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Marsilio Ficino Grande Filosofo e Mago

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18/07/2012 - 17.19 <strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Filosofo</strong> e <strong>Mago</strong><br />

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http://www.cartomante-bantan.com/1/storia_della_cartomanzia_5848028.html<br />

http://www.cartomante-bantan.com/1/storia_dei_pentacoli_a_cosa_servono_5848021.html<br />

http://www.cartomante-bantan.com/1/oroscopo_tema_natale_ti_permette_di_vedere_dalla_nascita_le_tue_potenzialita_1350093.html<br />

http://www.cartomante-bantan.com/1/felicita_si_puo_raggiungere_si_puo_trovare_5841380.html<br />

http://www.cartomante-bantan.com/1/storia_dell_esoterismo_5837682.html<br />

http://www.cartomante-bantan.com/1/biotensor_o_bio_tensore_valore_dello_strumento_antico_per_ricerche_energetiche_5884786.html<br />

http://www.bantan-sensitivo.com/1/storia_della_cartomanzia_5836497.html<br />

http://www.bantan-sensitivo.com/1/storia_dei_pentacoli_a_cosa_servono_5840997.html<br />

http://www.bantan-sensitivo.com/1/oroscopo_tema_natale_ti_permette_di_vedere_dalla_nascita_le_tue_potenzialita_518348.html<br />

http://www.bantan-sensitivo.com/1/felicita_si_puo_raggiungere_si_puo_trovare_5847931.html<br />

http://www.bantan-sensitivo.com/1/storia_dell_esoterismo_5847972.html<br />

http://www.bantan-sensitivo.com/1/biotensor_o_bio_tensore_valore_dello_strumento_antico_per_ricerche_energetiche_5884561.html<br />

<strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong> <strong>Grande</strong> <strong>Filosofo</strong> e <strong>Mago</strong> http://goo.gl/hc42W http://goo.gl/uQDO9<br />

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La Magia di <strong>Ficino</strong> altro non è che l'attrarre una cosa verso l'altra per generare determinate<br />

forze ed energie. Il filosofo, d'accordo con Plotino e con Sinesio, può affermare che i veri e<br />

principali maghi sono la Natura e l'Amore e che il mago può essere paragonato all'agricoltore, il<br />

quale attraverso le combinazioni dei semi fa prosperare la terra.<br />

<strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong>, filosofo neoplatonico e medico-astrologo presso la corte fiorentina nel secolo XV,<br />

convinto dell'esistenza di una "prisca theologia" che, attraverso espressioni e forme diverse,<br />

legava insieme antichi saggi quali Orfeo, Zoroastro, Pitagora, http://goo.gl/ub1cx<br />

http://goo.gl/lLpsw Ermete Trismegisto http://goo.gl/k1qB1 http://goo.gl/dIQWT e Plotino, si<br />

dedicò con grande zelo - con l'appoggio e anche sotto richiesta dei Medici - alla traduzione di<br />

numerose opere filosofiche ed ermetico-magiche pagane, in un appassionato tentativo di<br />

conciliarle con i valori del cristianesimo. Tra esse vanno ricordate il De Misterijs Aegyptiorum,<br />

Chaldeorum atque Assyriorum di Proclo, il De animi ascensu et descensu di Porfirio, gli<br />

Hermetica, le opere platoniche, il De daemonibus di Psello<br />

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e l'Aurea Verba di Pitagora.<br />

Questo può dare almeno una vaga idea della cultura esoterica che possedeva <strong>Ficino</strong> quando nel<br />

1489 si accingeva a scrivere la terza parte del Liber de vita (dedicato a Lorenzo il Magnifico),<br />

ossia il De vita coelitus comparanda. Quest'opera, per i numerosi riferimenti alla Magia<br />

demonica che conteneva, causò a <strong>Ficino</strong> non pochi problemi con la Chiesa, ma riuscì a ottenere il<br />

favore dell'arcivescovo di Firenze e dello stesso papa, ai quali il filosofo tracciò pure l'oroscopo<br />

(che si rivelò, naturalmente, propizio). Ciò che risultava pericoloso nel De vita coelitus<br />

comparanda non erano le pratiche astrologiche ma i talismani e la musica planetaria. Si possono<br />

comunque rilevare negli scritti del <strong>Ficino</strong> parecchie titubanze relative a certi aspetti non<br />

ortodossi dell'Astrologia stessa, come testimonia un suo scritto del 1477, Disputatio contra<br />

iudicium astrologorum.<br />

È pur vero - scrive a questo proposito lo storico della filosofia Eugenio Garin - che <strong>Ficino</strong> non<br />

portò mai in fondo la sua requisitoria; che nelle opere pubblicate lasciò da parte le obiezioni più<br />

aspre e spesso convenzionali; che non nascose incertezze e ambiguità; che, soprattutto, più assai<br />

del determinismo astrale mostrò di voler combattere gli esiti materialistici e atei dell'astrologia.<br />

La critica contro un'Astrologia eccessivamente deterministica era già in Plotino, il principale<br />

maestro del neoplatonismo, e vale la pena di esaminarla dal momento che il terzo libro del De<br />

vita sembra facesse parte del commento di <strong>Ficino</strong> alle Enneadi di Plotino (203-270 d.C.).<br />

Secondo questo filosofo l'astrologo che riferisce tutte le azioni umane ai movimenti e alle figure<br />

degli astri<br />

ci riserva un'esistenza di pietre scagliate e non di uomini che traggono dalla loro spontaneità e<br />

dal loro essere una loro propria azione. Urge invece rendere a noi uomini ciò che è nostro.<br />

Plotino non esclude certo che gli astri abbiano un'influenza su di noi, ma questa va<br />

ridimensionata e inquadrata in una visuale ben più ampia di reciproche influenze all'interno del<br />

cosmo, che presuppongono uno scambio di energie:<br />

Ciascuna cosa possiede una sua certa irrazionale potenza influenzatrice appunto perché essa è<br />

configurata in seno all'universo [...]. Ed avvengono tante cose corrispondentemente a tali<br />

influenze, non però in virtù di una decisione di quegli esseri donde sembra provenire il dato<br />

effetto: poiché anche in esseri privi di decisione l'influenza esiste.<br />

Il concetto di armonia o simpatia universale espresso in questo brano è fondamentale per<br />

comprendere la visione culturale-filosofica dell'epoca ficiniana, tutta tesa, nella prospettiva<br />

dell'organicità del reale, a scoprire sotto il manto variegato delle forme apparenti l'unità<br />

trascendente tra i due piani dell'esistenza, macro e microcosmo, mondo delle idee e mondo della<br />

manifestazione. Tale rapporto è alla base sia della Magia che dell'Astrologia, poiché il fine ultimo<br />

di ambedue è proprio d'individuare i sottili legami che collegano fra loro le diverse entità della<br />

scala dell'essere e sfruttare questa conoscenza per l'ascesa a Dio.<br />

L'Astrologia è assolutamente necessaria alla Magia, che deve scegliere il giusto momento astrale<br />

per il compimento di ciascuna sua opera: questa infatti ha un senso solo se collegata alle<br />

universali leggi del cosmo alle quali tutto il creato è sottomesso. <strong>Ficino</strong> sottolinea la differenza<br />

esistente tra questa Magia, fondata sui rapporti di naturale corrispondenza fra le cose, e la<br />

Magia demonica, realizzata invece mediante l'intervento di anime scisse dai corpi, demoni o<br />

angeli, i quali, penetrando in sigilli per loro approntati, parlano attraverso di essi e creano effetti<br />

soprannaturali. Tale differenza costituisce anzi uno degli argomenti principali che <strong>Ficino</strong> porta a<br />

propria difesa nella sua Apologia. E poiché la Magia naturale altro non è che l'attrarre l'una cosa<br />

verso l'altra per generare determinate forze ed energie <strong>Ficino</strong>, d'accordo con Plotino e Sinesio,<br />

può affermare che veri e principali maghi sono la Natura e l'Amore e che il mago può essere<br />

paragonato all'agricoltore, il quale attraverso le combinazioni dei semi fa prosperare la terra.<br />

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I segni zodiacali in un'incisione del De Astrorum Scientia di Leopoldo duca d'Austria (Venezia<br />

1520). Durante il rinascimento, se pur con qualche polemica, l'astrologia fu scienza molto in voga<br />

nelle classi dominanti.<br />

Questa Magia naturale nel terzo libro del De vita appare però complicata e, potremmo dire,<br />

contaminata da riferimenti alla Magia demonica, tant'è che in un codice laurenziano l'opera<br />

viene presentata come un commento al seguente brano di Plotino:<br />

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Io credo che gli antichi saggi - che, nel desiderio di aver tra loro presenti gli dèi, rizzarono templi<br />

e statue - mirando alla natura dell'universo intuirono nel loro Spirito che l'Anima si lascia<br />

facilmente attrarre dappertutto, ma che sarebbe stata la più facile di tutte le cose trattenerla<br />

addirittura, qualora l'uomo avesse costruito qualcosa di affine e di impressionabile atto ad<br />

accogliere una qualche parte di Anima! Ma impressionabile si è appunto l'imitazione - comunque<br />

riuscita - la quale, proprio come uno specchio, sa rapire almeno un po' di figura.<br />

Questo brano di Plotino è, a detta dello stesso <strong>Ficino</strong>, in stretta connessione con quel tanto<br />

esecrato passaggio dell'Asclepius (testo ermetico del III secolo d.C.) dove si legge:<br />

I nostri antenati [...] inventarono l'arte di foggiare divinità. A questa invenzione aggiunsero una<br />

virtù soprannaturale, che trassero dalla natura materiale e mescolarono alla sostanza delle<br />

statue. Non potendo però creare anche le anime, dopo aver evocato anime di demoni o di angeli le<br />

introdussero nei loro idoli mediante riti santi e divini, in modo che questi idoli avessero il potere<br />

di fare del male e del bene [...]. La natura di questi dèi [...] che sono chiamati terrestri [...] è<br />

costituita [...] da una composizione di erbe, di pietre e di aromi che possiedono in se stessi una<br />

innata virtù divina.<br />

Sia la costruzione di amuleti che quella di imagines (le statuette evocatorie) è strettamente<br />

collegata al fattore astrologico, poiché qualsiasi influsso si voglia catturare occorre fondere i vari<br />

elementi magici - erbe, aromi, pietre... - nel giorno e nell'ora giusti, sotto l'adeguata<br />

configurazione celeste; inoltre si deve costituire un'unica serie di forze simili, in modo che venga<br />

a crearsi un fulcro potentissimo di attrazione per l'influsso e la virtù stellare a esso<br />

corrispondente.<br />

Poiché a <strong>Ficino</strong> preme sorvolare sull'aspetto demonico dell'uso delle imagines, nell'opera si<br />

sofferma in particolar modo su quello naturale dell'assorbimento di forze astrali, ma è certo però<br />

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che egli credeva nell'esistenza dei demoni e nella loro influenza non solo sul corpo fisico, ma<br />

anche e soprattutto sul corpo astrale, o spiritus.<br />

Il silenzio ermetico (da Symbolicarum questionum... libri quinque, 1555 di A. Bocchius).<br />

La traduzione delle opere ermetiche effettuata da <strong>Ficino</strong> fornì i presupposti per la scoperta<br />

rinascimentale dell'ermetismo.<br />

La teoria dello spiritus sta alla base della Magia e della medicina astrologica del <strong>Ficino</strong>, il quale<br />

infatti ne dà ampia e minuziosa descrizione nel De vita. Essa è indubbiamente legata alla<br />

concezione neoplatonica del veicolo eterico, medio tra corpo fisico e anima, che l'anima acquista<br />

dalle varie stelle e sfere che attraversa nella sua discesa nel corpo terreno. Poiché la sua natura<br />

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è calda, umida e vaporosa, lo spiritus è certamente gioviale, ma è solare in quanto è sottile,<br />

lucente e sorge dal cuore; con moto venereo si trasferisce nelle altre persone e tende a propagare<br />

la specie, con moto mercuriale è sottilmente agile, mutabile ed elastico.<br />

Lo spiritus può essere naturalis (dedicato a Giove), vitalis (al Sole) e animalis (a Mercurio) e<br />

compito dell'uomo è di renderlo sempre più "celeste", con l'aiuto delle stelle e attraverso la<br />

purificazione. Moltissimo giovano a tale scopo gli influssi delle cosiddette Tre Grazie: Sole, Giove<br />

e Venere, mentre la forza di Saturno, che è la più potente ma anche la più pericolosa, va usata<br />

con la stessa cautela con cui il medico usa una sostanza velenosa.<br />

L'essere umano, sciolto così dal determinismo astrologico, può perciò cercare di migliorare il<br />

proprio stato morale e fisico coordinando e adeguando tutte le sue attività, i suoi pensieri, il cibo,<br />

le vesti, i luoghi, i tempi e addirittura le persone che frequenta con il flusso astrale che vuole<br />

catturare. Chi per esempio vuole attrarre l'energia solare dovrà camminare in luoghi alti e<br />

ariosi, operare durante il giorno piuttosto che di notte, immergersi in numeri, parole e luci<br />

conformi al Sole e infine far uso di talismani figurati collegati all'astro.<br />

Di queste immagini planetarie <strong>Ficino</strong> parla ampiamente, mentre sorvola sui decani, legati ai<br />

demoni delle stelle. Stessa prudenza usa nel trattare i "canti", in quanto connessi con l'innologia<br />

magico-demonica orfica. Gli Orphica, che <strong>Ficino</strong> e i suoi contemporanei, per distorsione<br />

cronologica, attribuivano allo stesso Orfeo, erano inni composti nel II-III secolo d.C. e usati<br />

probabilmente da qualche setta religiosa del tempo, che li indirizzava al dio del quale veniva<br />

invocata la potenza. Certamente <strong>Ficino</strong> credeva nel beneficio che si poteva ottenere tramite<br />

questi inni, soprattutto sullo spirito vitale e animale e da lì sull'anima e sul corpo, e sembra che<br />

lui stesso li cantasse accompagnandosi con una lira da braccio.<br />

Così nella visione di <strong>Ficino</strong> la Magia viene a essere la controparte dell'Astrologia, in quanto<br />

permette di manipolare e indirizzare gli influssi astrologici a proprio vantaggio, sottraendosi alle<br />

correnti negative sia del proprio oroscopo natale che dei transiti. Una concezione che riscatta il<br />

libero arbitrio e che, facendo perno sul tema fondamentale dell'analogia, mette l'essere umano in<br />

armonico rapporto con tutto il resto dell'universo. Rapporto di cui oggi, purtroppo, spesso ci si<br />

dimentica.<br />

<strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong><br />

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<strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong> nacque a Figline Valdarno, non lontano da Firenze, nel 1433.<br />

Studiò filosofia con un aristotelico. Studiò il greco con il letterato umanista Cristoforo Landino.<br />

Ricevette da Cosimo de' Medici l'incarico di tradurre dal greco in latino tutto Platone.<br />

http://goo.gl/C8lBb http://goo.gl/nLFI2 Egli volle tradurre anche quelli che riteneva essere i<br />

maestri di Platone, cioè Ermete Trismegisto (Corpus hermeticum), Zoroastro (Oracoli Caldaici) e<br />

Orfeo (Inni Orfici).<br />

Indi tradusse quelli che considerava i continuatori di Platone, cioè Plotino, Porfirio, Proclo,<br />

Giamblico, lo Pseudo-Dionigi, Psello, vale a dire tutta la tradizione neoplatonica.<br />

Affinché potesse dedicarsi con agio alla traduzione, Cosimo de' Medici gli donò anche la Villa di<br />

Careggi. Essa divenne la sede dell'Accademia Platonica, che non fu una scuola organizzata, ma,<br />

piuttosto un sodalizio di dotti platonici.<br />

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<strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong> divenne prete nel 1474.<br />

Morì a Careggi nel 1499.<br />

Tre furono le attività fondamentali cui si dedicò: quella di traduttore, quella di filosofo. quella di<br />

mago.<br />

Non consideriamo l'attività di sacerdote perché per lui si identificava con quella di filosofo.<br />

<strong>Ficino</strong>, come Cusano, si propose di conciliare le diverse filosofie tra loro e con il cristianesimo.<br />

Ritenne che ciò fosse possibile mediante la ripresa della tradizione neoplatonica cristiana che<br />

egli faceva risalire a Ermete Trismegisto, Zoroastro, Orfeo, Mosé, Pitagora, Filone Ebreo. Tale<br />

tradizione costituiva, per lui, la Prisca theologia, rielaborata poi da Platone e dai neoplatonici<br />

come pia philosophia e docta religio.<br />

Seguendo Ermete Trismegisto, <strong>Ficino</strong> insegna che la filosofia nasce come "illuminazione" della<br />

mente. L'attività filosofica coincide con la religione e consiste nel disporre l'anima ad accogliere<br />

la luce della divina rivelazione.<br />

<strong>Ficino</strong> concepisce l'intera realtà come articolata gerarchicamente secondo i seguenti cinque gradi<br />

di perfezione: DIO, ANGELO, ANIMA, QUALITÀ, FORMA.<br />

I primi due gradi e gli ultimi due sono nettamente distinti tra loro come mondo intelligibile e<br />

mondo fisico. Mentre l'anima, trovandosi in una posizione perfettamente centrale, rappresenta il<br />

nodo di congiunzione tra la realtà superiore e quella inferiore. Essa è: copula mundi.<br />

<strong>Ficino</strong> ammette, neoplatonicamente, un'anima del mondo, anime delle sfere celesti e anime degli<br />

esseri viventi, ma rivolge il suo interesse soprattutto all'anima dell'uomo.<br />

L'anima, come copula mundi, è immortale ed è indipendente dal corpo. Essa è stata creata<br />

individualmente da Dio.<br />

<strong>Ficino</strong> segue il neoplatonismo anche nel sostenere che tutte le cose derivano da Dio e tutte<br />

vogliono a Dio ritornare.<br />

Espressione di questa tendenza a ritornare a Dio è l'amore, l'amore platonico, che, attraverso la<br />

visione della bellezza, eleva l'uomo e rende all'anima le ali per ritornare alla sua patria celeste.<br />

<strong>Ficino</strong> non ebbe esitazioni nel proclamarsi mago, seguace della "magia naturale".<br />

Egli ricorda l'esempio dei Magi che adorarono Gesù e sostiene: "Due sono, infine, le specie di<br />

magia: l'una di coloro che con determinati riti conciliano a sé i demoni (...).<br />

L'altra specie è quella di coloro che sottopongono opportunamente le materie naturali a cause<br />

naturali, onde le plasmino per una certa mirabile legge".<br />

La "magia naturale" di <strong>Ficino</strong> cercava, servendosi di oggetti naturali, che egli riteneva tutti<br />

animati, di predisporre lo spirito umano ad assorbire la vitalità del mondo.<br />

Costruiva talismani e faceva incantesimi musicali cantando gli Inni Orfici per captare benefici<br />

influssi planetari.<br />

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Manoscritto autografo di <strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong><br />

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Il Bene diventa Male e viceversa<br />

La nostra vita si divide su due piani, quella materiale e quella spirituali e la vita<br />

materiale è a sua volta combattuta dalle due forze di bene e di male.<br />

Il bene e il male umano non é il bene e il male esoterico dato che la visione<br />

esoterica di queste due forze é diversa da quella che a loro attribuisce la visione<br />

umana.<br />

Il bene per l’uomo é l’amore e l’amicizia e tutto ciò che ne consegue e il male é la<br />

cattiveria, l’odio,<br />

impersonificato nel maligno.<br />

Ebbene in magia No.<br />

Queste due polarità sono solo forze che se poste in equilibrio sono capaci di<br />

generare.<br />

Per fare un esempio pratico possiamo dire che lo stesso fuoco é buono e utile in<br />

quanto serve per riscaldare e cucinare, ma allo stesso tempo é male perché se<br />

sfugge al nostro controllo può essere causa di incendi e distruzione.<br />

Con questo voglio dire che per iniziare a praticare si deve prima accresce il nostro<br />

bagaglio di conoscenza in campo magico e umano, che la nostra visione della vita<br />

deve mutare, dobbiamo liberarci della visione umana delle cose se vogliamo<br />

comprendere la visione magica dell'esistenza.<br />

Studiare, leggere, assimilare e cambiare pelle.<br />

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<strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong>, cambiò la sua pelle<br />

