20.06.2015 Views

RELAZIONE parte seconda - PIANO DI EMERGENZA PROVINCIALE

RELAZIONE parte seconda - PIANO DI EMERGENZA PROVINCIALE

RELAZIONE parte seconda - PIANO DI EMERGENZA PROVINCIALE

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

5. INQUADRAMENTO AMMINISTRATIVO<br />

In questo paragrafo sono riportati i principali stakeholder, ovvero gli Enti,<br />

Aziende, Istituti, Società, Organizzazioni etc, direttamente responsabili delle<br />

attività di protezione civile o che possano coadiuvare la Prefettura e la Provincia<br />

sia in fase di pianificazione, sia per la realizzazione di studi sulla previsione e<br />

prevenzione delle calamità naturali e delle catastrofi, sia per l’interpretazione<br />

fisica del fenomeno e del suo evolversi ed, infine, per la gestione<br />

dell’emergenza.<br />

In particolare sono stati acquisiti i dati essenziali utili i ai fini della gestione<br />

dell’emergenza. In calce ad ogni paragrafo vi è la sintesi delle funzioni nel<br />

tempo ordinario e nelle emergenze (ex comma 1b e 1c art. 2 Legge 225/92),<br />

nonché, ove possibile, sono riportate il numero delle tavole e/o tabelle<br />

corrispondenti.<br />

5.01 Enti, Istituti, Agenzie sovraordinati etc<br />

Si tratta di quei gruppi nazionali o locali con specifiche finalità scientifiche in<br />

materia di previsione, quali Università, Istituti Superiori etc. che in caso di<br />

calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione,<br />

debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari possono coadiuvare<br />

il responsabile della funzione 1 (vedi paragrafo 3.02.03).<br />

Oltre ai centri di competenza utili alla rete dei centri funzionali del Dipartimento<br />

di Protezione Civile, quali ISPRA e INGV, C.N.R. etc (ex D.P.C.M. 20 luglio 2011),<br />

alle Università presenti nel territorio regionale (Benevento, Napoli e Salerno),<br />

che possono contribuire, in caso di eventi di particolare severità, alla<br />

comprensione del fenomeno in corso ed alla pianificazione degli interventi vi<br />

sono gli Istituti ed Enti che possono contribuire al superamento dell’emergenza<br />

con le specifiche conoscenze e competenze :<br />

la sede di Grottaminarda dell’Istituto Nazionale doi Geofisica e Vulcanologia<br />

(referente funzione 1 della S.O.C.U.P.)<br />

l’Agenzia Regionale protezione ambientale della Campania, l’A.R.P.A.C., con la<br />

sua sede provinciale presso il Comune di Atripalda (Av) (referente funzione 1 e<br />

12 della S.O.C.U.P.)<br />

5.02 Enti Territorialmente competenti<br />

In questa sezione sono riportati tutti gli Enti competenti sul territorio della<br />

Provincia di Avellino.<br />

Piano di emergenza provinciale | 32


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

Per quanto attiene il Dipartimento di protezione civile, la Regione Campania, la<br />

Prefettura e la Provincia si rimanda al paragrafo 2.<br />

Per quanto attiene le strutture regionali, oltre a quanto riportato al paragrafo 2,<br />

particolare ruolo viene svolto:<br />

dalle Autorità di bacino regionali (vedi paragrafo 4.01.02.04)<br />

dai Settori Provinciali del Genio Civile (vedi tavola e tabella in allegato) attivati<br />

per il tramite del Settore Protezione Civile (delibere di G.R. n. 6932/01 e n.<br />

854/03) prevalentemente per emergenze di ordine idrogeologico.<br />

dallo STAPF Settore Tecnico Amministrativo Provinciale Foreste che svolge,<br />

altresì, compiti di prevenzione, spegnimento degli incendi boschivi e<br />

coordinamento delle squadre antincendio boschivo.<br />

5.02.01 Comuni<br />

Il territorio della Provincia di Avellino è suddiviso in 119 Comuni, (vedi relative<br />

Tabella e Tavola in allegato) ed ha una popolazione residente (dati ISTAT 2008 –<br />

censimento dicembre 2007) di 439.049 abitanti. Dei 119 Comuni, 17 hanno una<br />

popolazione residente inferiore a 1.000 abitanti, la maggior <strong>parte</strong>, 83 Comuni, ha<br />

una popolazione compresa tra i 1.000 ed i 5.000 abitanti, e solo due Comuni<br />

hanno una popolazione superiore a 20.000 abitanti: il Comune di Ariano, con<br />

23.184 abitanti e la città capoluogo, Avellino, con 57.071 abitanti.<br />

La densità di abitanti per Kmq è bassa. Quasi tutti i Comuni presentano una<br />

densità inferiore a 1.000 abitanti per Kmq con l’estremo del Comune di<br />

Monteverde con 22,67 abitanti per Kmq. Solo due Comuni, Avellino ed Atripalda<br />

hanno una densità abitativa superiore ai 1.000 abitanti per Kmq.<br />

Funzione nel tempo<br />

ordinario<br />

Funzione in<br />

emergenza<br />

Attuazione delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei<br />

rischi, stabilite dai programmi e piani statali, regionali e/o provinciali<br />

Predisposizione del Piano Comunale di emergenza<br />

Attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi<br />

urgenti necessari a fronteggiare l'emergenza<br />

Attivazione del Centro Operativo Comunale (C.O.C.)<br />

Attivazione del Centro Operativo Misto se Comune capo C.O.M.<br />

Attuazione del Piano di Emergenza Comunale<br />

Su richiesta della Prefettura, il Sindaco e/o suoi delegati, si recano presso il<br />

C.C.S., per coadiuvare i responsabili delle funzione 9, 11, 13, e/o presso il<br />

C.O.M.<br />

Comuni, abitanti, superficie, densità abitativa<br />

Tabella<br />

Tavola Comuni – Popolazione 2007 ‐ scala 1:300.000<br />

Piano di emergenza provinciale | 33


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

5.02.02 Comunità Montane<br />

Le Comunità Montane sono state istituite con la Legge del 3 dicembre 1971 n.<br />

1.102, costituite in Campania con la Legge Regionale n. 6/98 e ridefinite con la<br />

Legge Regionale n. 12 del 30 settembre 2008. Svolgono la funzione di difesa<br />

suolo e dell’ambiente attraverso la realizzazione di opere pubbliche e di bonifica<br />

montana atte a prevenire fenomeni di alterazione naturale del suolo e danni al<br />

patrimonio boschivo.<br />

Le Comunità Montane, altresì, attraverso l’attuazione dei piani pluriennali di<br />

sviluppo, dei programmi annuali operativi e di progetti integrati di intervento<br />

speciale per la montagna e nel quadro della programmazione di sviluppo<br />

provinciale e regionale, promuovono lo sviluppo socio‐economico del proprio<br />

territorio, perseguono l’armonico riequilibrio delle condizioni di esistenza delle<br />

popolazioni montane, anche garantendo, d’intesa con altri enti operanti sul<br />

territorio, adeguati servizi capaci di incidere positivamente sulla qualità della<br />

vita. Inoltre, concorrono, nell’ambito della legislazione vigente, alla<br />

valorizzazione della cultura locale e favoriscono l’elevazione culturale e<br />

professionale delle popolazioni montane.<br />

Esercitano le funzioni amministrative ad essa delegate dai comuni di riferimento<br />

ai fini dell’esercizio in forma associata. Esercitano altresì ogni altra funzione<br />

conferita dalle province e dalla regione, in particolare quelle di cui alla legge<br />

regionale 4 novembre 1998, n. 17.<br />

Nella Tabella e Tavola, in allegato, si riportano le Comunità Montane della<br />

Provincia di Avellino con i relativi ambiti territoriali.<br />

Funzione nel tempo Attuazione delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione<br />

ordinario<br />

dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali<br />

Funzione in emergenza Attivazione Piano A.I.B.<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il<br />

responsabile della funzione 11 della Sala Operativa<br />

Tabella<br />

Comunità Montane ‐ Comuni afferenti<br />

Tavola Comunità Montane – Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000<br />

5.01.02.03 Autorità di Bacino<br />

Sono state istituite con la Legge del 18 maggio 1989, n. 183, e successive<br />

integrazioni e modificazioni, con la quale sono state dettate le: “Norme per il<br />

riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”.<br />

In particolare, con tale norma venivano individuati i bacini di rilievo nazionale e<br />

venivano date indicazioni alle Regioni per la delimitazione dei bacini<br />

interregionali e regionali.<br />

Piano di emergenza provinciale | 34


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

La Regione Campania con la Legge 7 febbraio 1994, n. 8, recante “Norme in<br />

materia di difesa del suolo ‐ Attuazione Legge 18 maggio 1989 n. 183 e<br />

successive modificazioni ed integrazioni”, ha istituito le Autorità di Bacino<br />

Regionali: Destra Sele, Nord Occidentale della Campania, Sarno e Sinistra Sele<br />

per i quali si applica il disposto dell’ art. 20, comma 2 della citata legge 18<br />

maggio 1989, n. 183.<br />

Per quanto attiene i bacini interregionali sono state attivate le Intese<br />

Interregionali, in attuazione dell’art. 15 della legge 18 maggio 1989, n. 183, per la:<br />

Costituzione dell’Autorità di bacino del fiume Fortore;<br />

Costituzione dell’Autorità di bacino del fiume Ofanto (ndr ora Puglia unitamente ai Bacini del<br />

Calaggio e del Cervaro);<br />

Costituzione dell’Autorità di bacino del fiume Sele<br />

approvate, per proprio ambito territoriale di competenza:<br />

dalla Regione Puglia, con le delibere di Giunta Regionale nn. 109 e 110 del 18 dicembre 1991;<br />

dalla Regione Basilicata, con delibera del Consiglio Regionale n. 307 del 3 luglio 1991;<br />

dalla Regione Molise, con delibera del Consiglio Regionale n. 173 del 10 settembre 1992;<br />

dalla Regione Campania, con Delibera di Giunta Regionale n. 306 del 2 febbraio 1993.<br />

Allo stato l’assetto territoriale delle Autorità di Bacino, rilevabile dalla tabella e<br />

tavola 3, in allegato, è stato rivisto dal decreto legislativo 152/2006 che prevede,<br />

per l’Italia Meridionale, inclusa la Campania un unico Bacino Distrettuale.<br />

Comunque detto assetto non è stato ancora attuato e pertanto in Regione<br />

Campania, con delibera di Giunta n. 663 del 19 maggio 2006 è stata istituita una<br />

fase transitoria (n.d.r. nelle more della costituzione dell’Autorità di Bacino<br />

Distrettuale) di continuità amministrativa delle Autorità di Bacino preesistenti e<br />

delle quali ricadono nel territorio della Provincia di Avellino:<br />

Autorità di Bacino Nazionale dei Fiumi Liri‐Garigliano e Volturno;<br />

Autorità di Bacino Interregionali del Fiume Sele;<br />

Autorità di Bacino Interregionali della Puglia;<br />

Autorità di Bacino Regionale Destra Sele;<br />

Autorità di Bacino Regionale del Sarno;<br />

Autorità di Bacino Regionale Nord Occidentale.<br />

Con legge regionale 15 marzo 2011, n. 4, all’art.1, comma 255, e successiva con<br />

D.P.G.R.C. n. 142 del 15/05/2012 la Regione Campania ha accorpato le Autorità di<br />

bacino regionali in Destra Sele e in Sinistra Sele e Sele, nell’unica Autorità di<br />

Bacino Regionale di Campania Sud ed Interregionali per il Bacino Idrografico del<br />

fiume Sele, nelle more del riordino normativo di cui all’articolo 1 della legge 27<br />

febbraio 2009, n. 13 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto‐legge<br />

30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse<br />

idriche e di protezione dell’ambiente).<br />

Piano di emergenza provinciale | 35


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

Inoltre, con D.P.G.R.C. n. 143 del 15/05/1952 è stata istituita l’Autorità di Bacino<br />

Regionale della Campania Centrale con l’Incorporazione dell’Autorità di Bacino<br />

Nord Occidentale nell’Autorità di Bacino del Sarno.<br />

Nelle Tabelle e Tavole in allegato, si riportano le Autorità di Bacino che hanno<br />

competenza nella Provincia di Avellino con i relativi ambiti territoriali.<br />

Funzione nel tempo<br />

ordinario<br />

Funzione in<br />

emergenza<br />

Redazione dei Piani Stralcio Rischio Alluvioni e Frane<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il<br />

responsabile della funzione 1 della Sala Operativa<br />

Su richiesta della Sala Operativa Regionale, in caso di A.B. regionali,<br />

coadiuva la struttura regionale di protezione civile<br />

Autorità di Bacino ‐ Comuni afferenti<br />

Autorità di Bacino – Corsi idrici superficiali<br />

Tabella<br />

Tabella<br />

Tavola Autorità di Bacino ‐ Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000<br />

5.01.02.04 Autorità d’Ambito<br />

Con legge n. 14 del 21 maggio 1997, in osservanza ai principi generali della legge<br />

5 gennaio 1994, n. 36, che stabilisce all'articolo 1, comma 1, il carattere pubblico<br />

di tutte le risorse idriche da salvaguardare e utilizzare secondo criteri<br />

i solidarietà, la Regione Campania, nell'attuazione di tali finalità, adotta<br />

programmi atti ad individuare il risparmio idrico secondo il dettato degli articoli<br />

5 e 6 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, e della direttiva CEE n. 271 del 21 maggio<br />

1991. Con la citata L.R. n. 14/1997 e s.m.i la Regione delimita gli Ambiti Territoriali<br />

Ottimali (A.T.O.) per la gestione del servizio idrico integrato secondo criteri di<br />

efficienza, efficacia ed economicità, adotta la convenzione tipo ed il relativo<br />

disciplinare nei rapporti tra gli Enti locali ed i soggetti gestori, disciplina le forme<br />

e le modalità per il trasferimento al nuovo gestore del personale ap<strong>parte</strong>nente<br />

alle amministrazioni pubbliche, aziende ed Enti, già adibito ai servizi idrici,<br />

acquedottistici, fognari e depurativi.<br />

Gli A.T.O., per la gestione del servizio idrico integrato di cui all’art. 8 della legge<br />

5 gennaio 1994, n. 36, delimitati dalla Regione Campania a norma delle Leggi n.<br />

14/97 e n. 1/2007 sono i seguenti:<br />

A.T.O. n. 1, denominato “CALORE ‐ IRPINO”;<br />

A.T.O. n. 2, denominato “NAPOLI ‐ VOLTURNO”;<br />

A.T.O. n. 3, denominato “SARNESE ‐ VESUVIANO”;<br />

A.T.O. n. 4, denominato “SELE”;<br />

A.T.O. n. 5, denominato “TERRA <strong>DI</strong> LAVORO”.<br />

I Comuni della Provincia di Avellino ricadono tutti nell’A.T.O. n. 1 “CALORE<br />

IRPINO”, ad eccezione di Calabritto e Senerchia che, invece, rientrano<br />

Piano di emergenza provinciale | 36


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

nell’A.T.O. n. 4 “SELE”.<br />

Funzione nel tempo<br />

ordinario<br />

Funzione in<br />

emergenza<br />

Redige il Piano d'Ambito<br />

Allerta gli Enti Gestori del Servizio Idrico Integrato per l'attivazione del<br />

proprio piano per la gestione delle Emergenza<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il<br />

responsabile della funzione 1 e/o 11 della Sala Operativa<br />

Autorità d'Ambito ‐ Comuni afferenti<br />

Tabella<br />

Tavola Autorità d'Ambito ‐ Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000<br />

5.01.02.05 Consorzi di Bonifica – Ente Irrigazione<br />

Sul territorio della Provincia di Avellino sono attivi, allo stato, due consorzi,<br />

quello di Bonifica dell’Ufita, il cui comprensorio irriguo è individuabile<br />

prevalentemente nell’area del Fiume Ufita e quello dell’Agro Sarnese Nocerino,<br />

che opera prevalentemente nella valle del Bacino del Torrente Solofrana.<br />

La Regione Campania con Legge n. 4 del 25 febbraio 2003 avente ad oggetto<br />

“nuove norme in materia di bonifica integrale” ha delimitato i comprensori di<br />

Bonifica e ridefinito i perimetri consortili.<br />

Conseguenza di tale revisione (ex art. 33 L.R. n. 4/2003) è un terzo consorzio<br />

operante nel territorio della Provincia, nell’area dei Regi Lagni, il consorzio di<br />

Bonifica “Volturno‐Garigliano. Detto Consorzio non ha ancora attivato un<br />

servizio di irrigazione.<br />

Oltre ai citati Consorzi, sul territorio della Provincia opera anche l’Ente per lo<br />

Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e<br />

Campania, che gestisce, per uso irriguo, le acque della diga di Conza della<br />

Campania e del Torrente Scorzella in agro di Montella.<br />

Consorzi di Bonifica<br />

Funzione nel tempo Redige il Piano per la gestione delle Emergenze per la sistemazione,<br />

ordinario<br />

regimazione e regolazione dei corsi d’acqua di bonifica ed irigui ed i<br />

relativi manufatti<br />

Funzione<br />

emergenza<br />

in<br />

Gestisce le reti di approvvigionamento idrico per uso agricolo nei<br />

comprensori di competenza<br />

Attua il prorio Piano per la gestione delle Emergenza<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il<br />

responsabile della funzione 1 e/o 11 della Sala Operativa<br />

Consorzi di Bonifica ‐ Comuni afferenti<br />

Tabella<br />

Tavola Consorzi di Bonifica ‐ Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000<br />

Piano di emergenza provinciale | 37


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

Ente Irrigazione<br />

Funzione nel tempo<br />

ordinario<br />

Redige il Piano per la gestione delle Emergenze della Diga di Conza<br />

della Campania<br />

Gestisce le reti di approvvigionamento idrico per uso agricolo nei<br />

comprensori di competenza<br />

Funzione in Attua il proprio Piano per la gestione delle Emergenza<br />

emergenza<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il<br />

responsabile della funzione 1 della Sala Operativa<br />

5.03 Il Sistema Sanitario Locale<br />

Il sistema sanitario locale si esplica attraverso:<br />

L’Azienda Ospedaliera Giuseppe Moscati di Avellino<br />

L’Azienda Sanitaria Avellino alla quale afferiscono:<br />

‐ Distretti Sanitari di Ariano Irpino, Atripalda, Avellino, Baiano, Mirabella<br />

Eclano, e Sant’Angelo dei Lombardi.<br />

‐ La Centrale Operativa del 118 che gestisce l’emergenza territoriale<br />

sanitaria con l’utilizzo di ambulanze medicalizzate, il Centro Mobile di<br />

Rianimazione, l’Eliambulanza e, se necessario, con l’ausilio dei vigili del<br />

fuoco e delle le forze di polizia.<br />

‐ I Presidi Ospedalieri siti nei Comuni di Ariano Irpino, Bisaccia e<br />

Sant’Angerlo dei L.di, Solfora, che garantiscono la continuità<br />

assistenziale<br />

Funzione nel tempo ordinario<br />

Funzione in Emergenza ASL<br />

Redazioni di Piani e Programmi per la tutela della salute<br />

Attua il Piano di Settore e su richiesta della Prefettura fa recare<br />

presso la Sala Operativa i funzionari dei servizi sanità pubblica e<br />

veterinaria, per coadiuvare il responsabile della funzione 2 e 9<br />

della Sala Operativa<br />

Funzione in emergenza 118 Gestisce il Posto Medico Avanzato e su richiesta della<br />

Prefettura fa recare presso la Sala Operativa un funzionario per<br />

coadiuvare il responsabile della funzione 2 della S.O.<br />

Funzione in emergenza<br />

Azienda Ospedaliera<br />

Attua il Piano di Settore e su richiesta della Prefettura fa recare<br />

presso la Sala Operativa un funzionario per coadiuvare il<br />

responsabile della funzione 2 della Sala Operativa<br />

Tabella<br />

Distretti Sanitari ‐ Comuni afferenti<br />

Tavola Distretti Sanitari – Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000<br />

5.04 Mass‐media e informazione<br />

Consentono di comunicare un messaggio o un’informazione ad una massa di<br />

persone nello stesso tempo.<br />

L’attività dei mass‐media si esplica attraverso il servizio Stampa, Radio e Tv. Le<br />

Piano di emergenza provinciale | 38


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

principali testate suddivise nelle varie categorie riferite sono riportate nella<br />

relativa tabella.<br />

Funzione nel tempo ordinario Divulgazione culturale e diffusione capillare dell’informazione<br />

Funzione in Emergenza<br />

Tabella<br />

Oltre alle funzioni svolte nel tempo ordinario dirama i comunicati<br />

stampa del responsabile della F3 della Sala Operativa<br />

Mass Media<br />

5.05 Associazioni di Volontariato<br />

Le Associazioni di Volontariato, operanti nel campo della Protezione Civile, in<br />

Regione Campania sono iscritte, ai sensi del D.P.R. 194/2001 e della delibera di<br />

G.R. n. 2394/2004 , in un registro regionale.<br />

In caso di emergenza vengono attivate dalla Sala Operativa Regionale e devono<br />

collaborare con il responsabile della Funzione 4 della Sala Operativa congiunta<br />

Prefettura‐Provincia.<br />

Le associazioni possono essere anche attivate direttamente dal Dipartimento<br />

Nazionale di Protezione Civile, ex D.P.R. 194/2001, se iscritte nel relativo elenco.<br />

Nella relativa tabella, in allegato, sono riportate le associazioni operanti, nel<br />

territorio della Provincia di Avellino, nel campo della protezione civile, distinte in<br />

associazioni iscritte all’Elenco Nazionale ed al Registro Regionale.<br />

Funzione nel tempo ordinario Divulgazione culturale e formazione<br />

Funzione in Emergenza Coadiuvano i responsabili i delle funzioni 2, 4, 10 e 13 della Sala<br />

Operativa, su attivazione della Regione o del Dipartimento<br />

Tabella<br />

Associazioni di Volontariato<br />

5.06 Gestori di reti e di servizi essenziali<br />

I gestori delle reti e dei servizi essenziali, nel tempo ordinario provvedono alla<br />

gestione delle reti e dei servizi di relativa competenza ed in emergenza oltre a<br />

provvedere al ripristino della funzionalità dei medesimi collaborano, su richiesta<br />

della Prefettura, con i responsabili delle funzioni 5 (materiali e mezzi), 6<br />

(trasporto circolazione e viabilità), 7 (telecomunicazioni), 8 (servizi essenziali) e<br />

13 (assistenza alla popolazione)<br />

5.06.01 Rete viaria e ferroviaria<br />

Gli Enti e le Società proprietari o gestori delle reti viarie, ferroviarie ed aree<br />

(eliporti) con competenza sul territorio provinciale sono:<br />

Piano di emergenza provinciale | 39


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

Rete viaria, extracomunale: Autostrada per l’Italia (AI), Anas s.p.a., Regione<br />

Campania per la viabilità regionale e Provincia di Avellino per la viabilità<br />

provinciale<br />

Rete ferroviaria: Rete Ferrovia Italiana (RFI) e Circumvesuviana<br />

Funzione nel tempo ordinario Redazione del Piano per la gestione delle Emergenze<br />

Gestione delle reti in proprietà o in uso<br />

Funzione in emergenza Attua il Proprio Piano per la gestione delle Emergenza<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare<br />

il responsabile della funzione 6 della Sala Operativa<br />

Tavola Rete viaria ‐ scala 1:80.000<br />

5.06.02 Trasporto pubblico<br />

Il servizio di trasporto più utilizzato in provincia di Avellino è, senza dubbio,<br />

l'autobus.<br />

Le aziende pubbliche operanti sul territorio provinciale sono l’A.IR. e la S.I.T.A.<br />

L’azienda pubblica A.I.R. (Autoservizi Irpini) è l’Azienda che esercita il servizio di<br />

trasporto pubblico in Provincia di Avellino mediante autolinee di carattere<br />

extraurbano.<br />

Assicura il collegamento del Capoluogo Irpino con 96 comuni della provincia,<br />

con Napoli, Benevento, Salerno Università di Fisciano (linee interprovinciali),<br />

con Roma e Foggia (linee interregionali).<br />

La S.I.T.A., ap<strong>parte</strong>nente al Gruppo Ferrovie dello Stato, effettua corse<br />

quotidiane da e per la città di Salerno.<br />

Le aziende private operanti sul territorio provinciale sono le ditte Acierno<br />

Stefano Autoservizi, Bartolini, Di Maio e Sellitto.<br />

Funzione nel tempo ordinario Servizio di Autotrasporto<br />

Funzione in Emergenza Su attivazione del Prefetto, coadiuva i responsabili delle funzioni 6<br />

e 13 della Sala Operativa<br />

5.06.03 Telecomunicazioni<br />

Nel tempo ordinario le comunicazioni da rete fissa e mobile avvengono, in<br />

Campania, principalmente attraverso i gestori I Telecom, Vodafone e Wind.<br />

Ruolo importante, sia nel tempo ordinario che in emergenza, viene svolto anche<br />

dal Ministero dello Sviluppo Economico – Ramo comunicazioni che ha<br />

competenze in merito all’autorizzazione delle frequenze radio ed al<br />

monitoraggio delle stesse e dalla Forza Armata Esercito che in situazione di<br />

emergenza, su richiesta esplicita dell’Autorità prefettizia, interviene con gli<br />

