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MOBILE E WIRELESS: IN RETE SENZA FILI - Intesa Sanpaolo.

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<strong>MOBILE</strong> E <strong>WIRELESS</strong>:<br />

<strong>IN</strong> <strong>RETE</strong> <strong>SENZA</strong> <strong>FILI</strong><br />

I nuovi strumenti cominciano a diffondersi<br />

nelle applicazioni per la gestione della forza lavoro sul territorio<br />

Restano i problemi del collegamento diretto<br />

tra sistemi informativi e dispositivi mobile,<br />

ma le ultime tecnologie sono sempre più promettenti<br />

a cura della redazione di Computerworld Italia


Il mobile è ormai una realtà. E in molti casi un vantaggio concreto per le aziende. Poter<br />

collegare attraverso dispositivi intelligenti gli addetti che operano direttamente sul campo è<br />

particolarmente importante nelle fasi di vendita e assistenza. È uno dei nodi centrali ‘storici’<br />

per le aziende. E, spesso, non è una questione puramente tecnologica. Oggi molti di questi<br />

‘sogni’ sono diventati possibili perché esistono sia le tecnologie, dai protocolli di rete wireless ai<br />

dispositivi palmari sufficientemente intelligenti ed evoluti per svolgere compiti simili, sia le idee<br />

e le best practice per realizzare concretamente l’azienda mobile. Perché gestire un addetto sul<br />

campo vuol dire metterlo nelle condizioni di accedere ai sistemi informativi centrali<br />

dell’azienda, alle applicazioni di business e ai dati. E questo comporta un lavoro di enterprise<br />

application integration (EAI) a livello di back-end dei sistemi informativi tutt’altro che banale.<br />

Mai come nel caso del wireless si può dire che la tecnologia sia stata finora anche troppo<br />

prolifica. Negli ultimi anni la crescita degli standard di comunicazione wireless sembra essere<br />

inarrestabile. La famiglia 802.11, con tutte le questioni di sicurezza ancora parzialmente<br />

irrisolte che porta in dote, le tecnologie di comunicazione telefoniche, come il GPRS e l’UMTS<br />

(ancora nella fase di passaggio tra promessa e realtà), il nuovo Wi-Max, che in teoria potrebbe<br />

risolvere definitivamente il problema del ‘mobile’ dato che garantisce banda sufficientemente<br />

larga e un raggio di comunicazione di diverse decine di chilometri – tante, forse troppe<br />

tecnologie. Senza contare che nemmeno la sincronizzazione dei dispositivi con i dati aziendali<br />

(un altro problema da non sottovalutare: cosa accadrebbe, infatti, se il venditore sul campo<br />

non fosse in grado di aggiornare il database clienti dell’azienda?) sembra più un problema: gli<br />

standard disponibili, come i pacchetti applicativi, sono molti. E si può scegliere tra quelli<br />

commerciali e quelli open source.<br />

Eppure i casi aziendali spesso riguardano aziende molto grandi. Come FedEx e UPS, i giganti<br />

USA dei servizi di spedizione, che per primi hanno investito e creduto nel wireless come<br />

elemento fondamentale per la crescita del loro business. Due approcci diversi con un solo<br />

scopo: ottenere un vantaggio competitivo. Prima che questi vantaggi possano essere<br />

apprezzati anche da realtà più piccole, però, sarà necessaria una seconda transizione: si dovrà<br />

passare dalla ricchezza della tecnologia alla semplificazione della tecnologia. Nel frattempo,<br />

però, non è il caso di restare qualche passo indietro. Magari guardando alle esperienze di<br />

Unicoop e della Regione Piemonte, i cui progetti sono particolarmente interessanti.<br />

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Wireless, ‘filo diretto’ con la sede aziendale<br />

Facilità di utilizzo e rapidi ritorni degli investimenti favoriscono l’automazione del<br />

workforce management<br />

A cura di Giuseppe Goglio<br />

La comunicazione tra il reparto direttivo di un’azienda e gli addetti che operano direttamente<br />

‘sul campo’ è storicamente uno dei nodi centrali per le aziende con una forte focalizzazione<br />

sulle fasi di vendita e assistenza. In situazioni di questo genere l’evoluzione della tecnologia è<br />

riuscita gradualmente ad apportare benefici, ma sono ancora numerosi i problemi che i<br />

fornitori di soluzioni sono chiamati a risolvere. La necessità di un’ottimizzazione sempre più<br />

‘spinta’ della componente logistica e l’esigenza di operare con tempi di intervento sempre più<br />

ridotti, favorisce l’introduzione di strumenti IT connessi in modalità wireless agli specialisti che<br />

operano con dispositivi mobili.<br />

Dai telefoni cellulari, ai più recenti smartphone, dai notebook ai palmari dotati di sistemi di<br />

comunicazione GSM, GPRS o UMTS, sono sempre più frequenti i dispositivi che necessitano di<br />

interfacciarsi con i sistemi informativi aziendali per leggere, trasmettere e sincronizzare<br />

informazioni, spesso in tempo reale. In parallelo a procedure organizzative più efficienti<br />

crescono però problemi legati a sicurezza e affidabilità delle varie soluzioni attualmente in<br />

commercio, che vedono impegnati i fornitori a combinare una varietà di hardware, software e<br />

standard di comunicazione diversificati.<br />

Automatizzare le procedure esistenti<br />

La gestione della forza lavoro sul territorio segue ormai da tempo regole e procedure<br />

consolidate. Ciò che di recente ha portato profonde innovazioni nel settore non è quindi la<br />

rivoluzione nel modo di concepire il lavoro, ma piuttosto gli strumenti e le tecnologie che<br />

hanno consentito di rivedere l’organizzazione in chiave di una maggiore efficacia e<br />

tempestività. “Può sembrare strano che per svolgere attività nel complesso tradizionali sia<br />

sempre più necessario un elevato tasso di innovazione e creatività - afferma Andrea Carofiglio,<br />

project manager di Nazca Ricerca -. In tal senso l’utilizzo dei PDA e di soluzioni wireless<br />

rappresenta senza dubbio un fattore di cambiamento radicale per quanto riguarda l’erogazione<br />

e la gestione dei servizi, anche se in effetti riguardo al futuro immediato di queste applicazioni<br />

ci sono pareri contrastanti”.<br />

Attualmente, complice la ridotta capacità di spesa della maggior parte delle aziende utenti, il<br />

dubbio principale non può riguardare tanto se le applicazioni di workforce management<br />

prenderanno piede, ma quando questo accadrà. Si va infatti diffondendo, non solo tra i<br />

fornitori di soluzioni ma anche tra gli stessi utenti, la convinzione che i vantaggi nel mantenere<br />

contatti in tempo reale con i lavoratori che si muovono sul territorio e la possibilità di poter<br />

consultare a distanza archivi aziendali costantemente aggiornati, a lungo andare risulteranno<br />

ben più vantaggiosi dei costi necessari a mettere in funzione la necessaria infrastruttura.<br />

“L’esigenza di mantenere la propria forza lavoro mobile in collegamento con in sistemi<br />

informativi aziendali è comune a tutte le aziende - sottolinea Tatiana Rizzante, senior partner<br />

di Reply -. La realizzazione di sistemi hardware e software a supporto di questa esigenza<br />

comporta oggi costi piuttosto contenuti, grazie alla diffusione di reti geografiche di<br />

comunicazione e l’introduzione di dispositivi mobili di dimensioni ridotte e di sufficiente potenza<br />

elaborativa”.<br />

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Benefici e limiti<br />

A fronte di un certo numero di casi pratici di<br />

automazione del workforce management che<br />

hanno prontamente evidenziato benefici<br />

evidenti, emergono anche gli attuali limiti<br />

della tecnologia e l’inadeguatezza di alcune<br />

procedure, ancora da raffinare.<br />

Le aziende che hanno già optato per<br />

l’impiego della tecnologia mobile hanno<br />

avuto modo di verificarne gli innegabili<br />

benefici: si parte da una migliore<br />

comunicazione nella relazione tra persone e<br />

azienda, per arrivare a un miglioramento<br />

complessivo del servizio percepito dal<br />

cliente, passando per una maggiore velocità<br />

nella trasmissione di segnalazioni, controllo<br />

dei tempi di risposta del personale e<br />

individuazione dei punti critici<br />

nell’organizzazione. In sintesi, è facile<br />

ottenere un significativo miglioramento in<br />

termini di efficienza. A completare il quadro<br />

positivo, l’aspetto più importante nella<br />

decisione di seguire la strada<br />

dell’automazione, vale a dire la<br />

dimostrazione di riuscire a ridurre i costi di<br />

gestione dell’intera attività di vendita e<br />

assistenza: “Una gestione via Web e via<br />

GPRS ha un costo decisamente inferiore rispetto a una telefonata, soprattutto se da mobile -<br />

precisa Andrea Carofiglio -. Se moltiplichiamo la telefonata per il numero di squadre o persone<br />

sul territorio, si fa presto a valutare il risparmio”.<br />

Sarebbe però un errore pensare alle tecnologie IT nel settore mobile come totalmente prive di<br />

controindicazioni: “C’è chi sostiene che nonostante l’integrazione tra comunicazioni mobili e<br />

mondo Internet continui nel suo sviluppo - aggiunge Carofiglio -, questa non porterà nel breve<br />

a risultati interessanti se non per ristrette nicchie di mercato: le dimensioni fisiche del display<br />

dei telefonini, il peso dei notebook e l’autonomia dei PDA in connessione wireless<br />

rappresentano infatti limiti ai quali la tecnologia attuale sembra non dare ancora una risposta<br />

