni e sgomberassero. Indarno i Cantoni riformaliofferironsi intercessori (anno 4603). Dal cantoloro i Cantoni cattolici erano incoraggiatori, affinchè iRiformali e i loro predicanti fossero discacciali. E Riformatie predicanti vennero espulsi, e mai più non rividerola terra degli antenati.


第 十 二 章 : 緣 起 第 一 法上 述 第 (2) 項 為 :由 於 業 所 緣 ( 法 處 ) 生 起 , 結 生 意 觸 生 起 ;業 所 緣 ( 法 處 ) 是 因 , 結 生 意 觸 是 果 。相 應 法 處若 是 喜 俱 三 因 者 的 結 生 心 , 就 有 三 十 三 個 與 結 生 識 相應 的 心 所 。 在 它 們 當 中 , 觸 是 結 生 意 觸 。 自 三 十 三 心 所 除去 屬 於 果 的 觸 , 就 有 三 十 二 心 所 , 這 些 心 所 是 法 處 , 是 相應 法 處 。 結 生 識 則 是 意 處 。 應 注 意 對 每 一 項 的 分 析 法 亦 是如 此 。 依 照 辨 別 結 生 意 觸 的 方 法 , 再 辨 別 有 分 意 觸 與 死 亡意 觸 。五 門 轉 向 意 觸 ( 色 所 緣 組 )(1) 由 於 心 所 依 處 ( 法 處 ) 生 起 , 五 門 轉 向 意 觸 生 起 ;心 所 依 處 ( 法 處 ) 是 因 , 五 門 轉 向 意 觸 是 果 。(2) 由 於 色 處 ( 色 所 緣 ) 生 起 , 五 門 轉 向 意 觸 生 起 ;色 處 ( 色 所 緣 ) 是 因 , 五 門 轉 向 意 觸 是 果 。(3) 由 於 五 門 轉 向 意 處 生 起 , 五 門 轉 向 意 觸 生 起 ;五 門 轉 向 意 處 是 因 , 五 門 轉 向 意 觸 是 果 。(4) 由 於 相 應 法 處 (9) 生 起 , 五 門 轉 向 意 觸 生 起 ;相 應 法 處 (9) 是 因 , 五 門 轉 向 意 觸 是 果 。註 : 以 下 只 是 縮 寫 , 應 明 白 一 切 辨 別 法 如 上 。313智 慧 之 光眼 觸 = 與 眼 識 相 應 的 觸(1) 由 於 眼 處 ( 眼 所 依 處 ) 生 起 , 眼 觸 生 起 。(2) 由 於 色 處 ( 色 所 緣 ) 生 起 , 眼 觸 生 起 。(3) 由 於 眼 識 意 處 生 起 , 眼 觸 生 起 。(4) 由 於 相 應 法 處 (6) 生 起 , 眼 觸 生 起 。領 受 意 觸 ( 色 所 緣 組 )(1) 由 於 心 所 依 處 ( 法 處 ) 生 起 , 領 受 意 觸 生 起 。(2) 由 於 色 處 生 起 , 領 受 意 觸 生 起 。(3) 由 於 領 受 意 處 生 起 , 領 受 意 觸 生 起 。(4) 由 於 相 應 法 處 (9) 生 起 , 領 受 意 觸 生 起 。推 度 意 觸 ( 色 所 緣 組 )(1) 由 於 心 所 依 處 ( 法 處 ) 生 起 , 推 度 意 觸 生 起 。(2) 由 於 色 處 生 起 , 推 度 意 觸 生 起 。(3) 由 於 推 度 意 處 生 起 , 推 度 意 觸 生 起 。(4) 由 於 相 應 法 處 (9 或 10) 生 起 , 推 度 意 觸 生 起 。確 定 意 觸 ( 色 所 緣 組 )(1) 由 於 心 所 依 處 ( 法 處 ) 生 起 , 確 定 意 觸 生 起 。(2) 由 於 色 處 生 起 , 確 定 意 觸 生 起 。314


1Q8ISTORIA DELLA SVMÏEIU.parir co'Zurigani in Dieta; ed imminente era la guerra,se la mediazione degli altri Confederati non l'avesse faustamentedistornata. Ma più gravi e più spaventevoliistorie vogliono essere raccontate.Scoppiò la pestilenza. L'orribile contagio nomossi lamorie nera. Nel 1610 venne da lontani paesi a Basilea,ed ivi uccise quasi 4,000 persone. L'anno seguentepenetrò nella contrada, e percosse Berna, Soletta e Friborgo.A Zurigo morirono 5,000 persone, quasi 2,000nel Glaronese, un numero assai maggiore nel Togghenborgoe nell'Appenzello. Nel borgo untervaldese di Sarncn280 cadaveri furono gettati in un solo sepolcro. NellaTurgovia la morte nera disertò interi villaggi, e vuoterimasero le campagne, che niuna mano le coltivava. Fattasila numerazione de' morti nella Turgovia, se ne trovarono33,584. Quasi dappertutto scese nella tomba laquarta parte della popolazione. E fino fra le montanevalli de' Grigioni imperversò la falce della morte nera ;e inoltre altri flagelli cui l'uomo stesso si fabbricò.Sino dall'istante che il re di Spagna diventò signoredi Milano e della Lombardia, mirò egli occultamente adimpadronirsi della Valtellina suddita ai Grigioni, veggendoche per tal modo i suoi stati riuscirebbero in contattocogli austriaci col mezzo del Tirolo. Che l'Austria, il miglioralleato della Spagna, non poteva allora spedire soccorsia Milano, se non attraverso del dominio veneto odi quel de'Grigioni. Adunque il governatore spagnuoloin Milano, così instigato dal suo signore, s'immischiò volentierinelle faccende de' Valtellinesi ; e costoro aveansempre gara tra loro, specialmente per ciò che concernealla religione; perchè dopo che i Grigioni ebbero nel4552 promulgato in Valtellina il libero esercizio del cultoriformato, gli abitanti di assai comunità ne avevan fattol'adottamento, e incontrato con ciò l'inimicizia delle altre.Il re di Francia, nemico all'Austria ed alla Spagna,ammoniva i Grigioni delle mire di queste ; e ammonivalila repubblica di Venezia, che temeva la possanza austriacae la spagnuola. Sì Venezia come la Francia mandòlegati nel paese de' Grigioni a sparger belle parole e donativifra ì capi e i più cospicui uomini. Ciò piacque


第 十 二 章 : 緣 起 第 一 法cittàni javanavasena labbhanti. Sotaghàna jivhàkàyadvàresupieseva'nayo.(《 迷 惑 冰 消 》)Cakkhusamphassapaccayà uppajjati vedayitanti cakkhusamphassa§målapaccaya§ katvà uppannà sampañicchanasantãraõavoññhabbanajavanavedanà. Cakkhuvi¤¤àõasampayuttàyapana vattabbameva natthi. Sotadvàràdivedanàpaccayàdãsupiesevanayo (《 相 應 部 註 》)根 據 上 述 的 經 典 與 註 釋 , 一 切 以 ( 與 眼 識 相 應 的 ) 眼觸 為 基 因 的 受 , 無 論 是 與 五 門 轉 向 、 眼 識 、 領 受 、 推 度 、確 定 、 欲 界 善 速 行 、 不 善 速 行 、 欲 界 唯 作 速 行 或 彼 所 緣 ( 即善 、 不 善 與 無 記 = 果 報 唯 作 諸 心 ) 相 應 , 皆 被 稱 為 眼 觸 生受 與 眼 觸 緣 受 。 耳 觸 生 受 與 耳 觸 緣 受 等 亦 是 以 此 類 推 。Kiriyamanodhàtu àvajjanavasena labbhati (《 迷 惑 冰消 》)。 與 五 門 轉 向 相 應 的 受 被 形 容 為 是 由 眼 觸 引 生 。 應 注意 這 只 是 方 便 說 (pariyàya) 而 已 。 與 五 門 轉 向 相 應 的 受 先生 起 , 在 它 與 五 門 轉 向 名 法 一 起 滅 後 , 與 眼 識 相 應 的 眼 觸才 生 起 。 果 先 生 , 而 因 後 生 。 前 生 的 五 門 轉 向 受 被 後 生 ( 與眼 識 相 應 ) 的 眼 觸 支 助 。 這 看 起 來 好 像 是 後 生 緣 。 在 「 名色 緣 六 處 」 的 階 段 已 有 說 明 , 屬 於 因 的 後 生 緣 是 名 法 , 屬於 果 的 緣 生 法 (paccayuppanna dhamma) 是 色 法 。 然 而 , 在此 因 與 果 兩 者 皆 是 名 法 , 所 以 不 包 括 在 後 生 緣 之 內 。無 論 如 何 , 只 有 對 於 具 備 眼 淨 色 , 而 有 條 件 令 眼 觸 生 起 之人 , 省 察 色 所 緣 的 五 門 轉 向 才 能 生 起 。 於 沒 有 眼 淨 色 , 而無 條 件 令 眼 觸 生 起 之 人 , 省 察 色 所 緣 的 五 門 轉 向 是 絕 不 可能 生 起 的 。 這 是 因 為 於 沒 有 眼 淨 色 的 人 , 整 個 眼 門 心 路 過程 都 不 可 能 生 起 。 因 此 , 說 與 五 門 轉 向 相 應 的 受 是 由 眼 觸319智 慧 之 光引 生 只 是 方 便 說 而 已 。 對 於 耳 觸 等 支 助 與 五 門 轉 向 相 應 的受 , 亦 應 如 此 理 解 。根 據 這 些 解 釋 , 應 注 意 由 眼 觸 引 生 的 受 , 是 眼 門 心 路過 程 與 繼 續 取 那 色 所 緣 為 目 標 的 意 門 心 路 過 程 裡 的 一 切受 。 所 有 這 些 受 都 是 眼 觸 生 受 。 在 以 智 知 見 「 由 於 眼 觸 ,眼 觸 生 受 生 起 」 之 後 , 再 逐 一 地 辨 別 整 個 色 所 緣 組 ( 根 據名 業 處 表 )。 以 同 樣 的 方 法 辨 別 「 由 於 耳 觸 , 耳 觸 生 受 生 起 」等 等 。(1) 由 於 眼 觸 生 起 , 眼 觸 生 受 生 起 ;眼 觸 是 因 , 眼 觸 生 受 是 果 。(2) 由 於 耳 觸 生 起 , 耳 觸 生 受 生 起 ;耳 觸 是 因 , 耳 觸 生 受 是 果 。(3) 由 於 鼻 觸 生 起 , 鼻 觸 生 受 生 起 ;鼻 觸 是 因 , 鼻 觸 生 受 是 果 。(4) 由 於 舌 觸 生 起 , 舌 觸 生 受 生 起 ;舌 觸 是 因 , 舌 觸 生 受 是 果 。(5) 由 於 身 觸 生 起 , 身 觸 生 受 生 起 ;身 觸 是 因 , 身 觸 生 受 是 果 。(6) 由 於 意 觸 生 起 , 意 觸 生 受 生 起 ;意 觸 是 因 , 意 觸 生 受 是 果 。意 觸Manosamphassoti bhavaïgasahajàto samphasso.320


CAPO XXXVH 464di sellanlaquallr'anni ed infermiccio, ebbe la testa recisaper aver fatto, nella tortura, la confessione di pensionie doni a lui pervenuti dalla Spagna e dalla Francia.II sangue di Zambra e di Rusca grida vendetta. Giornidi spavento e di cordoglio spuntano per la Rezia. Guai- al paese, dove il popolo in armi vuol farsi ragione diper sé stesso !CAPO XXXVIII.SPAVENTEVOLE ROVINA DI PIURO. — STIIAGE VALTELLINESE. >—GUERRA CIVILE NE' GRIGIONI.(Dal 1618 al 1631)A)le calamità che doveano in que' luoghi esser prodottedagli odj reciproci, precedettero calamità e catastrofidella natura.Nella valle di Chiavenna, cui i Grigioni reggevano colmezzo di luogotcnti, così come reggeano la Valtellina eBormio, sorgeva alle falde del Conto, con assai templi,palagi e giardini, il ricco borgo di Piuro, simigliarne abella città. Quivi fioriva l'industria, ed ogni anno i suoimercatanti facevano lavorare ventimila libbre di seta.Ma accadde che lì 4 settembre del 4618 dopo dirottepiogge di varj giorni, una porzione di terreno staccossidalla rupe del Conto e ricoperse alcuni vigneti. I pastoricorsero a darne l'avviso a que' di Piuro, e dissero : Lamontagna già da più anni ha larghi crepacci: sovente ilbestiame si vede fuggir via di là ruggendo. Vennero altri;e narrarono, le api de' circonvicini villaggi avere abbandonatoa sciami i loro alveari, ed esser cadute mortesul suolo. La gente di Piurp non badò agli ammonimenti.Fallosi notte il suolo risuona improvvisamente d'ogniintorno d'un cupo rumore. Poi succede silenzio di morte.Per due ore di tempo il fiume Maira rimane senza unagoccia d'acqua. La mattina seguente l'aere era straordinariamenteoffuscato da polve e da vapore. Il ricco borgodi Piuro e la terra di Cdano erano sepolti sotto le rovinalecime del Conto. La congerie delle rovine era altaScnOKKBil


462 ISTORIA DELLA SVIZZERAben cento piedi sovra le abitazioni dell'uomo, e a guisad'immensa tomba racchiudeva i cadaveri di duemila ecinquecento vittime.Il caso fu udito con orrore dalla limitrofa Valtellina.Ma la lagrimevole sorte de' vicini fu presto sepolta nell'oblio,perchè gli uomini già correano furibondi a ri- :bellarsi, e a vendicai- la morte del pio sacerdote Rusca.Il caso di Piuro fu udito con orrore per tutta la contradagrigione; ma in quell'esacerbamento delle fazionifu tosto dimenticato. Quivi gli attinenti alle persone condannalein Thusis gridavano vendetta contro le violenzedeiparlilo francese: quivi cattolici scalenavansi contro iRiformati accusandoli di procurare in quelle patrie montagnela distruzione dell'antica fede ; e gl' infelici esuliimploravano soccorso dai Confederali, da Casa d'Austria,dà Milano e dalla Spagna.Allora molte comunità della lega grigia, e que'diLugnelz in testa, rialzarono nuovamente la bandiera, emarciarono alla volta di Coirà a farsi giustizia da sé :ma contro di quelli s'armarono le genti dell'Engadina.del Pretligau ed altre del partilo francese. Com'essi tuttifuron venuti alle mani, e già vi avea de' morti, si frammisecon vigore il popolo d'altre comunità, costituì untribunale neutro in Coirà ; e questo temperava nel giugnodel -1619 le fiere sentenze di Thusis, e richiamavadall'esiglio i fratelli Pianta.Colai moderazione non valse allora che ad esacerbareda capo il popolo d'Engadina, Munsterthal e Davos. Essocorse di bel nuovo a Coirà a bandiere spiegate, e annullòle sentenze del tribunale. Indarno Tomaso di Schauensteinbarone d'Haldenslein accorse nell'accampamento,li sconsigliò con bei modi da ogni allo di violenza, epropose, che ad aver pace nel paese si dovesse escludereper venti o trentanni dagli officj i capi dei duepartiti, Pianta e Salis. La proposta non piacque ad uomodel mondo. Quell'armata moltitudine risolse di mandarefuor del territorio grigione gli ambasciatori delle potenzestraniere, siccome quelli da cui ogni malanno traevaorigine. Essa cacciò da Coirà i giudici, disperse le lorotruppe ch'erano trincerate presso Reiclienau, e stabili


CAPO XXXVIII.it>3una nuova corte di giustizia in Davos. Quivi le condannedi Thusis non solo furono confermate, ma anche raggravate,e i reduci esuli furono sbanditi un' altra volta.Anche quivi siccome in Thusis i ministri del cullo riformatoerano violenti »istigatori ad una fatale durezza.In seguito a tutto ciò gli esuli fratelli Rodolfo e PompeoPianta ricorsero all'arciduca d'Austria chiamandoload invadere con gente armata la loro patria. Essi medesimiarruolarono nelle vicinanze del fiume Adige soldatescain congedo; e il loro cugino Jacopo Robuslelliattese alla rivolta de' Valtellinesi, e raccolse nel milaneseuna gran ciurma sotto le sue insegne.Essendo oramai giunta a maturità la congiura pel massacrodi lull' i Riformali abitanti il paese di Valtellina.Jacopo Robuslelli insieme colla sua orda sanguinaria penetrònella valle la notte del 19 luglio 4620. Il borgodi Tirano, capoluogo della contrada, vien circondato.Quattro archibugiale danno il segnale. La strage cominciaa suon di squille. Di terra in terra i Riformati sono soprapresi,strangolati, fucilati, lapidati, e i loro cadaveriprecipitali nell'Adda. ISiuna pietà delle femmine, niuna deibambini, niuna de'vecchi. Agli uni furon recisi naso,guance ed orecchie: tratte ad altri le intestina: ad altririempile di polve le fauci della gola e messovi fuoco.Un beccajo diessi vanto d'aver tratto a morte diciotlopersone. Il teschio del curalo de'Riformali di Tirano fuimpalato e piantalo sul di lui pulpito. Niuna sacra cosarestò non profanata.Dopo una carnilìcina di più giorni Jacopo Robuslelliebbe la superiorità in Valtellina : Bormio gli si accostò,e sola Chiavenna rimase fedele a'Grigioni. Questi, discordifra loro, non si accordarono nemmeno dopo cotaliatrocità. Le comuni cattoliche della lega grigia, incitateda'loro ecclesiastici e da'capi della fazione spagnuola,ricusarono di spedir truppe contro i rivoltosi 'della Valtellina. Ma da assai comuni della lega caddeacdella decumana quasi 2,000 uomini, condoni da UlisseSalis figlio d'Ercole e da Giovanni Guler, valicaronol'alpe. Intanto che questi erano in marcia, i Pianta addusserodal Tirolo gente austriaca sollo il comando del


164 ISTORIA DELLA SVIZZERAgenerale Baldiron nella vallala grigione di Munster, eminacciarono di tenerla occupala sino a che eglino fosserorichiamali dall'esiguo. E di là da Chiavenna giunserotruppe milanesi in soccorso della Valtellina. Leschiere dei Grigioni, dopo aver occupata già mezza Valtellina,dovettero cedere a forze superiori, e aspettarel'ajuto chiesto ai Confederati.Ma, com'erano discordi i Grigioni, così erano pure iConfederati. Perciocché mandando Berna nella Rezia duemilauomini sotto il comando del colonnello Nicolao diMüllinen, i Cantoni cattolici sbarrarono la via presso MellinganelPAargovia. Il Miillinen per vie poco frequentatevenne a Zurigo, dove gli si aggiunse con mille uominiil colonnello Giacomo Steiner. Essi vollero attraversarela Marca; ma loro si fecero incontro in massa que' diSvitto. Per vie remote toccarono finalmente il suolo grigione.Di là, insieme colle milizie paesane, marciaronocontra Bormio e giunsero vittoriosi fino davanti a Tirano.Quivi l'undici settembre 1620 si combattè sanguinosamentecontro le truppe ispane e i ribelli vallcllinesi.Quivi cadde della morte degli eroi il prode Nicolò diMiillinen; e tutt'i capi bernesi, un solo eccettuato, cadderocol Miillinen sotto le mura di Tirano. Peri ancheFloriano Sprecher uno de'colonnelli grigioni, e con luimolli altri. Ma Tirano non fu espugnalo. E perchè l'esercitoprincipiava a difettare di polveri, piombo e micce,ripassala l'Alpe, ei fece ritorno ne'Grigioni.In questo mezzo tempo Pompeo Pianta sommosse tultala lega grigia; ed in ajuto di questa 4,500 uomini, mandalida'Cantoni cattolici sono la condotta del colonnelloGiancorrado Beroldingen d'Uri, trovavansi accampati pressola terra di Reichenau a due leghe da Coirà. Corse voce,volere la lega grigia divenire il \ A." Cantone della Confederazione,avere in sua proprietà esclusiva il baliaggiodi Valtellina, slaccarsi dalle altre due leghe. Il pensierodi una siffatta rottura accuorò gli uomini saggi, chescosserei, esorlarono il popolo alla riconciliazione, ottenneroche fossero richiamali gli ambasciatori esteri, eascollata la voce de'Federati. Ma l'ambasciatore francese,non appena ripose il pie'nel paese, che rinnovando


CAPO XXXVIII. 165le amiche pratiche, attese a procacciar partigiani allaFrancia. Il governatore spagnuolo in Milano inviò agentifurbi e carichi d'oro a guadagnare contro Francia iprincipali signori e le comunità: e il nunzio pontificiosuscitò le comuni cattoliche contro delle riformate. Ledeputazioni de' Confederati, in vece di ristorare la pace,agitarono le antiche controversie con tale agrezza, che,niun fruito ottenuto, alla fine lasciarono il paese, e lesoldatesche di Berna tennero lor dietro.Con ciò la discordia ed il furore crebbero vie più inquella contrada. Giorgio Jènatsch, già prete riformaloindi uomo di guerra, sorprese, con l'ajuto di alquantiseguaci, Pompeo Pianta in un castello, e trucidollo. Quindiraccolse le bandiere d'Engadina, Valtellina e valle di Munster,ridusse alle strette le schiere de'Cantoni cattolici,e (addi 21 aprile 1621) dopo un combattimento di selleore, cacciolle in fuga oltre i monti che mettono nel paesed'Uri. Insieme collo sconfino Beroldingen fuggiva l'abatedi Disenlisio, Sebastiano de' Castelberg, in preda ai rimorsiper la strage vallellincse. La lega grigia soprappresae doma, ebbe a cessare i suoi accordi con Milano.Allora lornossi a trattare colla Spagna e coli'Austriaper la restituzione della Valtellina. Ma ne Spagna nòAustria si davano gran frelta per ciò effettuare, che anzie l'una e l'altra amavano meglio serbar per esse loroValtellina, Bormio, Chiavenna, e per giunta l'inferioreEngadina; perciocché a loro importava, pel prestamentodi reciproco soccorso contro della Francia, aver sempremai tra il Tirolo e Milano dischiuse e libere le vie. Visiofinalmente che la cosa era tirata di soverchio per le lun-.ghe, il popolo di molte comunità corse disordinato allearmi, e marciò contro Bormio e Valtellina per farnecolla forza la ricuperazione; ma non valse, fu battutodagli Spagnuoli, e retrocedette con danno e vergogna.Questa malavventurata spedizione dei Grigioni, fallamentrechè i loro legali negoziavano tuttavia coll'arciducad'Austria, fu causa che questo desse nelle furie. « Voletela guerra? L'avrete ». Così diss'egli, e tulle avviavale sue schiere ad invadere il paese grigionc.


ItiliIsTOIMA DELLA SVIZZERACAPO XXXIX.I GRIGIONI SOGGIOGATI DAGLI AUSTRIACI.(Dal 1621 al 1650).In una giornata autunnale dell'anno \§


CAPO XXXIX. 467lelli tramutarono in pugnali, e le falci in lance di morte.Indi nella domenica delle palme del 1622, irrupperofuori delle foreste con grandissime grida, sorpresero laguarnigione ed accampamento austriaco, uccisero pressoa 400 uomini, fecero molti prigioni, e scacciarono glialtri lutti fuori del paese. Portansi con forza sulla cittàdi Majenfeld, e assediano i quivi rifugiatisi austriaci.Assediano in Coirà lo stesso Baldiron co'suoi spagnuolied austriaci. — Inanimiti per la vittoria de' valorosiPrettigavi, quei della lega delle dieci giurisdizioni sisollevarono, stando alla loro testa il guerriero RodolfoSalis, il landamano Pietro Guler di Davos, e TuringioEnderli di Majenfeld. Molli amici della libertà affrellaronsiin loro ajuto e dalle altre leghe e dalla Svizzera,e specialmente i coraggiosi Appenzellesi. Altri Svizzerimandarono denaro. Infine dopo molli vittoriosi combattimenti,il paese venne purgato da' nemici. — Smaccatodovette ritirarsi Baldiron.I Grigioni chiamarono i Confederati ad una Dieta. Mai Confederali, Ira di loro altercando disuniti, niun soccorsoporgevano. Il barbaro Baldiron, ritornò con novelleforze nel luglio del 4622. Egli passò le montagnecon 40,000 uomini. Vecchi, femmine, fanciulli vennerotrucidati dal furibondo inimico. Si pugnò al fondo dellevalli; si pugnò sovra delle nubi in su l'alpi le più elevale;ma la smisurata moltitudine dei nemici lutto superò.Per ultimo fu pugnato addì 5 settembre in Prelligaua Raschnals e sulla pianura di Acquasana. Malorchè, dopo difficile pugna, l'assottiglianlesi esercito deiGrigioni declinando cedea, resistettero ancora trenta uominidi Preltigau : essi non vollero sopravvivere alla caralibertà della patria, e immolaronsi a gloriosa morte. Agitandole clave precipitansi con abbassato capo ferocementeentro le file degli Austriaci, pugnano terribilmentenel folto della mischia, e cadono l'un presso l'altromorti da eroi e circondati da molti cadaveri nemici.Troppo tardi vennero in ajulo le bandiere di Coirà edella lega grigia. Quando videro da lungi le fiamme deivillaggi, ed il tutto perduto, mestamente se ne tornaronoindietro.


168 ISTORIA DELLA SVIZZERAOimè pei vinti! Solo qui ebbe principio il più dellamiseria. Quindi il saccheggio, l'esterminio, gli assassinamenti.H soldato trucidava tremanti vecchi; violava lefemmine; e Iorchè più nulla gli restava a predare, calavadalle torri le campane e le vendeva. Molte centinajad'infelici trasmigrarono ; molle cenlinaja perironodi fame o della peste ungarese.Le leghe caddea e grigia inviarono ambasciatori plenipotenziarjsupplichevoli all'arciduca d'Austria a Lindo.Anche i Confederati pieni di commiserazione si volserocolà ; ma l'arciduca era pertinace nel suo volere ;gli uomini delle dieci giurisdizioni dovettero rimaneresudditi ereditarj della di lui arciducale casa; e le altredue leghe, accordare per sempre il passaggio libero agliaustriaci e spagnuoli: i Confederati cattolici, ben contentiin lor cuore, scuotendosi le spalle e facendo deirimbrotti ai Grigioni, dicevano : « Noi v'abbiamo soventecosì avvertili ». Ma il borgomastro di Zurigo, GiovanniEnrico Holzhalb, disse : « Cari Federali, non coniate orasul nostro ajuto. Noi abbiamo abbastanza che fare a casanoslra. Noi vediamo bene essere la posizione vostra ruinosa.Il voslro signore Dio invierà col tempo un migliorerimedio. Pei- questa volta fate ciò che polcle, onde ilpaese non vada più oltre in malora ».Allorché i Grigioni si videro abbandonali dai Confederaticonsentirono a bere l'amaro calice. Le otto giurisdizionie l'Engadina inferiore vennero separate dallalega de' Rezj, e rese pienamente suddite dell' Austria.Massima ne era la calamità : la militare licenza, gli altidi violenza degli Austriaci, e il dilatantes! arbitrio delvescovo di Coirà non aveano fine veruno.Allora Iddio suscitò il re di Francia. Queslo conchiuse(1623) alleanza col Papa, con Venezia e Savoja; che eglinon sapea comportare che gli Austriaci ad ogni ora avesseroad avere libero il passo all' Italia di mezzo all'alpidei Grigioni, ed in Italia potentissimi addivenissero.Udito che ebbero l'imperatore di Vienna e il re diSpagna gli armamenti della Francia, accettarono istantaneamenteil progetto del Papa, che esso occupasse, etenesse in custodia la Valtellina, Chiavenna e Bormio


CAPO XXXLX. -169fintanto che fosse decisa la controversia fra i due monarchi.E ciò tantosto si effettuò.Il re di Francia però non contento a questo, mandò,passando per la Svizzera, le sue truppe nei Grigioni.Berna e Zurigo gli aprirono il passaggio. Tulli gli emigraligrigioni formavano l'avanguardia dell'esercito. Il guerrieroRodolfo Salis avevane il comando insieme col valorosocolonnello Giorgio Jenaisch e altri ancora. AncheZurigo mandò due squadre di combattenti sotto il colonnelloGaspare Schmid ; e lo stesso fece Berna sotlo ilvalente Nicolò Diesbach. Cosi pure vennero milizie dalVallese. Lorchè questi eserciti si avvicinarono, sollcvaronsiin gioja luti' i Grigioni all'arme. Le guarnigioni austriacheed i loro barbari duci furono dalle combinate forzecacciati dalle dicci giurisdizioni, e riconquistate le conteedi Chiavenna, Bormio e Valtellina.Dacché poi le dieci giurisdizioni venivano riunite collealtre leghe, i Rczj attendevano dal soccorrevole Francesedi ottenere ancora tutto il paese già a loro soggetto.Ma il francese comandante in capo marcheseCœuvrcs, diceva : « No certo : Valtellina, Chiavenna eBormio vi pagheranno annualmente un tributo di 23,000fiorini; del resto questo paese sceglierà egli slesso isuoi magistrali, e voi non manderete loro né podeslùné guarnigioni ».Questo incollerì i Grigioni, e molto più ancora, quandofatta la pace in Monzone nell'Aragona, (5 maggio 4626)tra i re di Francia e di Spagna, ratificarono questi,presso a poco, lutto ciò che avea detto il marchese diCœuvres. II trattalo di Monzone venne adempito. La soldatescastraniera sgombrò dai Grigioni, e per sicurezzaoccuparono la Valtellina i soldaii papalini. L'imperatoredi Germania, bene inteso colla Spagna, tacque irallanlosu lutto.Ma bentosto Spagna e Francia ruppero di nuovo laloro pace; e cominciando novella guerra in Italia, l'imperatorefece penetrare una forza di 40,000 uomini nelpaese de'Grigioni, e così all'impensata, che tornò impossibilequalsiasi difesa (1629). Una porzione di quest'esercitoportossi in Lombardia in soccorso degli Spu-


170 ISTORIA DELLA SVIZZERAgnuoli; il rimanente stelle in guardia dei Grigioni nellato occidentale del paese. La lega delle dieci giurisdizionitornò ancora una volta paese suddito dell'Austria :ed anche l'Engadina inferiore. A tutti i Grigioni l'imperatoredettò leggi colla spada.Sì grande era in questo tempo la miseria del popolo,che ogni speranza era svanita di giorni migliori. I passaggied accantonamenti d'eserciti stranieri si moltiplicavanosempre più ; granaj e stalle si votarono. I conladinierano forzati a fabhricar ripari per i soldati. Pestilenzialimorbi si propagarono, e ne perirono circa12,000 persone. Quindi venne il vescovo di Coirà, esigendoper colmo di miseria, che tutto ciò che da tempiimmemorabili era soggetto e tributario alla curia, dovesseora di nuovo ed in perpetuità de' tempi ritornaresuddito e tributario. — Non eravi più nò ragione nòpietà.CAPO XL.1 GRIGIONI SALVANO LA LORO LIBERTA'.(Dal 1C30 al 1610)Finché un popolo non perde il coraggio per la libertà,né la fiducia in sé slesso, egli non è ancora perduto.Iddio manda poi sempre un giorno di salvamento.Ciò esperimentarono gli uomini del paese de'Grigioni.Dacché il tulio soggiaceva a gravi tabulazioni, l'imperatoreconchiuse la pace coi Francesi a Cherasco in Italia(in giugno 4650), ove promise di levare dalle valli deiGrigioni le sue genti. L'imperatore era però in Allemagnaduramente angustiato dalla guerra, e il grande re diSvezia, Gustavo Adolfo, movea contro di lui co'suoiguerrieri.Tosto che gli Austriaci ebbero abbandonato i Grigionie fallo saltare in aria le trincee, tutto il popolo in giojagiurò novellamente l'antica alleanza per la libertà, emise 6,000 uomini sotto l'armi, al une difendessero iconfini della patria. Venne a Coirà in questo tempo il


CAPO XL. 171rinomato guerriero duca Enrico di Rohan, ambasciadoredel re di Francia presso i Confederali e i Grigioni; essilo fecero loro supremo comandante (463d) e gli diederoun gran potere. Egli era appunto tanto prudentequanto probo e valoroso signore, ed amava i liberi Grigioni.Egli forliOcò tutti gli stretti passaggi verso Germaniae il Tirolo, prese alcuni squadroni francesi persostegno del paese e pose il tutto nel migliore stato.— Come poi il di lui re era in pace cos'imperatore, nongli riusci ciò che i Grigioni desideravano, portarsi inValtellina con armata mano. In tal modo scorsero due otre anni.Siccome infine la Francia colla Svezia postossi control'Imperatore, ed una nuova guerra scoppiò, il re francesecomandò al duca di Rohan, che non dovesse più alungo indugiare, e troppo accondiscendere a'Grigioni.Rohan abboccossi segretamente coi Cantoni protestantidi Rema, Rasilea e Zurigo. D'accordo con essi guidòper le loro giurisdizioni una forte mano di truppe, congrandissimo sdegno de' Cantoni cattolici, e per le alpide' Grigioni penetrò nella Valtellina (4635): tutto il paesede' Grigioni risuonava d'arme. Con essi marciarono 6,000valorosi al conquisto de' paesi già sudditi. I colonnelli GiorgioJenaisch, Florin e Pietro Guler assoldarono per contodella Francia tre nuove squadre.Ora si combattè terribilmente e sanguinosamente conAustriaci e Spagnuoli nelle valli di Chiavenna, nella selvaggiaFreeltbal, presso Morbegno in Valtellina e vicinoa Mazzo nel paese di Rormio. Dovunque Rohan e l'audaceguerriero Jenaisch erano alla testa, e dovunque vittoriosi.Dopo terminala la conquista speravano i Grigioni da ungiorno all'altro di ricevere ancora il loro antico paesesoggetto; ma videsi che il re di Francia moveva dillicollà,e nelle principali cose volea comportarsi come trovasinel trattato di Monzone; il che suscitò un grandecorruccio ne'Rezi. Ma a fronte di loro la Francia erapotentissima, e però dovettero tacersi. Si negoziò moltoed invano. Il popolo era stanco degli acquartieramentide' soldati francesi, e non potea cangiare condizione. Di


172 ISTOniA DELLA SVIZZERAquanto Rohan promise, il più rimase inadempiuto; peròsenza di lui colpa. Poiché nulla egli poteva contro gliordini del suo re, il quale avca spedilo a Coirà l'ambasciatoreLanier, uomo superbo ed iracondo.Allorché una gran parte delle compagnie grigioni alsoldo di Francia minacciava di abbandonare il servizio,perchè non veniva puntualmente sborsata la paga, sclamòveemente Lanier: «Io voglio piantare la mia lancia inCoirà, e il mio piede sulla cervice de' sediziosi caporioni».Ma i Grigioni rientrarono in sé, e dissero — « L'Austriaci ha accalappiati, e la Francia ingannati. —Nonti fidare di straniera potenza».II 6 febbraio -1657, trentuno fra i più cospicui personaggidi tutti gli stati liberi convennero in Coirà nellacasa del borgomastro Giorgio Meyer, e giurarono di adoperarela persona ed i beni onde liberare dal giogo stranierola patria. Indi si sparsero nelle loro valli preparandonella più grande concordia lutto che era necessario.Il colonnello Jenatsch dovette in Innspruck negoziarecoll'Auslria pel nuovo ristabilimento dell'anticheamichevoli convenzioni; ma in pari tempo darsi a vederecol duca di Rohan come uno de' migliori amici ed andarcauto senza trascurarlo. In segreto sì armarono i Grigioni.In questo frattempo i Francesi avevano poche truppenel paese. A Luzieustcig stava ancora il Zurighese colonnelloGaspare Schmid. Ma i Grigioni aveano già speditoa Zurigo, affinchè gli venisse ingiunto, almeno dinon esser loro contrario.Il duca di Rohan ebbe notalo delle agitazioni e secretiarmamenti. Egli rafforzò le sue guarnigioni alle trinceedel Reno e della Laudquart. Ma venne a lui Jenaisch,e scaltramente parlando gli tolse ogni cura. All'improvvisolutto il popolo riunito irruppe dalle montagne. Jenatschalla tesla di sei patriottiche schiere strinse tuliointorno i Francesi alle trincee del Reno. Un allcmannovicino a Lindo moslrossi in intelligenza coi Grigioni, esul lago di Como slava minacciosa una mano di Spagnuoli.Rohan sorpreso da tulle le parli, dovelle acconsentirea tosto abbandonare col suo esercito i Grigioni e


CAPO XL. 173la Valtellina. E però chiamò a sé, con tutt'i Francesi, ilmaresciallo Lecques. Questi erano forti di 5,000 uomini.Per tal modo passando il Reno lasciarono il paese Grigionc.Amichevolmente separossi il duca di Rohan daicapi dei liberi stati; cosi pure il maresciallo Lecques. Maallorché questi nella partenza adocchiò il colonnello Jenatsch,sopraffatto dalla collera gli dirizzò un colpo dipistola sclamando: «Così separasi da un traditore»; mala polvere non prese fuoco. Due anni dopo morì Jenatschin Coirà mentre davasi bel tempo fra il banchetto e ladanza con altri colonnelli e capitani. Verso mezza notte(il dì 24 gennaro 4639) Rodolfo Pianta, figlio di Pompeo,portossi con altri congiurati nella sala da ballo, econ una palla trapassò al colonnello la guancia. Questidifendeasi con un candeliere; ma sei replicati colpi d'accettagli tolsero la vita. 11 cadavere venne deposto allacattedrale con onori militari. Così finì l'uomo che amò esalvò la patria, al quale scopo non avea sdegnato i rimedipiù vituperevoli. Rodolfo Pianta, di lui assassino,morì un anno dopo nell'Engadina di violenta morte inuna sommossa popolare.Dacché i Grigioni divennero liberi da straniera potenzae padroni de' loro paesi sudditi, si volsero supplichevoliai re di Spagna e di Francia perchè li mantenessero inpace ne'loro conquisti. A Milano (settembre 4639) funegoziato e conchiusa perpetua pace fra la Spagna e iGrigioni, in forza di che le signorie grigioni di Bormio,Valtellina e Chiavenna venivano pienamente ristabilite; macolla riserva che in queste prefetture avesse mai semprea dominar sola la Chiesa cattolica. Tale era pure lavolontà dei comuni cattolici del paese grigione.Coll'arciducale casa d'Austria si ristabilì poi amichevolevicinanza per mezzo del rinnovamento degli antichitrattati di Feldkirch (9 agosto d64i). L'Austria, per leguerre che riboccavano in Germania, era contenta dimantenere nell'Engadina e nelle leghe grigie le antichegiurisdizioni. Ma non trascorsero dieci anni che gli statidelle giurisdizioni grigie comperarono con molto denaroi diritti pertinenti all'arciducale casa. Questo fecero ancheje comuni dell'Engadina inferiore; cosicché l'Austria da,