Piano di emergenza provinciale | 40


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

assetti specialistici disponibili con compiti di consulenza e di supporto alle<br />

amministrazioni/agenzie competenti a sviluppare la Funzione<br />

Telecomunicazione.<br />

Rappresentanti degli enti sopraccitati, e dei principali gestori di telefonia, in<br />

caso di eventi di cui alla lett.c par. 1 dell’art. 2 della Legge 225/92, su richiesta del<br />

Prefetto, o in via autonoma si recano presso la Sala Operativa Provinciale.<br />

5.06.03.01 La Sala Radio Interforze<br />

La Prefettura e la Provincia hanno realizzato (vedi paragrafo 3.02) la Sala Radio<br />

Interforze, con la finalità di creare una rete di comunicazione, attraverso le<br />

frequenze radio, delle seguenti componenti del sistema di protezione civile:<br />

Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato,<br />

Vigili del Fuoco,118, Regione Campania, Radioamatori, Laira.CB.<br />

Gli operatori degli Enti e/o Associazioni di cui innanzi, in caso di evento di<br />

particolare gravità (interruzione delle linee telefoniche), su richiesta del<br />

Prefetto, o in via autonoma, si recano presso la Sala Radio della Prefettura e, in<br />

caso di inagibilità di quest’ultima, si recano presso la Sala radio della Provincia,<br />

per collaborare con il responsabile della funzione 7 (telecomunicazione)<br />

5.06.03.02 La rete radio provinciale<br />

La rete radio presente sul territorio della Provincia di Avellino è stata<br />

programmata nel 2003 e successivamente, nel 2006, è stata siglata un’intesa<br />

(approvata con delibera di Giunta Provinciale n. 336 del 9 nov 2007) tra le<br />

associazioni A.R.I e L.A.I.RA.CB., la Prefettura e la Provincia di Avellino.<br />

La Sala Radio Provinciale (S.O.C.U.P. e S.O.P.A.) e le sedi dei Centri Operativi<br />

Misti (C.O.M.) sono dotate di apparati radio con frequenza radioamatoriale e<br />

C.B, mentre le sedi dei Centri Operativi Comunali, dei Comuni che hanno aderito<br />

alla proposta della Provincia stipulando con la stessa apposita convezione, sono<br />

dotate di apparati CB.<br />

Per il buon funzionamento delle comunicazioni sono stati installati 3 ponti radio<br />

nei territori di Chiusano San Domenico, Mercogliano e Trevico.<br />

5.06.04 Gestori del Servizio Idrico Integrato<br />

In Provincia di Avellino non vi è ancora un gestore unico del servizio Idrico<br />

integrato in quanto non sono stati ancora avviati i procedimenti di affidamento<br />

della gestione previsti dalla Legge n. 36/94 e dalla Legge Regionale n. 14/97.<br />

Piano di emergenza provinciale | 41


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

Vi sono ancora diversi Comuni che gestiscono in autonomia, parziale o totale, il<br />

servizio idrico ma la maggior <strong>parte</strong> del territorio è servito da Aziende quali l’Alto<br />

Calore Servizi, l’Acquedotto Pugliese, l’Azienda Speciale Idrica Salernitana,<br />

Azienda Risorse Idriche Napoli, Ente Risorse Idriche Molise.<br />

Per quanto attiene il servizio di depurazione e smaltimento fognario, oltre ad<br />

alcuni Comuni che lo gestiscono in modo autonomo, tale servizio viene svolto<br />

dall’Alto Calore s.p.a, l’Eni acqua, Consorzio Gestioni Servizi.<br />

Funzione nel tempo ordinario Redazione del Piano per la gestione delle Emergenze<br />

Gestione delle reti in proprietà o in uso<br />

Funzione in emergenza Attua il proprio Piano per la gestione delle Emergenza<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per<br />

coadiuvare il responsabile della funzione 8 della Sala Operativa<br />

Tabella<br />

Gestori ciclo integrato delle acque – Comuni afferenti<br />

Tavole Gestori ciclo integrato delle acque ‐ scala 1:300.000<br />

5.06.05 Gestori rete di distribuzione dell’energia elettrica e del gas<br />

Nel territorio della Provincia di Avellino, il distributore dell’energia e quinti<br />

titolare della rete e l’E.N.E.L. Distribuzione s.p.a, mente per il gas la rete ad alta<br />

pressione è gestita dalla S.N.A.M. è la rete a media/bassa pressione dalle società<br />

di cui alla relativa tabella.<br />

Funzione nel tempo ordinario Redazione del Piano per la gestione delle Emergenze<br />

Gestione delle reti in proprietà o in uso<br />

Funzione in emergenza Attua il proprio Piano per la gestione delle Emergenza<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per<br />

coadiuvare il responsabile della funzione 8 della Sala Operativa<br />

Tabella<br />

Rete gas – Distributori<br />

Tavola Rete Gas ‐ ff Distributori ‐ Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000<br />

5.06.06 Strutture Operative<br />

Ai sensi dell’articolo 11 della Legge 225/92 sono Strutture operative nazionali del<br />

Servizio Nazionale della protezione civile:<br />

a. il Corpo nazionale dei vigili del fuoco quale componente fondamentale<br />

della protezione civile (par. 4.06.06.01);<br />

b. le Forze armate (par. 4.06.06.02);<br />

c. le Forze di polizia (par. 4.06.06.03);<br />

d. il Corpo forestale dello Stato (par. 4.06.06.03.03);<br />

e. i Servizi tecnici nazionali (par. 4.01);<br />

Piano di emergenza provinciale | 42


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

f. i gruppi nazionali di ricerca scientifica di cui all'articolo 17, l'Istituto<br />

nazionale di geofisica ed altre istituzioni di Ricerca (par 4.01);<br />

g. la Croce rossa italiana (par. 4.05);<br />

h. le strutture del Servizio sanitario nazionale (par. 4.03);<br />

i. le organizzazioni di volontariato (4.05);<br />

j. l) il Corpo nazionale soccorso alpino‐CNSA (CAI)(par.4.05).<br />

Le strutture operative nazionali svolgono, a richiesta del Dipartimento della<br />

protezione civile, le attivita’ previste dalla presente legge nonche’ compiti di<br />

supporto e consulenza per tutte le amministrazioni componenti il Servizio<br />

nazionale della protezione civile.<br />

5.06.06.01 Vigili del Fuoco<br />

ll Corpo nazionale, al fine di salvaguardare l'incolumità delle persone e<br />

l'integrità dei beni, assicura gli interventi tecnici caratterizzati dal requisito<br />

dell'immediatezza della prestazione, per i quali siano richieste professionalità<br />

tecniche anche ad alto contenuto specialistico ed idonee risorse strumentali, ed<br />

al medesimo fine effettua studi ed esami sperimentali e tecnici nello specifico<br />

settore.<br />

Gli interventi tecnici di soccorso pubblico del Corpo nazionale si limitano ai<br />

compiti di carattere strettamente urgente e cessano al venir meno della<br />

effettiva necessità.<br />

Funzione nel tempo<br />

ordinario<br />

Gli interventi tecnici di soccorso pubblico del Corpo nazionale sono:<br />

‐ opera tecnica di soccorso in occasione di incendi, di incontrollati rilasci di<br />

energia, di improvviso o minacciante crollo strutturale, di frane, di piene, di<br />

alluvioni o di altra pubblica calamità;<br />

‐ opera tecnica di contrasto dei rischi derivanti dall'impiego dell'energia<br />

nucleare e dall'uso di sostanze batteriologiche,<br />

Funzione in<br />

emergenza<br />

In caso di eventi di protezione civile, il Corpo nazionale opera quale<br />

componente fondamentale del Servizio nazionale della Protezione Civile e<br />

assicura, nell'ambito delle proprie competenze tecniche, la direzione degli<br />

interventi tecnici di primo soccorso nel rispetto dei livelli di coordinamento<br />

previsti dalla vigente legislazione<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coordinare le<br />

funzioni n. 12 della Sala Operativa e coadiuvare i responsabili delle funzione<br />

n. 1, 9 e 10.<br />

Assicura la presenza di propri funzionari presso i C.O.M. eventualmente<br />

attivati.<br />

TABELLA<br />

Vigili del Fuoco (Comando, Distaccamenti) – Comuni afferenti<br />

TAVOLA Vigili del Fuoco (Comando, Distaccamenti) – Comuni afferenti ‐<br />

Competenza territoriale ‐ Scala 1:300.000<br />

Piano di emergenza provinciale | 43


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

5.06.06.02 Forze Armate<br />

Le Forze Armate presenti sul territorio provinciale sono l’Esercito ed i<br />

Carabinieri<br />

5.06.06.02.01 Esercito<br />

I concorsi operativi dell’Esercito in situazioni di emergenza, nell’area centromeridionale,<br />

vengono diretti e coordinati dal 2° Comando delle Forze di Difesa<br />

(2° FOD) con sede in San Giorgio a Cremano (Na) a cui dovranno essere<br />

indirizzati tutte le eventuali richieste in termini di compiti da assolvere.<br />

L’Autorità Militare, in base alle richieste, definisce gli assetti specialistici più<br />

idonei per assicurare il concorso richiesto.<br />

In tale ambito, allo scopo di coadiuvare le autorità incaricate della gestione delle<br />

emergenze (Prefetto/Autorità Enti Locali, il 2° FOD, su richiesta<br />

dell’UTG/Provincia, ovvero di iniziativa, distaccherà un proprio qualificato<br />

rappresentante (Ufficiale di collegamento) presso il CCS/COM..<br />

Detto Personale, nello specifico, avrà il compito di indirizzare correttamente<br />

l’eventuale richiesta di concorso all’organizzazione militare all’uopo attivata.<br />

Funzione nel tempo ordinario Svolge i compiti istituzionali previsti dalla normativa vigente<br />

quale componente delle Forze armate<br />

Quale componente delle struttura operativa del Servizio<br />

nazionale di protezione civile, attua il proprio piano<br />

d’intervento per pubbliche calamità.<br />

Su richiesta della Prefettura assicura la presenza dell’ufficiale di<br />

collegamento presso il C.C.S.<br />

Funzione in emergenza In Sala operativa si recano i referenti precedentemente<br />

individuati al fine di coadiuvare i responsabili delle funzioni 1, 5,<br />

7, 10 e 12 della Sala Operativa.<br />

Assicura la presenza di un proprio funzionario presso i C.O.M.<br />

eventualmente attivati<br />

5.06.06.02.02 Arma dei Carabinieri<br />

L’Arma dei Carabinieri esercita funzioni di polizia giudiziaria e di pubblica<br />

sicurezza, oltre che compiti di polizia militare.<br />

Si occupa della difesa della Patria, della salvaguardia delle istituzioni e della<br />

tutela del bene della collettività nazionale; <strong>parte</strong>cipa anche a operazioni militari<br />

in Italia e all’estero.<br />

Piano di emergenza provinciale | 44


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

Funzione nel tempo<br />

ordinario<br />

Funzione in emergenza<br />

TABELLA<br />

TAVOLA<br />

Svolge i compiti istituzionali previsti dalla normativa vigente sia<br />

come componente delle Forze armate che delle Forze di polizia.<br />

Quale componente delle strutture operative del Servizio<br />

nazionale di protezione civile, assicura la continuità del servizio<br />

di istituto nelle aree colpite dalle pubbliche calamità e<br />

concorre alla attività di soccorso alle popolazioni coinvolte.<br />

Attua il proprio piano settoriale per l’emergenza di specie.<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per<br />

coadiuvare il responsabile della funzioni n. 6 e 10 della Sala<br />

Operativa.<br />

Assicura la presenza di un proprio funzionario presso i C.O.M.<br />

eventualmente attivati<br />

Carabinieri (Compagnie e Stazioni) ‐ Comuni afferenti<br />

Carabinieri (Compagnie e Stazioni) – Competenza<br />

territoriale ‐ Scala 1:300.000<br />

5.06.06.03 Forze di Polizia<br />

Ai fini della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, oltre alla polizia di Stato<br />

sono forze di Polizia, fermi restando i rispettivi ordinamenti e dipendenze:<br />

a. l'Arma dei carabinieri, quale forza armata in servizio permanente di<br />

pubblica sicurezza;<br />

b. il Corpo della guardia di finanza, oltre ad essere Polizia economica e<br />

finanziaria, concorre al mantenimento dell'ordine e della sicurezza<br />

pubblica. Fatte salve le rispettive attribuzioni e le normative dei vigenti<br />

ordinamenti, sono altresì forze di polizia e possono essere chiamati a<br />

concorrere nell'espletamento di servizi di ordine e sicurezza pubblica il<br />

Corpo di Polizia Penitenziaria.<br />

5.06.06.03.01 Polizia di Stato<br />

La Polizia di Stato “tutela l’esercizio delle libertà e dei diritti dei cittadini; vigila<br />

sull’osservanza delle leggi…; tutela l’ordine e la sicurezza pubblica; provvede<br />

alla prevenzione e alla repressione dei reati; presta soccorso in caso di calamità<br />

e di infortuni”, come stabilisce l’articolo 24 della Legge n. 121/1981 “Nuovo<br />

ordinamento dell’amministrazione della pubblica sicurezza”<br />

Piano di emergenza provinciale | 45


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

Funzione nel tempo<br />

ordinario<br />

Funzione in emergenza<br />

TABELLA<br />

TAVOLA<br />

Svolge i compiti istituzionali previsti dalla normativa vigente<br />

finalizzati<br />

Quale ll componente l d ll’ d delle dStruttura ll operative bbl del Servizio nazionale di<br />

protezione civile concorre alla attività di soccorso alle popolazioni<br />

coinvolte.<br />

Attua il proprio piano settoriale per l’emergenza di specie<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coordinare la<br />

funzione n.10. Coordina attraverso la polizia stradale la funzione n. 6<br />

della S.O.<br />

Assicura la presenza di un proprio funzionario presso i C.O.M.<br />

eventualmente attivati.<br />

Polizia di Stato (Questura e Commissariati) – Comuni afferenti<br />

Polizia di Stato (Questura e Commissariati) – Competenza<br />

territoriale ‐ Scala 1:300.000<br />

5.06.06.03.02 Guardia di finanza<br />

Il Corpo della Guardia di finanza, oltre ad essere Polizia economica e finanziaria,<br />

concorre al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica. E’ strutturata<br />

in Compagnie, Brigate e Tenenze le cui sedi e competenze territoriali sono<br />

rilevabili dalla relativa tavola.<br />

Funzione nel tempo ordinario Svolge i compiti istituzionali previsti dalla normativa vigente<br />

compresi il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica.<br />

Funzione in emergenza Quale componente delle strutture operative del Servizio nazionale<br />

di protezione civile concorre alla attività di soccorso alle<br />

popolazioni coinvolte.<br />

Attua il proprio piano settoriale per l’emergenza di specie.<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare<br />

il responsabile delle funzioni n. 6 e 10 della Sala Operativa.<br />

TABELLA<br />

Guardia di Finanza – Comuni afferenti<br />

TAVOLA Guardia di Finanza ‐ Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000<br />

5.06.06.03.03 Corpo Forestale dello Stato<br />

Il Corpo forestale dello Stato, istituito nel 1822, è una forza di polizia ad<br />

ordinamento civile, specializzata nella tutela del patrimonio naturale e<br />

paesaggistico, nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e<br />

agroalimentare. La molteplicità dei compiti affidati alla Forestale affonda le<br />

radici in una storia professionale dedicata alla difesa dei boschi, che si è evoluta<br />

nel tempo fino a comprendere ogni attività di salvaguardia delle risorse<br />

agroambientali, del patrimonio faunistico e naturalistico nazionale.<br />

Piano di emergenza provinciale | 46


Inquadramento generale<br />

Inquadramento amministrativo<br />

Funzione nel tempo<br />

ordinario<br />

Funzione in emergenza<br />

TABELLA<br />

Svolge i compiti istituzionali previsti dalla normativa vigente compresi<br />

le funzioni di polizia giudiziaria ed il mantenimento dell’ordine e della<br />

sicurezza pubblica.<br />

Quale componente delle strutture operative del Servizio nazionale di<br />

protezione civile concorre alla attività di soccorso alle popolazioni<br />

coinvolte.<br />

Attua il proprio piano settoriale per l’emergenza di specie<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coordinare la<br />

funzione n. 5 della sala operativa e collaborare con il responsabile della<br />

funzione n. 10 della Sala Operativa.<br />

Assicura la presenza di un proprio funzionario presso i C.O.M.<br />

eventualmente attivati.<br />

Corpo Forestale dello Stato – Comuni afferenti<br />

TAVOLA Corpo Forestale dello Stato ‐ Competenza territoriale ‐ scala 1:300.000<br />

5.06.06.03.03 Corpo di Polizia Penitenziaria<br />

Il Corpo di polizia penitenziaria è una delle cinque forze dell'ordine italiane,<br />

dipendente dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero<br />

della giustizia.<br />

Così come la Polizia di Stato ed il Corpo forestale dello Stato, il Corpo di polizia<br />

penitenziaria è una forza di polizia civile ad ordinamento speciale, altresì nota<br />

come "Corpo militarmente organizzato". Quest'ultima definizione non implica la<br />

militarità del Corpo, ma l'organizzazione che si rifà chiaramente ad una struttura<br />

militare. Per quanto concerne la definizione di "ordinamento speciale" si deve al<br />

fatto che il personale del Corpo di Polizia penitenziaria (nonché quello della<br />

Polizia di Stato e del Corpo forestale dello Stato) è differente dal personale di<br />

qualsiasi altro ente civile o militare della Repubblica italiana.<br />

Svolge compiti di polizia giudiziaria, pubblica sicurezza e di gestione delle<br />

persone sottoposte a provvedimenti di restrizione o limitazione della libertà<br />

personale. Espleta inoltre attività di polizia stradale ai sensi dell'art. 12 del<br />

Codice della strada, <strong>parte</strong>cipa al mantenimento dell'ordine pubblico, svolge<br />

attività di polizia giudiziaria e pubblica sicurezza anche al di fuori dell'ambiente<br />

penitenziario, così come tutte le altre forze di polizia, svolge attività di scorta a<br />

tutela di personalità istituzionali (ministro della giustizia, sottosegretari di stato)<br />

e di magistrati.<br />

Piano di emergenza provinciale | 47


Inquadramento generale<br />

Il modello d’intervento<br />

Svolge i compiti istituzionali previsti dalla normativa vigente<br />

Funzione nel tempo ordinario compresi il concorso al mantenimento dell’ordine e della sicurezza<br />

pubblica.<br />

Funzione in emergenza Quale componente delle strutture operative del Servizio nazionale<br />

di protezione civile, concorre alla attività di soccorso alle popolazioni<br />

coinvolte.<br />

Attua il proprio piano settoriale per l’emergenza di specie<br />

Su richiesta della Prefettura si reca presso il C.C.S. per coadiuvare il<br />

responsabile della funzione n. 10 della Sala Operativa.<br />

Assicura la presenza di un proprio funzionario presso i C.O.M.<br />

eventualmente attivati.<br />

Piano di emergenza provinciale | 48


Inquadramento generale<br />

Cartografia di base<br />

6. CARTOGRAFIA <strong>DI</strong> BASE<br />

Il territorio provinciale, sia nella sua suddivisione amministrativa che<br />

nell’aspetto fisico‐geografico, deve essere rappresentato con l’ausilio di un<br />

sistema informativo geografico (G.I.S.). Allo stato il servizio protezione civile è<br />

dotato del software ESRI Arcgis 9.2 e sta utilizzando, quale sistema di<br />

riferimento, il WGS 84 (ETRF89) – UTM fuso33, così come da progetto O.R.CA.<br />

(Ortofoto Regione Campania) della Regione.<br />

La cartografia di base utilizzata per la redazione del Piano, in dotazione del<br />

Settore Urbanistica dell’Ente, ed in particolare del Servizio Pianificazione<br />

Strategica, Pianificazione e SIT, visibile sul sito web del Sistema Informativo<br />

Territoriale della Provincia di Avellino denominato "GEOPORTALE SIAT"<br />

raggiungibile dal sito http://siat.provincia.avellino.it/portal è la seguente,<br />

suddivisa tra dati Raster, dati vettoriali e dati grid:<br />

6.01.1 Dati Raster<br />

1. Carta Topografica IGM scala 1:50.000 (intero territorio provinciale) ( tif+tfw);<br />

2. Carta Tecnica Regione Campania scala 1:25.000 ‐ (intero territorio<br />

provinciale) (tif + tfw; ecw );<br />

3. Ortofoto a colori in scala 1:10.000 produzione C.G.R. anno 1998 – (intero<br />

territorio provinciale) ( tif + tfw; ecw );<br />

4. Ortofoto a colori in scala 1:25.000 produzione C.G.R. anno 1998 – (intero<br />

territorio provinciale) ( tif + tfw; ecw)<br />

5. Ortofoto a colori Progetto O.R.C.A. – Regione Campania anno 2004 – scala<br />

1:5.000 (intero territorio provinciale) (tif + tfw; ecw) Ortofoto a colori<br />

Progetto O.R.C.A. – Regione Campania anno 2004 – in scala 1:10.000 e<br />

1:25.000 (tif + tfw; ecw)<br />

6.02 Dati Vettoriali<br />

1. Tematismi formato (shp) forniti dalla Regione Campania e prodotti nell’ambito<br />

dagli “Strati prioritari – Intesa GIS”<br />

a. Limiti comunali<br />

b. Limiti provinciali<br />

c. Limite regionale<br />

d. Centri abitati<br />

e. Autostrade.shp<br />

f. Caselli_Autostrade.shp<br />

g. Ferrovie_previste.shp<br />

h. Gallerie_ferov.shp<br />

Piano di emergenza provinciale | 49


Inquadramento generale<br />

Cartografia di base<br />

i. Idrografia.shp<br />

j. Rete_feroviaria.shp<br />

k. Stazioni_ferov.shp<br />

2. Tematismi vettoriali estratti da CTR 1:25.000 (shp)<br />

a. confini comunali<br />

b. centri abitati<br />

c. idrografia<br />

d. bacini idrografici<br />

e. strade<br />

f. vincolo idrogeologico<br />

3. Tematismi vettoriali estratti da IGM 1:50.000 (shp)<br />

a. confini comunali<br />

b. centri abitati<br />

c. idrografia<br />

d. strade<br />

4. Curve di livello formato dwg (intero territorio) da sezioni 10.000 ortofoto CGR<br />

anno 1998<br />

5. Elementi Carta Tecnica Regionale (CTR) edizione 1998, in scala 1:5000 (dwg e<br />

shp)<br />

6. Tematismi vettoriali estratti dalla CTR 1:5000 anno 1998 divisi per livelli (207) e<br />

raggruppati secondo i seguenti Temi<br />

a. Viabilità<br />

b. Edifici – Manufatti – Limiti ‐ Simboli<br />

c. Idro g rafia‐Opere Idrauliche<br />

d. Trasporto Fluidi – Energia ‐ Persone<br />

e. Morfolo g ia<br />

f. Vegetazione<br />

g. Elementi Geodetici<br />

h. Limiti Amministrativi<br />

i. Toponomastica<br />

7. Tematismi prodotti nell’ambito del Progetto P.E.C. Incendi della Regione<br />

Campania (datum WGS84):<br />

a. Confini comunali<br />

b. Scuole<br />

c. Edifici<br />

d. Municipi<br />

e. Strade<br />

f. Strutture (ponti e gallerie)<br />

Piano di emergenza provinciale | 50


Inquadramento generale<br />

Cartografia di base<br />

g. Curve di Livello<br />

8. Tematismi pubblicati dal SIT della Regione Campania:<br />

a. Parchi Nazionali<br />

b. Parchi e Riserve Regionali<br />

c. Siti di Interesse Comunitario (SIC)<br />

d. Zone di Protezione Speciale (ZPS)<br />

e. Siti Bio_Italy<br />

6.03 Dati Grid<br />

1. DEM intero territorio provinciale ricavato dalla mosaicatura dei dati matrix prodotti<br />

dall’IGM (passo 20m.)<br />

2. GRID intero territorio provinciale ricavato dal DTM ascii fornito nell’ ambito del<br />

Progetto ORCA (passo 5m.)<br />

I temi trasmessi dalla Regione Campania nell’ambito del Progetto P.E.C Incendi<br />

devono essere integrati attraverso l’acquisizione dei dati di cui alle schede<br />

allegate al sistema di raccolta dati sia a livello comunale che provinciale. Inoltre,<br />

sarà necessario, considerato che allo stato attuale alcune cartografie di base<br />

possono fare riferimento a diversi sistemi di proiezione, uniformare gli stessi al<br />

sistema di proiezione scelto (WGS‐UTM33), secondo le procedure concordate<br />

con il Settore Cartografia della Regione Campania.<br />

6.04 Elementi cartografici<br />

Il Piano di Emergenza Provinciale deve avere, quale base per la valutazione dei<br />

rischi presenti sul territorio, un quadro conoscitivo di riferimento quanto più<br />

preciso e completo il territorio. Quest’ultimo va analizzato sia dal punto di vista<br />

fisico che insediativo. Un utile supporto tecnico, a tal fine, e rappresentato dal<br />

Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP): strumento urbanistico<br />

che rappresenta e riassume tutte le conoscenze del territorio provinciale a<br />

rappresentazione cartografica del sistema fisico‐geografico.<br />

La Provincia di Avellino, con delibera di Consiglio Provinciale n. 51 del<br />

22/04/2004, ha adottato il Preliminare del Piano Territoriale di Coordinamento<br />

Provinciale (PTCP) redatto dal Settore Politica del Territorio con la consulenza<br />

scientifica del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio<br />

dell’Università Federico II di Napoli per la realizzazione degli elaborati del<br />

preliminare di PTCP.<br />

Per quanto attiene l’inquadramento generale del territorio, ovvero per quegli<br />

aspetti comuni a tutti gli scenari di rischio, sono stati individuati i seguenti<br />

Piano di emergenza provinciale | 51


Inquadramento generale<br />

Cartografia di base<br />

elementi di cui alcuni già cartografati ed altri in via di completamento:<br />

1. confini comunali<br />

2. abitanti per comune e densità di popolazione<br />

3. centri operativi misti<br />

4. zone di allerta meteo<br />

5. centri abitati<br />

6. edifici<br />

7. strutture<br />

8. municipi<br />

9. rete stradale<br />

10. scuole (da completare)<br />

11. altimetria<br />

12. curve di livello<br />

13. idrografia<br />

14. complessi litologici<br />

15. idrogeologia<br />

16. morfologia (da completare)<br />

17. vulnerabilità degli acquiferi<br />

18. uso del suolo<br />

19. uso agricolo del suolo<br />

20. montana<br />

21. aree protette<br />

22. geologica<br />

23. geomorfologica (da completare)<br />

24. bacini idrografici con l’ubicazione degli invasi<br />

25. aree di ammassamento soccorritori e risorse<br />

26. rete ferroviaria<br />

Piano di emergenza provinciale | 52


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

7. INQUADRAMENTO FISICO GEOGRAFICO 1<br />

La provincia di Avellino si estende nella <strong>parte</strong> centrale dell’Appennino campano;<br />

essa è delimitata a nord dall’Appennino Sannita, che segna il confine con la<br />

provincia di Benevento, a sud dalla catena dei Monti Picentini, che fa da<br />

separazione con la Provincia di Salerno; ad ovest, la piana del nolano e più a sud<br />

la piana vesuviana segnano il confine con la Provincia di Napoli. Il limite orientale<br />

della Provincia coincide con il limite della Regione Campania. In particolare, il<br />

corso superiore del fiume Ofanto ne segna il confine con la Provincia di Potenza<br />

(Basilicata) mentre il confine con la Provincia di Foggia (Puglia) taglia<br />

longitudinalmente il subappennino Dauno che degrada verso l’Adriatico.<br />

7.01 Altimetria e Morfologia<br />

Il territorio Provinciale ha una superficie pari a 2792 Kmq di cui il 68% è<br />

classificato come montagna, e poco più del 30% della superficie è classificata<br />

come territorio collinare. Dei 119 Comuni che ricadono nella Provincia di Avellino<br />

ben 54 vengono classificati dall’Istat come ricadenti nella zona altimetrica di<br />

montagna interna; mentre i restanti 65 ricadono nella zona altimetrica di collina<br />

interna. Ciò significa che circa la metà del territorio avellinese è caratterizzato<br />

dalla presenza di massicci montuosi con un’altezza che supera i 700 mt, mentre i<br />

territori di collina sono caratterizzati da rilievi con altitudini variabili tra i 300 e i<br />

700 mt. Dei 54 Comuni montani va inoltre considerato che 47 sono classificati<br />

come Comuni totalmente montani.<br />

Anche il dato Istat riferito alla quota altimetrica dei centri edificati evidenzia<br />

come ben 26 centri edificati siano posti ad una quota che supera i 700 metri, con<br />

picchi come il centro edificato di Trevico posto a 1090 mt.. Sono invece 18 i centri<br />

edificati posti al di sotto della quota dei 300 mt (di cui numerosi sono collocati ad<br />

una quota tra i 200 e 250 mt).<br />

Le maggiori altitudini, superiori ai 1800 mt, si registrano nell’area meridionale<br />

della Provincia, l’area dei Monti Picentini, nei territori comunali di Bagnoli Irpino,<br />

Calabritto, Serino e Volturara Irpina.<br />

Il territorio Provinciale, dal punto di vista orografico, può essere articolato in due<br />

macroaree, separate dalla valle del Fiume Calore: l’area occidentale,<br />

caratterizzata da significativi massicci montuosi culminanti con aspre vette, in cui<br />

sono collocate le cime più elevate, lungo la dorsale del Partenio (Monte Avella,<br />

1591 mt e Monte Vergine, 1460 mt) e nel complesso dei Picentini (Monte<br />

Terminio, 1786 mt; Monte Acellica, 1660 mt); l’area orientale, caratterizzata da<br />

1 Studi propedeutici al preliminare del Piano territoriale di Coordinamento PTCP della Provincia di Avellino - 2004<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

53


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

colline che non superano in genere gli 850 mt e solcata da numerosi fiumi e<br />

torrenti.<br />

Unica eccezione è nella <strong>parte</strong> più a sud del territorio dove, al confine con il<br />

salernitano, ancora nei Picentini, si innalza il Monte Cervialto (1809 mt.), punto di<br />

massima elevazione del complesso dei Picentini oltre che dell’intera Provincia.<br />

Il complesso dei Picentini è caratterizzato anche dalla presenza di due altopiani:<br />

la Piana del Dragone (666 mt. s.l.m.) e la Piana del Laceno (1045 mt. s.l.m.). Posti<br />

sul fondo di conche carsiche, entrambe si caratterizzavano come bacini lacustri<br />

temporanei; la Piana del Dragone è stata oggetto di interventi di bonifica e si<br />

presenta attualmente come una vasta piana abitata e coltivata, mentre, la Piana<br />

del Laceno è prevalentemente destinata a pascolo, presentandosi come bacino<br />

lacustre di limitata estensione che accresce le sue dimensioni nella stagione<br />

invernale.<br />

Altri altopiani di dimensioni più contenute (Piano Verteglie, Piano Acquenere,<br />

ecc.) caratterizzano il complesso dei Picentini, presentandosi come vaste radure<br />

prevalentemente destinate a pascolo.<br />

Nell’area orientale, oltre la valle del Calore, le principali vette (oltre i 1200 mt)<br />

sono tutte localizzate nell’area meridionale e fanno <strong>parte</strong> del complesso dei<br />

Monti Picentini: oltre al già citato Monte Cervialto, si ricordano il Monte<br />

Raiamagra (1667), il Monte Calvello (1579), il Monte Boschetiello (1574), il Monte<br />

della Croce (1530), il Montagnone (1490), ecc.<br />

Nella fascia compresa tra gli 800 e i 1200 mt si evidenzia il sistema montuoso<br />

dell’Alta Irpinia che separa la valle dell’Ofanto dalla valle dell’Ufita, tra le cui<br />

vette principali ricordiamo il Monte Origlio (950 mt), il Monte Mattina (918 mt),<br />

la Serra della Spia (913 mt), il Monte di Pietra Palomba (860 mt), ecc.; l’area di<br />

Trevico, il territorio comunale il cui centro edificato ha l’altitudine maggiore<br />

dell’intera Provincia e che domina la valle dell’Ufita; l’area del Monte Molara<br />

(936 mt) che domina il centro di Zungoli. Nell’area più a nord, verso il<br />

beneventano, le cime del Monte Calvello (944 mt), del Monte Rovitello (916 mt),<br />

che domina Greci, e La Montagna (956 mt) nel territorio di Montaguto.<br />

7.02 Litologia e Geologia<br />

La Provincia di Avellino viene attraversata, con direzione sud‐est nord‐ovest dalla<br />

catena appenninica. Dal punto di vista geologico‐strutturale, quest’ultima, è<br />

caratterizzata da una complessa struttura a coltri di ricoprimento derivanti dallo<br />

scollamento e raccorciamento delle coperture sedimentarie di domini<br />

paleogeografici ap<strong>parte</strong>nenti al margine settentrionale della placca africanopadana,<br />

trasportati verso l’avampaese padano‐adriatico‐ionico, a partire<br />

dall’Oligocene superiore.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

54


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

L’orogenesi della catena appenninica, dunque, è dovuta alla collisione di due<br />

croste continentali (placca africano padana e quella padano‐adriatico‐ionica) con<br />

la conseguente sovrapposizione di varie unità con caratteristiche differenti,<br />

formatesi in seguito a fenomeni di compressione ed accavallamento che hanno<br />

dato luogo a dei depositi alloctoni che costituiscono delle coltri di ricoprimento.<br />

L’evoluzione tettonica dell’Appennino, dall’Oligocene superiore fino al Miocene<br />

medio, viene messa in relazione alla convergenza tra la placca europea e quella<br />

africano‐adriatica, mentre a partire dal Tortoniano superiore fino al Quaternario<br />

la propagazione dei thrusts nella catena e l’apertura del bacino tirrenico sono<br />

statti controllati dai roll‐back della litosfera dell’avampaese in subduzione.<br />

La catena appenninica è caratterizzata da una struttura riferibile ad un sistema<br />

duplex, in cui un complesso di thrusts sheets carbonatici, derivanti dalla<br />

deformazione della piattaforma apula è sepolto al disotto di una serie di coltri di<br />

ricoprimento di provenienza interna derivanti dalla deformazione di domini di<br />

piattaforma carbonatica, di domini di transizione tra piattaforma e bacino, di<br />

domini bacinali avvenuta tra il Miocene superiore ed il Pliocene superiore‐<br />

Pleistocene inferiore.<br />

Sulle unità tettoniche che costituiscono l’ossatura della catena appenninica<br />

giacciono, con contatto stratigrafico discordante, successioni argillose, sabbiose<br />

e conglomeratiche mioplioceniche di ambiente marino, di ambiente transizionale<br />

da marino a continentale e di ambiente continentale, che rappresentano il<br />

riempimento di bacini che si impostavano sulle coltri di ricoprimento della catena<br />

(thrust top basin) durante le fasi di strutturazione della catena stessa 2 .<br />

I depositi quaternari, sia essi recenti che vulcanici, ricoprono le unità<br />

sopradescritte ed in particolare i depositi vulcanici hanno spessori significativi<br />

nella fascia est del territorio Provinciale mentre i depositi sedimentari sono<br />

maggiormente rappresentati lungo le valli fluviali e gli altopiani.<br />

In sintesi, quindi, le caratteristiche geologiche del territorio provinciale possono<br />

essere schematizzate facendo riferimento a quelle corrispondenti al tratto<br />

campano della catena appenninica meridionale, la cui genesi, struttura e entità<br />

delle dislocazioni (di tipo sia distensivo che compressivo), oltre che la<br />

preponderante tipologia dei sedimenti e le relative caratteristiche sismo<br />

genetiche, connotano un territorio fragile soggetto ad una evoluzione<br />

geomorfologica accelerata, che si manifesta con i ben noti fenomeni franosi e<br />

con rilevanti processi erosivi.<br />

Da un punto di vista prettamente litologico è possibile classificare i depositi delle<br />

varie unità stratigrafico‐strutturali presenti sul territorio provinciale secondo il<br />

seguente schema.<br />

2<br />

D’Argenio et al., 1986; Patacca e Scandone, 1989)<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

55


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

I complessi riportati sono stati desunti dalla “Carta geologica dell’Appennino<br />

Meridionale” 3 , in scala 1:250.000, come rappresentato nella figura 1:<br />

“Carta geologica dell’Appennino Meridionale” Quaternario ‐ Depositi sedimentari<br />

1. Quaternario ‐ Vulcanico<br />

2. Unità litostratigrafiche neogeniche da pre a tardo orogene<br />

3. Unità tettoniche derivate dalla deformazione dei domini appenninici esterni<br />

4. Unità tettoniche derivate dalla deformazione dei domini interni<br />

FIGURA 1<br />

I domini sopradescritti si possono distinguere, nell’ambito Provinciale, attraverso<br />

cinque complessi litologici (vedi fig. 2) che accorpano le diverse formazioni<br />

litologiche esistenti e riportate nella citata “Carta geologica dell’Appennino<br />

Meridionale” visionabile nell’allegata tavola:<br />

1. Complessi alluvionali, detritici, lagunari e lacustri<br />

2. Complessi vulcanico‐sedimentari;<br />

3. Complessi argillosi‐marnosi<br />

4. Complessi conglomeratici‐arenacei<br />

5. Complessi calcareo‐dolomitici<br />

3 Carta Geologica dell'appennino meridionale ‐ G. Bonardi, B. D'Argenio, V. Perrone ‐ 74° Congresso della Società<br />

Geologica Italiana ‐ Sorrento 13‐17 Settembre 1988.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

56


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

FIGURA 2<br />

In figura 3 è possibile osservare i complessi corrispondenti ai depositi di cui in<br />

figura 1.<br />

Ai depositi quaternari corrispondono i complessi alluvionali, detritici, lagunari e lacustri o<br />

vulcanico‐sedimentari.<br />

Le Unità litostratigrafiche neogeniche da pre a tardo orogene sono costituite dai complessi<br />

argillosi‐marnosi e conglomeratici‐arenacei.<br />

Le Unità tettoniche derivate dalla deformazione dei domini appenninici esterni sono<br />

costituite, anche esse da alcuni complessi argillosi‐marnosi e dai complessi calcareodolomitici.<br />

Infine le Unità tettoniche derivate dalla deformazione dei domini interni sono costituiti<br />

essenzialmente dai complessi argillosi‐marnosi.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

57


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

FIGURA 3<br />

I domini di cui alla figura 1 sono a loro volta costituiti da unità o formazioni<br />

specifiche osservabili in figura 4. In particolare si rileva:<br />

1) per i depositi sedimentari quaternari<br />

- Alluvioni, sedimenti lacustri e lagunari<br />

- Depositi detrici di versante<br />

- Depositi detritici e caotici da frana<br />

- Depositi eluviali<br />

- Depositi alluvionali terrazzati<br />

- Detriti di falda cementati, terra rossa<br />

- Depositi lacustri terrazzati<br />

- Conglomerati alluvionali dislocati<br />

2) per i depositi vulcanici quaternari<br />

- Piroclastiti da flusso (Ignimbrite Campana e Tufo Giallo)<br />

- Depositi piroclastici da caduta<br />

- Deposito vulcanico – sedimentario<br />

3) per le Unità litostratigrafiche neogeniche da pre a tardo orogene<br />

- Unità di Ariano (Pliocene medio‐inferiore)<br />

- Unità di Altavilla e Villamaina (Pliocene inferiore‐Tortoniano superiore)<br />

- Formazione di Serrapalazzo, ovvero, Unità Irpine Esterne (Tortoniano inferiore –<br />

Langhiano superiore)<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

58


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

- Formazione di Castelvetere, ovvero, Unità Irpine Interne (Tortoniano Inferiore‐<br />

Serravalliano)<br />

- Olistoliti della formazione di Castelvetere<br />

- Flysch Numidico che, stratigraficamente, segue in concordanza il Flysch Rosso<br />

(Langhiano – Oligocene Superiore)<br />

4) per le Unità tettoniche derivate dalla deformazione dei domini appenninici esterni<br />

- Unità di Lagonegro II – “Flysch Rosso” (Oligocene‐Cretacico superiore)<br />

- Unità di Lagonegro II – “Flysch Galestrino” (Cretacico inferiore)<br />

- Unità Monti Picentini‐Taburno–Calcari a rudiste (Cretacico superiore)<br />

- Unità Monti Picentini‐Taburno–Depositi Cartonatici di Piattaforma (Cretacico<br />

inferiore‐Lias)<br />

- Unità Monti Picentini‐Taburno‐Dolomie, marne,calcareniti e scisti bituminosi (Lias<br />

Inferiore‐Trias superiore)<br />

5) per le Unità tettoniche derivate dalla deformazione dei domini interni<br />

- Unità Sicilidi – Calcareniti, argilliti, argille variegate, arenarie (Miocene inferiore‐<br />

Cretacico)<br />

LEGENDA FIGURA 4<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

59


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

FIGURA 4<br />

In figura 5 sono stati messi in relazione i complessi geologici con le<br />

formazioni/unità che essi costituiscono.<br />

Dall’osservazione di tale figura si evidenzia che:<br />

1. I sedimenti quaternari sono costituiti da:<br />

1.1 Complessi alluvionali e sedimenti lacustri costituiti dai seguenti depositi:<br />

- Alluvioni, sedimenti lacustri e lagunari, rappresentati da lenti alternate di sedimenti<br />

argilloso, sabbioso, ghiaiosi. Essi costituiscono il riempimenti di bacini fluvio‐lacustri<br />

come la Valle Caudina (nei comuni di Rotondi, Cervinara e San Martino Valle<br />

Caudina), la Valle dell’Ufita (comuni di Flumeri, Frigento, Grottaminarda, Sturno,<br />

Frigento e Guardia dei Lombardi), la piana del Dragone (comune di Volturara Irpina)<br />

e quella del Laceno (comune di Bagnoli Irpino). Sono presenti affioramenti nella<br />

Valle della Solofrana e del vallone Borgo (comuni di Montoro Inferiore, Montoro<br />

Superiore e Solofra), oltre che lungo le valli dei Fiumi Calore, Sabato e Ofanto.<br />

- Depositi alluvionali terrazzati, rappresentati da lenti di sedimenti di sabbie, limi e<br />

ghiaie variamente mescolate. Quelli attuali sono generalmente sciolti, mentre quelli<br />

più antichi sono molto più addensati. Essi sono localizzati nei terrazzi alluvionali fino<br />

anche a 40 – 50 metri nella <strong>parte</strong> alta dall’alveo attuale del fiume Sabato nei<br />

territori dei comuni di Serino, Santa Lucia di Serino e Santo Stefano del Sole. Sono<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

60


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

presenti inoltre lungo gli alvei del torrente Piceglia (affluente del Sele) nel comune<br />

di Senerchia e nella media valle del fiume Ufita nel comune di Sturno.<br />

- Depositi lacustri terrazzati, anche questi depositi sono rappresentati da lenti di<br />

sedimenti di sabbie, limi e ghiaie variamente mescolate. Si localizzano lungo la valle<br />

del fiume Calore nei territori dei comuni di Venticano e Pietradefusi, oltre che<br />

nell’alta valle del fiume Ofanto nei comuni di Lioni e Nusco.<br />

- Conglomerati alluvionali dislocati, costituiti da conglomerati poligenici ed<br />

eterometrici distribuiti nella <strong>parte</strong> alta della valle della Solofrana (Vallone Formicosa<br />

nel territorio di Montoro Inferiore), oltre che nell’ambito delle formazioni calcareodolomitiche<br />

dei Monti Picentini nei territorio di Senerchia.<br />

1.2 Complessi detritici e depositi eluviali costituti dai seguenti depositi:<br />

- Depositi detritici di versante, costituiti dai materiali degradati dai versanti montani e<br />

depositati alla base di rispettivi rilievi e composti da materiale clastico di<br />

granulometria variabile dalle ghiaie, alle sabbie, ai limi. Possono essere sia sciolti che<br />

addensati in relazione alla rispettiva età di deposizione. Sono presenti alla base dei<br />

rilievi calcarei del Partenio e dei Picentini, dei Monti di Avella e della Valle di Lauro,<br />

- Depositi detrici e caotici da frana,<br />

- Depositi eluviali<br />

- Detriti di falda cementati, terra rossa.<br />

Queste formazioni sono rappresentate da materiali di disfacimento dei versanti<br />

montani che si sono depositati alla base degli stessi per gravità. Sono costituiti da<br />

materiale clastico grossolano, sia sciolto che cementato, alla luce dell’età di<br />

deposizione. Sono ubicati prevalentemente ala base dei gruppi montuosi del<br />

Partenio e dei Picentini.<br />

1.3 Complessi vulcanici costituiti dai seguenti depositi:<br />

- Piroclastiti da flusso (Ignimbrite Campana e Tufo Giallo)<br />

- Depositi di piroclastici da caduta<br />

- Deposito vulcanico – sedimentario<br />

Queste formazioni sono rappresentati dai depositi vulcanici, sia originati dalle<br />

eruzioni del Somma Vesuvio e che da quelle dei Campi Flegrei. Sono composti da<br />

sedimenti incoerenti (ceneri, lapilli e pomici) o da sedimenti litoidi (Ignimbrite e<br />

tufo). Le piroclastiti sciolte a copertura dei versanti carbonatici costituiscono<br />

successioni stratificate di depositi di cenere, a grana medio fine, con limitate<br />

intercalazioni di depositi pomicei di spessore generalmente contenuto e variabile<br />

fino a valori medi dell’ordine di un paio di metri. Sui versanti a substrato terrigeno<br />

questi depositi risultano meno diffusi per il probabile dilavamento dai versanti stessi<br />

ad opera delle acque ruscellanti. Sui versanti carbonatici, in settori periferici rispetto<br />

alle aree di diffusione dei prodotti eruttivi, si rinvengono coperture essenzialmente<br />

alterate e pedogenizzate, di modesto spessore, che derivano da processi di<br />

degradazione e pedogenizzazione dei depositi piroclastici stessi.<br />

Sono localizzati nella zona Occidentale della Provincia, e formano i riempimenti<br />

delle varie valli e piane presenti quali: la Valle di Baiano‐Avella, il Vallo di Lauro, la<br />

piana Forino e quella più estesa in cui ricade la città di Avellino e i comuni confinanti.<br />

Le stesse formazioni si ritrovano quali coperture dei massicci carbonatici dei Monti<br />

del Partenio e dei Monti di Sarno e sono diventate tristemente famose dopo le frane<br />

di Sarno e di Quindici del 5 maggio 1998.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

61


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

2. I sedimenti miocenici‐pliocenici 4 , depositatisi in bacini impostati o sulle coltri di<br />

ricoprimento a tergo dei cunei frontali e avanzanti della catena o in bacini impostati sulle<br />

unità di footwall dei thrusts che si propagavano nella catena, sono costituiti da:<br />

2.1 Complessi Conglomeratico‐Arenacei – costituiti dalle seguenti formazioni:<br />

- Unità di Ariano 5 (pliocene medio‐inferiore), questa formazione di recente è stata<br />

distinta in due unità plioceniche: la Formazione della Baronia (Sintema di Andretta)<br />

(Pliocene inferiore, <strong>parte</strong> alta) e comprende conglomerati poligenici massivi e<br />

stratoidi di ambiente alluvionale‐deltizio; sabbie giallastre massive o con strutture<br />

sedimentarie di ambiente costiero; siltiti e argille grigie di piattaforma neritica, con<br />

intervalli torbiditici arenacei; la Formazione di Sferracavallo (Sintema di Ruvo del<br />

Monte) (Pliocene medio‐superiore) include conglomerati poligenici stratoidi di<br />

ambiente alluvionale‐deltizio, arenarie ricche di gusci di molluschi, calcareniti e<br />

calciruditi bioclastiche e silt grigio‐azzurri di ambiente da circalittorale a<br />

infralittorale, siltiti ed argille grigie di piattaforma neritica 6 .<br />

Sul territorio provinciale è presente in maniera rilevante in tutta la zona<br />

dell’Arianese, della Valle dell’Ufita e della Baronia, oltre che nelle zone dell’Alta<br />

Irpinia lungo le colline sul corso del fiume Ofanto. Inoltre presenza significativa nella<br />

zona a Nord della provincia (Area del fiume Cervaro), sui rilievi collinari, sia della<br />

media valle del Calore (comuni di Paternopoli, Sant’Angelo all’Esca, Taurasi,<br />

Mirabella Eclano), che della bassa valle del Sabato (comuni di Chianche Petruro<br />

Irpino, Torrioni, Montefusco).<br />

- Unità di Altavilla e Villamaina 7 , del Messiniano superiore‐Pliocene inferiore p.p., è<br />

composta da conglomerati, sabbie, argille siltose e argille, con lenti di argille<br />

varicolori risedimentate. I depositi del Ciclo di Altavilla affiorano lungo le valli del<br />

fiume Calore e del fiume Sabato. Tale ciclo presenta alla base la Formazione<br />

gessoso‐solfifera, cui segue lungo una superficie di inconformità e/o erosione la<br />

successione terrigena dell'Unità di Tufo‐Altavilla. La Formazione gesso‐solfifera è<br />

costituita da peliti grigie con lenti di gesso selenitico, deposte in ambiente di lagomare<br />

durante la crisi di salinità che ha interessato l'area mediterranea nel<br />

Messiniano. L'Unità di Tufo‐Altavilla presenta alla base un membro arenaceo<br />

inferiore, costituito da arenarie medio‐grossolane con laminazione parallela<br />

incrociata, cui segue un membro conglomeratico in strali e megastrati ed un<br />

membro arenaceo superiore formato da arenarie grigie a lamine pianoparallele ed<br />

incrociate con rare intercalazioni pelitiche. Sul territorio provinciale affiora<br />

nell’omonima località dei rilievi della valle del Sabato (comuni di Altavilla Irpina,<br />

