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Presenta<br />
<strong>TRIPLICE</strong> <strong>INGANNO</strong><br />
un film di Jérôme Cornuau<br />
con<br />
Clovis Cornillac<br />
Diane Kruger<br />
Stefano Accorsi<br />
Tratto dalla serie televisiva diretta da VICTOR VICAS e musiche originali di Claude Bolling<br />
uscita: 30 novembre 2007
Clovis Cornillac Commissario Valentin<br />
Diane Kruger Constance<br />
Stefano Accorsi Achille Bianchi<br />
Edouard Baer Ispettore Pujol<br />
Olivier Gourmet Ispettore Terrasson<br />
Jacques Gamblin Jules Bonnot<br />
Thierry Frémont Piotr<br />
Léa Drucker Léa<br />
Didier Flamand Il Prefetto<br />
Philippe Duquesne Casimir Cagne<br />
Alexandre Medvedev Principe Bolkonski<br />
Richaud Valls Pellicciaio<br />
Pierre Berriau Raymond Caillemin<br />
Marc Robert Octave Garnier<br />
Eric Prat Bertillon<br />
André Marcon Jean Jaurès<br />
Agnès Soral La Signorina Amélie<br />
Alain Figlarz Jacquemin<br />
Alexandre Arbatt Dottor Tanpisev<br />
Roland Copé Poincaré<br />
Mathias Mlekuz Hennion<br />
CAST ARTISTICO
CAST TECNICO<br />
Regista: Jérôme Cornuau<br />
Sceneggiatura e dialoghi: Xavier Dorison e Fabien Nury<br />
Adattamento: Jérôme Cornuau, Xavier Dorison e Fabien Nury<br />
Tratto dalla serie televisiva diretta da Victor Vicas e musiche originali di Claude Bolling<br />
Direttore della Fotografia: Stéphane Cami<br />
Costumista: Pierre-Jean Larroque<br />
Montaggio: Brian Schmitt<br />
Musiche originali di Olivier Florio<br />
Coreografia: Ivan le Terrible Frank Thezan<br />
Effetti speciali diretti: Georges Demetrau<br />
Effetti speciali visivi: Mikros image<br />
Direttore di Produzione: Gilles Loutfi<br />
PRODUZIONE<br />
Produttore delegato: Manuel Munz<br />
Les Films Manuel Munz<br />
Coproduttori:<br />
Fonema Spa<br />
TF1 International<br />
France 2 cinéma<br />
France 3 cinéma<br />
Films inc.
SINOSSI<br />
1907. Un’ondata di criminalità senza precedenti insanguina la Belle Époque.<br />
Trovandosi dinanzi ai banditi del nuovo secolo, il Ministro dell’Interno Georges Clemenceau istituisce<br />
una forza di polizia alla loro altezza: le Brigate Mobili.<br />
1912. In tutta la Francia diventano note con un altro nome: LE BRIGATE DEL TIGRE.<br />
Le Brigate del Tigre in televisione<br />
Serie cult nata negli anni ’70, “Les Brigades du Tigre” continuano a caratterizzare il panorama<br />
televisivo francese. Trent’anni dopo ci si ricorda ancora delle avventure di quei tre poliziotti dai baffetti<br />
sottili e dal grilletto facile: Valentin, Pujol e Terrasson. Claude Desailly, appassionato di storia,<br />
presenta dapprima il progetto di questa serie ispirata a fatti realmente accaduti a Pierre Bellemare. Ma<br />
sarà poi Rolland Gritty ad ereditare le riprese dei primi episodi. Nel ruolo dei tre Moschettieri della<br />
belle Epoque, Jean-Claude Bouillon, Pierre Maguelon e Jean-Paul Tribout. Dicembre 1974, prima<br />
puntata della serie televisiva sul Secondo canale, allora diretto da Claude Désiré e Pierre Sabbagh. La<br />
leggenda termina dopo nove anni e 36 puntate. Victor Vicas, regista ufficiale delle sei stagioni della<br />
serie, depone la macchina da presa. Ma nel 2006, Valentin, Pujol e Terrasson rientrano in servizio e,<br />
stavolta, sul grande schermo!<br />
INTERVISTA AL REGISTA<br />
JÉRÔME CORNUAU<br />
In quale fase del progetto è arrivato?<br />
Al mio arrivo, i due sceneggiatori Xavier Dorison e Fabien Nury stavano lavorando alla sceneggiatura.<br />
Ho accettato la regia del film a condizione che mi fosse consentito di partecipare al lavoro di scrittura.<br />
Inizialmente, la storia era molto incentrata sull’azione e l’epopea storica. Io vi ho introdotto la mia<br />