174 ISTORIA DELLA SVIZZEÌUquel tempo in poi non conservò che alcuni piccoli dirittidi signoria sopra Rhäzüns e Tarasp.In questa maniera la lega delle dieci giurisdizioni divennelibera ed indipendente come l'altre due nella Ilezia.Capo-luogo della lega restò, come anticamente era,Davos, benché le restanti giurisdizioni, sollevale dal colonnelloPietro Guler, e da altri uomini di riguardo, avesserouna così violenta lite ricominciata, che, per impedireuna sventura, dovettero intromettersi Zurigo, Bernae Glarona. Per la decisione del segretario di Stato diZurigo Giovanni Enrico Waser serbò Davos la maggiorparte de' suoi onori,- il diritto di tenere la dieta, di conservareil gonfalone e i documenti de' Grigioni, di eleggereil gonfaloniere; tutte cose approvate dalle leghe.CAPO XLI.TORBIDI NELLA CONFEDERAZIONE DURANTE LA GUERRA DEITRENT'ANNI; E COME SI STABILÌ L'INDIPENDENZA DELLASVIZZERA, IN RIGUARDO ALL'IMPERO GERMANICO.(Dal 1640 al 1648)Le negoziazioni e la guerra dei Grigioni avevano cagionatomolte inquietudini alle città ed alle campagnesvizzere, dato molto a parlare nelle diete e nei consigli,e fatto spender d'assai in ambascerie ed in armamenti;ma non produssero alcuna insigne azione che utile fosseall'indipendenza e alla libertà della Rezia, o degna dell'anticarinomanza degli Svizzeri. E ciò a cagione dellediscordie dei cantoni Confederati, che minori non erandi quelle dei Grigioni. Se i cantoni riformati voleanoaiutar qualcheduno, i cattolici vi-si opponevano; se i cattolicivolevano agire, i riformati si mostravano contrari.Se quelli stavano per la Spagna e per l'Austria, questierano per Çrancia e Venezia. Gli uni" ricevean denari daquesto, gli altri da quello, e conchiudevano trattati e davansoldati sotto le bandiere de' potentati stranieri peiquali essi parteggiavano. Ciò arricchiva alcuni pochi nelpaese, impoveriva e rendeva orfane molte famiglie. •


CAPO XU. 175Nei baliaggi la cui dominazione era comune tra i cattolicied i riformati rioltavasi come pel passalo. Quantunqueper la pace di religione e pei trattati le due credenzegodessero di un'egual libertà; tuttavia i cattolici vierano molestati dai podestà riformati, come i riformatilo erano dai podestà cattolici. In Turgovia e nel Rhinthali cantoni dominanti erano in disputa, se negli affaridi religione la pluralità delle voci dovesse averforza come nelle cose profane. Per accrescere la discordiavi si immischiarono come al solito i signori ecclesiastici. Ilvescovo di Basilea, sostenuto dall'imperatore sinché questifu vittorioso in Allemagna, richiedea, sì dalla città di Mühlhausenche da quella di Basilea, la restituzione di tutt'i benidel suo vescovado, già da lungo tempo perduti. L'abate diS. Gallo pretendeva in Thurgovia e nel Rhinthal la restituzionedi diritti maggiori di quelli che giustamentegli si potessero accordare. L'abate di Einsideln sostenevacontro Svino, poter tassar gli abitanti delle foreste. L'abatedi Fischingen volea erigere nella chiesa riformaladi Lustorf un altare cattolico. E ciascuno di questi padroniecclesiastici trovava il suo alleato e il suo nemico,e gli Svizzeri furono più d'una volta per isfoderare laspada fratricida contro gli Svizzeri; né li trattenne cheil timore di straniere potenze.Regnava in quel tempo in Allemagna una lunga e terribileguerra. Aveva essa cominciato in Boemia l'anno 1648;stesasi quindi in tutta la Germania tra i cattolici e i protestanti,avea alla fine .tirato nella comune rovina la Svezia,l'Italia, la Spagna, l'Ungheria e la Francia. Cominciataper motivi di religione, si continuava per la conquistadi paesi e di scettri. Ed ora i Veneziani e i Francesi,ora gli Spagnuoli e gli Austriaci contrastavano perottenere il passaggio pei Grigioni, e per avere il soccorsodella Confederazione.-Gli eserciti delle potenze belligeranti, se di battagliain battaglia s'inseguivano sul suolo germanico», finivanocol combattere entro i confini degli Svizzeri. Questi peròcol sentimento della loro divisione e debolezza, non voleanoaggiugnere a tutt'i mali che già sopportavano lavista delle spade straniere nelle loro valli, e sostennero


J 76ISTORIA DELLA SVIZZERAquindi prudentemente la neutralità e l'inviolabilità delterritorio svizzero, riguardo alle contese estranee. Matanta era la disunione, che sovente impediva ad essi lagiusta difesa del loro territorio, e di quello dei loro alleati.Trovandosi in pericolo Mühlhausen per le scorrerie deglieserciti svedesi e imperiali, Zurigo e Berna inviaronotruppe a sua difesa nell'anno 4632. Ma quando i Bernesivollero passare per l'èremo di Soletta, la forza chelo guardava impedì il passaggio, e fece suonare a martello.Il podestà Filippo Roll di Bechburg, Orso Brunnerdi Falkenslein e il capitano Sury, circondarono i Bernesi,fecero fuoco, assalirono a colpi di sciabola, ucciseromolti e li disarmarono tutti. A dir vero dovette dappoiSoletta pagare una grossa ammenda, e molti dei caporionifurono condannati a morte, altri all'esiglio; l'odioperò e la diffidenza non si acquietarono.Un'altra fiata il generale svedese Horn, per sorprenderela città austriaca di Costanza, essendo passato perquella di Stein nell'Aargovia, appartenente a Zurigo, gliSvizzeri cattolici, rimproverarono i riformati, quasi favoreggiasserogli Svedesi a danno dell'imperatore. Uri, Svitto,Untervaldo e Zug posero in cammino tremila uominia sostegno di Costanza; ma tosto armò pur Zurigo e minacciòdi unirsi agli Svedesi, se i cattolici svizzeri avesserovoluto far causa comune coli' Austria; e non si ristabilìla pace che a gran pena.E come gli Svedesi violarono il territorio svizzeropresso Stein, gl'Imperiali poco dopo il fecero presso aSciaffusa. Troppo tardi e debolmente, e mal soccorsi gliabitanti di Sciaffusa presero le armi, e vennero dalla Turgoviaalcune truppe zurigane. Parecchi villaggi furonosaccheggiati o bruciati dalla soldatesca. I forti abitatoridella campagna si batterono furiosamente contro i rubatoti,e molti ne uccisero, mentre i reggitori di Sciaffusaspaventati scambiavano lettere col generale austriaco.Gli eserciti austriaci e le bande indisciplinate entraronoparimente sul territorio di Basilea devastando e rubando,e ridevansi a buon patto dei deboli sforzi deiConfederati. Né potendo questi difendere il proprio territorio,erano tanto meno in istato di far rispettar quello


CAPO XU. 477dei cantoni alleati. La città imperiale di Nothweil nellaSvevia, loro alleata, fu da essi interamente abbandonata,perchè avea ricevuto presidio austriaco contro gliSvedesi. E quando il trattato di neutralità pel ducatodell'Alta Borgogna;, e con ciò il diritto ereditario chel'Austria vi avea, era violato ora dai Francesi, ora dagli Svedesi,gli Svizzeri invece d'opporre la spada all'armi nemichenon vi opponevano che supplichevoli inviali edumili lettere. Fecero lo slesso quando il duca Bernardodi "Weimar si quartiere cogli Svedesi nel vescovado diBasilea, e vi si fermò quanto gli piacque ad onta di tuttele rimostranze, e ne estenuò i miseri abitatori.Ben si parlò sovente nelle Diete: doversi per la santainviolabilità del suolo elvetico, mettere alle frontiere unesercito permanente, e difendere I'onor della patria collaspada non colla carta. Ma i cantoni dell'interno diceano:dovere i cantoni di confine pensare a sé slessi: altri,le spese di un esercito essere troppo grandi. Ciascunoesigeva sacrificj dai cantoni confederati senza volérnefare egli slesso. Non più battea il cuore degli antichiSvizzeri generosi. Vi s'immischiarono gli ambasciatoridelle potenze straniere, come sogliono fare, ora suppliichevoli, ora parteggiando; e nelle cose stesse le più giusteo le più piccole, gli Svizzeri non ebbero sempre ilcoraggio di mostrar la fronte all' orgoglio degl' inviatistranieri. Una volta l'ambasciatore francese passando perMellinga piccola città sulla Reuss, la gente del suo seguitovenne a rissa coi cittadini a cagione della gabella,per modo che questi presero le armi e chiusero le porte.Per soddisfare all'orgoglio dell'ambasciatore non bastòche la Dieta inviasse il sindaco, lo scrivano e il douanièrea Soletta a chiedere ginocchioni perdono all'in^viato, e restituendo i dodici Bals che avevano presi: essadovette ritenere i colpevoli nelle prigioni di Baden, finchéil forestiero fosse placato.Molti cantoni, ridotti da queste querele, disordini edarmamenti ad un estremo bisogno di denaro, decretaronogabelle ed imposizioni. Ma allorché nel 4644 il consirglio di Berna stabili doversi pagare una lira sopra mille,senza dire per quanto tempo dovesse durare l'imposta,SCHOKKEli


178 ISTORIA DELLA SVIZZERAgli abitanti del conlado, (emendo che la lassa dovesseesser perpetua, alzarono la voce. Neil' Aargovia e nelrEmmenllial ogni fatica fu vana a distruggere la diffidenzainsorta. Il consiglio di Berna adottò provvisioni dirigore, e fece imprigionare alcuni dei principali che siquerelavano dell' imposta. Una simile condotta cagionòneir Emmenthal tale sollevamento, che la città di Bernasj pose in difesa, e inviò truppe a Thun, a Burgdorf eda Lenzborgo. I malcontenti tennero pubblico consiglio aLangnau. Tuttavia colla dolcezza fu la sollevazione sedatadogi' inviali della Dieta. Il tributo fu pagalo, e Berna simostrò generosa e promise l'abolizione di tutti gli abusidi cui il popolo si era querelato.Poco dopo (nell'anno IG io) nacquero simili sommossenel Cantone di Zurigo a cagione di un'imposta prediale.Prudentemente, colla dolcezza e coll'islruzione, seppe ilConsiglio calmare i malcontenti per modo che si condusseroa domandar perdono della loro disobbedienza.Solo in Knonau e in \Vadenschwyl rimasero ostinati minacciandouna resistenza armala, e andando tumultuosamentecontro i magistrati e le autorità. Furono perciòquelle comunità occupale dalla truppa e disarmate ; uomini,donne e fanciulli, circondati da soldati, dovetteroa ginocchio dimandar grazia. Sede caporioni ed autoridella rivolta furono decapitali. Wadenschwyl pagò un'ammendadi 26,165 fiorini; Knonau una di 12.170. Talifurono i frutti di questa rivolta.La Svizzera era inondala a quel tempo da vagabondistranieri, a cagione delle guerre continue dell'Italia, dellaFrancia e della Germania. I vagabondi e i disertori sollevavanoi contadini contro l'autorità sia per renderselialleili, sia per tirar vantaggio nella rivolta. La gente sfaccendalae vagabonda era tale e lanta, che nell'anno 1639in Isvillo se ne videro più di cento in un sol giorno, enel contado di Baden se ne annoverarono seimila trecentosettanta. Essi turbavano la sicurezza del paese, a tal chesi dovette impiegare un estremo rigore. In Bremgartennel corso di un solo anno furono condannali a morteduecento trentasei malfattori; dopo d'allora i vagabondiebbero paura e disparirono interamente.


•>... CAPO XU. 170Tuttavia più che la spaila della giustizia giovò allaSvizzera la pace, cui dopo una guerra di trentun annoconchiusero le grandi potenze d'Europa. Allorché negoziavasiquesta pace in Weslfalia, a Münster e a Osnabrück,gli Svizzeri vi mandarono per ambasciatore il borgomastrodi Basilea Giovanni Rodolfo Wettslein. Questimaneggiò gli affari svizzeri da uomo esperto e risoluto.E siccome in Germania voleasi tuttora tenere gli Svizzericome dipendenti dall'imperio, e la camera imperialepronunziò sentenze contro gli Svizzeri, invece di citarliai tribunali del proprio loro paese; il borgomastro Weitstemdichiarò la ferma risoluzione de' Confederati di mantenerela indipendenza dall'imperio germanico.Per questa protesta fu dall' imperatore, dai re, e daiprincipi, nel trattalo di Weslfalia, riconosciuta e stabilitail 14 ottobre del 1648 l'indipendenza e la sovranità dellaSvizzera.CAPO XLII.SOLLEVAMENTO DE' CONTADINI DI LUCERNA, BERNA, SOLETTAE BASILEA, E DANNI CHE NE DERIVANO.(Dal 1648 al 1655)Riuscì molto gradito ai superiori delle città e dellecampagne che l'imperatore nelle sue lettere non li chiamassepiù : amali e fedeli alleali noslri e dell' impero;ma invece li dicesse: strenui, forti, onorali e singolarmentecari; e gli Svizzeri avrebbero potuto chiamarsiun popolo veramente felice, se fossero stali d'accordotra di loro ; ma l'odio di religione tra i cattolici e i riformalinon avea posa; e a questo malanno un altro se•ne aggiunse.Dominava in più cantoni un gran malcontento negliabitami della campagna che in molte contrade vi eranoancora servi, o per lo meno portavano gli antichi pesidella servitù. Veggcndo essi come il popolo di Uri r Svitto,Untervaldo vivea talmente di sé padrone, che non sopportavaalcuna legge od autorità che non si. fosse data


180 ISTORIA DELLA SVIZZERAda sé, né pagava alcuna tassa o gabella che da sé stessonon si fosse imposta, molto li accorava il vedere comeessi erano all'opposto servi e sudditi delle città, senzasperanza di riscatto; che si prcndea da loro beni, tasse,gabelle senza interrogarli, e che s'imponeva» loro leggie doveri senza aver riguardo ai loro desiderj. E più ancoraaffiiggevali il dover ubbidire servilmente a podestàavari o ad orgogliosi governatori, l'essere per piccolifalli battuti, maltrattati, o imprigionali, o dalle ammendearbitrarie, ridoni alla mendicità. Poco giovavano le lagnanzecontro le autorità e i nobili; che anzi soventeaccrescevano il male, poiché i parenti del podestà sedeanoordinariamente nel governo. Che anzi Io scrivanoil sotto-podestà, l'usciere stesso, poiché erano della città,credevano potere impunemente tormentare i contadinise non n'erano in tutto obbediti. Tuttavia, perchè il malenon era in ogni luogo grande del pari, e perchè vi eranopure alcuni buoni governatori delle campagne, la tranquillitàsi conservò ancora per molto tempo.Ma allorché nell'agosto del -1652, Berna, per metteremiglior ordine nel sistema monetario, proibì la piccolamoneta degli altri cantoni, e ribassò della metà il valoredei proprj bals, il popolo ne fu mal contento; giacchéchi credea aver dieci, non trovò avere che cinque, e inciò il povero soffriva ben più del ricco. I contadini siattnipparono nei villaggi, e ciascuno aggiugneva alle lagnanzecomuni le sue proprie ; chi aveva a querelarsidei podestà, chi dell'usciere: l'uno contro la privativache il governo facea del sale, l'altro della polvere, chidel dazio di uscita, chi della tirannia delle arti, chi dellaviolazione degli antichi diritti. E quanto più favellavasi,tanto più si scaldavano gli animi.Nello stesso tempo il governo di Lucerna abbassò delpari il valore de'suoi balz. Le comunità di Entlibuchinviarono deputati alla città, pregando o di rimettere lamoneta nell'antico valore, o di prendere, in vece di denarole produzioni del paese; ma essi furono ricevutisimalamente, che ritornaronsi pieni di tristezza alle lorcase. Ciò pose il popolo in furore, e furon cacciati condanno e vergogna gli esattori. Dietro a questo il giù-


CAPO XU!. 481dice Zuiliker, accompagnato dai signori laici ed ecclesiastici,andò in Enllibuch per far intendere la ragioneai più vecchi ; ma da tutti i villaggi uscirono genti armaledi lance e di mazze con bandiera bianca alla loi'testa, indi tre giovani che davan di fiato a tre corni alpini;poi i capi del paese, e dietro di essi tre altri nell'anticovestilo svizzero, rappresentanti i tre eroi delGrulli; in fine lutto l'esercito forte di mille quattrocentouomini. In tal modo la truppa entrò nel villaggio dovesi trovavano gl' inviali della città, e levò rumore e gridacontro il ribasso della moneta, contro la gabella pressoWollhausen; contro Pinteresse del denaro troppo alto:contro le ammende del podestà, contro l'arbitrio dellemisure e simili; furon fatte sentire parole ingiuriose eminaccevoli. Gl'inviati, non polendo ottener nulla collebuone, ritornarono alla città. I conladini tennero raunanze,posero guardie, visitarono i viaggiatori, e invitaronoi vicini sudditi bernesi a far causa con loro; edi dieci distretti del contado stipularono in "Wollhausenuna lega, confermandola con giuramento.Essendo le cose divenute si gravi, i sei cantoni cattolicimandarono inviali quai mediatori ; ma quando questiin Willisau si trovarono coi deputati delle dieci comunità,che presentarono loro ventisette punti di lagnanzastesi in iscritto, i contadini ragunali incominciarono afar tumulto, fecero prigionieri gì' inviali, li guardarono,occuparono le strade principali che conducono alla città,e minacciarono di sorprendere Lucerna ; ma in tuttafretta quattrocento uomini uscirono dai piccoli cantoni apigliar la difesa della città. Zurigo e Berna fecero armamenti.I contadini delle dieci podesterie vedendo taicose si perdettero d'animo, posero di nuovo in libertàgl'inviati, e li pregarono di essere mediatori. E ciò feceroessi con un compromesso in modo equo e moderalo: dovere il Governo conservare la sovranità, ed isudditi parimente i loro diritti : la lassa sulle misure doversipagare egualmente in tutto il paese: il podestà diWillisau non potersi eleggere che tra i suoi cittadini :non potersi spedire da Enllibuch a Lucerna che per leeause al disopra dei cento fiorini : essere sciolta l'al-


182 ISTORIA DELLA SVIZZERAleatiza delle dieci comunità conchiusa in Wollhausen :non polersi più in avvenire stabilire simili leghe sotto gravipene, tuttavia non doversi esigere per le spese cagionateda quel sollevamento alcuna ammenda sulle comunità.Mentre si credeva sedata ogni cosa, si sollevò la lempestanel cantone di Berna da Thun fino alla città diBrugg. Volendo il governo inviare i contadini di questo(•untone contro quelli di Lucerna, eglino risposero di comuneaccordo: «no, noi non vogliamo andare contro inostri fratelli, noi ahbiamo egual motivo di lagnarsi confessi.» Era tumulto, grida e disordine in ogni villaggio.Nessuno volea ubbidire, ognuno volea comandare. Lesole città di Thun, Aarborgo, Zofinga, Aarau, Brugg eLcnzborgo rimasero tranquille; e in generale gli ecclesiasticidel contado furono fedeli all'autorità.Berna si rivolse tosto ai Confederati per soccorso ondeestinguere la rivolta. Sciafi'usa, Basilea, Mühlhausen mandaronotosto soldati, ma Zurigo e Lucerna opinarono peruna mediazione. A ciò piegossi pure alla fine il governodi Berna. Ma prima di potersi accordare, le truppe diSciaffusa entrarono nel cantone presso Brugg, e quelledi Basilea e di Mulhausen presso Aarau. Un tal procedereirritò il popolo in Aarau e si sollevò in massa (18marzo 1555) lutto il contado di Lenzhorgo. A questavista quei di Sciaffusa si ritirarono, e i soldati di Basileae di Mulhausen piegarono sulla riva sinistra dcll'Aarnei distretti di Biberstein e di Schenkenberg. Il sollevamentosi slese quindi fino nel Soleltesc, per modo chei soldati di Basilea e di Mühlhausen dovettero del pariretrocedere alle lor case. In Arlisbach si unirono in armi icontadini di Soletta e di Aarau, e le truppe di Basileae di Mühlhausen ritirandosi passarono Ira di quelli cometra due muri.Allora il tumulto crebbe a dismisura. I contadini tenneroragunanza a Langenthal, assediarono il castello delpodestà, mandarono deputati al governo di Berna, e sirivolsero pure segretamente all'ambasciatore francese LaBarde, per soccorso straniero. Questo .passo danneggiòla lor causa; l'ambasciatore rivelò le lor mire, e moltepersone eque si staccarono da loro per aver essi invo^cato gli stranieri.


CAPO XLÌI. I 83In queslo mentre si mostrarono in Berna gl'inviatidei sei cantoni riformati, per comporre pacificamente lecontese tra l'autorità e i sudditi. Vi vennero pure gl'incaricatidelle comunità. Il commercio del sale rimase algoverno, ed ai sudditi il diritto di comperarlo ove volessero:si abrogò l'imposizione d'uscita e l'obbligo d'entrarein una tribù. I balz rimasero nel valore abbassalo;ma i capitali e gl'interessi fossero pagati alvalore clic il denaro avea nel 1G13; non potessero esigersii capitali assicurali, ebe pagavano l'interesse puntualmente,prima di sci anni; la mercede degli uscieridel governo fosse sminuita. Accomodate tutte queste edaltre contese in una maniera si equa, i deputati dellecomunità domandarono ginocchioni perdono al consiglioili Berna, e il tutto parve terminalo così.Ma nuovamente mossero lagnanze i conladini di Lucernaquerelandosi della sentenza già pronunziata, pcrcbèdichiarava colpevole la loro lega di Wollhausen ; einviarono messi ai sudditi degli altri cantoni, suggerendonon volessero più rimanere schiavi delle città, ma libericome gli abitanti de' piccoli cantoni. In Aargovia e in Emmenthaltrovarono il popolo d'accordo con loro, e-lagnatesidei proprj deputali, perchè in Berna aveano aginocchio dimandalo perdono e accettalo il compromesso.Anche nei cantoni di Soletta e di Basilea molli conladinisi sollevarono per far causa comune con quei diLucerna, Emmenthal ed Aargovia. Tennero essi in Sumiswalduna raguuanza, ed elessero Nicola Leuenbcrger,del contado di Schónholz, a capo e magistrato dei confederalide'quattro cantoni Lucerna, Berna, Soletta e Basilea.Essi decretarono e statuirono dovesse il popolo rispellarei diritti dell'autorità, e l'autorità quei del popolo;nessun suddito potesse armare contro l'autorità; ma sequesta inviasse truppe, si dovesse colla forza scacciarle.Essi invitarono per iscritto i sudditi di tutta la Confederazionead un'assemblea in Mulwyl, ove si tratterebbedei diritti e della libertà di ciascuno, e come ogni Svizzerodovesse esser libero. Tali cose non piacquero aisignori cittadini, e un momento decisivo pareva approssimarsi.


184 ISTORIA DELLA SVIZZERANel modo stesso in cui ne'tempi antichi i conti e ibaroni si liberarono dall'imperatore, ed acquistarono unasovranità ereditaria nei loro distretti, o come dappoi lecittà più grandi della Svizzera, favorite dalla fortuna edalle circostanze, si riscattarono dalla sovranità dei contie dei baroni, e se ne liberarono colla forza dell'armi;in pari modo voleano ora i contadini sudditi rintuzzarela potenza delle città e divenir liberi; ma i loro sforzierano mal calcolati.Imperciocché quelle turbe tumultuarie di popolo noi»si condussero all'opera né colla pia rettitudine e collastretta unione che mostrarono gli antichi eroi di "Waldstätlen,né colla prudenza e colla forza assennata cheadoperarono le città. Essi non erano che gente rozza eignorante, senza esperienza d'affari politici, mal educatinelle scuole, diffidenti tra di loro, ciascuno pensante piùal proprio vantaggio che all'utile comune. Essi davan piùretta a gridatori tumultuosi che al consiglio degl'intelligenti; tutti voleano comandare, nessuno ubbidire. Perciòmoslravansi disuniti tra di loro e pronti ad ogni eccesso.Malmenavano tutti quelli che non erano del loro parere,minacciando la morte ad alcuni e mulilandone altri.Intanto che le città armavano per sedare i rivoltosi,intrapresero con essi negoziazioni per guadagnar tempo.Più sinceramente si condussero Berna e la dieta di Badencoi conladini. Si stabilirono e si tennero ragunanzecogli inviati dei ribelli; ma con turbe tumultuanti, ovel'uno conlraddiva l'altro, e che ogni giorno cambiavanodi pensiero, non potea ridursi a termine cosa veruna.Tornata vana ogni cura per sedare la rivoluzione, Zurigocapo-luogo invitò tutta la Confederazione ad armarsi(maggio 4653). Berna unì le truppe del Vodese,le quali per la diversità della lingua erano rimaste estraneealla querela dei sudditi allemani, e nominò a conduttoreSigismondo d'Erlach. Esso ebbe circa dieci milauomini. Vennero cinque mila uomini dai cantoni cattolici,condotti dal capitano Zweyer; il reslo dei Confederati,in numero di ottomila, erano capitanati dal generaleWerlmüller di Zurigo. Gli abitanti liberi dei piccolicantoni si tennero uniti alle città e difesero la lor causa


CAPO XU!. 485contro il popolo, parte per amore di rettitudine, parteper vicinanza amichevole, parte perchè essi pure avevanodei sudditi. I loro soldati guardarono Lucerna.Ma anche i rivoltali presero le armi ed occuparonole chiuse presso Gumminen verso il Vodese, e pressoWindisch e Mellinga verso Zurigo. Essi assaltarono Aarhorgoe Aarau, Zoflnga e Lenzborgo, ma senza buon successo,non avendo né artiglieria né altri attrezzi militari,uè disciplina né capi sperimentati.Tosto che Leuenberger, il capitano dei contadini alleali,Schybi e Ulrico Galli e gli altri capi della rivoltavidero la gravità della cosa, cercarono, parte coli'audacia,parte con nuove negoziazioni, di assicurare la loropericolosa impresa. Leuenberger, accampato a una legalungi da Berna, presso Offermundigen dove le sue turberubavano e saccheggiavano, scrisse nuovamente proponendoun accordo. Il consiglio della città, per impedirel'effusione del sangue, inviò deputali ai rivoltosi, accondiscesein molte cose, anche al' pagamento di cinquantamila lire; non però come indenizzazione per ispese diguerra, ma come soccorso pei poveri. I commessarj deisollevati sottoscrissero l'accomodamento da loro altra fialarigettalo, e promisero ubbidienza e fedeltà. Ma appena ritornalinel loro campo, il tulio fu annientalo : perchè,essendo in cammino le truppe confederale, i rivoltali nonvollero sciogliersi, finché quelle non ritornassero nei lorocantoni.Werlmùller e Zweyer passarono intanto col loro esercitoriunito il monte Heiler, avvicinandosi a Mellinga.Avendo Leuenberger desiderala una nuova conferenza,gliela accordarono. Ma Lauenberger, il quale avea purescritto al consiglio di Berna querelandosi dell'avvicinarsidell'esercito confederato, quantunque i suoi contadini assediasserotuttavia le città in Aargovia, quando vide adun tratto le sue forze crescere, per una leva in massa,a ventimila uomini, non temè più nulla, e pensò che laspada dovesse decidere la conlesa. Trallanlo gli assaltidei rivoltosi contro Mellinga e Zofinga riuscirono a vuoto;il che scoraggiolli del tutto. Inviarono di nuovo deputalial consiglio di guerra dei Confederati per ottenere


-ISOISTOMA DELLA SVIZZERAmoderale condizioni; ma il consiglio rispose: non ispettoreai contadini il prescrivere le condizioni: consegnasseroil loro atto di lega, se ne andassero alle lor case,e i loro capi attendessero la sentenza delle autorità: quesloessere 1* unico mezzo d'ottenere la pace.Gl'inviati del popolo di Berna, Basilea e Soletta, spaventati,giurarono le dette condizioni. Non così quei diLucerna. Essi scusaronsi con dire, non aver autorità sufficiente.Per tal modo le bande dei rivoltosi si sciolsero.Wertmüller si avanzò : da altro lato il capitano Erlachsi avvicinò per Berna e Wangen a Langhenthal.Cammin facendo disperdeva egli una turba di duemilacontadini. In un vicino campo trovava una vedetta di seiuomini armati di alabarde. Essi lo assicuravano, i rivoltatiesser tutti dispersi; ma accostandosi egli col suo seguitoal villaggio, si fece fuoco sopra di lui. Veggendoegli le scbiere dei rivoltali padrone del vicin bosco, lefece investire da tre parli opposte.Ora si die principio ad una pugna disperala. I ribelliperdenti difesero a passo a passo la lor ritirala nel villaggio.Mentre una porzione delle case era preda dellefiamme, essi combattevano nell'altra, e poscia dietro imuri della chiesa; finalmente fuggirono disperdendosinelle foreste.Presso Langenlbal i duci Erlach e Wertmüller unironole loro schiere. Ogni sollevamento all' intorno sitacque. Werlmüller che volea veder conchiusa la pace,stata già promessa ai rivoltosi dal consiglio di guerra inMellinga, rimproverò al capitano bernese il massacro. Maudito come era andata la cosa, fu convinto, il trattatodi Mellingen non aver valore che per l'Aargovia inferiore;in quanto ai distretti al di sopra di Aarborgo, Bernaritener la facoltà di trattarli secondo il diritto della guerra.In tulli i villaggi regnava ora, in luogo dell' alterigiae delle grida rivoltose, un silenzio di morie, pentimentoe terrore. Si disarmava la popolazione : si incarceravanoi capi. In Zoflìnga si ragunò il consiglio di guerra deiConfederali. Colà fu condotto Schiby dall' Entlibuch, edecapitato. Leuenberger nascosto nella propria casa, Tutradito da un suo vicino e compagno, e condono nelle


CAPO XL!!.rarceri di Berna; quivi fu giustizialo e il cruento suocapo affisso alla forca coll'allo della lega dei ribelli. Lamedesima sorte toccò al suo segretario Brosmcr. Ulricodalli fu appiccato. In Basilea sette canuti vecchi furonocondotti a morie come partecipi della rivolta. Nello stessomodo molti altri, parte furono condannali al patibolo.[»arie al bando, ed un gran numero ad ammende pecuniarie.Le comunità liberi', furono condannate a pagaiediecimila fiorini : gli abitanti della contea di Lenzborgo(distretto dell'Aargovia), ventimila: e quei di Soletta, trentamila:altri pagarono altre somme. I capi ch'erano fuggili,furono dall' imperatore Ferdinando III posti al bando(li tulio l'impero. I rivoltali del cantone di Lucerna, veggeudoin Mellinga la loro causa separala da quella deglialtri, avevano conchiuso un accomodamento col lorogoverno. Uri, Svillo, Untervaldo e Zug, pronunziaronogiudicio in Stanz, come mediatori, tra l'autorità e i sudditi.Quei soli dell'Entlibuch si opposero alla sentenza;perchè in Lucerna slessa vi erano molli cittadini che tenevanodalla lor parie, e speravano nella città slessa uncambiamento di governo. Ma questi cittadini furono- traditied imprigionati; e i sudditi d'Entlibuch ridotti all'obbedienzadalla forza delle truppe colà inviate.Tale fu l'esito della rivolta; ciò che vien intrapresocontro le leggi fallisce per mancanza di leggi. Per lungotempo conlèsero poscia i cantoni tra di loro per le spese«Iella guerra ; Berna in particolare con Zurigo, Solettacon Berna, finché su di ciò pure si accomodarono inuna dieta federale, ove si stabilì: in avvenire i cantoniche daranno aiuto agli altri in caso di bisogno, dovranlolare a proprie spese.CAPO XLIII.GUERIU DI RELIGIONE. — BATTAGLIA DI WILLMER-GIIEN. — LA PESTILENZA.(Dal 1(i5tì al 1690)Appena fu calmala la querela per le spese della guerra,ne insorse un'altra peggiore. Essa venne dall'odioanticristiano eh' era Ira i riformati ed i cattolici. Gli e


-188 ISTORIA DELLA SVIZZERAclesiastici delle due parti, in vece di spegnere il fuocoinfernale della discordia, Io rattizzavano sempre più coiloro discorsi. Senza di che tra i governi non mancavanogià contese; soprattutto ne'baliaggi comuni, dove ciascunovoleva aver ragione, ciascuno primeggiare. Niunosi fidava di un altro, e l'uno dell'altro sospettava. I cattolicidicevano: « Ecco, i Bernesi e i Zurigani fortificanole loro città non senza un fine, e si collegano coli' 0-landa e coli' Inghilterra. Tutto ciò è ai nostri danni ».Dicevano i riformali: « Ecco, i cattolici riconfermano lalega di san Carlo Borromeo, rinnovano le alleanze collaSavoja e col vescovato di Basilea, e non senza scopo simostrano tanto amici al re di Spagna. Questo tende aldetrimento di nostra religione ».A quel tempo avvenne, che sci famiglie della terra diArth nel cantone di Svillo, perchè erano della religioneriformata, dovettero fuggire. In Arth la loro vita non eraben sicura. Adunque, nel 1655 si recarono piangendo esupplicando avanti al consiglio di Zurigo, e lo pregaronod'intercedere presso il loro governo, per ottenere la liberazionede' loro averi. Il consiglio di Zurigo pieno dicompassione, scrisse a Svitto, pregando fosse concessa lalibera uscita dei beni di quei perseguitati. Ma Svitto ricusò,e pretese di più la consegna di coloro che avevanoemigrato. Avendo allora i cantoni riformali invocaloil diritto federale, que' di Svilto dissero: « Nel nostropaese noi non siamo tenuti a render conto che a Dio edalla nostra coscienza ». E confiscarono i beni de' fuggitivi,ne gettarono i parenti ( ancor essi della religioneriformata ) nelle carceri e nelle catene, li misero allatortura, e ne dannarono alcuni a morte.Veduto riuscire indarno nelle diete le istanze e lamediazione de' cantoni neutrali, Zurigo die' di piglio allearmi. Fecero bentosto lo stesso Svilto e gli altri stalicattolici. I Zurigani assistili da que'di Miilhauscn e diSciaffusa, si mostrarono in campagna in numero di 10,000;presero tutta la Thurgovia ed assediarono Rapperschwyl.Ma i cattolici erano forti in questa citlà ed occupavanoil monte Albis, Bremgarlen, Mellinga, Bade e il monteBriinich, dal lato di Berna. I Bernesi collocarono truppe


CAPO XL!!!. 189a difesa del proprio territorio di contro a Friburgo, Solettaed Unterwald; poi con quaranta bandiere marciaronosopra Lenzborgo a soccorrere i Zurigani.Ma nelle truppe dei riformati non v' era disciplina.Bruciando e predando dappertutto ove esse giungevano,rovinarono il convento di Rhenau, saccheggiarono villaggie chiese, e rapirono il bestiame.Tra i Bernesi era sì poco d'ordine, che accampavanone' dintorni di "Willmerga senza curarsi del nemico, senzaspedire attorno esploratori, senza nemmeno aver sufficientimunizioni per la grossa artiglieria. E sebbene alcuniArgoviani, scoperto l'inimico presso il villaggio diWohlen, avessero retroceduto e dato l'allarme, pure nonsi badò a ciò, perchè alquanti giovani gentiluomini diBerna usciti fuori a cavallo, erano ritornati affermandonon esservi alcun pericolo. Ma in realtà più di quattromilaLuccrnesi slavano appiattali dentro un bosco sull'alturadi Wohlen. Il loro colonnello Pfyffer li condussetantosto fuori: e dall'alto di un angusto sentiere, dovestavano nascosti a mezzo il corpo, drizzarono improvvisamentei loro colpi contro i Bernesi. Erano circa le duepomeridiane del 44 gennajo -1656. I Bernesi furono sorpresida tal confusione e spavento, che a pena poteronoordinarsi. Difettando essi di polvere e palle, fecerodue sole scariche, poi fuggirono tulli. Accorsero bene inloro ajulo dieci nuove bandiere; ma anche queste furonostrascinate nella fuga. Durante il combattimentoaveva il colonnello Pfyffer avuto da Lucerna una lettera,che l'avvisava essere le cose per terminarsi all' amichevole,e dava ordine di non venire a battaglia; ma egliindovinandone il contenuto, la ripose senz'aprirla, ed inseguivai Bernesi fuggiaschi, dei quali un gran numerone fu trucidato. A'Bernesi furono morii quasi ottocentouomini, presi undici pezzi di grossa artiglieria. Ne' vignetidei due lati della strada vi erano parecchie schieredi Berna; ma esse, non avendo ordini stettero a vederla sconfina e la fuga de' loro alla volta di Lenzborgo, enon si mossero. Al contrario le milizie Aargoviane, vistoil massacro de' Bernesi, divennero furibonde e volleromarciare e rinnovar la 'battaglia; ma il consiglio di