esauriente”.<br />

Come spesso accade in situazioni analoghe, la maggior parte dei problemi sembrano ‘difetti di<br />

gioventù’ delle applicazioni, proprio perché dimostratesi promettenti, cresciute a tappe forzate,<br />

spesso adattando soluzioni esistenti.<br />

“Nell’ambito delle problematiche gestionali sono già disponibili soluzioni mobile per le attività<br />

del personale dell’azienda ove l’utilizzo dei dispositivi mobile sia vantaggioso, in particolare per<br />

la logistica, la forza vendite e l’assistenza tecnica - afferma Silvio Cavaleri, direttore marketing<br />

di Microsoft business solutions -. L’accesso ai dati e alle funzionalità ERP è già possibile<br />

attraverso un portale con pagine Web realizzate per le ridotte dimensioni dei display dei<br />

palmari e presentate agli utenti riconosciuti”.<br />

Impieghi e tecnologie<br />

La mobilità al servizio degli utenti<br />

‘mobile’<br />

Due anni fa Wind si è rivolta a Oracle per sviluppare una<br />

nuova soluzione di sales force automation mobile basata<br />

su GPRS, con l’obiettivo primario di ottimizzare i tempi di<br />

order provisioning e di time to market della propria rete<br />

commerciale.<br />

Grazie all’ausilio di questa soluzione, gli agenti<br />

commerciali Wind hanno ora a disposizione un sistema<br />

che consente loro di automatizzare le funzioni di ricerca e<br />

invio di informazioni mission critical (gestione delle visite<br />

e delle trattative, verifica delle informazioni relative al<br />

cliente e registrazione delle attività) in modalità mobile,<br />

utilizzando un semplice palmare che si connette a uno<br />

specifico portale Web.<br />

La soluzione è utilizzabile da Internet con un browser, dal<br />

palmare collegato via scheda cellulare GPRS alla rete<br />

aziendale, oppure in modalità offline, in attesa di<br />

effettuare il collegamento per aggiornare i dati. I moduli<br />

offline sono sviluppati in modo perfettamente parallelo e<br />

allineato rispetto a quelli online: in questo caso la replica<br />

dei dati e gli aggiornamenti del client avvengono via Web,<br />

mentre il dispositivo è acceso ma non in uso.<br />

Il doppio binario di fruibilità dell’applicazione (online e<br />

offline) permette al venditore di eseguire trattative e<br />

funzioni di CRM anche in assenza di un telefono fisso e<br />

anche quando la linea GPRS non è perfettamente stabile.<br />

Le attività che possono rientrare nella definizione di workforce management risultano<br />

molteplici. Tra le più interessate alle possibilità di automazione, rientra la gestione degli addetti<br />

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alle vendite: “La convinzione che<br />

l’implementazione di soluzioni wireless<br />

rappresenti lo strumento più efficace per<br />

coniugare le esigenze di accesso alle<br />

informazioni con la mobilità richiesta oggi in<br />

ambito professionale - spiega Tiziana<br />

Valzelli, product marketing manager di<br />

Oracle -, porta alcuni settori, in particolare le<br />

aziende con forte sviluppo commerciale<br />

distribuito geograficamente, a sviluppare e<br />

utilizzare soluzioni di sales force<br />

management”.<br />

La tecnologia mobile non è però una<br />

prerogativa esclusiva del settore vendite.<br />

Esistono infatti altri ambiti nei quali<br />

l’automazione comporta la risoluzione di<br />

problematiche più specifiche, ragione per cui<br />

i tempi di sviluppo delle soluzioni risultano<br />

inevitabilmente più lunghi: “Oltre ai settori<br />

che tradizionalmente necessitano di soluzioni<br />

per la gestione della forza lavoro, per<br />

esempio quello assicurativo, il retail e il<br />

manifatturiero - afferma Bruno Berra,<br />

country manager Italia e responsabile<br />

mercato spagnolo di iAnywhere -, a livello<br />

locale ci rivolgiamo alle piccole e medie<br />

imprese in settori di mercato meno<br />

tradizionali, proponendo applicazioni pensate<br />

ad hoc sulle esigenze dei clienti”.<br />

Un ruolo importante, inoltre, è giocato da<br />

quelle tecnologie hardware e software che si<br />

rivelano meglio compatibili e di più facile integrazione con le architetture IT esistenti. “In<br />

generale, i device più utilizzati rimangono ancora i pc portatili, soprattutto per gli scenari in cui<br />

al ‘mobile worker’ viene richiesta una interazione esplicita e ripetitiva con i sistemi come quelli<br />

che richiedono l’inserimento di grossi volumi di dati da tastiera - afferma Tatiana Rizzante -.<br />

Strumenti compatti, tipo i PDA, si stanno invece rilevando ideali per supportare modelli di<br />

workforce management in cui è possibile ridurre o semplificare la componente di interazione<br />

con sistemi di scelta guidata o lettori di codici a barre e RFID”.<br />

Praticità, affidabilità e interfaccia sono le priorità della questione esaminata dal lato utente,<br />

mentre a livello di sistema è fondamentale garantire la massima versatilità: “Utilizziamo un<br />

motore PHP, che ha il vantaggio di offrire prestazioni elevate e compatibilità con differenti<br />

sistemi operativi e Web server - spiega Andrea Carofiglio di Nazca Ricerca -. I servizi così<br />

realizzati vengono resi disponibili su diversi canali attraverso un gateway XML che offre la<br />

possibilità di eseguire transazioni sia in modalità online sia in modalità offline, attraverso<br />

meccanismi di sincronizzazione dei dati”.<br />

L’occhio all’integrazione<br />

Coordinare l’assistenza<br />

Il coordinamento delle squadre di personale tecnico che<br />

operano sul territorio è una delle attività ideali candidate a<br />

trarre i maggiori benefici dalle soluzioni di workforce<br />

management. Un caso significativo è quello realizzato da<br />

Nazca Ricerca per una azienda italiana di installazione di<br />

impianti e macchinari. “Il cliente aveva diverse esigenze<br />

che desiderava risolvere e che noi abbiamo, ove possibile,<br />

automatizzato - spiega Andrea Carofiglio, project manager<br />

della società -. Prima di tutto era necessario inserire il<br />

cartellino di intervento con gli estremi del cliente; quindi<br />

andavano riportati gli appuntamenti e le eventuali<br />

modifiche, infine c’era tutta una serie di informazioni<br />

relative alla squadra incaricata dell’intervento:<br />

assegnazione, storico interventi, descrizione del problema,<br />

utilizzo dei materiali, tempi e segnalazione di fine<br />

operazione”.<br />

La configurazione del sistema realizzato prevede uno o più<br />

amministratori (eventualmente collegati anch’essi da<br />

postazioni remote) che ricevono le richieste d’intervento e<br />

coordinano le attività, assegnando le mansioni alle diverse<br />

squadre. I compiti vengono quindi trasmessi ai tecnici sul<br />

territorio, i quali utilizzano un’interfaccia Web sui propri<br />

dispositivi cellulari o palmari per accedere alle schede dei<br />

nuovi incarichi, inserite nelle rispettive agende personali.<br />

Direttamente in sede d’intervento sono quindi aggiornati i<br />

dati di presa in carico dei lavori, delle operazioni<br />

effettuate e del dato di chiusura, ovvero di lavoro<br />

effettuato.<br />

A disposizione dell’amministratore c’è una serie di funzioni<br />

accessorie, come la segnalazione di messaggi inviati ai<br />

tecnici che non siano stati raccolti entro un certo orario e<br />

la realizzazione di un database a fini statistici con<br />

informazioni esportabili in Excel.<br />

La natura particolare dei dispositivi utilizzati in ambito mobile introduce anche la questione<br />

dell’accesso ai dati dalle diverse applicazioni installate nel sistema IT aziendale, primi tra tutti i<br />

package gestionali. Diversi gli approcci che i fornitori di soluzioni sono oggi in grado di<br />

proporre: “L’integrazione con i sistemi aziendali può avvenire sia attraverso soluzioni di EAI<br />

che costituiscono un ‘bus’ comune tra diversi mondi applicativi - precisa Tatiana Rizzante di<br />

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Reply -, sia con un approccio orientato ai Web services, che consente alle applicazioni di<br />

‘chiamare’ i servizi e ottenere le informazioni indipendentemente dall’applicativo che le richiede<br />

e dall’ubicazione”.<br />

La varietà delle applicazioni presenti in commercio rende sempre meno vantaggiosa la strada<br />

dell’installazione di ‘adattatori’ specifici per ogni sorgente dati e dispositivo terminale.<br />

Interfacce Web-based e i Web services stessi sembrano attualmente incontrare i maggiori<br />

favori: “La diffusione dei PDA tra i lavoratori ‘mobili’ consente oggi di poter parlare di<br />

estensione dei contenuti dai sistemi di backend e di applicazioni Web-based pensate<br />

originariamente per desktop e laptop verso i computer palmari - sottolinea Bruno Berra di<br />

iAnywhere -. In una situazione di questo tipo non esiste neanche la necessità di fare del<br />

training specifico, perché le applicazioni presenti sui palmari sono le stesse che gli operatori<br />

utilizzano abitualmente”.<br />

A che punto sono le tecnologie?<br />

La definizione di nuovi standard Wi-Fi sembra inarrestabile. Con il nuovo Wi-Max<br />

sarà possibile realizzare una copertura a celle capace di raggiungere anche l’utenza<br />

mobile<br />

di Gianfranco Ermidoro<br />

Nel biennio 2003-2004 la tecnologia Wi-Fi (Wireless Fidelity) si è confermata fra le principali<br />

novità di mercato, dimostrando una vivace capacità di crescita tecnologica e di estensione dei<br />

contenuti. Quando si parla di Wi-Fi, in realtà non si designa semplicemente una famiglia di<br />

prodotti per la costruzione di reti locali senza fili, ma anche un’offerta di connettività che sta<br />

cominciando a presentarsi come concorrente delle altre soluzioni tecnologiche a banda larga<br />