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GLI ESERCIZI UTILI SONO :<br />

RILASSAMENTO, MEDITAZIONE E VISUALIZZAZIONE.<br />

La volontà é importante per chi decide di iniziare questa strada perché essa non é ne facile ne<br />

cosparsa d’oro come comunemente si crede. Come abbiamo detto lo studio, la lettura e il lavoro<br />

su noi stessi é importante perché solo così si diviene veramente noi stessi.<br />

Sovente io uso questa espressione:<br />

LA MAGIA È COME UNA BELLA SIGNORA ESIGENTE CHE ACCETTA AL SUO<br />

BANCHETTO SOLO CHI NE È VERAMENTE MERITEVOLE.<br />

È solo il tempo che giudica chi può entrarvi a far parte, il proprio impegno e la propria costanza<br />

lo decidono perché questo lavoro interiore di maturazione e di studio dura tutta una vita.<br />

Imparare a suonare uno strumento é facile, basta seguire un corso di musica; creare melodie<br />

immortali però é un’altra cosa, solo se si possiede l’estro personale si può divenire un Mozart o<br />

un Beethoven.<br />

IL V.I.T.R.I.O.L.<br />

Ho già parlato delle strane formule utilizzate dagli alchimisti ed ho già nella Parte 1, fatto<br />

vedere l’immagine della formula del Cancro, la più antica a noi nota. Oltre a quella vi sono altre<br />

formule che hanno avuto, in tempi diversi, notevole importanza. É il caso dell’acronimo<br />

V.I.T.R.I.O.L. al quale a volte si aggiungevano le due lettere V.M.. Le iniziali suddette stanno<br />

per: Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem (Veram Medicinam), che<br />

vuol dire “Visita l’interno della terra, e rettificando (con successive purificazioni, ndr) troverai la<br />

pietra nascosta (che è la vera medicina)”.<br />

Dietro VITRIOL (a volte rappresentato dal re Duenech) vi è da un lato il procedimento per<br />

arrivare al completamento dell'Opus che non può che partire dal minerale che si trova all’interno<br />

della Terra. D’altro canto vi è una sorta di invito a indagare la propria anima ed il proprio spirito<br />

per purificarsi che è un processo parallelo a quello della produzione della pietra filosofale.<br />

Ritornando al significato letterale vi è ancora dell'altro da osservare. In epoca rinascimentale vi<br />

era un mito molto diffuso che riguardava la scoperta di qualcosa di ignoto che avesse significati<br />

profondi. Una di tali ambite scoperte era quella di una qualche tomba che contenesse dei<br />

manoscritti. Alcune di queste cose accaddero davvero, altre dettero origine a leggende e a pure e<br />

semplici invenzioni che nel campo dell’alchimia occorre sempre tenere presenti. Vi è ad esempio<br />

il caso del famoso alchimista Basilio Valentino del quale si scoprì un manoscritto nell’altare della<br />

chiesa di Erfurt; ma ve ne sono altri che ora non è il caso di indagare. Quanto detto mi serve per<br />

introdurre la leggenda della scoperta della tomba di Ermete Trismegisto da parte di Apollonio di<br />

Tiana. In questo sepolcro, che altrove era stato descritto con una lapide di smeraldo, Apollonio<br />

avrebbe trovato un vecchio seduto su un trono che teneva in mano le famose Tavole smeraldine<br />

ed un libro che spiegava i segreti della creazione e della trasmutazione fino ad arrivare alla<br />

Pietra Filosofale. Queste storie quindi sarebbero legate allo scavare la terra per trovare la tomba<br />

nella quale si trova il grande Hermes, maestro di ogni conoscenza ermetica ed alchemica. Ed è<br />

proprio scavando la terra, con simbolismi che si intrecciano tra loro (cosa eccelsa per gli<br />

alchimisti) che si trova la materia prima dalla quale partire per realizzare l’Opus Magnum.<br />

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Uno dei simboli del V.I.T.R.I.O.L. , uno degli acronimi più in auge e più temuti dagli alchimisti.<br />

Da Daniel Stolcius von Stolcenberg, Viridarium Chymicum , Francfort 1624<br />

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Altro simbolo del V.I.T.R.I.O.L. Da Basilio Valentino, Azoth, Francfort 1613<br />

Il VITRIOL è poi anche un sale (ora diremmo acido) che è in grado di sciogliere l’oro (quel leone<br />

verde). É quindi un potente elemento in grado di provocare le trasformazioni più elevate, quella,<br />

ad esempio, che abbiamo visto nella fusione precedere appena il momento della resurrezione di<br />

Cristo.<br />

Più in dettaglio, riferendoci al primo disegno, troviamo in alto la fusione del Sole (maschio) con<br />

la Luna (femmina) dentro una coppa (acqua), cioè quella dello zolfo e del mercurio filosofici, sotto<br />

l,influsso dei pianeti Marte, Saturno (di color nero come la putrefazione), Venere, Giove e<br />

Mercurio (il quale ultimo ha particolare importanza perché è messo al centro, proprio sotto la<br />

coppa nella quale avviene la fusione di Sole e Luna; il Mercurio è l’Ermafrodita).<br />

Al centro di tutto vi è un cerchio che dovrebbe rappresentare la pietra filosofale originata anche<br />

dai 4 elementi: coppa (acqua), fuoco (leone), aria (aquila a due teste), terra (la stella a sette<br />

punte). Immediatamente più in basso vi è un globo sormontato da una croce: si tratta del simbolo<br />

del vitriol che penetra nell’interno della terra dove avviene il lavoro di purificazione. In basso, a<br />

sinistra della stella, vi è un cerchio nel quale vi sono 7 piccoli oggetti; essi possono rappresentare<br />

i cinque metalli generati dai semi primi che sono i soliti zolfo e mercurio. In basso, a destra della<br />

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stella vi è un altro cerchio nel quale vi sono due anelli intrecciati; essi potrebbero aver<br />

riferimento al mito di Ouroboros o re serpente (da ouro che in copto vuol dire re e ob che in<br />

ebraico vuol dire serpente), il serpente (3) che si mangia la coda (che simbolizza varie cose: la<br />

seconda solidificazione che segue la putrefazione; lo spirito universale che anima tutto, che<br />

ammazza tutto e che assume tutte le forme della natura, ciò che è tutto e niente; il mercurio<br />

poiché sia il mercurio che il serpente si trascinano una coda che gli serve per mantenere<br />

equilibrio; il passare degli anni ed il ritorno all'origine; origine della tintura filosofica bianca<br />

della Luna e di quella rossa del Sole; il ciclo della natura; il limite dell'oceano nella cosmogonia<br />

gnostica; ...). Alla destra ed alla sinistra dei vari simboli vi sono delle mani benedicenti che<br />

indicano la necessità dell'approvazione divina all’Opus Magnum.<br />

Vediamo ora il secondo disegno. Partendo dall’esterno, il quadrato rappresenta i quattro<br />

elementi. Sullo spigolo in basso a sinistra di esso vi è la terra ed a destra l’acqua; in alto a<br />

sinistra vi è il fuoco (la salamandra) ed in alto a destra l'aria (l'uccello). Il triangolo dovrebbe<br />

rappresentare la terra che ha nei suoi tre vertici le tre componenti dell'uomo: anima, spirito e<br />

corpo. I piedi del corpo dell'alchimista sono piantati uno nella terra e l’altro nell’acqua mentre<br />

una sua mano sostiene una torcia (fuoco) e l’altra delle vesciche piene d’aria. Nella parte più alta<br />

del grande cerchio che rappresenta l’insieme delle trasformazioni, vi sono un paio di ali<br />

dispiegate che rappresentano la quintessenza. Naturalmente il corpo è nello spigolo diretto verso<br />

il basso mirato sul cubo della terra e verso il basso è diretta anche una punta della stella a sette<br />

punte, quella nera, della putrefazione, di Saturno. Le altre sei punte della stella riportano gli<br />

altri sei corpi celesti. Vi è una numerazione che indica la successiva maturazione della coscienza,<br />

il cammino verso la perfezione.<br />

Tra le punte della stella vi sono sette circoli, dentro ai quali sono rappresentate le trasformazioni<br />

alchemiche necessarie all’Opus che è al centro del disegno, il volto del Cristo che nelle intenzioni<br />

dovrebbe essere un alchimista. La prima trasformazione è quella della putrefazione che poi,<br />

attraverso i processi già più volte discussi (circolando in verso orario), portano alla resurrezione<br />

(osservo che l'unicorno, che non abbiamo mai incontrato, è uno dei modi per simboleggiare lo<br />

zolfo, il principio mascolino).<br />

1. La musica occupa un posto di tutto rilievo all’interno della speculazione filosofica di <strong>Marsilio</strong><br />

<strong>Ficino</strong>. Essa si presenta sotto molteplici aspetti, per lo più in aderenza piuttosto stretta rispetto<br />

alla concezione platonico-pitagorica ed alle sue filiazioni maggiormente esemplari in ambito<br />

pagano e cristiano.<br />

In linea di massima è possibile identificare una speculazione musicale dal duplice contrassegno.<br />

La prima ha un carattere «verticale», metafora di un ordine cosmologico ascendente, costruito su<br />

livelli gerarchici specularmente riflessi e metafisicamente fondato. Ritroviamo qui il concetto di<br />

musica macrocosmica, di armonia celeste, prevalentemente associato alla rilettura della<br />

tradizione platonica risalente al Timeo platonico, ed in congiunzione agli interessi cosmologici di<br />

<strong>Ficino</strong>. È la dimensione in cui la harmonia mundana si cristallizza nelle relazioni fra piani<br />

ontologici, fra sfere planetarie all’interno delle quali la progressione ritmica del tempo si proietta<br />

nello spazio delle traiettorie disegnate entro la volta celeste, e lo spazio delle relazioni cosmiche<br />

si rivela come armonia mistica intemporale, perfetta e immutabile.<br />

A questa prospettiva non sono estranei - fra le altre fonti - gli scritti attribuiti ad Hermes<br />

Trismegistus, la cui traduzione, su richiesta dello stesso Cosimo de’Medici, <strong>Ficino</strong> dovette<br />

addirittura anteporre a quella delle opere di Platone, a testimonianza del prestigio e dell’autorità<br />

che erano tributate all’Hermes egizio.<br />

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(…) la pura filosofia, quella che dipende dalla devozione verso Dio, dovrà interessarsi alle altre<br />

scienze solo per ammirare come il ritorno degli astri alla loro posizione di partenza, le loro soste<br />

prefissate e il corso delle loro rivoluzioni siano soggetti a leggi numeriche, e per ammirare,<br />

adorare e esaltare l’arte e l’intelletto di Dio, conoscendo le dimensioni della terra, le sue qualità e<br />

quantità, la profondità del mare, la forza del fuoco e gli effetti di tutte queste cose. Conoscere la<br />

musica non è altro che sapere l’ordine di tutte le cose e quale sia il disegno divino, che ha<br />

assegnato a ciascuna il proprio posto, poiché quest’ordine, in cui tutte le singole cose sono state<br />

unite in un medesimo tutto da un’intelligenza artefice, produrrà, con una musica divina, una<br />

sorta di armonia vera e soave.<br />

Ma l’armonia universale non può, per sua stessa essenza, essere irriflessa. Essa si riverbera su<br />

tutti i piani dell’Essere investendoli della propria legge, del proprio ordine, e <strong>Ficino</strong> non manca<br />

di rammentarlo.<br />

Tu in verità concederai che una forza mirabile è presente in uno spirito eccitato che canta, se<br />

avrai concesso ai Pitagorici e ai Platonici che il cielo è uno spirito che dispone tutte le cose con i<br />

suoi movimenti e i suoi toni.<br />

Vi è perciò una dimensione ontologica «orizzontale« - molto pronunciata nel pensiero di <strong>Ficino</strong> -<br />

all’interno della quale il discorso musicale e sonoro più in generale si intesse per rivelarsi<br />

nell’ordine stesso delle cose, nelle loro relazioni estensive - orizzontali appunto -, fra i nodi di<br />

quella trama magica che avvolge l’intera realtà, stabilendo una fittissima rete di vincoli causali,<br />

sfuggenti e invisibili solo per l’occhio profano.<br />

Il filosofo vero contempla intensamente questa trama, e più che considerarla uno strumento di<br />

dominio sugli enti, scorge in essa una straordinaria narrazione teofanica. La speculazione<br />

filosofica si interseca con la dimensione magico-teurgica laddove la disciplina filosofica non può<br />

prescindere da un’esperienza anagogica di ascesi dell’ascolto del Creato, la cui variegata<br />

molteplicità non è frammentazione di un ente inerte, ma manifestazione vivente, totalità di<br />

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relazioni e corrispondenze. <strong>Ficino</strong> tradusse il De Sacrificio et Magia di Proclo - pubblicato nel<br />

1488 - il cui esordio illumina con estrema chiarezza i fondamenti qualitativi della «simpatia<br />

universale» e le sue valenze conoscitive.<br />

Come quelli che amano, partendo da ciò che di bello appartiene al mondo sensibile e compiendo<br />

un’ascesa progressiva, arrivano a incontrarsi con l’unico Principio stesso di tutti gli esseri belli e<br />

intelligibili, così anche coloro che praticano l’arte ieratica, capendo, in base alla simpatia che<br />

esiste in tutte le cose visibili, che tutto è in tutto, fondarono la scienza ieratica, ammirati al<br />

vedere che i termini ultimi sono presenti nei primi e negli ultimi i primi, che in cielo le cose<br />

terrestri esistono contenute nelle cause da cui traggono origine e secondo la modalità celeste,<br />

mentre sulla terra le cose celesti esistono in modo terrestre.<br />

Non è forse questo il motivo per cui il girasole si muove in sintonia con il sole e il seleniotrópion<br />

in sintonia con la luna, compiendo la propria rivoluzione, nei limiti delle proprie possibilità,<br />

insieme con le lampade del mondo? Infatti tutte le cose, al livello che è loro proprio, pregano e<br />

inneggiano ai termini primi delle serie universali, o secondo la modalità intellettiva o razionale o<br />

naturale o sensibile. Anche il girasole infatti si muove in quanto è flessibile e, se uno fosse in<br />

grado di percepire con l’udito l’attrito che si crea con l’atmosfera nel suo volgersi in senso<br />

circolare, si renderebbe conto che esso con questo suono offre al Re una sorta di inno, quale può<br />

essere cantato da una pianta.<br />

Fra le fonti essenziali per comprendere <strong>Ficino</strong>, le Enneadi di Plotino hanno senz’altro un posto di<br />

primissimo piano. Il terzo libro del De Vita, il De Vita Coelitus Comparanda è integralmente<br />

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concepito come un commento a Plotino e si apre con un’esposizione della teoria dell’anima del<br />

mondo intesa come deposito di tutte le virtù seminali, mediatrice fra il corpo e l’intelletto divino<br />

e principio vitale. In quanto mediatrice, la dimensione animico-vitale è essenziale per ascendere<br />

fino ai gradi celesti poggiando sui gradini di una scala di risonanze analogiche. Anche in questo<br />

caso, alcuni passi delle Enneadi risultano estremamente pregnanti e significativi.<br />

Ma come spiegare le forze magiche? Mediante la simpatia: fra le cose affini regna naturalmente<br />

un accordo e fra le dissimili un contrasto. (…) L’amore è il primo mago e stregone. (…) Se<br />

immaginassimo un tale mago fuori dell’universo, egli non potrebbe esercitare più la sua arte<br />

magica coi suoi incantesimi e i suoi scongiuri; ma poiché egli non lavora in un luogo, diciamo<br />

così, diverso dal mondo, egli ha il potere di attrarre poiché sa in che modo una cosa, dentro il<br />

vivente, sia portata verso l’altra. (…)<br />

Il sole, o un altro astro, non avverte la preghiera e la preghiera viene esaudita perché una parte<br />

dell’universo è in simpatia con un’altra, come in una corda tesa, nella quale la vibrazione dal<br />

basso si trasmette in alto; spesso, anzi, mentre una corda vibra, l’altra ne ha, per così dire, la<br />

percezione, a causa della consonanza e anche perché è accordata alla stessa armonia. E se da<br />

una lira la vibrazione si trasmette persino in un’altra - a tanto giunge la simpatia! - anche<br />

nell’universo regna un’unica armonia, sebbene essa derivi dai contrari: essa nasce anche dai<br />

simili come dai contrari, poiché tutte le cose sono affini.<br />

2. Se le opere di Platone, della tradizione pitagorica, di Giamblico, Plotino, Proclo e Sinesio fra<br />

gli altri, sono indispensabili per identificare l’orizzonte filosofico di <strong>Ficino</strong>, il De Radiis di al-<br />

Kindi è imprescindibile per comprendere in che modo questo orizzonte teorico si saldi alla<br />

pratica ed agli interessi operativi di <strong>Ficino</strong>, tanto più sul versante musicale. Al-Kindi, alla cui<br />

opera <strong>Ficino</strong> attinse a piene mani, fornisce numerosi esempi del grado di interpenetrazione e<br />

condizionamento speculare che la realtà, a tutti i livelli, rivela all’occhio attento del filosofo della<br />

natura. Il capitolo IX del De Radiis, dedicato ai sacrifici animali, esemplifica e riassume<br />

perfettamente molti dei capisaldi essenziali di questa trama, che proprio perché rigorosamente<br />

obbediente a leggi e vincoli ben delineati, adombra i contorni di una scienza magica vera e<br />

propria che si estrinseca nella cosiddetta magia naturale, scienza fisica - seppur sottile - a tutti<br />

gli effetti.<br />

(…) l’uccisione dell’animale con l’intenzionalità di chi lo uccide e con gli altri riti solenni richiesti,<br />

effettua con più efficacia degli altri sacrifici ciò che è nell’intento, il che sembra avere una<br />

ragione naturale.<br />

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Infatti ogni animale ha un centro, un’unità reggitiva ed una complessione proporzionata nelle<br />

sue parti , grazie alla quale è costituito simile allo stesso mondo elementare nel suo insieme, che<br />

ha un centro, un’unità reggitiva ed una complessione proporzionata nelle sue parti che sortisce<br />

dall’armonia celeste, la quale produce in tal modo il mondo degli elementi e similmente ogni<br />

animale e tutta la sua condizione. Ne segue che, finché vive, l’animale plasma le parti del mondo<br />

elementare con i propri raggi ed agisce a suo modo su di esse come su una materia. Ora, quando<br />

muore naturalmente, con la sua morte non muta il mondo se non in relazione a ciò che la natura<br />

universale mostra nel proprio corso. Quando invece muore per azione dell’uomo, contro il corso<br />

della natura, la materia del mondo incorre in una mutazione contro natura, per cui , così<br />

alterata, in una sua parte è resa atta alla ricezione di un moto ed una forma che secondo il corso<br />

naturale non avrebbe dovuto ricevere. Per cui l’immaginazione umana, l’intenzione ed il<br />

desiderio, concorrendo con l’opera di messa a morte dell’animale, sortiscono l’effetto di un tema<br />

natale, quando fa mostra della solennità richiesta.<br />

Infatti, l’immaginazione umana e l’intenzione a proposito della materia da muovere e plasmare<br />

con un’operazione più esteriore, hanno potere perché sorgono nell’uomo che è ed è detto<br />

microcosmo in ragione del suo centro, la sua unità complessa e la totalità delle realtà accolte<br />

nell’immaginazione, grazie alla quale è simile al mondo nel suo insieme in virtù ed effetto. E<br />

quando è offerto un sacrificio dell’uomo, quel potere è raddoppiato per la suddetta causa.<br />

Così come esiste un’anatomia macrocosmica che studia le forze che regolano la vita pulsante del<br />

mondo, i cui cicli sono qualitativamente affini a quelli umani, esiste parimenti un’astronomia<br />

microcosmica che scruta le virtù seminali e causali che si esprimono in primo luogo attraverso la<br />

vita psichica degli uomini. «L’immaginazione è un astro nell’uomo «, così avrebbe poi insegnato<br />