'100 IsTOniA DELLA SVIZZERA-guerra bernese il vietò, ed ebbe la più gran pena a rallenereil loro impeto. I vincitori, dopo passali tre giorniin tripudio sul campo ritornarono con grosso bottino allecase loro; e. poche settimane dopo si conchiuse tregua epace. Perciocché; i piccoli cantoni soffrendo carestia diviftovaglie, e Lucerna non potendo meglio che Berna confidarenel popolo sempre irrequieto, a tutti importavadi finir tosto la guerra. Questa non avea durato più chenove settimane, pure costava già più di 440,000 fioriniai soli Zurigani. Il trattato di pace rimise lutti gli affarinelP antica condizione. In quanto alle cose di religioneed alla libera andata da uno stato nell' altro, silasciò a ciaschedun cantone la facoltà di statuire nel rispettivodominio a proprio beneplacito.Pel cattivo stato della disciplina militare de' riformati,avrebbero forse potuto i cattolici avvantaggiar maggiormente,se fra loro stessi la bisogna fessesi trovata in condizionemigliore. Ogni colpa dal non avere conseguito dipiù, essi la gittarono addosso al colonnello Zwaycr diEvenbach, landamano di Uri, accusandolo di avere avutopratiche con que'di Zurigo e di Berna, e impedito l'inseguimentode' nemici volti in fuga presso l'Etzel e il dissipamentodi coloro che assediavano Rappcrschwyl. Unfrate di Einsicdlen giunse ben anco ad affermare, che izurigani avevano mandalo al colonnello i,400 ducati entroun cappone. Tutto ciò riprodusse dinanzi alle dieteaspra disputa e lite che non ebbe mai soluzione.Allora ci fu pace nel paese, ma gli animi si conservavanoavversi. Ciò appariva dappertutto, e massimamentenelle comuni podesterie. Quivi ciò ch'era molestoad uno svizzero, era gradevole ad un altro : quindi il sudditosi regolava col suo anticristiano fanatismo, siccomevedeva fare al sovrano. Poco mancò che la guerra nonfosse ricominciata ad ogni momento.• Un lucernese che aveva fatto reclute pel servigio militaredi Spagna, attraversava la Thurgovia con 45 diquesti assoldali. Nel giorno della Pentecoste del 4C64 costorogiunsero per sentieri solitari nel villaggio di Lipperswyl,entrarono colle nude sciabole in mano in quellachiesa riformata, e menarono disordine e tumulto. Una


CAPO Xml. 491donna mettendo grida di spavento, fugge nella terra diWigoldinga e implora aiuto. I terrazzani si mettono ihvia, piombano sui mercenari della Spagna, ne ammazzanocinque, feriscono alcuni e pigliano degli altri. Tal fattorimise in arme i cantoni riformati e i cattolici, gli unicontro gli altri. Le cinque repubbliche cattoliche occuparonoimmantinente Kaiserstuhl, Mellinga e Bremgarten.Si convocarono diete e si negozio. I cantoni cattolici nonfurono potuti placare che col sangue. Due uomini di Wigoldingaebbero, per sentenza della pluralità dei cantonidominatori della Turgovia, la morte il 5 settembre 1665,essendo stata vana l'intercessione di Zurigo a loro pro.Quando poi la comune di "Wigoldinga ebbe a pagare lespese del lungo processo, in tutte le chiese del cantonedi Zurigo si fece colletta per sovvenirla.Subilo dopo queste faccende corse voce, che il re diFrancia intendeva fare di Huninga, luogo vicinissimo aBasilea, una formidabile fortezza che fosse a lui di difesa,a noi di dispetto. Gli Svizzeri solleciti, mandarono nel4679 un'ambasciata al re in Parigi. Essendo stati inutilii loro sforzi per- impedire la costruzione, nacque turbamentonel paese e particolarmente in Basilea. In questacittà il piccolo consiglio aveva acquistato in pregiudiziodella repubblica eccessivo potere nella legislazione. Orail rumor popolare tacciava parecchi membri di quello diessere stali compri dall'oro francese. Adunatesi le tribù,vennero in luce abusi di più sorta. Consiglieri e femmine,che s'erano immischiati nelle elezioni, furono severamentepuniti. Il consiglio non zittiva, perchè vedeva icittadini prender le armi. Correndo l'anno 1691 giugnevanodeputazioni de' Confederati al fine di conciliare i litigi. Vifu mollo da esporre intorno a'parlili, a'tumulti ed alleviolenze. E allorché finalmente i mediatori d'accordo colledeputazioni del governo e de' cittadini, ebbero regolato idiritti (dcl grande, consiglio e del piccolo, e accuratamentedeterminato quanto appartiene all'amministrazione delpaese e della giustizia, ed al conferimento delle cariche;e la più parie dei cittadini avevano di buona voglia giuralodi serbare la quiete, ecco che venne questa turbaladì bel nuovo nel modo il più sanguinoso. Perciocché


192 ISTORIA DELLA SVIZZERAquando Giovanni Fazio, uno degli oratori della cittadinanza,accusato di aver fatto più cose senza ordine esaputa de'6UOÌ committenti, fu chiuso nella torre delReno, una truppa di gente armata (gl'individui di essaper segno di raccozzamento portavano fasce bianche attornoall'un braccio) venne nella notte del 23 settembre-1691 a chiedere la liberazione del prigioniero. Battèil tamburro "d'allarme: i fedeli alle autorità saltarono su:cittadini si armarono contro cittadini. Due partigiani diFazio caddero colpiti da palle, e quasi cinquant'allri furonoincarcerati la seguente mattina. A difesa dell'ordineuomini armali percorsero la città. Dura giustizia cominciossicontro gli autori della sedizione. Giovanni Fazio,Giovanni Müller e Corrado Mosè furono decapitati, altridannati alle galere, altri banditi, altri multati.Così a'dissidj religiosi ed ecclesiastici si accoppiavanoora qua, ora là cittadine fazioni e dispute, come se laSvizzera, benché non più minacciata da potenze forestiere,non dovesse mai aver pace. Tutti questi avvenimentiapportarono rammarico e desolazione in più case. Pergiunta alla generale miseria venne pure una pestilenza,che si riconosceva a bulloni contagiosi crescenti al bassoventre, e che rapì molta genie sopraltutlo nella città diBasilea e nell'Aargovia. La stagione correva malsana, e ilverno antecedente era quasi sempre stato caldo. Vermivelenosi-e bruchi coprivano alberi, erbe e fruiti: mai piùs'era vista così gran copia di topi d'acqua e di campagna.Ciò durò finché l'anno giunse al termine, e comparveun rigido inverno.CAPO XL1V.SOLLEVAMENTO DE' TOGGHENBORGHESI CONTRO L' ABATE DI SANGALLO IN DIFESA DI LORO ANTICHE LIBERTA'. — CONSE­GUENZE DI UN TAL FATTO.(Dal 1700 al 1712)Gli antichi Svizzeri divennero e si conservarono indipendentidalle potenze straniere, finché né per vanità,uè per egoismo, essi né amarono queste, uè di queste


CAPO XLIY. 493ebbono paura. Essi furono dai popoli della terra avuti insommo pregio, finché seppero apprezzare più della vita isanti loro diritti. Ma quando tra gli Svizzeri per seted'oro e per viltà, prese la politica a soverchiare la ragione:quando si fece uso comune il vendere carne esangue agli stranieri pel servizio militare: quando i magistratisi lasciarono legare da catene d'oro e da fascecavalleresche de'principi: allora cominciò l'irreparabilerovina della patria. Allora fu visto lo Svizzero hassarsidavanti i forestieri per tenersi alto davanti i concittadini,anteporre il proprio Cantone alla Confederazione intierae la propria famiglia a lutto il Cantone, essere grandenelle piccole cose, piccolo nelle grandi, ambire alle caricheper cupidigia d'oro, per oro mettere all'incanto ibaliaggi o darli in dote. Allora gli Svizzeri si dicevanoancora liberi, ma la massima parte di essi erano miserisudditi, e fruivano diritti inferiori a quelli delle gentiserve ai re. Allora la forza e la furberia furon poste inopera contro le poche ancore rimanenti franchigie delpopolo, affinchè la potenza dei signori divenisse illimitata.Ciò fu in particolare fatto soffrire al popolo del Togghcnborgo.Qui le comuni avevano altre volte, mercègli antichi conti del paese, goduto di grandi privilegi;nominavano i giudici ai maggiori e minori tribunali: partecipavanode' prodotti delle ammende ed altre entrate ;ed in assemblee generali e particolari concorrevano all'amministrazionedelle pubbliche fortune, ed all'autorità militare.Niano che fosse nato nel paese poteva essere creatoloro bailo. Ma nel 4468, avendo l'abate di San Gallocomperati per 14,500 fiorini renani da un sig. di Razoni diritti che questi aveva acquistati sur paese come porzionedell' eredità degli antichi conti di Togghenborgo,aspirò anche alle franchigie ch'egli aveva garantito solennementeal popolo. E come i Togghenborghesi finodal 4436 avevano, per difesa decloro diritti, conchiusoun trattato con Svitto e Glarona; cosi l'abate, a sostenimentodelle proprie ragioni^ un simile ne stipulò coimedesimi stati. Era la sua abazia alleata colla Confede»razione, e pure egli era principe dell 3 imperio gerraani-SCHOKKBtz


194 ISTORIA DELLA SVIZZERAco: seppe egli mai sempre far tornare 1' una e 1' altracircostanza a suo pro e ingrandimento. Secondo che volevanoi suoi interessi, egli parteggiava contro l'imperatorein qualità dì collegato cogli Svizzeri: o parteggiavacontro gli svizzeri, siccome principe* dell'imperio efeudatario. Con tal politica ci prosperò lunga pezza.Egli cominciò a mettere in dubbio la libertà de'Togghenborghesi,e nel 1510 ardì ben anco di chiamarlisuoi servi, acciocché eglino si avvezzassero a venir cositrattati. Alla fine poi manomise apertamente le libertàdel popolo togghenborghese, e un tal suo operare dioluogo a più quistioni innanzi agli stati proleggitori-, maquesti erano sempre favorevoli all'abate. Così egli guadagnòprimieramente nel 1539, che da tutt'i tribunalidel paese vi fosse appello alla sua sedia; poi nel -1540si appropriò la facoltà di organizzare da sé i tribunali,di tenere per sé i beni confiscati ai delinquenti, di nominarea bailo un forestiere, e di amministrare a suocapriccio i beni delle chiese e prebende; e oltre a tuttociòconseguì successivamente di dare egli il curalo alleparrocchie, di nominare gli scrivani ed i cursori, e diconferire la cittadinanza. Finalmente giunse a proibire alpopolo le assemblee generali ed ogni altra adunanza, enel 1654 recossi in propria mano tutto il maneggio dellemilitari bisogne. Così essendo le cose, potè l'Abate farquello che ben gli pareva, approvare sforzati arruolamentipel servigio militare all' estero, dare tutti gl' impieghi aisuoi favoriti, permettere che i magistrati e i monasteri, aforza d'artifizi e di soprusi, ottenessero i migliori fondi,e che le pubbliche ammende salissero a somme sterminate;in somma riputare sé stesso padrone assoluto delTogghenborgo. Così uno di questi abati, Leodegario Burghiser,ordinò a' Togghenborghesi di costruire e mantenerea proprie loro spese una nuova strada attraversol'Humelwald. Quando una deputazione del popolo gli ebbeesposto, ciò essere pe' Togghenborghesi un peso più oppressivoche non fossero gli obbligati servigi d'un tempo,servigi da' quali s'erano già riscattati ben due volte,esso, il tiranno, condannò i deputati ad una multa di1540 risdalleri, gli costrinse ad una pubblica ritrattazione,e pronunziò contr' essi /' interdetto civile.


CAPO fXLlV. 195Fu allora che, correndo il 1701, i travagliati Togghenborghesiandarono a querelarsi a Glarona e Svilto. Glaronasi prese a cuore la necessità di quella gente infelice:Svitto medesimo, benché i Togghenborghesi professasserola religione riformata, in generale assemblea sclamò :« Fossero i Togghenborghesi anco turchi e pagani, ei sono» nostri alleali ; e noi dobbiamo assisterli ». Di che scontentor Abate portò doglianze appo tuli' i cantoni confederati,ed invocò il patto federativo. Adunque furono perpiù anni di seguito tenute molte diete. Zurigo e Lucerna,che pure avevano alleanza difensiva con l'Abate,s'immischiarono nella trista contesa. Non pochi eranopropensi a Togghenborghesi veggendone pericolante lareligione riformata: non pochi altri erano divenuti avversiall'Abate, perchè questi aveva testé conchiuso alleanzaanche colla Casa d'Austria, e considerava la conteadel Togghenborgo come fosse un feudo imperiale. Piùdurava la conlesa, più cresceva, siccome suole accadere,Io scompiglio delle cose. Finalmente anche l'antico odiodi religione v' inspirò il suo veleno. Vedea Svitto nonmeno che gli altri stati cattolici, come le repubbliche diZurigo e di Berna, mosse principalmente da spirito disetta, proteggessero i Togghenborghesi e incoraggiasserlia tener fermo ne'loro riclami; perciò divenne propizioall' abate di San Gallo e affermò : « Le nuove ragioni,le lettere ed i sigilli dell'Abate valgono più degli antichidiritti del popolo, e senza permesso di Svitto e diGlarona nessun nuovo culto deve introdursi nel Togghenborgo». Ma non si sgomentarono Berna e Zurigo, e iTogghenborghesi continuarono a difendere le loro franchigie.Arrivò intanto un ambasciatore imperiale arrecandouna lettera del suo padrone con la quale significavasi,l'imperatore comporrebbe esso le quislioni, stante chela contea del Togghenborgo era incontrastabilmente feudodell' imperio fino da remotissimi tempi. Ma Zurigo eBerna rispondevano, il Togghenborgo giacere dentro ilimiti della Confederazione, e l'Abate di San Gallo avergià da più anni riconosciuto essi cantoni in qualità diarbitri. I Bernesi ed i Zurigani erano pure aizzali control'Imperatore dagli ambasciatori d'Olanda, di Prussiae d'Inghilterra.


-i OC» ISTORIA DELLA SVIZZERAli litigio (rovavasi ognora più esteso, e nel Togghenborgo,a bello studio seminandovi l'abate di San Gallola discordia tra gli abitanti cattolici e que' riformati, vierano già tumulti e uccisioni. Allora un sapiente cittadinozurigano, per nome Nabholz, sforzossi di ripristinarecol proprio consiglio l'ordine e la calma. I suoisforzi però furono infruttuosi, perchè l'abate tenne durosu tulli i punti del minaccialo suo despotismo, e i Togghenborghesinon ne volendo più sapere, ricusavano obbedienzaal tiranno e ne cacciavano fuori dalle castellagli oflìciali, i vicari e i soldati. Allora l'abate occupò contruppe i ponli, le vie ed i sentieri dell' antico territoriodi S. Gallo.I Togghenborgbesi presero le armi. In Lucerna lo scolielloGiirler, caldissimo amico dell'abate, chiamava i Cantonicattolici a reprimere i sollevali del Togghenborgo.Al contrario in Berna lo scollelto Willadin eccitava i Cantoniriformali a correre senza indugio alle armi controi cattolici, a terminare col ferro una contesa che -duravada dodici anni : dipendere da ciò gli antichi diritti delpopolo logghenborghese e la sicurezza della chiesa riformata.I Togghenborghesi, visto che Zurigo e Berna eranoper loro, e che un magistrato di nome Bodmer, venivada Zurigo con quasi 3,000 uomini in loro soccorso, addì12 aprile 4712, dichiararono la guerra all'abate. Nabholzfin qui amico IOFO e consigliere, ne divenne pure il capitano.Egli bandì leva in massa, e col ferro difendè inguerra quelle genti sì lealmente, come già con la pennain pace. I conventi ed i castelli dell'abate furono occupati;ma a questo venne fatto di poter introdurre nellacittà di Wyl sedici battaglioni di fanteria. Intanto le soldateschezurigane devastavano e saccheggiavano senzaritegno il territorio di S. Gallo.A quest'ora Lucerna, Uri, Svitto, Untervaldo e Zugdiedero anch'essi di piglio alle armi, fecero guardare ipropri confini, marciarono a'danni del Togghenborgo, es'impadronirono della contea di Baden. Il nunzio partivaa loro 261)00 talleri »lei tesoro papale. Per loro si facevanoin Roma pubbliche preci ai santi. I preti distri-;


CAPO XLIV. 197buivano ai .soldati palle benedette e filatene. Allora Bernatrasse dall'erario 40,000 talleri per allestire un esercitodi 15,000 uomini. Questo cuoprì le frontiere all'intornoe nella conica di Lenzborgo di contro a Baden ed aibaliaggi-liberi. Una schiera di Bernesi, giovata dal fuocodi -12 pezzi d'artiglieria, passò l'Aar e si congiunse coll'esercitozurigano. Questo s'era già rendulo padrone ditutta la Thurgovia. I Vallesani erano in marcia per soccorrerei Cantoni cattolici. Così non vi aveva in queltempo che guerra e rumori di guerra.Nelle circostanze onde ora si favella, Glarona, Solettae il vescovo di Costanza si attennero alla neutralità. Basileae Friburgo compiangevano questa civil guerra diSvizzeri contro Svizzeri, e ancora una volta si adopraronoper un amichevole accomodamento; ma sempre indarno.L'abate sangallese, scampati gli oggetti preziosi inLindau, recossi a Rorschach e chiese aiuto alla città diS. Gallo, ali'Appenzello ed a Glarona; ma non n'ebbealtro che proteste di neutralità. Dal canto suo l'imperatoreche a quei giorni si trovava a Presborgo nell'Ungheria,ordinò alla Svevia di aiutare l'abate.CAPO XLV.GUERRA DEL TOGCIIENBORGO. — ALTRA BATTAGLIA DIWlLLMERGA. PACE DI AARAU.(Dal 1712 al 1718).Già i Zurigani ed i Bernesi eransi accampali, in numerodi diecimila, avanti la piccola città di Wyl perassediarvi la guarnigione dell'abate di San Gallo. A costorosi congiunse Nabholz con duemila Togghenborghcsi,poi una schiera di Thurgoviani. Bombe e palle infuocalefurono scagliale, dentro la città: campagne e ville furonodevastale. Conlultociò le genti dell'abate, sotto il colonnelloFelber, si difendeano bravamente e facevano sanguinosesortile. Ma avendo i Thurgoviani abbandonalo glialtri assedianli, da cui erano tenuti in vii conto, Felbercorse predando fuori della città. I suoi soldati insolcn-


108 ISTORIA DELLA SVIZZERAI irono sì barbaramenle, che trucidarono due uomini inermi,e recisero mani e piedi ad una femmina. Allora pertutta la Thurgovia sollevassi contro una tale ferità ilgrido della vendetta, e un'altra fiala accorse furibonda laleva generale. Vi si vedevano frammiste le donne ed i ragazzi.Furono commesse contro i cattolici quelle stessecrudeltà che questi avevano fatto soffrire a' riformati.Qui Nabholz diceva ai capitani di Berna e Zurigo:« Invadiamo le terre dell'abate, alle quali appartengono» molti de' soldati che difendono la città. Quando questi» vedranno da lungi fumare le loro case e ville, si stac-» cheranno dagli altri, e la città si troverà infiacchita ».In fallo Nabholz piombò con mille uomini sull'antico territoriodell'abate. Quegli tra gli assediali che vedevanoin lontanane andar in fiamme le proprie case, uscironodi città e torsero a difender i loro beni. La città diWyl si trovò in balìa della discordia e dello spavento, esi arrese ben presto. Le truppe dell'abate si sbandaronobestemmiando il loro comandante Felber il quale, minacciatonella vila, ebbe mestieri della protezione de' vincitoriper poter riparare ad un luogo da lui creduto sicuro.Ma scoperto dall'arrabbiata moltitudine, fu trascinatofuori di un presbiterio, in cui aveva cercalo rifugio,fu posto sovra un ronzino e condotto tra gli urli e gl'insulti,sino al ponte del fiume Sitter, e quivi con quattrocolpi di schioppo venne ucciso. Né contenti a questo,fecero in brani il cadavere e lo gettarono nel fiume.Intanto il prode Nabholz aveva penetrato nell'anticodominio dell'abate sangallese. Quivi gli si arrendevano iterrazzani di Gossau, che furibondi trucidarono il propriocapitano. Due giorni prima avevano essi disfallo milleTogghenborghesi, ch'erano venuti per ardere e predare,e che nella fuga strangolarono dentro una stalla un inermecurato cattolico. Le bandiere di Zurigo e Berna attraversaronovittoriose tulta la Thurgovia fino alla cittàdi San Gallo. Fu posta gucrnigione dentro l'abazia diSan Gallo ed in Rorschach. L'aliate, ripieno il cuore d»spavento, se n'era già fuggito colle sue ricchezze, allavolta di Augusta.1 Togghenborghesi, vedendo prosperare le cose loro,


CAPO XL?. -199fecero morire le persone suddite all'abazia, dalle qualierano slati traditi: rigettarono del tutto ogni signoria dell'abatesopra di loro; annullarono anche l'alleanza conGlarona e Svilto: e alle genti di Gaster, Utznach e Gamse ad altre, dissero : « Fondiamo tult'insieme uno statolibero, e costituiamoci eguali ai liberi cantoni della Confederazione». Eglino in fatti composero una nuova costituzionestatuale, e recaronla ad Aarau, dove i cantonitenevano dieta. Ma il parlare dei Togghenborghesi dispiacevaa' signori di Zurigo e di Berna, che que' signóriavrebbero voluto quel popolo innanzi suddito che liberoconfederato. Di più Nabholz, quell'ardente favoreggiatoredella causa logghenborghese, ricusò, malgrado l'offerta dimolt'oro, di secondare i voti del popolo.In questo frattempo avevano traghettato il fiume Aarduemila Bernesi e raggiunto tremila Zurigani comandalidal generale Gio. Gaspare Wertmüller. Ora costoro siavviarono attraverso il monte Hassen alla conquista dellacontea di Baden, diedero la caccia alle disperse bande deicattolici, e si avanzarono sotto Mellinga. Dal canto oppostovennero dalla signoria di Lenzborgo sette migliajadi Bernesi. Allora i presidj cattolici rifuggironsi in Baden.Mellinga fu presa senza combattimento. Tutte leterre della signoria badense, come anco Bremgarten, dovetteroprestare omaggio al vincitore. Bimaneva la cittadelladi Baden, e si marciò alla di lei conquista. Il Wertmüllerprese posto accanto i vigneti del monte Lägher,e stava in aspello dell'arrivo de' Bernesi. Questi per assaltarBaden dalla parte opposta avevano preso un allungamentodi via rasente la Beuss. Contro le truppe diWertmüller facevano intanto gli assediati un fuoco micidialedal convento de' cappuccini e dall'alta rocca. I Zuriganiriscontravano con quaranta cannoni e mortai. Illempio, il campanile, molle case furono estremamentedanneggiati, ed il parapetto del castello cadde con fragorelungo le rupi. Qui comparivano dal lato de' gravaibagni, di fronte al castello, anche i Bernesi con venticannoni, obizzi e mortai. A ciò gli assediati erano presida paure, e il dì 34 maggio 4742 si arrendevano a durecondizioni. Il presidio che aveva per comandante un Crivellid'Uri, se ne partì disarmato.


200 ISTORIA DELLA SVIZZERAInteso che tali progressi facevansi da Zurigo e Berna,e di più che il Rhinthal aveva dovuto giurare obbedienzaa que' due stati, dei cattolici s'impadronì il furore, ladiscordia e Io scompiglio. Chi voleva la guerra, chi lapace. Gli ambasciatori d'Austria e di Francia esibivanosoccorsi: il papa mandava danaro: Friborgo, Soletta, ilVallese ed i cattolici delle prefetture comuni prendevaaole armi. Ma viceversa quegli stali protestanti che fino aquel momento eransi tenuti quieti, bruciavano di vogliad'armarsi, e quanti erano riformali nei comuni baliaggi,tutti si apprestavano a soccorrere Zurigo e Berna. A taleepoca presso a cencinquanlamila Svizzeri trovavansi armatigli uni contro gli altri per venire a sanguinosa battaglia.In niun tempo aveva la Confederazione conialosollo le bandiere altrettanti soldati a danno di nemiciforestieri. Ma però l'un ferro tenne l'altro nella guaina.Francia ed Austria fecero ben esse marciare alcune lorotruppe verso i confini; ma Inghilterra, Olanda e Prussiada altre bande le tennero in freno.Mentre i deputali de'cantoni rilrovavansi in Aarautrattando della pace, il bailo e cavaliere Ackermann diUntervaldo, si avanzò con cinquemila uomini contro leschiere bernesi accampate presso il ponte di Sins. Il parrocodel villaggio di questo nome d'intelligenza coll'Ackermann,e per islornare gli officiali superiori dell'esercitobernese dallo stare all'erta, dava loro un lauto pranzo.Essi furono sorpresi: molli soccombettero, e gli altripoterono a mala pena salvarsi. Il colonnello Meunier diBerna, dopo avere alla testa di dugenlo uomini combattutofieramente, prima nel cimilerio, poi nella chiesa,dovette arrendersi cattivo. Se l'Ackermann non avessedispiegato eroico ardimento, i prigioni sarebbouo stalimassacrati un dopo l'altro da quei sitibondi di sangueSvittesi, Unlervaldesi e Zughesi.Soldatesche di Svino erano penetrate anche da un altrolato, di contro al lago di Zurigo; ma quivi si trovaronoalle prese col vigilante Wertmüller, condottiero de' Zurigani.Dopo un combattere di sette ore, gli Sviltesi, lasciandodugento dei loro sul campo, mostrarono le spalleal nemico. Indosso a'morti di Svitlo furon trovale cedolebenedette con ciffre e promesse di sicura vittoria.


CAPO XLV. 201Il cavaliere Àckermann convocava da ogni banda icattolici attorno a lui, e formava un' oste grossa di dodicimilauomini e più. Egli marciò; corse il paese e recossinelle vicinanze di Wohlen e Willmerga, dove eranoi Bernesi in numero di ottomila. Qui, nel sito stesso incui i Bernesi avevano già ricevuto una sanguinosa sconfinadai cattolici, qui doveva un' altra fiata il ferro svizzerolignere il terreno di sangue svizzero. Era il di 25 luglio1712. I Bernesi avevano scello favorevole posizione. Iltuonare dell'artiglieria diede principio alla pugna. Si combattèper sei lunghe ore. Finalmente i Bernesi portaronoil disordine e il terrore nelle truppe cattoliche,penetrarono in quelle file e le misero in fuga. Più diduemila cattolici coprirono il suolo co' loro cadaveri.In seguito a questi fatti, avendo i Togghenborghesiconquistalo Ulznach e Gasler, essendosi la citlà di Rapperswyldala a' Zurigani, e da tulle le parti irrompendoi vincitori nel territorio cattolico, si scoraggiarono i cattolicie implorarono la pace.I cantoni di lacerna ed Uri, già sette giorni avantila battaglia di Willmerga, avevano sottoscritto un trattalodi pace, nella dieta di Àarau. Ma i contadini dellucernese, messi su in nome di Dio e della santa religionedal nunzio del papa e da preti e frati, avevano ricusatola pace, e s'erano mossi contro la città per costringereÜ governo a continuare la guerra, e di là sen'erano iti a Willmerga contro i Bernesi. Quivi avevanotrovato il proprio eslerminio. Nondimeno anche dopo labattaglia di Willmerga sollevaronsi contro il proprio governolucernese quasi duemila uomini di Willisau, i qualieziandio furono ridotti al dovere dai Bernesi ed ebbonoa sborsare grosse somme per le spese della guerra. IBernesi erano a quel tempo divenuti eccellenti nelle armie in ogni parto della disciplina militare.Finalmente addì 9 ed 11 agosto 1712 fu giurala lapace generale in Aarau a grande avvantaggio de'vincitori.J cinque cantoni cattolici dovettero non solo cederea Zurigo e a Berna i diritti che avevano, sopra Baden,Rapperswyl e i Bassi-Baliaggi liberi, ma inoltre ricevereBerna a parte della signoria sulla Thurgovia e sul


202 ISTORIA DELLA SVIZZERARhinthal, paesi ne' quali d'allora in poi le due credenzereligiose hanno avuto eguale autorità. Glarona mantennei suoi diritti allato ai nuovi di Zurigo e Berna.Ma il raumigliato abate Leodegario di San Gallo rifiutòquesta pace, e ostinalo se ne stelle fuor del paese finou che venne a morte. Intanto Zurigo e Berna tenevanooccupato il di lui territorio. Ma il successore, abate Giosefo,avendo accettalo la pace, ricuperò il dominio. Glistessi Togghenborghesi gli furono tuttavia assoggettati;ma però con maggiore libertà e diritti, e solto la garanziadi Zurigo e Berna. Oramai il papa e il suonunzio soli ricusavano la pace di Aarau, ed anzi la dichiaravanoinvalida. Ma gli Elvczj riconciliati se ne curavanopoco; e quando il popolo di alcuni luoghi del Lucernesefu sollevato un'altra volta dagli ecclesiastici, feceil Governo venire in città un presidio, e chiese al sommopontefice contribuzioni de' conventi pel pagamento dellaloro porzione di spese per la guerra, e il richiamo delnunzio Caraccioli, riputato autore di tutto il male avvenuto.Gli stali cattolici sentirono ancor lunga pezza ledeplorabili conseguenze della passata guerra, per laquale avevano fatto spese enormi. Svillo dovè metter fuoriuna tassa di cinque talleri per ogni fuoco. Lucerna ebbea far uso della forza per esigere le imposte. Uri, per calmarei sudditi di Leventina, ricorse a magnifiche assicurazionidi libertà, e prese a chiamarli cari e fedeliconfederati.CAPO XLVI.STATO DELLA SVIZZERA AL PRINCIHO DEL SECOLO XVIII. —QUERELA DI TOMMASO(Dal 1701 al 17U).MASSNER.Dopo la fratricida battaglia di Willmerga i Confederatinon ebbero più guerra, né straniera né cittadina,per lo spazio di otlanlasci anni. Conluttociò un tale periodonon fu bello né per felicità né per quiete né pergloria; e trascorse frammezzo a controversie e dibatti-


CAPO XLVI. 203mcnli ora de' cantoni fra loro, ora de' governi coi lorodipendenti. Ogni decennio si mostravano sulla scena politicanuovi intrighi, nuove cospirazioni, nuove rivolte,finché il rovinoso edilìzio dell'antica Confederazione diroccòal primo urlo che gli ebbe dato la mano ostiledella Francia.Gli Svizzeri fecero le prime guerre per combatteregli oppressori de' loro diritti e della loro libertà. Ei neconseguirono - una gloria immortale fra le nazioni dellaterra. Poscia le ciltà ed i cantoni divenuti liberi intrapreseroguerre per conquistare dominio e sudditi, e ampliareil territorio ; ed essi ebbero al di dentro germi didiscordia, di fuori gloria incerta. Perciocché le geste deglislessi più grandi conquistatori subiscono in fine ol'oblivione o il disprezzo, siccome quelle che non portanoseco alcun pro per la comune causa dell'umanità.Dopo di ciò la discordia religiosa, congiunta coli'invidia,coll'ambizione e collo spirilo di parte, mise il ferroin mano agli Svizzeri, non più contro nemici comuni,ma contro loro stessi. Cosi eglino bruttarono maggiormentela gloria ereditata da'maggiori, e si spinsero gliuni gli altri sull'orlo del precipizio.Finalmente gli Svizzeri allogarono mercenaria la gioventùin paesi stranieri per guerre straniere, e col sanguede' loro valorosi comperarono a' figli de' nobili grossepaghe, pensioni annue, catene d'oro, cordoni e titoli, ricompenseche i monarchi costumano dare ai proprj servidori.Allora si videro i cantoni meno uniti fra loro che consovrani stranieri. Si vietavano reciprocamente di fermarloro domicilio gli uni fra gli altri, ed anche proibivanoda cantone a cantone la compera e la vendita delle.cosepiù necessarie al vivere. Le loro diete non erano piùche una vana cerimonia. Le loro azioni tenebrose eranoin contraddizione co'brillanti loro discorsi.Non mancavano cittadini sapienti che esorlassero a miglioraree rinforzare il palio federativo avanti che il medesimosi dissolvesse intieramente. Che anzi in una dietadelle repubbliche protestanti fu parlalo di una nuova co*sliluzione federale; ma l'egoismp dei più fé'mettere da,


20iISTORIA DELLA SVIZZERAparle il discorso. E quando il ginevrino Sarasin ebbeproposto di stabilire una suprema e forte autorità federativa,affinchè alla decadente lega svizzera si desse piùdi unione e di accordo, fu la sua proposta udita conderisione.Intanto Uri, Svillo e Untervaldo con molla pompa siradunavano sul Grulli, dove quatlrocenl'anni prima gliavi loro avevano giuralo la liberazione del paese. Quiviessi rinnovarono il giuramento della più antica loro alleanza; ma il faceano solo col sentimento della sconfittasofferta a Willmcrga e con nimichevole gelosia contro icantoni possenti. Poi due anni appresso gli stati cattoliciconcbiuscro a Soletta una lega col re di Francia, cheera a quel tempo il più accanito nemico de'riformali.Questa parziale alleanza spaventò i riformati, e li misein diffidenza. Sospettavasi di articoli segreti contenuti neltrattalo, in forza de' quali potessero le truppe di monarchistranieri chiamarsi nella Svizzera; i cantoni piccolifarsi forti a scapito dei grandi ; Ginevra ed il paesedi Vaud rendersi alla Savoia, e la contea di Kiborgo all'imperatore. Veramente per l'onore della Svizzera questevoci non si avverarono mai ; però i sospetti provanoquanto i Confederali fossero reciprocamente diffidentie disaffezionali.Ei si mirarono ognora pronti a combattere non giàcontro i forestieri per l'onore e la prosperità della Confederazione,ma bensì contro i proprj loro fratelli peileprerogative di un cantone o per gl' interessi di unsovrano. Erano gli uni per l'Austria, gli altri per la[^rancia, solamente pochi per la patria. Così i versatiliambasciatori delle coni forestiere conseguirono sempremaggior influenza nel paese : così la Confederazione procacciossidisonore: così parecchie famiglie furono datein braccio alla desolazione, di che serva d'esempio ilfatto seguente.Un giovinetto grigione, che dava opera alle scienze inGinevra, fece un di una gita di passatempo nella limitrofaSavoja. Quivi l'ambasciatore francese lo fé'prenderea tradimento e confinare in una lorre, e ciò nonper altro, che, perchè Tommaso Massuer, padre del gio-


CAPO XLVI.2ÖSvinello e membro del consiglio di Coirà, veniva riputatoseguire le parli dell'Austria. Il padre, udita prima lacattività del suo innocente figliuolo, poi vislo uscir vanele querele e l'invocata protezione, fu in preda a fierissimaira, e ajutato da gente armata mise le mani addossoal fratello dell'Incaricato di Francia, e per rappresagliail fece prigioniere. Furono fatte pratiche, inconseguenza delle quali il consigliere lasciò andare ilsuo prigione, e di più fece sue scuse all'ambasciatorefrancese risiedente in Soletta. Ma vedendo, che malgradociò non otteneva ancora la liberazione del figlio, si commossea novella vendetta. Il vecchio Massncr appostò ungiorno il duca di Vendôme, gran priore di Francia, ilquale attraversava il paese di Sargans, lo fé'prigionieroe la condusse agli Austriaci II governo della repubblicade'Grigioni si volse, pregando, alla Francia ed all'Austriaper la reciproca liberazione degl'innocenti cattivi, manon giovò. Che anzi le ambascerie forestiere aumentavanola esacerbazione. Per tali odj accadde poi, che ilresidente inglese, ch'era per le parli dell'Austria, cadesseassassinato a'bagni di Pfeffers; che la lega delle diecigiurisdizioni abbracciasse la causa di Massner e la pluralitàdelle tribù di Coirà Io scegliesse bailo di Mayenfeld;che per l'opposto i cantoni confederati chiarisserouel medesimo cittadino, siccome violatore del diritto3elle genti, e mettessero una taglia di duecento tallerisulla di kii testa. Alla fine un tribunale degli slessiGrigioni con sentenza data in Ilanz, pronunziò infame ilmisero vecchio, gli confiscò i beni, lo condannò allamorte più ignominiosa, e promise mille ducali a chi lo»consegnasse.Cià prima di tali cose Tommaso Massner aveva procacciatoil rilascio del duca di Vendôme, al fine di evitaremaggior male, e aveva ottenuto ricovero in Viennasotto la prolezione dell' imperatore. Quivi egli dimoròlunga pezza qual bandito ; e intanto traevano i loro giorni,l'infelice figlio in una fortezza francese, la disertamoglie, simile a vedova, nelle montagne rezie. TommasoMassner trovò lungo di soverchio il tempo dell'esilio, eripatriò. L'esule sfortunato avea pur troppo dovuto ri-i


206 ISTORIA DELLA SVIZZEIUconoscere, come egli coniar doveva sempre meno sull'appoggiodell'imperatore. Perciocché il favore de'grandie quello della plebe sono simili al bel tempo di aprileed a leggiero vapore.Ma siccome in patria pesavano tuttavia sul capo diMassner la condanna del tribunale rezio e il bando deiConfederati, dovette egli errare per le alpi del Glaronese; dove, essendo stato scoperto, venne perseguitato dall'ambasciatoredi Francia. Un giorno che, periscampareda' perseguitatori, aveva Massner guadagnato la riva destradel Reno e il territorio austriaco, la sua vettura riversò,ed egli ne morì.Allorché dopo tutto questo negoziossi a Baden la pacetra l'Austria e la Francia, vi fu per avventura tra iplenipotenziarj austriaci un nipote di Tommaso Massner.Esso, dopo molte istanze e lunghe trattative, impetròche il giovane Massner fossé lasciato uscir di prigionia.Il quale, ritornando dopo (anfanili in patria, fu dal popoloaccolto con gioja, siccome un martire in trionfo, econ onori e dignità consolato de'mali patiti. — In talmodo le ambascerie de' potentati furono a quel tempoviste sul territorio confederato prendersi giuoco degliSvizzeri, in mezzo a cui le pessime arti cortigiane avevanosparso la zizzania.CAPO XLVII.MOTI IN ZURIGO, IN SCIAFFUSA E NEL VESCOVADODI BASILEA.(Dal 1714 al 1740)È stato detto e ripetuto, essere la guerra il peggioredei mali. Ma così non la pensavano quegli antichi eroidella Confederazione, che i primi rendettero bello il nomesvizzero appo Dio e gli uomini. Essi, intraprendendo laguerra per la difesa de'sacrosanti loro diritti, e disprezzandoil viver molle ed una codarda quiete, e' insegnavano,che il peggior dei mali non è la guerra, ma laschiavitù.