visione dei personaggi e in particolare di Constance, perché ritenevo importante che vi fosse una figura<br />
femminile forte. Certo, era già presente nella sceneggiatura, ma raffigurata come un personaggio<br />
enigmatico e cattivo, presente soltanto in tre sequenze. Ho quindi elaborato questa figura, perché<br />
Constance fosse più presente ed ho soprattutto arricchito la sua relazione con Bonnot.<br />
Per il resto, c’era già tutto. E’ stata un’idea degli sceneggiatori quella di iniziare il film con gli<br />
anarchici, la guerra dei corpi di polizia, per poi spostarsi sui Prestiti Russi e dargli una connotazione<br />
politica abbastanza forte.<br />
Conosceva bene la serie televisiva “Le Brigate del Tigre”?<br />
Da bambino guardavo poco la televisione, quindi devo averne viste solo alcune puntate. Invece, i due<br />
sceneggiatori la conoscevano molto bene. Mi è bastato ascoltarli e leggere alcuni testi su quel periodo<br />
storico per entrare pienamente nel tema. Durante tutto il lavoro svolto, siamo stati bene attenti a<br />
conservare il ricordo che la gente ha della serie televisiva, realizzando nel contempo un film molto<br />
contemporaneo.<br />
Si è ispirato ai personaggi della serie televisiva?
Abbiamo prima costruito i personaggi ricalcando quelli della serie. Inizialmente, volevamo che il<br />
Commissario Valentin fosse chiaramente il capo dei tre agenti delle Brigate Mobili. E’ un uomo un po’<br />
ascetico, con un fortissimo senso della giustizia, un senso dello Stato e del Servizio Pubblico. Terrasson<br />
è il personaggio più vicino all’immagine che abbiamo di quell’epoca. E’ un buon “cittadino gallico”,<br />
sempre positivo, una forza della natura, legatissimo alla famiglia e ai valori veri. Ma è anche un uomo<br />
d’azione, sportivo. Conferisce una sorta di bonarietà a tutto il film. Volevo fortemente che vi fossero<br />
dei contrasti tra i tre, per poter creare uno spirito di gruppo. Pujol è il più vicino a Valentin in quanto a<br />
stile di vita. E’ celibe come lui. Ha una opacità, un certo cinismo che nasconde una grande generosità,<br />
ma anche una violenza che riesce a contenere a volte con qualche difficoltà. Ama i bassifondi, da cui<br />
probabilmente proviene. Pujol e Terrasson portano il sorriso, la leggerezza. I tre rappresentano tre<br />
diverse classi sociali e sfruttano la loro diversa estrazione nelle indagini che conducono. Mostrano<br />
sempre una notevole apertura nei confronti della modernità e sanno utilizzare le tecniche più nuove. Ma<br />
ciò che volevamo maggiormente era far evolvere i tre personaggi dall’inizio alla fine del film. Si ha<br />
l’impressione che Valentin sia un blocco di granito che nulla può scalfire, ma l’incontro con Constance<br />
e Bonnot lo trasformerà. L’incontro con Bonnot fa già breccia nella corazza e, poi, con Constance,<br />
viene raggiunto dall’amore, grazie alla sua bellezza ma anche per il coraggio e l’impegno dimostrati da<br />
questa donna per la quale nutrirà una profonda ammirazione. Arriverà persino a compiere atti illeciti<br />
per lei e mi piace molto questo tipo di evoluzione, trovo bello che ciò accada in un personaggio. Pujol<br />
che crediamo essere molto duro, persino violento, scivolerà alla fine verso una forte passione per Léa,<br />
la sua fidanzata prostituta. E Terrasson, sicuro della sua forza fisica, radicato nella famiglia e nei suoi<br />
Prestiti, si ritroverà rovinato, perderà uno scontro, vedrà vacillare la sua vita e sarà assalito dal dubbio.<br />
Tutti e tre si evolvono per poi ritrovarsi alla fine del film, riunirsi nuovamente, fare corpo ed aiutarsi.<br />