Paracelso, e così suggerisce prima di lui al-Kindi quando parla dell’atto sacrificale inteso come<br />

creazione di un «tema natale». In buona sostanza entrambi alludono alla creazione di una forza<br />

causale, «astrale» appunto, una potenza seminale che tuttavia può essere attivata solo in virtù<br />

della fede e della «forza intenzionale» che l’operatore è in grado di mettere in gioco, agendo nel<br />

contempo, in modo mirato, sulle qualità della natura, sulle sue signaturæ .<br />

D’altra parte, per conseguire l’effetto si esige sempre l’intenzione di colui che li recita e<br />

l’immaginazione della forma che egli desidera sopraggiunga alla materia in modo attuale<br />

attraverso l’emissione del suono. Dopo di che bisogna sapere che, sebbene tutti i suoni esistenti<br />

in atto significhino la totalità del reale, alcuni designano più espressamente alcune cose<br />

piuttosto di altre, il che in alcuni casi è conosciuto in modo evidente.<br />

L’uccisione rituale e il sacrificio in genere - e perciò anche una certa musica «sacrificale» in<br />

quanto rito del sacrum-facere - aprono un varco nell’ordine del reale. Nel primo caso, si tratta di<br />

atti che interagiscono con le leggi della natura ma che in qualche misura, come evidenzia al-<br />

Kindi, agiscono contro di essa, «contro natura», nel senso che creano delle zone di resistenza, di<br />

interferenza ed arresto del flusso naturale ordinario. L’animale che muore «naturalmente» si<br />

inserisce nella concatenazione ordinaria degli eventi. L’animale ucciso intenzionalmente spezza<br />

temporaneamente e provvisoriamente un equilibrio. Nel caso del musico, invece, l’azione rituale<br />

s’inserisce nella trama della natura e ne amplifica selettivamente le virtù e le qualità<br />

intrinseche. Comunque, l’atto sacrificale - inteso appunto in senso lato - «apre un varco» entro<br />

cui si incunea la volontà e l’intenzione del sacrificatore, che impregna il flusso degli eventi con la<br />

potenza dei principi seminali artificiali, delle cause indotte e prodotte «ad arte».<br />

<strong>Ficino</strong> non manca di riecheggiare le osservazioni di al-Kindi a proposito dell’immaginazione e del<br />

ruolo determinante giocato dall’intenzionalità dell’operatore, ma è proprio sul versante musicale<br />

e sonoro che l’influenza della filosofia naturale di al-Kindi su <strong>Ficino</strong> si rivela particolarmente<br />

incisiva.<br />

Poiché dunque gli uomini credono che le parole diano luogo ad un effetto di movimento, diciamo<br />

a questo proposito che i suoni prodotti in atto emettono raggi come ogni altra realtà attuale e per<br />

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loro tramite agiscono nel mondo degli elementi alla stregua delle altre realtà individuali. (…) e a<br />

loro volta i suoni traggono il proprio effetto dall’armonia celeste, come avviene anche per le<br />

piante e le altre realtà, e similmente tali effetti hanno, in diverse circostanze, qualità proprie, del<br />

tutto diverse le une dalle altre. Vi sono infatti suoni che favoriscono l’azione di Saturno o di<br />

Giove, di Marte, del Sole, di Venere, di Mercurio o ancora della Luna.<br />

Analogamente, secondo al-Kindi, vi sono suoni che promuovono e favoriscono l’estrinsecazione<br />

delle potenze connesse alle figure celesti dello zodiaco, altri ancora avrebbero efficacia sui<br />

quattro elementi e sulle diverse specie vegetali e animali, secondo una teoria di «magia<br />

simpatica» la cui sostanza - come si è già detto - è di natura eminentemente armonica ed agisce<br />

per «irraggiamento» ed affinità qualitativa.<br />

Ma i suoni differiscono nei loro effetti in molti altri modi ancora e tuttavia ad ognuno i suoi<br />

poteri sono conferiti dall’armonia celeste, che dispensa la realtà del mondo costituito di elementi<br />

conformemente alla propria diversificazione.<br />

Ma le osservazioni di al-Kindi si spingono oltre, fino alla formulazione di una teoria del<br />

linguaggio celeste e delle sue virtù occulte, fondata su una scienza delle qualità sonore. Per al-<br />

Kindi, i suoni denotano la realtà in un duplice senso.<br />

L’assegnazione di un determinato suono all’espressione di una certa cosa deriva dunque in primo<br />

luogo dall’armonia celeste, poi, attraverso essa, dalla complessione degli uomini. D’altra parte un<br />

suono reso significativo e condotto a denotare, per l’assegnazione e la consuetudine degli uomini,<br />

riceve da ciò una proprietà che non aveva prima di divenire significativo.<br />

Esiste dunque una designazione celeste delle cose e delle qualità e ne esiste un’altra che è frutto<br />

delle convenzioni umane, e la cui gradazione di vicinanza all’archetipo sonoro-denominativa è<br />

variabile. La conoscenza della «virtus significationis» di un nome risulta tanto più efficace e<br />

suscettibile di agire sul reale quanto più la designazione convenzionale si avvicina al nome<br />

celeste che designa la qualità occulta ed essenziale dell’ente.<br />

Così dunque ogni suono, che ha un significato per attribuzione degli uomini, ne ha anche uno per<br />

assegnazione dell’armonia celeste, sebbene piuttosto frequentemente nei due casi significhi<br />

un’altra cosa o in un altro modo. Ma quando in un suono coincidono il significato conferito<br />

dall’armonia celeste e dagli uomini, raddoppia la sua capacità significante. Se infatti il nome<br />

«homo» avesse dall’armonia celeste il significato di uomo, come l’ha per l’attribuzione dei latini,<br />

una volta proferito, con i suoi raggi opererebbe sulla materia con duplice virtù, vale a dire<br />

naturale ed accidentale, e così si mostrerebbe più potentemente nell’effetto, e lo stesso vale per<br />

tutti gli altri nomi .<br />

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Si spiega così il potere magico, la ragion d’essere d’ordine celeste di quelle formule incantatorie,<br />

apparentemente prive di senso linguistico. Si tratta degli «asema onòmata» dei papiri magici<br />

greci, o degli «onòmata barbara» che gli Oracoli Caldaici (fr. 150 «non cambiare mai i nomi<br />

barbari») vietavano severamente di mutare. <strong>Ficino</strong>, nel XXI capitolo del De Vita Coelitus<br />

Comparanda non manca di ricordare questa raccomandazione , citando a tal proposito un altro<br />

passo di Giamblico .<br />

La teorizzazione di al-Kindi si articola ulteriormente fino al piano dei nessi grammaticali, ma<br />

per quel che concerne il nostro approfondimento, è sufficiente averne delineato l’impostazione di<br />

fondo, che poi <strong>Ficino</strong> fece propria.<br />

3. In <strong>Ficino</strong>, questo gioco cosmico di equilibri armonici investe appieno anche la compagine<br />

psicofisica dell’uomo, talvolta rappresentata e descritta attraverso immagini musicali. La salute<br />

dell’uomo - intesa nel senso più ampio e comprensivo - è soprattutto un adeguamento,<br />

un’imitazione e un’assimilazione armonica.<br />

Come infatti le cose assai equilibrate nelle qualità e al tempo stesso aromatiche rendono<br />

equilibrati sia gli umori fra loro, sia lo spirito naturale con se stesso, così gli odori di tal fatta<br />

operano sullo spirito vitale, e così ancora i canti amorosi sullo spirito animale. Mentre dunque<br />

regolate le corde e i suoni della lira, e i toni della voce, in modo simile pensate di regolare<br />

internamente il vostro spirito.<br />

Molto frequenti le osservazioni concernenti l’aspetto microcosmico-medico della musica, laddove<br />

l’arte medica non esaurisce il proprio compito nella cura del corpo, ma esprime il meglio della<br />

sua scienza nella medicina mentis. I tre libri Sulla Vita di <strong>Ficino</strong>, possono essere letti come un<br />

vero e proprio «vademecum armonico» volto al conseguimento - da parte dell’uomo -<br />

dell’equilibrio «musicale» sul piano corporeo, spirituale ed animico.<br />

Mercurio, Pitagora, Platone prescrivono di tranquillizzare e sollevare l’animo confuso o<br />

rattristato con il suono della cetra e con il canto, soavi e armoniosi. David poi, poeta sacro, liberò<br />

Saul dalla follia con il salterio e con i salmi. Anch’io, se ora è lecito paragonare l’infimo al sommo,<br />

provo spesso a casa quanto la dolcezza della lira e del canto possano contro l’amarezza dall’atra<br />

bile.<br />

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D.P. Walker ha rilevato come per <strong>Ficino</strong> la musica giocasse un ruolo insostituibile per rettificare<br />

gli equilibri della compagine umana. Essa agisce sullo spiritus individuale, su quella parte più<br />

sottile del sangue cui dobbiamo l’attività immaginativa, motoria e sensoriale dell’anima umana.<br />

Se l’alimentazione e la condotta della vita incidono sulla parte più grossolana del sangue umano,<br />

la musica va a sollecitarne invece proprio la parte più volatile, sottile e spirituale, più prossima<br />

alle potenze dell’anima. A sua volta, la virtù penetrativa e mediatrice dell’anima - se condotta al<br />

massimo grado di purezza - propizia un buon funzionamento del complesso sensoriale, la cui<br />

attività si riverbera immediatamente sulla lucidità del ragionamento e sull’acume delle<br />

intuizioni. Allo spiritus individuale corrisponde macrocosmicamente lo spiritus mundi, vettore<br />

per eccellenza degli influssi vitali, mediatore fra tutti gli elementi, «un corpo sottilissimo, quasi<br />

un non-corpo e quasi già anima, e similmente quasi non-anima e quasi già corpo». Spetta a esso<br />

garantire il rapporto di continuità conoscitiva fra l’uomo ed il cosmo, fino al punto che uno<br />

spiritus individuale altamente raffinato e purificato è in grado di condurre l’esperienza oltre le<br />

barriere fra io individuale e cosmo, portando alla conoscenza diretta, per compenetrazione, delle<br />

qualità delle cose.<br />

(…) il mondo vive e respira, e a noi è possibile assorbire il suo spirito, conforme per sua stessa<br />

natura a quello, soprattutto se è reso anche più affine con arti umane, cioè se riesce ad essere<br />

celeste. E riesce invero ad essere celeste, se si purifica dalle sozzure e da tutte quelle cose che gli<br />

sono attaccate e sono dissimili dal cielo.<br />

L’uomo, grazie a un processo di unione empatica e vitale, diviene egli stesso partecipe della<br />

qualità che conosce all’esterno. Si tratta di un vero e proprio fenomeno di «risonanza», come già<br />

si è potuto evincere dai passi citati da al- Kindi. Il grado di sottigliezza dello spiritus individuale<br />

fa sì che l’ente esterno cui l’uomo va incontro nel mondo esterno induca uno stato di «risonanza<br />

simpatica» in ciò che vi è di analogo all’interno della sua compagine microcosmica, grazie al fatto<br />

che quest’ultima riflette e sintetizza l’intero universo. Così, l’uomo conosce le qualità delle piante<br />

delle pietre e degli elementi per virtù unitiva e di consonanza armonica. In certa misura egli è e<br />

diviene la pianta, il minerale o la creatura animata che osserva e di cui ridesta la presenza<br />

analogica all’interno di se stesso.<br />

Invero solamente i sacerdoti di Minerva, solamente coloro che vanno in cerca del proprio bene e<br />

delle verità sono così negligenti, o infamia, e così disgraziati, che sembra che trascurino del tutto<br />

quello strumento con cui possono in un certo modo misurare e abbracciare tutto l’universo.<br />

Strumento di tal fatta è proprio lo spirito, che dai medici è definito un vapore del sangue, puro,<br />

sottile, caldo e chiaro.<br />

Abbiamo così identificato nella forza dell’intenzione volitiva dell’operatore e nel potere connettivo<br />

dello spiritus - individuale e superindividuale - i due capisaldi dell’azione incantatoria e sottile in<br />

genere. Su questo versante - maggiormente caratterizzato in direzione della magia naturale -<br />

<strong>Ficino</strong> è debitore soprattutto alla rilettura dell’orfismo, all’approfondimento della teurgia<br />

neoplatonica di Giamblico (di cui realizzò una notissima traduzione del De Mysteriis ) e delle<br />

dottrine Caldaiche, e infine alla trattatistica sulla magia. A tale proposito basti citare<br />

nuovamente il De Radiis di al-Kindi, che riserva alla magia sonora ed ai suoi effetti un posto di<br />

primissimo piano. In realtà, anche nel caso di <strong>Ficino</strong>, sarebbe corretto parlare più in generale di<br />

una «magia sonora» all’interno della quale la musica occupa un suo posto preciso, accanto alle<br />

formule incantatorie, alla magia dei nomi ed alle altre tecniche di azione sottile poggianti sul<br />

fattore sonoro e su una forte carica emotivo- immaginativa.<br />

Il canto poi, concepito con questa virtù, opportunità, intenzione, non è quasi niente altro che un<br />

altro spirito concepito testé in te accanto al tuo spirito e fatto solare, attivo, in forza del potere<br />

solare, ora su di te, ora su chi ti è prossimo. Se infatti il vapore e lo spirito emessi per mezzo dei<br />

raggi degli occhi o in altro modo possono talvolta incantare, contaminare e influenzare in altri<br />

modi chi è vicino, con questo modo più efficace lo spirito che fluisce abbondante<br />

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dall’immaginazione e insieme dal cuore, è più ardente ed ha più vigore nel movimento; tanto che<br />

non è affatto strano che in questo modo si possano talvolta allontanare o arrecare alcune<br />

malattie dell’animo e anche del corpo, soprattutto perché un siffatto spirito musicale tocca da<br />

vicino ed agisce sullo spirito che è medio tra il corpo e l’anima e trasmette senza intermediari ad<br />

entrambi il suo influsso.<br />

Questo passo, oltre a riproporre alcune delle tematiche già identificate in precedenza, è<br />

essenziale per comprendere determinate peculiarità della speculazione musicale di <strong>Ficino</strong>.<br />

Colpisce il rilievo che egli attribuisce al «rituale» musicale, la cui potenza parrebbe addirittura<br />

superiore a quella delle immagini. Un orientamento, si sarebbe tentati di soggiungere, persino in<br />

controtendenza rispetto alla pleonastica ricchezza iconologica della sua epoca. In realtà il senso<br />

di questa priorità - relativa, è bene sottolinearlo - è legato alla collocazione stessa della musica<br />

all’interno della gerarchia delle qualità attrattive, a loro volta ricollegabili ai pianeti.<br />

Poiché in verità, come sette sono i pianeti, così sette sono anche i gradi attraverso cui si esercita<br />

l’attrazione delle cose superiori su quelle inferiori; le voci e i suoni occupano il grado di mezzo e<br />

sono dedicati ad Apollo «ovverosia al Sole». Il grado più basso lo occupano le materie più dure, le<br />

pietre e i metalli, e sembra che si riferiscano alla Luna. Il secondo gradino nell’ascesa lo<br />

occupano i composti di erbe, di frutti degli alberi, di gomme, di membra di animali; e rispondono<br />

a Mercurio, se in cielo seguiamo l’ordine dei Caldei. Nel terzo grado troviamo le polveri più sottili<br />

e i loro vapori scelti dai materiali che abbiamo detto sopra e semplicemente gli odori delle erbe e<br />

dei fiori e degli unguenti che appartengono a Venere. Il quarto grado è occupato dalle parole, dai<br />

canti, dai suoni, tutte cose che giustamente sono dedicate ad Apollo, più degli altri protettore<br />

della musica. Il quinto grado è il luogo dei forti concetti dell’immaginazione, delle forma, dei<br />

moti, degli affetti che sono in rapporto con la potenza di Marte. Nel sesto gradino si trovano i<br />

discorsi della umana ragione e le deliberazioni ponderate che appartengono a Giove. Il settimo<br />

grado è costituito dalle intelligenze più segrete e semplici, ormai quasi separate dal moto,<br />

congiunte alle cose divine, destinate a Saturno, che giustamente gli Ebrei chiamano Sabath, cioè<br />

il nome della «quiete».<br />

La ragione di questa «priorità relativa» del senso uditivo è ulteriormente chiarita da un passo del<br />

Commento al Convito di Platone, in cui <strong>Ficino</strong> traccia una precisa gerarchia epistemologica,<br />

ricollegando i sensi alle qualità che contraddistinguono ciascun elemento. <strong>Ficino</strong> propone due<br />

triadi, la prima animica, la seconda corporea. Della prima triade fanno parte la ragione, la vista<br />

e l’udito, della seconda, l’olfatto, il gusto ed il tatto. All a ragione corrisponde la Divinità, alla<br />

vista il fuoco, all’udito l’aria, all’olfatto i vapori (aria+acqua), l’acqua corrisponde al gusto e la<br />

terra al tatto. La collocazione mediana dell’udito, e per conseguenza della musica, risulta né<br />

troppo distante dal corpo né dall’anima,<br />

ovverosia in grado di influire su entrambi, più<br />

incisivamente di quanto potrebbe la vista,<br />

troppo lontana dalla sfera corporea e<br />

maggiormente adatta a «muovere l’animo»<br />

verso le cose alte. Alla musica - come allo<br />

spirito vitale, mediatore tra anima e corpo -<br />

spetta un posto mediano. Non diversamente<br />

dallo spirito, dunque, la musica, in virtù del<br />

suo carattere aereo, è in grado di raggiungere<br />

anima e corpo, di armonizzarli e di far sentire<br />

su entrambi il proprio influsso, come prova<br />

l’esempio - prediletto da <strong>Ficino</strong> - di David che<br />

grazie al suono della cetra guarisce la follia<br />

di Saul, allontanando lo spirito malvagio che<br />

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lo assedia. Un esempio che lo stesso <strong>Ficino</strong> non avrà mancato di accostare idealmente allo<br />

«sciamanesimo terapeutico» praticato dai pitagorici e testimoniato anche nella Vita di Pitagora<br />

di Giamblico.<br />

Quel che però preme a <strong>Ficino</strong> è sgombrare assolutamente il campo da ogni deriva verso la magia<br />

«nera» o stregonesca. La magia sonora cui egli guarda è naturale per definizione, in quanto<br />

agisce in ossequio alle leggi della natura, né più ne meno di quanto possa accadere per una<br />

qualsiasi meccanismo o congegno che sfrutti la forza fisica degli elementi. Il musico non adora le<br />

stelle né crede che esse siano indotte a elargire doni agendo sulla loro volontà, ma per semplice<br />

«influsso naturale». <strong>Ficino</strong> identifica tre regole che occorre osservare per «accordare il canto alle<br />

stelle». Le prima è la conoscenza delle qualità e delle virtù di pianeti, delle costellazioni e degli<br />

aspetti zodiacali. La seconda concerne l’identificazione delle medesime qualità nei luoghi, nelle<br />

singole persone, in modo da stabilire i canti idonei per ogni ambito, circostanza ed essere. La<br />

terza è la conoscenza dei tempi e della progressione quotidiana delle configurazioni celesti, così<br />

da riconoscere sempre quale sia il vincolo di concordanza che lega ad esse gli atti e le inclinazioni<br />

degli uomini e dei popoli. Il musico vero, dunque, è insieme astrologo, filosofo della natura e<br />

«psicologo». E nella misura in cui conosca le virtù segrete e occulte delle parole e dei suoni - le<br />

loro concordanze con i ritmi cosmici, l’ethos che contraddistingue la qualità astrale di ciascun<br />

canto e le possibilità concrete di attivare tali virtù - egli sarà anche mago e terapeuta.<br />

Ricorda che il canto è il più potente imitatore di tutte le cose. Esso infatti imita le intenzioni e le<br />

affezioni dell’animo, e le parole, riproduce anche gesti, movimenti, atti e costumi degli uomini;<br />