CAPO XLVII. 207Dal tempo dell'ultima battaglia di Willmerga sino alladistruggitrice invasione de' Francesi, sempre in mezzoalla pace, accaddero alia Svizzera più sciagure che intutte le guerre anteriori sostenute contro l'Austria e controla Borgogna. Ciò è pur troppo chiaro a chi nonignora, che in siffatta quiete di ottanlasei anni fu lascialoirrugginire il ferro de' "Winkelried, dei Fontana, de' Waldmanni,degli Halwyl e degli Erlach; che il veleno delvile egoismo e del lusso andò sempre più corrodendo lagloriosa lega de' maggiori ; e che la federazione Svizzerariuscì all'ultimo in dissoluzione, quale un cadavere cheimputridisce.Non si fece più nulla di grande. Agli occhi di quasitutti gli Svizzeri era grandezza lo abbandonare non divirtù ma di ricchezze, e il dominare sopra sudditi invece di essere tutti liberi cittadini. Gli uni comperavanobaliaggi, e poscia vi facevano mercato della ragione edel torto, siccome di mercanzie: gli altri mendicavanopresso i principi o pensioni od ordini cavallereschi o titolionorifici. Questi ambivano a sublimi cariche non colgiovare alla patria, ma bensì con guadagnarsi la manodi fanciulle figliuole a consiglieri: queglino attendevanoad altro, pochi ad opere oneste. Ne' luoghi sudditi il popolonon aveva quasi altro diritto che quello di partirecolle sue bestie le fatiche dei campi. Ef rimaneva ignorantissimo,perchè i governi erano sì malaccorti da temere,non il paesano potesse divenir troppo intelligente.Le città e gli stati dominatori l'aveano contro le franchigiede'sudditi, e contro quelle de'patrizj la gente nobile.Qua e là si scuotevano bene e'si armavano a quandoa quando gli oppressi, e salvavano i minacciati loro dirittio distornavano ulteriori prepotenze. Ma quasi tuttiquesti piccoli affari, che attrassero per un momento lacuriosità degli Svizzeri contemporanei, non meritano l'attenzionede' posteri. Racconteremo i più importanti.In Zurigo, dove i cittadini patrizi s'erano sempre serbati"amanti della libertà, servi impensatamente una lievecontesa tra i mestieri a tor di mezzo vari abusi nel pubblicoregime. Nell'ottobre del -1712 due pergamenai querelaronoun conciajo, imputandogli che violasse i diritti


, 208 ISTORIA DELLA SVIZZERAdella loro corporazione. La contesa di questi uomini fuben presto contesa delle tribù; e la contesa delle tribù,affare di tutta la cittadinanza. Allora furono di bel nuovoesaminati i regolamenti e le prerogative delle tribù, determinatemeglio le facoltà legislative dell'assemblea cittadina,perfezionali (in quanto quel tempo comportava)gli statuti antichi, in somma con un atto che porta ladata del 42 dicembre 4743 introdotte e giurate vantaggioseriforme.Già prima di queste cose avea la cittadinanza di Sciaffusaoperato similmente per rispetto a'propri statuti, eil fece stabilendo in seguito a lunghi dibattimenti Pattodi riforma del 4689. Perciocché in Sciaffusa il piccoloconsiglio, in prima con furba arte e dolcezza accanto allabonarietà delle tribù, quindi con forza esercitata sull'universale,era a poco a poco cresciuto a possanzamolto arbitraria. I diritti della cittadinanza erano staliviolati, e le finanze della repubblica amministrate arbitrariamentee a profitto dei pochi. Ciò avviene tutte levolte che gli uomini incaricati della esecuzione della leggesi fanno più forti della legge stessa, e credono sufficientelegge i propri loro voleri. Ma coll'abolizione degliabusi invalsi dentro di Sciaffusa, non fu levato via, fuoridi essa, tutto quello che intaccava i diritti del popolo.Perciò, volendosi dal governo imporre al borgo di Wilchingaun nuovo carico, questo vi si ricusava. E quandoil governo riconobbe il proprio fallo e soppresse ii gravame,que'di Wüchinga produssero ancora molt'alfre enon meno valide querele. Tostamente, come al solito,nel litigio s'immischiarono signori e potentati forestièri:prelesti non ne mancarono. Benché Sciaffusa inviassetruppe, e ad un tempo promettesse di ascoltare benevolmentele doglianze, pure i terrazzani di Wilchinga ricusavanosommissione; che uomini del loro borgo eranostati lusingati con belle speranze dalla corte di Vienna.Ma in appresso l'Austria, paventando una guerra collaFrancia per causa di maggior momento, e bramando assicurarsibenevoli i Confederali, accomiatò da Vienna ladeputazione de' borghigiani. Allora, molli dei ribelli ebibero confiscate le sostanze, altri furono esiliali. Stanco


CAPO XL?!!. 209da un lungo querelarsi, il borgo prestò l'omaggio perpiù anni ricusato.L'arbitrio produce sempre calamità; e n«Ila guerradi un governo contro i governati la vittoria è funesta,la gloria impura. Questa cosa l'esperimento, nel medesimotempo che Sciaffusa, il vescovo principe di Basilea.Egli era signore di un bel territorio, che si stendedal lago di Bienna fino alla città di Basilea tra le vallatedel Giura, e che annovera liete città, castella e ville.Essendo divenuto principe-vescovo Giovanni Corrado diReinach, e ricevendo esso l'omaggio de' valligiani di Munster,il gonfaloniere Wisard riservò a nome del popoloi pubblici diritti e il patronato di Berna. Di che si adiròil prelato che bramava signoria illimitata; e spogliò ilgonfaloniere d'ogni dignità e carica. Ei si credeva, chel'aver la forza equivalesse all'aver ragione ; ma così nonla pensavano i conterranei del Wisard. Si rivolse il bravogonfaloniere a Berna, le ricordò l'antica alleanza, la richiesedi prolezione, e fu ascoltalo. Adunque perseverandoil vescovo nella prepotenza, nelle novità e nellepersecuzioni, Berna gli spedì contro alcune migliaja diuomini, e ripose il gonfaloniere nell'officio, il paese nelpossedimento de'primitivi diritti. Il vescovo corrucciatissimodi tali cose, invocò i cantoni cattolici, che si lusingavanodi terminar la contesa con l'opera della Francia.Ma Berna confidava nell'assistenza de'cantoni riformalie dell'Inghilterra. Allora il vescovo si avvide chenon poteva vincerla, e perciò si accordò con Berna; ericonobbe a' renitenti sudditi le loro franchigie. Ma avendoegli fatto di mal animo un tal riconoscimento, andò poisuscitando contro i sudditi noja sopra noja; e. ciò feceparticolarmente rispetto al culto riformato. Pel che Bernariprese ancora le armi. Questa sola minaccia bastò. Ilvescovo confermò i diritti della valle di Munster, e benancosi vide ridotto a sottoscrivere l'onerosa ed umiliantecondizione di pagare un'ammenda di ventimila scudiogniqualvolta, tre mesi dopo una triplice intimazione deiBernesi, non avesse convenevolmente soddisfatto a'sudditi.Per pegno di sua fede ipotecava a Berna la preposituradi Munster.ScnoKitBH


210 ISTORIA DELLA SVIZZERAAncora dopo cercarono più fiate i vescovi basileesi diampliare con sentenze arbitrarie e con alti prepotenti illimile di loro autorità; ma non sortirono miglior esilo.Il consiglio di Neuve-Ville, città situala presso il lago diBienna, avendo nel 471-1 esiglialo un cittadino; e i parentidi questo essendosene doluti al vescovo contro lamagistratura, prelese egli contr'ogni ragione che il consigliorevocasse la sentenza, e pagasse le spese del processo.Di più destituì di propria autorità il borgomastroGelier e cinque altri membri del consiglio che non accondiscendevanoalle dispotiche pretensioni : puni glistessi destituiti con multe e con bando: nel 4714 pronunziòla pena di morie contro il borgomastro fuggitivo,e finì col disciogliere l'intiero consiglio della città.Berna, unita alla Neuve-Ville con vecchia alleanza difensiva,ristabilì finalmente la quiete, ed a quelle genti assicuròl'oltraggiata libertà loro.La piccola città di Porentruy (Prunlrutt) possedevabelle prerogative, che gli antichi imperatori e principiaveyanle concesso, e sempremai confermato i vescovi. Orbene quando Jacopo Sigismondo di Rcinach fu promossoalla sedia episcopale, trattò duramente que' cittadini, ediedesi a molestarli in più guise ne' loro diritti. Mal guidatodal suo consigliere, signore di Ramschwag, egli nonascoltava doglianza, e trattava siccome ribelli la magistraturae i cittadini. Allora nel sentimento della propriaragione la città sollevossi. Il vescovo richiese di ajuto icantoni cattolici. Vennero legazioni di questi stati, maesse dopo avere ben esaminalo il tutto, da uomini probi,dichiararono al principe: « Acciocché sussistano i diritti» del sovrano, è d'uopo che sieno rispettati quelli dei» sudditi ». La contesa durò sette anni interi. Il cuoredel popolo diventò avverso al principe. E quando questi,sconteuto degli Svizzeri, ebne chiamato truppe francesinel suo territorio, e prepotentemente afflitto i sudditinella roba, nell'onore e nella vita, tacquero sì veramentei maltrattati; ma eglino attendevano l'ora dellavendetta; e questa dopo non molto tempo scoccò.


214CAPO XLVIII.SOLLEVAMELO DI WEKDENBERG CONTRO GLAHONA.(Dal 17U al 1740)Presso a poco nel medesimo periodo di anni il piccolopaese di Werdenberg, situalo presso il Reno pocosotto a Sargans, si trovò immerso nel rammarico e neitravagli.Aveva esso ubbidito lunga pezza a suoi conti particolari.Glarona avevalo comperalo, e l'alto in seguilo amministraretranquillamente a'suoi podestà, che ogni trienniovenivano rinnovali. I Werdenbergbesi avevano in sulprincipio riguardato di mal occhio la loro passata in poteredegli Svizzeri : perciocché prevedevano che svanirebbecosì ogni speranza di mai più riscattare e conseguirela propria libertà. Già era avvenuta una pienasollevazione contro i nuovi sovrani; ma dopo vi era stataquiete. I quattromila abitanti delle tre parrocchie delpaese avevano considerabili pasture nelle alpi del Togghenborgo,fertili pometi nella valle, e fruivano di variefranchigie. Ei conservavano come un sagrosanto tesorouna carta, in virtù della quale non dovevano i baili immischiarsinegli affari comunali, né profittare de' comunipascoli e boschi. Ma i baili non rispettarono sempre lacarta; e giunsero finalmente a tale che si^ arrogaronol'amministrazione de' beni comunali, de' boschi e dellealpi, accrebbero la decima dei terreni convertila in denaro,esercitarono prepotenze nell'csigere il diritto sullesuccessioni,nel conferimento delle cariche ed in altri oggetti.A ciò quelle genti erano scontente, e invocavanole loro prerogative riconosciute e sanzionate.Un giorno, trovandosi convocate in generale assembleale quindici comuni della repubblica di Glarona, alcunidissero, i diplomi onde si prevalevano i Werdenberghesi,dover essere stali conceduti dal consiglio senzail consentimento de' comuni, e doversi perciò riputareinvalidi e di pregiudizio alla cosa pubblica. Subitamente


212 ISTORIA DELLA SVIZZERAl'assemblea ordinò, si chiedessero i diplomi a Werdenherg,e si esaminassero. Werdenberg consegnò a malincuoreil prezioso deposito di sue libertà al bailo GaspareTriimpi, e non lo riebbe mai più.Ora siccome dalla contea facevansi, per le mal carpitelettere, lamenti amari, ma parimente modestissimi,al fine un consiglio triplo sedente in Glarona promise,che comporrebbesi e consegnerebbesi a' Werdenberghesiuna scrittura contenente la ricognizione di lutti que'diritti,ond'essi avevano goduto fino da'più remoti tempi.Ma i Werdenberghesi, divenuti diffidenti, insistevano perricuperare le carte a loro tolte e non volevano saperd'altro. Dopo quindici anni d'inutili istanze, denegaronoal nuovo bailo il consueto omaggio. Allora furono loropromesse le carte se obbedissero; e il landamano diGlarona disse agli uomini di Werdenberg radunati nellachiesa di Grabs: « Vecchio canuto, io sono già coll'un» piede nel sepolcro: possa io discendervi immantinente» coll'altro, se non vi si attiene la parola ! » Malgradotali proteste la confidenza di quel popolo, già stata piùvolte deluso, non fu potuta riguadagnare.Meravigliato a tanta resistenza il cantone di Glarona,si rivolse al Direttorio e poscia anche alla Dieta federale,che trovavasi convocata in Frauenfeld. Werdenbergfece lo stesso. Ma i suoi deputati venivan mandati viasenz'essere stati uditi, e retrocedevano con ordine di obbediree prestare omaggio a'sovrani. Eglino il fecerobene, ma senza rinunziare alle ragioni loro. AdunqueGlarona con assicurazioni d'ogui sorta e con salvacondottiindusse i deputati di Werdenberg a presentarsi perpassare all'esame delle carte ed accordarsi intorno allestesse. Vennero i deputati; ma perch'essi non si lasciavanosmovere dalle loro istanze, furono minacciati, furonocacciati in prigione, dove uno dei più risoluti morìdi morte repentina. Di che si accuorarono i Werdenberghesi,e tanto più perchè appariva, dai Confederatinon pesarsi con egual bilancia le ragioni de' sudditi equelle de'signori. Quaranta uomini delle tre parrocchiecongiurarono di sagrificare beni e sangue piuttosto CIHJi diritti della patria. Allora nacque turnazione nel paese,


CAPO XLVIII.'iloe il popolo divenne insolente. Il bailo Glaronesc si tenevanel suo castello più a guisa di prigioniero che digovernatore. Di nolle tempo introdusse egli nel forte unpresidio di seltantacinque uomini di Glarona. Il cheavendo inteso i Werdenberghesi, furono suonate le campanea stormo; di qua e di là accorrevano truppe infurore, e si avanzavano contro il castello. Ma quelle gentierano senza ordini e senza abili condottieri ; ed allorchéebbero udito il fragore del cannone dalle mura del forte,piene di spavento si misero in fuga. Cinque giorni doposi fece innanzi con duemila uomini il comandante glaroneseBartolomeo Parravicini, inviato dal Direttorio.In tali circostanze ben compresero i Werdenberghesiche la loro causa era perduta ; e mossi dalla necessitàdelle cose più che dagli argqmcnti degl'inviati direttoriali,acconsentirono di consegnar le armi e si arresero.La repubblica di Glarona però, invitala da Zurigo e daBerna a mostrare umanità perdonando a quel popolotravialo, richiamò le sue truppe in quello stesso dì chefurono cedute le armi.Ma è proprio della moltitudine ignorante il non pensarené al passato né al futuro : dileguato il pericoloella si tiene fiera, quanto in faccia al pericolo stesso ellaera codarda. I Werdenberghesi erano stati citali a renderconto di loro su nel castello : avevano promesso di prestarsi: pure non comparve nessuno. Ognuno voleva farlada ardimentoso eroe. Convocossi pubblica adunanza, egiurarono tutti di difendere concordemente le loro franchigie,e per un caso di estrema calamità gettarono sulReno un ponte su cui potessero cercare una sicura fuga.Tostamente le genti di Glarona rientrarono armatenel territorio sollevato. Le inermi bande paesane se nefuggirono di là del Reno, e si persuadevano doversi lapovertà e il bando preporre alla servitù. Ma correva l'inverno:i vagiti de'figliuoli travagliali dal freddo, e i piagnisteidelle femmine abbatterono il coraggio degli uomini.Adunque essi mandarono deputati nel castello diWerdenberg, e dimessamente chiesero mercè, e dispostia qualsivoglia sorte, dopo pochi dì Spatriarono. Soloalcuni pochi durarono in preferire volontario esigilo a


21-4 , ISTOIUA DELLA SVIZZERAquella condizione servile a cui tutti gli altri si sommisenecon giuramento. Glarona sentenziò le colpe di Werdenberg.I nomi di cinque individui, ch'erano stali glioratori del popolo, furono appesi alle forche. L'averpreso parte alla rivolta fu punito con multe e confischeche salirono a meglio di settanlamila fiorini, e per giuntecolF ignominia e col bando. A niuno però fu tolta lavita. Tutt'i documenti delle franchigie di Werdenbergfurono distrutti. Ma alquanti anni dopo l'assemblea deipastori glaronesi spontaneamente riparò a parecchi malide' sudditi, restringendo con provvido consiglio il poterede'baili; ed all'ultimo restituì a Wcrdenberg la civilelibertà e le armi. Di tal moderazione non ebbe mai apentirsi.CAPO XLIX.PARTITI E TUMULTI NELLA uEruBBLicA DI ZIG.Dal 17Ual 1740)La calma faceva ritorno nella repubblica di Glarona.e veniva meno in quella di Zug per la malignità deipartiti.Sul margine di un bel lago giace presso i monti lapiccola città di Zug, su terreno non scevro di pericolo,che già due volle (nel 1435 e nel 1594) si aprì in voragine,e disparvero nell'acqua giardini e case. Il piccoloterritorio de' dintorni della città, fu ne' tempi decorsicomperalo a cavalieri e a conventi con danaromesso in serbo dalla cittadinanza, ed era amministratoda' baili. La sola podesteria di Ilunenberg, che di per séslessa erasi riscattata da' suoi signori, si mise volontariamente(colla riserva delle proprie franchigie) sotto ildominio di Zug. Nella città era eguaglianza di diritti pertutt'i cittadini. Nondimeno alcune famiglie nobili e antiche,o sia come eredi di un nome illustre o di unagrau fortuna, o sia per proprj meriti, o sia per la forzadelle sette, sapevano assicurare a so slesse il meglio deipubblici offizj. Per lo che nacque sovente grave discor-


CAPO XLIX. 213diu, quando tra i cittadini e quando tra alcune delle anzidettefamiglie; ed anche furono offerti in vendita i privatie pubblici servigj a " e potenze straniere per denarie per titoli. *Le libere comunità di Egheri, Menzinga e Baar, aventistatuto e leggi a parte, erano indipendenti dalla città, eformavano con essa il cantone. L'ammanno, capo dilutto lo slato, era preso a vicenda in queste quattroon(^eparli della repubblica. I piccoli privilegi, ' a c ' t,afruiva e talvolta abusava, non servivano che ad alimentarenella campagna gelosia e odio contro di lei. Nontrascorse alcun secolo che tra le due parti non abbiavisto litigi fervidi e spesso sanguinosi. Nel 1702 pocomancò che Egheri, Menzinga e Baar non si staccasseroda Zug e facessero un cantone da se; non accadde, perchèi Confederati non vollero.I Zur-Lauben, baroni di Thurn e Ghestellenborgo,erano una delle più nobili famiglie del paese.Già da dugent'anni, vedevansi essi quasi sempre inpossesso delle primarie dignità della repubblica, e godevanodel favore dei re di Francia e per questi parteggiavano.I re di Francia affidavano ai Zur-Lauben la distribuzionedelle pensioni stipulate e di quelle gratuite, checagavano per comperarsi dipendenze e voci nel cantone.È da sapere che quegli Svizzeri, di cui era noia a provala mercenaria devozione, venivano adoperati sovente daire a distribuire gratificazioni nel nostro paese, e sì aprocacciare e comperare ai medesimi nuovi fautori e dipendenti.I Zur-Lauben avevano pure ottenuto dal consiglio dellacillà il lucroso monopolio del sale; del quale introducevanoannualmente seicento botti dalla Borgogna. I nemicidei Zur-Lauben passavano per nemici di Francia, eperciò fautori dell'Austria. Tra questi era anche AntonioSchumacher, membro del consiglio, uomo accorto maviolento, e che trafficava di sale del Tirolo. Egli e ciascunaltro avversario del landamano Fedele Zur-Laubencriticavano non senza ragione la cattiva qualità del saleborgognone, pbi gettavano sospetti intorno alla lealtà delramministrazionede' sali : all' ultimo si dolsero d'infe-


216 IstOIUA DELLA SVIZZERAdeità nella distribuzione degli stipcndj e delle gratificazionidi Francia. Le comuni di Baar e Menzinga, dandofede a tali querele, si alzarono e dissero : « Deve il de-» naro essere spartilo egualmente fra i cittadini : cia-» scuno di noi, il minimo come il massimo, non è forse» un alleato del re ? » Come il landamano Fedele ebbeinteso ciò, per guadagnarsi amici e partigiani contro isuoi nemici che soprannominavansi i Duri, fece distribuirea molte persone il denaro delle pensioni e deidoni della Francia, e imbandir delle tavole nelle osterie.Divenuto landamano di Zug nel 4728 Giovanni Schikerdi Baar, nemico dei Zur-Lauben ed uno dei Duri,fu bentosto risolta l'eguale divisione del denaro francese.Al che siccome la Francia non consentiva, la collera deiDuri si sfogò perseguitando i fautori della corona francese,i quali cbiamavansi col soprannome di Teneri. Questierano maltrattali: le loro cariche date a partigianidell'Austria. Il landamano Fedele, accusato di peculatonella distribuzione degl'impieghi civili e di quelli ecclesiastici,e inoltre di usura, fu condannato a restituire imal falli guadagni. Essendosi poi egli rifuggito a Lucerna,gli confiscarono i beni, e Io èsigliarono per centoe un anno. Egli non rivide più la sua patria. Altri deiDolci se ne fuggirono come lui, e come lui furono sentenziali.Anche i landamani Weber e Cristoforo Andermattprovarono simile disgrazia per avere nel i 715 sottoscrittoin Soletta, in nome della repubblica di Zug, iltrattalo colla Francia, del quale vociferavasi che contenesseper patto segreto lo smembramento della Svizzeraa pro di potenze straniere.Nel 4731 la generale assemblea conferì la carica dilandamano ad Antonio Schumacher. Bentosto fu dichiaratarolla l'alleanza col re di Francia, che di quell'oranon mandava più nò pensioni né presenti. Un solo uomo,il consigliere Bealo Gaspare Uligher, fu ardito di ammonireil popolo de' pericoli di un tal procedere ; maebbe a fuggire dal paese piucchè di fretta, se volle sottrarsialla morte.Qui il landamano Schumacher coli'opera del popolosovrano, armato di tutto punto, fece nominare a cousi-


CAPO XLIX. 217glieri nove delle sue creature. Seguitò una nuova persecuzionea danno dei propizj alla Francia, e le carcerifurono riempiute di tali individui. Se uno si salvava collafuga, Io appiccavano in effigie. Se altri esprimeva compassionedegli esuli o biasimava la prepotenza dei Duriveniva dannato o alla berlina o a portare per un annointiero una berretta rossa a maglie, con che era fattosegno di ludibrio al volgo. Schumacher s'ingegnò ancoradi staccare Uri, Svillo e Untervaldo dalla Francia. Forseegli faceva tullociò col saggio pensiero di liberar la patriadall'influsso del denaro e degli intrighi forestieri:eforse il facea mosso dalla lusinga di indùr la Francia aconsentire l'uguale divisione del suo denaro per ciascuncapo, e perciò stesso di assicurare la rovina dei Zur-Lauben.Le cose erano andate per due intieri anni del passoche si è descritto. Ma perchè molti fra i Duri vedevanodeluse le loro speranze, divennero Teneri ancor essi, epresero a sospirare la quiete e a desiderare gli antichiamici esigliati. A questo inaspettato mutamento delle opinionipopolari, per distornare l'unione dei cittadini cheviveàno nel paese con que' che se ne trovarono sbanditie per impedire una sedizione, Schumacher fece ricorsoa partili slraordinarj. Le comuni dovettero farleve di soldati: spedironsi capitani ne'baliaggi: Baar eMenzinga stabilirono guardie speciali: le porle di Zugfurono affortificate, e venivano chiuse di buon'ora, riapertead ora larda. Tante cose desiarono stupore nelpopolo, che non vedeva d'attorno alcun nemico, e chescontento per l'enormità delle spese non potè non mormorare.Spiralo il termine dell'officio di Schumacher, e divenutolandamano Giampietro Staub, e niuna delle promessefalle al popolo dal magistrato scaduto ritrovandosiadempita, si fece forte il credito dei Teneri. Illandamano slesso si fece della loro setta e secondò lacorrente. I Teneri riuscirono presto i più polenti. Schumacherridotto finalmente alla resa de' conti più mesidopo essere uscito d'officio fu convinto d'avere in manosua ragguardevoli somme senza ordine e saputa del con-


218 ISTORIA DELLA SVIZZERAsiglio. Pertanto questo lo respinse dal novero de' proprjmembri, e cacciollo in carcere lui e le sue creature.Come ciò fu divulgato, lo sdegno degli uomini stati oppressifino a quel dì cacciò i Duri dalle loro sedie, sollevaronsilamenti sopra lamenti contro la liera signoriadei medesimi, i banditi furono richiamali, e reduci daun miserabile esiguo erano accolli con lagrime di conlentezza.Per opera non tanto della giustizia, quantodella vendetta e malignità de' parlili, Antonio Schumacherfu strascinato nel giorno 9 marzo 1755 sotto quelpatibolo da cui pendevano le immagini degli esuli. Il manigoldoslaccò lulle quelle effigie, e l'umiliato landamanodovè portarle sul dorso lino al palazzo pubblico. Eglidomandò salva la vita. In conseguenza di dieci gravi imputazionifu condannalo a perpetuo bando fuori dellaConfederazione e a tre anni di galera ; ma la plebe, cheprima l'aveva idolatrato, ora il voleva morto. Per pauradi una sedizione, il misero Schumacher, legato mani epiedi, fu condotto al lago una manina innanzi giorno.Qui la figliuola sospesa al collo paterno spargeva le lagrimedi una perpetua separazione. Una moltitudine,spettatrice taciturna, mirava il condannato cinto da forteguardia salire la barca che doveva allontanarlo per sempreda una terra, che per lui non aveva più altro chelagrime da un canto, maledizioni dall'altro. Meretricio èil favore della plebe, e i leali servigi ricambia con operedisleali. In quanto ad Antonio Schumacher, la morte sopravvenutaglinel castello di Torino sette settimane dopola sua partenza, lo liberò dalla miseria delle galere sarete.Ma con esso lui non si trovarono sbanditi dal paese ivecchi malanni, e ancor lunga pezza vi si conservaronoi mali umori e la discordia. Essendosi ristaurata la legacolla Francia, ritornò subilo questa potenza a gratificar segretamentecoll'oro i suoi devoti. Ciò divenne palese, e scoppiònuova sedizione. Chi aveva ricevuto denaro, dovetteversarlo nella cassa della repubblica, e di sofferire grosseammende e l'esilio. Nel 1764 i confederali durarono faticaad evitare un nuovo (umililo ottenendo dalla Franciacolla loro mediazione, che in avvenire potesse il popoloricever sale di Borgogna o un compenso in danaro,


CAPO XLIX. 219e che questo danaro, a simiglianza di quello delle altrepensioni pagate da quel regno ad altri cantoni, ^i partissetra i Zughesi tutti, tanto della città, che delle ville.CAPO L.CONTESA DEI DURI E DEI TENERI NELL'APPENZEU.O ESTERIORE.(Dal 1714 al 1740)Guai al paese, i cui i governanti scordatisi che sono iservitori del comune, e datisi in balia ad avarizia, a vendetta,ad alterigia, vogliono che l'utilità pubblica cedaalla loro particolare! Mollo male derivò da tal fonte alCantone di Zug, e nello stesso tempo poco mancò nevenisse guerra intestina ad Appenzello.Sino dal tempo che i dodici antichi rhodes o distrettidell'Appenzello si erano separati a motivo di loro credenzae che i distretti interni, situati alle falde delle Alpi,erano rimasti cattolici, e riformali que' degli esternisu ciascuna ripa del fiume Sitter, essi venivano tuttaviaconsiderati siccome un solo cantone nella lega federale;ma formavano in realtà due repubbliche indipendentil'una dall'altra pel culto religioso, per le leggi e pei costumi.Il borgo di Appenzello, antico capoluogo di tutto ilpaese, era rimasto quello de' Rhodes Interiori; ma iRhodes Esteriori, che dalla Sitter si trovavano separatiin due ineguali porzioni, quistionarono insieme gran tempoprima per la determinazione del capoluogo, poscia perla scelta delle autorità. Era il popolo del di fuori dellaSiller più numeroso di quello del di dentro; ma questoera altrettanto più geloso dei propri diritti. Alla fine ciascunaparte scelse ella stessa i suoi magistrati, e ilborgo di Troghen fu capoluogo dei distretti che stendonsia dritta della Siller, quel d'Herisau di quelli chene giacciono a manca. Con ciò però la reciproca gelosianon fu spenta, ma alimentata.In Troghen risiedeva la famiglia Zellwegher, per attivitàdi commercio e manifatture doviziosa e cospicua.


220 ISTORIA DELLA SVIZZERAIn Herisau fioriva il casato dei Welter. Un Welter avevanel -1732 conseguito il landamanato.; ed ecco che nellostesso anno insorse tra la città di San Gallo e l'Appenzellouna quislione per affari di pedaggi. In tale congiunluradicevano i Sangallcsi, che si scegliessero ad arbitridue Stali della Confederazione, siccome appunto eravoluto dall'articolo 83." del trattalo di pace di Rorschachstipulalo dopo la guerra del Togghenhorgo. Ma illandamano Weiler rispondeva: « La pace di Rorschach»Tioii obbliga il nostro popolo, dal quale non fu confer-> mata in verun' assemblea, e solo all' insaputa di lui fu»sottoscritta di propria loro autorità da alcuni magi-» strati. Se i medesimi fossero ancora in vita, conver-» rebbe punirli d'aver tradito il pubblico interesse, e con-» ceduto alla città di S. Gallo la facoltà di aumentare a» posta sua i pedaggi ». Dei magistrali appcnzellani ch'eranostati teslimonj della convenzione di Rorschach, nonviveano a quel tempo che i parenti della famiglia Zelìwegherin Troghen. Ma questi erano mal visti dal landamanoWelter, invidioso della molta aderenza, ond'essigodevano nel paese per le loro ricchezze. Aggiunse dunqueil Welter, avere i soscrittori della convenzione operatoper proprio interesse e inlrattenuto segrete pratichecon S. Gallo a scapito del comune.Rispondevano i Zellweger: « I capi del paese di qua» e di là del Sitter non intervennero forse tulli alla sti-» pulazionc del trattato di Rorschach ? I capi e i magi-» strati delle comunità non accettarono forse tutti il tral-» tato? In una questione di pedaggi co' medesimi Sangallcsi» non hanno forse già fatto applicazione ed uso del»trattato stesso nel 4720? Qual motivo, fuorché mala» fede, vi muove ora a ricusare sì pertinacemente di» adempirlo? »Ma gli abitanti della sinistra riva della Sitter non badavanoa tali ragioni, ascoltavano il landamano Wetter.e aggiungevano imputazioni ad imputazioni contro i Zcllweghere loro aderenti. Un giorno poi, trovandosi convocaliin Herisau i capi di tulle le comuni dell' AppenzelloEsteriore, paesani ammutinali, che si chiamavano iDuri fecero impeto nella casa e sala del consiglio. Quelle


\CAPO L. 221rozze e veramente dure genti maltrattarono ciascun consiglierecui riputassero favorevole alla pace di Rorschache fosse nolo sotto il titolo di Tenero: esse sospingevanoi Zellwegheriani verso la finestra per precipitameli inbalìa della furente moltitudine. Non ci fu calma finchéuei consiglieri non ebber dichiarato ad alta voce giù3alle finestre, avere errato i magistrati non sommettendola convenzione di Rorschach all'approvazione di alcunagenerale assemblea.Le comunità della riva diritta della Sitter, saputo talemaltrattamento de'loro capi, vollero saltar su e vendicarsi; ma i Zellwegher ed altri savj personaggi noi permisero,e indussero tutti ad aspettare la generale assembleagià vicina.Nel 20 dicembre 4752 successe l'assemblea generale.Le genti de' comuni situati sulla riva destra della Sitter,al loro giugnere trovarono quelle della riva sinistra giàcongregate in islraordinario numero attorno alla sedia dellandamano, protetta da uomini armati di vecchie sciabole.I Duri, colla maggiorità delle proprie voci vinseroogni «osa, e particolarmente deposero dagli offici e dallecariche ogni magistrato che appartenesse ai Teneri, e dichiararonoinnocente chiunque aveva subito condanna pelsuo scagliarsi contro la pace di Rorschach. Dopo un taldì si trovò tutto quel paese in preda agli odj, alla esasperazioneed alla persecuzione tra Duri e Teneri, traparenti de' Wetter e parenti de' Zellwegher. Ambedue leparti fecero giugnere le loro querele ai Confederati dellareligione riformata. Intanto che questi pendevano irresolutinella dieta di Frauenfeld, correndo il gennaio del•1733, nell'Appenzello il furore del popolo crebbe a taleche ogni uomo si armava, donne e fanciulli si riparavanoda Troghen nel limitrofo Rhinlhal. Adunque una deputazionedella dieta corse ad Herisau per procacciare ilristabilimento della pace. Allorché Escher, prefetto di Zurigoe presidente dell'ambasciata, ebbe con sagge paroleacchetato il consiglio del paese, e dichiarato che non fumai mente de' confederati d'imporre a' membri della federazioneodiosi trattati, annunziossi che uomini deputatidalle dicci comunità del di dentro della Sitter volevano


222 ISTORIA DELLA SVIZZERAabboccarsi cogF inviali della dieta. Questi uomini eranotanti, che la piazza del mercato di Herisau non li potevacapire: sommavano a quattro o cinque migliaja. Strepitarono,minacciarono e dissero: « Venite voi a proteggerei Teneri ribelli, ad imporre ad un libero popolo le clausoledi un trattalo, ch'egli mai non confermò ? Chi siamonoi? gente serva o gente libera?»Fino a buja notte vi furono pratiche di accordo. AIlume delle fiaccole e delle lanterne dovettero i deputatifederali, durante la notte rigida del 49 febbraio 1735,recarsi in una prateria vicina ad Herisau, e quivi assicurareper iscritto il popolo, che non gli sarebbe giammaifatto forza perchè accettasse il trattalo di Rorschach.Il seguente di piombarono altre baude popolari sopraHerisau e richiedeano che i mediatori inducessero i Teneria sotloporsi alle risoluzioni della generale assemblea.Allora le deputazioni di Zurigo e Berna sclamaro-» no: « Sono i nostri cantoni autori e garanti di quell'articolo» della convenzione eh' è combattuto : dobbiamo noi ora» operar contro quelli che vogliono serbarsi fedeli a quel- trattato ? Non fia mai che quesla gente ci rechi a pro-» nunziar quello che non dobbiamo ». Ma gli altri deputati,presi da paura, decisero che bisognava placare l'arrabbiatamoltitudine. Adunque fu dichiarato per iscritto,dover i Teneri ubbedire alla risoluzione dell' assembleadel paese.I Duri, avendo conseguito più di quello che domandavano,si separarono conlenti. Ma la mala condotta degliAppenzellani e gl'indegni trattamenti che dai medesimipati Pambascieria federale suscitaron lo sdegno deicantoni mediatori e particolarmente di Zurigo e di Berna.Ciò non ostante non si osò esercitar le ire armata mano;perciocché erano ancor troppo vive le piaghe dellaguerra togghenborghese. Si contentarono dunque di negoziarenelle diete di Frauenfeld e di Aarau; ma perchèsenza forza, così anche senza frutto; e il vinto partilodei Teneri riprese animo a resistere.L'inasprimento delle due parti scoppiò al fine nelborgo di Gais; si venne alle mani: furono richieste di soccorsole prossime terre. Si combatteva con mazze e ba-


CAPO L. 225sloni. I Duri furono superiori anche questa fiata, emisero a ruba le cose degli avversar]; I vinti, anelandovendetta, si radunarono in armi il giorno seguente a Troghened a Speicher: le bande dei Duri stavano sotto lebandiere loro ad Herisau ed erano munite di cannoni.Era imminente lo spargimento del sangue cittadino. Mala fermezza e la prudenza del governo dell'AppenzelloInteriore, e di più una chiamata dei mediatori confederatich'erano in San Gallo, riuscirono ancora a separarei furiosi ed a mantenere la puce.Intanto i Teneri avevano compreso che la parte loroera di gran lunga la più debole nel paese. Perciò scoraggiatidesistettero dal sostener la propria causa. Unagenerale assemblea approvò in Hundwyl ciò [che quelladel passato anno aveva deciso in Teufen. I principali delpartito de' Teneri furono privi de' loro onori ed uffizj, econ multe enormi pagarono il fio d'aver riposto fiducianella protezione de' cantoni e delle diete.CAPO LI.CONGIURA DI HENZI IN BERNA.(Dal 1740 al 1749)I Confederati non si curarono di dichiarare che, inqualunque modo gli affari fossero stali decisi e compostisulle rive della Sitter, essi avevano troppo a pensareper la conservazione della tranquillità dentro i proprj lorostati. A quel tempo aveva ciascuna repubblica svizzera dalpiù al meno particolari guai, e Berna aveva per avventurai più pericolosi.Anticamente il supremo potere nella città di Berna,coerentemente allo statuto datole nel -12-18 dall'imperatoreFederico II, apparteneva all'universalità de'cittadini.Sino dall'ora il comune stesso nominava ogni anno i suoimagistrati ; e per lo più li traeva dalla nobiltà venuta astabilirsi in Berna, che l'abilità e gli agi mettevano leipiucchè il semplice cittadino in grado di governar condecoro la repubblica. Ma perchè coll'andar del tempo la


2'2iISTORIA DELLA SVIZZERAnobiltà era divenuta superba e cupida di un'esclusiva signoria,avevano nel 1384 i cittadini messo la propria libertàsotto la salvaguardia d'una legge diretta a reprimeretutti gli abusi. Fu stahilito che per l'avvenire sedici cittadinie quattro alfieri scegliessero annualmente, come già sipraticava dopo il 4294, i dugenti membri del gran consigliofra le tribù: presero tal partito perchè rinvenireventi uomini non corruttibili dall'ambizione de'nobili credevanocosa più agevole che non quella di escludere dauna moltitudine l'influsso Mei denaro. Il comune si riservòa sé il potere legislativo negli affari d'importanzae particolarmente il diritto di far guerra o pace. Ma ilcollegio elettorale, giovandosi di sua possanza, si diedea poco a poco a riempire solo di amici e parenti proprjil consiglio. Tali famiglie si mantennero perpetue sullesedie governative ; e il gran consiglio, d" accordo coglialfieri e co' sedici, completava sé stesso. A poco a pocole generali assemblee furono convocate solo di rado, eall'ultimo non furono più convocale. Nel 1531 comparvela prima legge che in Berna sia stata fatta senza il concorsodella universalità de'cittadini. Nel 1338, quando si deliberòla guerra contro la Savoja, il comune fu consultatoper l'ultima fiata. Il supremo potere diventò ereditarioper le famiglie del gran consiglio. Erano sì beneeleggibili lutt'i cittadini; ma ristrettissimo si trovava ilnumero delle famiglie assunte all'esercizio della sovranità,e queste si partivano fra loro le dignità e glioflicj.Un dominio conseguito ingiustamente, per quanto siaesercitato con modi saggi e lodevoli, non iscancella maila brutta macchia di sua illegittimità originale, né diquesta si rammenta esso mai senza tremare. L' anticostatuto di Bertoldo e la legge del 1384 esistevano tuttavia,rinchiuse in cassette d'oro ; e le case dominantinon ardivano farne abrogazione, temendo noii si rinnovassecon ciò al comune la memoria delle usurpateglilibertà; libertà alle quali alludevano però le parole deglistemmi bernesi.Più volte mormorarono i cittadini contro l'ereditariadominazione de'pochi. Gli statuti e i sigilli, di cui non