Come sono stati scelti gli attori?<br />
Un casting è sempre una lunga storia. Non elencherò i nomi di tutti gli attori cui abbiamo pensato<br />
prima di giungere a questo splendido cast. Per me, ciò che conta oggi è che tutti gli attori abbiano dato<br />
qualcosa di nuovo in ruoli in cui non li immaginavamo. Olivier Gourmet nel suo ruolo “bonario”,<br />
Edouard Baer e Jacques Gamblin nel ruolo di uomini d’azione, Clovis Cornillac in quello di un eroe.<br />
Mi rende estremamente felice vedere che non solo si sono divertiti tutti, ma che le loro qualità di attori<br />
danno una forza incredibile al film.<br />
Si può dire che Triplice Inganno è un film di genere?<br />
Sì, è un poliziesco, che rispetta i codici narrativi del genere, ma si sposta progressivamente verso una<br />
storia più romanzesca. Ho voluto realizzare un film popolare, divertente e, al tempo stesso, personale.<br />
Quali sono state le buone sorprese di quest’avventura?<br />
Ho trovato avvincente fare un film storico, un film di questa portata con notevoli mezzi a disposizione.<br />
Questo consente di fare bene le cose, di lavorare con collaboratori fidati, per un lungo periodo, senza<br />
fretta. Ciò ha permesso a tutti di realizzarsi nel proprio lavoro. D’altro canto, c’erano sempre numerosi<br />
attori sul set e temevo potessero nascere attriti caratteriali o stabilirsi rapporti di forza. Invece non ve ne<br />
sono stati e ciò probabilmente grazie al talento e all’intelligenza di tutti. Un’altra sorpresa: Diane,<br />
perché la conoscevo meno. Avevo riposto in lei molte speranze e devo confessare che il suo lavoro è<br />
andato oltre le mie aspettative. E’ la persona giusta, possiede le caratteristiche plastiche dell’eroina<br />
hitchcockiana, un po’ fredda. Ma, nel contempo, siamo riusciti a conferirle grande umanità e fragilità.<br />
Ha costruito un bellissimo personaggio. Oggi, considerando il film con il distacco del tempo trascorso,<br />
ritengo che poche attrici francesi della sua età avrebbero potuto fare ciò che ha fatto lei. L’accomunerei<br />
più ad un’attrice anglosassone per il suo approccio al lavoro. Inoltre, è un’attrice che ha ancora<br />
un’immagine relativamente vergine, quindi conferisce una certa novità al film.
Quali sono state le principali difficoltà del film?<br />
Durante le riprese, le più complicate da realizzare non mi sono sembrate le scene d’azione, bensì quelle<br />
incentrate sulla recitazione. Ho lavorato con grandi attori, che possiedono buoni strumenti ma si può<br />
suonare male anche un buono strumento! Con attori di questo calibro, si possono ottenere infinite<br />
variazioni musicali! Bisogna fare alcune cose e non sempre è facile. La mia preoccupazione principale<br />
è consistita nel fare in modo che lo spettatore non si annoiasse mai, nel tener sempre desto il suo<br />
interesse con l’intreccio, l’azione o le relazioni tra i personaggi. Ho sempre pensato allo spettatore.<br />
Quale è la scena che ha diretto con maggiore piacere?<br />
A mio avviso, quella del parlatorio e quella dell’agonia di Bonnot sono le migliori scene del film. Mi<br />
hanno segnato perché, in qualità di primo spettatore, durante le riprese, ho provato qualcosa di forte.<br />
Questo film ha avuto un budget ingente: in che modo ciò ha influenzato il suo lavoro?<br />
Il budget ammonta a circa 17 milioni di euro. Per quanto concerne le riprese, non ho modificato il mio<br />
metodo di lavoro: la storia prima di tutto! E questa storia necessitava dei fondi stanziati.<br />
Come ha lavorato con i suoi collaboratori?<br />
La maggior parte dei componenti dell’équipe, tra cui il capo scenografo, il montatore responsabile, il<br />