(DSL, UMTS, fibra ottica). In questo periodo, la tecnologia Wi-Fi è cresciuta sull’onda<br />

dell’incremento dell’utenza internet a banda larga. La vertiginosa riduzione dei costi di acquisto<br />

dei componenti di una rete wireless ne ha reso il TCO (total cost of ownership) vantaggioso<br />

rispetto a soluzioni di cablaggio in rame o in fibra, in tutte le situazioni in cui la rete locale è<br />

orientata primariamente a comunicazioni intranet/internet, senza particolari esigenze di<br />

prestazioni a livello Fast Ethernet o superiore.<br />

Non secondaria, ai fini di una maggiore accettabilità, è stata la progressiva integrazione delle<br />

funzionalità wireless nei chipset standard dei pc (si veda Centrino di Intel). Per l’utenza<br />

consumer può aver giocato la progressiva disponibilità di periferiche Wi-Fi in area<br />

entertainment: monitor tv, impianti hi-fi, dispositivi di registrazione o riproduzione, che<br />

intendono rendersi attraenti al consumatore proponendo una semplificazione dei crescenti<br />

problemi di home cabling.<br />

L’offerta di prodotti Wi-Fi, inizialmente basata su access point centralizzati e dispositivi<br />

riceventi per i singoli client installati su questi, si è progressivamente arricchita con<br />

l’integrazione di unità funzionali che altrimenti avrebbero dovuto essere acquisite<br />

separatamente: il modem di accesso alla linea DSL, il router/firewall, lo switch per integrare in<br />

una stessa rete a struttura mista stazioni ad accesso wireless e stazioni cablate. Nello stesso<br />

tempo, anche il dispositivo client si è evoluto, e oggi si presenta con numerose variazioni: non<br />

c’è più semplicemente l’alternativa unica tra scheda interna per il desktop e dispositivo PCMCIA<br />

per il portatile, ma anche unità su porta USB e altre interfacce, per esempio per l’impiego sui<br />

PDA.<br />

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Il pacchetto multifunzione risultante<br />

presenta prezzi estremamente<br />

competitivi, e risulta del tutto valido non<br />

solo per il consumatore privato, ma<br />

anche per la piccola impresa e per<br />

l’automazione di unità locali della media<br />

e grande impresa.<br />

Troppi gli standard in gioco<br />

In questo momento, il settore soffre<br />

probabilmente di un eccesso di standard.<br />

Il primo a raggiungere il successo, e il<br />

più facilmente reperibile fino a tempi<br />

recenti, è 802.11b, che opera sulla banda<br />

di frequenza di 2,4 GHz con una velocità<br />

massima di trasferimento di 11<br />

megabit/secondo (Mbps). Questa però in<br />

generale scende intorno ai 5 Mbps in<br />

funzione della distanza tra gli apparecchi<br />

collegati, della configurazione<br />

complessiva della rete wireless, e di<br />

variabili ambientali. Alcuni produttori<br />

hanno proposto varianti di questo<br />

standard a velocità doppia, basate su<br />

modifiche proprietarie ai protocolli, e<br />

quindi utilizzabili solo disponendo di<br />

hardware in grado di riconoscere tali<br />

modifiche.<br />

Con il più recente 802.11g, la velocità<br />

massima prevista sale a 54<br />

megabit/secondo. Si mantiene la stessa<br />

banda di frequenza (2,4 GHz) di<br />

Sicurezza, fattore chiave<br />

L’emergere di una quota significativa di utenza<br />

professionale in aree non percepite come protette pone il<br />

grave problema della sicurezza. Al momento esistono<br />

procedure e strumentazioni idonee a ridurre il rischio nelle<br />

comunicazioni wireless, ma non ad annullarlo con<br />

ragionevole certezza. Il problema nasce dal protocollo di<br />

cifratura WEP (Wireless Equivalent Privacy). I prodotti<br />

wireless oggi sul mercato utilizzano questo schema di<br />

cifratura, che però è affetto da un errore progettuale che<br />

consente a un utente malintenzionato di ricavare la<br />

password di rete. Er l’utenza professionale si<br />

raccomandano soluzioni basate sull’implementazione di<br />

VPN cifrate, ma a parte la non banalità di realizzazione,<br />

purtroppo anche queste soluzioni non sono sicure a fronte<br />

di attacchi di un cracker determinato e competente.<br />

Tuttavia, in materia di sicurezza il vero problema delle reti<br />

Wi-Fi è che spesso gli utenti, anche professionali e<br />

aziendali, non si preoccupano neppure di accertarsi che<br />

sia stata effettivamente installata e attivata la pur debole<br />

difesa WEP. In queste condizioni tutto quello che viene<br />

detto e scritto sulla rete wireless viene detto e scritto<br />

letteralmente ‘in piazza’.<br />

È di aprile 2004 la ricerca svolta da un celebre sito di<br />

valutazione hardware. Il gruppo, su due aerei da turismo,<br />

ha sorvolato a bassa quota il cielo di Los Angeles portando<br />

a bordo dispositivi di scansione basati sul protocollo<br />

802.11b. Durante il sorvolo, gli apparati sono entrati in<br />

contatto con più di 4.500 access point, dei quali soltanto il<br />

30% aveva attivato la protezione WEP. Mentre è possibile<br />

che una parte non trascurabile del restante 70% avesse<br />

attivato dispositivi di sicurezza di diverso tipo, quasi<br />

certamente un buon numero delle unità individuate erano<br />

del tutto indifese contro attacchi esterni alla sicurezza<br />

delle proprie comunicazioni in rete.<br />

802.11b, ed è assicurata la compatibilità comunicativa fra dispositivi su questi due standard. Il<br />

nuovo standard inoltre dichiara miglioramenti nel raggio di copertura utile e maggior velocità di<br />

comunicazione a parità di situazione ambientale. Anche l’802.11g è stato oggetto di<br />

‘reinterpretazioni’ proprietarie da parte di singoli fornitori, intese a portare la velocità massima<br />

nominale al doppio, naturalmente con gli stessi pro e contro già citati.<br />

A complicare le cose, esiste un altro standard, 802.11a, con la stessa velocità massima di<br />

802.11g, ma una frequenza di esercizio doppia (5 GHz), che lo rende non interoperante con gli<br />

standard già visti, e con raggio di copertura un po’ minore.<br />

Non è finita. È già stato annunciato il Wi-max, ossia lo standard 802.16, la cui caratteristica è<br />

una grande estensione territoriale (fino ad alcuni chilometri di raggio), ovviamente di interesse<br />

soprattutto per i fornitori di servizi di connettività. Grazie a esso, infatti, sarà possibile<br />

realizzare una copertura a celle, non dissimile dalla struttura dei sistemi telefonici mobili<br />

attuali, e idonea a raggiungere anche un’utenza mobile. Sembra quasi inutile dirlo, ma anche<br />

questo standard sta già trovando aspiranti modificatori, per potenziare l’accessibilità da parte<br />

dell’utenza in movimento.<br />

Da tutto quanto abbiamo visto, si ricava comunque una conclusione: la tecnologia Wi-max ha<br />

potenziali i cui limiti non sono ancora raggiunti, e ha le caratteristiche per diventare una<br />

concorrente di tutto rispetto degli altri sistemi, fissi e mobili.<br />

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Wi-Fi per ogni esigenza di connettività?<br />

Secondo Assinform, a inizio 2004 in Italia erano presenti più di 500 hot spot, le ‘macchie’<br />

territoriali all’interno delle quali è possibile accedere a comunicazioni in modalità Wi-Fi. Sono<br />

state create da una ventina di operatori, durante il periodo di sperimentazione del servizio, e in<br />

genere si trovano in zone di alto transito di clientela business, come aeroporti, aree congressi,<br />

alberghi, campus. Ci sono anche alcune iniziative condotte da pubbliche amministrazioni locali<br />

(Comuni). E non è facile dire quanti hot spot ‘di vicinato’ siano stati creati da Web-amatori<br />

intraprendenti. Al momento, Wi-Fi si presenta primariamente come una delle possibili modalità<br />

di connettività Web, ma con il prossimo arrivo di terminali capaci di connettersi sia in modalità<br />

GSM o UMTS, sia in modalità Wi-Fi, selezionando il canale più veloce a disposizione è chiaro<br />

che le distinzioni canoniche vengono gradualmente a smorzarsi. Ma c’è anche qualcuno che<br />

pensa già a connessioni con le reti fonia, fissa e cellulare.<br />

I servizi offerti variano, ma sostanzialmente si riconducono alle tipologie fondamentali di<br />

clientela previste, quella dell’utenza business in transito, e quella ‘stanziale’. In entrambi i casi,<br />