CAPO LLerasi ancora ardita la distruzione, davano alle opere de'malcontenti il colore del buon diritto. Ma la forza imponevasilenzio alla lingua dell'uomo libero. Parecchi cittadiniindirizzarono un memoriale al gran consiglio chiedendoil restauramene delle autiche costituzioni, e giàera imminente una congiura. Allora cattività e bandotoccarono a ; malcontenti. Quando poi nel 1714 una rispettosissimasupplica sottoscritta da ventiquattro cittadini,domandò che per Pinnanzi i membri del gran consigliofossero non più nominali a norma dell'arbitrio e del favore,ma tratti a sorte fra tult'i cittadini eleggibili, i supplicatorifurono puniti come sediziosi, gli uni con arrestinelle loro case, gli altri coll'esiglio.Tra gli csigliali vi ebbe il capitano Samuele Henzi,uomo d'animo forte e più che mezzanamente provvedutodi lettere. A lui venne fatta grazia di una porzionedell'esiguo cui passava in Neuchàtel. Ritornato egli aBerna, vide chiuso a sé ogni adito a impieghi lucrosi, enon valse a contenere l'amarezza- del dolore.A quel tempo viveano in Berna molti agiati e onestiuomini appartenenti a rispettabili case. Eglino deploravano,in silenzio il calpestamento dei diritti del comune,e il niun pregio delle più autentiche franchigie pubbliche,per la prepotenza di coloro che, quasi eredi dellasignoria, sedevano nel consiglio. A quelli si unì SamueleHenzi. Lo slesso fece pure il geometra .Michele Du-Crélche, in qualità di prigione per aver preso parte nelleturbolenze di Ginevra sua patria, viveva allora in Berna.Ne Ile vicendevoli condoglianze pel dispotismo del governoo per la superbia e insolenza di alcuni membri di esso,scaldaronsi gli animi di que'cittadini ; ed ai discorsi incui erano dipinti al vivo gli abusi invalsi nella repubblica,si mischiarono temerarie risoluzioni. Non è bennoto da chi primieramente sia stalo porlo il disegno diuna nuova congiura. Certa cosa è, che il capitano Henzi,a cui la recente disgrazia aveva ridestato l'antica bramadi tentare un gran colpo, divenne presto per sapere eper eloquenza l'anima della cospirazione.I congiurati si visitavano di nottetempo: concertavanoil ripristinamento degli antichi ordini conforme alle leggiSCHOKKE 1822a


226 ISTORIA DELLA SVIZZERAfondamentali dello stalo: e con terribile giuramento siobbligavano al silenzio ed alla fedeltà. Senza dubbio Henziintendeva si operasse energicamente sì, ma però ancheper vie consentanee alla moderazione. Tale era pure l'avvisodell'orefice Daniele Fueler. Tale ancora l'opinione de'migliori, che miravano solo all'abolizione degli abusi.Mente di que' cittadini si era, non doversi usar la forzafuorché all'estremo caso per respingere la forza. Ma dimano in mano che ingrossava il numero de' congiurali,ecco che sopraggiugnevano uomini di perduti costumi, uominidi smodala ambizione, uomini di rovinale fortune;e diveniva malagevol cosa serbare la divisata moderazione.Ciò si fé' chiaro per una segreta scrittura, che icongiurali composero a giustificazione di loro impresa.ed in che rappresentarono coi neri colori di un mortaleodio tutte le colpe dei dominanti. « Chi vuole, dicevano,» la perduta libertà, pensi non a maneggiare la penna.» ma ad impugnare la spada ».Essi fermarono che si dovesse pigliar d'assalto l'arsenale,proclamare la libertà, convocare i comizi, stabilireun nuovo governo, disciogliere il gran consiglio compostodelle famiglie regnalrici.Il governo, ignaro del pericolo ond'era minacciato, tiravainnanzi reggendo lo slato con dignità e sapienza.I Confederati ne apprezzavano le grandi idee e i saggiordinamenti: gli stranieri ammiravano la bontà di unreggimento, la cui virtù aveva fatto obliare alla pluralitàdei cittadini bernesi gli antichi diritti del comune: i sudditifinalmente si chiamavano contenti della benignità edequità de' propri signori e superiori : ma il dì del rovesciamentoapprossimavasi.Già i congiurali eran cresciuti al numero di sessanta.II capitano Henzi era, come si è dello, tra questi; mane abborrì la causa tosto che egli, non meno che piùaltri de' migliori ebbero riconosciuto che molti congiuraticelavano sotto la maschera di patrio amore sentimentiscellerati. Allora Henzi tenncsi lontano da una combriccolaa cui il numero, l'imprudenza e il disaccordo minacciavanovicino lo scoprimento. Egli apparecchiavasialla fuga; ma prima che se ne gisse, tutto diveniva pa-


CAPO LI. 227lese per l'opera stessa di im congiuralo. Henzi sorpresoin una parlila di piacere, fu incarcerato: lo slesso fu delluogo-tenente Emanuele Fueler: lo stesso del negozianteSamuele Nicolao Wernier. Gli altri fuggirono pieni dispavento; e con ispavenlo ancor maggiore, seppero intornoa progetti sanguinosi contro i principali dello staloed a macchinazioni d'incendi e di saccheggio del tesoro,le deposizioni l'alte Ira gli orrori delle carceri e de' tormentida alcuni dei complici, e le voci corse allora nelpubblico: atrocità tulle, delle quali solo pochissimi sentivansicapaci.Venuli in luce i rei disegni, appariva Henzi il più colpevolede'cospiratori; siccome quegli che graziato testé,e richiamato dall'esilio aveva, corrisposto al suo governocon ingratitudine. Uscì sentenza di morte coTilro i tre. IlFueter e il Wernier chiesero grazia: THenzi, disdegnandoun vivere disonoralo, non la chiese. Il 16 luglio 47-49il capitano Henzi, col cuore spezzalo dal dolore ma nonavvilito da paura, staccavasi dalla moglie e dai figli; vedevale teste de' suoi due complici cadere sotto il ferro, del manigoldo: presentava imperterrito la sua, e, meglioche non visse, moriva (-1). Contro gli altri fu pronunziatoperpetuo esiglio.Le cose fin qui raccontale non furono del lutto infruttuoseper Berna. Fu discorso più liberamente intornoai vizi del governo: molti membri del consiglio, degnidella gloria de' loro avi, promossero la distruzione -diabusi invalsi. Finalmente revocossi la sentenza pronunzialacontro i colpevoli e richiamaronsi gli esuli. Tantosi cangiò la pubblica opinione, che di commiserazione(1) Quando la vedova di Henzi stava per passare il Reno co'suoi due teneri Agli, rivolse ancora una volta il viso al patriosuolo, e ad una moltitudine circostante, con parole di disperazione,disse: t Se prevedessi che questi fanciulli non fossero pervendicare il padre loro, questi a roe carissimi figliuoli, io liscaglierei nel fiume ». Ala i figliuoli cresciuti negli anni pensaronopiù generosamente della madre. Uno di loro, essendo governatoredei paggi dello statolder dei Paesi Bassi, contraccambiòle non meritate sventure con benefizi agli uomini di suauatìa ciltà.


228 ISTORIA DELLA SVIZZERAe di stima erano creduli degni coloro, che con onorevoliintenzioni pel commi bene avevano troppo osato, ed alcontrario veniva riguardalo con disprezzo chi, in vece distornare i malcontenti dall'opera temeraria, era entratonella loro congiura e poscia li avea vilmente traditi.CAPO LII.SOLLEVAMENTO IN LEVENTINA.(Dal 1750 al 175SiSubito dopo questi spiacevoli casi di Berna ne accadderodegli altri ancora più spiacevoli nella valle Leventina.Qui, su territorio che dalle vette del S. Gottardobiancheggianti di eterna neve si stende pel trattodi undici leghe sino all'imboccatura del Brenno, vivevasull'una e sull'altra riva del Ticino ed in selvaggi vallonilaterali il popolo, contento degli scarsi prodotti dellealpi, de' boschi di montagna, e delle bestie da soma adoperatenel trasporlo delle mercanzie. Le non piccolefranchigie, con le quali il paese era passato dal dominiode' Visconti a quello di Uri, sussistevano per intero.Non traeva Uri dalla Leventina altro che tenui rendite;provenienti dal dazio e da un piccolo balzello. Perciògli Urani non si credettero poi in obbligo di pagarsoldo né indenizzamento, allorché ebbero adoperato lagioventù di Leventina sotto le loro bandiere nella guerralogghenborghese. E' dicevano : « Già per duecento cinquant'anniabbiamo noi protetto, quasi senza compensoi vostri diritti, e voi ne chiedete uno a' vostri signori ? »Rispondeva il popolo Leventinese: «Se voi, a tenore deitrattati antichi, ci proteggeste, non avete fatto altro cheadempiere il dover vostro; ma qual dovere vuole, chenoi guerreggiamo a nostre spese per cagion vostra ? »Ostinandosi que'di Uri nel negare la mercede pei ricevutiservigi, i Leventinesi pigliavano il bailo urano e siimpadronivano del dazio.Allora si congregavano in Allorfo deputati di cinquecantoni cattolici, e pronunziavano, Uri esser tenuto al


CAPO LU. 229pagamento. Uri, che amava il giusto, riconobbe il suoerrore; si ristabilì la quiete, e niuna delle due parliserbò rancume per l'altra.Ma nelle terre levenlinesi ci aveva chi commetteva ingiustiziea danno de' proprj paesani, e particolarmente adanno delle vedove e de' pupilli. Avendo questi fatto giugneredoglianze al governo urano, esso comandò che iconti de' minori fossero renduti giusta gli antichi regolamenti.Ciò allarmò molli tra i ricchi di Levenlma, chedissero : « È una innovazione ! Uri vuole di nuovo intac-» care la nostra libertà ». E si diedero a percorrere ivillaggi dove avevano assai debitori, e sollevavano higente dicendo : « Stiamo bene uniti e sapremo vincerla» contro Uri. Siate uomini forti, e Leventina non sarà» più tributaria d'Uri, e il dazio fia nostro ». Cosi parlavanoessi, e ingegnavansi di coprire la colpa loro conquella di tulio il popolo. Era il principio del -1775; elutto essendo ancora coperto di neve, il paesano disoccupatoaveva molte ore d'ozio. Furono tenute combriccolene' villaggi, e pigliale risoluzioni d'ogni sorta. Unovoleva sorpassar l'altro in ardimento. Misero le maniaddosso al bailo Gamma urano e al ricevitore del dazio,e conferirono al tribunale valligiano l'incarico disentenziare in ogni più grave causa.Gli Urani, udito il disordine, inlimarono al popolo ammutinalodi ubbidire. Comparvero innanzi la generale assembleaurana due levenlinesi Velia e Bulli, che rispondendoall' intimazione favellarono superbamente, non dasudditi ma da padroni; e ciò perchè sapevano essere giàin armi duemila dei loro.Immanlinenle il corno urano fece rimbombar le vallidella Reuss. Malgrado l'imperversare dell'uragano e dellapioggia, mille Urani con sei pezzi d'artiglieria salironoprontamente Palpeslrc via del San Gottardo e comparveropresso alle sorgenti del Ticino. Fuggirono sbigottitele sentinelle dei sediziosi, e sparsero lo spavento pertutta la valle.Il capitano generale Orso, un Forni alfiere del paese,il consigliere Sartorio ed altri loro fidi, tulli capi dellarivolta, si congregarono e tennero consiglio di guerra.


230 ISTORIA DELLA SVIZZERAFu deciso, si attraessero le genti d' Uri nella valle appièdell'alto monte Piollino, dove precipitasi con orribile fracassoil Ticino fra gole montane, e dove un pugno dicombattenti può sbarrare ad un intero esercito il camminotagliato nella rupe. Quando poi il nemico si trovassequivi arrestalo, dovessero poderose truppe.di Leventinesisaltar fuori d'agguato da luti' i circostanti valloni,circondare gli Urani e sterminarli.A quell'ora le basse vallate rinverdivano; ma il cattivotempo teneva ancora sepolto sotto alte nevi il SanGottardo. Adunque gli Urani soffermarpnsi nella valle diOi'sera. Ma intanto i contingenti ausiliari di Zurigo, Lucerna,Svillo, Zugo ed Unlervaldo, invocati da Uri, traghettaronoin fretta il lago de' Quattro Cantoni, e già iYallesani, i Bernesi ed i Glaronesi occupavano le vicinanzedella Leventina.Finalmente il dì 2i maggio 1755 passarono il SanGottardo le truppe d'Uri insieme con ottocento Untervaldesi.Come i sollevali ebbono ravvisale in vece deldebole esercito urano le bandiere dei Confederati, e cintala valle da Lucernesi penetrati in Val-Bedretlo, tulli sismarrirono d'animo. Gittate via le armi se ne fuggirono,quali ne'villaggi e quali nelle selve. Sulle sommila deimonti furono accesi indarno i fuochi ad annunziare ilpericolo ed a sollecitare la leva in massa.Dal canto loro Urani ed Unlervaldesi procedean circospettidi terra in terra, lasciando alle spalle presidiatii luoghi : stretti avanzaronsi fino all' estremo villaggiopresso al Brenno. Ogni cosa fu sommessa e disarmata:agli altri ajuti de' Confederali fu mandato avviso di ritornarsenealle case loro: mantenuta la militar disciplina: presi un dopo l'altro gli autori della ribellione, elo stesso capitano-generale Orso strascinalo fuori di unconvento di cappuccini, dove aveva speralo trovare unsicuro asilo.Allora ebbe principio il processo di tutta la popolazione,spettacolo grande, terribile da un gran pezzo nonpiù visto nella Svizzera. Presso a Faido, villaggio dovela strada del San Gottardo entra in una piccola vallecinta di rovine di monti, vi ha un comodo e spazioso.


CAPO LH. ' 251piano, sul quale soleva già il popolo leventinese tenersue assemblee. Ivi fu esso convocato da tutte le parli.Nel 2 giugno, giorno del giudizio, comparvero quasi tremilauomini, e pieni di ansietà aspettavano la sentenza. IConfederali circondavano armati la moltitudine de'rei.Era nella moltitudine il silenzio della morte, da null'altrointerrotto che dal monotono rumore della cascata divicino torrente. Come tutto fu disposto, intimossi al popolola sentenza. Gli si loglieano tulle le franchigie ereditatedagli avi. gli onori e le armi. Oltracciò era condannaload assistere, nuda la testa e ginocchione, alsupplizio de'suoi principali, ed a prestar, giuramento diservitù ad Uri.Cinto adunque da bajonette, pronunziò quel popolo iltristo giuramento, che lo spogliava della libertà trasmessaglida' maggiori, e che insieme co' colpevoli puniva l'innocenteposterità. A un dato segnale cadde tremante inginocchio la moltitudine dei puniti, e vide cadere sottola mannaja del carnefice le leste dei principali del paese,dell'alfiere Forno, del capitano Orso e del consigliereSartori.Da questa orribilissima solennità se ne partiva tuttaquella gente coll'anima in preda al più tetro spavento,e avviavasi alle sue case. Il dì seguente le ullrici schierede' Confederali rivalicavano il San Gottardo, seco menandoincatenali innanzi alle bandiere altri otto de' piùcolpevoli sediziosi. Questi subirono in Uri la loro condannadi morte.CAPO LUI.CAGIONI DELLA CRESCENTE DECADENZA DELLA CONFEDERAZIONE. —SOCIETÀ' ELVETICA.(Dal 1735 al 1761).Nel medesimo tempo vivevano nella Confederazionemolti buoni e sapienti uomini, cui rattristava fortementela vista di tante agitazioni e sommosse. Essi riconoscevanoin ciò i segnali della decadenza e della comune


1232 ISTORIA DELLA SVIZZERArovina che s'approssimava ; ma niuno dava relia ai saggiammonimenti. Molto di bene vi aveva ancora, ma il malecominciava a preponderare.Amor di patria si trova solamente là dove è vera libertà;perciò nelle città eravi più amor patrio che nellecampagne, e nei piccoli cantoni più che nei baliaggi. Ipalrizj delle città dominanti, gelosi delle loro prerogative,vedevano di mal occhio che un suddito li eguagliassein civiltà e ricchezze. Erano dunque precluse tullele vie all'abitante della campagna, onde farsi un nomecome politico, come dotto, come guerriero, come ecclesiastico.In molli luoghi gli era proibito anche il trafficoe l'esercizio di un'arte. Nato all'aratro ed alla servitù,egli vedea ne' cittadini i dominatori naturali, iguerrieri, i giudici e i preli; i sudditi dei re avevanopiù diritto che i sudditi degli Svizzeri. Le citlà principalivedevano mal volonlieri le piccole città del contadocrescere pel commercio e pel buono stalo dellescuole.Perciò venne meno nel popolo quel santo amore cheinduce l'uomo a sacrificare alla patria le cose più care,e un interessato egoismo sottenlrava al poslo dell'amorpatrio. Vedessi quindi, a dir vero, obbedienza, manon èra l'obbedienza degli uomini liberi, ma quella deglischiavi: non era obbedienza per convinzione, ma pertimore, con odio ai signori e alle città, e con opposizioneall' introdursi di ogni miglioramento ; perciocché ilpopolo veniva educato nell' ignoranza, e la gioventù erao priva d'istruzione o cresciuta in scuole cattive. Pensavasiesser più facil cosa condurre un popolo ignoranteche un illuminalo; ma il cieco balte pure la propriaguida più facilmente, se un seduttore gli metta in manola spada contro di quella; ma a ciò non pensavasi punlo.Il governo conlcnlavasi di essere buon economo ; lecariche tanto superiori che inferiori erano pagale moderatamente,spesso anche meschinamente; i capi si arricchivanopiuttosto nel servizio straniero o nei baliaggi.L'ordine regnava nell'amministrazione pubblica; codicidifettosi ma pieni d'amor di giustizia, e rispetlavunsiper lo più con gran rigore i diritti anche dell'in-


CAPO LUI. i>55fimo uomo. L'economia del governo rendeva tenui e nonmai oppressivi gli aggravj. Nelle capitali aveavi benessere,e fiorivano le scienze e le arti particolarmente nellecittà riformale. Erano soprattutto illustri Zurigo e Ginevraper grandi letterali e artisti. In Basilea all' opposi«la rinomata università decadde per la natura del sitodella città e per lo spirito commerciale ; essa aveva quasipiù professori che scolari; ed era piuttosto un luogo diritiro pei primi, che uno stabilimento d'istruzione peisecondi.Nelle città della Svizzera cattolica ove i preti opponeansialla libera ricerca, le scienze non ebbero mai unaconsiderevole floridezza. Lo spirito monastico scambiò ilvero sapere con una futile erudizione. I piccoli cantoninon si presero alcuna cura per l'incivilimento e per lecognizioni; la libertà teneva luogo di tulio; il contadinonella sua capanna, nutrito dal proprio gregge, scegliendosiegli slesso i proprj magistrati, obbediva a quelleleggi, alle quali aveva egli stesso dato il suffragio, edera il più libero figlio della terra. Rozzo, a dir vero, esuperstizioso si lasciava guidare dai preti e dalle famigliericche del paese; ma s'egli era guidalo, non erasignoreggiato.In molti cantoni il governo operò lodevoli cose: Bernafabbricò a pubblica utilità palazzi, apri strade, e raccolsetesori colla sua economia: Zurigo animò il commercio,le scienze e l'agricoltura: Lucerna fece una gloriosaresistenza al nunzio e alla corte pontificia (dall'anno1725 al 1748) pretendendo questa di estendere la podestàecclesiastica sopra i dirilli temporali del governo.L'intera Svizzera compariva agli occhi degli stranieri,come un paradiso abitato da uomini felici e pacifici. Maguardavasi al verde tappeto- dei prati, non alle rocceinospitali; alla maestà delle ghiacchiaje, non alle rovinosevalanghe. Guardavasi alla pompa delle diete, nonalle loro discordie; alle imagini di Guglielmo Teli, nonalla schiavitù delle capanne; all'istruzione delle città, nonall'ignoranza delle campagne. In generale grandi nomi emolte parole, ma piccoli sentimenti e pochi fatti.La coscienza della propria debolezza, che sgómentavasi


25 ì ISTORIA DELLA SVIZZERAall'idea di grandi imprese, era chiamata moderazione, el'inerzia amor di pace. Si correva dietro alle pensioni,ai titoli, alle catene d'oro ed ai nastri di re stranieri :mentre lodavasi l'indipendenza della patria. Si esaltavala felicità pacifica della Svizzera mentre ai secoli delleguerre civili e di religione era succeduto il secolo dellerivolte, delle congiure e delle sommosse.Una meschina politica senza splendor di virtù pretendevamostrarsi dignitosa per l'oscurità impenetrabile incui s'avvolgeva. La libertà della stampa era in conto dicosa abbominevole; la pubblicità dei giudizi riputavasi untradimento. Silenziosi erano i giornali sugli avvenimentidomestici; sapevasi più facilmente ciò che faceva il granTurco e il gran Mogol, che ciò che avveniva a Zurigo,a Berna e Sciaffusa; e ciò distrusse il sentimento deiConfederati per una generale unione, mentre fingevasisostenerlo. Ad estinguere interamente questo santo e potentesentimento intralleneasi l'odio delle piccole popolazioni,le une contro delle altre, ereditato dalle anticheguerre e discordie. Friborgo festeggiava ancora come unasacra festa il giorno della strage fraterna di Willmerga.Sospettosi e diffidenti erano ne'monti e nelle valli gliuni sul conto degli altri. Non combatlevasi più colle spade,ma tanto più aspramente colla lingua e colla penna.Proibivasi a vicenda l'estrazione delle derrate le più necessarie;poneansi soldati e gabellieri ai confini e sullestrade, che con ogni qualità di angherie impedivano iltrasporlo di frutta, uova, pollami e pesci da un piccolodistretto della Confederazione all'altro.« Senza il consiglio e il permesso degli altri non potràalcun cantone stringere alleanza colle potenze straniere ».Cosi esprimeasi l'antica lega. Ma i cantoni senza il consiglioe la licenza degli altri conchiudevano sfacciatamentealleanze, sia colla Francia o coll'Austria, sia collaSpagna o con Venezia.«Non deve accettarsi alcun giudice il quale comprila carica». Così comandava l'antica lega, ma il mercatoera pubblico tanto nei piccoli cantoni che altrove.In tale stato trovavasi la Svizzera; ogni cosa più omeno in dissoluzione. Qui villaggi: borghi e piccole città


CAPO LUI. 235ostentavano i loro diritti insignificanti, e opponeano perdameneinintelligibili ad un ordine migliore; là agognavanole città a sempre maggiore potenza sopra la campagna;e nelle città stesse, le antiche famiglie volevanoavere una preminenza; e quelle che sedevano al governopretendevano che la legge ne perpetuasse loro il diritto.Dappertutto piccole vanità; dappertutto egoismo e pretensioniper cose da nulla. Gli Svizzeri erano divenutipiù amici delle nazioni straniere che fra sé stessi, ed eraloro più facil cosa stabilirsi in tutte le altre parti del mondo,che trasportare nella patria l'abitazione da un villaggioall'altro, o passare da un cantone in un altro.Uno Svizzero, loslochè sorpassava gli angusti conlini delsuo paesuccio nativo, non era meno straniero nella Confederazionedi quello che lo fosse un ebreo, un persiano,un russo.Mentre le monarchie de' principi miglioravano le loroistituzioni, e accrescevano le loro forze, nulla vedevasinella Svizzera che servisse al perfezionar la costituzione,o a rinforzare l'alleanza. Mentre la Francia e l'Austriacrescevano a strabocchevole forza, e perfezionavano l'artemilitare, la ruggine consumava le armi degli spensieratiSvizzeri. Pavoneggiavansi per le vittorie degli antenati, enon pensavano a guadagnar la vittoria nel giorno delpericolo. Ciò che trovavasi ancora per la difesa, avevaorigine fino dalla guerra de' trent'anni; gl'ultimi cambiamenticonlavano circa un secolo. Dimenlicavansi gli arsenalie l'armamento di un esercito, e tanto nell'armi chenel loro uso non osservavasi alcuna uniformità. Alcuniin vero, come Berna, Zurigo e Lucerna, avevano in unmodo imperfetto, fatto per le cose militari un po' più chegli altri cantoni; ma ciò che queste città possedevano,sembrava piuttosto calcolato a sedare le rivolte dei proprisudditi che alla difesa contro la forza straniera.I buoni e prudenti uomini della Confederazione ratlristavansialla vista di tanti mali. Alcuni dei principali siriunirono ai bagni di Sohinznach sulI'Aar: erano Iselinda Basilea, amico dell'umanità, Hirzel, il saggio di Zurigo,il liberale Orso Balthasar di Lucerna, il bravo Zellwegerdi Appenzello ed altri personaggi. Essi fondarono


!236 ISTORIA DELLA SVIZZERAun'amichevole lega di tulli gli Svizzeri ben pensanti, unaSocietà elvetica per la propagazione della civiltà, dellospirito pubblico e dell'amore fraterno di lutt'i Confederati.Ogni anno riunivansi: ogni anno ingrossavasi da ognicantone e dai paesi confederali il loro numero. Qui i piùdegni apprendevano l'amor di patria, qui slringevasi amiciziautile al ben pubblico; in questa santa unione s'accesedi nuovo, pura e lucente, la fiamma dell'antico patriottismofederale. Ma le autorità dei Cantoni guardavanocon sospetto quelle congreghe, e di mala voglia lesopportavano.CAPO LIV.GENEROSITÀ' DI FEDERICO IL GRANDE VERSO I SUDDITI DELPRINCIPATO DI NEUCHATEL.(Dal 1762 al 1770)I capi dei consigli lie' cantoni temevano che in tali societàsi criticassero i fatti delle autorità, si intaccasse laslima ad essi loro dovuta, si diffondessero i lumi nelpopolo: temevano che perciò i sudditi aspirassero a maggiorlibertà.Più tranquillamente considerava il re di Prussia, ilquale era signore di Neuchùlel e Valangin il progressodella civiltà,fra'suoi sudditi; anzi egli accrebbe generosamentei loro diritti invece di diminuirli e restringerli.Neuchàlcl e Valangin colle fertili valli sul lago e nelmonte Jura, appartenevano da tempo antico al regno diBorgogna, ed erano quindi passali all'impero germanico.J conti di Neuchatel abitavano nel castello posto sul lago.Essi accordarono grandi libertà a lutti quelli che si stabilivanonei monti selvaggi, o dissodavano i boschi; cosìpopolossi il paese, e si formò la città attorno al castello,la quale ottenne nel 121-4 gli stessi diritti che godevaBesanzone, la più ragguardevole cillà dell'Alta Borgogna.Dopoché Rohn signore di Neuchùlel cedette i suoi beni


CAPO. LIV. 257e la signoria all'imperatore Rodolfo di Habsborgo (4288).il paese passò di mano in mano in diverse mani. DapprimaRodolfo lo rimise nella casa di Chalons, una dellepiù polenti di Borgogna; dopo circa quattro secoli,passò nella casa di Longueville (1508); e allorché l'ultimadelle figlie di questa casa, Maria duchessa di Nemours,morì (1707), si presentò una ventina di pretendentiin eredità il bel principato; ma gli stati del paese,composti di dodici giudici del principato di Neuchàtel edaltrettanta della contea di Valangin, si adunarono per esaminarele pretese degli aspiranti, e riconobbero FedericoI di Prussia come il più prossimo erede della casadi Chàlons. Il re di Prussia divenuto per lai modo principedi Neuchàtel e Valangin, confermò la costituzione ele libertà del paese, e vi esercitò i suoi diritti per mezzodi un governatore e di un consiglio di stalo scelto tragli abitanti. Fu pure d' allora in poi consideralo comel'allealo della Svizzera, perchè il principato si annoveravatra i luoghi alleali della medesima; perchè tanto i signoridi Neuchàtel, quanto la città e molte libere comuniavevano in varj tempi conchiuso un'eterna alleanzacoi cantoni di Berna, Soletta, Lucerna e Friburgo e conciò acquistata la prolezione di tutta la lega.Gli abitanti di Neuchàtel erano gelosi dei loro diritti,e non permettevano che lo stesso re di Prussia li restringessein alcun modo. Avendo egli affittato nel 4748 lerendile che ritraeva dal paese, il popolo fu malcontentodi questa novità; e volendosi nel 4766 rinnovare l'appalto,succedette la gran sommossa. Rimessasi dal re lafacoltà di pronunziar sentenza sul litigio al cantone diBerna come giudice federale, Berna decise la più partedelle cose a favore del re. Perciò il popolo di Neuchàtelfu malissimo conlento, inseguì il regio invialo Gaudolreduce da Berna, e ne assalì la casa. Invano le autoritàsi mostrarono, invano inviaron truppe. Gaudot e il suonipote, vedendosi in pericolo, vollero spaventare il popolo,e dalle finestre tirarono sulla moltitudine; ma fupèggio; perciocché un falegname venne ammazzato, e allorail popolo entrò furioso nella casa, e Gaudot fu uccisoda (re colpi di fucile.


258 ISTORIA DELLA SVIZZERAGl'inviati del re e i consiglieri della città di Neuchàlei,avendo invitalo Berna, Lucerna, Soletta e Friburgo,queste, dopo lunga esitazione, volendo guarentire la sicurezzapubblica, posero guarnigione nella città. Allora-,incominciarono lunghi processi e infinite trattative. I plenipòlenziarjdel re agognarono a stabilire un poter arbitrarioper tener meglio soggetto in avvenire il paese espaventarlo; ma i Confederali non vollero essere islromenlodella tirannia straniera, e il bernese Oslerwaldparlò con forza e coraggio in favor delle leggi e dei diritlidella sua patria e contro i cortigiani stranieri. Finalmentefu deciso e giudicato che la città di Neucbàteldovesse deporre le armi, pagare tutte le spese, indenizzarela famiglia dell' infelice Gaudol, e per mezzo delproprio consiglio chieder perdono ai plenipolenziarj delre. I più colpevoli dei rivoltosi, la massima parte, fuggiti,furono banditi o castigali colla prigione o appiccaliin eilige; dopo ciò, il presidio dei Confederati ritornossia casa.Dopo questi avvenimenti il re di Prussia invece di diminuireo restringere la libertà degli abitanti di Neuchàlel,come aveva già fallo Uri nella Levenlina, l'accrebbeanzi e rinforzolla con nuovi diritti; il che ebbe riguadagnatoalla Casa di Prussia il cuore di tutto il popolo. Ilprincipe non solo restituì le armi agli abitanti, ma accondisceseanche a non appaltar più le rendite, a nonamministrarle ad arbitrio, a non deporre arbitrariamentele autorità dal loro posto. Egli accordò all'intera comunitàil diritto di avere un consiglio indipendente, senzail consenso del quale il principe non potesse cambiarnulla nell'amministrazione dello slato. Molte cose che nelleleggi erano difettose od oscure furono migliorate, e semprea benefìzio e a vantaggio del popolo. E fu fatto daun re ciò che alcuna autorità svizzera non aveva ancoraintrapreso; ma egli era un principe dei più illustri e sapientidel secolo: egli era Federico il Grande.


25!)CAPO LV.SETTE IN LUCERNA. — STORIA DEL LANDAMANO SUTERDI AprENZELLOINTERIORE.(Dal 1770 al 1784)In questo divenne pure la città di Lucerna teatro ditragiche dissensioni e sommosse. Quivi come in altre cittàdella Svizzera si erano già da lungo tempo le cospicuee nobili famiglie impossessate del governo come di unbatti ereditario, e avevano quasi del tutto annientata l'antJHfinfluenzadel resto dei cittadini sulla cosa pubblica.Giocalo più d'un cittadino non per ingegno né per virtu,ma spesso solo per favore d'influenti parentele allalesta dell'amministrazione, credevasi giustificato a viveredello stato, non per lo stato. Ora una mitezza tropporilassata, ora un'asprezza troppo rigorosa condusse di soventeil governo a far gran danno a sé stesso e allapatria.La mala fede nell'amministrazione delle pubbliche renditenon era rara nella crescente depravazione dei costumi.Ricevitori fuggironsi coi denari del pubblico; granaie arsenali furono danneggiati, e lo stesso tesoro pubblicorotto e derubato. Di già Antonio Leodegario Meyer,era stalo punito coll'esiglio per forti malversazioni, in cuiegli aveva dissipato una gran parte dei denari dello stato.Poco dopo il tesorier generale • Giovachino Schumacherdispose a favore della sua casa una sì gran somma deibeni dello stalo che dissipò per essa 32 mila fiorini, efu a perpetuità bandito dal territorio Svizzero. L'esempiodel padre non ispaventò punto il di lui figlio Placido;egli scialacquò da prima tutto il suo, si caricò di debiti,e quindi amministrò malamente il baliaggio di Haidegg;si pose al servigio militare dell'Austria; ne disertò quindie andò errando nella sua patria e nel vicinato; si unì aimalcontenti ed acquistò dell'influenza presso gli stessico'suoi avventali discórsi. Quantunque non vi fosse alcunindizio di rivolta, il governo sospettoso se ne spa-


240 ISTORIA DELLA SVIZZERAventò perchè conosceva troppo bene la sua debolezza ele sue oppressioni per confidarsi ai propri sudditi. LoSchumacher venne imprigionato con alcuni de'suoi disperalicompagni, ed accusato di sedizione, quantunqueegli non volesse produrre che in modo legale le lagnanzedei malcontenti. Benché non convinto, fu condannato qualreo di alto tradimento, ad essere decapitato per atterrirei cittadini ed il paese. Gli altri suoi compagni furonomandali in esiglio.Passati alcuni anni, quegli che avevano votata la mortedi Schumacher, consci del loro timore precipitalo e dellaloro ingiustizia, vollero rigettarne da sé il biasimo e lacolpa. Ora dicevasi che il consigliere Valentino Meyer, ilquale aveva condotto il processo, fosse stato la cagionedi una sì dura sentenza. I parenti del defunto si scagliaronocontro di lui, in privato dapprima, poscia pubblicamente.Si ricordò allora ch'egli era il figlio del già banditoLodomiro Meyer, e che per ciò era stato condottoprobabilmente a questa sanguinosa vendetta. Si separaronda lui timidamente quegli slessi che seco avevano condottoil processo e sottoscritta la sentenza. Si elevò controdi lui vittorioso il generale Pfyffer, capo allora delpartito francese e nemico di Meyer; perchè quest'ultimoaveva sovente esercitato influenza contro la Francia: ognunoche temesse o invidiasse l'ingegno e le cognizionidel Meyer, se gli mostrava avversario. Si attribuiva a luicome libero pensatore uno scritto stampato a Zurigo coltitolo: «Se non fosse vantaggioso alla Svizzera cattolicail sopprimere interamente, o il restringere gli ordini monastici».E ciò aggiunse alla turba de'suoi nemici i frati,i preti e il nunzio. Uno scritto burlesco in confutazionedel primo, che egli lesse in una brigata di alcunifidali amici, prcndevasi giuoco dei frati: avendo uno degliamici tradito l'autore, tosto che il libro apparve allestampe, con ridicola solennità venne bruciato a Lucernaper mano del boja.Tutlo ciò era più che sufficiente per farlo esiliare, edegli ne doveva essere la vittima. Per trovarlo colpevole»on si ebbe riguardo ad offendere la pubblica confidenzadello stato, si violò il segreto delle lettere alla posta, si


CAPO LV. • 2Menlrò in casa sua per esaminarne le carte; e dopo clielutte queste violenze riuscirono vane per discoprir colpe,fu preso alla sua campagna dove egli dimorava in pace,conscio della sua innocenza, fu tenuto prigione quarantatregiorni senza dargli udienza. Invano parlarono perlui nel consiglio il coraggioso Keller, ed il saggio patriottaFelice Balthasar, e molti altri imparziali. Indarnolo slesso Meyer mandò la sua difesa in iscritto alConsiglio: questo non si degnò nemmeno di aprirla. Indarnoil virtuoso Casimiro Kruss propose la riconciliazionee la pace; Meyer fu condannalo ad un esiguo diquindici anni; all'opposto tutti quelli che furono nel processodi Placido Schumacher condannati al bando o allagalera, furono richiamati (4770).Allora soltanto paciflcaronsi tra di loro i partiti di famiglia,poiché credevasi in Lucerna che tutto il malefosse venuto non dall'ingiustizia, ma dall'essersi usatotroppo rigore contro gl'impiegati nel governo e le famigliedominanti; perdonassero gli uni agli altri, e si tenesserouniti affinchè la preponderanza della nobiltà nonpassasse ai cittadini.Poco dopo i Kodes Interiori d'Appenzello mostrarononella morte sanguinosa del loro landamano Giuseppe AntonioSuter, che la libertà e il diritto del cittadino nonsono più sicuri presso un intero popolo che sotto il dominiodi pochi nobili e di poche famiglie, se lo spirilodi moderazione e di giustizia ceda alla seduzione dell'amorproprio e della vendetta.Suter era un albergatore di Gonten, uomo di pochecognizioni, ma di molto spirilo naturale, benefattore deipoveri, e affabile con tutti; perciò gli Appenzellesi loavevano fatto podestà del Rhinthal ad esclusione dellandamano Gian Giacomo Geigher, che avrebbe volontierioccupalo un tal posto per indennizzarsi di moltisacrifizj già falli. Due anni appresso i nove Rodes delpaese elevarono il benevoluto Suter alla carica di landamanoa preferenza del rivale.Ciò irritò Geigher e molti altri che credevansi esserequalche cosa; i quali tutti formarono una lega segretacontro Suter. Molti ricchi erano pure di lui nemici, per-SCHOKKE 16


242 • ISTORIA DELLA SVIZZERAche egli si era opposto ad una legge iniqua, la quale neifallimenti accordava la preferenza ai creditori del paesesopra i forestieri ; « perchè, diceva Suter, questo è ingiustoe in oltre ci toglie la confidenza degli stranieriper modo che nessuno vorrà inviar denaro nel nostropaese». Ma i ricchi dicevano: «Suter non vuol favorireche gli stranieri, ed ha cattive intenzioni per la patria ».Suter non si prendea alcun pensiero di queste voci.econtinuava a far il meglio che sapeva e poteva per l'utiledel paese. Egli acquistò al suo cantone dalla comunedi Oberried nel Rhinlhal il diritto di prelazione soprauno dei più bei pascoli delle alpi nell'Alto Säntis qualorafosse a vendersi. Avevano gli Appenzellesi vendutoquesto pascolo in un bisogno di denaro. Poco dopoavendo inteso che molte porzioni considerevoli di tali alpierano state ipotecate a forestieri, il landamano Suterpersuase tosto al Consiglio di fare stimare la montagna,di rimborsare il denaro e di mettersi al possesso delpascolo.In ciò mostrò egli troppa precipitazione. Oberried siquerelò a ragione presso la Dieta contro i Rodes Interiori,e il Consiglio pentitosi del passo già fatto, se neritrasse. Ma Suter, ostinato e divenuto orgoglioso pe' suoionori, non volle cedere e proseguì il processo a sue spese.Avendo però perduto la lite presso la Dieta, tornatosi acasa si vergognò di riconoscere la verità. Ora tostochèseppesi pubblicamente che il cantone d'Appenzello erastato condannato nelle spese; e che i fondi degli Appenzellesinel Rhinlhal dovevano servir d'ipoteca sino all'interopagamento, quantunque Suter si fosse dichiaratopronto a pagar egli il tutto, gli avversari menaronogrande rumore; e il suo collega il landamano Geighcr eil Consiglio dissero: «Suter ha ingannalo il governo, edisonoralo i Rodes Interiori presso i Confederati ». EilConsiglio, senza ascoltarlo, tolse al capo del cantone isigilli, tutte le dignità e gli onori, e dichiarollo incapacedi posseder mai alcuna carica. Suler rispondea: « I mieinemici non hanno né diritto nò autorità di condannarmi;l'assemblea generale deve giudicare tra me e loro».Ma prima che l'assemblea fosse convocata, con ogni


CAPO LV. 243sorla di mezzi fu stuzzicalo il popolo contro di Suter.Gli slessi cappuccini si posero in movimento; andaronodi casa in casa declamando e scoprendo i peccali segretie le colpe del Suter. Riunitasi l'assemblea si sollevaronole grida del popolo a favore o contro l'accusato. Suterfu strappalo a forza dalla sedia di landamano, benchémille voci s'alzassero per la sua innocenza.Poco dopo, quest'uomo abbandonalo e caduto, facendoun pellegrinaggio al santuario di Einsiedlen, assente fucondannalo dal Consiglio ad un perpetuo bando da tuttala Confederazione come nemico della religione, della libertàe della pace. Il suo nome fu appeso al patibolo,venduta la sua casa e i suoi beni per pagare lutte lespese e i debili; tulli i suoi amici, espulsi dal consiglio;la slessa sua sposa fedele, sotlo pena della perdita degliaveri e d'ogni diritto, condannata a non riguardarlo piùcome marito. Non si vedeva alcuna ragione di pene sìgravi. Il tribunale non giustificò punto la sua sentenza,non addusse che leggiere mancanze, e parlò in modomisterioso di certi delitti che non volea nominare pernon dare scandalo. Ma restò dubbio se fosse per celarela colpa del bandito, o quella dei giudici.L'infelice vecchio visse miseramente in Costanza. Dopoalcuni anni si appellò per un giudizio più imparziale, eun sicuro salvocondolto. Settanta cittadini di Appenzellosi unirono volontieri per offrirgli il salvocondolto, ma ladimanda fu rigettata, e inoltre quattro dei più risolutifra que'settanta, furono condannali a morte: ventidue,condotti al luogo del supplizio e flagellati per mano dçlcarnefice, furono lasciati in. libertà per grazia.Silenzio e spavento regnarono dappoi: il bandito restòin Costanza, e solo qualche volta andava egli ne'RodesEsteriori per visitarvi gli antichi amici. Un anno doporientrò nel paese Battista Ross, il quale era stato dichiaratoinfame per appartenere al partito di Suter;preso e interrogalo, disse che Suter arruolava gente neiRodes Esteriori per assaltare il borgo di Appenzello, echiamare il popolo .alla libertà contro il partito di Geigher.Invocò pure la testimonianza di uomini ragguardevoli;ma eglino dissero, che Ross mentiva.