primo operatore sono persone con cui lavoro da più di 15 anni. Lavoro con tutti allo stesso modo: non<br />
mi presento con una pila di documenti, ma preferisco parlare loro di sensazioni, di cose sentite. Dò loro<br />
come riferimenti dei quadri, libri o film e poiché queste indicazioni sono – o almeno mi sembrano –<br />
coerenti, finiamo naturalmente per muoverci nella stessa direzione.<br />
Il suo film ha una dimensione politica?<br />
In questo film, per me era importante che vi fossero dei valori fondamentali e che alcuni personaggi<br />
s’impegnassero a difenderli anche a rischio della vita. Ma mi è sembrato interessante non tanto trattare<br />
in modo diretto tali valori, quanto invece mostrare i compromessi cui possono trovarsi dinanzi, in<br />
quanto esseri umani, coloro i quali lottano per difenderli: l’impegno rivoluzionario di Constance, in<br />
nome del quale sacrifica una Constance che avrebbe potuto forse essere tutt’altra; La Ragione di Stato<br />
alla quale è soggetto Valentin, in contraddizione talvolta con il suo senso di giustizia ed il suo<br />
sentimento d’amore.<br />
Se lei fosse un personaggio del film, chi sarebbe?<br />
Con la mia personalità, non potrei ritrovarmi nell’estremismo di Bonnot; mi sento più vicino a Valentin<br />
o, addirittura, a Constance.<br />
Perché non Bonnot?<br />
Nella realtà, Bonnnot era molto meno romanzesco. Era un violento avverso alla legaltà. Abbiamo<br />
messo a punto, devo confessarlo, una lettura alla “Robin Hood” del personaggio per l’interesse della<br />
storia.<br />
Che cosa si aspetta dal Film?<br />
Soltanto che il pubblico si lasci trasportare dalla storia.
LA BELLE EPOQUE<br />
Il contesto culturale<br />
Il XX secolo si apre con un entusiasmo culturale raramente registrato nel corso della storia. Il circo ed<br />
il Music-Hall, nuove forme d’intrattenimento, vengono elevati al rango di arti nobili e si offrono senza<br />
remore alle classi popolari, escluse da tutte le precedenti rivoluzioni culturali. Il XX secolo sarà anche<br />
quello del progresso? La fede incrollabile nella superiorità della Scienza sancita a Parigi<br />
dall’Esposizione Universale e l’apparente spensieratezza della popolazione, coesistono con una forte<br />
sensazione d’insicurezza ed angoscia dinanzi alla radicalizzazione delle alleanze e alle tensioni che<br />
pervadono l’Europa. In tale contesto, la figura del superuomo fa un ingresso fragoroso nella letteratura<br />
francese. I lettori si appassionano ai nuovi eroi dalle facoltà straordinarie, dalle tecniche investigative<br />
ultramoderne e dalla moralità talvolta discutibile. Arsenio Lupin, Pardaillan o Fantomas s’impongono<br />
ben presto quali fantasmi dell’immaginario collettivo. La Belle Epoque segna inoltre l’avvento<br />
dell’edonismo popolare. Parigi, capitale internazionale dell’intrattenimento, attrae nelle sue follie<br />
moltissimi artisti che cercano in questo rinnovato piacere l’incarnazione di una felicità salutare per il<br />
loro lavoro. Montmartre, con i suoi caffè-concerto ed i cabaret, diventa la roccaforte di una moltitudine<br />
ebbra di voluttà. La realtà quotidiana entra nell’opera artistica. Toulouse-Lautrec, influenzato da Degas,<br />
eleva così i suoi manifesti, mezzi di comunicazione essenziali per quest’epoca di intrattenimento, a<br />
forma d’arte. La prostituzione, spettacolarizzata, si mostra fiera sui boulevard di Parigi. Eppure, questa<br />
gioia di vivere, ben lungi dalle tensioni che pervadono la Francia e l’Europa, non resisterà alla Prima<br />
Guerra Mondiale. La Belle Epoque, in realtà, nel dopoguerra rimase nell’immaginario come un’età<br />
