UN paese e i suoi alpini - Morsano di Strada
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Eritrea. I rinforzi che il Governo italiano aveva stabilito <strong>di</strong> inviare in Africa giunsero in Eritrea quando ormai la battaglia <strong>di</strong><br />
Adua si era già conclusa. Dei rinforzi faceva parte anche un reggimento Alpini, sbarcato il 7 marzo, costituito da quattro<br />
battaglioni, l’ultimo dei quali (in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> numerazione) era stato formato con reparti del VI o del VII Reggimento Alpini,<br />
ossia con Alpini provenienti dalle regioni nordorientali d’Italia.<br />
La campagna <strong>di</strong> Libia<br />
Nel 1911 ebbe inizio la campagna <strong>di</strong> Libia alla quale presero parte, fin dal primo sbarco del 12 ottobre, battaglioni<br />
Alpini e gruppi <strong>di</strong> artiglieria da montagna. Il contributo degli Alpini friulani giunse però soltanto un anno più tar<strong>di</strong>,<br />
quando ormai era già stato firmato il trattato <strong>di</strong> pace tra i plenipotenziari dell’Italia e della Turchia e rimaneva da completare<br />
la penetrazione in Tripolitania e in Cirenaica, dove non tutti i capi arabi avevano accettato la sottomissione. Nell’ottobre<br />
1912 fu costituito a Zanzur, in Tripolitania, l’VIII Reggimento Alpini “speciale”, con i battaglioni “Tolmezzo”, “Feltre”,<br />
“Vestone” e “Susa” e con tre batterie da montagna. Al comando del Corpo fu designato il col. Antonio Cantore, lo stesso che<br />
nel 1909 aveva costituito a U<strong>di</strong>ne l’VIII Alpini. Il battaglione “Tolmezzo” comprendeva non soltanto i carnici che già erano<br />
inquadrati in quel reparto prima della mobilitazione, ma anche corregionali volontari del “Gemona” e del “Cividale”. Dopo<br />
un periodo <strong>di</strong> severo addestramento sulla sabbia del deserto, nel novembre l’VIII reggimento (che faceva parte della brigata<br />
del gen. Montuori, inquadrata a sua volta nella <strong>di</strong>visione del generale Alpino Lequio) iniziò l’avanzata verso l’altopiano <strong>di</strong><br />
Gorian, sul cui castello il 12 <strong>di</strong>cembre venne issato il tricolore, mentre i capi arabi fecero atto <strong>di</strong> sottomissione all’Italia, senza<br />
opporre resistenza. Le settimane successive furono de<strong>di</strong>cate alla costruzione <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Tebedut, <strong>di</strong> fronte ad Assaba,<br />
dove si erano ammassati gli uomini armati del ribelle Sulemain-El-Baruni, gran signore <strong>di</strong> Jefren e senatore turco. Le<br />
memorie <strong>di</strong> guerra <strong>di</strong> quell’epoca ricordano un singolare fenomeno: alla fine <strong>di</strong> febbraio del 1913 sull’altopiano <strong>di</strong> Gorian<br />
cadde la neve, che <strong>di</strong>ede l’illusione per attimo agli Alpini <strong>di</strong> essere ritornati nelle loro vallate natie. Fallite tutte le trattative<br />
per indurre Baruni alla sottomissione, nel marzo 1913 le bande armate del signore arabo iniziarono una serie <strong>di</strong> incursioni<br />
contro le ridotte italiane. La notte del 21 marzo fu presa d’assalto la ridotta del “Tolmezzo” presi<strong>di</strong>ata da una compagnia;<br />
l’attacco fu respinto dagli altri reparti del battaglione e dallo stesso col. Cantore, balzato a cavallo per guidare gli Alpini in<br />
una manovra aggiramento che colse gli arabi alle spalle. Il contemporaneo accendersi <strong>di</strong> un attacco anche contro una ridotta<br />
del battaglione “Vestone”, indusse la Divisione <strong>di</strong> Lequio a muovere il mattino successivo, 23 marzo, giorno <strong>di</strong> Pasqua,<br />