Grottolella, Petruro Irpino, Pratola Serra), inoltre è presente sui rilievi collinari, della<br />

media valle del Calore (comuni di Castelfranci, Nusco, Cassano Irpino, Torella dei<br />

Lombardi, Villamaina), sui rilievi della valle del Calaggio (comun di Bisaccia e<br />

4 Da: BONAR<strong>DI</strong>, CIARCIA, <strong>DI</strong> NOCERA, MATANO, SGROSSO & TORRE, Carta della principali unità<br />

cinematiche dell’Appennino meridionale. Nota illustrativa. Boll.Soc.Geo.It., 2009<br />

5 IPPOLITO et alii, 1973; PESCATORE & ORTOLANI, 1973; IPPOLITO et alii, 1974; D’ARGENIO et alii, 1975<br />

6 AMORE et alii, 1998; CIARCIA et alii, 2003<br />

7 IPPOLITO et alii, 1973<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

62


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Lacedonia) e su quelli relativi agli affluenti dell’Ufita (comune di Flumeri, Villanova<br />

del Battista e Zungoli).<br />

- Formazioni di Castelvetere – Gorgoglione – Caiazzo – San Bartolomeo – Olistoliti. Il<br />

Flysh di Castelvetere (Tortoniano superiore‐Messiniano) è formato da areniti a<br />

grana variabile con intercalazioni argilloso‐marnose, localmente conglomeratiche,<br />

con olistostromi di argille varicolori ed olistoliti carbonatici 8 . Il Flysch di San<br />

Bartolomeo 9 e l’equivalente Successione di Villanova del Battista 10 di età Tortoniano<br />

superiore‐Messiniano inferiore 11 sono formati da areniti arcosiche di natura<br />

torbiditica, argille e paraconglomerati poligenici. Sul territorio provinciale affiora<br />

nell’omonima località dei rilievi della valle del Calore (comuni di Castelvetere sul<br />

Calore, Cassano Irpino, Montemarano, San Mango sul Calore, Lapio, Montemiletto)<br />

oltre che allungarsi verso ovest sullo a cavallo dello spartiacque con la valle del<br />

Sabato (comuni Chiusano San Domenico, Parolise, Sorbo Serpico) fino a arrivare sui<br />

rilievi collinari dei comuni di Aiello del Sabato, San Michele di Serino, Serino,<br />

Montoro Inferiore e Montoro Superiore. Inoltre significativa presenza sui versanti<br />

tra la della valle del Sabato e i rilievi del Partenio (comuni di Pietrastornina,<br />

Roccabascerana, Pannarano – BN –, Sant’Angelo a Scala, Summonte e Ospedaletto<br />

d’Alpinolo).<br />

- Olistoliti (Formazioni di Castelvetere – Gorgoglione – Caiazzo – San Bartolomeo)<br />

queste formazioni calcaree si ritrovano immerse nel Flysh sopradescritto e affiorano<br />

nelle varie aree già citate.<br />

‐ 2.2 Complessi Argillosi‐Marnosi costituiti dalle seguenti formazioni:<br />

- Formazioni di Serrapalazzo – Faeto, formate da calcareniti e calciruditi bioclastiche,<br />

calcilutiti, marne e argille marnose grigio‐verdine (Flysch di Faeto 12 ), presente<br />

principalmente lungo i versanti della valle del Cervaro (comuni di Savignano Irpino,<br />

Greci Montaguto).<br />

- Flysh Numidico, di età Burdigaliano superiore‐Langhiano, formato da quarzoareniti e<br />

quarzosiltiti a cemento siliceo con clasti di quarzo arrotondato e smerigliato, a<br />

luoghi con subordinate intercalazioni marnoso‐argillose e calcareo‐marnose. 13<br />

L’affioramento della formazione è presente nella zona orientale dell’Alta Irpinia<br />

lungo i versanti collinari della valle dell’Ofanto soprattutto nel comune di<br />

Monteverde e in modo meno esteso nei comuni di Aquilonia e Andretta.<br />

3. I sedimenti mesozoici terziari 14 sono costituiti da:<br />

3.1 Complessi Argillosi‐Marnosi a loro volta costituiti dalle seguenti formazioni:<br />

- Unità di Lagonegro II – Flysh Rosso(Oligocene‐Cretacico superiore) , formata da<br />

intercalazioni di argille e marne grigie, rosse e verdi del Cretacico superiore‐<br />

Burdigaliano. La stessa è estesamente presente nella <strong>parte</strong> orientale del territorio<br />

8 PESCATORE et alii, 1970; PATACCA & SCANDONE, 1989; CRITELLI & LE PERA, 1995; SGROSSO, 1998; AMORE et<br />

alii, 2003<br />

9 CROSTELLA & VEZZANI, 1964<br />

10 BASSO et alii, 2002<br />

11 PATACCA & SCANDONE, 1989; PESCATORE et alii, 2000<br />

12 CROSTELLA & VEZZANI, 1964<br />

13 QUARANTIELLO, 2003; <strong>DI</strong> NOCERA et alii, 2006<br />

14 Vedi nota n. 4.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

63


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

provinciale sia sulle colline dell’Alta Irpinia, di quelle della zona nord dell’Arianese<br />

che nella <strong>parte</strong> centrale della provincia, sui versanti della valle del torrente Fredane,<br />

affluente del fiume Calore.<br />

- Unità di Lagonegro II – Flysh Galestrino “Flysch Galestrino” (Cretacico inferiore),<br />

formata da argilliti e marne localmente silicizzate di colore grigio e nero con<br />

intercalazioni di calcari marnosi, calcilutiti e rare calcareniti gradate del Cretacico<br />

inferiore. In provincia di Avellino i sedimenti descritti sono presenti<br />

prevalentemente sulle colline che fanno da spartiacque tra la valle dell’Ufita e del<br />

Calore (comuni di Frigento, Villamaina, Rocca San Felice, Gurdia dei Lombardi,<br />

Sturno, Gesualdo, Grottaminarda)<br />

- Unità Sicilidi – Calcareniti, argilliti, argille variegate, arenarie (Miocene inferiore‐<br />

Cretacico). La successione, di età Cretacico superiore‐Miocene inferiore, è data dal<br />

basso in alto da marne silicizzate e argilliti varicolori con frequenti intercalazioni di<br />

torbiditi calcaree, cui segue una successione simile a quella del membro di Monte<br />

Sant’Arcangelo 15 del confine calabro‐lucano. La <strong>parte</strong> alta della successione, con<br />

caratteri di avanfossa, è data da arenarie quarzo‐feldspatiche gradate, marne e<br />

calcari marnosi bianchi e rosati, in strati e banchi ed è nota in letteratura come<br />

Formazione di Albanella, 16 di età non più antica del Burdigaliano. 17 Queste unità<br />

derivano dalla deformazione di un dominio bacinale interno rispetto alla<br />

piattaforma campano‐lucana e rappresentano gli elementi tettonici tra i più alti<br />

elevati della catena appenninica. Affiora prevalentemente sui versanti ad ovest della<br />

valle del fiume Calore (comuni di Montefalcione, Montemiletto, Torre le Nocelle,<br />

Venticano), inoltre è anche presente nella <strong>parte</strong> alta dello stesso corso fluviale<br />

(comuni di Bagnoli Irpino, Montella, Nusco) con affioramenti anche nella <strong>parte</strong><br />

iniziale della valle dell’Ofanto (comuni di Nusco e Lioni), nonché nella alta valle del<br />

fiume Sele (comuni di Caposele, Calabritto, Senerchia).<br />

4. I sedimenti mesozoici 18 sono costituiti da:<br />

4.1 Complessi Calcareo‐Dolomitici, a loro volta costituiti dalle seguenti formazioni:<br />

- Unità dei Monti Picentini‐Taburno – Calcari a Rudiste (Cretacico superiore)<br />

- Unità dei Monti Picentini‐Taburno – Depositi carbonatici di piattaforma (Cretacico<br />

inferiore‐Lias).<br />

- Unità dei Monti Picentini‐Taburno – Dolomie, marne e calcareniti, scisti bituminosi<br />

(Lias Inferiore‐Trias superiore).<br />

Queste unità tettoniche derivano dalla deformazione del dominio deposizionale<br />

della piattaforma campano‐lucana. Successioni ap<strong>parte</strong>nenti all'unità in esame<br />

costituiscono i rilievi carbonatici dai Monti di Caserta al M. Taburno, ai M.ti di Avella,<br />

al Monte Pizzone, dal M. Terminio al M. Cervialto.<br />

L’Unità dei Monti Picentini è formata prevalentemente da depositi carbonatici per lo<br />

più con facies di piattaforma e solo localmente di scarpata; la successione tipica è<br />

rappresentata da dolomie massicce, calcareniti e marne con lamellibranchi, dolomie<br />

15 OGNIBEN, 1969<br />

16 DONZELLI & CRESCENTI, 1962; SELLI, 1962; IETTO et alii, 1965<br />

17 CRITELLI et alii, 1994<br />

18 Vedi nota n. 4.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

64


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

e scisti bituminosi del Trias superiore. Verso l’alto si passa ad una monotona<br />

successione di calcari più o meno dolomitizzati, talora oolitici, con alghe e<br />

lamellibranchi (in particolare requienie e rudiste), che va dal Lias al Cretacico<br />

superiore. 19 Essi affiorano e costituiscono i massicci dei monti del Partenio, dei<br />

monti di Avella, dal sistema dei monti di Sarno e dal massiccio dei monti Picentini,<br />

con le dolomie poste alla base degli stessi gruppi montuosi. Lo spessore è<br />

dell’ordine delle migliaia di metri.<br />

19 SCANDONE & SGROSSO, 1964<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

65


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

FIGURA 5<br />

Di seguito si riporta uno stralcio delle descrizioni dei depositi di cui sopra<br />

facendo riferimento a quanto riportato nel sito web del Settore Difesa Suolo<br />

della Regione Campania 20 .<br />

1 – Depositi continentali, marini e vulcanici del Quaternario<br />

Rientrano in questo gruppo i depositi di origine sedimentaria continentali e<br />

marini, che ricoprono le unita tettoniche costituenti la catena appenninica, e i<br />

depositi di origine vulcanica. Nei primi sono compresi i depositi alluvionali dei<br />

corsi d'acqua, i depositi lacustri, le coperture detritiche e i depositi di conoide, i<br />

depositi di riempimento di cavità carsiche. I depositi morenici e i depositi di<br />

riempimento delle aree di piana che caratterizzano la Campania.<br />

2 – Depositi discordanti sulle coltri di ricoprimento<br />

Fanno <strong>parte</strong> di questo gruppo quei depositi che si sono sedimentati in bacini<br />

impostati o sulle coltri di ricoprimento a tergo dei cunei frontali e avanzanti della<br />

catena o in bacini impostati sulle unità di footwall dei thrusts che si propagavano<br />

nella catena, in posizione esterna rispetta all'emergenza della rampa.<br />

20 http://www.difesa.suolo.regione.campania.it/content/category/6/19/31/<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

66


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Sull'Unità Taburno‐Picentini si rinvengono i depositi della Formazione di<br />

Castelvetere del Tortoniano superiore costituiti da arenarie grossolane deposte<br />

da correnti torbiditiche ad alta densità, cui si intercalano livelli conglomeratici ed<br />

olistostromi provenienti dalle falde in avanzamento.<br />

In Irpinia. sulle successioni lagonegresi si rinvengono in discordanza i depositi<br />

riferibili a tre differenti cicli di sedimentazione: Ciclo di Villamaina, Ciclo di<br />

Altavilla, Ciclo di Ariano. Il più antico è il Ciclo di Villamaina del Tortoniano<br />

superiore‐Messiniano inferiore che comprende successioni arenaceoargillose,<br />

con livelli pelitici di ambiente neritico. I depositi del Ciclo di Altavilla Messiniano‐<br />

Pliocene inferiore p.p. affiorano lungo le valli del fiume Calore e del fiume<br />

Sabato.<br />

Tale ciclo presenta alla base la Formazione gessoso‐solfifera, cui segue lungo una<br />

superficie di inconformità e/o erosione la successione terrigena dell'Unità di<br />

Tufo‐Altavilla. La Formazione gessososolfifera è costituita da peliti grigie con<br />

lenti di gesso selenitico, deposte in ambiente di lago‐mare durante la crisi di<br />

salinità che ha interessato l'area mediterranea nel Messiniano. L'Unità di Tufo‐<br />

Altavilla presenta alla base un membro arenaceo inferiore, costituito da arenarie<br />

medio‐grossolane con laminazione parallela incrociata, cui segue un membro<br />

conglomeratico in strali e megastrati ed un membro arenaceo superiore formato<br />

da arenarie grigie a lamine pianoparallele ed incrociate con rare intercalazioni<br />

politiche. La successione complessiva dell'Unita di Tufo‐Altavilla viene riferita da<br />

alcuni Autori ad un sistema deposizionale di conoide alluvionale.<br />

I depositi del Ciclo di Ariano affiorano estesamente in Irpinia in un'area compresa<br />

tra il torrente Miscano ed il fiume Ofanto. Le successioni del Ciclo di Ariano sono<br />

costituite da conglomerati arrossati in strati e banchi, passanti ad areniti ibride e<br />

sabbie siltose con laminazione pianoparallela ed incrociata, riferibili ad un<br />

ambiente di spiaggia, passanti verso l'alto ad argille siltoso‐marnose grigie, con<br />

intercalazioni di silt argilloso e lenti di sabbia fine, di ambiente da piattaforma<br />

neritica a spiaggia sommersa. Seguono alternanze di arenarie litiche e quarzosolitiche<br />

a grana da grossolana a media, e di sabbie a laminazione parallela ed<br />

incrociata a basso angolo, riferibili ad un ambiente di spiaggia. Localmente si<br />

rinvengono conglomerati in banchi con intercalazioni di sabbie ed arenarie di<br />

ambiente fluvio‐deltizio.<br />

Nei depositi del Ciclo di Ariano, alcuni Autori, distinguono due differenti cicli di<br />

sedimentazione, caratterizzati da facies trasgressive basali e regressive<br />

sommitali, attribuendo al primo ciclo un’età Pliocene inferiore p.p. e al secondo<br />

ciclo un’età Pliocene medio p.p.<br />

‐ Descrizione delle unità stratigrafico‐strutturali<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

67


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Nell'ambito del settore di catena compreso nella Provincia di Avellino sono state<br />

distinte le seguenti unita tettoniche, qui di seguito elencate a partire dalle unità<br />

geometricamente più alta nell'edificio appenninico:<br />

3 – Unità Sicilidi Auct. e Unità Liguridi Auct.<br />

Queste unità derivano dalla deformazione di un dominio bacinale interno<br />

rispetto alla piattaforma campano‐lucana e rappresentano gli elementi tettonici<br />

tra i più alti elevati della catena appenninica. Le Unità Sicilidi comprendono<br />

successioni costituite da argilliti varicolori con subordinate argilliti silicoclastiche<br />

passanti a marne con intercalate areniti carbonatiche e quindi a depositi<br />

prevalentemente pelitico‐arenacei di età Cretaceo superiore p.p. ‐ Eocene medio.<br />

Le Unità Liguridi Auct. comprendono un basamento ofiolitico con copertura di<br />

radiolariti ed argilliti varicolori cui seguono successioni torbiditiche argillosoarenacee<br />

e marnosocalcaree. L’età di questa successione viene riferita al Malm‐<br />

Oligocene superiore.<br />

4 – Unità Taburno‐Picentini<br />

Quest'unità tettonica deriva dalla deformazione del dominio deposizionale della<br />

piattaforma campanolucana. Successioni ap<strong>parte</strong>nenti all'unità in esame<br />

costituiscono i rilievi carbonatici dai Monti di Caserta al M. Taburno, ai M.ti di<br />

Avella, al Monte Pizzone, dal M. Terminio‐M. Cervialto.<br />

La successione è costituita alla base da dolomie del Trias superiore cui seguono<br />

depositi carbonatici in facies di retroscogliera di età Giurassico superiore‐<br />

Cretaceo superiore.<br />

5 – Unità di Lagonegro<br />

L’unità di Lagonegro deriva dalla deformazione di un dominio paleogeografico<br />

bacinale compreso tra la piattaforma campano‐lucana o piattaforma appenninica<br />

e la piattaforma apula.<br />

L’unità di Lagonegro comprende i depositi bacinali, rappresentati alla base da<br />

depositi arenacei e siltosi inglobanti blocchi di calcari di piattaforma. Seguono:<br />

calacareniti e calcilutiti torbiditiche con liste di selce della formazione dei<br />

“Calcari con selce” del Trias superiore; radiolariti policrome ed argilliti silicee con<br />

intercalazioni di risedimenti carbonatici della formazione degli Scisti Silicei di età<br />

Giurassico; argille silicee con intercalazione di risedimenti cartonatici della<br />

formazione dei Galestri di età Cretacico inferiore. Seguono risedimenti<br />

carbonatici con intercalazioni di emipelagiti della formazione del Flysch Rosso<br />

Auct. di età Cretaceo superiore p.p.‐ Miocene inferiore. La successione si chiude<br />

con quarzoareniti numidiche del Miocene inferiore. L’inclusione del dominio<br />

lagonegrese nella catena appenninica è non più recente del Miocene superiore.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

68


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

7.03 Idrografia<br />

La Provincia di Avellino è caratterizzata da un fitto reticolo idrografico, ciò<br />

dovuto sia alle particolari caratteristiche pluviometriche dell’area sia alla<br />

morfologia del territorio irpino, con medie annuali di precipitazioni che vanno<br />

dagli 700 mm agli oltre 2.000 mm/annui.<br />

I numerosi corsi d’acqua, molti dei quali a carattere torrentizio (quelli minori),<br />

sono diretti sia verso il versante tirrenico che verso quello adriatico ed hanno<br />

origine, in larga <strong>parte</strong>, dal complesso dei Picentini.<br />

Da questo massiccio hanno le sorgenti alcuni dei fiumi più importanti: il Sabato, il<br />

Calore (rispettivamente subaffluente e affluente del fiume Volturno), l’Ofanto e<br />

il Sele che segnano in <strong>parte</strong> anche il confine Provinciale (rispettivamente con la<br />

Basilicata e con la Provincia di Salerno).<br />

Tra l’altro, le sorgenti del Serino (Fiume Sabato) e quelle del fiume Sele<br />

(Caposele) costituiscono una delle principali risorse idriche della Campania.<br />

Nell’Irpinia orientale si collocano i bacini di testata del Cervaro e del Calaggio,<br />

tributari dell’Adriatico; essa è inoltre attraversata dall’Ufita che, in territorio<br />

beneventano, confluisce nel Calore.<br />

Le valli fluviali costituiscono, quindi, un elemento fortemente caratterizzante del<br />

paesaggio avellinese. In particolare, l’area occidentale, dall’orografia più<br />

accidentata, è caratterizzata dalle valli dei fiumi Calore e Sabato e dalle aree di<br />

piana ai piedi della Dorsale del Partenio. Il fiume Calore costituisce l’elemento di<br />

margine tra l’accidentata orografia dell’area occidentale(monti del Partenio e<br />

complesso dei monti Picentini) e quella, più dolce, dell’area orientale (Alta<br />

Irpinia).<br />

Il fiume Calore percorre in direzione nord‐sud il territorio Provinciale: l’alto corso<br />

del fiume, a partire dal complesso dei Picentini (Monte Acellica) corre fino a<br />

Paternopoli, attraversando i territori di Castelfranci, Castelvetere sul C., Cassano<br />

Irpino, Montella, mentre la <strong>parte</strong> bassa attraversa l’area collinare al confine con il<br />

sannio, in corrispondenza dei territori di Mirabella Eclano, Venticano,<br />

Pietradefusi, Taurasi, Lapio.<br />

Sempre nell’area occidentale si sviluppa l’articolata valle del Sabato: originato<br />

anch’esso dal complesso dei Picentini, con la rete dei suoi affluenti percorre il<br />

territorio in direzione nord‐sud, aprendosi nella <strong>parte</strong> centrale in corrispondenza<br />

della conca dove sorge il centro urbano di Avellino e la successiva città di<br />

Atripalda per proseguire poi verso il confine con la provincia di Benevento e<br />

riversarsi nel fiume Calore proprio in corrispondenza della città capoluogo di<br />

quest’ultima.<br />

L’area orientale è invece solcata dalla valle dell’Ufita, che percorre il territorio in<br />

direzione estovest ricongiungendosi, lungo il confine con il beneventano, con la<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

69


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

valle del Torrente Miscano, che delimita a nord il confine con la Provincia di<br />

Benevento.<br />

Le altre due aree vallive che interessano l’area orientale sono localizzate ai<br />

margini del territorio Provinciale, lungo i corsi d’acqua dell’Ofanto, con il suo<br />

affluente Osento, e del Sele che segnano il confine, rispettivamente, verso la<br />

Basilicata e verso il salernitano. Altre valli fluviali interessano ancora l’area<br />

occidentale della Provincia, caratterizzandone il margine verso il beneventano e<br />

verso il napoletano: si tratta, in particolare, delle tre penetrazioni della Valle<br />

Caudina, del baianese e del Vallo di Lauro; le prime due dominate dalla dorsale<br />

del Partenio, la terza dominata dalla complessa orografia del sistema montuoso<br />

che sovrasta la piana di Sarno.<br />

A sud, infine, tra le vette del Solofrano e la dorsale montana che domina Sarno<br />

ed Episcopio, è localizzata l’area valliva di Montoro che più a sud si sdoppia per<br />

proseguire, da un lato, verso la valle del Sarno, dall’altro, verso la valle dell’Irno<br />

fino a Salerno.<br />

I principali bacini lacustri della Provincia sono costituiti dal lago di Laceno (22 ha,<br />

1.050 m. s.l.m.) ‐localizzato ai piedi della principali vetta del complesso dei Monti<br />

Picentini, il Monte Cervialto, e posto sul fondo di una conca carsica‐ e dai Laghi di<br />

Conza e San Pietro, due invasi artificiali realizzati, il primo, lungo il fiume Ofanto<br />

ai piedi dell’antico insediamento di Conza della Campania e il secondo, lungo il<br />

torrente Osento, tributario dello stesso Ofanto, tra i territori di Bisaccia,<br />

Aquilonia e Monteverde.<br />

7.04 Bacini Idrografici<br />

I corpi idrici superficiali e significativi, così come definiti da decreto legislativo n.<br />

152/2006, “Testo Unico in materia ambientale”, sono stati individuati dal Piano di<br />

Tutela delle Acque della Regione Campania adottato con Delibera di G.R. n. 1220<br />

del 06/07/2007.<br />

Ogni corso d'acqua ha degli "affluenti" ed è a sua volta "confluente" in un altro<br />

corso d'acqua; è logico, quindi, che man mano che si prendono in considerazione<br />

corsi d'acqua via via più grandi, si va ad ampliare anche la superficie del "bacino<br />

idrografico" corrispondente e che il "bacino" di un grande fiume contenga al suo<br />

interno anche i bacini idrografici di tutti i suoi affluenti secondo un chiaro e<br />

preciso ordine gerarchico.<br />

Nella tabella Autorità di Bacino ‐ Corsi Idrici Superficiali, in allegato, per ogni<br />

corso d’acqua è indicata l’Autorità di Bacino territorialmente competente,<br />

nonché i principali affluenti nel territorio della Provincia di Avellino.<br />

Inoltre, nell’allegata Tavola Bacini idrografici principali è possibile visualizzare la<br />

localizzazione degli stessi.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

70


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

7.04.01 Bacino idrografico del Fiume Calore<br />

Il fiume Calore Irpino, affluente in sinistra del Volturno, nasce ai piedi del Varco<br />

Colle Finestra, nel massiccio dell'Acellica, nei Monti Picentini, ad una quota di<br />

circa 1000 m.s.l.m., a pochissima distanza (ma sul versante opposto) delle<br />

sorgenti del Sabato. Per i primi chilometri e fino a Montella, il Calore attraversa<br />

l'area del Parco dei Monti Picentini ed ha le caratteristiche morfologiche di un<br />

torrente montano.<br />

Da Montella a Ponteromito (frazione di Nusco), il fiume attraversa una prima<br />

piana dell'estensione di circa 1.200 ha ed in essa incontra due aree PIP di recente<br />

realizzazione nei territori comunali di Montella e Cassano Irpino. In questo<br />

tratto, il Calore scorre all'interno di sponde per lo più naturali e nel corso degli<br />

anni ha profondamente mutato la sua morfologia mutando, in alcuni punti,<br />

anche sensibilmente il suo corso. Ad accentuare questo fenomeno sono i<br />

continui prelievi di acqua ad uso idro‐potabile che vengono effettuati nella <strong>parte</strong><br />

alta del bacino, sicché il fiume, pur risultando sempre vitale anche nei periodi di<br />

magra, presenta un alveo di piena ordinaria ridotto rispetto al passato e la sua<br />

portata varia notevolmente al variare delle precipitazioni atmosferiche. Solo<br />

all'altezza del depuratore di Cassano Irpino il fiume comincia ad acquisire <strong>parte</strong><br />

di quest'acqua destinata agli usi potabili soprattutto della Puglia, grazie al<br />

rilascio in alveo dell'esubero delle captazioni del gruppo sorgentizio denominato<br />