Wi-Fi è percepito come il meccanismo d’accesso flessibile, con capacità più o meno garantita, e<br />

differenziato fondamentalmente per le modalità di tariffazione e pagamento (pay per use o<br />

abbonamento, tariffe flat/a tempo/a volumi di dati). Da un punto di vista di strategie di<br />

marketing, Wi-Fi trova una validità particolare nelle aree in cui non si prevede a tempi brevi la<br />

disponibilità delle alternative classiche: fibra ottica, DSL. La concorrenza può essere vista nei<br />

servizi satellitari, che però in genere propongono funzioni aggiuntive alla semplice connettività,<br />

come il download di video, audio, videogames, il video on demand e altro.<br />

Sincronizzare i dati con uno standard aperto<br />

Nato per dispositivi mobili su reti Wi-Fi, SyncML fornisce anche strumenti di device<br />

management<br />

di Emiliano Brunetti<br />

Un’applicazione wireless ha bisogno di dati. L’affermazione è scontata, ma è proprio su questo<br />

punto che ruotano le innovazioni tecnologiche e la ricerca di chi è impegnato a livello<br />

tecnologico in questo campo. Le informazioni devono essere disponibili anche quando il<br />

dispositivo è offline, dunque si pone il problema della sincronizzazione dei dati con altre<br />

piattaforme. Se poi l’applicazione è aziendale, per esempio per la sales force automation,<br />

sincronizzare significa recuperare dati dalle<br />

fonti più disparate, prepararli, convertirli e<br />

renderli, in qualche modo, disponibili sulle<br />

innumerevoli piattaforme mobile oggi in<br />

commercio.<br />

Sincronizzare tutto e in licenza GPL<br />

Verso la fine degli Anni ‘90 nasce l’idea di<br />

SyncML, il synchronization markup<br />

language, con lo scopo di creare un<br />

protocollo di sincronizzazione comune e<br />

adatto alle reti wireless. Basato su XML,<br />

può operare con trasporti diversi, da http a<br />

obex (object exchange protocol, una sorta<br />

di protocollo http binario ottimizzato per<br />

Italiani nella Silicon Valley<br />

La sede di Funambol è a San Jose, in California, ma il CTO<br />

è l’italianissimo Stefano Furnari, esperto mondiale sulla<br />

sincronizzazione dei dispositivi e project manager di<br />

Sync4j (www.sync4j.org), progetto open source<br />

sponsorizzato dalla stessa Funambol (www.funambol.<br />

com). L’azienda ha scelto la strada dell’open source anche<br />

per i suoi prodotti (dual licensing GPL simile a quello di<br />

MySQL) per non essere vincolati ad alcun tipo di hardware<br />

o di software. Tanto che Sync4J è in grado di gestire la<br />

quasi totalità dei dispositivi oggi sul mercato, dal desktop<br />

al cellulare, dal tablet allo smartphone.<br />

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eti wireless) e può gestire tipi di dati che vanno dal relazionale ai dati personali (come vCard e<br />

agende). Il consorzio SyncML (www.syncml.org ) annovera tra i membri fondatori anche IBM,<br />

Nokia e Psion. È un protocollo che nasce per far comunicare tra loro i dispositivi mobili su<br />

connessioni wireless, ma funziona perfettamente anche via cavo. “Si applica senza problemi -<br />

ci ha detto Massimo Cortili, vice presidente sales di Funambol - anche su altri tipi di trasporto.<br />

Nel 99% si usa http, ma si possono usare anche Bluetooth o un cavo. In pratica ci si svincola<br />

dal mezzo di trasporto del segnale. Per questo abbiamo scelto SyncML, per la flessibilità che ci<br />

permette di slegarci completamente dall’hardware”. Funambol ha anche sviluppato un server<br />

SyncMl (Sync4J) basato su Jboss, ma funzionante con qualunque application server J2EE.<br />

“L’anno scorso - ci ha detto Cortili - avevamo duemila download al mese, ma da quando<br />

abbiamo scelto di mettere tutta la piattaforma in licenza doppia abbiamo raggiunto i<br />

quattromilacinquento download”. Funambol, infatti, è una di quelle aziende che ha scelto la<br />

strada dell’open source. Ha cominciato ponendo in licenza BSD (sync4j.sourceforge.net)<br />

soltanto il motore di sincronizzazione, senza cifratura, strumenti di amministrazione e<br />

scalabilità. “Ponendo il progetto su sourceforge - ci ha spiegato Cortili - ci siamo accorti di<br />

avere un ottimo feedback di controllo della qualità. Di solito chi utilizza sync4j è un utente<br />

molto avanzato e dunque avevamo una serie di segnalazioni di bug molto utili. Così abbiamo<br />

deciso di ripetere l’esperienza per la piattaforma completa, che ora è gratuita per utilizzi non<br />

commerciali”. Si tratta di una dual licensing GPL, del tipo di quella adottata da MySQL, scelta<br />

per raggiungere un obiettivo ben preciso: essere la piattaforma meno costosa. “Abbiamo scelto<br />

la GPL anche per un punto di vista culturale - ha aggiunto Cortili -. Veniamo tutti dal mondo<br />

dell’open source e siamo contenti di lavorare per un prodotto che vada anche alla comunità. Ci<br />

sembra un valido compromesso per avere un’attività commerciale e lavorare anche per la<br />

comunità”.<br />

Dati e gestione dei dispositivi<br />

Le due parti fondamentali di qualsiasi piattaforma per la gestione del mobile, e dunque anche<br />

di SyncML, sono il data synchronization e il device management. La prima è autoesplicativa:<br />

sincronizzare i dati su diversi dispositivi in modo da avere sempre una visione coerente del<br />

dato. Nel caso di SyncML il data synchronization svolge anche alcune operazioni di application<br />

provisioning, controllando non solo lo stato<br />

di cosa è cambiato sul dato ma anche<br />

dell’applicazione. Nel caso di cambiamenti,<br />

il protocollo è in grado di autogestire le<br />

patch da installare, senza particolari<br />

interventi lato utente.<br />

La seconda parte, invece, è molto più<br />

complessa. Può voler dire praticamente di<br />

tutto. Tipico l’esempio di un progetto di<br />

sales force automation con più clienti in<br />

Europa: si realizza un’applicazione, magari<br />

in Java, in lingua inglese. Poi ci si accorge<br />

che un venditore di un altro Paese non<br />

parla inglese e non è in grado di utilizzare<br />

l’applicazione. “In questi casi - ci ha<br />

spiegato Cortili - è possibile accedere al<br />

menu dell’applicazione, se l’utente è in<br />

linea, e cambiare la lingua. Altre situazioni<br />

più delicate riguardano, per esempio,<br />

l’upgrade del firmware senza programmi<br />

speciali”. Ma gli strumenti di device<br />

management possono anche essere<br />

utilizzati in modo intelligente per gestire la<br />

sicurezza. “Con SyncML è possibile anche<br />

adottare una logica applicativa di<br />

Sync4j, da freeware a prodotto<br />

commerciale<br />

Il primo test su grandi numeri della piattaforma Sync4j<br />

risale al 2002. In occasione dei mondiali di calcio era stata<br />

sviluppata un’applicazione freeware, Soccer League,<br />

basata sul motore Sync4j e su un’applicazione J2EE lato<br />

client con embedded il client SyncML. Serviva per<br />

aggiornare la classifica del mondiali e girava su Palm.<br />

Piuttosto semplice, bastava mettere il Palm sul ‘cradle’ e<br />

con un’operazione di hotsync il client si collegava ad<br />

Internet e aggiornava automaticamente la classifica. In<br />

due settimane i download furono venticinquemila. “Da<br />

allora - ci ha detto Massimo Cortili, vice presidente sales<br />

di Funambol - il server non è mai andato giù. Visto il<br />

successo ottenuto, abbiamo controllato quanti concorrenti<br />

avevamo e ci siamo accorti che c’erano almeno una<br />

cinquantina di programmi simili ma il nostro era l’unico ad<br />

avere la sincronizzazione automatica”. Con gli altri<br />

programmi, invece, era necessario scaricare e importare il<br />

file della classifica aggiornato. “Il fatto ci colpì molto - ci<br />

ha spiegato Cortili - perché gli utenti del nostro<br />

programma erano comunque utenti avanzati,<br />

perfettamente in grado di prelevare e importare un file<br />

compresso con la nuova classifica. Ciononostante usavano<br />

il nostro programma. Così ci siamo convinti che l’esigenza<br />

di mantenere sincronizzati i dati tra i dispositivi in modo<br />

facile e trasparente sarebbe aumentata”. Il resto è storia<br />

di oggi.<br />

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sicurezza. Se, per esempio, un dispositivo è stato rubato, siamo in grado di eliminare tutti i<br />

dati presenti non appena il dispositivo ritorna online”. Tutto questo grazie alla grande<br />

flessibilità del formato, che è basato su XML. Lo stesso si può dire del server di<br />

sincronizzazione, il cui funzionamento è tremendamente semplice: ci sono dei connettori di<br />

vario tipo (dall’erp al database, compresi diversi tipi di filesystem) per il backend, e il server<br />

non fa altro che prendere i dati, trasformarli in XML e girarli al dispositivo mobile.<br />

Perché open?<br />

Anche se le possibilità sono tante, resta sempre il dubbio del modello di sviluppo. Non sono poi<br />

tante le aziende pronte a rivolgersi a chi sviluppa open source. Uno dei punti tipici sui quali i<br />

vendor proprietari fanno leva è l’ottimizzazione del protocollo di sincronizzazione. “È possibile<br />

che i protocolli chiusi siano più efficienti - ci ha detto Cortili - e non ho numeri a riguardo. In<br />

ogni caso stiamo sempre parlando dello spostamento di qualche centinaio di kilobyte: per<br />

quanto possa essere più veloce mi è difficile pensare a risparmi particolarmente elevati. In<br />

fondo la logica della sincronizzazione è proprio questa: spostare pochi dati con una certa<br />

frequenza”.<br />

Il guadagno della piattaforma open rispetto a quella proprietaria, al contrario, è evidente<br />

secondo Cortili: “Nessun vincolo hardware o software. Una volta installato è possibile cambiare<br />

una qualsiasi delle applicazioni di backend senza perdere il lavoro già fatto. Questo senza<br />

contare dei costi di licenza veramente bassi”. In attesa, aggiungiamo noi, che il mercato<br />

mobile decolli veramente. Finora ha attraversato la fase di ‘hype’ e curiosità. Forse il prossimo<br />

anno, con l’uscita di una serie di telefonini e dispositivi mobili finalmente adatti allo scopo, si<br />

assisterà una crescita di queste soluzioni.<br />

FedEx e UPS, testa a testa sul wireless<br />

I due giganti USA dei servizi di spedizione sono tra i primi ad aver creduto nel<br />

mondo del ‘mobile’. Ora la competizione si gioca proprio su queste tecnologie, con<br />

l’incognita dell’RFID<br />

Da tempo FedEx e UPS stanno cercando un vantaggio competitivo l’una sull’altra. Ora ciascuna<br />

si sta espandendo nel territorio un tempo dominato dalla rivale: UPS nelle consegne espresso e<br />