244 ISTORIA DELLA SVIZZERATuttavia gli si credette: il popolo fu irritato mercè leodiose calunnie sparse contro il bandito, quindi si tentòdi averlo in mano, e vi si pervenne di fatto in un modoinfame. Si servirono a ciò della propria di lui figlia, maritatain Appenzello. Andarono amichevolmente da lei econ inganni, la persuasero di scrivere al padre perchèvenisse a trovarla all'albergo della Corona in Wald, comunitàdei Rodes Esteriori, avendosi a comunicargli nuoveimportanti.Senza sospetto il vecchio seguì la voce dell'ingannatafigliuola. Fu indotto sotto vari pretesti a por piede inOberegg, terra dei Rodes Interiori. Quivi fu sorpreso, legatoe strascinato ad Appenzello, sopra una slitta scoperta,benché si fosse nel più rigido inverno. Mentre la scortasi ristorava nell'osteria di Altstetten, il vecchio landamanostava pregando al di fuori in sulla via, ove il turbinescuoteva la cadente neve dalla canuta di lui testa.Condotto finalmente dinanzi al tribunale, ripetè egli leproteste della sua innocenza. Posto alla tortura tre voltein un giorno, non potè confessare alcun delitto; tuttaviasi ruppe la nera verga sul suo capo. Venti fra i giudicinon assentirono, e registrarono solennemente la loro prolestacontro la partecipazione a tal sentenza. Tuttavia fuessa eseguita il giorno 9 del marzo 4784. Il vecchioSuter ascoltò colla tranquillità dell'innocenza la propriacondanna a morte, e con tutta la tranquillità dell'innocenzaandò al patibolo.CAPO LVI.TOROIDI E SOLLEVAZIONI NEL CANTONE DI FRIBURGO.(Dal 1781 al 1790)Mentre nel cantone di Appenzello imperversavano gliodj delle sette, si sviluppavano essi anche più pericolosamentein quello di Friborgo, dove nella città e nellecampagne era vivo già da lungo tempo il malumore.Qui da tempi antichissimi, i podestà e alcuni giudiciamministravano la città


CAPO LVI.24Osi chiamano ancora al giorno d'oggi 1' antico disivello.Nelle cose più importanti soleva decidere il popolo radunalo;essendone però il numero cresciuto mollo, lapodestà sovrana fu confidala ad un corpo di savj uomini,chiamalo gran consiglio. Dapprima vedevansi in essorappresentami lauto della città che del contado comedeputali di un popolo libero ; poscia non furonvi che nobilie palrizj; alla line, soliamo i membri d'alcune famiglie.Essendosi poi formato Ira il gran consiglio e il piccoloun allro consiglio delio dei sessanta come un'autoritàdi mezzo, da quest'ultimo nacque una nuova autoritàdi grave importanza, della la cornerò segreta. Essanominava alle cariche, e pronunziava 1' esclusione dallemedesime. Per lungo tempo ebbesi per costume di scegliereda'quattro quartieri o bandiere della città, oppuredal gran consiglio, un egual numero di cittadiniper entrare nel consiglio dei sessanta: ma all'ultimonon furono ammessi che i figli di alcune case che sidicevano segrete ; e restò dappoi chiuso del lutto l'accessoagli altri cittadini nel novero delle famiglie segrete.Da quel tempo in poi durò sempre la scontentezzadei cittadini contro le case privilegiate ossia segrete, cheoccupavano tulle le cariche. Anzi ira gl'istessi segreti.entrò finalmente la disuuione, perchè i nobili volevanoavere la preferenza sopra gl'ignobili. Di già l'industriaaveva, con la libertà del comune, perduto la forza e lavita. Avanti che Friburgo avesse conosciuto la camerasegreta, gran numero di fabbriche di panni portavanola prosperità nel paese, ed ogni anno spedivansi a Veneziapiù di ventimila pezze di panno bianco. La conciadelle pelli conlava circa duemila lavoratori in unodei quartieri della città. Tulio questo sparì interamente.Gli slessi abitatori dell'antico distretto perdettero la lorolibertà, e si videro ridotti alla condizione di sudditi.Quantunque già più volle il governo avesse duramentecastigalo le umili rimostranze sì d'alcuni privali comed'intere comunità, quali colpevoli innovazioni, credetterotuttavia alcuni uomini, vedendo durare il malumore delpopolo, di poter rinnovare le lagnanze. Nella bella par-


i246ISTORIA DELLA SVIZZERAl'occhia di La Torre di Tremc abitava in mezzo a* proprjpoderi un personaggio versalo nelle scienze e nellastoria patria; il quale si chiamava Pietro Nicola Chenaux,ed era assai caro al popolo per la sua rettitudinee pei suoi liberi sentimenti. Egli e i suoi amici GiampietroRaccaud e l'avvocalo Castellaz s'avvidero che senzaun movimento serio del popolo, sarebbero riuscite vanepresso il governo tutte le umili preghiere. Essi inviarononelle valli i loro affidati, e le trovarono pronte asostenerli. Allora Cbenaux tentò l'impresa, e si recò aFriburgo per portare d'avanti al Consiglio le lagnanzedel paese. Cinquanta o sessanta uomini armali lo accompagnavano.Ma il Consiglio, già istruito dei movimentirivoluzionarj, aveva chiuso loro le porte in faccia,rinforzalo la guarnigione, armato i cittadini.Frattanto si alzava in luit' i villaggi il grido dellarivolta, si sonava a martello; l'alpestre rocca di Gruyèresfu occupata dal popolo senza spargimento di sangue,e il castellano fu preso e temilo in ostaggio.Quando Chenauz vide la rivolta divenir sì generale,fattosi ardilo ordinò le turbe popolari in compagnie, vipose conduttori e inspirò loro coraggio. Una secondasupplica era inviata al consiglio di Friborgo da Castellaz,che lo richiedeva ascoltasse le querele del popolo,o almeno rimetlessene la decisione a cantoni scelti inqualità d'arbitri. Ciò fu chiesto indarno. Chenaux partìdunque con più di 2,500 paesani male armali dalla cappelladi S. Giacomo contro Friborgo. Con seicento odottocento uomini approssimossi egli alla città : altri cinquecentoaccampavano in un bosco sulla sponda diritta dellaSaana; dalle più lontane parti del cantone ne accorrevanomolti altri.La guarnigione della città usciva con pompa guerrieracon le bandiere di Friborgo. Sventolavano anchequelle di Berna, poichò quest'ultima, chiamata in ajuto,aveva tosto inviato trecento dragoni ch'essa esercitavaall'armi. 11 capitano Froideville, uomo prudente ed umano,ne era il condottiere.Froideville parlò umanamente ai sollevati, chiese chedeponessero le armi, promise perdono del passalo ed ac-


CAPO LVI. 247comodamento di tult' i guaj per parte del governo e deicantoni mediatori. Certamente il popolo non chiedeva dipiù. I paesani erano pronti, sulla parola d'onore di Froideville,a deporre le armi, ma esigendo egli la consegnadei capi, essi ricusarono.Durante le trattative, le turbe venivano circondale, eappostati cannoni. Come i sollevati se n'avvidero, gettaronospaventali le armi, e chi il potea fuggissene. Questafuga portò lo spavento nella retroguardia e tutti inbreve sparirono.Tra i fuggiaschi trovavasi pure Chenaux; ma uno deisuoi, Enrico Rossier, sia per dispetto della cosa mal riuscita,sia che volesse guadagnarsi la grazia del vincitoreIo assassinò a tradimento. Il cadavere di Chenaux consegnatoal carnefice, fu tagliato a pezzi, e il di lui capo,confitto ad una lancia, fu posto sulla porla della Torredi Romont. Castellaz e Racaud, condannali ad esseresquartali, si salvarono colla fuga. Altri dei capi furonocastigati con pene corporali, pecuniarie o infamanti.Berna, Soletta e Lucerna inviarono intanto altre truppee mediatori a Friburgo; ma il governo fece intendereche, per la bontà sua naturale, voleva egli ascoltare tuttele lagnanze delle comuni; che però non accordava a tuttoil paese che tre giorni a stendere ed a presentare le lagnanze.Malgrado la scarsezza di tempo e le truppe cheinondavano la città, i deputali delle comuni corsero a Friborgo.Ma le trattative si prolungarono di mese in mese senzadecisione; il popolo si trovò ingannato nella sua aspettativa,e non ebbe che a piangere l'uomo che si era peresso sacrificato. La tomba di Chenaux era continuamentevisitala da divoti, che vi facevano pellegrinaggi con crocie stendardi. Indarno il governo vi pose guardie colle armicariche; indarno il vescovo proibì quei pellegrinaggi;nulla poteva estinguere nel popolo la riconoscente memoriadell' ucciso.Il popolo slesso della capitale, unito colle ventiquattroparrocchie dell' antico distretto, avea desideralo in questecongiunture di far valere i suoi diritti con migliorfortuna contro le famiglie dominanti. Allora fu chiesto il


24.8 ISTORIA DELLA SVIZZERAlibero ingresso nell'archivio, dove trovavansi ancora lecarte giurate dell'anno 4404 e del 4553, le quali assicuravanoanche al popolo ed agli abitanti del distrettola partecipazione nelle elezioni e nella rappresentanza.Ma il governo rispose: Dai vostri regolamenti di arti econfraternite voi potete abbastanza conoscere i vostri diritti.— Rigettati in tal modo i cittadini e quei del contado,essi non attendevano giustizia che dai cantonimediatori. Dopo lunghi tentativi di accomodamento apparvefinalmente la dichiarazione di Berna, Lucerna eSoletta: « Noi sosterremo con ogni potere la vigente costituzionedi Friburgo : le domande del popolo sono senzafondamento e incostituzionali; tuttavia si raccomanda algoverno di fare che non siavi alcuna preferenza tra ipalrizj e le famiglie segrete, di diminuire in breve i carichidella campagna, e di restringere gli. abusi che potesseroessersi introdotti». Maravigliati udirono i cittadiniciò annunziarsi dal cancelliere (28 luglio 1782). Nellasera dello slesso giorno si recarono tutte quattro le bandieredella città alla casa del podestà Gaily, parlossi anome dei cittadini dall'avvocato Hey, dal notajo Guisolan,e dal negoziante Ignazio Girard. Il podestà ascoltò concalma apparente.Ma pochi giorni dopo, Rey colla sua famiglia fu banditoper quarant'anni, Guisolan per venti, Girard perdieci; anzi il figlio stesso di una famiglia dominante,detto Samuele Maillardoz, fu bandito per sei anni peraver detto in un'adunanza delle tribù, essere giustoche i cittadini ricuperassero i loro diritti. Molli altri incontraronola stessa sorte.Tuttavia il governo ebbe l'accortezza di diminuire ipesi più gravi, accrebbe il numero delle famiglie segretecon introdurvi sedici famiglie nuove, e promise di rimpiazzarein avvenire con tre nuove ognuna di quelle chesi estinguessero.


2-49CAPO LVII.TORBIDI NEL VESCOVATO DI BASILEA , NEL VODESEE NEI GUIGIONI.(Dal 1790 al 1794)Poco dopo sollevossi nelle vicinanze della Svizzerauna tempesta che minacciava sciagure alla Confederazionee a tutl'i troni e paesi d'Europa. La cattiva amministrazionedei re in Francia aveva accresciuto il debitoe la miseria pubblica. Ad onta delle gravi imposizioni viavea ogni anno un disavanzo di 440 milioni per pagaregl'interessi del debito, e soddisfare ai bisogni dello stato.I ricchi conventi, i nobili e i principi non volevano nullapagare, ed il popolo sfinito noi polca. Alia corte del ree dei principi, nelle castella dei nobili, nelle abazie enelle grandi città viveasi sontuosamente nel fasto e nellamollezza: nelle campagne non vcdeasi che povertà e miseria.Non dominavano le leggi ma l'arbitrio, non la religionema Io scherno e l'incredulità presso i grandi, nel popolol'ignoranza e la superstizione. Tutto ciò dovea portaresventure al paese, e porlolle.La prodiga corte non avendo più di che spendere, néil popolo con che pagare, tutto l'edifìzio crollò. Avendoil re convocato gli stali generali per averne consiglio esoccorsi, essi abolirono le prerogative della nobiltà e delclero. Il popolo sollevossi e distrusse le prigioni di stato.I castelli dei feudatari furono dichiarati beni nazionali;essi sommavano a tremila milioni di lire. I principi, inobiii ed i preti fuggirono in terre straniere; molti nellaSvizzera, altri presso i re d'altri paesi a chiedere soccorso.Allorquando i Francesi videro i re armarsi e minacciare,essi pure imbrandirono la spada dicendo « noisiamo i padroni in casa nostra. ».Tali avvenimenti divisero le opinioni del mondo intero.I governi ed i privilegiali accusavano i Francesi di nefandilà;e coloro che avevano a lagnarsi del proprio governoe dei signori, dicevano: «essi hanno tutta la ragione».


250 ISTORIA DELLA SVIZZERAIn simil modo parlavasi pure nel vescovato di Basileaquando il principe-vescovo, Giuseppe Roggenbach volleimpedire alle comunità di ragunarsi conforme alle leggi.Ma siccome i sudditi stavan fermi ai loro diritti, il vescovochiamò in soccorso i Confederali. Questi ricusarono d'immischiarsinelle di lui querele, ed egli si rivolse all'imperatore,pregandolo occupasse con truppe il vescovato.In sulle prime Basilea e gli altri Confederati non volevanopermettere il passaggio degli Austriaci, ma alla finecedettero. Non si vide dapprima il pericolo di tal procedere,quantunque l'avvocato delle comunità, il consigliereRengger, dichiarasse che pel trattato del paese collaFrancia (dell'anno 1781), i sudditi avevano il diritto dichiamare altrettanti francesi quanti erano gli austriaci. Ilvescovo intanto ricuperò la sua autorità. Rengger dovettefuggire, ed altri che pensavano come lui furono condannatisenza pietà alla berlina ed a prigionia perpetua.L'anno seguente (aprile -1792) scoppiala improvvisamentela guerra tra la Francia e l'Austria, i soldati francesientrarono anche nel vescovato, e ne scacciarono laguernigione austriaca. Il vescovo fuggissene spaventato aBienna e poco dopo anche di là. Nessuno lo ajulò; cheaveva alienato da se 1' animo de' sudditi.Prudentemente i Francesi rispettarono l'Erguel e lavalle di Munster perchè l'uno e 1' altra erano confederali,e avevano de' trattati con Berna e con Bienna. Invece occuparono Porenlruy ed i paesi del vescovato cheerano congiunti all'imperio germanico. Il consigliere Renggerripatriò co' suoi partigiani e sollevò tutto il paese.Furon cacciati gli officiali del vescovo e confiscale le dilui rendite. Essendo poi stato il re di Francia detronizzalodal proprio suo popolo, e cambialo il regno in liberarepubblica, Rengger piantò pure a Porentruy l'alberodella libertà. Si radunarono intorno a quello gl'inviatidelle comunità, e abolirono per sempre l'autoritàdel vescovo, dell'imperatore e dell'imperio; ed eresseroil loro piccolo paese in repubblica.Nacquero dappoi grandi discordie; ogni uomo volevacomandare, nessuno ubbidire: i partiti si perseguitavano,molli desideravano la riunione del paese colla Francia.


CAPO Lyn.25 fRengger ed i suoi seguaci vedendo di non potersi piùsostenere, abbandonarono l'esistenza della repubblica diire mesi (addì 7 marzo 4793), e l'assemblea popolaredel vescovato di Basilea decretò la riunione con la Francia,il cbe tosto si effettuò. Erguel e la valle di Munsterrimasero inlatti per la loro alleanza con Berna.Gli Svizzeri si sarebbero volontieri opposti a tali avvenimenti,perchè nel fondo del loro cuore erano nemiciai Francesi; ma non osarono per la loro debolezza, peressere disuniti tra di loro e diffidenti dei loro sudditi.Per questo lasciarono smembrare il vescovato di Basilea,e diedero vani conforti di parole al vescovo quando chieseajuto contro la Francia. Che anzi, allorché il popolo diParigi, assalito il palazzo del re e superate le guardiesvizzere dopo un sanguinoso combattimento, tutte le ammazzava(40 marzo 1792), appena osavano far qualchepubblico lamento.Il mondo intero risuonò del grido di guerra e di lamenti,di rivolte, di sconfitte e di battaglie. I Francesiannunziavano fratellanza ed ajuto a tult'i popoli che volevanorendersi liberi. Decapitarono il loro re Luigi XVI.Le loro armi entrarono vittoriose in Savoja, nei Paesi Bassie al di là del Reno. Il grave pericolo minacciava di già,è s'approssimava al paese ed agli abitanti dell'Alpi. Ma igoverni e le città svizzere non prendevansi gran pensierodi tal pericolo: credcvansi abbastanza sicuri sotto lo scudodell'innocenza loro e del non parteggiamento con le potenzestraniere. Essi non si prepararono all'armi, non allestironoforze, nò strinsero di più la loro lega. Ognicantone, timoroso non prendeva cura che di sé, né pensavaper gli altri. Friburgo, Berna e Soletta si unironobene per la difesa comune; ma non era contro il pericolodella forza estranea, sibbene era contro la malcontentezzadei propri sudditi.Già fino dal 4782 era Berna in contesa col Vodesepei pedaggi da mettersi sulle strade principali che conducevanoalla capitale. La città di Morges avea addottodocumenti a provare, tutto il Vodese dover essere esenteda imposte. Vennero altri e addussero altri diritti chenel corso dei secoli Berna aveva obliato. Scritti d'ogni


252 ISTORIA DELLA SVIZZERAmaniera scaldavano il popolo. A Losanna, Vevey, Rollee in allre terre bevevasi, nelle tumultuose radunanze digiovani focosi, alla salute dell'armi della libera Francia.Quantunque in nessun luogo tali cose turbassero l'ordinepubblico, il Governo di Berna stimò tuttavia di doverprendere severi provvedimenti, e con un timor, salutareridur quella gente al silenzio. Giunsero nel paese commissaristraordinari alla testa di gente d'armi: colpevolied innocenti furono arrestati: molli fuggirono. Così si ristabilìil silenzio nel Vodesc, ina rimaservi l'indignazionee gli odj. I fuggiascbi, bramosi di vendetta, concitavanocolle lettere e colla pubblicazione di scritti il cuore de'concittadini contro un'autorità lungamente rispettata.L'essere a proposilo clementi o severi in possessodella forza, il non abusarne, il non perdersi d'animo neicasi dubbj e nelle pericolose congiunture, è questa l'artepiù difficile per coloro a cui viene aflidato il Governo.Quest'arte fu spesso trascurala anche nei liberi grigionidove gli antichi partili popolari aveano a lagnarsi nondella perduta libertà, ma del mal uso di lei.Le famiglie più nobili del paese, tra le quali particolarmentequelle dei Salis, godevansi da lungo tempole cariche più lucrative e le rendile pubbliche, e aveanoin Valtellina gli ollicj principali, che ogni biennio venivanodai Grigioni posli all' incanto e dati al miglior of-_ ferente. Il compratore poi si arricchiva rivendendo il dirittoe la giustizia. Oltracciò essi avevano i posli di capitanoe di colonnello nelle truppe grigioni al servizio straniero,e per tenui somme prendevano in allìllo i pedaggi, quasila sola rendita dello stato.Ma allre famiglie ragguardevoli del paese, ira le (pialile più rispettabili quelle di Tscharner, Bavicr e Pianta,si unirono per contrastare alle prime il godimento esclusivodi tai vantaggi. Primieramente fecero salire (nel1787) l'afflilo dei pedaggi dalle 16 alle 60 migliaja difiorini. In seguito chiesero che le cariche nelle truppe,poste al servizio francese, fossero date non ad arbitrio,ma secondo l'anzianità. Finalmente si aggiunse, che glioppressi sudditi valtellinesi mossero lagnanze contro laingiusta violenza dei magistrati venali, e contro la vio-


CAPO Lyn. 253lazione delle antiche libertà del paese. Allora nacque odioirreconciliabile tra j due partiti, che si accusavano reciprocamenteal popolo.Ciò che accadeva di male se lo imputavano a vicenda;ed allorché un inviato francese di' nome Semonville,il quale passando per la Valtellina si dirigeva a Venezia,fu a tradimento arrestato e consegnato all'Austria(4793), si attribuì questo delitto alla fazione dei Salis.Essendovi poco dopo carestia nel paese, si attribuiva alpartito dei Pianta, tacciato come se inviasse' biade aiFrancesi. Il popolo instigato contro di esso, sollevavasi.Ciascuna delle tre leghe inviò trentadue deputati aCoirà, acciocché in assemblea generale decidessero sullecontese.Il partito del Pianta si giustificò, seppe far ricadereTodio popolare sopra i suoi avversar], chiese la loro punizionee la distruzione degli abusi. Un imparzial tribunalecondannò molti degli accusati a restituzioni e adammende, e molti al bando.CAPO LVHI.SETTE E DISORDINI IN GINEVRA.(Dal 1795 al 1797)Intanto un fiero turbine di guerra aveva scosso mezzomondo, e molle battaglie avean tinto di sangue umanola terra e il mare. L'alleanza dei re avea congiuralo disottomettere la Francia, e questa di sottomettere i re.Gli Svizzeri stavano ancora tranquilli frammezzo allepotenze belligeranti; aveano inviato ai confini un cordonearmato, ma piuttosto per indicare i limili che per difenderli.Però ogni Svizzero amante della patria temevaper l'avvenire; perciocché giammai l'unione nell'interno,e la confidenza tra il popolo e le autorità erano statetanto necessarie, giammai sì scarse.In Ginevra la scontentezza covava da più di un secolo.L'ambizione di alcune famiglie nobili era sopportala dimala voglia dai cittadini; e spesso nella città si venne amischie tumultuarie e sanguinose.


254 ISTORIA DELLA SVIZZERAQuando per la prima volta, nel 4707, i malcontenti silagnarono che alcune famiglie fossero continuamente inpossesso delle cariche più elevate: che il Consiglio in vecedi perfezionare le leggi, amasse meglio governare ad arbitrioe non consultasse la comunità ne' gravi affari. Primieramenteil Consiglio invocò la mediazione dei Confederati:poi fece venire un presidio da Berna e Zurigo :e ultimamente, spalleggiato dalle armi forestiere, finì confar appiccare, fucilare, degradare e sbandire i principalidifensori dei diritti del popolo.Lo spargimento del sangue spaventò del pari ed esacerbòi cittadini, e fomentò per modo l'orgogliosa confidenzadel consiglio, ch'esso non ebbe riguardo a violarel'antica costituzione dello slato, ed a mettere secondoil proprio arbitrio Torti imposizioni per fortificaremaggiormente la città. Michele Ducrest, membro del granconsiglio, vi si oppose, e tutta la cittadinanza vi uni lesue querele. Il consiglio lo condannò ad una prigioniaperpetua; e Berna, sotto la cui protezione era Ginevra ,eseguì questa sentenza in Arborgo, Più volle la città sollevossi,più volle fu sedata col concorso di Zurigo e diBerna; ma la pace non vi si potè stabilire. Le inimiciziee l'astio dei partiti crescevano; sulle strade stesse si venivaa mortali combattimenti. Dopo però che gl'inviatidi Francia, Berna e Zurigo ebbero ristretto le pretensionidel piccolo consiglio e delle famiglie nobili, e stabilitoaltri saggi provvedimenti che furono approvati dalconsiglio e dal comune, la calma parve ristabilita.Ma quando nel 4762, non ascollale le rimostranze diun buon numero di cittadini, il Governo fé' lacerare permano del carnefice due libri scritti da G. G. Rousseau,il filosofo di Ginevra, destaronsi nuovi odi e nuove sette.Gli uni si chiamavano dei rappresentanti, e pretendevanoche il consiglio dovesse accogliere tutte le lagnanzeche si facevano contro di lui, e rimetterle per la decisioneall'assemblea dei cittadini. L'altro partito si chiamavadei negativi, e negava che la cittadinanza dovesseper modo alcuno esser giudice del piccolo consiglio. Ladiscrepanza sopra questo punto ne produsse una sopracent'altri, nò cessarono i torbidi e gli attruppamenti, fin-


CAPO Lyn!. 255che Berna, Friburgo e la Francia non s'intromisero dinuovo (1). Per fuggire l'influenza straniera, il consiglioe la cittadinanza presto si accomodarono (4768). Il Governoaccordò ai cittadini, che ad ogni rinnovazione delgran consiglio avessero essi la scelta della metà deimembri; e che ogni anno si potesse rivocare quattro membridel piccolo consiglio, i quali cessavano di essere rieleggibili.La cittadinanza ottenne altre cose ancora. Ancheai nati nel paese, i cui maggiori avendo abitato Ginevrada tempo antico, erano sempre stati attaccati alpartito cittadinesco, ottennero maggior libertà di commercio;e si stabilì che d'allora in poi potesse il Governoaccordare ogni anno la cittadinanza ad alcuni di quellaclasse.Questa riconciliazione però fu di breve durata, perchèpartiva dal timore e non da animi sinceri. L'orgoglio dellefamiglie dominanti si penti di aver tanto accordato ; volevano^ridivenire padroni; cercarono prolezione alla cortedi Francia, e rivocarono in dubbio le concessioni fatteagl'inquilini.Vergennes, ministro francese, che volontieri avrebbeveduto decadere le floride manifatture di Ginevra ed emigrarein Francia gli artigiani, s'immischiò, mirando a spargerela disunione per poi trarne profitto; e si diede con •ogni sorta di lusinghe a stuzzicar gl'inquilini contro ilparlilo del popolo ossia dei rappresentanti. Allora questopartito prese le armi, occupò le porte e disarmò gl'inquilini.Tuttavia a cattivare gli animi di questi si ebbela prudenza di assicurar loro tutti gli antichi privilegi;cosicché gl'inquilini erano quasi eguali nel godimento de'diritti (2). Tutto ciò Tu confermato da un compromessoche si chiama l'editto del 40 febbraio 4784.(1) « L'intervento della Francia, affatto benevolo nel 1738, que-> sta volta fu parziale e nimicbevole. 11 ministro Choiseul sfogò» contro tutto il popolo 1' odio eh' ei portava alla democrazia :» fece provare mille avanle a' Ginevrini ; e sul loro confine co-> strusse la città di Versoix, acciocché togliesse a quelli l'in-» dustria e il trafuco i. Vedi Mangel, t. 11 pagina 274.l'2) ÀI dire del sig. Hanget una tale sollevazione fu direttanon contro gl' inquilini, la più parte congiunti colla cittadinanza,ma contro i negativi, cioè contro il partito del governo.(Nola del Traduttore).


256 ISTORIA DELLA SVIZZERALa contesa dispiacque alle famiglie dominanti, a tuttojl partilo dei negativi ed alla corte francese. Quest'ultima,per tener vivo il timore, fece avanzare seicento uominifino a Versoix nelle vicinanze di Ginevra ; del che peraltro si adontarono Zurigo e Berna; poiché non appartenevaalla Francia la garanzia armala del trattato del1738. I Confederati si dichiararono sciolti da questa garanzia.La Francia, vedendo ciò, non volle immischiarsida sola, e se ne dichiarò sciolta essa pure. In tal modoi Ginevrini rimasero liberi di terminare da sé stessi leloro controversie.Ma tutt'i parliti essendo in pari tempo accusatori egiudici, ed ostinandosi il Governo a tentare coll'ingannoe colla forza di ricuperare le antiche prerogative, si riaccesel'odio della cittadinanza e degl'inquilini. 11 Governoavea segretamente fatto distribuire granate ai soldati delpresidio; ma gl'inquilini presero a viva forza le portedella città; molti soldati rimasero uccisi. La cittadinanza,dopo essersi adoperata invano per sedare il tumulto, viprese parte, e unissi agl'inquilini (i). Deposero il piccoloe il gran consiglio, e ne scelsero un nuovo dal partitodei rappresentanti. Molti membri dell'antico governo sene fuggirono. Ma Francia e Berna dichiararono non volersoffrire che un governo fosse dimesso da ribelli. Ancheil re di Sardegna si frammise pel ripristinamenlo dell'anticoordine di cose. In conseguenza, truppe francesi,savojarde e bernesi, in lutto dalle undici alle dodici migliaiadi soldati, avanzaronsi contro la città. Ginevra,troppo debole per le interne discordie, aprì bentosto leporte (2 luglio 1782). •La Francia spalleggiata da Berna impose la legge: l'anticogoverno fu ristabilito iu pieno potere; il partito deinegativi menò trionfo, e la comune perdette molti deidiritti che aveva avuti Un allora. Dovendo l'assembleagenerale confermar ciò, soli cinquecento cittadini poteronodare il suffragio: gli allri furono esclusi per averpartecipalo nella rivolta. Ma ben cento tredici di quegli(1) Vedi Mangel t. 2, p. 287.