dell’oro, ma non fu una realtà storica.<br />
Il contesto storico<br />
Dopo un secolo d’imperialismo coloniale, l’Europa schiaccia il mondo sotto la sua supremazia<br />
imperiale. La Francia, che non è riuscita ad imporsi al Regno Unito nella corsa coloniale, è ancora<br />
indebolita ad oriente dalla creazione dell’Impero Tedesco. Regno Unito e Germania sono le<br />
consacrazioni egemoniche della rivoluzione industriale. La Francia soffre di un certo arcaismo<br />
economico che le impedisce di seguire la logica industriale dei conglomerati e non spaventa quasi più<br />
nessuno. Continua a perdersi nelle querelle politiche, etiche e religiose che caratterizzano la Terza<br />
Repubblica nata nel caos. Ma il suo attivismo artistico, culturale ed intellettuale le conferiscono<br />
l’influenza che teme di perdere. Nonostante il risveglio di Berlino, Parigi resta la capitale artistica e<br />
culturale per eccellenza. All’inizio del XX secolo, la Francia è la nazione delle scoperte: dal cinema<br />
alla fotografia, la scienza sconfina nel campo dell’arte aprendole nuove porte ed opportunità. La pittura<br />
si destruttura: ad Est, il movimento secessionista viennese suscita ammirazione e fascino; in Francia, il<br />
cubismo raggiunge la sua espressione più elevata nella mani di un giovane spagnolo, Pablo Picasso.<br />
Einstein rivoluziona la fisica con la sua teoria della relatività, mentre i Fratelli Wright gettano le basi<br />
dell’aviazione con il primo volo motorizzato e guidato. La Chimica registra progressi formidabili e<br />
consente a molti di sognare grazie alle nuove possibilità che schiude. Ma questa incrollabile fiducia nel<br />
progresso tecnico e artistico crolla con la guerra: le innovazioni incredibili della Belle Epoque,<br />
promesse di un radioso futuro, sono ormai armi da guerra. Il progresso è diventato regressivo …
IL CAST<br />
CLOVIS CORNILLAC (Valentin)<br />
“Valentin è un tipo all’antica, di quelli che esistevano nel cinema di una volta. E’ ossessionato dall’idea<br />
della giustizia, dalla rettitudine e dal suo lavoro e, nel contempo, dimostra grande pudicizia. Ha una<br />
vera e propria dimensione eroica. E’ un eroe solitario, anche se circondato da Pujol e Terrasson, suoi<br />
compagni indispensabili. Ad esempio, non credo che vada a sbevazzare con loro, dopo il lavoro. Non<br />
hanno questo tipo di rapporto. Con loro si comporta da capo, ma è un capo umano. E’ autorevole, ma<br />
anche legato a loro da una forte e pudica amicizia: è un rapporto fraterno. Mi è piaciuto moltissimo fare<br />
questo film perché ho raramente sperimentato una simile armonia durante le riprese. L’ultimo giorno,<br />
stavo bevendo una cosa con Olivier Gourmet e ricordo di avergli detto : «Questo (Valentin) è un tipo<br />
che mi mancherà più di altri personaggi”. Ed Olivier mi ha risposto che anche lui avrebbe avuto<br />
nostalgia di Terrasson. E’ vero: un giorno mi piacerebbe ritrovare il mio personaggio,”.<br />
FILMOGRAFIA DI CLOVIS CORNILLAC<br />
Premio Jean Gabin 2005<br />
Premio ISC de la jeunesse 2005<br />
Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere 2004<br />
2006 ASTÉRIX AUX JEUX OLYMPIQUES di Frédéric Forestier (prepar.)<br />
SCORPION di Julien Séri (riprese primavera 2006)<br />
LE SERPENT di Eric Barbier (riprese febbraio/marzo 2006)<br />
POLTERGAY di Eric Lavaine (uscita fine 2006)<br />
LES BRIGADES DU TIGRE di Jérôme Cornuau (uacita 12 aprile)<br />
2005 GRIS BLANC di Karim Dridi<br />
LE CACTUS di Michel Munz e Gérard Bitton<br />
LES CHEVALIERS DU CIEL di Gérard Pirès<br />
AU SUIVANT di Jeanne Biras<br />