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imita e compie tutte le cose con tanta forza, che induce immediatamente sia colui che canta, sia<br />

coloro che ascoltano ad imitare o compiere le medesime cose. Ancora, per la medesima virtù,<br />

quando imita le cose celesti, da un lato invero in modo meraviglioso conduce il nostro spirito<br />

verso l’influsso celeste, da l’altro poi l’influsso verso il nostro spirito. Già invero la materia stessa<br />

del canto è più pura e assai più simile al cielo della materia di una medicina. È infatti aria, calda<br />

o tiepida in verità, che ancora spira e in un certo modo vive, composta nelle sue parti e membra<br />

come un animale, e non solo ha in sé il movimento e manifesta l’affetto, ma porta in sé anche un<br />

significato, quasi di una mente, tanto che si può in un certo senso definire un animale aereo. Il<br />

canto dunque, pieno di spirito e senso, se per caso, o secondo i suoi significati, o secondo le sue<br />

articolazioni e la forma che risulta da queste articolazioni, o anche secondo l’affetto<br />

dell’immaginazione, corrisponde a questa o a quella stella, ne trae una virtù non minore che<br />

qualsiasi altra composizione e la trasferisce nel cantante, e da questo in chi l’ascolta da vicino,<br />

fino a quando il canto conserva il suo vigore e lo spirito di chi canta, soprattutto se il cantore è, di<br />

natura, febeo, e possiede intensamente lo spirito vitale del cuore e, oltre a questo, quello<br />

animale.<br />

Il rispetto delle «regole», se non poggia sulla virtù solare-apollinea del musico, non è di per sé<br />

sufficiente. È un punto su cui <strong>Ficino</strong> insiste molto, quasi a voler fissare i tratti determinanti di<br />

un’attitudine psichica e spirituale. In questi tratti apollinei scorgiamo, oltre alla reminiscenza<br />

della natura apollineo-iperborea attribuita a Pitagora, una precisa caratterizzazione «luminosa»<br />

del musico, della sua capacità «solare» di dominare, discernere ed ordinare le forze semi-oscure<br />

sollecitate dalla magia sonora. Il musico di <strong>Ficino</strong> è un individuo intellettualmente differenziato.<br />

Solo il dominio «febeo» delle potenze psichiche cui la musica attinge pone in grado di convogliare<br />

e orientare le qualità planetarie, che obbediranno e risponderanno «come una risonanza o una<br />

vibrazione provengono da una cetra, o da una parete opposta un’eco».<br />

4. Questa disamina riassuntiva sarebbe incompleta qualora non si ritrovasse il punto di<br />

ricomposizione fra la dimensione metafisica e quella magica del suono delineate in principio. In<br />

<strong>Ficino</strong>, questa ricomposizione ha un carattere eminentemente esperienziale. La sua controparte<br />

teoretica è saldamente ancorata alle quattro specie di furor - secondo l’espressione latina di<br />

<strong>Ficino</strong> - o manía - secondo la designazione platonica del Fedro. <strong>Ficino</strong> dedicò uno scritto a tale<br />

tematica - il De Divino Furore - che riprese anche nel Commento al Convito. <strong>Ficino</strong>, fedele alla<br />

prospettiva platonizzante, tratteggia i gradi ed i contrassegni di una via mistico-unitiva che<br />

sottrae l’uomo alla «moltitudine indeterminata di parti ed accidenti» che ne contraddistinguono<br />

la vita corporea, per ricondurlo a un’esperienza di unione nel Principio.<br />

Quattro adunque sono le spezie del divino furore: il primo è il furore poetico: il secondo<br />

misteriale cioè sacerdotale: il terzo la divinazione, il quarto è lo affetto dello Amore. La Poesia da<br />

le Muse, il Misterio da Bacco, la divinazione da Apolline, lo Amore dipende da Venere.<br />

Certamente lo Animo non può a essa unità tornare, se egli non diventa uno. E pure egli è fatto<br />

multiplice, perché egli è caduto nel corpo, in operazioni varie distratto, e inclinato alla infinita<br />

moltitudine delle cose corporee, il perché le sue parti superiori quasi dormono, le inferiori<br />

sovrastano le altre.<br />

Il furor poetico, assegnato alla Muse, segna il punto di passaggio e di volta sul cammino dalla<br />

molteplicità all’unità. È il primo grado di unificazione dei contenuti.<br />

E insomma tutto lo animo di discordia e dissonanza è pregno. Adunque principalmente ci<br />

bisogna il poetico furore il quale per tuoni musicali desti le parti che dormono: per la soavità<br />

armonica addolcisca quelle che sono turbate: e finalmente per la consonanzia di diverse cose<br />

scacci la dissonante discordia, e le varie parti della anima temperi.<br />

Che questa dimensione si distacchi nettamente dalla musica «volgare» è ribadito poco oltre da<br />

<strong>Ficino</strong>, che considera quest’ultima una contraffazione dell’autentico furore poetico, volta soltanto<br />

a lusingare i sensi.<br />

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<strong>Ficino</strong> dichiara apertamente i suoi punti di riferimento in proposito: il Fedro e lo Ione di Platone,<br />

un breve dialogo interamente dedicato allo stato di possessione divina che contraddistingue<br />

l’enthusiasmos poetico. <strong>Ficino</strong> studiò e commentò approfonditamente entrambe le opere.<br />

Prima di addentrarsi in una più precisa definizione della fenomenologia che concerne la<br />

possessione divina, occorre riandare ancora una volta a una fonte essenziale per <strong>Ficino</strong>. Il<br />

capitolo IX del Terzo libro del De Mysteriis è dedicato al rapporto fra musica ed enthusiasmos.<br />

Dapprima Giamblico individua un piano di azione fisica - o al limite «sottile» - della musica e dei<br />

suoi effetti, un ambito analogo a quello poi tratteggiato dalla «magia musicale» di <strong>Ficino</strong>, che -<br />

come abbiamo osservato - si colloca su un livello «naturale». Tuttavia - rileva di seguito<br />

Giamblico - tutto ciò è estraneo all’autentico enthusiasmos, alla manifestazione del divino.<br />

Esistono invece melodie consacrate a ciascuna divinità ed è proprio l’ascolto di tali canti che può<br />

risvegliare l’esperienza dell’anamnesi.<br />

Ma non bisogna neppure dire questo, che l’anima consta da principio di armonia e ritmo, perché<br />

in questo caso l’entusiasmo sarebbe proprio della sola anima. Meglio perciò riportare<br />

un’affermazione del genere alla teoria che l’anima, prima di darsi al corpo, sentì l’armonia<br />

divina; sicché, anche dopo che è arrivata nel corpo, tutte le melodie che sente e che conservano<br />

più di tutte la traccia della divina armonia essa accoglie con affetto, da essa trae il ricordo<br />

dell’armonia divina, da questa è rapita, con essa si unisce, di essa partecipa quanto più le è<br />

possibile partecipare.<br />

La ricomposizione dell’armonia animica, sul modello celeste, è uno stadio propedeutico all’unione<br />

vera e propria. Interessante osservare che i precedenti platonici richiamati da <strong>Ficino</strong> alludono a<br />

questo stato come a una possessione vera e propria, una follia divina che nella sua forma<br />

esteriore poco si distingue dalla follia ordinaria, proprio per il venir meno dei contenuti<br />

meramente «umani» dell’intelletto. Ricomposta la condizione armonica, di assenza delle<br />

perturbazioni psicofisiche, l’individuo si dispone in quello stato di «ricettacolo vuoto», pronto ad<br />

accogliere l’invasamento divino, così che è lecito dire che è il dio a parlare attraverso di lui.<br />

Per definire i gradi e le caratteristiche di questo percorso estatico, <strong>Ficino</strong> fa ricorso all’immagine<br />

dell’auriga e del cocchio alato, riprese dal Fedro, stabilendo un parallelismo fra i furori ed i gradi<br />

di «risveglio» delle funzioni animiche che il carro simboleggia.<br />

Il primo furore «poetico» distingue il buon cavallo, cioè la ragione e oppenione, dal cavallo cattivo,<br />

cioè dalla fantasia confusa, e da lo appetito de’ sensi. Il secondo «furor sacerdotale» sottomette il<br />

cavallo cattivo al buono: e il buono sottomette allo Auriga: cioè<br />

alla mente: il terzo «furor divinatorio» drizza l’Auriga al capo<br />

suo, cioè a la unità, la quale è la cima della Mente; l’ultimo<br />

«furor amoroso» volge il capo dello Auriga inverso il capo dello<br />

universo, ove l’Auriga è beato. E quivi a la mangiatoia, cioè a<br />

la divina bellezza ferma i cavalli, cioè accomoda tutte le parti<br />

dell’anima a sé suggette: e pone loro innanzi ambrosia da<br />

mangiare e da bere il nettare, cioè porge loro la visione della<br />

Bellezza divina, e mediante la visione il gaudio. Queste sono le<br />

opere dei quattro furori: de’ quali generalmente Platone nel<br />

Fedro disputa: e propriamente del poetico furore nel dialogo<br />

chiamato Ione: e del furore amatorio nel Convito.<br />

Nel mio articolo sulla filosofia del Rinascimento in Italia vi ho<br />

dato la storia di <strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong> (1433-1499), quindi non lo dirò<br />

troppo sulla persona questa volta. Come sappiamo <strong>Ficino</strong> è<br />

stato l'accensione di un rinnovato interesse in Platone (427-<br />

347BC) e Plotino (204-270), ma anche della tradizione<br />

ermetica, poiché egli fu il primo traduttore del Corpus<br />

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Hermeticum. Oltre alla massiccia traduzione fabbrica <strong>Ficino</strong> scrive un materiale molto se stesso.<br />

<strong>Ficino</strong> era piuttosto una magica visione del mondo. Come Lull scrisse di medicina, ma non in un<br />

modo di intendere questo oggi. Per un buon medico conoscenza astrologica era evidente e <strong>Ficino</strong><br />

anche aventi sede in una sorta di magia astrologica. <strong>Ficino</strong> ha detto che è possibile utilizzare i<br />

poteri nell'universo e dalla terra a fare il bene e la sua magia è generalmente chiamato "magia<br />

naturale" o "magia spirituale". Angeli o spiriti (forze della natura) potrebbe essere arginato<br />

favorevole per scopi benefici utilizzando il suono, musica, profumo o talismani. La conoscenza dei<br />

talismani di <strong>Ficino</strong> e la sua magia in generale, ha imparato dai Asclepio scritti ermetici e il<br />

Picatrix <strong>Ficino</strong> e scrisse la maggior parte su di esso nella sua Comperanda Coelitus De Vita (su<br />

come ottenere la vita dal cielo - 1489).<br />

La musica era particolarmente importante per <strong>Ficino</strong>. Ha giocato la sua lira e cantò "inni orfici",<br />

che erano probabilmente incantesimi magici. <strong>Ficino</strong> ha fatto del suo meglio, anche se a stare<br />

lontano di 'magia demonica che prevedeva la convocazione di demoni (angeli cattivi). Un punto di<br />

fare qui è la seguente: <strong>Ficino</strong> aveva tre anime, una inferiore, una superiore e l'anima centrale.<br />

L'anima centrale è il mediatore tra gli altri due e chiamato "spiritus". Questo non-anima<br />

razionale è influenzata dalla 'magia spirituale e comunque la magia di <strong>Ficino</strong> deve anche avere<br />

elementi più scuri, ha appena tenuto a se stesso. Più si legge su questo argomento nel seguente<br />

brano su Pico.<br />

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Giovanni Pico<br />

Anche all'interno di <strong>Ficino</strong> "Accademia Platonica"<br />

una più gentile 'forte' della magia apparve.<br />

Giovanni Pico (della Mirandola) (1463-1494)<br />

http://goo.gl/qOfcb http://goo.gl/cKXMR è stato<br />

introdotto all'Accademia di <strong>Ficino</strong> in tenera età. In<br />

principio era ancora un seguace di Aristotele e non<br />

riusciva a ritrovarsi nel platonismo di <strong>Ficino</strong>, ma<br />

più tardi nella sua vita è venuto più a Platone.<br />

Pico viaggiato in tutta Europa e in Spagna ha<br />

studiato con gli ebrei. Poco prima della cacciata<br />

degli ebrei dalla Spagna nel 1492, Pico è stato<br />

insegnato l'ebraico ed è stato introdotto alla<br />

Kabbala. Voleva usare la Cabala per dimostrare la<br />

verità delle dottrine cristiane e con essa divenne il<br />

fondatore della cabala cristiana. Pico sempre<br />

scritto questa parola con una "c" e io lo seguo in<br />

essa per dividere la versione ebraica ("Kabbalah"),<br />

da quella cristiana.<br />

Non era solo il cristianesimo e la Cabala, che ha<br />

riunito Pico. Pico comparativo tra le conoscenze<br />

che ha ottenuto dai suoi amici ebrei con la<br />

Hermetica che ha imparato da <strong>Ficino</strong> e ha scoperto che sia riconosciuto che la creazione ebbe<br />

luogo da Word.<br />

Questo ed altri paralleli Pico ha portato non solo a credere che entrambi i sistemi sono a partire<br />

dal momento stesso (quello di Mosè), ma ha lavorato nei sistemi a uno.<br />

Tuttavia Pico era del parere che non vi è differenza tra il bene (o naturale), la magia e la magia<br />

cattiva, ha superato i suoi obiettivi quelli di <strong>Ficino</strong>.<br />

Magia naturale accuratamente evitato di raggiungere 'oltre le stelle' dove i demoni buoni e<br />

cattivi vivono e affrontato solo con gli spiriti utilizzando talismani e simili. 'Filosofia più forte'<br />

complementare Pico della cabala cristiana è andato, per quanto di evocare angeli e arcangeli,<br />

utilizzando la potenza dei loro nomi in lingua ebraica. Come forse sapete caratteri ebraici hanno<br />

anche un valore numerologico, in modo che ogni parola ha anche un valore numerologico.<br />

La combinazione di suono e il numero dimostrato un buon modo per fare la magia. Pico<br />

veramente "ha cercato di toccare i più alti poteri spirituali al di là dei poteri naturali del cosmo",<br />

per citare ancora un po 'Frances Yates. Nei casi in cui <strong>Ficino</strong> ancora utilizzato gli angeli come<br />

potenze per cercare di lavorare con lui, ebreo occultisti convocato angeli per il loro bene e da<br />

allora gli angeli Pico sono stati quasi tutti utilizzati in modo cabalistico e magico.<br />

Eppure, in Pico ben noti 900 'Conclusiones' afferma che la magia dovrebbe sempre essere<br />

accompagnata da cabala per renderlo sia potente e sicura.<br />

<strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong>: i due volti dell’anima<br />

L’alchimia, l’astrologia come del resto le tanto deprecate scienze esoteriche, come la cabala, o<br />

qabala, l’osservazione dei tarocchi e via dicendo, non sono un soltanto sistema di significanti che<br />

rimandano a delle funzioni archetipiche.<br />

Sono in realtà un sistema molto più profondo che rimandano ai piani reali della vita in tutte le<br />

sue manifestazioni, conosciute e no.<br />

Come non vedere questi sistemi come rappresentazione emblematica del corpo – tempio?<br />

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Ebbene, molte di queste organizzazioni simboliche rimandano anche al corpo. E alle sue energie.<br />

Per questo Jung vide nell’alchimia e nella astrologia un principio evidente in molti settori della<br />

vita umana e delle relazioni umane. Le stesse immagini dell’alchimia sono per Jung il ritratto<br />

dell’anima nell’atto stesso creativo di fare immagini. È una dinamica importante che si ricollega<br />

direttamente alla psicologia ficiana e indicano la potenza del suo pensiero.<br />

Il punto è esattamente questo: le immagini e i simboli sono assolutamente reali e concreti<br />

quanto lo sono gli oggetti e i corpi del mondo fisico. Jung evidenziava l'aspetto iniziatico<br />

delle società ancestrali che avevano consolidato la propria organizzazione sul contatto con<br />

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l’anima (lo sciamanesimo, i riti tribali, le culture magiche simboliche). E al contempo non si<br />

stancava di indicare quanto le stesse società moderne avessero dimenticavo questo aspetto. Un<br />

fatto grave per la vita stessa, dunque, privata della sua fonte più viva. “L’anima vivifica il corpo<br />

e viene a sua volta vivificata dallo spirito”; l’anima stessa è attratta dal corpo e della materia e<br />

ancora una volta una volta questo concetto si ricollega a <strong>Ficino</strong>. L’anima va diretta al centro,<br />

vivificata e coltivata insieme alle sua immagini e alla sinfonia degli elementi estetici creativi<br />

(cosa voglia dire poi elementi estetici lo rivedremo più avanti poiché il corpo stesso e i sensi<br />

umani hanno una taratura piuttosto ristretto rispetto allo spettro della musica celeste).<br />

L’astrologia come le deprecate scienze esoteriche non sono allora un modo per leggere il destino<br />

di un individuo o come esercizio di una mantica assolutamente arbitraria e per altro inutile per<br />

la nostra stessa esperienza esistenziale. Sono piuttosto dei mondi confinanti con il nostro,<br />

compenetranti e invisibili che riferiscono del potere creativo della nostra vita. Ma bisogna<br />

saperlo.<br />

La famiglia, il matrimonio, le nazioni, il gruppo, la città perdono la vita se costruite senza anima.<br />

anima. Come a dire che esiste una possibilità che i sistemi e le strutture possano vivere senza un<br />

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centro sensibile ed “immaginifico” ma che, poi, probabilmente esistono soltanto come fenomeno.<br />

Diventano un mero agglomero di materia e corpi, senza un centro vitale. Per carità, possibile e<br />

fattibile. Ma il punto è: cosa elimino dalla definzione di complessità della realtà?<br />

Dunque vita con anima e vita senza anima. È un vecchio adagio che perfino lo studio sulle<br />

presunte razze aliene proposto dal professor Corrado Malanga evidenza come elemento centrale<br />

del cosmo e dei suoi numerosi abitanti. Anche se con molte contraddizioni di carattere<br />

escatologico e gnostico.<br />

La psicologia di <strong>Ficino</strong> è chiara. La presenza di anima permette di sentire lo spirito, la musica<br />

come sensazione in aggiunta al mero atto intellettuale. Le persone con anima si lasciano andare.<br />

Anima è una presenza ed va oltre la rigidità e la difensiva dell’io/ego. Eccoli i due sistemi, con e<br />

senza anima. Anima aggiunge vivifica e rende vitale anche il processo intellettuale che<br />

altrimenti diverrebbe logico e freddo. E anima ha bisogno della comunicazione e del lavoro<br />

intellettivo. Ma è il sentire, oltre la logica apparenza, che permette la presa di coscienza e porta<br />

a compimento anche una psicoterapia. La logica e l’intelletto elaborano di continuo la<br />

comunicazione su più sistemi. Hanno bisogno di un centro emotivo per sentire loro stessi nelle<br />

loro qualità estetiche. E anima da parte sua ha bisogno di comprendere i processi intellettivi.<br />

Ma qui si stabilisce un lavoro fondamentale e importantissimo. Mantenere l’equilibrio evitando<br />

lo scavalcamento delle competenze personali e psicologiche. Poiché a questo livello è importante<br />

evitare che anima fugga nel mondo dello spirito per non tornare più; o al contrario si identifichi<br />

tropo con la materialità fisica e gravitazionale del mondo cosiddetto reale, per dimenticare la sua<br />

origine. Detto altrimenti: evitare la psicosi new age del mondo ultraterreno; o la nevrosi<br />

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scientista e materialista degli abitanti razionali. Anche questo diventa un problema alchemico, il<br />

solve e coagula.<br />

Salvare l’anima dalla fuga nello spirito e al tempo stesso di farla uscire dai confini del<br />

materialismo è la direzione dell’alchimia (i stessi campi dei chakra funzionano in questo modo, le<br />

correnti dell'agopuntura e le due colonne del tempio Joachin e Boaz, maschile e femminile lo<br />

ricordano chiaramente).<br />

Ecco ancora un ulteriore rappresentazione del corpo, le sue correnti e le sue sensazioni.<br />