"Pollentina". Comunque, nel periodo estivo, detti apporti risultano praticamente<br />

nulli.<br />

Da Nusco e fino a Luogosano, ad eccezione del piccolo nucleo abitativo di<br />

Ponteromito, il fiume Calore scorre ben incassato senza attraversare centri<br />

abitati. Dal punto di vista naturalistico, il tratto assume una rilevanza notevole<br />

risultando per lunghi tratti ancora incontaminato ed essendo meta di diverse<br />

attività turistico‐ricreative tra cui la pesca sportiva.<br />

A valle di Luogosano il Calore attraversa il nucleo industriale di San Mango, zona<br />

ASI realizzata alla fine degli anni '80 che ha comportato una rettifica sostanziale<br />

del corso del fiume, ora arginato all'interno di "palancolate" con sezioni idriche<br />

rettangolari di larghezza superiore a 40 m. ed altezza superiore ai 4,00 m.<br />

A partire dalla confluenza con il vallone Uccello (in agro di Lapio) e fino a Torre le<br />

Nocelle, il fiume Calore riacquista il suo notevole pregio naturalistico risultando<br />

habitat ideale anche per diverse specie dell'avifauna, tra cui l'airone cinerino di<br />

cui sono stati notati diversi esemplari che nidificano costantemente e, quindi,<br />

trovando abbondanza di cibo, popolano tutta l'asta fluviale da monte a valle.<br />

Tra San Mango e Venticano‐Mirabella, il Calore attraversa anche aree<br />

archeologiche di notevole pregio tra cui ricordiamo quella di "Ponte Annibale"<br />

tra San Mango e Lapio e quella di "Ponterotto" a Mirabella Eclano.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

71


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Nell'ultimo tratto, nell'attraversare i territori comunali di Torre le Nocelle e<br />

Venticano, in sinistra idraulica, e di Taurasi e Mirabella, in destra idraulica, il<br />

Calore attraversa una piana alluvionale con terreni dediti soprattutto alla<br />

coltivazione del Tabacco, coltura che necessita di notevoli quantità di acqua per<br />

l'irrigazione soprattutto nel periodo che va da maggio a settembre. In questo<br />

tratto il fiume risulta ben incassato con altezze d'acqua, mediamente, superiori<br />

al metro risultando ricco di fauna ittica (carpe, cavedani, trote ecc.).<br />

Lo spartiacque topografico del Bacino del Calore è definito nella <strong>parte</strong> alta dai<br />

Monti Picentini, mentre, procedendo verso valle, a ovest corre lungo le linee di<br />

cresta del Monte Tuoro per poi proseguire lungo le dorsali collinari che si<br />

trovano più a nord fin nei pressi dell'abitato di Benevento.<br />

Ad est, invece, tale spartiacque, da monte verso valle, corre verso nord lungo le<br />

creste dei monti Montagnone, Iuremito e Gugliano, per poi proseguire in<br />

direzione est fino al pizzo Serra Caterina a Guardia di Lombardi. Per<br />

comprendere l'area di accumulo competente al sottobacino del torrente<br />

Fredane, lo spartiacque prosegue in direzione Nord‐Ovest lungo la cresta del<br />

Monte Cerreto e del Monte Forcuso solcata dalla ex S.S. 303 fino al passo di<br />

Mirabella, per poi raccordarsi con l'ultima sezione del fiume Sabato in<br />

corrispondenza della confluenza con il torrente Mele in agro di Venticano.<br />

Dal punto di vista cartografico il sottobacino ricade nei fogli IGM scala 1:25.000,<br />

432 Benevento e 433 Grottaminarda, 449 Avellino e 450 Lioni‐Sant'Angelo dei<br />

Lombardi.<br />

Amministrativamente ricade per circa il 70% nella Provincia di Avellino e per la<br />

restante parete nella Provincia di Benevento.<br />

Attraversa i seguenti territori comunali: Montella, Cassano Irpino, Montemarano,<br />

Nusco, Castelfranci, Castelvetere Sul Calore, San Mango Sul Calore, Paternopoli,<br />

Luogosano, Lapio, Taurasi, Montemiletto, Torre Le Nocelle Mirabella Eclano e<br />

Venticano per poi immettersi nel fiume Volturno in territorio di Benevento.<br />

Inoltre, rientra nel comprensorio della Comunità Montana "Terminio‐Cervialto".<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

72


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Fiume Calore Irpino a LAPIO (AV)<br />

Fiume Calore Irpino in piena a Mirabella Eclano (AV).<br />

Il bacino del fiume Calore Irpino, ricade quasi per intero in una zona a clima di<br />

tipo "continentale" con estati calde ed inverni rigidi, e con una piovosità media di<br />

circa 1400 mm ripartita in circa 150 giorni.<br />

Le precipitazioni sono concentrate soprattutto nel periodo autunnale e<br />

primaverile. In inverno si hanno precipitazioni nevose che sono particolarmente<br />

abbondanti e frequenti sui rilievi dell'alta valle, mentre risultano piuttosto scarse<br />

nella media valle.<br />

I periodi di piena cadono in coincidenza di forti piogge, soprattutto in autunno,<br />

qualche volta con effetti deleteri; quello di maggiore portata media è la<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

73


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

primavera, mentre quello di magra corrisponde alla tarda estate o ai principi<br />

dell'autunno.<br />

Il regime del fiume è di tipo "pluviale", e tale carattere è stato accentuato a<br />

seguito della captazione dei grossi gruppi sorgentizi che mitigavano questa<br />

caratteristica fornendo cospicue portate anche in periodi di magra.<br />

Tale andamento esalta nel periodo estivo, ovviamente, i fenomeni di<br />

inquinamento delle acque superficiali: infatti, spesso, in tale periodo, la portata<br />

defluente nel fiume è da attribuirsi soprattutto alle acque in esso sversate,<br />

piuttosto che ai contributi sorgentizi.<br />

Piovosità media zone montuose 1920 mm/anno<br />

Piovosità media alta valle 1350 mm/anno<br />

Piovosità media alla Stazione pluviometrica di Montella 1450 mm/anno<br />

Caratteristiche pluviometriche del bacino del fiume Calore<br />

7.04.02 Bacino idrografico del Fiume Ufita<br />

Ad Apice (BN), il fiume Calore Irpino riceve in destra il fiume Ufita, con una<br />

portata media Q=11 m3/s.<br />

Il fiume Ufita, affluente in destra del Calore Irpino, nasce dalle colline ai piedi dei<br />

comuni della Baronia, in particolare nel territorio del comune di Vallata (ad una<br />

quota di circa 800 m.s.l.m.).<br />

Nel primo tratto, fino a Grottaminarda il fiume attraversa una piana alluvionale a<br />

destinazione irrigua (soprattutto tabacco) che contrasta solo con l'area<br />

industriale di Flumeri. Lo stesso fiume risulta essere la principale fonte di<br />

approvvigionamento irriguo della zona tant'è che anche i prelievi da pozzo<br />

finiscono per depauperare notevolmente la sua portata pescando direttamente<br />

dalla subalvea. Anche per questo motivo, associato allo scarso apporto<br />

sorgentizio, l'Ufita, soprattutto nel primo tratto presenta una portata ordinaria<br />

estremamente ridotta che rasenta lo zero nel periodo estivo. In questo tratto, il<br />

fiume Ufita scorre all'interno di sponde non ben definite e per lo più naturali e la<br />

sua portata varia notevolmente al variare delle precipitazioni atmosferiche. Solo<br />

all'altezza del nucleo industriale di Flumeri il suo corso, che nel passato è stato<br />

rettificato, presenta ben individuabili sponde in terra sistemate a scarpata e un<br />

breve tratto (ponte delle Doganelle) arginato in cemento armato.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

74


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Fiume Ufita a Flumeri<br />

A partire dalla confluenza con il torrente Fiumarella, ini agro di ariano Irpino,<br />

l'Ufita comincia ad acquisire acqua in modo costante e ad assumere il carattere<br />

più di fiume che di torrente. Il suo alveo risulta ben incavato tra versanti acclivi<br />

su cui sono segnalati diversi dissesti.<br />

A valle dei nuclei di Melito Irpino e Bonito il fiume Ufita comincia un lungo tratto<br />

in cui funge anche da confine amministrativo tra le province di Avellino e<br />

Benevento. In questa zona l'andamento dell'alveo è estremamente sinuoso fino<br />

ad incontrare una <strong>seconda</strong> valle (località Isca delle Rose, in agro di Montecalvo),<br />

alla confluenza coon il t.te Miscano anch'essa a forte vocazione irrigua.<br />

Lo spartiacque topografico del Bacino dell'Ufita è definito da rilievi montuosi<br />

non eccessivamente alti (altezza max Trevico 1043 m s.l.m.) e nella sua <strong>parte</strong><br />

meridionale confina con il bacino del fiume Calore Irpino lungo la cresta del<br />

Monte Cerreto e del Monte Forcuso solcata dalla ex S.S. 303 fino al passo di<br />

Mirabella. La <strong>parte</strong> settentrionale del bacino sconfina in territorio pugliese<br />

comprendendo i rilievi intorno ad Anzano di Puglia (Fg) con altezze medie tra gli<br />

800 e i 900 m s.l.m. Procedendo verso valle corre lungo le linee di cresta<br />

disegnate dai colli dei territori comunali di Ariano Irpino e Montecalvo Irpino, per<br />

poi degradare dolcemente lungo le dorsali collinari che si costeggiano il torrente<br />

Mescano fino alla sua confluenza con l'Ufita che segna il limite a valle del tratto<br />

di competenza Provinciale sul fiume Ufita, nonché il confine con la Provincia di<br />

Benevento.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

75


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Fiume Ufita a Grottaminarda<br />

Dal punto di vista cartografico il sottobacino ricade nei fogli IGM scala 1:50.000,<br />

432 Benevento, 433 Grottaminarda e 450 Lioni‐Sant'Angelo dei Lombardi.<br />

Amministrativamente ricade per circa il 95% nella Provincia di Avellino e per la<br />

restante <strong>parte</strong> nella Provincia di Benevento prima della confluenza nel Calore alla<br />

località Iscalonga di Apice.<br />

Attraversa i seguenti territori comunali: Vallata, Guardia Lombardi, Carife,<br />

Castelbaronia, Sturno, Frigento, Flumeri, Grttaminarda, Ariano Irpino, Melito<br />

Irpino, Bonito, Apice (BN) e Montecalvo Irpino per poi immettersi nel fiume<br />

Calore Irpino nel comune di Apice in Provincia di Benevento. Inoltre, rientra nel<br />

comprensorio della Comunità Montana dell'Ufita.<br />

Fiume Ufita a Melito Irpino<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

76


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

7.04.03 Bacino idrografico del Fiume Sabato<br />

Ricevuto il Fiume Ufita il fiume Calore prosegue in direzione Nord ‐ Ovest verso<br />

Benevento, attraversando la Piana di Ponte Valentino e ricevendo, ad Ovest della<br />

città di Benevento, in sinistra, la confluenza del F. Sabato.<br />

Il Fiume Sabato nasce dal versante settentrionale dell’Acellica e riceve i principali<br />

contributi sorgentizi delle scaturigini di Acquaro Pelosi ed Urciuoli, in prossimità<br />

di Serino, e confluisce nel Calore ad Ovest dell’abitato di Benevento.<br />

Il F. Sabato alla confluenza con il Calore sottende una superficie pari 456 km2.<br />

Le portate caratteristiche dell’intera asta sono circa pari, per la piena, a Q=1000<br />

m3/s per<br />

T=100 anni, e a Q=2.3 m3/s per le portate medie (a Ceppaloni).<br />

Il fiume Sabato, nasce ai piedi del Varco Colle Finestra nel massiccio dell'Acellica<br />

(ad una quota di circa 1000 m.s.l.m.) ed attraversa per i primi chilometri una valle<br />

montana priva di insediamenti; in questo tratto ha le caratteristiche<br />

morfologiche di un torrente montano.<br />

Fiume Sabato – Comune di Serino – tratto montano<br />

Più a valle, nella zona dei boschi di Serino, vi confluiscono numerosi valloni<br />

provenienti dai vari versanti del Massiccio del Terminio senza, però, fargli<br />

assumere il carattere del fiume perenne in quanto, in realtà, non più alimentato<br />

da sorgenti continue a causa dello sfruttamento delle stesse per gli usi<br />

idropotabili.<br />

Dalla Cività di Serino e fino all’abitato di S. Lucia di Serino, infatti, il Sabato risulta<br />

pressocchè asciutto con una portata fortemente influenzata dalle precipitazioni<br />

atmosferiche.<br />

Solo a ridosso del comune di S. Michele di Serino il fiume comincia ad acquistare<br />

il carattere di temporaneità grazie al rilascio in alveo dell'esubero delle<br />

captazioni delle sorgenti "Acquaro‐Pelosi" da <strong>parte</strong> dell'A.R.I.N.. Comunque nel<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

77


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

periodo estivo, risulta praticamente asciutto anche in questo tratto,defluendo in<br />

subalvea anche grazie al fatto che scorre su alluvioni estremamente permeabili.<br />

A valle dell'abitato di S. Michele di Serino, il fiume Sabato comincia ad essere<br />

perenne grazie all'apporto del torrente Barre ma, comunque, con portate<br />

ordinarie relative a pochi centimetri di altezza d'acqua.<br />

Piena del fiume Sabato a Prata P.U. (AV)<br />

Da Serino ad Atripalda il fiume attraversala prima delle due ampie valli del suo<br />

corso, ed in esso incontra i primi in sediamenti industriali e attraversa i centri<br />

abitati di Serino, San Michele diSerino ed Atripalda. In questo tratto, già nella<br />

<strong>parte</strong> pedemontana in agro di Serino, il Sabato scorre all'interno di sponde per lo<br />

più artificiali costituite da gabbionate e muri in cemento armato non di recente<br />

realizzazione e spesso soggette a gravi fenomeni di erosione e/o scalzamento al<br />

piede.<br />

Dette sponde artificiali appaiono in più punti insufficienti a contenere le portate<br />

di piena che, essendo legate esclusivamente alle precipitazioni atmosferiche,<br />

possono assumere il carattere violento ed improvviso di ondate con velocità<br />

anche sostenuta dovuta alle forti pendenze del vicino tratto montano.<br />

Dopo la strettoia di Atripalda il fiume entra nella <strong>seconda</strong> valle ove si trova il<br />

nucleo industriale di Avellino e dove le portate cominciano ad essere più costanti<br />

nel tempo per l'apporto di numerosi affluenti minori (Torrente S. Lorenzo, Rio<br />

Vergine, torrente Salzola,etc.).<br />

Lo spartiacque topografico del Bacino del Sabato corre ad est lungo le linee di<br />

cresta dei Monti Picentini (M. Acellica,M. Terminio, M. Faggeto) per poi<br />

proseguire lungo le dorsali collinari che si trovano più a nord fin nei pressi<br />

dell'abitato di Benevento.<br />

Ad ovest, invece, a partire da Benevento,tale spartiacque corre lungo la dorsale<br />

San Leuco‐Arpaise, poi più a sud lungo le linee di cresta del massiccio del<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

78


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Partenio ed infine a sud‐ovest lungo la dorsale M. Esca‐M. Faliesi‐M. Peluso per<br />

ritornare sui M. Picentini (M.Vellizzano, M. Mai) nei pressi di Serino.<br />

Dal punto di vista cartografico il sottobacino ricade nei fogli IGM 173 (quadrante<br />

II tavoletta sud‐ovest, Altavilla Irpina), 185 (quadranti I e II) e 186 (quadrante III).<br />

Amministrativamente ricade per circa il 90% nella Provincia di Avellino e per la<br />

restante parete nella Provincia di Benevento.<br />

Attraversa i seguenti territori comunali:Serino, S. Michele di Serino, S. Lucia di<br />

Serino, S. Stefano del Sole, Cesinali, Atripalda, Avellino, Manocalzati,<br />

Montefredane, Prata Principato Ultra, Pratola Serra, Tufo, Altavilla Irpina,<br />

Chiande e Petruro Irpino per poi immettersi nel fiume Calore in territorio di<br />

Benevento. Inoltre, rientra nei comprensori delle Comunità Montane Serinese‐<br />

Solofrana e del Partenio.<br />

Fiume Sabato in prossimità delle sorgenti Urciuoli (Comune di Santo Stefano del Sole (AV))<br />

7.04.04 Bacino idrografico del Torrente Solofrana<br />

Il bacino idrografico del Torrente Solofrana, affluente in sinistra del fiume Sarno,<br />

si estende per una superficie di circa 260 Kmq, dei quali circa 75 ricadono nel<br />

territorio della Provincia di Avellino, ed è lungo circa 20 Km. Nasce alla<br />

confluenza delle acque del Vallone Spirito Santo e del Vallone dei Grangi in<br />

località Sant'Agata Irpina del Comune di Solofra. Le sorgenti sono captate per<br />

uso idropotabile e il torrente, ormai quasi artificiale, è sostanzialmente<br />

alimentato dagli scarichi delle industrie locali e dai reflui dei paesi attraversati.<br />

Il Torrente ed i suo affluenti, attraversano i Comuni di Solfora, Contrada, Forino,<br />

Mercogliano, Monteforte Irpino, Serino, Quindici, Montoro Inferiore e Montoro<br />

Superiore.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

79


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

7.04.05 Bacino idrografico del Fiume Sele<br />

Il fiume nasce dal Monte Paflagone (contrafforte del monte Cervialto) in agro di<br />

Caposele, ad una quota di 420 m.s.l.m.. La sorgente Sanità, avente una portata<br />

media di circa 4.000 l/s, che alimentava il Fiume Sele nel tratto irpino della sua<br />

defluenza, è stata captata dall’Acquedotto Pugliese, per i fabbisogni idrico<br />

potabili della Regione Puglia, con notevole decremento del deflusso minimo<br />

vitale del fiume nei periodi estivi.<br />

Nell'avellinese i maggiori affluenti del Sele sono il Temete (in sinistra orografica),<br />

la fiumara di Calabritto e la Piceglia (in destra orografica).<br />

Il fiume, scorre per circa 15 Km in Irpinia, attraversando i Comuni di Caposele e<br />

Calabritto.<br />

7.04.06 Bacino Idrografico del Fiume Ofanto<br />

La sua sorgente si trova sull'Altopiano Irpino a 715 m sul livello del mare, sotto il<br />

Piano dell'Angelo, a sud di Torella dei Lombardi, in Provincia di Avellino.<br />

L’Autorità di bacino competente è quella della Puglia ed i paesi attraversati in<br />

Provincia di Avellino sono: Andretta, Aquilonia, Bisaccia, Cairano, Calitri,<br />

Caposele, Conza della Campania, Guardia Lombardi, Lacedonia, Lioni,<br />

Monteverde, Morra De Sanctis, Nusco, Sant'Andrea di Conza, Sant'Angelo dei<br />

Lombardi, Teora, Torella dei Lombardi (sorgente), per un totale di 17 Comuni e<br />

una popolazione di 54.984 abitanti.<br />

All'interno del bacino dell'Ofanto sono presenti alcuni invasi idrici sfruttati<br />

dall’Ente Irrigazione per lo sviluppo della Campania Lucania e Puglia e dalla<br />

Capitanata per le esigenze irrigue della Regione Puglia. Il primo è l’Invaso di<br />

Conza della Campania, visibile nella foto di seguito riportata, sfruttato al<br />

momento per i fabbisogni irrigui della Puglia, ma per il quale sono in corso le<br />

azioni tecniche ed amministrative per lo sfruttamento delle acque dell’Invaso per<br />

i fabbisogni idrico – potabili della popolazione pugliese.<br />

Il secondo invaso è rappresentata dalla Diga San Pietro, sul T.te Osento,<br />

affluente in sinistra orografica del Fiume Ofanto, in agro di Monteverde,<br />

sfruttato dal Consorzio di Bonifica della capitanata per le esigenze irrigue della<br />

Puglia.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

80


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Diga di Conza della Campania<br />

7.04.07 Bacini idrografici dei T.ti Cervaro e Calaggio<br />

Il Bacini idrografici dei Torrenti Calaggio e Carvaro sono di competenza<br />

dell’Autorità di bacino della Puglia.<br />

Il Torrente Cervaro nasce dal monte Le Felci (m 853), presso Monteleone di<br />

Puglia. Entra in Provincia di Avellino e rientra in quella di Foggia fra Panni e<br />

Montaguto.<br />

Il bacino del Torrente comprende, in <strong>parte</strong>, i territori dei comuni di Ariano Irpino,<br />

Montaguto, Svignano, Vallesaccarda e Zungoli.<br />

Il Torrente Calaggio nasce nel Vallone della Toppa, presso il monte La Forma (m<br />

864) in agro di Vallata.<br />

Il Bacino del Calaggio comprende, in <strong>parte</strong> i territori di Ariano Irpino, Bisaccia,<br />

Lacedonia, Scampitella e Vallata.<br />

7.04.08 Bacino idrografico dei Regi Lagni<br />

Il bacino dei Regi Lagni, delimitato a nord dall’argine sinistro del fiume Volturno<br />

e dai monti Tifatini, a sud dai Campi Flegrei e dal massiccio Somma‐Vesuvio e ad<br />

est dalle pendici dei monti Avella, sottende una superficie di circa 1300 kmq, dei<br />

quali circa 160 in Provincia di Avellino.<br />

I sottobacini di maggiore interesse, nel territorio della Provincia di Avellino, sono<br />

quelli del Clanio, Sciminaro e Quindici.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

81


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

7.05 Idrogeologia<br />

L’insieme dei complessi montani della zona occidentale e sud‐occidentale<br />

(Monte Partenio, Monte Pizzone, Pizzo d’Alvano, Monte Tuoro, Monte Terminio<br />

e Monte Cervialto) ap<strong>parte</strong>ngono, secondo la classificazione della Carta<br />

Idrogeologica della Campania, all’Unità dei massicci carbonatici della dorsale<br />

appenninica, costituita in prevalenza da massicci calcarei.<br />

La zona orientale ricade prevalentemente nelle Unità intrappeniniche con una<br />

rilevante presenza di complessi argillosi, alle quote più alte (oltre gli 800 mt) e<br />

complessi arenacei alle quote inferiori.<br />

Le aree di piana e le principali aree vallive ricadono nelle Unità delle piane<br />

costiere e delle conche intramontane: in particolare, la conca di Avellino e l’area<br />

del baianese sono classificate tra i terreni piroclastici limo‐sabbiosi mentre le valli<br />

fluviali e i bacini lacustri vengono classificati come aree di depositi alluvionali<br />

(ghiaie in matrice sabbiosa con intercalazioni limoargillose).<br />

In relazione alla connotazione idrogeologica dei terreni, alla localizzazione delle<br />

sorgenti e delle falde, la memoria illustrativa della Carta idrogeologica della<br />

Campania21 individua alcune condizioni di vulnerabilità delle falde agli<br />

inquinamenti: “ (…) i massicci cartonatici propongono aspetti di particolare<br />

delicatezza soprattutto laddove sono presenti campi carsici e conche endoreiche<br />

urbanizzate e sedi di attività agricola e di pastorizia. Attualmente le strutture<br />

oggetto di attenzione particolare sono quella del Cervialto e del Terminio‐Tuoro,<br />

sedi di falde che alimentano gruppi sorgivi di rilevante importanza. In questi<br />

massicci la reimmissione in falda, attraverso grandi inghiottitoi, delle acque dei<br />

laghi stagionali del Laceno (Cervialto) e del Dragone (Terminio‐Tuoro) ha sempre<br />

costituito un rischio immanente di inquinamento (…). Altre fasce<br />

potenzialmente a rischio sono quelle pedemontane dei massicci stessi ove in<br />

genere affiorano i grandi fronti sorgivi. Qui la necessità di una attenta<br />

definizione dei perimetri di protezione si va facendo sempre più pressante a<br />

causa del progressivo incremento dell’urbanizzazione attorno e nei pressi dei<br />

fronti sorgivi22. Nelle zone interne il problema della vulnerabilità riguarda<br />

essenzialmente le falde delle piane alluvionali interne23 e più massicciamente le<br />

acque del reticolo fluviale che costituiscono di fatto la quasi totalità della risorsa<br />

idrica locale”.<br />

21 Budetta, P., Celico, P. et al. (1994), “Carta idrogeologica della Campania, Memoria illustrativa”, in Atti del IV<br />

Convegno Internazionale di Geoingegneria, Difesa e valorizzazione del suolo e degli acquiferi, Torino.<br />

22 Per il territorio avellinese si fa in particolare riferimento all’area delle sorgenti del Serino.<br />

23 Per il territorio avellinese si fa riferimento in particolare alla valle dell’Ufita.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