FedEx nei trasporti terrestri. Nel contempo stanno anche aggiornando le proprie applicazioni<br />

wireless per migliorare l’efficienza operativa: un requisito primario per ridurre i costi,<br />

aumentare la capillarità e incrementare la produttività.<br />

Negli ultimi 15 anni l’approccio delle due aziende alle tecnologie wireless è stato molto diverso.<br />

FedEx ha sempre cercato applicazioni all’avanguardia, mentre UPS si è mossa in modo più<br />

lento e regolare. rinnovando la propria base tecnologica circa ogni 5-7 anni.<br />

FedEx - che ha raccolto le sue attività di R&D e formazione in un’entità denominata in modo<br />

altisonante FedEx Institute of Technology - invece mette in produzione nuove tecnologie<br />

appena può giustificarne il costo e dimostrare un incremento di efficienza e benefici per i<br />

clienti. L’obiettivo finale però è lo stesso: usare le tecnologie wireless per gestire meglio i<br />

milioni di pacchi che scorrono attraverso dozzine di centri di raccolta e distribuzione ogni<br />

giorno. Di recente entrambe le aziende hanno aumentato l’uso di soluzioni di mercato, pur<br />

restando diverse nel modo di gestire l’innovazione nei due componenti primari del loro<br />

business: la raccolta/consegna e il packaging/indirizzamento. Entrambe infine stanno<br />

esaminando le potenziali applicazioni delle tecnologie RFID e GPS.<br />

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Il vantaggio wireless<br />

UPS e FedEx utilizzano varie forme di<br />

tecnologia wireless dalla fine degli Anni<br />

‘80, di solito soluzioni proprietarie<br />

sviluppate con specifici fornitori. Più di<br />

recente entrambe si sono convertite a<br />

tecnologie standard, come le WLAN<br />

802.11b, Bluetooth e GPRS, che<br />

garantiscono costi di sviluppo e<br />

manutenzione più contenuti, maggiori<br />

prestazioni, sicurezza e costi di<br />

acquisizione e installazione più bassi.<br />

Nonostante la similarità delle tecnologie<br />

adottate, però, l’approccio applicativo<br />

continua a essere diverso. Nel settore<br />

delle spedizioni un vantaggio competitivo<br />

non dura mai più di sei mesi e il segreto<br />

non sta nella tecnologia ma nel come la<br />

si usa.<br />

FedEx spesso adotta le nuove tecnologie<br />

non appena sono pronte, per esempio ha<br />

installato reti wireless 802.11 fin dal 1999. UPS invece ha atteso quest’anno per iniziare ad<br />

aggiornare le diverse tecnologie wireless tutte insieme, nell’ambito di un vasto programma per<br />

migliorare lo scanning e il tracciamento dei pacchi. Le due strategie però non contrastano fino<br />

in fondo: UPS non ha problemi a compiere passi intermedi se l’evoluzione tecnologica mostra<br />

nuove opportunità, mentre FedEx inquadra sempre i suoi esperimenti in un quadro di<br />

potenziali benefici a lungo termine.<br />

Raccolta e consegna<br />

Ogni secondo è importante quando si gestiscono 13,6 milioni di spedizioni al giorno, come fa<br />

UPS, o anche ‘solo’ 5 milioni, come per FedEx. Le tecnologie wireless permettono di<br />

risparmiare tempo prezioso durante il processo di consegna. Ognuna spende circa 120 milioni<br />

di dollari per gli attuali progetti wireless, suddivisi su tre o cinque anni, che è una cifra grande<br />

in assoluto, ma rappresenta comunque una frazione dei budget IT: ciascuna delle due aziende<br />

spende un miliardo di dollari l’anno in IT.<br />

Sia UPS che FedEx basano le proprie operazioni su dati in quasi-real time, e l’unico modo che<br />

hanno per raccoglierli e distribuirli con tale velocità è l’uso di tecnologie wireless presso le sedi<br />

periferiche, ma soprattutto sul campo.<br />

Come accennato, il sistema wireless di entrambe le aziende si basa sull’utilizzo in gradi e mix<br />

diversi di tre tecnologie base: 802.11b, Bluetooth e GPRS. Buona parte di queste è utilizzata<br />

da UPS e FedEx per collegare i propri corrieri, che, a decine di migliaia, ogni giorno girano per<br />

ritirare e consegnare pacchi. L’obiettivo principale è accelerare il processo senza intaccare la<br />

precisione e la qualità del servizio. Entrambe le società hanno quindi in distribuzione ai propri<br />

corrieri nuovi terminali portatili wireless, e stanno iniziando a sperimentare il wireless anche<br />

per altre apparecchiature.<br />

L’approccio FedEx<br />

La borsa di New York è wireless con Java<br />

La borsa di New York (NYSE) ha implementato una nuova<br />

piattaforma di trading sviluppata in Java che include una<br />

personalizzazione per gestire la connessione wireless di<br />

strumenti 'handheld', come PDA e palmari. Forse questa è<br />

davvero la fine della famigerata 'sala delle grida' della più<br />

antica borsa nordamericana.<br />

La piattaforma è stata realizzata insieme a IBM, che si è<br />

occupata anche della parte relativa ai dispositivi mobili.<br />

Per il momento, però, gli ordini possono essere piazzati<br />

sia con i nuovi dispositivi sia con le tradizionali 'urla' nella<br />

sala. Il sistema ha passato diverse fasi di test e il rollout è<br />

durato più di un anno. Il TradeWorks, questo il nome della<br />

piattaforma, è costruito su J2EE e garantisce un<br />

throughput di oltre 40 volte superiore rispetto al sistema<br />

precedente. Si basa su workstation Linux personalizzate e<br />

server HP-UX equipaggiati con WebSphere. L'archivio di<br />

transazioni, ordini e dati dei clienti risiede invece su un<br />

mainframe zSeries con DB2. Non è stato un lavoro facile,<br />

nemmeno per Big Blue: secondo Burkhardt, infatti, sono<br />

stati necessari più di 100 miglioramenti perché la<br />

piattaforma J2EE di IBM potesse soddisfare i requisiti di<br />

business, piuttosto importanti, del NYSE.<br />

FedEx ha fatto realizzare un nuovo terminale mobile, il PowerPad, che usa un collegamento<br />

Bluetooth per inviare le informazioni relative a un pacco, acquisite durante il ritiro, liberando il<br />

corriere dalla necessità di collegare il terminale alla base fissa sul mezzo per attivare il<br />

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trasferimento dati, il che fa risparmiare circa 10 secondi per ogni fermata (in molti Paesi, tra<br />

cui gli USA, la raccolta di FedEx avviene tramite dei cassoni piazzati sul territorio a intervalli<br />

stabiliti e accessibili agli abbonati, e svuotati dal corriere a scadenze determinate come in Italia<br />

fa la Posta con le buche delle lettere). FedEx calcola che in un solo anno l’utilizzo del PowerPad<br />

faccia risparmiare all’azienda circa 20 milioni di dollari sui suoi 40.000 corrieri.<br />

Il PowerPad è dotato anche di connettività a infrarossi (una porta IrDA), usata per inviare<br />

segnali di sblocco e blocco ai circa 50.000 cassoni per la raccolta visitati ogni giorno,<br />

eliminando il problema della gestione delle chiavi fisiche. FedEx sta già pensando di<br />

risparmiare altro tempo usando Bluetooth anche per questo: in tal modo il corriere non<br />

dovrebbe più allineare la porta IrDA del PowePad a quella del cassone. La cosa non è ancora<br />

stata fatta perché Bluetooth consuma più energia dell’infrarosso, per cui il corriere sarebbe<br />

costretto a cambiare più spesso le batterie del cassone, impiegando più tempo. Entro un anno,<br />

FedEx aggiornerà i PowerPad con connettività 802.11b: non ha ancora deciso che funzione<br />

assegnare all’802.11b, ma fedele alla propria filosofia ritiene sia più importante avere la<br />

tecnologia pronta per l’uso piuttosto che rischiare di perdere terreno rispetto a un concorrente.<br />

Terminali stile UPS<br />

La controparte in casa UPS del PowerPad di FedEx si chiama Delivery Information Acquisition<br />