^fiS.'CAPO Lyn!. 257stessi votanti ricusarono di approvare la distruzione dellalibertà ginevrina. .iIl governo, assistito dalle armi forestiere, proscrissetutte le società segrete, disarmò il popolo, proibì i librie gli scritti sopra gli ultimi avvenimenti. Dopo la ritiraladelle truppe forestiere la guernigione fu portala a millee duecento uomini: forestiero ne era il comandante, forestieriper la più parte i soldati. In lai modo Ginevraebbe aspetto di città ridotta in profonda servitù. Setteuomini del partito dei rappresentanti furono dannati adun perpetuo esiguo : diciotto ad un temporario: alcuniecclesiastici dimessi. La malcontenlezza e gli odj abitaronofra le mura di Ginevra (-1).L'ingiustizia non può giammai prosperare, e l'amoredi libertà non si soffoca con le bajonetle e colla proibizionedei libri. Avendo il governo (gennaio .4789) aumentatoil prezzo del pane, la cui vendita era oggettodi monopolio fiscale, scoppiò di nuovo l'ira da lungo temporepressa. I cittadini si armarono alla meglio che poteronocontro i soldati della guernigione; e in luogo dicannoni adoperavano trombe con acqua bollente. Fu cacciatala mercenaria soldatesca; il governo spaventato abbassòdi nuovo il prezzo del pane; ed inoltre promise dimigliorare la costituzione, di diminuire il presidio, dilasciar armare i cittadini, di tor via le imposte. oppressive,e di dare la cittadinanza agl'inquilini che abitasseroda quattro generazioni la città; e tutto ciò fu eseguito.Berna e Zurigo rinnovarono l'antica alleanza con Ginevra;la gioia regnava in tutt'i cuori. Il governo ingegnavasitanto più di cattivarsi gli animi della moltitudine,in quanto che la Francia non polea più prestargli aiuto,il popolo di quel regno essendosi rivoltalo contro il re.Altronde gli abitanti dei villaggi che appartenevano aGinevra e che erano sudditi della città, come pure gl'inquilinie i nuovi abitanti e gli stranieri dimoranti inGinevra, cominciavano a rimoversi, e a dimandare l'eguaglianzadei diritti. Più volte vennesi alle mani; tuttaviala cittadinanza tenne sempre dalla parte del governo.•(I) Vedi Mangct, t. 2, p. 279 e seg.SCHOKKE 17


258 ISTORIA DELLA SVIZZERAMa il fermento cresceva, e vi cooperavano molti Ginevriniemigrati o banditi, i quali volevano vendicarsi conriunire la città alla Francia. Anche Soulayie, inviato francesea Ginevra, desiderava ciò. Pertanto si fece un partito,e accarezzò sotto mano contadini, inquilini e abitantiforestieri, incoraggiandoli a distruggere il governoe la costituzione, ed a fondare l'eguaglianza dei diritti.Si aggiugneva la mancanza di lavoro pel popolo, a cuisi promise il saccheggio delle case dei ricchi.Avvicinandosi di quel tempo l'esercito francese chevolea invadere la Savoja e l'Italia (settembre 1792). Ginevraintimidita domandò soccorso a Berna e Zurigo inforza dell'alleanza. Incontanente essi inviarono truppe, male ritirarono bentosto, essendosi ritratto anche l'esercitofrancese. Benché il governo di Francia avesse usato leminacce, appena si fu allontanala quella truppa, gl'inquilini,gli abitanti del contado, e i non cittadini si armaronoimprovvisamente e s'impossessarono dell'arsenale.Molti cittadini malcontenti si unirono a loro. In un'assembleagenerale tenuta a viva forza, cancellarono il piccoloe il gran consiglio; ed elessero in luogo loro un comitatodi sicurezza, uno d'amministrazione ed una convenzionenazionale con potere esecutivo. In tal modo Fordinefu sconvolto, ed i gridatori e i tumultuanti furono ipadroni. Chi non era con essi, 'era chiamato aristocratico;il diritto e la giustizia se ne fuggivano; l'odio dellesette infuriava. E siccome in Francia il popolo, avido disangue e di saccheggio, ebbe la preponderanza, cosi accaddenell'infelice città di Ginevra. Gli eccessi furonospinti al colmo; la tranquillità e la sicurezza disparvero.II partito dei rivoluzionari, mirando a distruggere interamenteil partito aristocratico, s'impadronì in una nottedi tutta l'artiglieria della città, ed incarcerò seicento deipiù ragguardevoli cittadini, persone di autorità e di dottrina.Di questi alcuni vennero uccisi, parte pubblicamente,parte segretamente. S'istituì per gli altri un tribunaleche ne fece giustiziare circa quaranta, bandirecento, e confiscare i beni sì degli uni che degli altri, epunire i restanti quali col carcere perpetuo, quali conaltri rigori. Gli orribili massacri, le esecuzioni e le ni-


•w«CAPO LVIII.2o9berie a più riprese durarono due anni; nel quai periodoquelli che s'erano impossessati del governo dissiparono ibeni dello stato, e gran parte di quelli dei derubati cittadini.*Ma dopo che in Francia le passioni del popolo si raffrenarono,che il governo divenne più moderato, e chein Ginevra le crudeltà e il disordine erano del pari insopportabilia lutt'i partili, si unirono tutti quelli cheavevano del coraggio e che desideravano l'ordine. Alloracessò l'anarchia, i banditi ritornarono e si ristabilila costituzione del 4782, in virtù della quale gliantichi e i nuovi cittadini, gli antichi e i nuovi inquilinie gli abitanti del contado, se nati fossero nel distretto diGinevra, aveano gli stessi diritti. Ciò avvenne alla fine"dell'anno 4796. La pace e la concordia furono proclamatedi nuovo. Ginevra vide ristabilita la tranquillitàdopo una lunga tempesta; ma non fu che per brevetempo.CAPO LIX.COMMOZIONI NELL'ANTICO PAESE DI SAN GALLO. — SAGGEZZADELL'ABATE BEDA. — TORBIDI SUL LAGO DI ZUMGOA(Sino al 1797)La guerra dei re e dei principi contro il popolo francesesi faceva sempre più spaventevole e davvicino. Siudiva nei monti della Svizzera il rimbombo delle battaglied'Italia, della Svevia, del Reno; ma i governi deiConfederali mostravano poco pensiero del pericolo chesempre minaccia i deboli che si trovano tra due potentati.Le bandiere vittoriose di Francia sventolavano nellaSavoja, nei Paesi Bassi, nella Lorena, nell'Olanda e nelsuolo Germanico. E dove esse erano piantale, fuggivanosbigottiti principi, duchi e nobili, perchè quelle annunziavanoai popoli soggetti la libertà. Le autorità svizzerecelando a pena il loro odio e il disprezzo contro i vincitori,si riposavano in una orgogliosa sicurezza, quan-


'•*ê"260 ISTORIA DELLA SVIZZERAtunque l'agitazione crescesse ogni giorno tra di loro., emolti popoli una maggior libertà anelassero.Anche nell'antico paese dell'abazia di San Gallo, il popolosi sollevò contro il chiostro dominante; che nonpotca più sopportare di rimaner dispoglialo dei diritti,di essere aggravato di nuove e straordinarie, imposizionidi pesi, di regalie e di personali servigi, mentre il chiostrocresceva sempre più in ricchezza, comprava ognoranuovi fondi, e gli ecclesiastici e gl'impiegati dell'abazianon contribuivano nulla negli aggravi. «Cinque comunità del paese, prendendo cuore, consultaronotra di loro quali giuste lagnanze si avessero aportare dinanzi all'abate. Poco dopo si unì a loro tuttoil balia'ggio di Oberberg. La moltitudine di quelli che atorto o a ragione si lagnavano di ingiustizie, crescea digiorno in giorno in modo, che le rimostranze salirono acirca sessanta. Perciò si unirono le comunità), elesserodeputati, e tennero consiglio in Gossau. Alla-lor testaera Giovanni Künzli, uomo coraggioso, eloquente e savio,che conduceva il tutto con molta prudenza. Le comunitàd'adunale sottoscrissero lo scritto in cui eranoesposte le lagnanze, e lo presentarono all'abate.Il principe abate Beda Angeber era persona savia edabbene; egli conosceva i bisogni del popolo oppresso,perchè egli stesso era figliuolo di un suddito dell'abazianel villaggio di HasenwyT in Turgovia. Egli avrebbe soccorsovolontieri le genti ^oppresse; ma di tutti gli ecclesiasticidel convento due soli la pensavano come lui. Glialtri tutti, contrari al popolo, diceano: «Questa è unavertigine di libertà francese: se il popolo non vuol lacere,le autorità dei Confederati, che spesse fiate ci protesserocontro i sudditi, ci daranno aiuto ». Per tal modosi opposero al savio Beda, e amareggiarono i di lui giorni.Cosicché egli, fin dall'anno 4788, si era deciso a dimetterela sua dignità; ma il papa Pio VI ne rifiutò lademissione, e con un severo monitorio esortò il capitoloa consigli di paco. Questo entrò in trattative, e tirò lecose in lungo per istancare il popolo.Quando l'abate s'accorse della loro astuzia, parlò aimonaci in questa maniera: «Egli non è più il tempo


CAPO LH.26iche le autorità lottino contro i sudditi; ma devono andaid'accordoqualora il bisogno te il pericolo vengano daldi fuori] perciò se voi volete rigettare il popolo; io solomi getterò nelle di lui braccia».Ed egli il fece. Accordò al popolo diritti ragguardevolie la facoltà di eleggere il consiglio del paese e diguerra, di unirsi in assemblea generale, di nominare essostesso le autorità locali, e di redimersi dai livelli perpetui.Abolì la servitù, e comandò che anche gli ecclesiasticie gl'impiegati fossero sottoposti agli aggravi, e chei conventi non potessero più acquistare beni stabili. Questoapportò gran gioia al paese, e benedizioni al nomedel savio Ceda. I monaci si piegarono all'accordo fattotra il popolo e il principe; ma non fu che in apparenza.Essi erano talmente di mala fede, che subito dopo sleseroe sottoscrissero un atto segreto contro i sudditi ribelli(così essi chiamavano il popolo). Con ciò s'avvisaronodi annullare ciò che pubblicamente avevano promesso, edi potere in propizie congiunture riprendere un giornociò che avevan dato. Anche i Confederati, che erano iprotettori dell'abazia, videro di mal occhio la dolcezzadel pio abate verso a sudditi ; tuttavia, non potendo impedirlo,ratificarono la di lui opera.Tali cose avvenivano nel tempo medesimo che sulleduesponde del lago di Zurigo gli abitanti si sollevavanoper richiamare in vita gli obliati diritti; ma ciò partorìai sudditi grave dolore e rovina.Zurigo, aveva a dir vero, sempre governato con giustiziae prudenza le comunità del distretto, e tenendolein una sommissione rispettosa, con la buona amministrazioneavea reso fiorente il paese. Solo di rado i sudditiaveano a lagnarsi dell'asprezza, della violenza o della venalitàdei magistrati, particolarmente dopo che cittadinivirtuosi di Zurigo, Giovan Gaspare Lavater ed EnricoFùssli portarono pubblica accusa contro il malvagio podestàFelice Grebel per le sue ingiustizie (1762); sicchéegli dovette vergognosamente lasciare il paese. Nessunoosò più imitarlo.Ma un altro male afflisse il cantone e particolarmentegl'industriosi e agiati abitanti delle rive del lago. Erano


20L'ISTORIA DELLA SVIZZERAi privilegi del corpo dei mestieri, e il diritto esclusivo dicommercio della capitale. Perciocché niun uomo del contadopoteva esercitar mestieri eccello quelli indispensabilia ciascun villaggio, nò fare alcun traffico fuorchéquello del vino e del grano. Per le manifatture di cotone,ch'erano molto estese, doveva egli comperar nella cittàil cotone greggio, e vendere in essa il tessuto. Anchequegli che avea lavorato cotone per uso della sua famiglia,era obbligato a venderlo ai cittadini per ricuperarlodagli slessi imbianchilo e stampato. Dalle cariche ecclesiastichee dalle laicali era egli escluso, essendo quelleoccupale dai figli dei cittadini. Il figliuolo del contadinoera dannato all'aratro e alla coltura della vigna, o alguadagno d'una meschina mercede nelle più grossolaneoccupazioni nelle manifatture della capitale, senza potersiinai sollevare dalla polvere.Ma quando il popolo francese, vittorioso nella pugnaper la sua libertà, non faceva più alcuna distinzione trail contadino e il nobile; tra la città e il contado, questoesempio incoraggiò e commosse molti abitami del lagodi Zurigo. Essi dicevano: « Perchè non succede lo stessoanche tra noi? Ci chiamano liberi svizzeri, ma siamo servialle città; anzi in molti luoghi, simili ancora a schiavi ».Mentre con questi discorsi si accendevano i loro animi,alcuni abitanti del villaggio di Slafa, sul lago, proclamavanoi loro pensamenti sugl'imprescrittibili diritti degliuomini, sui servigi che il contadino rendeva alla città; ecredevano che Zurigo dovesse alla fine accordare a' suoisudditi la libertà. Si stese una memoria da presentarsialle autorità, in cui si clìiedea una generai libertà de'mestieri e del commercio — eguali diritti per l'abitante«Iella campagna che per quello della città ad occuparele cariche — la facoltà di poter redimere i livelli emolti altri diritti. Ma ciò che chiedevasi non si potevaaccordare senza distruggere i privilegi delle compagnie edelle arti esistenti da secoli, e gli ordini giurati annualmentedell'antica città imperiale.Mentre facevasi girare questo scritto di comunità incomunità per averne l'approvazione, e che si sviluppavain ogni luogo un generale accordo, la città conobbe i


CAPO LIX. 265movimenti degli abitanti del lago. Quelli che si eranochiariti maggiormente, furono arrestali e puniti con gravipene come ribelli, alcuni banditi dalla Confederazione, edaltri dichiarati infami e interdetti.La punizione di tanta gente malcontenta invece didiminuirne il numero, l'accrebbe. Alcuni consiglieri diZurigo li confortarono dicendo : mostrale i vostri documenti,e le leltere di libertà che aver dovreste, e di cuinon avete goduto, e noi volontieri vi sosterremo.Allora nella ragunanza annuale di Stäfa si fecero avantiquattro dei più vecchi e dissero: « I nostri padri ci raccontaronoche negli archivi pubblici si trovano ancoralettere e documenti che fanno testimonianza della libertàdel popolo, che nel corso dei tempi fu lasciata distruggere:facciamone ricerca, esaminiamoli». Quantunque ilcancelliere e il podestà proibissero di parlare di letteree di documenti, il popolo non si ristette. Avvenne chein un mulino trovossi il contratto perpetuo che nell'anno4489 erasi stipulato fra la città e ir paese, alla presenzadegli arbitri federali, il giorno che fu giustiziatoil borgomastro Waldmann. Il contratto non era mai statodistrutto, era garantito dai Confederati, ed assicurava lalibertà generale dell'industria e del commercio. Trovaronopure una lettera che il borgomastro, il consiglio ei duecento della città aveano accordato alla campagnadopo le sciagure della guerra di Cappel; in essa si confermavanoal contado le libertà anteriori, e gli si accordavaanche di aver parte nel governo.Le comunità di Stäfa, Kussnacht, Horgen, Thalwyl,Ehrlibach ed altre inviarono i loro incaricati ai rispettivipodestà e baglivi, interrogandoli rispettosamente se questidocumenti fossero slati abrogali da ordinanze posteriori,oppure se avessero ancora valore; ma i deputatinon furono ricevuti, e il governo di Zurigo non volleuè affermare né negare la validità degli antichi documenti,trovando ambidue i partiti pericolosi. Non si riguardòla cosa delle comunità sul lago che come unarivolta punibile, e chi si era in essa immischiato fu citatoa rendiconto in città.Ma i citati non comparvero; e a giustificazione di tale


264 ISTORIA DELLA SVIZZERAdisubbidienza le comunità, particolarmente quella di Stufa,dichiararono che esse non aveano dato ad alcun particolarela commissione di rispondere né di negoziare, eche pregavano di trattare direttamente con esse di questopubblico affare. La città die' nelle furie, armò soldati,proibì ogni relazione con Stäfa. Allora molti di questopaese furono sbanditi dalla città, e la domenica mattinadel 25 luglio 4795, mentre il popolo di Stäfa sitrovava in chiesa pel servigio divino, duemila e cinquecentoarmati di Zurigo entrarono con artiglieria nellapacifica terra. Zurigo pubblicò allora questa dichiarazione:«I vostri documenti e le vostre lettere sono nulle emorte; perchè l'una fu data in tempi in cui la forzadelle leggi era sospesa, e non fu concessa che dai settecantoni confederati per impedire un maggior male; l'altranon vale che pei tempi e per le circostanze d'allora, econ essi ebbe fine la sua autorità. In oltre non vedesiche nel corso di tre secoli siasi fatta menzione di questocompromesso, o che siansi alzate lagnanze del paese per lanon esecuzione».Così parlò Zurigo. I sette cantoni confederati, garantie testimoni del comproihesso così annientato e a cui lecomunità del lago si appellarono, tacquero. SolamenteGlarona, fedele alla parola de' suoi padri, esortò Zurigoad usare piuttosto del diritto che della forza; che niunostalo è più sicuro di quello in cui ogni uomo ha il convincimentoche ciascuna parte abbia avuto ciò che di dirittole appartiene.Posciacchè Stäfa fu disarmata e circondata di baionette,fu costretta a giurar di nuovo fedeltà. Tutti quelli chenella comune si erano affaccendali per gl'antichi diritti,furono in varie guise puniti, gli uni colla prigione perpetua,gli altri con quella di dieci o di vent'anui, altricoi lavori forzali, coll'esiglio, con battiture o con penepecuniarie. La comunità di Stäfa dopo aver avuto a sopportareper più mesi il peso delle truppe accampale, dovettein oltre pagare 78,000 fiorini di ammenda. In oltreper man del carnefice e sul luogo de' supplizi in Zurigofupassata la spada sopra il capo di uno dei più vecchie rispettabili cittadini, il canuto Bodmer, per segno ch'egli


CAPO LIX. 265meritava la morte, per avere il primo consigliato di rifltracciarei documenti.- Dopo ciò regnò nel paese la tranquillità dello spavento,e la brama di vendetta.CAPO LX.ROVINA DELL'ANTICA CONFEDERAZIONE. — INGRESSODEI FRANCESI IN ISVIZZERA.(Dal 1797 al 4798)Molti Svizzeri si trovavano per malavventura in paesestraniero, esigliati in varj tempi dalla Confederazione peravere arditamente o imprudentemente parlalo o operalopei diritti e per le libertà dei concittadini. Molli di questisi accostarono ai capi della repubblica francese e favellaronocon la vendetta nel cuore, dicendo : « Coloroebe ora dominano nei tredici cantoni della Confederazioneci liaiiuo cacciali dalla patria, essi sono noslri evostri nemici a cagione della libertà; essi amano piuttostoaver sudditi che concittadini, e tengono sé medesimiin conto di piccoli re e di principotti. Perciò essisi legano in segreto coi re e coi principi contro di voi.Ajulate il popolo svizzero a ricuperare la perduta libertà;egli vi chiama e vi aspetta a braccia aperte; i libericittadini sono gli alleati più fedeli che aver possaun libero stalo ».Tali discorsi piacquero ai capi francesi. Essi consideraronoche la Svizzera dovea essere un eccellente baluardoper la Francia, ed una porta che schiudesse adogni momento una comoda via per l'Italia e per la Germania.Conoscevano in oltre i tesori che si trovavano iamolle città svizzere, e la loro cupidigia n'era grandementesolleticala. Cercarono quindi di querelarsi con leautorità svizzere,. ma queste per evitare ogni contesa riconobberoprudentemente la costituzione libera dellaFrancia, ed esclusero dal loro territorio gl'infelici principi,gli ecclesiastici e i nobili, che fuggendo le crudeltàdella rivoluzione francese, si erano rifugiali nelle vallidella Svizzera, e vi avevano trovato un asilo.


266 ISTORIA DELLA SVIZZERA*Poco dopo* il grande eroe Napoleone Bonaparte penetrònella Savoja dirigendosi verso l'Italia contro gli esercitidell'imperatore. Questo monarca, di concerto colrimpero germanico e coli'Inghilterra, combatteva ancoracontro la Francia mentre i re di Spagna e di Prussiaavevano già conchiusa la pace. In pochi mesi e in mollebattaglie (anno 4797) Bonaparte debellò l'intera possanzadell'Austria, battè e spaventò l'Italia da un contineall'altro; s'impadronì di tulla la Lombardia, e costrinsel'Imperatore a sottoscrivere una pace. Egli eresseallora la Lombardia in repubblica che chiamò Cisalpina.Quando gli abitanti di Valtellina, Chiavenna e Bormiofuron teslimonj di tali avvenimenti, vollero essere piuttostoliberi cittadini della Cisalpina che miseri sudditide' Grigioni, i quali ben di rado ascoltavano le loro querelee rimostranze. Bonaparte disse primieramente aiGrigioni: « Date a questi popoli la libertà: fateli egualia voi in diritti, e resteranno concittadini e uniti a voi.Io vi dò tempo a riflettere: inviatemi deputati a Milano ».Ma i partiti dei signori ne'Grigioni non poteano accordarsi:e molta gente gridava: « La Valtellina restinostra suddita o si perda ». Quando il tempo concessoper una risposta fu trascorso, e nessuno comparve, Bonapartepieno di sdegno e d'impazienza unì la ValtellinaChiavenna e Bormio alla Cisalpina (22 ottobre 4797).Furono confiscate tutte le proprietà dei Grigioni in queipaesi, ridotte in miseria molte famiglie, ristretti ingiustamentegli antichi confini della Svizzera. Quattro settimanedopo fu incorporata alla Francia quella parte delvescovato di Basilea che, per la sua unione con la Svizzera,era stata risparmiala fin allora. Tennero dietrogravi sconvolgimenti nella Confederazione, e i più gravimali erano soprastanti. Nel cantone di Basilea la campagnamormorava altamente contro la capitale; nell'Argoviaalcune città si agitavano contro Berna : pei loroantichi privilegi il Vodese ridomandava più altamenteche inai le perdute libertà. Inoltre era fama che unesercito francese s'avanzasse verso i confini della Svizzeraa sostegno del Vodese, che dicevasi aver imploratola mediazione della Francia in forza di antichi trattali.


CAPO LX. 267Ma l'opinione comune dicea, tulio tendere a distruggerele autorità svizzere, e a rendere i Francesi padroni delpaese.Berna e Friborgo armarono in tutta fretta per ispaventaree per ridurre al silenzio colla forza il Vodesee l'Aargovia. In fretta ragunarono una dieta ad Aarau,nella quale i discorsi furono molti; ma nulja si conchiuse,perchè i Confederati non si fidavano né tra di loro, nédei loro sudditi. Ciò era un gran male, ma non cominciavaallora. Col presentimento della rovina generale i deputatigiurarono di nuovo in Aarau l'antica alleanza (25 gennaio4798); ma senza la convinzione e senza l'entusiasmodei loro eroici padri. Appena essi avevano giurato, giunseromessi da Basilea annunziando che seicento paesanierano entrati nella città, che le castella dei baglivi eranoin fiamme, e che i sudditi si erano dichiarati liberi. Lospavento s'impadronì dei deputali alla dieta, che sbigottitisi separarono frettolosamente.Una grande agitazione successe nella Svizzera, allorchévidesi il timore e la debolezza delle autorità, e di piùla loro mala voglia in accondiscendere ai desideri delpopolo. A Sciaffusa, nel Rhinlhal, nel Toghenborgo e nelleMarche, a Wesen e a Uznach si congregarono gl'inviatidel paese per provvedere ai loro interessi.Ne' baliaggi italiani il popolo sollevato piantava l'alberodella libertà. In breve tempo la Confederazione fu vistasconvolgersi e andare in dissoluzione. Le autorità deicantoni senza forza, e diffidando tra loro e parteggiandotrattarono ognuna per sé e senza concerto.Ogni popolo fece lo stesso; e ciascuno oprò per sésolo, divisi d'opinioni e di desideri. Gli uni nella loroignoranza e rozzezza non comprendevano il • movimentodel secolo, e voleano conservare l'antico ordine di cose.Gli altri, più istruiti e con maggiori ricchezze, desideravanol'eguaglianza dei diritti tra la città e la campagna.Altri non esigevano che il ristabilimento delle libertà giàriconosciute anticamente. Molti credevano non poterviriuscire senza l'aiuto della Francia; ma il maggior numerodel popolo rigettava con giusto orgoglio l'intervenzionedi una potenza straniera nelle cose patrie.


268 ISTORIA DELLA SVIZZERAFrattanto si avvicinava un forte esercito francese. Essoentrò sotto la condotta di Brune e di Schauenborgo sulsuolo della Confederazione, e il paese di Vaud si dichiaròindipendente da Berna sotto la protezione straniera. AIlor-avidero i governi Svizzeri non poter più a lungo conservarel'antica signoria. Lucerna e Sciaffusa proclamaronoliberi i propri sudditi, e si unirono a loro. Zurigolasciò in libertà i prigionieri di Slafa; e promise riformedella costituzione, favorevoli ai sudditi. Fuochi di festaarsero sul lago di Zurigo, nelle valli e nei monti, quandoil canuto Boomer uscito dalle carceri della città, ripalriòco* suoi compagni d'infortunio. Niuno Svizzero fu maitanto festeggiato dal popolo quanto Bodmer. Anche Friborgoriconobbe che dovea trionfare la causa per la quale fusparso il sangue di Chenaux. Il Consiglio di Berna ricevettenel novero de'suoi membri cinquantadue deputatidella campagna; e invitò i popoli a unirsi con esso nelmomento del bisogno. Tulli questi slraordin'arj cambiamentie rivoluzioni furono l'opera di quattro settimane; ma eratroppo tardi.Berna, Friborgo e Soletta opposero a dir vero le loroschiere all'esercito francese, né mancavasi di coraggio, mabensì di disciplina militare, d'esercizio nelle armi e diesperii capitani. Da Glarona, da Lucerna, dai minori cantonied altri luoghi non vennero che poche truppe ausiliari.La leva in massa giunse male armata e in turbedisunite, e recitando il rosario. Ma una tal processionefuggì alle prime cattive nuove e senza aver visto il nemicoin faccia. Ora gli Svizzeri e le loro autorità si pentironograndemente di aver disimparato l'arte della guerra,e di aver creduto che la pace dovesse esser perpetua.Allora nulla giovò, né denaro, né nobiltà, né orgoglio,né orazioni, né rosari : che il cielo non ajuta a combattereche quelli che sanno pugnare e morire per la giustizia,ed abbandona gl'infingardi alla loro presuntuosasicurezza.In tal modo avvenne che fino dalla prima giornatadella guerra (2 marzo 1798) le truppe leggiere dei nemicipresero Friborgo e Soletta, e nella quarta, ancheBerna. Indarno i Bernesi sotto la condotta del loro capi-


CAPO LX. 269tano Graffenried aveano fatto presso Neuenegg una vittoriosaresistenza; indarno diedero sanguinoso combattimentonel bosco di Grauholz. Ora tutto era perduto; ei contadini armati si disperdevano gridando: al tradimento!Ed ammazzavano molli dei propri capi.L'ora del generale infortunio della Svizzera era suonata,e tuttavia in tanta necessità gli uomini non eranoconcordi. Ogni .piccolo cantone trattava, armava e pensavaper sé, non curandosi degli altri; perciò tutto andavain rovina. Dove erano ancora autorità che avesseronegato la libertà ai loro sudditi, non tardarono più alungo a promulgarla solennemente in quella paura e disperazione,e si vedea che lo facevano a malincuore.Ora la Francia parlava imperiosamente « La Confederazionenon esiste più: tutta Svizzera deve formare unasola repubblica con un solo governo. Questo e i consiglilegislativi, eletti dal popolo, abbiano la sede nella cittàdi Arau. Ciascuno abbia in avvenire gl'istessi diritti nelpaese e avanti la legge (abiti esso nei villaggi o nellecittà): i cittadini eleggano, in assemblee primarie, i loroamministratori, giudici, autorità e legislatori. Il governoelegga i prefelli e le altre autorità per l'esecuzione delleleggi nei varj cantoni.Tutto il paese fu quindi diviso in diciotto cantonipresso a poco della stessa grandezza. L'antico territoriodi Berna fu diviso in quattro parti, di Vaud, dell'Oberland,di Berna e d'Argovia. Si unirono all' opposto varjpiccoli cantoni in un solo, come Uri, Svitto, Untervaldene Zug, detto il cantone di Valdstàten, il paese di S. Gallo,Appenzello, Bhinthal nel cantone di Sentis, così dellodal più alto monte di Appenzello. I paesi sino allora soggettidella Confederazione, come Baden, Turgovia, Luganoe Bellinzona, formarono nuovi cantoni. Il Vallese fu pureannoverato come tale, i Grigioni vi furono invitali; all'oppostoGinevra e Mühlhausen furono staccate dall' anticaConfederazione e incorporate alla Francia. In tal modoi vincitori stranieri disponevano della Svizzera che sichiamò Repubblica Elvetica. Essi imposero enormi contribuzionialle antiche capitali, s'impadronirono dei tesoriaccumulati delle città di Berna, Zurigo e Friborgo, coq-


270 ISTORIA DELLA SVIZZERA(lusserò nelle fortezze francesi molti antichi consiglieri edaltre persone che giudicavano pericolose allo stabilimentodelle nuove istituzioni, presero pure come ostaggi mollirispettabili cittadini pel pagamento delle somme imposi ealle ricche città.Ma le genti delle montagne di Uri, Basso Untervaldo,Svitto e Glarona, gelosi delle antiche libertà dissero:« Coll'armi e col sangue i nostri padri guadagnarono iltesoro dell' indipendenza, noi non vogliamo ora perderloche fra l'armi e nel sangue ». Quando essi ai confinipresso il Schindeleghi, e sopra l'Elzel si trovarono a frontedelle truppe nemiche, giurarono col loro capitano LuigiReding d'essere fedeli sino alla morte. Combatteronoquindi virilmente ma senza successo presso Wollerau elo Schindeleghi; poiché il curalo di Einsiedlen, MarianoHerzog, il quale avea condono i suoi parrocchiani sopral'Etzel, vilmente se ne fuggì. Ma Luigi Redine ragunòle sue truppe presso Rolhenthurm, non lungi dal campodi battaglia del Morgarten. Colà ebbe luogo una sanguinosabattaglia. I pastori combatterono degni della gloriadei loro padri, e vittoriosi com' essi. Le truppe francesirinnovarono tre volte la pugna: tre volte furono sconfittee inseguite fino a Egheri nel paese di Zug. Era il secondogiorno di maggio, e circa duemila cadaveri nemicicoprivano il campo di battaglia. Gloriosamente combatteronopure nel giorno seguente presso Arth i Waldstätten.Ma la forza degli eroi venne meno per le stesseloro vittorie, ed essi dovettero cedere, e col dolore nelranimo si unirono alla repubblica unitaria.Così finì l'antica Confederazione. Essa aveva duratoquattrocento novant' anni, e bastarono a distruggerla settantaquattrogiorni. Già vicina ad una dissoluzione, nonera però degna di quella vergognosa caduta. Il suo combatterecontro l'esercito francese, vincitor dell'Europa, erasimile al combattere di un vecchio moribondo che conla mano inaridita impugna ancora la spada per difenderenon un avanzo di vita ma bensì 1' onore.Dimmi, o figlio, dell'Elvezia, chi ha abbassato le tuealte montagne, chi ha aperto le gole impenetrabili deimonti, reso guadabili i grandi laghi e i rapidi fiumi, ria-


CAPO LX. 274tuzzato le armi de' tuoi arsenali, fatto inutili i tesori delietue città?.... Chi?.... Imparalo ora che ne hai avuta l'esperienza(1 ).CAPO LXI.CALAMITA' DELLA SVIZZERA FINO ALLO STABILIMENTO DI UNACONFEDERAZIONE.(Dal 1798 al 1803)Dopo che tutto l'antico ordine dal Jura alle alpi fu ovolontariamente cangiato o distrutto violentemente, gliuomini più savi diceano: « Grandi calamità ci vennero addosso,ma noi possiamo farle tornare in maggior benedella patria. Finora noi abbiamo formato piccoli statistranieri e nemici tra di loro; ogni cantone era impotentea sostenersi da sé, povero di lodevoli istituzioni, eavverso ad una grande unione. Ognuno si ristringeva nelsuo egoismo, perciò ogni cosa terminò alla fine in unarovinosa discordia. Ora il popolo svizzero formi una famigliasola con diritti eguali, una potenza unica, con(I) La fondazione di una Repubblica Cisalpina destò pure neiBaliaggi Italiani appartenenti ai Confederati il desio di averemaggiore libertà, e di essere incorporali alla Repubblica, e a ciòContribuì sempre piti apertamente il giornale di Lugano àeìVAb.Vanelli e favorevole al nuovo sistema. Un altro forte partito eraattaccato alle cose antiche, favoriva gli emigrati, secondava lafuga dei prigionieri austriaci mentre i podestà non pensando cheal proprio vantaggio, d' ordinario dimenticavano del tutto la dignitàdel paese. La debole influenza della Confederazione sopragli sconvolti baliaggi, e l'approvazione di personaggi ragguardevolidella Repubblica Italiana, incoraggiarono gli animi deinovatori. Gl'inviti e gli eccitamenti dei Cisalpini provavano l'esistenzadi mire ulteriori. Si violò il territorio svizzero sul lagodi Lugano nel febbrajo del 1797; e alla fine di aprile entraronoi giacobini comaschi nella signoria di Mendrisio. Allora, fatti attenti,i cantoni dominatori inviarono due rappresentanti. Volontariarmati si unirono a sostegno dell' ordine, e segretamentevi contribuirono ancora i malcontenti: tuttavia la pubblica quietenon fu più turbata. (Vedi l'opera Handbuch der Geschichte derSchweizerischen \Eidsgenosscnschaft von Ludwig Meyer sc. Zürich1826 t. II).


272 ISTORIA DELLA SVIZZERAmezzi concordi per la libertà al di dentro e per la forzaal di fuori, e in tal guisa noi ci faremo ancor rispettaretra i popoli della terra ».Ma l'ignorante volgo non comprendeva tali discorsi, enon amava che gli usi già distrutti. Egli aveva dimandatol'indipendenza e la libertà, ma non desiderato lafusione in un gran tutto: volea che ogni piccolo distretto,anzi ogni valle, formasse un piccol cantone indipendente,il quale si governasse a proprio piacere col suo consigliomunicipale, unito solo agli altri con legame federativo.Tutto ciò che avvenne dappoi non fece che accrescereil dolori; e il desiderio di una simile moltepliceConfederazione, e la contrarietà all'ordine delle cose stabilitoo che voleasi stabilire. Il nuovo governo Centrale,detto Direttorio Esecutivo, residente in Aarau, non godevané di stima né di confidenza, ed era dipendente eavvilito da'suoi protettori, gl'inviati francesi. Nel senatoe nel gran consiglio composto dei deputati di tutti i cantoni,venivano a conlesa le opinioni di tutt'i parliti, leidee del popolo, quelle della scuola. Nelle varie partidella Svizzera s'incontravano le stesse sette nemiche espesso colParmi alla mano. Un ammassamento di nuovee di antiche leggi ed istituzioni faceva nascere le contraddizionipiù dannose. Mentre lo stalo mancava deimezzi più indispensabili al suo mantenimento, e gl'impiegatie gli ecclesiastici delle loro pensioni, gli inviati francesi,i generali ed i soldati di Francia guazzavano in unaributtante abbondanza a carico del paese, e spedivano inFrancia i derubali tesori.Allora il pòpolo disse: «Ciò non può durare». E leantiche autorità cacciale dalle lor sedie, e frati che temevanola soppressione di tutt' i chiostri e i parrochiche vedevano diminuito il loro onorario, e i mercanti egli artigiani che non godevano più dei vantaggi dei corpidei mestieri, del commercio esclusivo della città, andaronoattorno ed eccitarono colle loro lagnanze il malumorenel popolo. Essi confidavano in una prossima guerradell' Austria colla Francia nel corso della quale, ajutatida tutta la forza dell'imperio germanico, avrebbero cacciatoi Francesi. In tal modo il popolo era «réconcilia«bile colla nuova forma delle cose,


CAPO LXI. 273Quindi allorché furono invitate tutte le popolazioni aireslare il giuramento di fedeltà alla nuova costituzioneÏluglio 1798), nacquero torbidi e sollevazioni nel Rhinthal,ncll'Obcrland, in Appenzello ed in altre contrade.Il tutto fu soffocato colla forza, e più crudelmente in Unterwaldsotto Selva. Colà il cappuccino Paolo Styger, diconcerto con altri ecclesiastici, aveva eccitato il popoloalla rivolta, persuadendogli che la costituzione portaladai Francesi era opera diabolica. Essi si armarono control'esercito di Schauenborgo che s'avanzava. Si combattè terri- -bilmente presso il lago e sui monti da una piccola schieradi pastori per tre giorni continui contro una forza preponderante.Tre o quattro migliaja di Francesi furonouccisi prima che gli altri potessero penetrare nel paese.Ma allora pieni di furore posero a sacco e in fianime ilcapoluogo Stanz ed altre terre. Uomini, donne, fanciulli,preti e tutti quelli che non poterono fuggire furono massacratisenza pietà. Quasi quattrocento persone del BassoUntervaldo perderono in questi giorni la vita (settembre4798).H governo che aveva trasportato la sua sede dalla cittàdi Aràu, divenuta troppo piccola, a quella di Lucerna,ordinò poco dopo imposizioni e la coscrizione della gioventùpel servigio militare. Quindi turbolenze nei can-I toni di Berna e Lucerna, ed in altri luoghi. Molti gio-[ vani si fuggirono allo straniero per non servire nellemilizie che in numero di diciottomila erano arruolate per[ la Francia.Finalmente l'imperatore di Germania rinnovò la guerracontro la Francia. Di già un corpo delle sue truppe (19ottobre 1798) aveva occupalo i Grigioni da cui dovetterofuggire tutti quelli che avevano cercato l'unione elvetica.I Avendo quindi i Francesi avuto una disfatta presso Stockachin Isvevia (21 marzo 1799) e la forza austriacavittoriosa penetrando nella Svizzera dopo parecchi combattimenti,il governo elvetico spaventato dall'avvicinarsidel nemico, né credendosi sicuro in Lucerna, trasportòla sua sede a Bern» (31 maggio). Allora le sette ripreserovita è baldanza.Gli Svizzeri combattevano sotto le bandiere d'AustriaSCIIOME 18


274 ISTORIA DELLA SVIZZERAo solto quelle di Francia gli uni contro degli altri. Sipropagavano le rivolte e le sommosse ora a causa dellacoscrizione della gioventù, ora pel desìo di favorire le;irmi austriache. In varie contrade della Svizzera o siassassinavano i Francesi o si cacciavano. Nelle valli, sullasommità delle Alpi,sui laghi, si combatteva da eserciti stranieri,e battaglie succedevano a battaglie. Cavalli ed uominipassavano per vie note al solo alpestre cacciatore. I Grigioni,ne' monti ove nasce il Reno, furono più volte presie perduti dai Francesi e dai Tedeschi. Gli Austriaci siavanzarono fino a Zurigo distendendosi a sinistra (ino alSan Gottardo, a destra fino al Reno. Ad essi unironsi iRussi ed altri popoli asiatici. La Svizzera non aveva soffertodopo il tempo dei Romani, degli Allemani e deiBorgognoni simili calamità.Molti degli antichi magistrali, rimossi dalle lor cariche,speravano ora di riprendere il potere, e lo cercaronoin/fatti in vari luoghi sotto la protezione dell'armiaustriache. Lo stesso nuovo abate di San Gallo, PancrazioForster, venne e ristabilì la servitù come se nullafosse avvenuto, strappò di mano al popolo per mezzodei dragoni austriaci le lettere di libertà accordate treanni innanzi: irruppe negli archivi ç ne portò via i documenti.Ma presto ebbe a conoscere quanto poco giovi laforza senza la giustizia. — Le città di Zurigo e di Sciaffusavidero pure che il popolo non voleva lasciarsi condurreall'antica schiavitù. Ma quando il generale Masseriatrionfò nella strepitosa battaglia di Zurigo (25 settembre),e disperse nei monti l'esercito russo che Suwarow aveacondotto dall'Italia attraverso le Alpi, allora fu ristabilitaper tutta la Svizzera la costituzione della repubblica unitaria,e poco dopo lo fu anche ne' Grigioni (luglio 4800).In questo frattempo anche i capi del governo supremoin Berna riconobbero che un simile ordine di cose nonpotea durare nò tornar vantaggioso, perciò attesero eglinostessi a introdur migliori instituzioni ; ma per sommadisavventura sempre furono discordi nei loro avvisi. Guardandopiù alle persone che alle cose, i partiti si rovesciavanoa vicenda in modo che nessuno poteva restarelungamente al timone, e nessuno potè giovare alla patria.


CAPO LXI.27 oDapprima il Consiglio Legislativo in Berna disciolse(7 gennajo 1800) il Direttorio Esecutivo, ideò una nuovacostituzione, e pose un nuovo governo ch'ebbe il nomedi Commissione Esecutiva. Quindi, passati a pena settemesi, la commissione esecutiva destituì arbitrariamenteesso medesimo il consig io legislativo (7 agosto 4800)e ne convocò un nuovo, e il governo si chiamò ConsiglioEsecutivo. Quindi dopo un anno si ragunò in Berna,una Dieta generale (7 settembre 1801) per formare unanuova costituzione per la Svizzera. Ma essendo la Dietain preda alle dissensioni, fu sciolta per forza Nda unaparte del consiglio legislativo ed esecutivo. Allora stabilissiuna costituzione con un Senato ed un PiccolaConsiglio (28 ottobre -1801). Alla testa del consiglio e.col titolo di Landamano della Svizzera fu posto il vincitoredi Rhotenlhurm, l'intrepido Luigi Reding, perchèil suo nome era più di ogni altro caro agli Svizzeri. Manon potendo egli ottenere né la confidenza del governofrancese, né quella di coloro che detestavano il ritornodel reggimento unitario, ecco che il senato di moto propriocancellava il piccolo consiglio (17 aprile -1802) elicenziava Luigi Reding. Uomini rispettabili chiamati datutta la Svizzera dovettero stendere una nuova costituzione.Anch'essa ebbe un senato e un consiglio esecutivo.Fu proclamalo landamano della Svizzera l'accortoDolder.Il popolo svizzero mirava con indifferenza le incessantimutazioni ed i rivolgimenti del governo; ma intanto leleggi e le istituzioni, invece di consolidarsi, perdevanoogni giorno di forza. Gemevasi per le continue turbolenze,per le imposizioni e le gravezze, e per le vessazionidelle truppe francesi. Non cessavano le sommossee le rivolte. Il Vallese sopratutto fu disfatto dalla violenzarapace dei comandanti e dei soldati francesi, a cuiera dato in preda. La Francia, per conservare una stradi;che dall'Alpi conducesse in Italia, voleva staccare il Vallesedalla Svizzera.Un solo desiderio animava tuttavia l'intera popolazione ,della Svizzera: che ogni cantone potesse governarsi a postasua in casa propria ognuno libero in una nuova ali


276 ISTORIA DELLA SVIZZERAleanza e confederazione, indipendente dalla forza francese,dagli eserciti stranieri, e dall'antica servitù.Essendo stala conclusa a Lunevillc la pace tra la Franciae l'Austria (1), le guernigioni francesi si ritrasserodalla Svizzera. Allora lo spirilo di setta e lo spirilo delfederalismo si ridestarono con nuova forza. 11 Vallese fustaccato dalla Svizzera ed eretto in repubblica indipendente(2). Uri, Svilto e Untervaldo armaronsi contro ilgoverno elvetico: la città di Zurigo si dichiarò da essoindipendente; Basilea e Sciaffusa ne seguirono l'esempio.In Argovia il popolo, levatosi in massa, marciò controBerna. —• Il governo elvetico, quantunque non privo interamentedi forze, si rifuggì a Losanna, mentre in Isvittosi raccoglieva una Dieta per ristabilire l'antica Confederazione(settembre 4803). Le poche truppe agli stipendidel governo elvetico discacciate dall'interno del paese loseguirono nella contrada del Lemanno. Dappertutto lefazioni si armavano: le cillà, per distruggere il governocentrale: i contadini, per sostenere la libertà contro lepretese cittadinesche: Vaud, per difendere l'unità elveticae la libertà. Una guerra civile universale stava per iscoppiare,e il sangue scorreva di già: allora Napoleone Bonaparte,il possente capo della nazione francese, rivolselo sguardo alla S\ïzzera, ed offerì pace. Alla nuova apparizionede'suoi temuti eserciti (21 ottobre) tutt'i partitideposero le impugnate armi, ed invocarono lui mediatore.CAPO LXII.NAPOLEONE BONAI-ARTE DA' ALLA SVIZZERAL'ATTO DI MEDIAZIONE.(Dal 1803 al 1815)Egli chiamò dunque a sé in Parigi deputati di tutt'icantoni e d'ogni setta: li ascoltò: e dopo aver ben pen-(1) Vedi Manget, t. 2, p. 324.(2) Vedi ancora Mangel, ivi p. 327.