82


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

7.05.1 Risorse idriche sotterranee<br />

La risorsa idrica sotterranea dipende dall’infiltrazione delle acque atmosferiche<br />

nel sottosuolo, grazie alla permeabilità della roccia. L’infiltrazione è legata ad<br />

una serie di fattori meteorologici, morfologici, geologici, biologici.<br />

La Provincia di Avellino viene attraversata, con direzione sud‐est nord‐ovest dalla<br />

catena appenninica.<br />

Dal punto di vista geologico‐strutturale la catena appenninica è caratterizzata da<br />

una complessa struttura a coltri di ricoprimento derivanti dallo scollamento e<br />

raccorciamento delle coperture sedimentarie di domini paleogeografici<br />

ap<strong>parte</strong>nenti al margine settentrionale della placca africano‐padana, trasportati<br />

verso l’avampaese padano‐adriatico‐ionico, a partire dall’Oligocene superiore<br />

(D’Argenio et al., 1986; Patacca e Scandone, 1989).<br />

Il settore di catena ricadente nel territorio della Provincia è caratterizzato da una<br />

struttura riferibile ad un sistema duplex, in cui un complesso di thrusts sheets<br />

carbonatici, derivanti dalla deformazione della piattaforma apula, è sepolto al<br />

disotto di una serie di coltri di ricoprimento di provenienza interna derivanti dalla<br />

deformazione di domini di piattaforma carbonatica, di domini di transizione tra<br />

piattaforma e bacino, di domini bacinali avvenuta tra il Miocene superiore ed il<br />

Pliocene superiore‐Pleistocene inferiore.<br />

Sulle unità tettoniche che costituiscono l’ossatura della catena appenninica<br />

giacciono, con contatto stratigrafico discordante, successioni argillose, sabbiose<br />

e conglomeratiche mioplioceniche di ambiente marino, di ambiente transizionale<br />

da marino a continentale e di ambiente continentale, che rappresentano il<br />

riempimento di bacini che si impostavano sulle coltri di ricoprimento della catena<br />

(thrust top basin) durante le fasi di strutturazione della catena stessa.<br />

Pertanto i settori di catena inclusi in entrambi i bacini sono caratterizzati dalla<br />

sovrapposizione di thrust‐sheets costituiti da differenti tipi di successione:<br />

calcaree, dolomitiche, calcareoclastiche‐argilloso‐marnose, marnoso‐argillose,<br />

arenaceo‐argillose, su cui si rinvengono depositi argillosi, sabbiosi e<br />

conglomeratici, e prodotti vulcanici (lave, tufi, piroclastiti).<br />

L’assetto idrogeologico è condizionato dall’assetto stratigrafico‐strutturale del<br />

settore di catena in esame.<br />

I complessi litologici a maggiore permeabilità sono quelli costituiti da successioni<br />

calcaree e da successioni dolomitiche. I primi sono contraddistinti da elevata<br />

permeabilità per fratturazione e per carsismo, i secondi da permeabilità medioalta<br />

per fratturazione.<br />

I complessi litologici calcareo‐marnosi‐argillosi presentano permeabilità variabile<br />

da media ad alta laddove prevalgono i termini carbonatici in relazione al grado di<br />

fatturazione e di carsismo, da media a bassa ove prevalgono i termini pelitici. In<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

83


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

quest’ultimo caso tali successioni svolgono un ruolo di impermeabile relativo a<br />

contatto con le strutture idrogeologiche carbonatiche.<br />

I complessi litologici arenaceo‐argillosi presentano permeabilità variabile da<br />

media a bassa, in relazione alla prevalenza dei termini pelitici. Al loro interno la<br />

circolazione idrica è modesta e avviene in corrispondenza dei livelli a<br />

permeabilità maggiore. Questo complesso litologico, a contatto con le strutture<br />

idrogeologiche carbonatiche svolge un ruolo di impermeabile.<br />

Nell’area in esame sono presenti, inoltre complessi litologici conglomeratici e<br />

sabbiosi, caratterizzati da permeabilità da media a bassa in relazione alla<br />

granulometria ed allo stato di addensamento e/o di cementazione del deposito.<br />

Questi complessi litologici presentano una circolazione idrica in genere modesta,<br />

frammentata in più falde con recapito in sorgenti di importanza locale.<br />

A questi vanno aggiunti complessi litologici delle ghiaie, sabbie ed argille<br />

alluvionali, e dei detriti, che presentano un grado di permeabilità estremamente<br />

variabile da basso ad alto in relazione alle caratteristiche granulometriche, allo<br />

stato di addensamento e/o di cementazione del deposito. Il deflusso idrico ha<br />

luogo in corrispondenza dei livelli a permeabilità maggiore.<br />

Questi, allorquando sono a contatto con idrostrutture carbonatiche possono<br />

ricevere cospicui travasi da queste ultime.<br />

In corrispondenza dei complessi vulcanici si rinvengono il complesso delle lave, il<br />

complesso dei tufi e quello delle piroclastiti. Il complesso delle lave è<br />

caratterizzato da permeabilità da medie ad alte in relazione al grado di<br />

fessurazione; nel complesso dei tufi la permeabilità assume valori da bassi a<br />

medio bassi in relazione allo stato di fessurazione e/o allo stato di addensamento<br />

Gli acquiferi di rilevanza nazionale e regionale per l’elevata potenzialità idrica<br />

sono allocati nelle idrostrutture carbonatiche:<br />

‐ Idrostruttura del Monti Terminio‐Tuoro. Occupa circa 140 Kmq nella fascia sudovest<br />

del territorio Provinciale. I recapiti principali della falda di base, che<br />

alimenta acquedotti regionali e non, sono ubicati sia lungo il margine orientale<br />

(sorgenti Pollentina, Peschiera, Prete Bagno della Regina) che settentrionale<br />

(sorgenti Baiardo, Sauceto) che occidentale (Sogenti Acquaro‐Pelosi e Urciuoli).<br />

Altre sorgenti (Scorzella, candraloni) presenti all’interno del massiccio<br />

‐ Massiccio del Monte Cervialto: ricade nella fascia meridionale del territorio della<br />

Provincia, tra il Fiume Sele ed il Fiume Calore. Il recapito prevalente del deflusso<br />

della falda di base alimenta le sorgenti di Caposele (Sanita’, Cerasuolo, cannotto<br />

e Acqua delle Brecce).<br />

‐ Monte Polveracchio: la <strong>parte</strong> settentrionale del massiccio montuoso ricade<br />

nella fascia meridionale della Provincia, in destra orografica del Fiume Sele.<br />

Numerose sono le sorgenti, immesse in rete acquedottisca, presenti nei territori<br />

di Senerchia (Sorgenti, Caccia, Acquabianca, Piceglie e Forma) e Calabritto<br />

(sorgenti Ponticchio‐Acquara, Botte e Noce).<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

84


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

‐ Monte Marzano‐Ogna. Di tale gruppo Montuoso, solo il blocco calcareo di<br />

Quaglietta, in agro di Calabritto, ricade in Provincia di Avellino. Le sorgenti di<br />

Quaglietta (Celico et alii, 1979 a,b,c) risultano alimentate dal rilievo carbonatico<br />

del Monte Marzano.<br />

‐ Monte Acellica‐Licinici‐Mai p.p: solo <strong>parte</strong> del gruppo montuoso ricade in<br />

Provincia di Avellino: Monti di Solfora e una piccola <strong>parte</strong> del Monte Acellica. Le<br />

sorgenti della falda di base ricadono fuori del territorio Provinciale, dove sono<br />

presenti solo alcune sorgenti di alta quota (sorgenti Bocche Lapazzeta in agro di<br />

Solfora e il gruppo Raio Ferriera e Sorgente Madonna della Neve in agro di<br />

Montella)<br />

‐ Dorsale dei Monti di Avella: ricade nella fascia occidentale del territorio<br />

Provinciale dove recapita solo <strong>parte</strong> del deflusso della falda di base e tra le<br />

scaturigini solo una, sorgente bocca dell’acqua, immessa in rete acquedottistica.<br />

Altri acquiferi di importanza locale sono allocati in idrostrutture costituite da<br />

successioni successioni conglomeratiche e sabbiose (idrostrutture dell’area di<br />

Ariano Irpino,) localizzate nel settore sud‐orientale del bacino del Volturno (area<br />

dei monti dell’Irpinia).<br />

Acquiferi di importanza regionale e locale sono quelli contenuti nei depositi<br />

clastici più permeabili presenti nel sottosuolo delle aree di piana, come l’alta<br />

valle del Sabato, con circolazione idrica connessa a quella dell’idrostruttura del<br />

Terminio‐Tuoro.<br />

7.06 Uso del suolo<br />

L’uso del suolo del territorio Provinciale può essere descritto attraverso l’analisi<br />

dei dati inerenti le diversi classi di destinazione d’uso delle superfici della “carta<br />

dell’uso agricolo del suolo della Regione Campania – CUAS” del 2004.<br />

Con essa la Regione Campania ha migliorato la conoscenza del territorio rurale<br />

della Campania al fine di realizzare una più efficace pianificazione degli interventi<br />

del settore agricolo e forestale.<br />

Dall’analisi dei dati riguardanti la Provincia di Avellino possiamo caratterizzare la<br />

distribuzione delle diverse classi di utilizzo del suolo e che si possono così<br />

sintetizzare:<br />

1 – Seminativi: riguarda le superfici coltivate, regolarmente arate e generalmente<br />

sottoposte ad un sistema di rotazione (cereali, leguminose, piante da tubero,<br />

ecc.) in Provincia di Avellino sono presenti le seguenti classi:<br />

Classe 1.1 ‐ Seminativi autunno‐vernini<br />

111 ‐ Cereali da granella autunno‐vernini: sono comprese le superfici utilizzate a<br />

frumento, orzo, avena, mais, sorgo e cerali minori. Sono distribuiti soprattutto<br />

nelle aree collinari dell’Alta Irpinia, della Baronia e della zona dell’Arianese,<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

85


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

soprattutto per quella <strong>parte</strong> che si affaccia verso la Provincia di Foggia e che<br />

confina con i comuni di Savignano Irpino e Greci.<br />

11113 ‐ Cereali da granella associati a colture foraggere: rappresentano un<br />

mosaico di colture temporanee in cui i cereali da granella superano il 50%<br />

dell’elemento cartografato. Sono presenti nei comuni dell’Alta Irpinia che<br />

confinano con quelli della zona del Terminio Cerivialto essi sono infatti presenti<br />

anche nelle piane endoreiche del Laceno e di Volturara<br />

Classe 1.2 ‐ Seminativi primaverili‐estivi<br />

121 ‐ Cereali da granella primaverili‐estivi: sono comprese le superfici utilizzate a<br />

frumento, orzo, avena, mais, sorgo e cereali minori. Si ritrovano nella zona dei<br />

Picentini in particolare nelle piane di Volturara, di Montella e del Laceno a<br />

Bagnoli irpino. Sono altresì presenti lungo la Valle dell’Ofanto nei comuni di<br />

Nusco e Lioni e nella valle Caudina nei comuni di Cervinara e Rotondi.<br />

122 – Ortive: coltivazioni ortive sono presenti soprattutto nel Montorese ed in<br />

particolare a Montoro Inferiore e nella valle Caudina tra i comuni di Rotondi,<br />

Cervinara e San Martino Valle Caudina. Inoltre sono presenti in modo diffuso<br />

nell’intorno dei vari centri abitati delle valli del Sabato e del Calore e nella valle<br />

dell’Ufita.<br />

125 ‐ Colture industriali: sono comprese superfici utilizzate a tabacco e altre<br />

colture industriali. Sono presenti in particolare nei comuni della Valle dell’Ufita e<br />

della Baronia come Flumeri, Frigento, Castelbaronia e Carife, inoltre si ritrovano<br />

nella valle Caudina e nelle zone dell’Arianese tra i comuni di Ariano Irpino e<br />

Montecalvo Irpino.<br />

131 – Prati avvicendati: sono comprese superfici utilizzate ad erba medica (in<br />

purezza o in miscugli) ed altri prati avvicendati (lupinella, sulla trifoglio spp, prati<br />

di graminacee), che occupano il terreno fra 2 e 5 anni. Sono presenti in poche<br />

parti del territorio Provinciale quali le media valle del Calore (tra Montemarano e<br />

Castelfranci), la <strong>parte</strong> alta della valle dell’Ofanto (Nusco) e la zona di Conza della<br />

Campania e di Sant’Andrea di Conza, oltre che nella zona alta della valle del Sele<br />

(tra Calabritto e Senerchia).<br />

13111 – Colture foraggere associate a cereali da granella autunno‐vernini:<br />

rappresentano un mosaico di colture temporanee (seminativi autunno‐vernini e<br />

foraggere) non cartografa bili singolarmente, in cui le foraggere superano il 50%<br />

della superficie dell’elemento cartografato. Anche questi tipi di colture sono<br />

presenti in poche parti del territorio in particolare si concentrano nella valle del<br />

Sele (Senerchia), sulle colline di Andretta in Alta Irpinia e su quelle di Sturno<br />

lungo la valle dell’Ufita.<br />

132 – Erbai: sono comprese superfici utilizzate a mai a maturazione cerosa, erbai<br />

di cereali in purezza, altri erbai (fava, favino, trifoglio spp, loglio, veccia, colza,<br />

cavolo, polifiti di graminacee e leguminose), che occupano il terreno per non più<br />

di un anno. Sono presenti in poche parti del territorio Provinciale quali la zona tra<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

86


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

le Valli dell’Ufita e dell’Ofanto, nei comuni di Guardia dei Lombardi, Rocca San<br />

Felice, Sant’Angelo dei Lombardi e Andretta, oltre che nelle zone montane del<br />

Vallo di Lauro nel comune di Quindici nella zona di Campo Somma al confine con<br />

la Provincia di Salerno e il comune di Bracigliano.<br />

2 – Colture permanenti: Colture non soggette a rotazione che forniscono più<br />

raccolti e che occupano il terreno per un lungo periodo prima dello scasso e della<br />

ripuntatura: si tratta per lo più di colture legnose. Sono esclusi i prati, i pascoli e<br />

le foreste, in Provincia di Avellino sono presenti le seguenti classi:<br />

Classe 2.1 ‐ Vigneti<br />

La viticoltura, diffusa su tutto il territorio Provinciale, è prevalentemente<br />

destinata alla produzione di uva da vino. La Provincia di Avellino vanta la<br />

presenza di tre vini pregiati DOCG, il Taurasi, il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo.<br />

La zona dei vini pregiati della Provincia comprende le aree collinari che si<br />

sviluppano lungo la valle del Sabato e la valle del Calore. Il Taurasi si produce con<br />

uve di aglianico in un’area collinare dell’alta valle del Calore. L’area di produzione<br />

comprende 17 Comuni che circondano Taurasi. L’area vitivinicola del Greco di<br />

Tufo è costituita da una piccola area di media collina situata a nord di Avellino.<br />

Essa comprende i territori degli 8 comuni che circondano Tufo lungo la valle del<br />

Sabato. Il vitigno Fiano, dal quale si produce il Fiano di Avellino, anche esso oggi<br />

DOCG, interessa un’area comprendente i 26 Comuni più prossimi al capoluogo.<br />

Classe 2.2 ‐ Frutteti e frutti minori<br />

Impianti di alberi o arbusti fruttiferi. Colture pure o miste di specie produttrici di<br />

frutta o alberi di fratto n associazione con superfici stabilmente erbate. I frutteti<br />

in presenza di diverse associazioni di alberi sono da includersi in questa classe.<br />

Sono compresi i noccioleti da frutto.<br />

Quest’ultimo tipo di frutteto è quello maggiormente presente in Provincia di<br />

Avellino con notevoli superfici nella valle del Sabato e nei comuni intorno alla<br />

città di Avellino sia quelli a nord che quelli a sud del capoluogo, nella zona del<br />

Serinese. Significativi sono anche le presenze di noccioleti nella valle del<br />

Baianese e in quella del Vallo di Lauro che rappresentano l’areale con la più alta<br />

vocazione per la coltivazione del nocciolo. La varietà più pregiata è la Nocciola<br />

Mortarella, altra varietà diffusa in queste aree è la nocciola S.Giovanni. Diverso è<br />

il paesaggio dei noccioleti delle colline avellinesi, dove essi si presentano spesso<br />

consociati con ciliegio, noce e altre fruttifere. Le varietà più diffuse in questa<br />

zona sono la Tonda bianca, la Tonda Rossa, la Mortarella e, soprattutto nel<br />

Serinese, la Tonda di Giffoni.<br />

Classe 2.3 ‐ Oliveti<br />

Gli oliveti sono presenti in tutte le zone collinari dell’Irpinia, si localizzano<br />

soprattutto nelle zone dell’alto Sele, nelle colline del Vallo di Lauro‐Baianese,<br />

lungo la valle del Calore e nell’Ufita. Inoltre la coltivazione dell’olivo è presente<br />

nelle zone dell’Arianese tra i comuni di Ariano Irpino e Montecalvo Irpino e anche<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

87


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

lungo la valle del Calaggio e dell’Ofanto . Le varietà di olivo principali sono la<br />

Ogliarola, la Ravece, la Nostrale e la Carpellese.<br />

Classe 2.5 ‐ Castagneti da frutto<br />

La coltivazione delle castagne, largamente diffusa sul territorio Provinciale, si<br />

concentra in particolare nell’area dei Monti Picentini, dove sono presenti alcune<br />

delle varietà più pregiate. Altri areali di rilievo per la coltivazione della castagna<br />

sono le zone del Partenio (Mercogliano) e della Valle Caudina. Il tipo più<br />

conosciuto di castagna è la “castagna di Montella”, prodotta nei Comuni di<br />

Montella, Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Montemarano, Nusco e Volturara<br />

Irpina. Ancora, tra le più pregiate vi è la castagna di Serino (che comprende le<br />

varietà Montemarano e Verdole), prodotta nell’alta valle del Sabato.<br />

3 – Foraggere permanenti: Colture foraggere erbacee fuori avvicendamento che<br />

occupano il terreno per un periodo superiore a 5 anni. In Provincia di Avellino<br />

sono presenti le seguenti classi:<br />

Classe 3.1 ‐ Prati permanenti, prati pascoli e pascoli<br />

Sono comprese superfici destinate a foraggere permanenti che vengono<br />

utilizzate esclusivamente mediante falciatura e successivo pascolo o utilizzate<br />

esclusivamente al pascolo<br />

Classe 3.2 ‐ Prati permanenti, prati pascoli e pascoli<br />

Entrambe le due classi sono diffusamente presenti in Provincia di Avellino in<br />

particolare lungo le colline del Sabato e del Calore, sugli altipiani del Partenio e<br />

dei Picentini, sulle colline sia della Valle dell’Ufita che dell’Alta Irpinia a anche di<br />

quelle delle Valli dell’Ofanto e del Sele.<br />

4 – Zone Agricole eterogenee: Aree con presenza di almeno tre differenti classi<br />

d’uso.<br />

Classe 4.1 – Colture temporanee associate a colture permanenti<br />

Colture temporanee (seminativi o foraggere) in associazione con colture<br />

permanenti sulla stessa superficie. Vi sono comprese aree miste, ma non<br />

associate, di colture temporanee e permanenti quanto queste ultime<br />

comprendono meno del 25% della superficie totale.<br />

Classe 4.2 – Sistemi colturali e particellari complessi<br />

Mosaico di appezzamenti singolarmente non cartografabili con varie colture<br />

temporanee, prati stabili e colture permanenti occupanti ciascuno meno del 50%<br />

della superficie dell'elemento cartografato.<br />

Anche queste due classi sono presenti in Provincia di Avellino in particolare tra le<br />

medie Valli del Sabato e del Calore fino alla valle dell’Ufita con elevate estensioni<br />

della classe 4.2 nelle zone al confine tra i comuni di Grottaminarda, Mirabella<br />

Eclano, Fontanarosa e Gesualdo, fino alle valli della Baronia e dell’Arianese.<br />

5 – Superfici boscate: Aree destinate a bosco dove si distinguono le seguenti tre<br />

classi:<br />

Classe5.1 – Boschi di latifoglie<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

88


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Formazioni vegetali, costituite principalmente da alberi, ma anche da cespugli e<br />

arbusti, nelle quali dominano le specie forestali latifoglie. La superficie a<br />

latifoglie deve costituire almeno il 75% della componente arborea forestale,<br />

altrimenti viene classificata bosco misto di conifere e latifoglie (5.3). Sono<br />

comprese in tale classe le formazioni boschive ripariali.<br />

Classe5.2 – Boschi di latifoglie<br />

Formazioni vegetali, costituite principalmente da alberi, ma anche da cespugli e<br />

arbusti, nelle quali dominano le specie forestali conifere. La superficie a conifere<br />

deve costituire almeno il 75% della componente arborea forestale, altrimenti<br />

viene classificata bosco misto di conifere e latifoglie (5.3). Sono comprese in tale<br />

classe le formazioni boschive ripariali.<br />

Classe5.3 – Boschi misti di conifere e latifoglie<br />

Formazioni vegetali, costituite principalmente da alberi e arbusti, dove ne'<br />

latifoglie ne' conifere superano il 75% della componente arborea forestale.<br />

La presenza dei boschi in Provincia di Avellino, soprattutto quelli che rientrano<br />

nella classe 5.1 (boschi di latifoglie), è molto rilevante. Infatti le aree che sono<br />

state riconosciute ad alta naturalità e che coincidono con i perimetri dei parchi<br />

regionali del Partenio e dei Monti Picentini e con quelli sia dei Siti di Importanza<br />

Comunitaria (SIC) che delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) sono<br />

caratterizzate dalla estesa diffusione di superfici boscate.<br />

Queste ultime zone sono distribuite oltre che nelle aree montuose dei monti del<br />

Partenio e dei Monti Picentini, anche nella zona del Vallo di Lauro (SIC ‐ Monti di<br />

Lauro) e del Baianese (SIC – Pietra Maula), lungo la valle dell’Ofanto (SIC –<br />

Querceta dell’Incoronata, SIC – Boschi di Guardia dei Lombardi e di Andretta, SIC<br />

– Bosco di Zampaglione ‐ Calitri), la valle del Sele e la valle del Sabato (SIC –<br />

Bosco di Montefusco).<br />

6 – Copertura vegetale prevalentemente arbustiva e/o erbacea in evoluzione<br />

naturale: aree vegetali in cui si distinguono le seguenti classi:<br />

Classe 6.1 – Aree a pascolo naturale e praterie di alta quota<br />

Aree foraggere a bassa produttivita'. Sono spesso situate in zone accidentali e/o<br />

montane. Sulle aree interessate della classe sono di norma presenti limiti di<br />

particelle (siepi, muri, recinti), intesi a circoscriverne e localizzarne l'uso.<br />

Classe 6.2 – Cespuglieti e arbusteti<br />

Formazioni vegetali basse e chiuse, stabili, composte principalmente di cespugli,<br />

arbusti e piante erbacee (eriche, rovi, ginestre).<br />

Classe 6.3 – Aree a vegetazione sclerofilla<br />

Ne fanno <strong>parte</strong> la macchia mediterranea e le garighe. Possono essere presenti<br />

rari alberi isolati<br />

Le sopraelencate classi di copertura vegetale sono presenti, in Provincia di<br />

Avellino, nelle zone montane sia dei monti del Partenio che di monti Picentini<br />

fino alla valle del Sele, sono inoltre presenti anche nelle zone a più alta quota<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

89


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

delle colline della Baronia che di quelle che caratterizzano le valli dei torrenti<br />

Cervaro e del Calaggio e del fiume Ofanto.<br />

Classe 6.4 – Aree a vegetazione arborea e arbustiva in evoluzione<br />

Formazioni che possono derivare dalla degradazione della foresta o da<br />

rinnovazione della stessa per ricolonizzazione di aree non forestali o in adiacenza<br />

ad aree forestali. Che si possono distinguere in:<br />

641 – Aree a ricolonizzazione nuturale<br />

642 – Aree a ricolonizzazione artificiale (rimboschimenti)<br />

Anche questa classe di copertura vegetale e le relative sottoclassi sono presenti,<br />

in Provincia di Avellino, nelle zone montane sia dei monti del Partenio che di<br />

monti Picentini, sono inoltre presenti anche nelle zone delle colline della Baronia<br />

che di quelle che caratterizzano, le aree dell’Arianese e le valli dei torrenti<br />

Cervaro e del Calaggio e del fiume Ofanto.<br />

7 – Zone aperte con vegetazione rada o assente:<br />

Le classi di questo tipo di areale presenti in Provincia di Avellino sono:<br />

Classe 7.2 – Rocce nude ed affioramenti<br />

Classe 7.3 – Aree con vegetazione rada<br />

Classe 7.4 – Aree degradate da incendi e per altri eventi<br />

Sono presenti nelle aree di alta quota degli altipiani e dei versanti dei monti<br />

Picentini, con particolare diffusione sui rilievi calcarei del monte Cervialto e della<br />

catena appenninica che domina la valle del Sele (monte Boschetiello), su quelli e<br />

dei monti del Partenio. La classe delle aree interessate da incendi sono state<br />

cartografate in prevalenza lungo i crinali dei rilievi dei monti Picentini (m.<br />