L’alchimia si muove in due direzioni spiritualizza il letterale e concretizza ciò che è intellettuale<br />

o spirituale. È un processo importantissimo quasi magico. Ma in realtà molto mentale. Spirito,<br />

corpo si incontrano attraverso anima. Incontrandosi a metà strada realizzando il centro del<br />

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sentire, perfetto equilibrio tra sotto e sopra, tra dentro e fuori. La nuova Natura dell'essere<br />

vivente. Il dissolvimento del corpo è la coagulazione dello spirito. E il dissolvimento dello spirito<br />

è coagulazione del corpo. L’alto e il basso. La tavola smeraldina, dunque è effettivamente molto<br />

importante e non passa soltanto attraverso la storia, quella di <strong>Ficino</strong> e quella di Jung; ma anche<br />

e soprattutto attraverso il corpo reale e le sue sensazioni. Quelle coscienti; e quelle<br />

subliminali/sottili.<br />

E’ possibile che molte strutture esoteriche siano state il nucleo di una scienza assai antica<br />

che raccoglieva sotto la sua egidia le basi avanzate della medicina antica e sottile.<br />

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Lo stesso <strong>Ficino</strong>, medico dell'Anima, intendere scrutare l'ipotesi dei pianeti da un punto di vista<br />

medico.<br />

GIORDANO BRUNO http://goo.gl/XjvUn http://goo.gl/W4m7G<br />

Un Mercurio della Tradizione Ermetica<br />

“Tremate più voi, o giudici, nel profferir la mia sentenza che non io nell’ascoltarla.”<br />

Giordano Bruno<br />

Questo scritto non si prefigge come scopo un esame dell'opera, estremamente estesa e profonda,<br />

di Giordano Bruno, ma vuole fornire solo alcune riflessioni che possano stimolare una lettura,<br />

anche se impegnativa, dei suoi lavori, dai quali lo studioso attento può ricavare numerosi<br />

suggerimenti anche operativi.<br />

Nel 1548 nasce a Nola la luminosa figura di uno dei più grandi rappresentanti della Tradizione<br />

Ermetica: Giordano Bruno.<br />

A 17 anni egli entra nel convento di San Domenico a Napoli, situato nei pressi di quella<br />

Piazzetta Nilo, che vedremo rappresentare un nodo centrale dell’ermetismo italico,<br />

rappresentato successivamente da Raimondo di Sangro, Principe di San severo.<br />

Personalità libera, non intende tacere ed esprime sempre e comunque la propria visione del<br />

mondo, che è poi quella ermetica, la più pura ed integrale, priva di misticismi, ma riaffermante il<br />

pensiero libero dell’uomo, che può accedere ad uno stato puro dell’Intelligenza, a contatto con il<br />

mondo delle cause.<br />

Dopo solo un anno di permanenza nel convento subisce un primo procedimento disciplinare per<br />

aver gettato via ed aver irriso alcune immagini di santi.<br />

Incapace di assoggettarsi a forme vuote di misticismo, è costretto a peregrinare per l’Italia e per<br />

l’Europa. Da Napoli fugge a Roma, a<br />

Venezia, a Ginevra, a Tolosa, a Parigi, a<br />

Oxford, a Marburgo, a Wittenberg, a<br />

Helmstedt, a Praga, e poi nuovamente a<br />

Venezia e a Roma, dove il 17 febbraio 1600<br />

viene arso vivo in Campo de’ Fiori, con la<br />

lingua “in giova per le bruttissime parole che<br />

diceva.”<br />

Non esita di dichiarare false le dottrine della<br />

Chiesa, avvicinandosi alle origini egizie della<br />

Tradizione Ermetica, ed afferma essere<br />

superata l’era del cristianesimo, auspicando<br />

una pax universalis, che viene ostacolata<br />

dall’intransigenza della Chiesa cattolica<br />

stessa.<br />

Egli si riteneva un Mercurio ed era convinto<br />

che la sua anima se ne sarebbe “ascesa con<br />

quel fumo in paradiso”, e sarebbe poi risorta<br />

dalle ceneri, come la Fenice.<br />

Ma vediamo meglio cosa significava per<br />

Bruno essere un Mercurio, perché questo<br />

aspetto chiarisce anche come la Tradizione<br />

Ermetica si trasmette attraverso le epoche.<br />

Per chiarirne il senso, si riporta quanto<br />

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scritto da Michele Ciliberto in “Giordano Bruno – Il teatro della vita” – Ed. Mondadori – 2007 –<br />

p. 391: “La verità, Bruno sa anche questo, non è – e non può essere – ‘figlia del tempo’; il sapere<br />

non si accresce secondo un ritmo indefinito; nel processo della civiltà ci sono delle discontinuità,<br />

vuoti che lasciano nelle nostre mani – come foglie disperse – solo pochi frammenti delle antiche<br />

verità, che bisogna riannodare l’uno all’altro, come se si costruisse un mosaico. É questa, nella<br />

‘ruota del tempo’, la funzione propria del Mercurio, dell’angelo inviato dagli dèi per restaurare e<br />

diffondere tra gli uomini le antiche verità. Ma i Mercuri – e su questo Bruno è chiaro – non si<br />

limitano a restaurare, come semplici custodi, la verità: intrecciando, fino a fonderle, biografia e<br />

verità, essi restaurano – rinnovandola e potenziandola – l’antica sapienza, riportandola alla luce<br />

in modi e forme nuove, dopo secoli di tenebra. La ‘rinascita’ dell’antica verità è sempre – al<br />

tempo stesso – ‘nascita ‘ di nuove verità; i ‘frutti’ del sapere sono sempre – e al tempo stesso –<br />

antichi e nuovi; la sapienza muta indefinitamente luoghi e forme, attraversando paesi e nazioni<br />

differenti, senza mai tornare eguale sui suoi passi. Di tutto questo Bruno è consapevole per<br />

esperienza diretta, personale: né dal punto di vista ‘oggettivo’ né da quello ‘soggettivo’ è<br />

possibile, o concepibile, un movimento lineare, diretto, tra ‘passato’ e ‘presente’: quello che<br />

‘ripullula’, dopo un lungo ciclo di ignoranza, è, simultaneamente, ‘vecchio’ e ‘originale’.”<br />

Cerchiamo di delineare alcuni punti fondamentali dei suoi lavori, di difficile approccio e lettura,<br />

ma estremamente importanti per l'ermetista, che in essi può trovare molti spunti di riflessione e<br />

molteplici percorsi operativi, che evidenziano come la sua opera e la sua vita siano state condotte<br />

nella linea della più pura Tradizione Ermetica.<br />

Un continuo punto di riferimento per Giordano Bruno furono proprio alcune opere del Corpus<br />

Hermeticum, tradotte da <strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong> per Cosimo dè Medici, in particolare l'Asclepius. Egli<br />

focalizzò, in modo netto, un'opposizione tra la sapienza antica – la prisca theologia – ed il<br />

cristianesimo, corrotto e deviato.<br />

E la sapienza antica, egli scrive in più parti nello Spaccio de la bestia trionfante – Opere Italiane<br />

2 – Ed. UTET , è quella che deriva dall'Egitto, dalla figura leggendaria di Ermete Trismegisto e<br />

da ciò che viene esposto nel Corpus Hermeticum, che se anche dei primi secoli dopo Cristo,<br />

rappresentava un sincretismo di filosofia e pratiche di derivazione egizia.<br />

Egli così si esprime nel Dialogo Terzo dello Spaccio de la bestia trionfante, cit, p. 360 e<br />

seg.(Adattamento FDA): “[…]<br />

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Una è la divinità che si trova in tutte le cose, la quale come in modi innumerevoli si diffonde e<br />

comunica, così ha nomi innumerevoli, e per vie innumerevoli, con ragioni proprie ed appropriate<br />

a ciascuno, si ricerca, mentre con riti innumerevoli si onora, perché innumerevoli geni di grazia<br />

cerchiamo di ottenere da quella. Però in questo serve quella sapienza e giudizio, quell’arte,<br />

industria ed uso di lume intellettuale, che dal sole intelligibile in certi tempi di più ed in certi<br />

tempi di meno, quando massimamente e quando minimamente viene rivelato al mondo. E questa<br />

si chiamò Magia: e questa quando si occupa di principii sopra naturali, è divina; e quando si<br />

occupa della contemplazione della natura e perscrutazione dei suoi segreti, è naturale: ed è detta<br />

mezzana e matematica in quanto che consiste circa le ragioni ed atti dell’anima che è<br />

nell’orizzonte del corporale e dello spirituale, spirituale ed intellettuale.<br />

[…] Gli stupidi ed insensati idolatri non avevano ragione di ridersi del magico e divino culto degli<br />

Egizi: i quali in tutte le cose ed in tutti gli effetti secondo le proprie ragioni di ciascuno<br />

contemplavano la divinità; e sapevano per mezzo delle specie che sono nel grembo della natura<br />

ricevere quei benefici che desideravano da quella.”<br />

Per Giordano Bruno questa sapienza antica, di provenienza egizia, è assolutamente centrale,<br />

situandosi come pietra di paragone per ogni società civile e per l'evoluzione dei singoli.<br />

Egli espone una critica pesante circa lo stato in cui versa la società e la religione, stato che,<br />

sempre nello Spaccio de la bestia trionfante, cit, p. 209 e segg., viene così descritto da Giove, che<br />

riunisce a convegno gli altri dei (Adattamento FDA): “ Là dove io avevo nobilissimi oracoli, fani<br />

ed altari, ora, essendo quelli gettati per terra ed indegnissimamente profanati, al loro posto<br />

hanno drizzate are e statue a certi che io mi vergogno di nominare, perché son peggio che i nostri<br />

satiri e fauni ed altre semi bestie, anzi più vili che i coccodrilli d’Egitto: perché quelli pure<br />

magicamente guidati mostravano qualche segno di divinità; ma costoro sono fatti di letame di<br />

terra.[…] Le leggi, statuti, culti, sacrifici e cerimonie, che io già attraverso i miei mercuri ho<br />

donati, ordinati, comandati ed istituiti, sono stati annullati; ed al posto loro si trovano le più<br />

sporche ed indegnissime poltronarie: […] come attraverso di noi gli uomini diventavano eroi,<br />

adesso diventano peggio che bestie.”<br />

Nei tempi antichi la legge ed i legislatori erano conformi alla verità. Egli scrive in De la causa<br />

principio et uno (Adattamento FDA): “Quando tali erano gli filosofi che da quelli si promovevano<br />

ad essere legislatori, consiliarii e regi; tali erano consiliarii e regi, che da questo essere<br />

s'inalzavano ad essere sacerdoti.”<br />

Solo ritornando all’antico equilibrio, delineato nella prisca theologia di derivazione egizia, può<br />

ristabilirsi un nuovo ordine che riunisce l'ordine civile con quello naturale.<br />

Alcuni decenni più tardi tale ideale verrà proposto dal Movimento della Rosacroce in Germania.<br />

È stato già mostrato da Frances A. Yates nella sua opera Giordano Bruno e la tradizione<br />

ermetica – Ed. Laterza, come gli scritti di Giordano Brun o e le opere di altri ermetisti italiani<br />

dell’epoca, a lui vicini, come Tommaso Campanella, fossero giunti in Germania.<br />

È importante, a questo proposito, quanto testimoniò al Tribunale dell'Inquisizione Francesco<br />

Graziano – tratto da A. Mercati, Il sommario del processo di Giordano Bruno con appendice di<br />

Documenti sull'eresia e l'Inquisizione a Modena nel secolo XVI, Città del Vaticano<br />

MDCCCCXLII: “E molte volte dicea che in Germania li anni passati erano tenute in prezzo<br />

l'opere di Lutero ma che adesso non erano più stimate, perché doppo che hanno gustate l'opere<br />

sue non vanno cercando altro, e che havea cominciato una nuova setta in Germania, e che se<br />

fosse liberato di prigione voleva tornare a formarla et instituirla meglio, e che volea si<br />

chiamassero Giordanisti”.<br />

Bruno aveva predicato in Germania l’avvento di un movimento magico di riforma, che lui<br />

politicamente associava ad Enrico di Navarra.<br />

Scrive Frances A. Yates, nell’opera citata – p. 445: “Sebbene io non creda che Giordano Bruno sia<br />

mai stato ricordato altrove in connessione coi Rosacroce, Tommaso Campanella lo è stato e nel<br />

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suo caso il legame sembra certo. Si rammenterà che l’allievo tedesco di Campanella, Tobia<br />

Adami, portò alcuni manoscritti campanelliani in Germania, dove infine li pubblicò. Egli li portò<br />

a Tubinga, fra il 1611 e il 1613, dove viveva Johann Valentin Andreae che, autore o no dei<br />

manifesti dei Rosacroce, era certamente in rapporto con il gruppo di cui essi sono espressione.<br />

Sembra fuor di dubbio che le idee di Campanella giungessero a conoscenza di Andreae in questo<br />

modo e anche attraverso un altro tedesco, il suo intimo amico Wense, che andò a trovare<br />

Campanella a Napoli nel 1614. […] Il legame fra Campanella e le idee di riforma dei rosacroce<br />

non elimina, a mio parere, l’ipotesi di un’influenza bruniana ma anzi la rafforza. Se Bruno<br />

avesse gettato in precedenza il seme sul suolo tedesco costituendo gruppi di ‘Giordanisti’, il<br />

terreno sarebbe stato preparato a ricevere l’influenza di Campanella, poiché […] il movimento di<br />

riforma bruniano si riallaccia al primo Campanella e alla rivolta calabrese da lui promossa.”<br />

Ma per poter fondare un nuovo ordine sociale è necessario che gli uomini, che lo dovranno<br />

formare, evolvano, sviluppino le loro potenzialità, seguendo un percorso operativo di lavoro su di<br />

sé.<br />

Prima di trasformare la società, bisogna trasformare se stessi.<br />

Esaminiamo quindi due aspetti dei lavori<br />

di Giordano Bruno, che presentano una<br />

valenza operativa: le opere definite<br />

mnemotecniche e l’opera L'eroico furore.<br />

Le opere definite mnemotecniche, tra cui<br />

vanno ricordate De Umbris Idearum,<br />

Cantus Circaeus, Sigillus Sigillorum,<br />

hanno come prima funzione quella di<br />

spiegare ed approfondire un sistema, in uso<br />

allora, di potenziamento della capacità di<br />

ricordare, associando alle cose da ricordare<br />

alcune immagini, partendo dal concetto che<br />

un'immagine è più facile da ricordare,<br />

mediante la memoria visiva, che non un<br />

concetto o un discorso astratto.<br />

Quindi un lavoro pratico<br />

sull'immaginazione e sulla capacità, che<br />

l'uomo possiede, di immaginare<br />

visivamente.<br />

Giuliano Kremmerz scrive ne La Scienza dei Magi – Ed. Mediterranee: “ La magia non ha<br />

bisogno di plasticità materiale, si vede con la mente. Senza la rappresentazione cerebrale di<br />

immagini, non se ne fa nulla.” (Vol. III – p. 251). “L’idea non diventa plastica che in nature<br />

eccezionali, ma con l’esercizio tutti possono delineare una immagine nel buio mentale,<br />

delineandone i contorni col chiudere gli occhi.” (Vol. III – p. 209). “ Immaginate bene e vi<br />

avvierete alla creazione di una volontà onnipotente. Immaginare bene vuol dire concepire l’idea<br />

della cosa da creare o da modificare nella sua visione reale, nell’astrale, cioè nel campo interiore<br />

senza luce, dove risiede quell’utero inafferrabile della creazione umana.” (Vol. III – p. 60 e segg.).<br />

“ La rappresentazione cerebrale di immagini è un principio di magia, senza di cui non si fa<br />

nulla.” (Vol. III – p. 251).<br />

Quindi nell’Ermetismo è necessario imparare ad immaginare bene, non solo per poter sviluppare<br />

l’arte della memoria, ma per poter iniziare a sviluppare delle potenzialità evolutive umane.<br />

Giordano Bruno infatti si spinge oltre la semplice tecnica dell’arte della memoria, già da altri<br />

prima di lui sviluppata. Scrive Gabriele La Porta nella Introduzione del testo De Umbris<br />

Idearum – Ed. Atanor – p. 31 e segg.: “Giordano Bruno non mirava solo alla costituzione di un<br />

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uomo sapientissimo, ma di un vero e proprio RICREATORE DEL MONDO, di un uomo mago.<br />

<strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong> e Pico della Mirandola credevano – come tutti coloro i quali seguivano la<br />

tradizione ermetica di tipo neoplatonico – alle IDEE come modelli eterni ed immutabili.<br />

A questa concezione si univa quella della progressiva emanazione, per cui le idee divine si<br />

riflettono nelle rispettive immagini e forme nell’anima del mondo, donde esse vengono di nuovo<br />

riflesse nelle forme materiali. […] Precedentemente ho sostenuto che Bruno non voleva SOLO<br />

creare una tecnica avanzata di arte della memoria, ma creare un uomo mago. Infatti egli,<br />

quando crea le sue immagini derivandole soprattutto dalla tradizione ermetica ovvero da Teucro<br />

Babilonese e Cornelio Agrippa, http://goo.gl/pDVKx http://goo.gl/zFl6W non le deriva da<br />

situazioni qualsiasi o da luoghi noti<br />

(ancorché suggestivi) ma da IMMAGINI<br />

STELLARI. […] Tutte immagini che<br />

avevano (secondo la tradizione) a che<br />

vedere con l’universo stellato e lo zodiaco.<br />

Erano, insomma, figure che discen<br />

devano direttamente dalle idee divine.[…]<br />

Bruno voleva creare nella mente del suo<br />

uomo-mago quelle stesse immagini che<br />

provenendo dalla prima emanazione delle<br />

idee si andavano concretizzando<br />

nell’anima del mondo. Portare la mente<br />

dell’uomo a quei livelli significava dargli<br />

la possibilità poi di intervenire<br />

concretamente a livello materiale.”<br />

Ecco allora come, attraverso un lavoro<br />

pratico, di purificazione e padronanza del pensiero e di sviluppo della capacità immaginativa,<br />

l'uomo può giungere a percepire quel mondo delle Idee, mondo in cui sono presenti Pensieri<br />

Archetipali-Concetti.<br />

Quindi da qui risultano presentati in modo chiaro i precetti fondamentali dell'Ermetismo:<br />

Esiste un Mondo delle Idee, Mondo causale, base di quello visibile, in cui sono presenti gli<br />

Archetipi-Concetti delle forme manifestate;<br />

Questo Mondo è Vivo, in esso vi è Intelligenza, è eterno ed immutabile;<br />

L'uomo può attivare una modalità del suo pensiero che, libero da condizionamenti fisici ed<br />

emotivi, neutro e terso, può entrare in contatto con questo Mondo delle Idee: questa è<br />

l'Intelligenza Ermetica, definibile anche come “Pensiero libero dai sensi”;<br />

L'uomo, entrato in contatto con tale Mondo, può agire in esso, utilizzando le Idee Archetipali.<br />

Ma il vero ricercatore ermetico non si ferma qui. Non gli basta percepire e contemplare il mondo<br />

delle Cause, contemplare il Moto della Vita, osservare le vicissitudini, ponendosi al di sopra delle<br />

Acque, contemplare il loro Movimento.<br />

Egli vuole ed aspira ad altri traguardi. Egli comprende che:<br />

L’uomo può, agendo sul Mondo delle Idee/Cause, modificare il mondo degli effetti. Il massimo di<br />

tale ottenimento è la <strong>Grande</strong> Opera, con la quale l’Alchimista fissa il Verbo/Moto/Uno in un<br />

“involucro” che lo racchiude senza fargli perdere la sua intera potenzialità: la Pietra Filosofale o<br />

Medicina Universale;<br />

L'uomo può alla fine trasporre in tale Mondo la propria coscienza, divenendo un Archetipo non<br />

più mortale;<br />

Esistono delle modalità operative per poter destare prima e sviluppare poi l'Intelligenza<br />