CAPO LXII. 277sato, troncò colla possente sua parola tulle le loro contese,avendo riguardo non alle persone, ma alle cose.Egli non favoreggiò né il parlilo delle famiglie cittadinescheche agognavano dominazione e sudditi; né quellodi coloro che volevano formare di tutta la Svizzera unarepubblica indivisibile con leggi uniformi e con un solgoverno sopra tutti. Ascoltò la voce della maggioranzadel popolo, desideroso che ogni cantone fosse padronedi sé slesso, e che città e campagne fossero eguali indiritti e Ufi libertà. Napoleone era un astuto dominatore,e pensò che soddisfacendo in ciò il popolo se lo avrebbereso amico; e pensò che gli Svizzeri divisi fra loro esempre poco d'accordo, essendo deboli, sarebbero stalisotto la sua influenza.Perciò egli si fece Mediatore della Svizzera, e le diedeil suo Allo di Mediazione (49 febbrajo 4805) che dovevaservir di legge fondamentale per tutti. Ogni canlonericevette in esso la sua costituzione particolare. Stabilìche la nuova Confederazione dovesse comporsi di 49 cantoni,cioè dei 43 antichi e del cantone dei Grigioni (conRMzuns e Tarasp; ma senza la Valtellina), dell'Argoviacol Fricktal, del Vodese, di San Gallo, di Turgovia e delTicino (costituito dagli antichi Baliaggi italiani). Niuuacittà, niuna famiglia doveva-avere privilegi, né sudditi alcuncantone, ma ogni Svizzero sia della città, sia dellacampagna godere degli stessi diritti, avere la libertà dicommercio, e di fermar sua dimora in qualsiasi partedella Svizzera gli fosse a grado, e nessuno poterlo sturbare.Gli affari comuni della Confederazione doversi trattarea vicenda in Friburgo, Berna, Soletta, Basilea, Zurigoe Lucerna da una Diela. Il capo del cantone direttoresi chiamerà Landamano della Svizzera, reggerà glialluri generali, e traitera cogli ambasciatori delle potenze,estere. Nel rimanente ogni cantone sarà padrone di séstesso con leggi e con autorità proprie.Ora i diciannove cantoni, essendosi in conformila aquesta legge costituiti, e il Governo centrale Elvetico, reduceda Losanna a Berna, essendosi sciolto. Napoleonerichiamò le sue truppe.Quasi dappertutto i popoli della Svizzera ordinarono la


Ï2TSIsTOUlA DELLA SVIZZERAloro amministrazione pacificamente e di buon grado, secondole nuove istituzioni. Solo nel cantone di Zurigomolte comunità, particolarmente nel distretto di Horgene Meilen, ricusarono di prestare il giuramento. Lagnavansiche fosse aggravato il riscatto delle decime e dei censi,e di altri pesi. Essi non ascollarono alcuna rimostranza amichevole,maltrattarono i magistrati innocenti, incendiaronoil castello di Wädenschwyl (24 marzo -1804) e preserole armi. Le lunghe discordie degli anni anteriori avevanliavvezzi a farsi giustizia da sé stessi senza badare alleleggi. Ma la pronta spedizione fatta dai limitrofi cantoniin sussidio de' Zurigani rimasti fedeli, sedò, dopo alcunibrevi combattimenti, la ribellione. Il capo della medesima,Gian Giacomo Willi calzolaio di Horgen ed altri suoicomplici principali furono condannati a morte, altri allaprigionia. Quarantadue comunità furon riconosciute colpevoli,e dovettero pagare per le spese della guerra piùdi dugentomila fiorini.Fu gran ventura che queste scintille rimasero spenteprima che si cambiassero in fiamma che devastasse tuttala Svizzera. In ogni luogo i partiti trovavansi ancora caldi,e ciascuno di essi pensava che se il nuov'ordine di cosefosse caduto, esso avrebbe trionfato sugli altri. Mormoravanoancora i partigiani dell'unità elvetica, accorandosiper questa divisione federale del paese. Mormoravanoi chiostri perchè .la loro esistenza sembrava incerta;e Pancrazio, l'abate dell'antico convento di S. Gallo, chiamavapubblicamente le comunità col nome di sudditi ribellidell'impero germanico, e s'avvisò di ricuperar lasua abazia colla forza e coll'armi piultostochè colla viadella giustizia. Mormoravano molti della campagna pernon aver ottenuto assemblee generali come i piccoli cantoniavevano. Mormoravano molti patrizi e famiglie cittadine,perchè avevano perduto i loro privilegi, e perchègli abitanti della campagna non erano più lorosudditi.Tuttavia la maggior parte della popolazione desideravadavvero la tranquillità e la pace, eu attennesi fermamenteall'ordine stabilito e alla libertà che aveva guadagnato.Tacquesi adunque il mal umore dei pochi, e tutti paven-


CAPO LXII. 270taroiio Io sdegno del possente mediatore, davanti al qualetremavano i re. Napoleone crebbe tanto in potenza e inaltezza che pose sul suo capo la corona imperiale e spaventòcolla sua spada mezzo il mondo.Perciò la quiete si stabilì nel paese e scguinne bellaserie d'anni prosperi e pacifici. Le rivoluzioni e le guerrecivili avevano deste le forze della Svizzera, ed esse siposero in movimento con una nuova vita che non erasimai più veduta. Essendosi nella tempesta conosciuti tradi loro, non erano più estranei gli uni agli altri comepel passato. Ciò che avveniva ad un cantone interessavaora lutti gli altri.Scritti d'ogni maniera e giornali, per l'addietro soffocalicon orrore dai governi, ammaestravano ora il popolodi ciò che era degno da sapersi, ne atlraevanor attenzione alle cose pubbliche, nutrivano uno spirilopubblico fino a quell'ora sconosciuto. Svizzeri d'ogni cantoneformarono società pel progresso delle cose utili alpubblico, per la diffusione de' lumi su oggetti di scienzee d' arti e per rinforzare la concordia e l'amor di patria.Un monumento eterno di questo spirito patriolico,che prima non erasi mai veduto, fu il canale scavato aliiume Linlh. Gli Svizzeri di tult'i cantoni unirono volontariamenteun millione di franchi, per asciugare le rivepaludose del lago di Wallenstad ch'erano state fin allorala stanza della povertà, della miseria e delle febbri. Nél'amore di patria si manifestò meno, allorché per le pioggieautunnali una parte della montagna del Rolsbergpresso Goldau nel cantone di Svilto, cadde improvvisamentela sera del 2 settembre 180G con ispaventfevolcfracasso e rovina. Goldau, Lowertz, innumerevoli capannee alcune centinaja di quegli abitatori ebbero sepolturasotlo le rovine del monte. Non vedovasi oramai altro cheun deserto là dove era una fiorita valle.Il popolo divenuto libero dappoiché non era più tenutoin istato di minorità, s'avvide dell'acquisto di nuoveforze, e si diede con novello ardore al traffico, alla pastoriziae all'agricoltura. In nessun luogo era più inceppatoné dalle antiche compagnie di mestieri, uè dalleproibizioni d'un cantone verso l'altro. L'interesse che


280 ISTORIA DELLA SVIZZERAtutti i cittadini prendevano alle cose pubbliche costrinsei governi alla dolcezza, alla giustizia, alla riforma dellecattive leggi e al favoreggiamento delle utili istituzioni. IIpopolo voleva esser libero; ma senza lumi e senza forzaniun popolo può esserlo veramente. Le scuole furonoperciò moltiplicate e migliorale, perchè solo l'uomo istruttopuò giovare a se stesso ed agli altri. Si stabilì pure nellaConfederazione un nuovo regolamento militare per poteread ogni ora difendere coi» agguerrito esercito i confinicontro gli stranieri. In dieci anni la Svizzera videfondarsi e perfezionarsi più cose lodevoli che non avesseveduto anteriormente in tutto un secolo.Il polente mediatore Napoleone, imperatore de'Francesi,che colla sua irresistibil forza precipitava i re daitroni, partiva gli antichi reami e ne formava de' nuovi,come se fosse il signore del mondo, risparmiò la Svizzerae la trattò amichévolmente. Tuttavia le continue sueguerre danneggiavano il commercio della Svizzera al pardi quello degli altri popoli (1): Ciò dispiaceva a molti:(I) Le incamerazioni o coaflscbe austriache sulle proprietàstraniere avevano offeso i governi svizzeri, le comunità ed iprivati. Le rimostranze poco avean giovato. I nuovi possessoridelle provincie distaccate dall'Austria approfittarono volontieridell'ingiustizia già esercitata da altri. Quantunque Napoleoneesigesse molto dagli Svizzeri, egli inceppò inoltre il progressodella loro industria colle proibizioni e coi dazi esorbitanti. Inforza del suo sistema continentale molti negozianti svizzeri furonopuniti con enormi multe, a pagare le quali poterono peraltro ricorrere alle casse e agli stabilimenti dei loro cantoni. Icontinui smembramenti e donazioni di paesi e popoli, mostravanochiaro che il più possente monarca trattava la soggettaumanità come inerte materia; e nella sua famiglia si consideravacome il tutore di tutti i Napoleonidi.Dispiacque ancor più al vivo l'unione (nel 181,0 decretata,quantunque di fatto anteriore) del Vallese colla Francia. Fu cosaancora più inquietante allorché poco dopo intaccò la stessa suacreazione e la mediazione tanto da lui encomiata, introducendonel canton Ticino le sue truppe, e volendo forzare questo e laConfederazione a cedere il distretto di Mendrisio, e a più grandisagrilìcj ancora. Una deputazione inviata a Parigi nel isti ela guerra di Russia impedirono per questa volta l'eseguimentodel fatai disegno.Meytr.


CAPO LXII. 281e più ancora dispiaceva il trattato in virtù del quale glisi dovean dare, come anteriormente ai re, sedicimila uominipel servizio militare; che la morte mieteva innumerevolivittime nelle continue battaglie; e nessuno volevapiù arruolarsi (1). Dispiaceva pure a molti che i Francesipotessero liberamente fermar domicilio nella Svizzera,come gli Svizzeri in Francia. Ciascuno sperava unmiglior avvenire, ma niuno ardiva di contrariar Napoleone.Ma egli avvenne che mentre Napoleone con uno sterminatoesercito penetrò nel cuore della Russia, e giàgli parea veder questo gran regno in sua balìa, il Diodegli eserciti rivolse da lui la l'accia. Il freddo di pochenotti d'inverno (1812) distrusse nei deserti della Russiaquelle schiere che mai non erano state vinte. Quando Napoleonesi ritirava sgomentalo, i re e i popoli d'Europagli si alzarono contro, e giurarono la perdila del lorooppressore, da Dio già battuto. E quando egli, ragunalenuove truppe, si volgeva nuovamente contro i suoi nemici,gli fecero fronte nei campi di Lipsia, e lo batteronocolla spada della vendetta in un combattimento di tregiorni (16, 18 e 19 ottobre 1813). Di là si ritrasse alReno ed i nemici gli tennero dielro.(t) A.' reggimenti al servigio di Francia mancavano nel principiodi giugno 1807 meglio di ottomila uomini, e Napoleoneinstava perchè le compagnie fossero riempite.... Fino al 7 maggio1808 i cantoni somministrarono novemila settecento tre uomini.Grandi sacrifici in denaro, parecchi artifizj, e le sentenzecriminali che applicavano, il più spesso che potevano comepena, il servigio militare straniero, furono chiamati in ajuto.Molti Svizzeri stavano pure al soldo dell' Inghilterra, ma Napoleonenon volea che alcuno gli disputasse il monopolio diquesta merce. Scriveva egli da Finkestein nella Prussia il 18maggio al landamano < desiderare che la Svizzera non accordasseleve ad alcuna potenza che non fosse nel suo sistema:veder con rammarico i fratelli combattere contro i fratelli».La dieta ed i cantoni risposero non poter impedire interamenteil servigio inglese.La Spagna, la Calabria, la Germania divoravano le sempre rinnovatereclute, e i due re stessi che in Ispagna si facevano laguerra resero più difficile il servire in quel paese. La spedizionedella Russia moltiplicò le difficoltà.Meyer.


28iîISTORIA DELLA SVIZZERAOra gli eserciti dell'imperatore e dei re avvicinandosial Reno ed ai confini della Svizzera, i Confederati pensaronoai loro obblighi verso colui che si chiamava loromediatore, ma che nel tempo stesso era l'oppressoredel popolo posto sotto la di lui dipendenza, e dissero:« Noi resteremo neutrali in questa guerra dei re, come(jssi hanno promesso di fare in quanto a noi ». Proclamaronoquindi la neutralità in una dieta tenuta a Zurigo,ed inviarono le loro truppe ai conlini lunghesso ilReno per difendere il territorio Svizzero (1).CAPO LXIII.ANNULLAMENTO DELL'ATTO DI MEDIAZIONE, E FONDAZIONE DI UNANUOVA CONFEDERAZIONE DI YENTIDUE CANTONI.(Dal 1813 al 1815)Essendo scosso il irono di Napoleone per le vittoriedei re alleali, le persone savie della Svizzera dissero:« Ora è venuto il tempo di restituire alla patria l'indipendenzae l'onore. La nostra gioventù combatta aiconfini, vinca o muoja per serbare inviolato il territoriosvizzero; e intanto i nostri deputati, riuniti in dieta nellacittà di Zurigo, fondino un nuovo Palio di Confederazione,opera della sapienza patria, e conforme ai bisognidel secolo. Allora e non prima sparisca' l'atto dimediazione di Napoleone Bonaparte, l'atto che rende testimonianzadelle passate, nostre discordie, e della nostradebolezza ».Cosi favellarono essi, ma diversamente la pensavanomolti Svizzeri appartenenti a famiglie delle antiche cittàdominanti. Desideravano questi di vedere sul suolo svizzerogli eserciti stranieri, per fondare mediante il loropatrocinio o il loro terrore una Confederazione di tre-(I) In tutta fretta nel principio di novembre le truppe dell'imperatordei Francesi e con loro lo sciame dei doganieri abbandonaronoil cantone Ticino cui aggravavano già da treanni.Meyer.


CAPO LXIII. 283dici cantoni con servitù e con dominazione simile aquella che nel 1798 era stata distrutta col sangue..Si udi parlare di segrete macchinazioni e di pratichecollo straniero. Quindi inaspettatamente, dopo la solennedichiarazione fatta nella dieta, della neutralità Svizzera,le truppe confederale, già pronte a combattere, il 20dicembre ricevon l'ordine di abbandonar Basilea e i confinidell'alio Reno.Alcuni battaglioni furon tosto licenziali, e la più granparie si ritrassero fra l'Aar e la Reuss. Passarono perBasilea non interrolle masse d'Austriaci direni contro laFrancia. La città stessa fu occupata, e da Hrenzach finoa Sciaffusa si vedeano truppe degli alleati passare il Reno,montre qua e là i comandanti svizzeri e le loro genti amal in cuore poteansi risolvere ad ubbidire al comandodi ritirarsi, e molti ruppero con dispetto le armi, senzaperò sturbare maggiormente la pace già pericolante dellapai ria (A).Le (ruppe austriache, passalo il Reno a suon di musicain grosse schiere, attraversarono Basilea, PAargovia,Soletta e Berna ed altre contrade. Il popolo miravalicon sorpresa e di mal occhio. Ciò che rimanea delletruppe svizzere, slava in distanza la più parte con vergogna,rabbia e dolore; finché nel giorno 24 dicembreil generale Wallenwyl si risolvette a disciorle del tutto (2).Il passaggio delle truppe straniere portò nel paesel'ebbri e malattie contagiose, e molte case già fortunatefuron cambiale in deserto.La città di Berna, subito che vide le numerose falangitedesche, distrusse la prima l'Atto di mediazione di Napoleone,e si dichiarò pel ricuperamene della preponderanzadell'autorità di cui aveva goduto innanzi sullacampagna. Il popolo in generale, e colla credenza chetale fosse il comando del vincilore tedesco di cui vedeale bandiere, si tacque in un' ansiosa aspettazione. Lecittà di Soletta e di Friborgo seguirono l'esempio di-Berna, e poco dopo il seguì Lucerna. In Zurigo la dieta(1) Meyer.(2) Id.


' \284 ISTORIA DELLA SVIZZERAcancellò l'Atto di mediazione, in forza del quale essaera unita, e gettò i fondamenti di una nuova alleanzain diciannove cantoni (29 dicembre). Ma non questo,sibbene il ripristinamento de'tredici cantoni, volevano alcunideg|i antichi governi. Perciò furon chiamati allearmi i piccoli^ cantoni ; perciò s'intimò a quelli d'Aargoviae del Vodese di ritornare sotto Berna ; ma e Vaude Aargovia riOutaronsi fermamente.Allora mentre un'altra volta la Confederazione era inpreda alle interne discordie, gli imperatori e i re alleatientravano in Parigi, e rilegavano nell' isola d'Elba ilvinto Napoleone e ristabilivano Lodovico XVIII re diFrancia, sul trono de' suoi padri. Ragunatasi ancora inZurigo la dieta che componeasi dei deputati di tutt'i diciannovecantoni (6 aprile 1814) era essa il solo e debolelegame che impedisse l'intero discioglimenlo dellaConfederazione. Regnava la diffidenza e l'inimicizia. Gridavasiper l'annientamento e la distruzione di tutte leparti della Confederazione, divenute indipendenti già dasedici anni. Zug esigeva dall'Aargovia una parte, degliantichi baliaggi: Uri, dal cantone Ticino, la Levenlina :Glarona, dal cantone di S. Gallo, la signoria di Sargans:l'ex principe abate di S. Gallo, le antiche sue possessionie dominio ncll'Aargovia e nel paese di S. Gallo:Svitto Glarona uniti, il distretto di Uznach, Gasler e We-'sen, e compensi per gli antichi diritti di ogni sorla: Unterwalden,Uri e Svino, domandavano gli slessi compensi,per gli antichi diritti che avevano goduto sopral'Aargovia, la Turgovia, S. Gallo e il Ticino.Così pure moll'altri desideravano altre cose. Nei Grigioniun partito bramava nuovamcnle la separazionedella Rezia dalla Confederazione ; un altro valicò le Alpicon alcune cenlinaja di armati, per andar a ricuperareChiavenna e la Valtellina, ma ne fu ributtato da un corpodi tremila austriaci.Tra queste tempeste Zurigo, Basilea e Sciaffusa si mostraronoassai imparziali. Il Vodese e l'Aargovia per l'entusiasmodel loro popolo a sostener degnamente l'acquistatalibertà. Nelle campagne e nelle città di Basilea,Zurigo e Soletta, gli amici della libertà erano presti ad


CAPO Lìmi. 285unirsi alle bandiere d'Aargovia. In questo cantone eranogià pronti dodicimila combattenti, ed altrettanti nel Vodese:e non attendevano che l'ordine di mettersi incammino. Ma Berna schivò un'aperta guerra: anzi offridi riconoscere il Vodese sotto condizioni, ch'esso rigettò(24 luglio). L'Aargovia si armava più minacciante. Anchenell'Oberland regnava una fermentazione pericolosa(agosto). Era un'epoca infausta, piena di discordie e diquerele. Voglia il cielo che la famiglia dei Confederatinon ne rivegga una simile.In molti cantoni i sospetti e le gelosie dei partiti sierano ridestali più vivi, allorché si prese a trattare deifuturi diritti dei popoli e dei limili da porsi all'autorità.Si parlava di sollevazioni, di congiure, di incarcerazionie di esigli in Friborgo, in Lucerna ed in Soletta.La città di Soletta chiamò una guarnigione Berneseperchè fosse difesa contro il proprio popolo. Truppe confederaledovettero valicar le Alpi in fretta e accorrerenel cantone del Ticino per impedirvi una sanguinosaguerra civile (settembre); altre truppe andarono nel cantonedi S. Gallo per metter fine alla rivolta e all'anarchia.Qui l'abate Pancrazio continuava a sollevare i suoipartigiani, e da un altro lato Svitto per ricuperare Sarganse Uznach. Altre comunità dimandavano Io stabilimentodelle assemblee generali.Mentre così la Svizzera era in preda di torbidi semprecrescenti, che in molti luoghi scorreva di già il sangue,e che le prigioni di molle città si riempivano, sedevanoin Vienna, capitale dell' impero austriaco i plenipotenziarjdi quasi tult'i regni d'Europa per istabilire le condizionifuture della pace del mondo. Già anteriormenteavevano i vincitori, alleati della Francia, stabilito che Ginevrafosse riunita alla Confederazione svizzera comecantone indipendçute, cosi pure Neuchàlel, principatosotto l'alto dominio prussiano, e parimente il Vallese.Il -12 settembre la Dieta ammise all'alleanza svizzera,secondo il loro desiderio, questi tre cantoni. Ora vedendoi re ed i pleuipotenziarj, che stavano in Vienna,le irreconciliabili discordie dei Confederati, e che il tempoin vece di moderarle non faceva che accrescerle, intrapreseroessi, come mediatori, di mettere un termine colla


286 ISTORIA DELLA SVIZZERAloro parola alle contese. Deputati svizzeri si recaronodunque alla città imperiale sul Danubio, come undicianni innanzi si erano recati a Parigi.Qui dopo lunga disamina delle loro querele e delleloro discordie, fu pronunziata finalmente (20 marzo 1815)la dichiarazione delle potenze alleate, e la decisiva lorosentenza. Si riconobbe l'alto di lega che avevano conchiusogli Stati confederali, il dì 8 settembre -1844, l'in«tegrità dei diciannove cantoni esistenti, e l'accrescimentodei medesimi al numero di ventidue per l'unione di Ginevra,Neuchàtel e Vallese. Si stipulò che al cantone diVaud si restituisse la valle di Dappes, che la Franciagli aveva tolta. Al cantone di Berna furon dati in compensoBienna ed il vescovato di Basilea, ad eccezione diqualche piccola parie di questo che fu unita al cantonedi Basilea o a Neuchàlel. Al cantone di Uri fu assegnatala metà dei dazj della Levenlina. AH" abate Pancrazio eai suoi officiali l'annua pensione di ottomila fiorini: aUri, Svilto, Unterwaiden, Zug, Glarona e Appenzello Interiore,pei loro antichi diritti, un compenso di un mezzomilione di franchi, da pagarsi dalPAargovia, da Vaud eda S. Gallo. Si finirono pure per sempre le quislioni sulpagamento del debito pubblico, che sommava a più ditre milioni e cinquecentomila franchi, sui compensi dadarsi a Berna per diritti signorili che aveva nelVodese.e sopra molte altre questioni. Solo non si esaudirono lelagnanze dei Grigioni, poiché Chiavenna, la Valtellina


287CONCLUSIONE.Queste sono le istorie della passata età, specchio aisegreti delle future.Non fu la freccia di Tello né il coltello di Camogascoche recise il nodo della servitù in Elvezia; nò fu aS. Jacopo o sulla landa della Malseraida che si conquistòl'indipendenza federale. Furono cinquecento gli annidi continua lotta per l'interna libertà e per l'indipendenzaesterna. E gli uomini del Griitli e della querciadi Trunsio diedero soltanto "il segnale della saerosantaguerra.Da che l'esempio dell'altrui corruttela distolse Uri dallasua giusta via, niuno dei federati arrossi di scimiare gliespulsi feudatarj e ministri, e volle piuttosto acquistarsudditi e servi che liberi cittadini. A Stanzo ov'era loroapparso il benedetto Nicolò di Flue, si fecero 1" uno all'altro sigurlà di perpetuo dominio sul popolo in casoche resistesse. E quando Togghenborgo chiese di potersiriscattare, rigettarono quella onorata offerta. Pretendevanolibertà per sé, e la negavano ai loro soggetti. Onde lavirtù di questi e il sapere e la crescente ricchezza parveloro più terribile che l'aperta guerra dei ribelli.Ma il vile interesse doveva rompere alla fine quei vincolieh' egli slesso aveva formato. Tosto il mondo videcon istupore gli Svizzeri conculcare e tradire ciò che liaveva resi polenti e gloriosi: la perpetua lega e la concordia.I cantoni obbliarono la primiera affezione, s' abbaruffaronocome gente nemica, e seguirono i consiglidello straniero. I campioni della libertà elemosinarono daire le collane d'oro. I parchi figli delle Alpi fecero barattod'oro, e di regali coi loro suffragi nei comizj ecol sangue del popolo prodigato su ignote campagne. Lavirile sapienza dei magistrati antichi s'intisichì in meticolosaragione di stato. La patria slessa divenne un segretopei cittadini. Cosi, mentre i governi si alienavanodai popoli, i popoli si disamoravano dei governi. Nessunostato perì giammai per troppa virtù. E l'anticalega degli Svizzeri soggiacque al peso di mille vizj.


28SSe. non che il Dio dei padri vigilava nella sua infinitaclemenza sui figli. E come dai nembi minacciosi lapioggia fecondatrice, usci dall'universale sovvertimento lalibertà di tutte- le genti svizzere. E ora (ciò che non eraancora avvenuto) su una superficie di circa quattordicimila miglia quadrate italiane stanno quasi due millionidi uomini, compartiti in ventidue repubbliche tutti in senodi eguale libertà. È vero che a fronte dei regnanti dellaterra anche la più potente delle ventidue repubbliche federateè debole e sproporzionata. Ma anche la minimad'esse, collegala colle altre diventa insuperabile, finchéogni federato paventa meno unamuova giornata di Grandsono di Morat o di Frastenz, che le fraudi e l'oro di uno Zoppio di un vescovo Scinner.Non viene dalla Germania nò dall'Italia il nemico dicui un' anima svizzera deve tremare. Il più terribile insidiatoredella libertà e della indipendenza, se verrà giammai,sorgerà di mezzo a noi stessi. Ma gl' imprimeremosulla fronte un segnale, al quale ognuno lo potrà ravvisare.— Egli è colui che preferisce il lustro del suocantone alla immortal gloria della lega comune, e il transitoriointeresse di sé e de' suoi al pubblico bene. — Ècolui che teme la spada che sta al fianco della gente libera,e non le melate parole e i favori dei re e dei loroinviati. — È colui che va ripetendo: « Imponete silenzioai giornali e inciampi agli inslitutori della gioventù; collocateil vostro denaro ad interesse, e non impiegatelo in annied armamenti; chiudete la sala del consiglio e non lasciateudire al popolo ciò che vi facciamo; cosi potremoforse ridivenire signori e padroni, e gli sciocchi ci serviranno». È colui che semina diffidenza fra le città e leville; rancori tra cattolici e riformati; divisioni fra cantonee cantone, e riconduce fra noi quella sonnolenzadell' egoismo, quelle ambizioni di famiglia, quella vanagloriadella nascita, e tutta quella litigiosa corruttela chead onta di Neuenegg e Rolhenlhurm trasse a sanguinosarovina l'antica Confederazione.Ma noi abbiamo appreso, la giustizia e la rettitudinevincere ogni altra forza — la felicità d'ogni famigliaserbarsi inviolata soltanto sotto la legge della libertà —


289la libertà di tutti non esser guarentita che dalla indipendenzadella lega comune — la indipendenza della comunlega svizzera non esser fondata sulle pergamene e le protestedi re e d'imperatori, ma unicamente sul ferro dellenostre spade. La vera nobiltà elvetica dover uscire dallechiese e dalle scuole del popolo. Il vero tesoro pubblicoconsister nel benessere d'ogni famiglia. La grande armerìae l'arsenale dei federati esser le armi casalinghe d'ognicittadino. Le operazioni dei granconsigli e dei comiziidover suonar chiare all'orecchio di tutta quanta laFederazione. Così il sacro interesse della patria diverràil sacrosanto interesse d'ogni capanna, e una divina concordiacome fiamma celeste consumerà la feccia dell'ambizionepatriziale.Non fu la freccia di Tello né il coltello di Camogascoche recise il nodo della servitù in Elvezia; né fu a SanJacopo né sulla landa della Malseraida che si conquistòl'indipendenza della lega svizzera. Sul Grulli e sotto laquercia di Trunsio si diede solo il segno della battaglia.—. E noi stiamo combattendola tuttora o Confederati ! —E voi, nipoti nostri, la combatterete sui nostri sepolcri. —Vigilate per non soccombere nel cimento! Fidate in Dio!Tutti i federati per ciascuno, e ciascuno per tutti!FINEh • • 1SCHORKE 10


VNfeWbL'EDITORE A CHI LÉGGE . . Pag. ^vAi BENEVOLI TICINESI » VIICAPO I. / primi tempi » 1» II. Prime gesta degli antichi Elvezi.— Venula de' Cimbri inElvezia.Anni 100 avanti Cristo . » 3i> III. Assoggettamènto dell'Elvezia aiRomani.Anni SO avanti Gesù Cristo » 5>» IV. Signoria de' Romani nell'Elvezia.Dall'anno i al 300 di G. C. .» 9» V. L'Elvezia in pteda ai barbari.Dall'anno 300 al 550 . . » 12» VI. Dominazione e Governo deiFranchiDall'anno 550 al 900 . . » 15» VII. Diffusione della fede Cristiana t> 16» Vili. Aggregazione all'imperio Germanico,e fondazione dellecittà.Dal 900 al 1200 . . . . . 20» IX. Seguito intorno alle città ed aigrandi signori.Dal 1200 al 1290 . . . » 24» X. Dei Montanari di Svitto, AppenzelloRezia e Fallese.Dal 1200 al 1290 . . . » 28


292CAPO XL L'Elvezia sollo V imperatore Rodolfodi Habsborgo e solloAlberto di lui figlio.Dal -1250 al 4307 . . Pag. 32» XII. Guglielmo Teli e i Tre del Grulli.Anno 4507 > 36» XIII. Il primo di dell'anno 1508. —Trionfo della libertà a fllorgarten.— Unione di Lucernaai Federali.Dal 4507 al 4334 . . . » 59» XIV. Berna rompe le forse dei nobilia Laupen,- il Cavaliere Bruntrasmuta il Governo di Zurigo.Dal 4555 al 4340 . . . » 44» XV. Origine della lega perpetua degliotto Cantoni antichi.Dal 1340 al 4360 . . . »» 48» XVI. Prosperità degli Svizzeri e decadenzadei Giiglcr e dei contidi Kyborgo.Dal 4360 al 4585 . . . » 52» XVII. Trionfo della libertà a Sempach.Dal 4585 al 4387 . . . » 56» XVIII. Trionfo della libertà a Nefels esuoi effetti.Dal 4388 al 4402 . . . » 59» XIX. 1 bei giorni dell'Appcnzcllo.Dal 4403 al 4414 . . . » 63» XX. Come i federati s'impadronisserodell'Aargoviu, e inslituisserobaliaggi comuni.Dal 4442 al 4418 . . . » 69» XXI. Tumulti nel Vallese. — Battagliadi Arbedo. — Arti delloZoppi.Dal 4449 al 4426 . . . » 74» XXII. Nell'Alta Resia la Lega-Grigia,la Caddca e quella delle dieci-Giurisdizioni si liberano.Dal 4426 al 4456 . . . » 79


295CAPO XXIII. Contese per l'eredità di Togghenborgo.Dal 4436 al 4443 . . Pag. 83» XXIV. Guerra di tutti i Federati controZurigo. — Battaglia di S. Giacomo.— Pace.Dal 4443 al 4450 . . . » 88» XXV. Rheinfelden saccheggiala. — /Savojardi in Friburgo. — LaThurgovia diventa comun baliaggiofederale.Dal 4450 al 4468 . . . » 94» XXVI. Unione delle tre leghe Retiche.— Discordie in Berna. — Principiodella guerra di Borgogna.Dal 4469 al 4476 . . . » 400» XXVII. Esito della guerra borgognone. —Friborgo liberata.Dal 4476 al 4477 . . . » 404» XXVIII. Battaglia di Giornico. — Nicolaodella Flue. — Ingresso diFriborgo e Soletta nella LegaSvizzera. — Caduta di GiovanniWaldmann.Dal 4478 al 4489 . . .»409» XXIX. Guerra di Svevia. — Formazionedella Confederazione de'tredici Cantoni.Dal 4490 al 4513 . . . » 447» XXX. Rozzezza degli Svizzeri. — Loroguerre mercenarie. — Conquistadella Faltellina e deiBaliaggi italiani.Dal 4500 al 4525 . . . » 422»> XXXI. Cominciamenio della scissurareligiosadegli Svizzeri.Dal 4549 al 4527 . . . » 427» XXXII. La discordia fa progressi negliaffari ecclesiastici.Dal 4527 al 4550 . . . » 435


CAPO XXXIII. Guèrra di Kappel. — Morte di sZvinglio. — Lo scoltello Wengidi Soletta.Dal 4531 al 4533 . . Pag. 437» XXXIV. Ginevra si separa dalla Savoja.-» Berna s'impadronisce delpaese di Faud.Dal 1533 al 1558 . . . » 441» XXXV. Odj religiosi nelle podesterie ilaliane,ne' Grigioni e dappertutto.— Dispute sul Calendario.— Lega Borromeo.Dal 1558 al 4580 . . . » 446» XXXVI. Sollevamento in Mttlhausen. —/ due Rhodes d'Appetiscilo separami.— // duca di Savojatenta sorprendere Ginevra.Dal 1587 al 1603 . . . »152» XXXVII. Cacciata de' Riformati dal Vallese.— Turbolenze in Bienna.— Congiura contro Ginevra.— La Morte Nera. — Princìpiodella guerra intestinade' Grigioni.Dal 4603 al 4618 . . . » 156» XXXVIII Spaventevole rovina di Piuro. —Strage valtellinesè. — Guèrracivile ne' Grigioni.Dal 4618 al 4621 . . . » 161» XXXIX. 1 Grigioni soggiogali dagli Austriaci.Dal 4624 al 4650 . . . » 466» XL. I Grigioni salvano la loro libertà.Dal 4630 al 4640 . . . » 470» XLI. Torbidi nella Confederazione durantela guerra de' trentanni;e come si slabili l'indipendenzadella Svisaera, in riguardoall'impero germanico.Dal 4640 al 4648 . . . » 474


•j. * 295CAPO XLIl. Sollevamento de' contadini di Lucerna,Berna, Soletta e Basilea,e danni che ne derivano.Dal 1648 al 4655 . . Pag. 479» XLIII. Guerra di religione. - Battaglia diJVillmerghen. - La Pestilenza.Dal 4656 al 4699 . . . » 487v XLIV. Sollevamento de' Togghenborghesicontro l'ab. di S. Gallo in difesadi loro antiche libertà. — Conseguenzedi un tal fatto.Dal 4700 al 1742 . . . » 492» XLV. Guerra del Togghenborgo. — Altrabattaglia di FFillmerga.Pace di Aarau.Dal 4712 al 1718 . . . » 197» XL VI. Slato della Svizzera al principiodel secolo XFIII. — Quereladi Tommaso Masner.Dal 4704 al 4744 . . . »> 202» XLVII. Moti in Zurigo, in Sciaffusa enel vescovado di Basilea.Dal 4744 al 4740 . . . » 206» XLVIII. Sollevamento di Werdenbergcontro Glarona.Dal 4744 al 1740 . . . » 214» XLIX. Parliti e tumulti nella repubblicadi Zug.Dal 4744 al 4740 . . . » 214» L. Contesa dei Duri e dei Tenerinell'Appenzello Esteriore.Dal 4714 al 4740 . . . » 219» LI. Congiura di Henzi in Berna.Dal 4740 al 4749 . . . » 223» LII. Sollevamento in Leventina.Dal 4750 all755 . . . » 228» LUI. Cagioni della crescente decadenzadella Confederazione, •So­cietà elvetica.Dal 4755 al 4761zzi


•296CAPO UV.» LV.»»»))LVI.LVII.LV1II.LIX.» LX.» LXI.» LXII.» LX1II.ConclusioneGenerosità di Federico il Grandeverso i sudditi del principatodi Neuchàtel.Dal 4762 al 4770 . . Pag. 236Selle in Lucerna Storia delLandamano Suter di ÀppenselloInteriore.Dal 4770 al 4784 . . . » 239Torbidi e sollevazioni nel Cantonedi Friburgo.Dal 4781 al 4790 . . . » 244Torbidi nel vescovato di Basilea,nel Fodese e nei Grigioni.Dal 4790 al 4794 . . . . . 249Selle e disordini in Ginevra.Dal 4795 al 4797 . . . » 253Commosioninell'anticopaesediS.Gallo. —Saggezza dell'ab. Beda.- Torbidi sul lago di Zurigo.Sino al 4797. . . . . » 259Rovina dell'antica Confederazione.— Ingresso dei Francesiin Isvizzera.Dal 4797 al 4798 . . . » 365Calamità della Svizzera fino allostabilimento di una Confederazione.Dal 4798 al 4803 . . . » 271Napoleone Bonaparte dàallaSvizzeral'atto di mediazione.Dal 4803 al 4815 .... » 276Annullamento dell'alto di mediazionee fondazione di una nuovaConfederazione di 22 cantoni.Dal 4843 al 4815 . . . » 282. . . » 287. ! :l ' > -FINE DF.LL' INDICE.

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