Raiamagra e m. Cervialto) e di quelli a confine con la Provincia di Salerno e<br />

ricadenti nel comune di Senerchia.<br />

Infine abbiamo le classi di copertura non vegetale quali:<br />

Classe 9.1 – Ambiente urbanizzato e superfici artificiali<br />

Insediamenti residenziali, insediamenti produttivi, dei servizi pubblici e privati,<br />

delle reti e delle aree infrastrutturali. Aree estrattive, cantieri, discariche e<br />

terreni artefatti ed abbandonati. Le superfici ricoperte artificialmente occupano<br />

piu' del 50% della superficie totale.<br />

Quindi fondamentalmente questa classe di uso riguarda i centri urbani e le varie<br />

frazioni urbane dei comuni della Provincia. Dalla cartografia si riconoscono le<br />

zone urbane attorno al capoluogo e quelle relative agli insediamenti lungo il<br />

corso del fiume Sabato. Caratteristici sono anche le distribuzioni degli<br />

insediamenti urbani lungo la valle di Avella‐Baiano, del Vallo di Lauro e della Valle<br />

Caudina. Altri insediamenti lineari sono riconoscibili lungo la statale 7 bis per le<br />

Puglie in particolare nell’ambito dei Comuni della zona dell’Ufita (Mirabella<br />

Eclano e Grottaminarda) e per le zone urbane dell’Arianese. Si evidenziano,<br />

altresì, le diverse aree produttive delle zone industriali con particolare<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

90


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

riferimento alle più estese quali quelle della zona di Pianodardine (Avellino) e<br />

quelle della valle dell’Ufita (Flumeri).<br />

Classe 9.2 – Acque<br />

Acque interne e costiere, specchi e corsi d'acqua, naturali ed artificiali.<br />

In Provincia di Avellino sono sostanzialmente rappresentati dalle superfici dei<br />

due laghi artificiali prodotti dalla diga di Conza della Campania lungo il fiume<br />

Ofanto e da quella del lago di San Pietro lungo il torrente Osento tra i comuni di<br />

Acquilonia e Monteverde e dal lago presente nell’altipiano del Laceno nel<br />

comune di Bagnoli Irpino.<br />

7.06.01 Sistema agricolo provinciale<br />

Il Sistema agricolo Provinciale è caratterizzato da condizioni di base<br />

generalmente poco favorevoli alla pratica agricola, con suoli spesso accidentati e<br />

in forte pendenza, difficilmente lavorabili con mezzi meccanici o irrigabili.<br />

Nonostante ciò, la Provincia di Avellino si distingue nel panorama regionale per<br />

una maggiore incidenza della superficie agraria sulla superficie territoriale, una<br />

forte incidenza della superficie a bosco, un’alta estensività colturale.<br />

Da una lettura delle macrocaratteristiche strutturali e produttive del settore<br />

agricolo, si evidenzia nel territorio avellinese una profonda differenza che vede<br />

contrapposte, da un lato, l’area orientale prevalentemente rurale, socialmente e<br />

culturalmente arretrata e in cui predominano le colture estensive; dall’altro,<br />

l’area occidentale più dinamica, riccamente infrastrutturata, dove prevalgono<br />

colture di pregio quali quelle frutticole e viticole (con rinomati vini DOCG, DOC e<br />

IGT).<br />

Nell’area orientale l’agricoltura, che rappresenta il settore produttivo<br />

dominante, ha carattere prevalentemente estensivo, come testimoniato dalla<br />

dimensione media aziendale superiore a quella regionale. Le filiere dominanti di<br />

questo sistema sono quella cerealicola e zootecnica. In quest’area, alla minore<br />

redditività delle colture si aggiunge la lontananza dai mercati di sbocco e un<br />

contesto socioeconomico più arretrato, in cui si registrano aree con fenomeni di<br />

stasi o decremento demografico che danno luogo a fenomeni di senilizzazione.<br />

Una buona integrità dell’ambiente naturale e forme di insediamento meno<br />

accentrate possono però favorire l’integrazione tra attività agricola e azioni di<br />

tutela e valorizzazione delle risorse ambientali e di promozione turistica.<br />

L’area occidentale si distingue per una maggiore concentrazione d’aziende<br />

agricole cui corrisponde un’esigua dimensione aziendale. Le filiere dominanti<br />

sono rappresentate da quelle vitivinicole e frutticole. L’area è caratterizzata dalla<br />

presenza di una vasta gamma di prodotti di qualità, in molti casi con marchi di<br />

qualità riconosciuti, e da un’alta incidenza delle superfici boscate e delle aree<br />

protette. L’approfondimento della conoscenza del territorio Provinciale<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

91


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

consente, tuttavia, di mettere in luce ulteriori differenziazioni all’interno del<br />

sistema rurale Provinciale, peculiarità e caratteristiche su cui far leva per<br />

l’innesco di nuove strategie di sviluppo.<br />

Tra i seminativi, le colture maggiormente diffuse sono rappresentate da cereali,<br />

foraggere, patate, cipolle e pomodori. Grandi estensioni di cereali e foraggere<br />

caratterizzano il paesaggio dell’Alta Irpinia e l’alto Cervaro; in quest’ultima area,<br />

in particolare, è molto diffusa anche la coltivazione del tabacco. Le coltivazioni<br />

cerealicole, di per sé difficilmente differenziabili, non presentano produzioni di<br />

pregio. Per le ortive, le maggiori concentrazioni si ritrovano nell’area della conca<br />

di Avellino, nel Baianese, nel Vallo di Lauro e alle pendici del Partenio. In tali zone<br />

sono maggiormente sviluppate la frutticoltura e le coltivazioni permanenti in<br />

generale.<br />

Tra le maggiori produzioni della Provincia vi sono le castagne, le nocciole e la<br />

frutta a guscio in generale; oliveti e vigneti sono diffusi in tutte le aree collinari.<br />

Tra le fruttifere, sono presenti in tutta la Provincia le coltivazioni di mele e<br />

ciliegie. Nelle aree maggiormente pianeggianti della valle del Sabato e del Vallo<br />

di Lauro, sono presenti, sebbene in quantità ridotte, anche kiwi, albicocche e<br />

pesche. Nel baianese e nel Vallo di Lauro si rinvengono anche alcune coltivazioni<br />

agrumicole.<br />

Vigneti<br />

La viticoltura, diffusa su tutto il territorio Provinciale, è prevalentemente<br />

destinata alla produzione di uva da vino. La Provincia di Avellino vanta la<br />

presenza di tre vini pregiati. E’ una delle poche province d’Italia ad avere tre vini<br />

DOCG, il Taurasi, il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo. Anche al di fuori degli<br />

areali dei vini DOCG, la coltivazione di uva presenta una produzione di buon<br />

livello che potrebbe aspirare al riconoscimento del marchio di qualità. In<br />

particolare, tutto il territorio dell’Alta Irpinia, presenta una forte concentrazione<br />

di vigneti, pur in assenza di produzioni a denominazione riconosciuta.<br />

Recentemente, anche al vino Irpinia bianco e rosso è stata riconosciuta<br />

l’Indicazione Geografica Tipica.<br />

La superficie destinata a vigneti DOCG rappresenta il 22,4% della superficie a vite<br />

presente nell’intera Provincia. La zona dei vini pregiati della Provincia comprende<br />

le aree collinari che si sviluppano lungo la valle del Sabato e la valle del Calore. In<br />

quest’area sono presenti i tre DOCG –il Greco di Tufo, il Fiano di Avellino e il<br />

Taurasi. Le tre aree vinicole sono contigue tra loro e si sovrappongono nei<br />

comuni di Lapio e Montefalcione che ap<strong>parte</strong>ngono sia all’area di produzione del<br />

Taurasi che all’area di produzione del Fiano.<br />

Il Taurasi, è stato il primo e, per molti anni, l’unico vino DOCG della Campania, si<br />

produce con uve di aglianico in un’area collinare, compresa tra i 400 e i 700 metri<br />

sul livello del mare, dell’alta valle del Calore. Qui la struttura dei terreni è di<br />

origine vulcanica e la vite segue i criteri della coltura a bassa spalliera. L’area di<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

92


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

produzione comprende 17 Comuni che circondano Taurasi. Le aziende viticole,<br />

generalmente di piccole dimensioni, sono in prevalenza a conduzione familiare e<br />

localizzate in aree collinari scarsamente meccanizzabili. L’area vitivinicola del<br />

Greco di Tufo, oggi DOCG, è costituita da una piccola area di media collina situata<br />

a nord di Avellino, caratterizzata da un terreno ricco di venature sulfuree e di<br />

sostanze fosforate e azotate. Essa comprende i territori degli 8 comuni che<br />

circondano Tufo lungo la valle del Sabato. In quest’area, la coltivazione dell’uva è<br />

in forma specializzata. Il paesaggio, tipicamente rurale, è caratterizzato da<br />

vigneti, noccioleti, oliveti, piccoli appezzamenti di cereali e leguminose. Il vitigno<br />

Fiano, dal quale si produce il Fiano di Avellino, anche esso oggi DOCG, interessa<br />

un’area comprendente i 26 Comuni più prossimi al capoluogo. In quest’area si<br />

localizzano alcune delle aziende vinicole più importanti della Provincia e di<br />

maggiori dimensioni, come la Mastroberardino di Atripalda.<br />

Nocciole e noci<br />

I boschi di castagne e i noccioleti sono da sempre un elemento caratterizzante<br />

del paesaggio irpino. Per lungo tempo, l’economia stessa dell’Irpinia è stata<br />

condizionata dalla raccolta delle castagne e delle nocciole e i boschi hanno<br />

rappresentato la principale forma di sussistenza delle comunità rurali. Le aree di<br />

maggiore produzione coincidono con le alture del Partenio e dei Monti Picentini<br />

dove la produzione presenta non poche specie eccellenti. La coltivazione del<br />

nocciolo riveste un’importanza preminente nell’economia avellinese: questo<br />

territorio presenta, infatti, un’antica vocazione per la produzione delle nocciole<br />

e, in questo campo, detiene il primato tra tutte le province italiane, concorrendo<br />

per circa un terzo all’intero raccolto nazionale. La coltivazione di nocciole è<br />

resente in tutta la Provincia ma caratterizza, in particolare, il paesaggio agrario<br />

del Partenio, del baianese, del Vallo di Lauro, delle colline avellinesi. Nelle prime<br />

due aree, il nocciolo valorizza adeguatamente anche i dislivelli più impervi, grazie<br />

a sistemazioni idraulico‐agrarie quali fosse livellari e ciglionamenti. La varietà più<br />

pregiata è la Nocciola Mortarella, per la quale è in corso la procedura per il<br />

riconoscimento del marchio di qualità. Altra varietà diffusa in queste aree è la<br />

nocciola S.Giovanni. Diverso è il paesaggio dei noccioleti delle colline avellinesi,<br />

dove essi si presentano spesso consociati con ciliegio, noce e altre fruttifere. Le<br />

varietà più diffuse in questa zona sono la Tonda bianca, la Tonda Rossa, la<br />

Mortarella e, soprattutto nel Serinese, la Tonda di Giffoni. La zona del Baianese ‐<br />

Vallo di Lauro è l’areale con la più alta vocazione per la coltivazione del nocciolo.<br />

Qui, nelle aree più pianeggianti, sono presenti colture particolarmente<br />

produttive, anche grazie ad un elevato grado di meccanizzazione del ciclo<br />

produttivo. Nell’area sono localizzate anche aziende per la prima lavorazione<br />

delle nocciole i cui prodotti sono principalmente costituiti da granella, per la<br />

produzione di cioccolato, e pasta di nocciola, per la produzione di gelati. Nel<br />

Baianese‐Vallo di Lauro è diffusa anche la coltivazione di altra frutta a guscio,<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

93


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

come le noci della varietà “di Sorrento”. La coltivazione di noci è riscontrabile in<br />

tutta la Provincia, spesso consociata ad altre coltivazioni specializzate. La varietà<br />

più diffusa è la Noce Malizia, rinomata anche a livello extralocale. Noci e nocciole<br />

alimentano la produzione artigianale di torroni tipici, fiorente soprattutto a<br />

Ospedaletto d’Alpinolo.<br />

Castagne<br />

La coltivazione delle castagne, largamente diffusa sul territorio Provinciale, si<br />

concentra in particolare nell’area dei Monti Picentini, dove sono presenti alcune<br />

delle varietà più pregiate. Altri areali di rilievo per la coltivazione della castagna<br />

sono le zone del Partenio e della Valle Caudina. I boschi di castagne assumono<br />

particolare rilevanza sia a fini ambientali e paesaggistici che a fini economici, non<br />

solo per la produzione di frutti di particolare pregio ma, anche, per la produzione<br />

del legno e per le potenzialità legate agli indotti nel settore della trasformazione.<br />

Il tipo più conosciuto di castagna è la “castagna di Montella” (DOC dal 1987 e<br />

Indicazione Geografica Protetta dal 1996), prodotta nei Comuni di Montella,<br />

Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Montemarano, Nusco e Volturara Irpina. Ancora,<br />

tra le più pregiate vi è la castagna di Serino (che comprende le varietà<br />

Montemarano e Verdole), prodotta nell’alta valle del Sabato, di cui la Regione<br />

sta promovendo la registrazione del marchio. Altre varietà sono la castagna<br />

Rossa di San Mango e la Bionda di Mercogliano. La produzione di castagne, un<br />

tempo destinata ad integrare una dieta alimentare molto povera, è oggi<br />

impiegata prevalentemente dall’industria dolciaria. Tra i prodotti artigianali<br />

derivati dalla lavorazione delle castagne il miele e prodotti tipici quali: le<br />

Castagne del Prete, le Castagne d’orze, le Castagne Bianche.<br />

Olivo<br />

Gli oliveti sono presenti in tutte le zone collinari dell’Irpinia. Nel panorama<br />

Campano, la Provincia si colloca al quarto posto nella produzione olivicola, con<br />

circa il 15% di aziende sul totale regionale. In generale, si tratta di piccole aziende,<br />

a conduzione diretta, con un modesto livello di meccanizzazione anche a causa<br />

delle condizioni orografiche della zona. Gli impianti per la trasformazione sono<br />

dotati di macchinari molto vecchi, in alcuni casi addirittura secolari. A causa di<br />

queste condizioni, l’olivicoltura risulta attualmente scarsamente remunerativa,<br />

pur dando luogo ad un prodotto di buona qualità, l’olio Irpino, per il quale è in<br />

corso di approvazione il disciplinare per il riconoscimento del marchio di qualità.<br />

Le principali varietà sono l’Aeclanum, il Materdomini, il Tricolli. In Irpinia,<br />

l’olivocultura da olio, costituisce un settore che necessita di una serie di<br />

interventi strutturali per poter estrinsecare appieno le proprie potenzialità.<br />

L’olivicoltura Provinciale si localizza soprattutto nelle zone dell’alto Sele, nelle<br />

colline del Vallo di Lauro‐Baianese, lungo la valle del Calore e nell’Ufita. In<br />

particolare, nell’area del Baianese la coltivazione dell’olivo è <strong>seconda</strong> solo alla<br />

coltura del nocciolo. Le varietà di olivo principali sono la Ogliarola, la Ravece, la<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

94


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Nostrale e la Carpellese. Da queste si ricava un olio dalle particolari<br />

caratteristiche organolettiche, prodotto attraverso procedimenti artigianali in<br />

quantità limitate.<br />

Ciliegie e mele annurche<br />

La coltivazione del ciliegio e delle mele annurche è diffusa su tutto il territorio<br />

Provinciale, pur essendo particolarmente fiorente nell’area collinare intorno al<br />

capoluogo. Un tempo, come per le nocciole, la Provincia di Avellino aveva il<br />

primato in Italia anche per la produzione di ciliegie. Quest’ultima presenta una<br />

grande varietà di specie tra cui quelle di Montoro (la Pagliaccio e la Palermitana),<br />

di Serino (la Tenta e la Palermitana), di Taurasi (la Maiatica e l’Imperiale), del<br />

Baianese (la Monte). Le varietà di mela più pregiate sono la Mela Limongella,<br />

divenuta ormai rara, e la Mela Annurca. La mela Limongella, coltivata in piccole<br />

quantità destinate prevalentemente all’autoconsumo, è segnalata nel<br />

Montorese‐Serinese e nell’area della Comunità montana Terminio‐Cervialto. Le<br />

mele annurche sono tra i prodotti che, in attesa dell’Indicazione Geografica<br />

Protetta, hanno ottenuto la protezione nazionale transitoria. L’areale di<br />

produzione comprende tutte le province della Campania, per quanto le aree più<br />

produttive e tradizionalmente legate a questa coltivazione sono principalmente<br />

nel napoletano e nel casertano. Tuttavia anche la Valle Caudina si caratterizza<br />

per la presenza dell’annurca tradizionale. In Provincia di Avellino, tra i comuni in<br />

cui la produzione è più intensa vi sono S. Martino Valle Caudina e Cervinara. Tra<br />

le frutticole, un altro prodotto di spicco è la Susina del Carmine.<br />

Pomodori, cipolle e altre ortive<br />

La produzione di pomodori e cipolle è concentrata in particolare nell’area di<br />

Montoro. Qui si coltiva un particolare ecotipo di San Marzano (prodotto DOP, il<br />

cui areale si colloca nell’Agro‐Nocerino‐Sarnese ma comprende anche i due<br />

comuni avellinesi di Montoro Inferiore e Superiore) che ha preso il nome di<br />

Pomodoro di Montoro e si è diffusa una particolare varietà di cipolle –la cipolla<br />

ramata di Montoro– che costituisce una delle produzioni orticole più pregevoli<br />

della Provincia. L’ortofrutticoltura locale dà origine ad altri prodotti connotati da<br />

caratteri di tipicità, anche se non sempre le dimensioni della produzione sono<br />

sufficienti a giustificare impegnative campagne di valorizzazione su mercati<br />

extraregionali. Tra le produzioni orticole di rilievo si segnalano: il carciofo di<br />

Montoro, la patata primaticcia di S.Michele di Serino, l’aglio dell’Ufita.<br />

Tartufo nero di Bagnoli<br />

Nei boschi di faggio che circondano Bagnoli Irpino si trova, in grandi<br />

concentrazioni, il Tartufo Nero. Questo, pur essendo rinvenibile in diverse regioni<br />

del Mezzogiorno, trova l’habitat pedo‐climatico ideale in una ristretta area<br />

dell’Irpinia. Oltre che nel Comune di Bagnoli, il tartufo nero è rinvenibile sui<br />

massicci del Terminio e del Cervialto e, più in generale, lungo tutta la dorsale dei<br />

Monti Picentini, a cavallo tra le Province di Avellino e Salerno. Le località di<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

95


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

maggiore produzione sono l’Apeta, ai confini con il comune di Lioni, i boschi della<br />

piana di Sazzano, quelli della Valle d’Acero e della Valle Boba, il Cupone e la<br />

Conca nei pressi di Montagnone di Lioni, le faggete del Cervarulo e del Cervialto.<br />

7.07 Aree Montane<br />

I principali elementi morfologici che strutturano il territorio della Provincia di<br />

Avellino sono: i complessi montani, gli altopiani, i sistemi collinari, i centri urbani,<br />

i corsi d’acqua e i sistemi vallivi ad essi connessi.<br />

In particolare è evidente la stretta correlazione tra caratteristiche orografiche<br />

del sito e localizzazione e distribuzione degli insediamenti antropici.<br />

Nel territorio Provinciale emerge il contrasto tra i grandi complessi montuosi che<br />

caratterizzano l’area sud‐occidentale (Partenio e Picentini), raggiungendo le<br />

massime elevazioni del territorio Provinciale (la vetta del Cervialto supera i 1800<br />

mt) e presentando versanti a forte pendenza, e i sistemi montani e collinari<br />

dell’area nord‐orientale, con vette che raggiungono elevazioni massime di 1.000<br />

mt e una ridotta acclività dei versanti.<br />

I due complessi montani del Partenio e dei Monti Picentini rappresentano non<br />

solo l’elemento maggiormente significativo del territorio dal punto di vista<br />

morfologico ma, evidentemente, anche i principali serbatoi di naturalità dell’area<br />

essendo stati in larga misura preservati dall’uso antropico proprio a causa di una<br />

morfologia estremamente accidentata.<br />

Un segno indubbiamente caratterizzante del territorio avellinese è la Dorsale del<br />

Partenio che dalla piana nolana si incunea fin nella conca di Avellino in direzione<br />

ovest‐est. In direzione parallela si sviluppa la dorsale che separa il baianese dal<br />

Vallo di Lauro e quella che sovrasta i centri di Sarno, Siano e Bracigliano nel<br />

salernitano.<br />

Di gran lunga più articolata l’orografia dei Monti Picentini, che dal salernitano si<br />

incuneano nel territorio avellinese quasi a formare una “V”: da un lato, tra la<br />

valle del Sabato e la valle del Calore, il complesso del monte Acellica, del<br />

Terminio con le sue tre cime e della corona di monti che racchiude la Piana del<br />

Dragone; dall’altro, tra il Calore e il Sele, al confine con la Puglia, un articolato<br />

sistema di cime a corona del massiccio più elevato dell’avellinese, il Monte<br />

Cervialto.<br />

Le aree montuose inoltre, fanno evidenziare la rilevanza che assumono nella<br />

struttura del territorio avellinese i principali corsi d’acqua (Sabato, Calore, Ufita,<br />

Ofanto, Sele) con i loro tributari. Emergono, ancora, le ridotte aree di piana,<br />

tutte localizzate nell’area occidentale della Provincia e i due vasti altopiani<br />

localizzati sul complesso dei Monti Picentini, la Piana del Dragone e il Piano di<br />

Laceno.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

96


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

La differente connotazione morfologica delle due aree è accentuata anche dalla<br />

distribuzione dei centri abitati. Nella zona sud‐occidentale le forme aspre dei<br />

rilievi montuosi hanno favorito lo sviluppo dei centri a valle, spesso, come nel<br />

caso del Partenio, proprio a corona del massiccio montano. La principale<br />

concentrazione di insediamenti urbani si riscontra nell’area ad occidente del<br />

Sabato. In particolare, nella conca di Avellino, in cui si sviluppa la vasta<br />

conurbazione di Atripalda, Avellino e Mercogliano; nella Valle Caudina, ai piedi<br />

del Partenio, con i centri di Paolisi, Cervinara e San Martino Valle Caudina; nel<br />

Vallo di Lauro e nel Baianese, con un continuum di centri localizzati lungo le<br />

strade statali. A sud, ai piedi del Monte Faito, si sviluppa la vasta area urbana di<br />

Solofra che si estende sia verso est (Montoro Superiore e Inferiore ecc.) sia<br />

verso l’alta valle del Sabato, in direzione di Avellino.<br />

L’area orientale del territorio Provinciale è, infatti, caratterizzata da sistemi<br />

prevalentemente collinari con altezze piuttosto contenute (sempre al di sotto<br />

dei 1000 mt.) e dall’assenza di aree di piana. Tali sistemi si dispongono secondo<br />

linee di crinale in direzione nord‐ovest/sudest, seguendo sostanzialmente il corso<br />

dei due principali corsi d’acqua che solcano l’area: l’Ufita e l’Ofanto, sui quali si<br />

affaccia la gran <strong>parte</strong> dei centri urbani. Elemento maggiormente caratterizzante<br />

dell’area è proprio la dorsale collinare che separa la valle dell’Ufita a nord dalle<br />

valli dell’Ofanto e del Calore. Lungo tale dorsale le cui vette principali sono il<br />

Monte Mattina (910 mt), il M.te Origlio (950 mt), la Serra della Spia (913 mt), si<br />

collocano numerosi centri, da Bisaccia ad Aquilonia, Andretta, Morra De Sanctis,<br />

Sant’Angelo dei Lombardi, Frigento, Sturno, ecc.. Si tratta di centri arroccati<br />

posti a quote piuttosto elevate, variabili tra gli 800 e i 1000 mt. Analoga<br />

situazione a nord dell’Ufita: anche<br />

in questo caso l’area collinare presenta altezze non superiori ai 1000 mt ed è<br />

caratterizzata dalla diffusa presenza di piccoli centri arroccati di cui alcuni posti a<br />

quote talvolta anche piuttosto elevate.<br />

7.08 Aree Protette<br />

Nel territorio della Provincia di Avellino ricadono due Parchi Naturali Regionali,<br />

diciotto di Interesse Comunitario (SIC), tre Zone di Protezione Speciale (ZPS) e la<br />

Riserva Naturale Regionale Foce Sele‐Tanagro.<br />

I Parchi Regionali del Partenio, 14.870 ha, e dei Monti Picentini, 64.000 ha,<br />

coprono circa il 16% del territorio Provinciale, mentre i Siti di Interesse<br />

Comunitario ammontano complessivamente a 54.600 ha, pari a circa il 20% del<br />

territorio Provinciale. Se consideriamo che molti SIC sono compresi nelle aree<br />

assoggettate a Parco Regionale e si intersecano con l’area della Riserva<br />

Regionale, ne deriva che la superficie complessiva di aree protette nella<br />

Provincia è pari a circa 66.500 ha, corrispondente quasi al 25% del territorio<br />

Provinciale.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

97


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Risulta evidente che le aree a più elevata protezione sono le catene montuose<br />

del Partenio a occidente e del Terminio‐Cervialto a sud; si configura altresì un<br />

asse preferenziale di localizzazione dei SIC che attraversa la Provincia da ovest<br />

verso est <strong>parte</strong>ndo dalla catena dei monti di Lauro per ricollegarsi al Partenio e<br />

alla catena dei Monti Picentini, giungendo fino al Lago di San Pietro tra Aquilonia<br />

e Monteverde, all’estremo opposto della Provincia.<br />

7.08.01 Parchi Regionali<br />

Il Parco Regionale del Partenio, istituito con la Legge Regionale n. 33, dell’1‐9‐<br />