Device (DIAD) IV. Funzionalmente sono molto simili, a parte il fatto che quello di UPS,<br />

distribuito in 70.000 esemplari, invia direttamente i dati all’azienda tramite una connessione<br />

cellulare. FedEx invece diversi anni fa ha installato i trasmettitori cellulari sui camion e ha<br />

scelto di mantenere l’architettura aggiungendo solo al terminale portatile, come abbiamo visto,<br />

una connessione Bluetooth per il collegamento al trasmettitore. UPS da parte sua già usava la<br />

connessione diretta da terminale sui precedenti modelli DIAD III e anch’essa ha deciso di<br />

conservare l’architettura del sistema pur aggiornandolo.<br />

Anche UPS userà Bluetooth nei terminali, ma per applicazioni come la gestione delle carte di<br />

credito dei clienti all’interno di edifici<br />

dove il segnale GPRS può essere troppo<br />

debole, oltre che per applicazioni interne<br />

alle sedi UPS come la trasmissione dei<br />

dati orari di lavoro. L’azienda sta anche<br />

valutando le potenzialità di Bluetooth per<br />

semplificare gli studi su tempi e<br />

movimenti, per esempio contare le volte<br />

che un corriere deve aprire o chiudere il<br />

portellone; deve uscire o entrare. Il costo<br />

per aggiungere una scheda Bluetooth al<br />

terminale è talmente basso che l’azienda<br />

ha deciso di farlo anche prima di trovare<br />

un’applicazione specifica per la<br />

tecnologia. Anche il GPS sarà quasi<br />

certamente aggiunto alle funzionalità del<br />

DIAD IV. L’obiettivo è facilitare al corriere<br />

il reperimento di percorsi alternativi, per<br />

esempio nel caso di reindirizzamento di<br />

una consegna mentre è in transito sul<br />

camion del corriere. Se un cliente chiama<br />

per un cambio di indirizzo all’ultimo<br />

minuto, l’uso di un’applicazione di atlante<br />

stradale con GPS permette al corriere di<br />

trovare facilmente il percorso verso la<br />

nuova destinazione.<br />

Bluetooth, la roadmap arriva fino al 2007<br />

Il Bluetooth Special Interest Group (SIG) ha rilasciato<br />

questa settimana una roadmap triennale per Bluetooth,<br />

tecnologia wireless di corto raggio, con miglioramenti che<br />

porteranno a triplicare la banda e a inserire il multicast dei<br />

segnali. Mentre la maggior parte delle applicazioni<br />

Bluetooth sono focalizzare sul mercato consumer, l'update<br />

che dovrebbe arrivare nel 2005 potrebbe portare a una<br />

nuova generazione di sensori da utilizzare nel mondo del<br />

manufacturing.<br />

UPS, il maggiore utilizzatore di questa tecnologia a livello<br />

corporate, non è ancora certo di poter trarre vantaggio<br />

dalle nuove caratteristiche introdotte nella roadmap, ha<br />

reso noto l'azienda in una nota. Tuttavia, sono in molti a<br />

scommettere che queste estensioni potrebbero rendere<br />

Bluetooth una possibile alternativa alle emergenti<br />

tecnologie ultra wide band (UWB). Il nodo da sciogliere è<br />

il consumo energetico.<br />

I primi prodotti UWB dovrebbero arrivare il prossimo anno<br />

e, al momento, promettono velocità di circa 1 Gbit per<br />

secondo. Più o meno cento volte più dell'attuale ampiezza<br />

di banda di Bluetooth. Considerando che il Bluetooth è già<br />

una realtà, mentre i dispositivi UWB di basso costo<br />

secondo gli analisti non arriveranno prima di cinque anni,<br />

se i miglioramenti dovessero essere reali si potrebbe<br />

aprire un nuovo mercato.<br />

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La nuova opzione RFID<br />

Sia UPS che FedEx stanno esplorando a 360 gradi gli ulteriori benefici di business ricavabili<br />

dall’applicazione di altre tecnologie wireless. Due ambiti sono sotto particolare osservazione: le<br />

tag RFID, che sostituirebbero i codici a barre e il GPS, che permette di localizzare con<br />

precisione le unità sul campo.<br />

Il problema dell’RFID è che richiede forti investimenti, non tanto nei tag quanto nei dispositivi<br />

di lettura e scrittura dei tag, e inoltre lo sviluppo di modelli standard di dati per consentire ai<br />

diversi destinatari di utilizzare tag di varie fonti. Per giustificare il costo, il tag deve servire per<br />

contenere qualcosa di più di un numero di identificazione, che può essere benissimo espresso<br />

con un codice a barre. Comunque le due aziende sono sicure che il momento dell’RFID<br />

arriverà, è solo questione di tempo.<br />

Su un piano più generale, la migrazione completa al wireless richiede che sia UPS che FedEx<br />

sviluppino applicazioni wireless capaci di gestire le disconnessioni e che utilizzino una velocità<br />

di trasmissione dati più bassa.<br />

Il ‘Salvatempo’ di Unicoop: meno coda alle casse grazie all’open source<br />

Una soluzione innovativa basata su rilevatori portatili snellisce gli acquisiti<br />

all’interno dei supermercati. Palla (CIO): standard e approccio ‘make’ i nostri punti<br />

fermi<br />

di Roberto Galoppini<br />

La Unicoop Tirreno, cooperativa di consumo con oltre 640mila soci, 5.500 dipendenti, 71<br />

supermercati (di cui 25 provenienti da Coop Tevere, recentemente acquisita) e sei ipermercati<br />

sparsi in Umbria e sul territorio costiero di Toscana, Lazio e Campania, ha recentemente<br />

realizzato una infrastruttura basata su Linux che consente ai clienti di acquistare i prodotti<br />

selezionati evitando le attese causate dalla lettura del codice a barre alla cassa. In<br />

pratica i clienti, dotati di un semplice lettore (Portable Shopping System, fornito da Symbol<br />

Technologies), durante il tragitto all'interno del supermercato possono leggere il codice a barre<br />

dei prodotti scelti. Giunti alle casse, restituiscono il lettore e pagano l'importo complessivo,<br />

risparmiando tempo e avendo l'opportunità di verificare progressivamente la formazione<br />

dell'importo finale. Una soluzione sicuramente innovativa per l'Italia che si avvale, a livello di<br />

sistemi informativo, di una gamma di strumenti open source che Unicoop Tirreno ha scelto di<br />

affiancare a quelli forniti da Symbol.<br />

Abbiamo raggiunto il responsabile dei sistemi informativi di Unicoop Tirreno, Massimiliano<br />

Palla, per discutere i dettagli dell'interessante progetto. "Abbiamo scelto il PSS di Symbol<br />

Technologies, ma la soluzione software offerta in bundle non era integrata col nostro sistema<br />

di gestione del punto vendita - ci spiega Palla -. Per usarlo avremmo dovuto replicare il<br />

database, cosa che abbiamo voluto evitare per il prevedibile carico di lavoro che ciò avrebbe<br />

comportato. Quindi abbiamo deciso di avviare internamente lo sviluppo del software, e col<br />

supporto del fornitore siamo riusciti a realizzare un sistema basato su Linux in grado di<br />

dialogare con i terminali Symbol. Oggi siamo in grado di installare il 'Salvatempo' anche nei<br />

piccoli supermercati, proprio in virtù dei ridotti costi di implementazione e di esercizio<br />

del sistema".<br />

Quali sono i vantaggi pratici apportati dal nuovo sistema? Cosa cambia per i clienti<br />

finali?<br />

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Secondo i nostri calcoli impiegano circa il 20% di tempo in meno a fare i loro acquisti, dunque<br />

hanno più tempo per scegliere e prestare maggiore attenzione alle promozioni e alle offerte<br />

disponibili. I più contenti sono gli uomini, come dimostra il fatto che solo un quarto di loro<br />

continua a fare la spesa in modo tradizionale. I terminali PSS sono facili da utilizzare e<br />

praticamente non richiedono nessun tipo di apprendimento, come risulta dai commenti degli<br />

utilizzatori raccolti nei punti vendita.<br />

Per quanto concerne le competenze, avete incontrato difficoltà a passare a soluzioni<br />

Linux?<br />

No, ma la nostra esperienza nasce proprio sui sistemi Unix, quindi per noi il passaggio da<br />

questo punto di vista è stato piuttosto naturale, e la stabilità che ci garantisce il sistema è per<br />

noi un notevole valore aggiunto, al punto che le considerazioni sui costi delle licenze non sono<br />

entrate in gioco nel momento delle decisioni. Inoltre, per quanto riguarda Linux e i servizi di<br />

rete disponibili su questa piattaforma, avevamo iniziato a svolgere progetti già da qualche<br />

anno.<br />

Dunque avete delle risorse interne dedicate. Non utilizzate servizi in outsourcing?<br />

Fin dall'inizio alla Unicoop abbiamo strategicamente puntato su un approccio di tipo 'make',<br />

così da avere sempre internamente le competenze necessarie alla gestione e all'evoluzione dei<br />

nostri sistemi. L'IT per noi è l'infrastruttura portante, non possiamo permetterci errori o ritardi<br />

eccessivi.<br />

Ci dica qualcosa di questa infrastruttura, quali sono gli elementi architetturali?<br />

Ogni punto vendita usa un server Linux su piattaforma Intel, la RAM a seconda dei casi varia<br />

da 512 Megabyte a 1 Giga di RAM, con sottosistema RAID da 36 Gigabyte. Il sistema in questa<br />

configurazione è in grado di gestire non solo la barriera delle casse, ma anche le applicazioni di<br />

back office e il Salvatempo. Il software utilizza un database Oracle, di cui siamo utenti dal<br />