Ermetica, che permette tali realizzazioni.<br />

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Cosa può rendere possibile non solo l'accesso a quel mondo, ma anche la possibilità di operare in<br />

esso, e, operando in esso, creare nel mondo degli effetti?<br />

Giordano Bruno ci risponde<br />

che è il “vincolo di Cupido”:<br />

solo esso può aprire la strada<br />

al “primo vero”, alla “verità<br />

absoluta”.<br />

Ma quale tipo di Cupido,<br />

quale tipo di Furore, deve<br />

essere messo in atto dal<br />

ricercatore? Giordano Bruno<br />

lo spiega in De gli eroici furori<br />

– Opere Italiane 2 – Ed. UTET<br />

– p. 554 e segg.(Adattamento<br />

FDA): “Si pongono, e vi sono p<br />

iù specie di furori, i quali tutti<br />

si riducono a due generi:<br />

alcuni non mostrano altro che<br />

cecità, stupidità ed impeto<br />

irrazionale, che tende al ferino insensato; altri consistono in una certa divina astrazione per cui<br />

alcuni diventano migliori degli uomini ordinari.<br />

E questi sono di due specie perché: alcuni per il fatto di essere divenuti dimora di dei o spiriti<br />

divini, dicono ed operano cose mirabili senza che di queste essi intendano la ragione; e sono<br />

divenuti così per essere stati prima indisciplinati ed ignoranti, ed in essi come svuotati del<br />

proprio spirito e senso, come in una stanza purgata, s’introduce il senso e lo spirito divino. […]<br />

Altri, in quanto avezzi ed abili alla contemplazione, ed anche per avere in essi innato uno spirito<br />

lucido ed intellettuale, da un interno stimolo e fervore naturale, suscitato dall’amore per la<br />

divinità, della giustizia, della verità, della gloria, dal fuoco del desiderio e dal soffio<br />

dell’intenzione acuiscono i propri sensi, e nello zolfo della facoltà cogitativa accendono il lume<br />

razionale con il quale vedono più che ordinariamente: e questi non giungono a parlare come vasi<br />

e strumenti, ma come principali artefici ed efficienti. […] I primi hanno dignità, potestà ed<br />

efficacia in sé: perché in loro hanno la divinità. I secondi sono più degni, più potenti ed efficaci, e<br />

sono divini. I primi sono degni come l’asino che porta i sacramenti: i secondi come una cosa<br />

sacra.”<br />

Giordano Bruno distingue tra il sapiente, che contempla, ed il furioso, che opera.<br />

Viene chiara l'analogia con quanto scrive Giuliano Kremmerz, a proposito di magia isiaca e<br />

magia ammonia, ne La Porta Ermetica , in La Scienza dei Magi, cit., p. 245: “E vi farò innanzi<br />

tutto comprendere una cosa che invano cercherete di capire nei libri classici, che: gli antichi<br />

conoscevano e praticavano due magie, la eonica e la trasmutatrice, la prima isiaca, cioè lunare,<br />

la seconda ammonia, cioè solare. […]<br />

Quindi due magie che prendono nome dai due fattori della realizzazione: Ammonia la magia<br />

della forza capronica capace di imporre la trasmutazione nel mago e fuori. Isiaca quella che<br />

utilizza le forze come le trova e pei fini a cui possono servire.”<br />

Di questo Eroico Furore ne parla Kremmerz ne Gli Amanti – La Scienza dei Magi, cit., p. 322 e<br />

segg.: “L’amore nella sua integrità, è un’iniziatura sublime.<br />

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Basta amare per affacciarsi sull’abisso dell’infinito. […] L’amore comincia ad acquistare<br />

carattere sacro, quando mette l’animo umano nello stato di mag o di trance. […] Trance se è<br />

passiva, mag se è attiva.”<br />

Da Angeli e demoni dell’Amore, op. cit., p. 277:<br />

“L’occulta filosofia dà all’amore due<br />

sedi: nel cervello e nel cuore. Nel cervello,<br />

fantasioso o calcolatore, entusiasta o<br />

briaco, l’amore è impuro, è passionale, è<br />

demoniaco.<br />

Nel cuore, sereno, obbediente, paziente, è<br />

un sentimento di abdicazione e di<br />

dedizione angelico.”<br />

Giordano Bruno chiarisce che l'intelletto,<br />

che “forma le specie a suo modo e le<br />

proporziona alla sua capacità”, non può<br />

fare altro.<br />

L'intelletto solo non può dar vita a tali<br />

specie presenti nel pensiero attraverso<br />

l'immagine di esse.<br />

Solo il “furioso” preso da un amore, non<br />

volto alle cose terrene, può attivare in sé<br />

quello stato di volontà/amore.<br />

É solo “l'operazion de la voluntade” - lo<br />

stato del furioso, lo stato d'Amore – che<br />

“transforma e converte” l'operatore nella<br />

cosa amata, coinvolgendo sia l'anima che<br />

il corpo del furioso.<br />

Siamo in piena piromagia, come la<br />

definisce il Kremmerz.<br />

In questo modo l'operatore ermetico non è<br />

più spettatore del fenomeno Vita e del suo<br />

ritmo armonico, ma ne diventa partecipe<br />

ed operante in esso.<br />

Concludiamo chiarendo, con Bruno, le<br />

caratteristiche di questo tipo di furore, di questo tipo di Amore.<br />

A tal proposito citiamo dai seguenti brani, opportunamente riportati in un linguaggio attuale da<br />

De gli eroici furori, cit., p. 555 e segg.(Adattamento FDA):<br />

“Non è un oblio, ma una memoria; non è una dimenticanza di se stesso, ma amore del bello e del<br />

buono attraverso il quale si cerca di farsi perfetto e trasformarsi e rendersi simile ad esso. […]<br />

Non è un rapimento sotto le leggi di un fato indegno, con i lacci di affetti bestiali; ma un impeto<br />

razionale che segue l'apprensione intellettuale del buono e del bello che conosce, a cui vorrebbe<br />

conformarsi. […]<br />

Non è furore di oscura bile che fuor di consiglio, ragione ed atti di prudenza lo faccia guidare dal<br />

caso e rapito dalla disordinata tempesta […] ma è un calore acceso dal sole dell'intelligenza<br />

nell'anima ed impeto divino che gli fa nascere le ali; da cui sempre più avvicinandosi al sole<br />

dell'intelligenza, rigettando la ruggine delle preoccupazioni umane, diviene un oro probato e<br />

puro, ha sentimento della divina ed interna armonia, concorda i suoi pensieri e gesti con la<br />

simmetria della legge insita in tutte le cose.”<br />

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A queste parole facciano attenzione quanti ancora credono, o vogliono credere, che il Furore<br />

abbia a che fare con una dimensione fisica e passionale.<br />

<strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong><br />

Pagina 46 di 71<br />

Firenze diventa un centro<br />

importante per lo<br />

gnosticismo europeo e per<br />

il pensiero neoplatonico. Il<br />

Corpus è oggi conservato<br />

alla Biblioteca Medicea<br />

Laurenziana di Firenze.<br />

Il punto di svolta per questa vicenda avviene nel 1460 quando Cosimo de Medici commissiona a<br />

<strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong> la traduzione dei quattordici libri (Primander) del Corpus Hermeticum,<br />

importato in Italia dal monaco Leonardo da Pistoia. Il lavoro viene completato nell’aprile del<br />

1463. Il riconoscimento al filosofo, fu determinante per tutta la cultura italiana. <strong>Marsilio</strong> riceve<br />

in dono la villa di Careggi, luogo di ritrovo per l’Accademia Platonica, dove intellettuali, pittori e<br />

letterati che ad ogni 7 novembre celebravano la nascita del filosofo greco.<br />

Natalizi e parentali di Platone (1862), celebrati nella Villa di Careggi da Lorenzo il Magnifico.<br />

Luigi Mussini


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Tavola II - Scorpius - Firmamentum Sobiescianum, sive uranographia - Prodromus Astronomiae<br />

- 1690<br />

Sotto l’energie scorpioniche quindi. Quelle dell’Accademia; quelle della nascita di Platone e<br />

della sua gnosi; quelle della nascita stessa di <strong>Ficino</strong> (28 ottobre 1433); e quelle di questo simbolo<br />

astrologico che bene racchiude le forse creative del profondo, quelle magiche dell’intuito e della<br />

trasformazione alchemica della psiche. L’ottava casa e lo scorpione è ricordata da Paolo Crimaldi<br />

come l’atanor del tema natale.<br />

In effetti in esso, secondo la tradizione astrologica, si ritrovano i residui del passato personale e<br />

generazionale, gli attaccamenti, è il luogo oscuro, umido e “sporco” per la raffinazione dell’anima,<br />

come ricorda James Hillman riguardo allo stesso <strong>Ficino</strong> (argomento che ritornerà più avanti).<br />

L'uomo è per tanto duale. Naturale, che subisce l’influenza cosmica e Immortale, esente da<br />

ogni condizionamento, tutt’uno con Dio e Natura. Ed è questa l’idea centrale che accompagna il<br />

lavoro di <strong>Ficino</strong>, I pianeti.<br />

Il Corpus Hermeticum riporta le principali dottrine gnostiche riguardo alla cosmogenesi<br />

dell’Universo in perfetta sovrapposizione alle altre tradizioni.<br />

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La creazione dell'Uomo, l'innamoramento di Dio per questa sua creatura, e dell’ascesa di<br />

quest’ultimo a Dio. La creazione di un Demiurgo, un tecnico, diremo, responsabile dei Sette<br />

Governatori (le Sfere Celesti già trattate dal pensiero gnostico di Pitagora), altrimenti conosciuti<br />

come pianeti.<br />

Una delle prime prove è dunque riconoscere questo dualismo e la possibilità da esso offerto.<br />

Stare nelle spinte; o sottrarsi al gioco cosmico.<br />

Franchino Gaffurio: Practica musice, 1496<br />

L’umanità è in contatto con i demoni planetari. Questa è l’idea di <strong>Ficino</strong>, come riporta Thomas<br />

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Moore. La parte naturale dell’essere umano è però in contatto con quella eterna attraverso l’Eros<br />

(vibrazione). E questo avviene per mezzo di una facoltà non propriamente fisica o fisiologica<br />

quanto con un istinto intelligente che si definisce Anima.<br />

Tutti i moti dell’anima vengono dall’eros.<br />

È un concetto fondamentale che non deve essere preso troppo alla leggera poiché costituisce la<br />

base portante del pensiero ficiano e al contempo fornisce una primissima base per comprendere<br />

il meccanismo naturale e scientifico del funzionamento degli Astri sulla Natura e quindi<br />

sull’Uomo. Anzi sul corpo dell’essere umano.<br />

Poiche <strong>Ficino</strong> è in primo luogo filosofo e medico. Egli ricorda in continuazione che a subire<br />

gli influssi planetari è l’uomo naturale attraverso la sua condotta terrena e fisica. L’uomo<br />

essenziale, al contrario, costituisce la parte non condizionata o esente dalla gravitazione<br />

astrologica dei pianeti.<br />

La ricercatrice Giuliana Conforto, passando attraverso il mito di Psiche ed Eros, ricorda come i<br />

due coniugi rappresentino la pista video e la pista audio della matrice cosmica. Erso è la musica,<br />

la vibrazione la prte più emotiva del sentire umano (Il Gioco Cosmico, Giuliana Conforto, Macro<br />

Edizioni).<br />

Capire questo punto è fondamentale. L’essere umano non è destinato a subire l’influsso esterno e<br />

il condizionamento del Mondo naturale. Poiché conserva una parte per così dire “alta” che è<br />

posta allo stesso livello del Creatore. Non è costretto alla “compulsione astrologica” e ne a restare<br />

alla mercè di questi Governatori.<br />

E qui si stabilisce una prima strana relazione all’interno dell’intelletto umano. La vita<br />

dell’anima, questa predisposizione a trascendere il proprio personaggio terrestre, entra in<br />

collisione con la vita stessa. Sembra una spinta innaturale, l’opus contra naturam. La mente<br />

intellettiva cerca oggetti, desidera. E guarda con sospetto le pretese dell’anima. Poiché, questa<br />

mente, quella dell’uomo naturale, vive sotto la<br />

pressione dell’arconte, considerando questa<br />

pressurizzazione come naturale. Mentre l'anima,<br />

ascoltando la Musica, e captando l'irrazionale,<br />

Eros, cerca il compimento con il mondo dello<br />

Spirito.<br />

E qui prende avvio un altro concetto importante.<br />

Lo Spirito in <strong>Ficino</strong> è proprimente il soffio<br />

dell'Universo, il suono, la stessa musica. E' spirito<br />

un'archetettura; una immagine; un suono; un<br />

quadro e i suoi significanti; e la stessa matrice<br />

degli astri, ciascun pianeta per uno Spirito<br />

precipuo.<br />

Lo Spirito unisce l'uomo a Dio, mentre l'anima<br />

costituisce un contato tra corpo e mente nell'uomo.<br />

E questi circuiti, per usare una espressione poco<br />

consona alla filosofia ermetica, funzionano<br />

secondo questa stessa circolarità, collaborando al<br />

progetto dell'Universo. Lo Spirito sta al Cosmo,<br />

come l'Anima al Corpo.<br />

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Dunque qui anima è una facoltà del movimento, del contatto al tutto, ascolto della Musica<br />

Totale. Tale facoltà diventa il centro della filosofia ficiana e distante dalla teologica cristiana. La<br />

Teologia Poetica di <strong>Ficino</strong> (espressione di Pico della Mirandola) è in primo luogo una psicologia<br />

poetica, una “psicopoetica”. In largo anticipo con lo studio psicologico inaugurato da Freud,<br />

<strong>Ficino</strong> pone inizio all’indagine interiore, all’immagine degli astri che in primo luogo, come un<br />

riflesso armonico, vive dentro la coscienza umana. Dunque a ragione Thomas Moore parla di<br />

Pianeti Interiori e di costellazioni interiori. I pianeti, gli dei, sono aspetti dell’anima, che si<br />

annidano nel profondo e pretendono attenzione. Questi campi attrattori definiscono per tanto la<br />

vita della coscienza in relazione al sottile, all’emotivo, all’ombra molto più di quanto si creda. E<br />

l’anima, da parte sua, conosce il molteplice, i mille colori dell'universo, e si nutre di queste figure,<br />

passando attraverso il gioco estetico, la memoria, l’immaginazione, la musica.<br />

E qui emerge il <strong>Ficino</strong> psicologo. Bisogna avvicinarsi all’immaginazione per conoscere la sua<br />

proiezione, l’oggetto attrattore, da poterlo osservare rischiando di apparire pazzi ai noi stessi e<br />

alle convenzioni del tempo. <strong>Ficino</strong> è medico del corpo poiché è in primo luogo osservatore dei moti<br />

dell’anima. La vicinanza con il mondo estetico, quindi, diventa il modo di decriptazione di questo<br />

codice, il codice dell’anima per usare un’altra espressione di Hillman, per lasciarlo vivere dentro<br />

di se, come immagini di un sogno.<br />

Anche da questo, l’incontro di se con se stesso, può essere percepito come Eros (si pensi alla<br />

figura alchemica dell'Androgino Rebis), o energie libidiche primordiali, che avvicinano<br />

all’esperienza mistica vista con molto sospetto dalla stessa teologia cristiana e della Patristica.<br />

Da questo, la conoscenza di se, e nel modo di realizzarla, si delinea la base di una filosofia, agli<br />

occhi dello stessa teologia cristiana, eretica e incompatibile con il credo delle Scritture.<br />

Nutrire ed educare l’immaginazione può divenire un atto assolutamente proibito. Anche perchè<br />

il Demiurgo, creatore dei Cieli, altro non sarebbe che il Demonio… (Sempre che possa esistere<br />

veramente, perché nessuno ha questa certezza)<br />

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Rebis: Termine alchemico coniato verso la fine del XVII secolo per indicare l'Androgino (v.),<br />

ovvero la congiunzione tra l'energia maschile e quella femminile. Designa anche l'Iniziato,<br />

liberato dalle passioni terrene. Il termine Re-bis indica la cosa doppia, contemporaneamente<br />

maschio e femmina. Il Mayer, nell'Atlanta fugiens), scrive che "Vecchie leggende ascrivono al R.<br />

un essere doppio, l'Androgino, maschio e femmina in un solo corpo. Egli è stato generato sul<br />

monte Ermafrodito (v.). Generato a Mercurio dalla sublime Venere. Non disprezzarlo per il suo<br />

sesso ambiguo. Quest'uomo donna un giorno ti genererà il re, cioè la Pietra Filosofale. Il<br />

Rimbaud sostiene che il R. non è una affatto mostruosità, essendo la sintesi statica delle<br />

componenti maschile e femminile, io ed un altro". Y (Massoneria) Robert Ambelain (v.), una<br />

grande figura di Massone studioso del mistero, quale appendice al una delle sue opere più<br />

apprezzate, ha scritto il "Saggio su una figura di Basilio Valentino: il REBIS". Questo è stato<br />

ripreso, riveduto e commentato molto egregiamente da un anonimo Massone, indubbiamente<br />

dotto cultore delle dottrine esoteriche, membro della R. L. Umanità e Progresso - Krishna N° 43,<br />

all'Oriente di Milano, che ne ha ricavati un paio di volumetti informalmente editi in Milano nel<br />

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corso del corrente fine secolo. Vi si sostiene che il R. sia simbolo della morte alchemica, che<br />

racchiude in sé un'intera dottrina, e che può essere considerato un paradigma di tutta l'Arte<br />

Reale ermetica. L'Androgino alchemico (v. figura) viene rappresentato in piedi, appoggiato sul<br />

corpo del drago della natura, che a sua volta giace sul globo alato della materia prima. Compasso<br />

e squadra nelle mani dell'Androgino corrispondono al cielo ed alla terra, ovvero allo spirito ed<br />

alla materia, alla forza prima maschile ed a quella femminile. Sul lato maschile ed attivo si<br />

vedono Venere, Marte ed il Sole, su quello femminile e passivo Saturno, Giove e la Luna. Allo<br />

Zenit il Mercurio perfetto. Ad ogni aspetto attivo ne corrisponde uno passivo. Saturno regge un<br />

discendente passivo e Marte uno attivo, esprimendo il primo l'esaltazione dell'anima individuale,<br />

il secondo la vittoria dello spirito. Nella fase successiva Giove implica un dispiegarsi dell'attività<br />

psichica, mentre Venere corrisponde al sorgere del sole interiore. Luna e Sole rappresentano i<br />

due poli nella loro purezza, e Mercurio comprende l'essenza di entrambi. Meno arcani i<br />

significati dei simboli racchiusi nel globo alato (1), nella croce (2), nel triangolo (3) e nel quadrato<br />