contro Assaba. Dei battaglioni Alpini, il “Feltre” e il “Tolmezzo” furono mandati in avanguar<strong>di</strong>a seguiti dal “Vestone” e dal<br />
“Susa”, protetti dal tiro delle batterie. Dopo mezz’ora <strong>di</strong> marcia, gli Alpini furono fatti segno dai primi colpi <strong>di</strong> fucile arabi.<br />
Lo stesso cavallo del col. Cantore, che si trovava in testa ai reparti, cadde colpito da un proiettile e il comandante proseguì<br />
a pie<strong>di</strong>, continuando a marciare davanti a tutti. La risposta massiccia della fucileria italiana ebbe l’effetto <strong>di</strong> scompaginare<br />
le bande <strong>di</strong> Ei Baruni che, dopo un tentativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, volsero precipitosamente in fuga.<br />
Un ruolo <strong>di</strong>fficilmente valutabile, ma non secondario, ebbero anche le fanfare, che suonarono in continuazione,<br />
secondo le minuziose <strong>di</strong>sposizioni dettate da Cantore, il quale prima della battaglia aveva or<strong>di</strong>nato: “gli strumenti delle fanfare<br />
dovranno essere portati tutti quanti e negli attacchi gli strumenti dovranno suonare”. A mezzogiorno la battaglia era<br />
conclusa. I battaglioni “Feltre” e “Tolmezzo”, che avevano combattuto dall’inizio alla fine, furono decorati con medaglia d’argento<br />
al valor militare. Il 26 marzo gli Alpini conquistarono Jefren, roccaforte del nemico, e con 200 chilometri <strong>di</strong> marcia<br />
raggiunsero Nalut, spezzando definitivamente la residua resistenza delle bande arabe. In maggio l’VIII Reggimento <strong>di</strong> Cantore<br />
rientrò a Tripoli, da dove raggiunse via mare Derna, in Cirenaica, dove era iniziata da qualche mese l’opera <strong>di</strong> penetrazione<br />
italiana; il Reggimento giunse a Derna il 27 maggio, pochi giorni dopo il rovescio subito a Si<strong>di</strong> Garbaa (località dell’altopiano<br />
cirenaico situata a una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> chilometri a sud <strong>di</strong> Derna) da una colonna italiana guidata dal col. Maddalena,<br />
rovescio che costò la morte <strong>di</strong> 80 uomini, tra cui lo stesso comandante. Il gen. Salsa, nominato comandante del settore,<br />
organizzò un’operazione che doveva condurre alla conquista <strong>di</strong> Ettangi (più a sud <strong>di</strong> Si<strong>di</strong> Garbaa), quartier generale del<br />
nemico. Le forze furono ripartite in tre colonne, tutte in marcia parallela verso Ettangi. L’VIII Alpini, che formava con i <strong>suoi</strong><br />
quattro battaglioni e con altrettante batterie <strong>di</strong> artiglieria, la colonna <strong>di</strong> destra dello schieramento, doveva agire come ala aggirante<br />
nella zona montuosa del Bus Masfer e del Bracsada, compito che assolse con un impeto inusitato tanto da sbaragliare<br />
tutte le resistenze incontrate sull’altopiano e da piombare all’indomani mattina nel campo trincerato <strong>di</strong> Ettangi. La vittoria,<br />
ottenuta il 18 giugno 1913, contribuì a normalizzare la situazione attorno a Derna e a rendere possibili i collegamenti<br />
tra tutti i territori occupati in Cirenaica. Di questo periodo sono ancora da ricordare gli interventi degli Alpini dell’VIII nel<br />
settore <strong>di</strong> Tobruk, in luglio, conclusosi con la conquista del campo trincerato <strong>di</strong> Mdauar, e nel settore <strong>di</strong> Cirene, in particolare<br />
a El Merg, e a Tecniz, dove i battaglioni Alpini respinsero e <strong>di</strong>spersero notevoli masse <strong>di</strong> beduini. Nel novembre 1913 furono<br />
rimpatriati i battaglioni “Tolmezzo” e “Verona” mentre il “Vestone” e il “Feltre” rimasero in Libia a presi<strong>di</strong>are le principali<br />
località.<br />
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