1989 e che al momento non intendiamo abbandonare, visto che le soluzioni open source<br />

disponibili non ci sembra offrano un'analoga affidabilità.<br />

Sembra di capire che, a parte la scelta di campo relativamente al database, gli<br />

elementi architetturali siano standard e vi lascino completa libertà di manovra per<br />

l'evoluzione del sistema.<br />

Non esattamente. I terminali Symbol al momento si avvalgono di un protocollo proprietario,<br />

sostituirli richiederebbe una nuova implementazione del lato server della comunicazione ed è<br />

per questo che, in generale, ove possibile optiamo per protocolli e formati standard. In questo<br />

modo abbiamo soprattutto una maggiore libertà nella scelta del fornitore.<br />

Come mettere in sicurezza la rete wireless<br />

Una buona progettazione dell'infrastruttura serve più dei grandi investimenti a<br />

garantire la sicurezza generale. L'esperienza della Regione Piemonte<br />

di Giuseppe Goglio<br />

In tempi non sospetti, verso la fine dell'anno 2000, la Regione Piemonte aveva cominciato a<br />

interessarsi delle potenzialità della tecnologia wireless. Negli anni seguenti un attento studio, e<br />

una fase di sperimentazione particolarmente accurata, hanno portato alla realizzazione di una<br />

prima infrastruttura senza fili a beneficio dei dipendenti interni. La sede dell'amministrazione a<br />

Torino è stata scelta come luogo pilota per l'adozione della connettività Wi-Fi, in modo da<br />

fornire accesso alla intranet agli utenti che devono potersi muovere all'interno dell'edificio. "Per<br />

adesso stiamo curando tutti gli aspetti, in particolare la sicurezza, di una sola sede – spiega<br />

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Mario Ancilli, responsabile del laboratorio<br />

ICT della Regione Piemonte -. Entro la<br />

fine dell'anno contiamo di coprire tutte e<br />

14 le sedi regionali di Torino".<br />

I tempi in apparenza lunghi per la messa<br />

in opera della rete sono giustificati dalla<br />

volontà di allestire un servizio non solo<br />

efficace, ma con adeguate garanzie di<br />

sicurezza. La strategia seguita per<br />

ottimizzare questo aspetto merita<br />

un'analisi approfondita. Il lavoro della<br />

Regione Piemonte dimostra infatti che un<br />

utilizzo ragionato degli strumenti di<br />

sicurezza esistenti, pur se limitati,<br />

consente di raggiungere livelli di<br />

protezione più che sufficienti.<br />

Le prospettive del progetto<br />

I buoni risultati ottenuti in questi anni rappresentano per<br />

il laboratorio ICT uno stimolo a cercare ulteriori evoluzioni<br />

e perfezionamenti dell'infrastruttura. "Abbiamo condotto<br />

con successo sperimentazioni di connessioni point-to-point<br />

per la fonia su Wi-Fi - spiega Mario Ancilli -: i problemi li<br />

abbiamo avuti non tanto con la rete, ma con i dispositivi<br />

adottati, che si sono rivelati poco pratici". Intanto si sta<br />

già pianificando il passaggio allo standard 802.11g, in<br />

grado di offrire maggiori prestazioni senza bisogno di<br />

interventi di aggiornamento sull'hardware, e l'uso della<br />

smart card assegnata ai dipendenti regionali. Contenendo<br />

già i certificati digitali per l'autenticazione agli applicativi,<br />

la smart card sarebbe adatta in una logica di single sign<br />

on.<br />

Nel caso specifico, si è considerata la rete senza fili come 'untrust' e la si è isolata dalla rete di<br />

produzione attraverso un firewall. "Sono stati stesi nuovi cavi per il collegamento con gli access<br />

point, direttamente connessi con un unico switch con tecnologia Inline Power – spiega Ancilli -.<br />

In tal modo è stato possibile regolare l'alimentazione agli access point e quindi attivare o<br />

disattivare totalmente o parzialmente la copertura radio, così che fosse fruibile solo quando<br />

necessario. Per esempio durante l'orario di apertura degli uffici". Il segnale radio dell'access<br />

point è impostato con una potenza di 20 e 50 milliwatt, a seconda delle caratteristiche<br />

topologiche del punto di installazione. "Il buon compromesso dato dal posizionamento degli<br />

access point, dalla potenza del segnale e dall'uso di antenne semidirettive permette una<br />

copertura soddisfacente all'interno dell'edificio, ed una molto limitata copertura all'esterno".<br />

Sempre al fine di migliorare la sicurezza è stato adottato lo standard 802.1x, con una gestione<br />

più efficace dell'autenticazione e della crittografia WEP (wired equivalent privacy). Il client invia<br />

le credenziali all'access point, questo richiede al server Radius di convalidarle e, se la risposta<br />

è positiva, genera le chiavi di crittografia WEP a 128 bit che saranno restituite all'access point<br />

e al client. La soluzione prevede una gestione ciclica a tempo delle chiavi di crittografia, per<br />

garantire una maggior sicurezza evitando l'uso di chiavi statiche.<br />

Le richieste di connessione provenienti da dispositivi wireless (palmari o notebook) vengono<br />

filtrate da un firewall, che svolge anche la funzione di instradamento tra la rete Wi-Fi e quella<br />

fissa. I client non autenticati della rete wireless non possono raggiungere direttamente la rete<br />

aziendale, ma per avere accesso sono obbligati a dialogare con il server Radius, che insieme a<br />

un server DHCP è posizionato in una DMZ (zona demilitarizzata, cioè intermedia). Solamente<br />

una volta conclusa l'autenticazione gli utenti wireless ottengono l'indirizzo IP.<br />

Nonostante la rete wireless sia stata studiata per uso strettamente interno, è previsto anche<br />

l'accesso 'ospite'. Attualmente è riservato ai consulenti che collaborano con la Regione<br />

Piemonte, oppure ai tecnici che devono intervenire sui dispositivi, o agli ospiti intervenuti per<br />

incontri o riunioni. "È una procedura un po' complessa, che attualmente richiede ancora un<br />

intervento manuale. Dobbiamo ancora perfezionarla – sottolinea Ancilli -, ma pensiamo che in<br />

futuro potremo renderla più flessibile".<br />

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E la tecnologia ‘guiderà’ l’innovazione<br />