1993 e con la Legge Regionale n. 15, del 26‐7‐2002, art. n. 50, si estende su<br />

un’area di poco meno di 15.000 ha attraverso le Province di Avellino, Benevento<br />

e Caserta. Nella Provincia di Avellino, il Parco attraversa tre Sistemi Territoriali<br />

Locali, l’Alto Clanio (B8), il Partenio (A8) e Avellino (D2), interessando il territorio<br />

di quindici comuni. Il Parco comprende la catena montuosa del Partenio, un<br />

massiccio costituito da un’ossatura calcarea a cui si è sovrapposto uno strato<br />

cospicuo di prodotti dell’attività vulcanica del complesso Somma‐Vesuvio, che si<br />

estende per circa trenta chilometri tra la catena del Taburno e il massiccio dei<br />

Monti Picentini. La vetta più alta è Montevergine a circa 1840 metri di altezza ove<br />

è ubicato il famoso Santuario, luogo di culto della popolazione non solo locale.<br />

Più a sud sono presenti i monti di Avella, con un’altezza massima di 1598 metri.<br />

Questi rilievi sono caratterizzati da una forte attività carsica, testimoniata dalla<br />

Monti di Avella e dagli altopiani carsici di Campomaggiore e Summonte. Alle<br />

quote basse il massiccio è caratterizzato dalle colture della vite, dell’olivo e del<br />

nocciolo. A monte delle aree agricole si estendono, fino a circa 900 m. di altezza,<br />

i boschi cedui di castagno. Al di sopra, fino alle vette, dominano le faggete (con<br />

sporadica presenza di aceri, ontani napoletani, carpini) interrotte solo dai pianori<br />

carsici, mentre nel sottobosco sono presenti tassi e agrifogli. Il paesaggio è<br />

prevalentemente montano, con presenza di foreste di faggio e altopiani, dove si<br />

sviluppa la pratica silvo‐pastorale delle popolazioni locali.<br />

Nella dorsale di Avella si rileva la marcata presenza delle rupi montane. Alcune<br />

colture tipiche come vite, olivo, noccioli e castagni contribuiscono a<br />

caratterizzare il paesaggio, specie alle<br />

quote più basse. Nell’area del Parco esistono molti itinerari, la gran <strong>parte</strong> dei<br />

quali gravita attorno al Santuario di Montevergine. In particolare, alcuni itinerari<br />

naturalistici interessano l’Altopiano di Campomaggiore, di Campo Virgilio e l’area<br />

di Pietra Maula.<br />

Tra le numerose le emergenze architettoniche dell’area, si segnalano, oltre al<br />

sistema dei centri storici dei comuni ricadenti nell’area, il sistema dei castelli e<br />

delle torri, tra cui la Torre medioevale di Summonte, il castello di San Martino<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

98


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Valle Caudina, di Cervinara e di Pietrastornina. Da ricordare, ancora, il Santuario<br />

di Montevergine e il Romitaggio di San Silvestro presso Sant’Angelo a Scala.<br />

Nel Parco sono presenti lavorazioni artigianali di prodotti tipici legati alle attività<br />

silvopastorali e collegate, in particolare, alla lavorazione della produzione di<br />

nocciole. L’unico sito di interesse comunitario rinvenibile nel perimetro del Parco<br />

è quello della Dorsale dei Monti del Partenio.<br />

Rispetto alla fauna presente, nelle zone umide si trovano alcune specie di anfibi<br />

come l’Ululone dal ventre giallo, la Salamandrina dagli occhiali, il Tritone crestato<br />

e rettili come la Testuggine d’acqua, la Luscengola e l’Orbettino. Sono presenti,<br />

ancora, il Gatto selvatico e una cospicua avifauna costituita da circa cento specie<br />

di uccelli tra cui il Colombaccio, il Passero solitario, il Corvo imperiale e, tra i<br />

rapaci, il Falco pellegrino e il Gufo reale. Inoltre, sono presenti otto specie di<br />

pipistrelli.<br />

Tra le specie botaniche rinvenibili all’interno del Parco sono da segnalare, sulla<br />

dorsale dei monti di Avella, alcune specie endemiche come la Sassifraga porosa.<br />

Come detto, rilevante è la presenza delle faggete in cui sono presenti specie rare<br />

come l’Arisaro proboscideo e il Martagone. La vegetazione umida è presente<br />

nella aree della Forra dell’Acquaserra e dell’Acqua della Tufarola. Infine, altra<br />

presenza di rilievo è costituita dal Corylus avellana (nocelle), rinvenibile nei<br />

boschi anche allo stato spontaneo.<br />

Parco Regionale dei Monti Picentini, istituito con la Legge Regionale n. 33, dell’1‐<br />

9‐1993 e con la Legge Regionale n. 15, del 26‐7‐2002, art. n. 50, il Parco Regionale<br />

dei Monti Picentini ha come finalità non solo quella della conservazione e<br />

valorizzazione del patrimonio naturale storico‐culturale e artistico, ma anche<br />

quella di favorire, riorganizzare e ottimizzare le attività economiche, in<br />

particolare quelle zootecniche, agro‐silvo‐pastorali, forestali, turistiche ed<br />

artigianali promuovendo, nel contempo, lo sviluppo di attività integrative<br />

compatibili con le finalità precedenti, di attività di ricerca scientifica e di<br />

educazione ambientale. Il Parco interessa le province di Avellino e Salerno per<br />

un’estensione di circa 64.000 ha. Nella Provincia di Avellino, l’area del Parco<br />

ricade<br />

quasi interamente nel Sistema Territoriale del Terminio Cervialto (A12) e solo<br />

marginalmente in quelli dell’Alta Irpinia (C1) e Solofrana (C3), interessando<br />

complessivamente il territorio di 18 comuni. Il Parco si estende su un territorio<br />

montano di notevole estensione e comprende due gruppi montuosi principali<br />

costituiti: il primo dal Terminio (1806), dall’Acellica (1606) e dal Mai (1607); il<br />

secondo, dal complesso del Cervialto (1809) e dal Polveracchio (1790). Il Parco è<br />

costituito da un massiccio dell’Appennino meridionale formato da calcari e<br />

dolomie, presentando la morfologia tipica degli ambienti carsici con grotte e<br />

torrenti sotterranei, ampi bacini come la Piana del Dragone, il Piano d’Ischia, di<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

99


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Verteglia, di Campolaspierto, del Gaudo, Migliato e Laceno in cui è ubicato<br />

l’omonimo lago.<br />

In particolare, i fenomeni di carsismo danno vita, in quest’area, alle grotte del<br />

Caliendo, (Bagnoli Irpino), del Dragone (Volturara Irpina), degli Angeli di Acerno<br />

e quella di San Michele di Olevano sul Tusciano, in cui sono conservate alcune<br />

cappelle e un ciclo di affreschi dipinti sulle pareti della cappella principale, datati<br />

tra l’XI ed il XII secolo.<br />

Il territorio del Parco è, dunque, un territorio montano di notevole estensione,<br />

scarsamente antropizzato, con vasti boschi, in particolare di faggio,<br />

comprendente un importante bacinoidrografico in cui nascono i Fiumi Ofanto,<br />

Calore, Sabato, Irno, Sele, Picentino, Tusciano e<br />

Solforano.<br />

Nell’area del Parco sono presenti molti dei Siti di Interesse Comunitario della<br />

Provincia di Avellino (SIC): Monte Mai e Monte Monna ‐ Monti di Eboli, Monte<br />

Polveracchio, Monte Boschetiello Vallone della Caccia di Senerchia ‐ Fiumi<br />

Tanagro e Sele – Piana del Dragone – Quercieta dell’Incoronata – Alta Valle del<br />

fiume Ofanto – Monte Cervialto e Montagnone di Nusco – Monte Acellica –<br />

Monte Terminio – Monte Tuoro.<br />

Elemento distintivo del paesaggio è la presenza di estese faggete con sporadiche<br />

presenze di abete bianco. Tra questi boschi si aprono praterie e pascoli in quota<br />

con presenza di rupi che determinano bruschi cambiamenti della morfologia del<br />

territorio. Le faggete costituiscono l’ambiente ottimale per cinghiali, mentre nei<br />

prati montani ritroviamo soprattutto lepri e conigli. Tra i carnivori la volpe è la<br />

specie più comune ma, da qualche anno, è stata segnalata la presenza del lupo ‐<br />

fino a poco tempo fa in pericolo di estinzione e che oggi, in tutto l’Appennino,<br />

sta riconquistando i suoi ambienti di origine – e del Gatto selvatico. Da segnalare,<br />

inoltre, la presenza di numerose specie di chirotteri, che si rifugiano nelle grotte<br />

di origine carsica di queste montagne calcaree. Tanti anche i piccoli roditori, quali<br />

il Topo quercino, il Moscardino, il Ghiro. Interessante anche l’avifauna, ricca di<br />

specie passeriformi, picchi, tra cui il raro Picchio Nero, e rapaci diurni e notturni,<br />

tra cui l’Aquila reale, il Gheppio, l’Allocco, l’Upupa. Ancora, sono presenti specie<br />

di anfibi come la Salamandra pezzata, il Tritone italico e l’Ululone dal ventre<br />

giallo, nonché varie specie ittiche, Trote in particolare.<br />

Tra le specie botaniche predominano il faggio con sporadiche presenze di Abete<br />

bianco e le foreste meso‐mediterranee con presenza di Aceri, Ontani napoletani,<br />

Orniello, Roverella, Carpini, Carpinella. Da notare la presenza del Pinus nigra sulle<br />

rupi della Vallone della Caccia di Senerchia e di Coturnice nei pascoli di alta<br />

quota. Numerose sono le specie endemiche come il Cavolo di Gravina, il Lino<br />

delle fate dei Picentini, l’Oxtropide di Caputo, l’Aquilegia del Beato Marcellino<br />

Champagnat, quest’ultimo esclusivo del monte Acellica.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

100


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Il Parco è attraversato da numerosi sentieri e percorsi escursionistici. All’interno<br />

del Parco il<br />

WWF e Legambiente gestiscono tre Oasi (Fisciano, Valle della Caccia e Monte<br />

Acellica), dove vengono organizzate viste guidate. Nei comuni del Parco è<br />

possibile acquistare i prodotti della pastorizia locale, formaggi freschi e<br />

stagionati. Tra i prodotti dell’artigianato si possono trovare merletti e tessuti<br />

ricamati secondo la tradizione campana. Tra le emergenze architettoniche<br />

dell’area ricordiamo, oltre ai numerosi centri storici, l’Eremo di S. Maria della<br />

Valle presso Chiusano San Domenico, i castelli di Sorbo Serpico, di Montella, di<br />

Caposele e Calabritto.<br />

7.08.02 Siti di Interesse Comunitario (SIC)<br />

Nella Provincia di Avellino sono presenti diciotto Siti di Interesse Comunitario<br />

(SIC), gran <strong>parte</strong> dei quali ricadenti all’interno delle perimetrazioni dei Parchi<br />

Regionali del Partenio e dei Monti Picentini, al confine con le province di Salerno,<br />

in direzione S e Benevento, in direzione N.<br />

Coincidente con la <strong>parte</strong> più interna del Parco Regionale del Partenio, la Dorsale<br />

dei Monti del Partenio (Monte Vergine 1.490 m. slm., Vallatrone 1.513 m. slm.,<br />

M.ti d’Avella 1.591 m. slm.) si estende a cavallo delle province di Avellino e<br />

Benevento, estendendosi in quest’ultima per circa 7.500 ha ad un’altitudine<br />

media di 1.200 metri, comprendendo la <strong>parte</strong> più interna dei comuni (dell’Irpinia)<br />

di Avella, Baiano, Monteforte Irpino, Mugnano del Cardinale, Quadrelle,<br />

Sirignano, Sperone, nel Vallo Lauro – Baianese; Cervinara, Roccabascerana,<br />

Rotondi, San Martino Valle Caudina, nella Valle Caudina; Mercogliano,<br />

Ospedaletto d’Alpinolo, Pietrastornina Sant’Angelo a Scala e Summonte, nella<br />

fascia del Partenio. Al suo interno si trova l'Oasi WWF Montagna di Sopra di<br />

Pannarano.<br />

Numerosi sono, invece, i SIC ricadenti all’interno del Parco Regionale dei Monti<br />

Picentini.<br />

Nella <strong>parte</strong> settentrionale, il SIC del Monte Tuoro (1.454 m. slm.), circa 1.800 ha<br />

tra i comuni di Castelvetere sul Calore, Chiusano San Domenico, Montemarano,<br />

Parolise, Salza Irpina e San Mango sul Calore.<br />

Nella medesima direzione, si rinviene il SIC della Piana del Dragone, circa 600 ha<br />

compresi principalmente nel comune di Volturara Irpina e, in piccolissima <strong>parte</strong>,<br />

in quello di Castelvetere sul Calore, ad un’altitudine media di 670 metri.<br />

Al confine con la Provincia di Salerno, troviamo quello del Monte Terminio (1.806<br />

m. slm.), circa 7.400 ha, ubicato tra i comuni di Montella, Santa Lucia di Serino,<br />

Santo Stefano del sole, Serino e Volturara Irpina con una variazione altitudinale<br />

che va dai 500 m. slm. ai 1806 m. slm, vetta del Monte Terminio. Si tratta di un<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

101


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

imponente massiccio carbonatico con diffusi fenomeni di carsismo e presenza di<br />

valli fluviali, tratti di fiumi montani ed estesi pianori.<br />

Più a sud, ancora, il sistema del Monte Acellica, interessato da un SIC esteso nel<br />

territorio comunale di Montella per circa 500 ha e, più in generale, per poco<br />

meno 5.000 ha, comprendendo altri comuni a confine con la Provincia di Salerno.<br />

Il sito presenta una variazione altitudinale che va dai 400 metri ai 1.660 metri<br />

s.l.m., vetta del Monte Acellica.<br />

Nella <strong>parte</strong> orientale dei Monti Picentini, sempre al confine del territorio<br />

Provinciale, troviamo il sito del Monte Mai (1.606 m. slm.) e Monte Monna (1.196<br />

m. slm.), 1.900 ha di territorio montuoso posto nella <strong>parte</strong> meridionale dei<br />

Comuni di Montoro Superiore, Serino e Solofra, all’interno del sistema<br />

territoriale del Solofrano.<br />

Sempre nella medesima direzione, in prossimità del sistema montuoso del Monte<br />

Cervialto e dei comuni di Calabritto, Caposele, Lioni, Montella e Nusco, troviamo<br />

il SIC del Monte Cervialto e del Montagnone di Nusco, esteso per circa 9.600 ha,<br />

ad un’altitudine media di 1.500 metri.<br />

La <strong>parte</strong> più a sud dell’area del Parco Regionale dei Monti Picentini, è infine<br />

interessata dal SIC del Monte Polveracchio (1.790 m. slm.), Monte Boschetiello<br />

(1.574 m. slm.), Valle della Caccia di Senerchia che, nella Provincia di Avellino,<br />

interessa <strong>parte</strong> dei comuni di Calabritto e Senerchia; inoltre, si rinviene anche il<br />

SIC Fiumi Tanagro e Sele, solo in minima <strong>parte</strong> interessante la Provincia.<br />

All’esterno delle perimetrazioni dei Parchi Regionali, sono rinvenibili altri SIC, per<br />

lo più localizzati sulla direttrice ovest‐est che dalla <strong>parte</strong> centrale del territorio<br />

Provinciale, la zona dell’Ofanto tra Nusco e Sant’Angelo dei Lombardi (SIC Alta<br />

Valle del Fiume Ofanto, SIC Lago di Conza della Campania, SIC Boschi di Guardia<br />

Lombardi e Andretta, SIC Querceta di Nusco, SIC Bosco Zampaglione di Calitri),<br />

giunge al territorio comunale di Aquilonia e termina, a nord, presso il lago di San<br />

Pietro (SIC Lago di San Pietro – Aquilaverde), ubicato all’interno del sistema<br />

territoriale dell’Alta Irpinia, all’incrocio dei confini comunali di Monteverde,<br />

Lacedonia e Aquilonia.<br />

Il SIC Bosco Zampaglione di Calitri si estende su una superficie di poco superiore<br />

ai 9.000 ettari, con una variazione altitudinale che va dai 400 m ai 900 m. L’area<br />

interessa i comuni di Aquilonia, Bisaccia, Calitri e Monteverde.<br />

Per quanto attiene al SIC Boschi di Guardia Lombardi e Andretta, questo si<br />

estende per una superficie di poco meno 3.000 ha, con una variazione della<br />

quota sul livello del mare oscillante tra i 600 e i 1.000 m. slm., comprendendo<br />

oltre i due comuni citati anche Morra de Santis e Sant’Angelo dei Lombardi.<br />

Il SIC Lago di Conza della Campania, invece, si estende su una superficie di poco<br />

oltre i 1.200 ha con una variazione altitudinale che va dai 400 m. ai 450 m. s.l.m.<br />

All'interno del SIC, nel suo ramo orientale, è completamente compresa la Zona di<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

102


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Protezione Speciale (ZPS) Lago di Conza della Campania, la quale si estende su<br />

una superficie di 530 ha.<br />

Altro SIC di interesse è quello del Lago di San Pietro ‐ Aquilaverde, un bacino<br />

artificiale ottenuto dallo sbarramento di un affluente di sinistra idraulica del<br />

fiume Ofanto, l'Osento, posto tra i Comuni di Aquilonia, Lacedonia e<br />

Monteverde. Questi si estende su una superficie di 600 ha circa, con una<br />

variazione altitudinale che va dai 350 m. slm. ai 500 m. slm..<br />

Altri due SIC sono localizzati nell’area occidentale del territorio Provinciale,<br />

all’interno del Sistema Territoriale dell’Alto Clanio: il primo, Pietra Maula, in<br />

prossimità del margine meridionale del Parco del Partenio interessa i comuni di<br />

Baiano, Monteforte Irpino, Moschiano e Taurano e, in misura minore, Pago del<br />

Vallo di Lauro e Marzano di Nola; il secondo, il SIC Monti di Lauro, localizzato<br />

lungo la dorsale dei Monti di Lauro, nella <strong>parte</strong> sud‐ovest della Provincia,<br />

confinante col territorio Provinciale di Napoli, riguardante i comuni di Lauro,<br />

Moschiano, Quindici, e una piccola <strong>parte</strong> del territorio comunale di Domicella.<br />

Infine, il SIC Bosco di Montefusco Irpino, di cui però solo una piccola porzione,<br />

poco più di 400 ha (si estende su una superficie complessiva di circa 700 ha),<br />

ricadente nel territorio Provinciale all’interno del Comune di Montefusco.<br />

Presenta una variazione dell’altitudine compresa tra i 400 m. slm. e i 757 m. slm.,<br />

comprendendo anche una piccola <strong>parte</strong> dei comuni di Santa Paolina e Torrioni.<br />

7.08.03 Zone di Protezione Speciale o ZPS<br />

Le Zone di Protezione Speciale o ZPS, in Italia, ai sensi dell’art. 1 comma 5 della<br />

Legge n° 157/1992, sono zone di protezione scelte lungo le rotte di migrazione<br />

dell’avifauna, finalizzate al mantenimento ed alla sistemazione di idonei habitat<br />

per la conservazione e gestione delle popolazioni di uccelli selvatici migratori.<br />

Tali aree sono state individuate dagli stati membri dell'Unione Europea (Direttiva<br />

79/409/CEE, nota come Direttiva Uccelli) e assieme alle Zone Speciali di<br />

Conservazione costituiranno la Rete Natura 2000.<br />

Tutti i piani o progetti che possano avere incidenze significative sui siti e che non<br />

siano non direttamente connessi e necessari alla loro gestione devono essere<br />

assoggettati alla procedura di Valutazione di Incidenza ambientale.<br />

La Giunta della Regione Campania con la Delibera n. 23/2007 (seduta del 19/1/07),<br />

“Misure di conservazione per i siti Natura 2000 della Regione Campania. Zone di<br />

Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Importanza Comunitaria (SIC)”, ha stabilito,<br />

tra l’altro, l’elenco delle zone di protezione speciale (Allegato 2 della Delibera n.<br />

23 sopra citata, come riportato dal Boll. Uff. Reg. Campania n. 11, dell’11/2/07)<br />

individuando nella Regione 28 ZPS, cui 9 rientranti in Parchi e/o Riserve Nazionali<br />

o Regionali). Per quanto afferisce alla Provincia di Avellino, sono state<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

103


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

individuate la ZPS Lago di Conza della Campania, la ZPS Boschi e Sorgenti della<br />

Baronia, la ZPS Picentini.<br />

La ZPS Lago di Conza della Campania riferisce del lago artificiale creato come<br />

sbarramento del Fiume Ofanto, per una superficie di 1.214 ha, profondità di circa<br />

25,0 m, rientrante nella tipologia delle acque interne. Per via del suo habitat<br />

naturale floristico e faunistico sorse, nel 1999, un'oasi protetta del WWF sul lato<br />

meridionale del lago stesso, un tripudio di natura e vita animale che si concentra<br />

in questa preziosa zona umida.<br />

La ZPS Boschi e Sorgenti della Baronia è un’area esterna a parchi e/o riserve<br />

naturali regionali e/o nazionali, in cui rientrano, tra l’altro, i boschi Fontanella,<br />

Giuliano ed Acquara. La superficie della ZPS è di 3.469 ha, ap<strong>parte</strong>nente alla<br />

tipologia agricola – montana.<br />

La ZPS Picentini ha una superficie di 63.728 ha, la maggiore tra le 28 aree<br />

riconosciute in Campania, appartiene alla tipologia agricola – montana e rientra<br />

completamente nel Parco Regionale dei Monti Picentini (che è anche il secondo<br />

Parco per estensione in Campania). L’importanza naturalistica degli ambienti e<br />

delle specie di flora e fauna del Parco è testimoniata anche dalla presenza di un<br />

gran numero di siti tutelati in base a direttive comunitarie. Oltre che Zona<br />

Speciale, sono riconosciute numerose aree interne al Parco proposte quali Siti di<br />

Importanza Comunitaria: SIC “Alta valle del Fiume Ofanto”, SIC “Monte<br />

Acellica”, SIC “Monte Cervialto e Montagnone di Nusco” IT, SIC “Monte<br />

Terminio”, SIC “Monte Tuoro”, SIC “Piana del Dragone”, SIC “Querceta<br />

dell’Incoronata”, SIC “Monte Mai e Monte Monna”, SIC “Fiumi Tanagro e Sele”<br />

“Monti di Eboli, Monte Polveracchio, Monte Boschetiello e Vallone della Caccia di<br />

Senerchia”, SIC “Fasce litoranee a destra e sinistra del Fiume Sele”, alcuni di<br />

questi rientranti e/o condivisi con l’attigua Provincia di Salerno.<br />

7.08.04 Riserva Naturale Regionale Foce Sele‐Tanagro<br />

Le Riserve Naturali, statali o regionali, sono aree contenenti specie animali,<br />

vegetali o ecosistemi rilevanti ai fini della salvaguardia della biodiversità. Il<br />

territorio della Provincia di Avellino è interessato solo marginalmente dalla<br />

presenza della Riserva Naturale Regionale Foce Sele e Tanagro che,<br />

estendendosi per circa 9.900 ha, comprende la fascia litoranea balneare<br />

delimitata dalla pineta e dalla foce del Fiume Sele, nonché dalle rive dello stesso<br />

Sele e del Fiume Tanagro per una fascia di 150 metri dalle rive di destra e di<br />

sinistra, ad eccezione delle zone termali del salernitano di Oliveto Citra e<br />

Contursi Terme, dove la larghezza della fascia scende a 50,0 m e dell’abitato di<br />

Polla, sempre nel salernitano.<br />

Specificatamente, tale Riserva si sviluppa per circa 520 ha nella Provincia di<br />

Avellino, interessando i comuni di Caposele, Calabritto, Senerchia.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

104


Inquadramento generale<br />

Inquadramento fisico geografico<br />

Qui l’area della Riserva corre lungo il corso del fiume Sele, dove è presente anche<br />

l’area SIC “Alta Valle del fiume Sele”, giungendo, nella sua <strong>parte</strong> più<br />

settentrionale, al confine con il Parco Regionale dei Monti Picentini. La varietà<br />

degli ambienti è offerta soprattutto dal dislivello altitudinale dell'area, che si<br />

estende dal livello del mare ai 1.790 m. slm del Monte Polveracchio.<br />

Il Decreto del Presidente della Giunta Regionale della Campania n. 379 dell’11‐6‐<br />

03 ha istituito, tra l’altro, l’Ente Riserva Naturale Foce Sele – Tanagro (riportato<br />

nel numero speciale del Boll. Uff. della Regione Campania del 27‐5‐04),<br />

particolarmente, in Allegato A, ha evidenziato la nuova perimetrazione della<br />

medesima Riserva.<br />

Piano di emergenza provinciale<br />

ergenza ovinciale |<br />

105

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!