BRICE DE NICE di James Huth<br />
2004 UN LONG DIMANCHE DE FIANCAILLES di Jean-Pierre Jeunet<br />
LA FEMME DE GILLES di Frédéric Fonteyne<br />
MENSONGES ET TRAHISONS et plus si affinités… di Laurent Tirard<br />
César per il migliore attore non protagonista<br />
MALABAR PRINCESS di Gilles Legrand<br />
LE VERT PARADIS di Emmanuel Bourdieu<br />
JE T’AIME, JE T’ADORE di Bruno Bontzolakis<br />
2003 MARIÉES MAIS PAS TROP de Catherine Corsini<br />
APRÈS LA PLUIE, LE BEAU TEMPS di Nathalie Schmidt<br />
À LA PETITE SEMAINE di Sam Karmann<br />
Nomination al César per il migliore attore non protagonista<br />
MALÉFIQUE di Eric Valette<br />
UNE AFFAIRE QUI ROULE di Eric Veniard<br />
Premio per l’interpretazione al Festival di Saint Jean de Luz<br />
2002 CARNAGES di Delphine Gleize<br />
UNE AFFAIRE PRIVÉE di Guillaume Nicloux<br />
2001 GRÉGOIRE MOULIN CONTRE L’HUMANITÉ di Artus de Penguern<br />
2000 CUISINE INTERNE di Philippe Larue (medio-metraggio)<br />
LA MÈRE CHRISTAIN di Myriam Boyer
1999 LES VILAINS di Xavier Durringer<br />
KARNAVAL di Thomas Vincent<br />
Nomination al César per la Migliore Promessa<br />
1997 OUVREZ LE CHIEN di Pierre Dugowson<br />
RÉSISTANCE di Vincent Bataillon (court-métrage)<br />
1995 MARIE-LOUISE OU LA PERMISSION di Manuel Fleche<br />
LIENS DE SANGS di Hervé Gamondes (cortometraggio)<br />
1994 LES MICKEYS de Thomas Vincent (cortometraggio-<br />
Premio della Giuria a Clermont-Ferrand<br />
ZUCKER 3 – MOUVEMENT DE TROUPES di Pierre Dugowson (cortometraggio)<br />
1993 PÉTAIN di Jean Marbeuf<br />
LES AMOUREUX (LES COEURS DE PIERRE) di Catherine Corsini<br />
1991 TROIS NUITS de Jean-Luc Annest (court métrage)<br />
1989 SUIVEZ CET AVION di Patrice Ambard<br />
LE TRÉSOR DES ÎLES CHIENNES di Jacques Ossang<br />
1988 LES ANNÉES SANDWICHES di Pierre Boutron<br />
IL Y A MALDONNE di John Berry<br />
L’INSOUTENABLE LÉGÈRETÉ DE L’ETRE di Philip Kaufman<br />
1985 HORS-LA-LOI di Robin Davis<br />
DIANE KRUGER (Constance)<br />
“Constance è l’amante di Bonnot (J. Gamblin) per il quale nutre una forte passione. E’, come lui,<br />
anarchica e difende la causa anima e corpo, nonostante sia fermamente contraria alla violenza.<br />
Parallelamente alla passione e all’impegno politico, conduce una vita di facciata e cerca di penetrare i<br />
segreti del Principe Bolkonski. Constance è una donna dal pensiero veloce, che usa sempre gli altri e<br />
trova sempre la soluzione ai propri problemi. La grande difficoltà nell’interpretare Constance è stata<br />
nello sforzo di non farla passare per una persona dura. Ha un carattere forte, ma deve essere anche<br />
gradevole. Ci abbiamo lavorato molto con Jérôme Cornuau, procedendo per piccoli aggiustamenti<br />
graduali, durante l’intero periodo delle riprese. Constance non può esprimere tutto ciò che vuole, quindi<br />
deve trasmettere molte cose attraverso lo sguardo: è una caratteristica importante del personaggio.<br />
Questo ruolo è un dono, un bel ruolo femminile come ve ne sono raramente. Sono stata fortunata ad<br />
interpretare una donna forte come Constance.”<br />
FILMOGRAFIA DI DIANE KRUGER<br />
2006 GOODBYE BAFANA di Bille August<br />
2006 IO E BEETHOVEN di Agnieszka Holland<br />
FRANKIE di Fabienne Berthaud<br />
LES BRIGADES DU TIGRE di Jérôme Cornuau<br />
2005 JOYEUX NOEL di Christian Carion<br />
RENCONTRE A WICKER PARK di Paul McGuigan<br />
2004 TROIE di Wolfgang Petersen<br />
BENJAMIN GATES ET LE TRESOR DES TEMPLIERS di Jon Turtletaub<br />
2003 THE PIANO PLAYER di Jean-Pierre Roux<br />
MICHEL VAILLANT di Louis-Pascal Couvelaire<br />
NI POUR NI CONTRE (BIEN AU CONTRAIRE) di Cédric Klapisch<br />
2002 MON IDOLE di Guillaume Canet