La quarta edizione dell’Infomobility & Telematics Forum ha evidenziato una<br />

tendenza importante: i servizi legati alla mobilità degli autoveicoli<br />

di Giuseppe Goglio<br />

È ormai qualche tempo che l’elettronica è<br />

sempre più parte integrante dei mezzi di<br />

trasporto. Al riguardo basti infatti<br />

considerare la recente stima di General<br />

Motors, secondo la quale all’interno di un<br />

abitacolo sono presenti sistemi governati<br />

da un numero di istruzioni nell’ordine delle<br />

decine di milioni e che arriveranno a<br />

sfondare il muro dei cento milioni entro il<br />

2010.<br />

L’introduzione dei sistemi GPS ha inoltre<br />

aperto ufficialmente la strada alla<br />

realizzazione di vere e proprie applicazioni<br />

dedicate ai mezzi di trasporto. Sono però<br />

ormai al tramonto i tempi dove le funzioni<br />

di ricerca e indicazione di percorsi erano<br />

comunemente interpretate come<br />

l’espressione dell’informatica al servizio<br />

della mobilità. In occasione di Infomobility<br />

& Telematics Forum 2004, l’appuntamento<br />

annuale che si è tenuto in questi giorni<br />

presso il Lingotto di Torino, è emerso un<br />

fatto interessante e simbolo dell'evoluzione<br />

del settore: la possibilità di localizzare un<br />

veicolo sul territorio è solamente un primo<br />

tassello, a partire dal quale è possibile<br />

elaborare un’offerta di servizi<br />

particolarmente variegata e innovativa, che<br />

ha imparato a tenere in considerazione non<br />

solo l’aspetto tecnologico ma anche le<br />

componenti legate a costi e modalità di<br />

utilizzo.<br />

Più che dai convegni l’evento è stato<br />

caratterizzato dalla serie di stand<br />

all’interno dei quali un consistente numero<br />

di aziende ha presentato le nuove frontiere<br />

dei servizi associati alla mobilità nel<br />

comparto dei trasporti. Particolarmente<br />

significativa sotto questo punto di vista la<br />

soluzione che la locale Prototipo ha messo<br />

a punto grazie alla collaborazione di<br />

Microsoft e HP. L’esperienza maturata in<br />

dispositivi elettronici a bordo auto ha prima<br />

di tutto evidenziato la necessità di<br />

realizzare sistemi ‘slegati’ dall’autovettura,<br />

Microsoft e Fiat alleate per il wireless<br />

Microsoft ha messo a segno il più grande accordo nel<br />

settore automobilistico firmando una partnership, con<br />

Fiat, per lo sviluppo congiunto di un sistema per le<br />

telecomunicazioni wireless. Sarà installato su tutti i<br />

modelli di auto Fiat, Lancia e Alfa Romeo venduti in<br />

Europa.<br />

Per Microsoft, che tra i suoi clienti annovera anche<br />

Mercedes-Benz, BMW, Citroen, Honda, Hyundai, Toyota e<br />

Volvo, si tratta anche della prima volta che un produttore<br />

adotta la piattaforma Windows Automotive su una gamma<br />

così ampia di auto e marchi. Ed è anche la prima volta che<br />

la società lavora direttamente con un OEM per sviluppare<br />

una soluzione telematica completa da installare sulle<br />

automobili.<br />

Il nuovo sistema dovrebbe essere disponibile sulle auto<br />

Fiat a partire dal prossimo anno, e si baserà, oltre che sul<br />

software di Microsoft, su hardware realizzato in<br />

collaborazione con Magneti Marelli (anch'essa<br />

appartenente al gruppo Fiat) e sullo standard Bluetooth.<br />

In questo modo gli automobilisti, oltre a disporre di un<br />

GPS, potranno collegare i loro telefoni cellulari e i palmari<br />

con il sistema di bordo ed effettuare le chiamate tramite<br />

comandi vocali, senza distogliere mani e occhi dalla guida.<br />

Una connessione USB nel cruscotto consentirà anche di<br />

ascoltare la musica registrata su lettori MP3 o media<br />

player, e sarà possibile ricevere informazioni sul traffico<br />

tramite il servizio di infomobilità di Fiat bConnect.<br />

Microsoft e Fiat intendono collaborare anche per un<br />

sistema in grado di interoperare con la Controller Area<br />

Network (CAN) per la diagnostica dei veicoli.<br />

"Siamo in prima linea nelle tecnologie telematiche,<br />

essendo stati tra i primi produttori di auto a implementare<br />

su tutti i nostri modelli dispositivi come i servizi di<br />

infomobilità bConnect – dichiara Walter Mortara, senior<br />

vice president del product e process engineering di Fiat<br />

Auto -. E in questo 'business model' unico, in cui ricreiamo<br />

a bordo dell'auto il mondo e la struttura dei computer,<br />

siamo contenti di avere come partner Microsoft, una<br />

società che ha innovato molto nell'industria software e che<br />

vanta una grande esperienza nel progettare piattaforme<br />

flessibili".<br />

Mentre Fiat deve ancora decidere se installare il sistema<br />

solo su alcuni modelli o in opzione sull'intera gamma delle<br />

sue auto, Microsoft spera di poterlo proporre ad altri<br />

produttori. Anche se alcuni di essi, come General Motors,<br />

hanno già investito in analoghi sistemi proprietari e li<br />

stanno a loro volta già fornendo ad altri produttori.<br />

I primi prototipi dovrebbero arrivare entro la metà del<br />

prossimo anno, mentre per le specifiche la data presvita è<br />

il 2006.<br />

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Niente più ingorghi se l’auto è Wi-Fi<br />

Il Governo tedesco ha deciso di finanziare un progetto per<br />

un nuovo standard wireless per la comunicazione tra<br />

automobili. L'idea è di utilizzare le tecnologie 802.11a e b<br />

per formare reti wireless ad hoc tra automobili in modo da<br />

scambiare informazioni sugli ingorghi stradali e<br />

aumentare così l'efficienza e la sicurezza delle strade.<br />

Il Ministro della ricerca tedesco ha approvato un piano di<br />

tre anni per il progetto Network on Wheels (NOW), che<br />

sarà utilizzato anche dal consorzio europeo European Car-<br />

2-Car Communication (C2C CC), di cui fanno parte le<br />

maggiori case automobilistiche europee, come BMW,<br />

DaimlerChrysler, Volkswagen, Renault e Fiat.<br />

Naturalmente prima che il consorzio possa definire uno<br />

standard europeo per la comunicazione wireless tra le<br />

automobili sarà necessario un lungo lavoro di test, che<br />

sarà svolto proprio all'interno del progetto tedesco NOW.<br />

I ricercatori svilupperanno e testeranno diverse<br />

componenti usando anche IPv6, si legge in una nota. Non<br />

appena due o più veicoli sono all'interno del range di<br />

comunicazione, si collegano automaticamente creando<br />

una rete ad-hoc. Viste le limitazioni di portata delle reti<br />

wi-fi, ogni automobile farà anche da router permettendo<br />

così di inviare messaggi oltre il range massimo di<br />

comunicazione. L'algoritmo di routing si baserà sulla<br />

posizione delle auto e sarà in grado di gestire i rapidi<br />

mutamenti delle reti ad-hoc. Ed è proprio lo sviluppo di<br />

algoritmi di routing sofisticati che renderà efficiente il<br />

progetto: le informazioni su un ingorgo in una corsia<br />

dovrebbero infatti essere passate alle auto della corsia<br />

opposta, che a loro volta passeranno l'informazione a<br />

quelle della corsia con l'ingorgo che sono ancora in tempo<br />

per cambiare strada<br />

capaci cioè di essere facilmente trasferiti<br />

da un mezzo a un altro: "Non si può<br />

legare un prodotto la cui tecnologia ha<br />

una durata di vita nell’ordine di mesi con<br />

una macchina che invece dura degli anni<br />

- spiega Luca Tonelli, informatics<br />

business unit director di Prototipo -. Di<br />

conseguenza, l’elettronica evoluta<br />

dell’auto andava separata dal sistema<br />

mobile". La soluzione realizzata è un<br />

insieme di tre componenti: un piccolo<br />

modulo da installare sull’autoveicolo in<br />

grado di raccogliere le informazioni<br />

secondo i recenti standard del settore, un<br />

dispositivo di elaborazione e trasmissione<br />

dei dati a discrezione dell’utente<br />

(smartphone, PDA, lettori dedicati o<br />

anche notebook) e uno strato software in<br />

grado di garantire la connessione con la<br />

sede remota. Oltre alle usuali funzioni di<br />

fleet managament, in questo modo è<br />

possibile accedere tramite web ai sistemi<br />

IT aziendali. A seconda della velocità<br />

della connessione e del contesto (per<br />

esempio veicolo fermo o in movimento),<br />

inoltre, la soluzione Prototipo è capace di<br />

regolare in automatico l’interfaccia, per<br />

esempio aumentando o diminuendo la<br />

dimensione dei caratteri o visualizzando<br />

solamente una parte dei componenti.<br />

La padovana Click&Find ha invece<br />

realizzato il proprio progetto prendendo spunto da un’altra esigenza: la possibilità di partire<br />

dalla localizzazione per realizzare una più ampia offerta di servizi. Tutto quello che viene<br />

fornito alle aziende utenti è uno scanner proprietario in grado di leggere codici a barre o<br />

etichette RFID, da utilizzare nel momento in cui le merci vengono movimentate. Le<br />

informazioni trasmesse ai server dell’azienda, che opera a tutti gli effetti da provider, sono<br />

quindi elaborate e inserite in un portale dove le aziende clienti hanno accesso riservato per<br />

monitorare ogni movimento del singolo automezzo. Gli stessi dati possono inoltre essere<br />

integrati con i rispettivi sistemi gestionali.<br />

Ma mobilità non significa solamente rilevare dati da oggetti in movimento. Well Engineering ha<br />

infatti sfruttato le potenzialità delle varie forme di connettività wireless per soluzioni particolari.<br />

Un apparato di fotocamera digitale ad alta definizione dotata di sistema operativo embedded<br />

basato su Linux consente, per esempio, di svolgere funzioni di monitoraggio geologico o<br />

ambientale, garantendo la trasmissione di immagini in modalità wireless nel giro di pochi<br />

minuti. Un principio analogo ha portato alla realizzazione di una soluzione che utilizza la<br />

tecnologia RFID associata ai PDA per ‘seguire’ le visite all’interno di una mostra. In un futuro<br />

prossimo l’azienda valdostana conta di sfruttare la stessa tecnologia per nuove forme di<br />

trasmissione delle informazioni basate su una localizzazione più personalizzata e contestuale.<br />

Complessivamente soddisfacente il bilancio dell’evento, che alla sua quarta edizione ha visto<br />

lievitare in misura sensibile la partecipazione: sono infatti state 1.500 le persone intervenute al<br />

Lingotto (nel 2003 erano state rilevate poco più di 1.000 presenze), che hanno avuto modo di<br />

raccogliere le nuove idee presentate dagli oltre cinquanta espositori e approfondire la<br />

conoscenza di questo mercato tutto sommato ancora agli albori.<br />

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GLOSSARIO<br />

Wi-Fi<br />

Abbreviazione di wireless fidelity, si riferisce ad alcuni tipi di reti locali wireless che utilizzano la famiglia di specifiche<br />

802.11<br />

802.11<br />

Una famiglia di specifiche per la realizzazione di reti locali wireless sviluppata dal gruppo di lavoro dell’Institute of<br />

Electrical and Electronics Engineers (IEEE). Tutti gli standard della famiglia 802.11 usano il protocollo Ethernet e il<br />

Carrier Sense Multiple Access with Collision Avoidance (CSMA/CA).<br />

Wi-Max<br />

È un consorzio industriale che tenta di far avanzare le specifiche originali 802.16 di IEE per permettere accesso<br />

wireless a larga banda. Questa tecnologia dovrebbe permettere il funzionamento di applicazioni multimediali su<br />

connessioni wireless con un raggio d’azione di circa 40 kilometri.<br />

GSM<br />

Global System for Mobile Communication: un sistema di telefonia digitale particolarmente diffuso in Europa. Opera su<br />

frequenze di 900 o 1800 MHz.Testo definizione2<br />

GPRS<br />

Il General Packet Radio Service è uno standard di comunicazione wireless a pacchetto che può fornire trasmissioni da<br />

56 fino a 114 Kbps e collegamento continuo a Internet senza interrompere il servizio telefonico. E’ basato sul sistema<br />

GSM.<br />

UMTS<br />

Universal Mobile Telecommunication Service, un sistema digitale a pacchetto di terza generazione (3G) per la<br />

trasmissione di dati, testo, voce e contenuti multimediali su larga banda (circa 2 Mbps).<br />

Bluetooth<br />

Uno standard industriale che descrive come due dispositivi (telefoni cellulari, palamri, personal digital assistand o<br />

computer) possono essere collegati attraverso un collegamento wireless di corto raggio.<br />

RFID<br />

La radio frequency identification è una tecnologia radio che permette di identificare in modo univoco gli oggetti a quali<br />

sia stato assegnato un ‘tag’ compatibile. Sostituiusce in molti casi il metodo del codice a barre. Non richiede il contatto<br />

diretto con l’etichetta né che l’etichetta sia visibile da uno scanner laser.<br />

Documento reperibile, assieme ad altre monografie, nella sezione Dossier del sito http://www.sanpaoloimprese.com/<br />

Documento pubblicato su licenza di IDG Communications Italia<br />

Copyright IDG Communications Italia<br />

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