(4), congiuntamente richiamanti la Tetraktys (10) pitagorica. La scritta "REBIS" è rovesciata, ad<br />

indicare che l'intera figura va vista come immagine speculare di quella reale. Occorre infine<br />

notare che l'intera complessità del simbolo è racchiusa in una cornice ovoidale. Alchemicamente<br />

l'Uovo filosofico è sinonimo di Athanor e di Forno. Con esso si indica quella sensazione di<br />

interiorità che si forma spazialmente al centro del petto dell'artista quando questi, rilassandosi e<br />

concentrandosi sulla propria interiorità, riesce ad isolarsi dalla sensazione del proprio corpo e<br />

dall'esistenza di un qualsiasi mondo esteriore. Si tratta di una condizione di isolamento in cui<br />

tutto è abolito, e si resta unicamente coscienti di quel dolce tepore interno (il Fuoco della natura)<br />

che ci deriva dalla sensazione provata da chi si è raccolto e congiunto con sé stesso. Non viene<br />

percepito come un'idea od un'astrazione, ma come qualcosa di concreto, per cui si arriva alla<br />

percezione di quel dolce calore quasi fisico, che ci avvolge, ci cova, ci nutre e ci culla, proprio<br />

come un pulcino. Benché si capisca che tale sensazione siamo noi stessi, ci sentiamo comunque<br />

distinti da essa, come quando ci si parla da soli. Si tratta di un qualcosa di indispensabile, poiché<br />

rappresenta la concentrazione che si trasforma poi in meditazione, nonché l'inizio, l'avvio del<br />

complesso processo che porta verso la perfezione.<br />

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Ermete Trismegisto, il leggendario fondatore dell’alchimia, addita il mistero primordiale della<br />

natura, il principio del fuoco, che avvolge nella sua quadruplice fiamma gli opposti essenziali:<br />

sole e luna, maschio e femmina, zolfo e mercurio , che danno luogo all’unità androgina in ogni<br />

atto di concezione e nascita in natura. Essi circondano la terra concentrando su di essa le<br />

influenze astrali, e nel centro della terra si combinano in un triangolo, o piuttosto,<br />

tridimensionalmente, in una piramide, che è la forma del cristallo di sale (sia dei sali marini, sia<br />

degli allumi minerali, femminili). Il lato destro del triangolo corrisponde al principio sulfureo<br />

maschile, il lato sinistro al principio mercuriale femminile e la base del triangolo al principio<br />

salino. La figura contenuta all’interno allude alla quadratura del cerchio, simbolo<br />

dell’androginia. La progressione va perciò dal triangolo al quadrato e infine al cerchio. La natura<br />

opera nello stesso modo in tutti e tre i regni, quello aereo, quello vegetale e animale, e quello<br />

minerale, perché in ciascuno di essi l’armonia deriva dallo stesso accoppiamento di opposti, dalla<br />

stessa congiunzione dei principi solare e lunare . La congiunzione può essere raffigurata da un<br />

serpente (la natura) con la testa di leone (che divora il fuoco e la putrefazione) e la coda a forma<br />

di testa d’aquila (volatilità), nell’atto di estrarre da se stesso l’invisibile e impalpabile rugiada<br />

interna che dà compattezza agli elementi più sottili del corpo. In essa è racchiuso il potere del sole<br />

e della luna, che il serpente stringe fra le sue spire .Il processo è triplice. Esso inizia con una fase<br />

androgina embrionale che, nel caso dei metalli, corrisponde all’impregnazione di un terreno<br />

nitroso e salino da una parte di un vapore corrosivo e acre (Zolfo e Mercurio). I due principi<br />

vengono raccolti insieme dalla luce solare che penetra nel terreno sotto forma di rugiada. La<br />

stessa rugiada che nutre la vita delle piante attiva questo processo di volatilità sotterranea. Il<br />

prodotto è detto "materia prima", o "Rebis", o "Androgino di Fuoco" (poiché entrambi i principi<br />

sono acri e brucianti), o "Adamo" (poiché entrambi sono il principio primo della generazione nel<br />

mondo minerale).Isaac Newton preferiva chiamarlo "Caos". Paracelso, http://goo.gl/yrvNb<br />

http://goo.gl/5UKGg scherzando, lo chiamava l’"Albero-con-la-Mela" o "Seme Ragazza (sale) e<br />

Polpa Ragazzo (zolfo)" (il re e la regina accanto all’albero). La polpa col tempo marcirà o brucerà,<br />

per essere infine ricreata della sostanza della<br />

Ragazza (le lune). La radice di questo<br />

processo viene spesso indicata come il<br />

Drago Velenoso. Nell’Androgino<br />

vediamo una nuvola di teste caprine, dalle cui<br />

barbe si innalzano un ragazzo e una ragazza<br />

che si avvolgono a spirale intorno alle<br />

gambe dello stesso. Tale significato simbolico<br />

viene associato alla capra in India, dove<br />

la parola aja ("capra" in sanscrito) significa<br />

anche "non ancora nato" e dunque "natura"<br />

(che sottoterra è fetida e ribollente).<br />

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L’androgino, o Rebis alchemica, è alato come Sofia ed è in tal senso una personificazione della<br />

saggezza cosmica. Un’ala è rossa e l’altra bianca, a indicare gli spiriti dell’oro e dell’argento, del<br />

sole e della luna, del sangue e del latte del corpo vivente della natura. Indossa un abito nero<br />

bordato di giallo, che suggerisce il nero della materia prima androgina in cui tuttavia sono<br />

presenti in potenza le correnti della vita metallica aurea. Il verde del paesaggio è il prodotto<br />

della mescolanza dei colori di Rebis. Egli/ella regge con la mano destra un cristallo, in cui i suoi<br />

colori appaiono in successione convergente al centro, dove va collocato l’uovo o seme minerale che<br />

l’Androgino porta nella mano sinistra, lunare. Secondo la teoria alchemica, lo spirito lunare<br />

agirà nell’uovo, provocando la putrefazione della calce spenta della terra, fino ad attivare in essa<br />

il nucleo solare latente che risorgerà allora in un corpo cristallino vivo e capace di crescita, così<br />

come l’acredine del fuoco provoca la putrefazione delle morte ceneri e della sabbia in un fluido<br />

vivente che diviene infine vetro .<br />

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Mentre la magia nera mira ad accrescere il potere del mago tramite l'invocazione di forze<br />

soprannaturali e paranormali, che vadano oltre le leggi naturali imposte alla realtà, la magia<br />

bianca intende operare in armonia con esse, ritenendo che ogni organismo, fenomeno o evento<br />

abbia un suo posto nel disegno universale stabilito da Dio, in quanto partecipe di un'unica<br />

Anima del mondo (concezione tipica del neoplatonismo che si ritrova ad esempio in <strong>Marsilio</strong><br />

<strong>Ficino</strong>).<br />

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Alcuni alambicchi<br />

Più precisamente,<br />

chi fa della magia<br />

nera cerca di<br />

sottomettere le<br />

entità del cosmo al<br />

proprio volere<br />

(sovvertendone le<br />

leggi), chi fa della<br />

magia bianca<br />

sottomette invece<br />

la propria volontà<br />

alle leggi del<br />

cosmo.<br />

Ciò significa che<br />

per operare in<br />

armonia con<br />

l'universo occorreva sviluppare un senso morale basato sull'obbedienza a Dio e sul rispetto della<br />

sua volontà.<br />

E poiché si pensava che la volontà divina coincidesse con la razionalità oggettivata del mondo, la<br />

magia bianca si proponeva di preservarla, e anzi di favorire la sua naturale evoluzione. La magia<br />

bianca si inseriva così nell'ottica tipica dei pensatori rinascimentali, i quali ritenevano che tutta<br />

la creazione, corrottasi a causa del biblico peccato originale, tendesse a ritornare verso la<br />

perfezione originaria. Come l'uomo tende verso la divinizzazione, così ogni elemento tende a<br />

ritornare verso la meta cui è stato assegnato (o entelechia), secondo la concezione aristotelica<br />

mescolatasi con quella platonica. Si cercava in un certo senso di risolvere la materia nello spirito;<br />

la magia bianca finì in tal modo per coincidere con l'alchimia, che si prefiggeva di costruire la<br />

pietra filosofale, al fine di trasmutare i metalli in oro, considerato la meta naturale di ogni<br />

elemento. L'oro era ricercato non a scopi di avidità o di possesso, ma per le sue proprietà<br />

intrinseche, essendo tra i metalli quello più incorruttibile (cioè più resistente al tempo), oltre ad<br />

essere un ottimo catalizzatore da usare nelle reazioni chimiche.<br />

Gli interessi suscitati dalla magia bianca, rivolta esclusivamente allo studio della natura e al<br />

rispetto delle leggi in essa presenti, funsero così da apripista alla chimica moderna. L'opera<br />

dell'alchimista consisteva infatti essenzialmente nello studio empirico delle sostanze elementari<br />

e in esperimenti scientifici su di esse. Egli ne cercava le proprietà operando all'incirca come un<br />

chimico, catalogandole, tentando miscugli, introducendo nel suo lavoro fornelli ed alambicchi che<br />

saranno poi gli strumenti principali utilizzati dalla chimica come la intendiamo oggi.<br />

Credenza nell’efficacia di una serie di pratiche come astrologia, alchimia, divinazione e magia,<br />

che si fondano sulla conoscenza esoterica o “occulta” (dal latino occulere, “nascondere”), della<br />

natura dell’universo e delle sue forze misteriose. Secondo i seguaci dell’occultismo questa<br />

conoscenza, che implica il concetto di “corrispondenza” fra parti dell’universo – stelle, pianeti,<br />

pietre preziose – e parti del corpo umano o eventi della vita umana, consente di influire sulle<br />

guarigioni o di conoscere il destino delle persone. Essa può includere anche la credenza in esseri<br />

– angeli, dei, spiriti – intermedi fra l’umanità e Dio, con i quali alcuni iniziati possono<br />

comunicare. La conoscenza occulta si otterrebbe mediante l’iniziazione o lo studio di testi<br />

esoterici.<br />

L’incontro con l’occultismo è presente in ogni civiltà. L’occultismo occidentale affonda le sue<br />

radici nell’antica cultura babilonese ed egizia. Arricchito notevolmente dal misticismo della<br />

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cabala ebraica, l’occultismo fu una presenza peculiare ma importante nel Medioevo, soprattutto<br />

nella forma dell’astrologia, dell’alchimia e dei riti magici con cui si invocavano gli spiriti; molti<br />

studiosi medievali e rinascimentali, come Ruggero Bacone,<br />

http://goo.gl/QSvu4 http://goo.gl/Nbzy5 <strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong>, Giordano Bruno e Paracelso,<br />

rappresentano, nella complessità della loro opera, l’anello di congiunzione fra l’occultismo e la<br />

scienza.<br />

Più fosca è la storia della grande persecuzione della stregoneria, che risale ai primi secoli<br />

dell’Europa moderna, dal XV al XVIII secolo, periodo nel quale migliaia di donne vennero<br />

torturate e uccise con l’accusa di praticare l’occultismo. A partire dal Rinascimento la Chiesa<br />

considerò sempre più l’occultismo connesso all’adorazione di Satana. ? (Sempre che esista,<br />

perché, non ne abbiamo una provata certezza della sua esistenza…)<br />

Nei secoli XVIII e XIX, nonostante l’affermazione della scienza moderna, l’occultismo non<br />

scomparve e, anche se non poche furono le figure di imbroglioni e mistificatori, venne apprezzato<br />

più per il suo significato spirituale che per le sue applicazioni pratiche. Per un uomo come lo<br />

scienziato austriaco del Settecento Franz Anton Mesmer, padre del moderno ipnotismo,<br />

l’occultismo fu essenzialmente un modo per affermare la facoltà di interazione dello spirito<br />

umano con l’universo; in questa prospettiva l’occultismo suscitò l’interesse di esponenti del<br />

romanticismo, dato il rilievo che il movimento conferì al passato, al simbolismo e al potere<br />

creativo dell’immaginazione. Questi temi si rivelarono importanti, nel XIX secolo, in<br />

“reinvenzioni” dell’occultismo come lo spiritismo o la teosofia.<br />

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Nel XX secolo si potrebbe scorgere una nuova rinascita dell’occultismo nella pratica<br />

dell’astrologia, della divinazione, del satanismo e dei riti magici, nonché nel diffondersi di sette<br />

esoteriche; in effetti, nell’ultimo ventennio del secolo un pensiero alternativo alla scienza<br />

ufficiale ha trovato modo di manifestarsi diffusamente, com’è avvenuto con il movimento New<br />

Age. Per quanto venga criticato sia dalla Chiesa sia dagli scienziati, l’occultismo pare soddisfare<br />

bisogni profondamente radicati nell’animo umano.<br />

I Fabbricanti di Dei: <strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong> e la magia dell'Asclepius<br />

Magia spirituale e terapie talismaniche<br />

Magia spirituale<br />

I due principi, quello della simpatia universale e quello della conoscenza-operatività fondata<br />

sullo spirito, consentono di fondare una teoria della magia vera e propria, cioè di una disciplina<br />

consistente in una serie di tecniche in grado di intervenire non soltanto sull'operatore stesso,<br />

grazie alla manipolazione dei propri fantasmi, ma anche sugli altri individui e sul resto del<br />

mondo.<br />

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Abbiamo visto che la materia di cui è costituito lo spirito umano è quella "del fuoco delle stelle",<br />

quella stessa che costituisce lo spirito del mondo.<br />

Dunque lo spirito individuale umano, essendo fatto della stessa sostanza dello spirito del mondo,<br />

oltre a essere influenzato da questo, può a sua volta influenzare quello.<br />

Poiché, come abbiamo visto, l'attività dello spirito si articola in una dinamica di fantasmi, è a<br />

tale livello che si situa l'attività del mago.<br />

Addestrare lo spirito<br />

Ora, come è ovvio, non tutti gli uomini sono maghi, anche se hanno per natura la possibilità di<br />

diventarlo; quindi esisterà tutta una serie di pratiche di addestramento all'utilizzo corretto del<br />

proprio spirito, un "addestramento pneumatico".<br />

Tali pratiche sono sostanzialmente di due tipi: passive e attive. Quelle passive consistono in una<br />

serie di comportamenti di autopurificazione, che si concretizzano nell'evitare certi cibi, certi<br />

comportamenti, certe vesti, certe amicizie ecc. Quelle attive prevedono invece l'assunzione di<br />

alimenti e la prossimità con cose dalle influenze benefiche, tipicamente quelle che si trovano<br />

sotto l'influsso del Sole, di Giove e di Venere, nonché di Mercurio. Si tratta di erbe, pietre e<br />

metalli che hanno per natura la capacità attrarre quei pianeti (DVCC, XI, 544).<br />

Ci troviamo qui di fronte a un parallelismo con il passo dell'Asclepius in cui Trismegisto risponde<br />

ad Asclepio circa la qualitas degli dei terrestri, sostenendo che consiste in un insieme di erbe,<br />

pietre e aromi che possiedono una forza (vis) naturale divina (Asclepius, 38, 348, 19 sgg.).<br />

Tipi di interventi magici<br />

La magia prevede tecniche per ottenere effetti su cose lontane agendo invece su cose vicine.<br />

Questa definizione si può applicare a entrambi i termini della distinzione introdotta da Walker<br />

fra:<br />

una magia soggettiva, che agisce sul suo stesso operatore;<br />

una magia transitiva, che agisce su altre persone o su oggetti<br />

in quanto vengono messe in moto comunque cause fisiche che influenzano un tramite non fisico,<br />

bensì spirituale, il quale a sua volta agisce sul piano fisico.<br />

<strong>Ficino</strong> trae conforto, se non spunto, dalle affermazioni dell'Asclepius sul modo in cui gli antichi<br />

costruivano dei terrestri, ovvero idoli contenenti forze spirituali in grado di agire sul mondo<br />

materiale (v. la sezione "Come fabbricare divinità").<br />

È evidente che in linea di principio la tecnica descritta nell'Asclepius non è necessariamente<br />

limitata alla costruzione di idoli, antropomorfi o teromorfi che siano: qualunque oggetto, gioiello<br />

o aggregato, purché composto con i materiali appropriati può funzionare. Si apre qui la<br />

possibilità di giustificare la pratica della costruzione di talismani, dotati di attive capacità di<br />

intervento sul mondo, soprattutto, per <strong>Ficino</strong>, di tipo terapeutico.<br />

Inoltre dal citato passo dell'Asclepius risulta chiaro che la scelta dei materiali serve solo a creare<br />

il ricettacolo adatto ad ospitare lo spirito desiderato. Perché questo vi penetri realmente,<br />

occorrono ulteriori operazioni. L'Asclepius ne indica due:<br />

l'evocazione degli spiriti,<br />

la loro introduzione negli idoli mediante riti sacri e divini.<br />

A questo punto si capisce la cautela di <strong>Ficino</strong>: per ottenere talismani realmente efficaci, se si sta<br />

all'insegnamento di Trismegisto, è necessario avere a che fare con i demoni, benigni o maligni<br />

che siano.<br />

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È oggetto di dibattito (vedi i vari testi citati fin qui) se la magia talismanica di <strong>Ficino</strong> sia solo<br />

spirituale o anche demonica; ma la validità di questa alternativa è stata messa in discussione.<br />

Per Walker infatti valgono questi due principi (WALKER 1958, 75 sgg.):<br />

Magia spirituale = Magia naturale<br />

Magia spirituale v/s Magia demonica<br />

A ciò Couliano contrappone invece la seguente tripartizione:<br />

Magia spirituale: sempre naturale e naturalmente demonica<br />

Magia demonica: può essere o non essere spirituale<br />

Magia naturale: può essere o non essere spirituale<br />

In termini insiemistici, la magia spirituale si trova all'intersezione fra la magia demonica e<br />

quella naturale:<br />

Se Couliano ha ragione, la magia di <strong>Ficino</strong> è sicuramente demonica, perché altrimenti i suoi<br />

talismani non avrebbero alcuna efficacia, venendo a mancare il tramite spirituale grazie al quale<br />

operano.<br />

Al di là dei timori per la salvezza della propria anima, nonché per la propria salute fisica, che<br />

solerti inquisitori papali avrebbero potuto mettere seriamente a repentaglio (come accadrà -per<br />

citare il caso più emblematico- allo sventurato Giordano Bruno), è ben possibile che <strong>Marsilio</strong><br />

<strong>Ficino</strong> fosse in buona fede quando proclamava il candore della sua magia.<br />

La sua idea è che i talismani, vale a dire i ricettacoli costruiti facendo uso dei materiali<br />

opportuni nei tempi astrologicamente propizi, non abbiano alcun bisogno dell'evocazione di<br />

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demoni e di rituali atti a convincere gli stessi a dimorarvi, poiché saranno le simpatie cosmiche<br />

naturali a richiamare in essi quel tanto di spirito che basta a renderli efficaci.<br />

L'unica ulteriore operazione richiesta affinché i talismani siano efficaci, è che essi abbiano la<br />

forma richiesta, il che si concretizza nel dare loro una determinata immagine, sia in forma<br />

scolpita o incisa o dipinta. Nel gioco delle corrispondenze, l'immagine concreta attira lo spirito<br />

che le è affine, senza bisogno di oscuri rituali e degli impronunciabili nomi presenti in trattati<br />

come il Picatrix, universalmente rispettato e temuto, e che <strong>Ficino</strong> ben conosceva (PICATRIX<br />

1986).<br />

In questa ottica si comprende come da un lato <strong>Ficino</strong> si affanni in buona parte del De vita<br />

coelitum comparanda a trovare e citare autorità in grado di difendere l'Asclepius (fra cui Plotino,<br />

Sinesio, S. Tommaso, Origene e, come nel caso di quest'ultimo, non sempre a proprosito) e<br />

contemporaneamente a cercare di evitare almeno certi tipi di figure astrali, soprattutto i<br />

trentasei Decani, universalmente considerati demoniaci e ampiamente descritti nel Picatrix, in<br />

favore dei pianeti e delle costellazioni, considerati invece riflessi delle idee divine rilanciati<br />

dall'anima del mondo (YATES 1964, 87-88).<br />

Magia e libero arbitrio<br />

Questo tema richiederebbe uno studio di tale portata, da costituire un progetto di ricerca in sé<br />

stesso. In questa sede, si vuole solo ribadire in che modo la teoria ficiniana della magia possa<br />

preservare il libero arbitrio dell'uomo dalle influenze stellari, esaltarne le possibilità e renderlo<br />

immune da possibili influssi demoniaci.<br />

Valga dunque la seguente sintesi:<br />

ogni uomo, per tramite del proprio spirito, viene influenzato dai movimenti degli astri che<br />

agiscono attraverso i loro spiriti. Essi tuttavia non possono intaccarne l'anima, che si trova fuori<br />

della loro portata e che pertanto mantiene la propria libertà e assoluta potestà. Proprio essendo<br />

libera, l'anima può, se possiede le conoscenze necessarie e l'indispensabile addestramento<br />

pneumatico, operare a livello di spirito e, a un primo stadio, manipolare opportunamente gli<br />

influssi astrali in modo che il corpo ne riceva giovamento, ma a uno stadio più elevato, far<br />

entrare il proprio spirito individuale in quello che potremmo chiamare il 'gioco degli spiriti'.<br />

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<strong>Grande</strong> influenza sul pensiero ermetico rinascimentale ebbe Picatrix (in arabo Gāyat-al-hakīm),<br />

opera tradotta in Spagna nel X secolo in latino.<br />

Non ebbe edizioni a stampa, ma conobbe una notevole diffusione manoscritta nei secoli XV-XVI.<br />

Picatrix (Gāyat-al-hakīm) è un trattato arabo di magia astrologica attribuito a Maslama al-<br />

Magrîti, scritto in Egitto fra il 1047 e il 1051, tradotto in seguito in latino e spagnolo.<br />

Alcune parti di questo libro sono conservate presso la Biblioteca dell’Arsenale a Parigi. L’opera<br />

fu tradotta “de arabico in hispanicum” nel 1256 sotto il regno di Alfonso X di Castiglia, detto el<br />

Sabio.<br />

Il Picatrix latino ebbe un enorme diffusione durante tutto il Rinascimento.<br />

Il testo ebbe notevole successo negli ambienti esoterici e in particolar modo quando Cornelio<br />

Agrippa, Pico della Mirandola e <strong>Marsilio</strong> <strong>Ficino</strong>, iniziarono a studiarlo e a trarvi materialmente<br />

dei benefici.<br />

Si parla anche della potenza delle immagini e dei sigilli qui attribuiti ad Ermete Trismegisto.<br />

Il libro è suddiviso in quattro parti e tratta delle cosiddette simpatie fra le piante, le pietre, gli<br />

animali, i pianeti e sul modo di utilizzare questi elementi per scopi magici.<br />

Contiene anche consigli pratici di magia, formule, elenchi di immagini basilari per costruire<br />

talismani, corrispondenze tra pietre, animali e piante, pianeti, segni dello zodiaco e parti del<br />

corpo umano, insegna la possibilità di predire eventi futuri e indica quali sono i momenti migliori<br />

per farlo, in armonia con le posizioni dei pianeti.<br />

“Per avere in casa una luce che brilli come argento: prendere una lucertola nera o verde, tagliatele<br />

la coda, seccatela e allora si troverà un liquido simile all’argento vivo. Imbevete di questo liquido<br />

uno stoppino posto in una lucerna di vetro o di ferro ed accendere la lampada. Tutto prenderà ben<br />

presto a brillare di un colore argentato.”<br />

In sintesi il Picatrix insegna come è possibile vaticinare su eventi futuri illustrando anche quali<br />

siano i momenti propizi, in armonia con le posizioni planetarie, per avvicinarsi a tale opera.<br />

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ll Picatrix, nella sua globalità, era diviso in quattro libri distinti:<br />

- il primo libro, che trattava dei ” cieli e degli effetti<br />

che causano con le immagini di loro fatte”;<br />

- il secondo libro, ” Delle figure dei cieli generalmente<br />

e del movimento generale della sfera e dei loro effetti<br />

in questo mondo;<br />

- il terzo libro ” Delle proprietà dei pianeti e dei segni<br />

e delle loro figure e forme fatte nei loro colori e come<br />

uno può parlare con gli alcoolici dei pianeti e di molti<br />

altri funzionamenti magici;<br />

- il quarto libro,” Delle proprietà degli alcoolici e di<br />

quelle cose che sono necessarie da osservare in questa<br />

arte più eccellente e di come possono essere convocate<br />

con le immagini, i suffumigatori ed altre cose.<br />

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Considerato un libro per soli addetti ai lavori, il Picatrix conteneva una vasta gamma di<br />

incantesimi, formule rituali, indicazioni su come divinare; quest’ultima categoria era molto<br />

importante, e nel libro viene spiegata la funzione degli astri, con il loro legame con il futuro,<br />

Non è un caso che un grande indovino come Nostradamus abbia preso ispirazione proprio dal<br />

Picatrix per stendere le sue quartine. Esattamente nel Libro II abbiamo i capitoli dedicati al<br />

cosmo:<br />

Capitolo 1. Come è possibile imparare questa scienza<br />

Capitolo 2. Delle figure dei cieli e dei loro segreti<br />

Capitolo 3. Degli impianti dei pianeti, del sole e della luna<br />

Capitolo 4. Del movimento generale della sfera e delle stelle fisse, oltre al Capitolo 10, Delle<br />

pietre adatte per ogni pianeta e della fabbricazione delle figure di loro e delle figure dei pianeti.<br />

Un libro che metteva in relazione l’uomo e il cosmo, con la sua energia e i suoi spiriti ; un libro<br />

ermetico, nel quale l’essere uomo è al centro dell’universo stesso, ed è capace di forgiare il suo<br />

destino semplicemente integrandosi con i suoi misteri, con la natura che lo circonda e con gli<br />

astri.<br />

Che cos'è la magia?<br />

Chi volesse consultare un qualsiasi dizionario troverebbe:<br />

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"Arte che pretende di scoprire forze occulte nella natura e di sottoporle al proprio potere, allo<br />

scopo di dominare in modo diretto ed immediato il mondo fisico e spirituale; si dice magia nera se<br />

esercitata con intenti malefici, bianca se esercitata a scopi benefici" (Garzanti).<br />

Aleister Crowley, http://goo.gl/6sbn8 http://goo.gl/FnICN uno dei più noti cultori di magia dei<br />

tempi moderni, l'ha chiamata "scienza ed arte di provocare cambiamenti volontari nella<br />

coscienza" (1).<br />

Comunque la si definisca, la magia ha costituito un potere fin dal suo primo apparire; il concetto<br />

che il mago possieda la conoscenza dei rapporti fra causa ed effetto ed abbia le capacità di usare<br />

questi rapporti per asservire la natura, realizzando ciò che la gente comune non può fare, è<br />

rimasto inalterato per millenni.<br />

Volendo, tutto quello che non si può spiegare razionalmente con le conoscenze di un certo periodo<br />

storico potrebbe essere considerato un atto magico: basta ricordare il terrore superstizioso dei<br />

nostri antenati per un semplice fenomeno fisico come l'eclisse.Cambiano i tempi, le scoperte<br />

scientifiche aprono nuovi orizzonti, ma il fascino della magia resta intatto. Perché?<br />

Lo storico Richard Cavendish ha detto che il pensiero magico "è un tipo di pensiero prevalente<br />

per gran parte della storia d'Europa, che si stende dietro vaste aree della religione, della filosofia<br />

e della letteratura e che costituisce una delle principali guide verso le regioni del soprannaturale<br />

e dello spirituale, sulle quali la scienza non ha nulla da dire.<br />

Non è necessario accettarlo: ma è indubbio che esso fa squillare lontani segnali di richiamo nelle<br />

profondità della mente" (2).<br />

Francesco Bacone sosteneva che la magia era tanto lontana dalla scienza quanto la leggenda di re<br />

Artù era lontana dai Commentarii di Cesare (3); può anche essere vero, ma converrete con noi che<br />

è ben più affascinante la saga di Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda che non il resoconto<br />

della guerra condotta dai Romani nelle Gallie, anche se fa parte della nostra storia.<br />

Ed infatti ci interessiamo di magia un po' tutti, per curiosità, per il bisogno di trascendenza che<br />

c'è in ciascuno di noi, o perché siamo circondati da cose che non riusciamo a capire, né tanto<br />

meno a controllare.<br />

Progrediamo continuamente a livello tecnologico, ma sul nostro destino personale non possiamo<br />

molto di più dei nostri antenati nelle caverne: continua a sembrarci oscuro e a volte terribile.<br />

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Nel disegno sopra, contrapposizione tra magia bianca e magia nera<br />

La magia nasce proprio dal bisogno di appellarsi a qualcosa di superiore, che può tutto; di fronte<br />

agli eventi spiacevoli della nostra vita, che sono moltissimi (abbiamo solo l'imbarazzo della<br />

scelta), noi cerchiamo aiuto. In ogni epoca l'uomo ha avuto sempre tre metodi per porre rimedio<br />

alla sua paura di vivere; il primo è la religione, l'affidarsi alla Divina Provvidenza; il secondo è<br />

tentare di controllare l'ambiente con mezzi tecnologici e scientifici; il terzo è ricorrere alla magia.<br />

Giusto o no, quest'ultimo è quello che ha avuto, nei secoli, maggior successo.<br />

Quando siamo infelici possiamo rassegnarci alla sorte infausta, infuriarci, lamentarci, piangere,<br />

anche pregare, se è vero che la fede smuove le montagne. Ma se abbiamo paura che le nostre<br />

preghiere restino inascoltate? A questo punto entra in gioco il mago: chi sa resistere alla<br />

tentazione di diventare padrone del proprio futuro, quando il prezzo da pagare non è che quello<br />

di un piccolo rituale? Il rituale magico ci protegge, ci aiuta, ci ridona la salute perduta, ci<br />

riavvicina la persona amata, ci procura denaro e felicità. E se non riesce a farlo, almeno ci regala<br />

la speranza e la forza di tirare avanti ancora un po', magari finché le cose non si sistemano da<br />

sole.<br />

Dall'inizio degli anni Settanta c'è stato un vero e proprio revival del paranormale; è cresciuto in<br />

proporzione geometrica il numero dei maghi, degli astrologi, dei gruppi di studio, dei corsi di<br />

esoterismo. Questo termine ha assunto un significato molto generico e vi si fanno rientrare le<br />

cose più disparate: fatture e controfatture, lettura della mano, divinazione con la sfera di<br />

cristallo, malocchio, spiritismo, ufologia, incontri con extraterrestri, pranoterapia, rituali di sesso<br />

e sangue di cui abbonda un certo cinema, lettura dei fondi di caffè, società segrete, usanze di<br />

tribù che vivono isolate dalla civiltà, radiestesia, satanismo, filosofie orientaleggianti, amuleti,<br />

talismani e molte altre cose ancora: il tutto mescolato in un informe groviglio a cui viene<br />

appiccicata l'etichetta di articolo occulto.<br />

Lo storico inglese Lawrence Stone ha detto che il ritorno in auge della magia in questi ultimi<br />

anni è dovuto al fatto che viviamo "sul filo del rasoio di una società tecnotronica, razionale,<br />

impersonale, governata dal computer, efficiente, ma sterile, che non lascia spazio alle emozioni,<br />

all'amore, alla compassione, né al senso del mistero e della meraviglia, che sono alla radice di<br />

tutta la grande letteratura, dell'arte e della musica" (4).<br />

Sono molti a credere che l'uomo, alienato dalla società industriale in cui vive, si rivolga alla<br />

magia per modificare una realtà che gli è diventata estranea e nella quale non si riconosce. Le<br />

scoperte scientifiche, che in teoria dovrebbero eliminare la magia, sono invece costrette a<br />

coesistere con la superstizione; gli scienziati passano la vita sostituendo la realtà all'illusione,<br />

per cui l'eccesso di certezze deve in qualche modo essere contrastato da un antidoto di natura<br />

fantastica.<br />

Ed è forse proprio per questi motivi che, anche se non lo vorremmo, ci crediamo, perché la magia<br />

è più vicina al nostro cuore ed alla nostra mente di quanto lo siano la logica e la ragione, quando<br />

lottiamo contro l'impossibile, contro le avversità, quando rifiutiamo di sentirci sconfitti, quando<br />

ci ribelliamo ad una sorte che sembra essere già segnata e combattiamo con la sola forza della<br />

nostra volontà.<br />

LA MAGIA NEL MONDO ANTICO<br />

Narra una leggenda che migliaia di anni fa "Uomini di cristallo" scesero dalle stelle per stabilirsi<br />

a Thule, una terra vicina al Polo Nord.<br />

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Questi saggi maestri furono l'elemento di equilibrio fra i primi abitatori della Terra; con le loro<br />

conoscenze tecnologiche impedirono ai grandi cataclismi di distruggere il pianeta e gli uomini<br />

che lo popolavano; per merito loro l'umanità conobbe una vera "età dell'oro".<br />

Ma alcuni di questi saggi si lasciarono sedurre dalla magia nera e convinsero gli indigeni a<br />

ribellarsi ai Maghi Bianchi: lo scontro distrusse Thule e pose fine al periodo felice.<br />

I pochi sopravvissuti si rifugiarono in un'isola chiamata Iperborea, nome che significa "al di là<br />

di Boreas", il vento del Nord, posta fra l'Islanda e la Groenlandia.<br />

Diodoro Siculo (5) scrisse che l'isola aveva dimensioni simili alla Sicilia; era una terra fertile e<br />

feconda, dotata di un clima meravigliosamente temperato, tanto da produrre due raccolti<br />

all'anno. Vi erano montagne trasparenti come diamanti, regnava sempre un piacevole calore ed i<br />

fiori profumavano l'aria; gli abitanti erano bellissimi e molto longevi.<br />

Alcuni erano perfino dotati di chiaroveggenza, dono dato loro da Apollo, il dio greco che gli<br />

Iperborei veneravano sopra ogni altro, che visitava l'isola ogni diciannove anni, "quando si<br />

completa il ritorno delle stelle allo stesso posto nella loro orbita", accolto con danze e canti dagli<br />

abitanti.<br />

Un giorno terribile un'immane catastrofe spazzò via Iperborea: una meteorite provocò un<br />

violentissimo e repentino raffreddamento, e quel paradiso terrestre scomparve sotto i ghiacci.<br />

La concezione di una razza primordiale venuta dalle stelle, portatrice di una spiritualità<br />

trascendente e del bagaglio delle conoscenze "magiche", è comune a molti popoli.<br />

Atlantide, Thule ed Iperborea sono miti nati in Occidente, ma ce ne sono di simili anche nella<br />

tradizione orientale, come Mu-Lemuria, il continente scomparso situato fra l'Asia e l'America,<br />

del quale l'Australia, l'Isola di Pasqua, le Hawai e la Polinesia sarebbero un residuo.<br />

I racconti di terre misteriose, nascoste ai più o scomparse nella notte dei tempi, si trovano nel<br />

folklore di vari paesi e con tratti inspiegabilmente costanti, malgrado la diversità delle civiltà in<br />

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cui si sono sviluppati: sono tutti paradisi, terre ricchissime, che godono di un clima salubre e<br />

favorevole allo sviluppo dell'agricoltura; gli abitanti sono tutti belli e longevi, dotati di poteri<br />

mentali particolari; il governo è illuminato e vive in armonia ed in pace con tutti.<br />

Le leggende sui visitatori venuti migliaia di anni fa dalle stelle parlano sempre dei buoni e<br />

timorosi indigeni che li hanno accolti con tutti gli onori e considerati come dei.<br />

Ma quanti anni ha l'uomo?<br />

In Europa si sono trovati resti di individui del genere homo sapiens, risalenti a 250.000 anni fa;<br />

ma l'uomo che più si avvicina a quello di concezione moderna ha "soltanto" 40.000 anni.<br />

L'uomo preistorico, vissuto cioè nel periodo che precede l'uso dei metalli, usava solo strumenti<br />

di pietra e sulla pietra incideva e dipingeva.<br />

Organizzato in piccole tribù, la sua vita dipendeva dalla caccia; era una vita nomade, poiché egli<br />

era costretto a spostarsi per seguire le migrazioni degli animali che gli fornivano cibo per<br />

nutrirsi e pelli per coprirsi. Il suo unico imperativo era la sopravvivenza di se stesso, della<br />

propria prole e della propria tribù.<br />

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Nell'immagine a lato, un<br />

bisonte dipinto sulla roccia<br />

(grotte di Altamira)<br />

Le pitture rupestri di questo<br />

periodo rappresentavano scene<br />

di caccia. A che scopo l'uomo del<br />

Paleolitico si prendeva la briga<br />

di dipingerle?<br />

Lo storico dell'arte Arnold<br />

Hauser afferma che (6) la<br />

pittura era per l'uomo<br />

preistorico "una prassi magica:<br />

nell'immagine da lui dipinta il<br />

cacciatore credeva di possedere<br />

la cosa stessa; credeva che<br />

l'animale vero subisse<br />

l'uccisione eseguita sull'animale<br />

dipinto".<br />

L'inseguimento e la cattura della preda incisi sulle pareti della sua caverna non erano altro che<br />

"l'anticipazione dell'effetto desiderato; l'avvenimento reale doveva seguire il modello magico.<br />

Non si trattava, quindi, di sostituzioni simboliche, ma di vere azioni dirette ad uno scopo, atti<br />

reali che ottenevano effetti reali".<br />

Le immagini erano una specie di trappola in cui la preda era destinata a cadere.<br />

Lo stesso scopo magico avevano le danze nelle quali i partecipanti indossavano maschere<br />

d'animale e fingevano una cattura ed un'uccisione "in effigie" della preda.


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La pittura del paleolitico viene chiamata naturalistica per la sua aderenza con la realtà: avendo<br />

uno scopo magico, il modello doveva avvicinarsi il più possibile a quello reale.<br />

Col periodo Neolitico, 7000 anni avanti Cristo, l'uomo cominciò a darsi le prime forme articolate<br />

di organizzazione sociale.<br />

Scoperte le possibilità dell'agricoltura e dell'addomesticamento degli animali a lui utili, decadde<br />

la necessità di spostarsi continuamente.<br />

I raccolti consentirono di immagazzinare scorte; si divisero i compiti fra i membri del clan, si<br />

ebbe il primo artigianato della ceramica.<br />

Nacquero forme di culto più complesse, che abbisognavano di idoli e suppellettili funerarie, di<br />

amuleti protettivi e di simboli sacri; si svilupparono riti utili al gruppo, come quelli per<br />

aumentare la fertilità della terra.<br />

Il Neolitico viene considerato un enorme passo avanti compiuto in tempo relativamente breve<br />

dall'uomo verso la civiltà; il Paleolitico medio, per esempio, si protrasse per 70.000 anni, mentre<br />

il Neolitico ne durò solo tremila, per sfociare nell'età del rame, la più antica delle età dei metalli.<br />

Nell'area mediterranea furono i popoli della Mesopotamia che scoprirono e padroneggiarono le<br />

tecniche della lavorazione dei metalli, quattromila anni prima di Cristo.<br />

Il primo fu il rame nativo, che poteva essere lavorato a freddo; vennero poi il bronzo ed il ferro.<br />

Con l'età del rame e con l'invenzione dei primi tipi di scrittura (detta "pittografica" perché<br />

formata da disegni indicanti l'oggetto descritto o il simbolo corrispondente) finisce la preistoria,<br />

che è la storia dell'umanità intera, e comincia la storia dei popoli e degli individui.<br />

Ora io lascio a voi tutte le considerazioni, riguardo il Bene il Male, il Bianco il Nero, ho spiegato<br />

molto bene il concetto e so molto bene di cosa si tratta.<br />

Ho spiegato molto bene anche un argomento scottante che percorre l’arco della vita di tutta un<br />

umanità.<br />

Purtroppo il potere si oppone a chi vuole fare il bene perché, in qualche modo vi è un monopolio.<br />

Se volete ora avete uno strumento potente per cambiare pelle.<br />

Il mio obbiettivo, non è quello di salvare il momdo.<br />

Il mio obbiettivo è quello di divulgare la conoscenza.<br />

Non ho interesse a sapere chi e quando accetterà di fare cambiamenti, vi è il libero arbitrio, io<br />

devo solo spiegare ma, lo devo fare anche in modo Criptato, non va data conoscenza pura in modo<br />

semplice o semplicistico ma, deve uscire da ognuno di noi una radiazione che apre le porte e ci fa<br />

accedere.<br />

Se preferite, rileggete e rileggete attentamente.<br />

Cercate e scavate soprattutto dentro di voi…………..<br />

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Presumere di sapere non è la stessa cosa di sapere<br />

Che lo vogliate oppure no, la Porta della Saggezza eterna e della Sapienza Occulta è ben<br />

chiusa e protetta da due terribili cani neri e solo chi lo merita può entrare.<br />

Buon lavoro a tutti<br />

Claudio<br />

Mi auguro che questo documento vi piaccia, nel caso vogliate leggere altri<br />

documenti che trattano questi particolari argomenti e conoscere altri studiosi del<br />

passato, consultate i miei siti Web:<br />

http://www.bantan-sensitivo.com/<br />

http://www.cartomante-bantan.com/<br />

Buon lavoro a tutti<br />

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