La Cucina SArda: TRADIZIONE O INNOVAZIONE? - Mare Nostrum
La Cucina SArda: TRADIZIONE O INNOVAZIONE? - Mare Nostrum La Cucina SArda: TRADIZIONE O INNOVAZIONE? - Mare Nostrum
a r t e e c u l t u r a De sa zente, sos dolores non si poden canzellare. Cherides a non cagliare? Vida longa a sos murales Testo di Marta Nuvoli e foto di Gianluca Dedola Arte Cultura e Murales Rivoluzione dipinto direttamente su una roccia
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- Page 4 and 5: 11 settembre 2001 “Sos dirittos d
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a r t e e c u l t u r a<br />
De sa zente, sos dolores non si poden canzellare.<br />
Cherides a non cagliare? Vida longa a sos murales<br />
Testo di Marta Nuvoli<br />
e foto di Gianluca Dedola<br />
Arte<br />
Cultura e<br />
Murales<br />
Rivoluzione<br />
dipinto direttamente su<br />
una roccia
54<br />
a r t e e c u l t u r a<br />
Q<br />
uattro piccoli centri dell’isola, Villamar, S. Sperate, Serramanna ed Orgosolo, ospitano ed<br />
hanno dato origine ad un fenomeno molto interessante nel panorama artistico e culturale non<br />
solo dell’isola, ma dell’Italia in generale: il muralismo. Sui muri di queste quattro cittadine, ed<br />
in maniera minore su quelli di molti altri centri della Sardegna, dozzine e dozzine di pitture parlano<br />
della vita del paese, della storia e della cultura, oltre che della quotidianità dei sardi. <strong>La</strong> parola<br />
murales indica quelle pitture eseguite sulle pareti di edifici pubblici o privati, alla cui composizione<br />
partecipano, nella maggior parte dei casi, più persone; tinte sui muri che narrano le fatiche, le denunce e<br />
le grandi conquiste di una piccola comunità, colorati racconti di storia quotidiana che si intrecciano armonicamente<br />
alla raffigurazione di eventi e di lotte politiche di respiro mondiale, evento culturale in mostra<br />
perenne e gratuita per chi della Sardegna non vuole vedere solo il mare. In particolar modo è Orgosolo<br />
(comunità posta al margine settentrionale della<br />
Barbagia, a 18 km da Nuoro), paese simbolo<br />
Tinte sui muri che narrano le<br />
fatiche, le denunce e le grandi<br />
conquiste di una piccola comunità<br />
dell’universo barbaricino, a distinguersi dagli<br />
altri paesi dell’entroterra per i caratteristici<br />
murales; alcuni di essi si proiettano vistosamente<br />
sui muri delle case, cosicchè lo sguardo<br />
del turista non può fare a meno di osservarli<br />
attentamente. Famosi ormai in tutto il mondo,<br />
questi dipinti raccontano una storia, non solo sarda, sia sui muri delle case che sulle splendide rocce guardiane<br />
del luogo; spesso e volentieri, infatti, rivolgono lo sguardo allo scenario politico italiano: ricordano fraternamente<br />
la guerra civile in Spagna; con odio, invece, il generale Cadorna (proprio nella via a lui dedica-<br />
Fabbriche occupate<br />
(anziano alla finestra)<br />
in risposta alla serrata<br />
dei padroni gli operai<br />
di Torino occupano le<br />
fabbriche e dimostrano<br />
a tutti di poter fare a<br />
meno dei padroni<br />
<strong>La</strong> famiglia<br />
murale di dimensioni<br />
notevoli su tutta<br />
una facciata<br />
ta), responsabile a Caporetto di un vergognoso massacro; in ricordo dell’8<br />
marzo 1908 c’è un murales che immortala le 129 operaie morte nell’incendio<br />
della fabbrica di New York in cui erano state rinchiuse dal padrone;<br />
donne sarde che, con sdegno, stringono in pugno la bomba al neutrone,<br />
come a portarla via dalla loro incontaminata terra; sarcasticamente si ironizza<br />
sul presidente Leone; viene denunciata la condizione nelle carceri, il calvario<br />
dei detenuti e delle famiglie, le ingiuste carcerazioni, la travagliata<br />
realtà dei briganti e latitanti tallonati dai gendarmi; viene riportato il telegramma<br />
del partigiano e scrittore Emilio Lussu concorde con le proteste anti-<br />
Nato. Complessivamente questi suggestivi ritratti di memorie e vita sociale<br />
rivelano un linguaggio semplice; nel caso in cui l’immagine non sia sufficiente<br />
alla comunicazione, il muralista si avvale delle didascalie, delle frasi<br />
55
Emilio Lussu<br />
(luglio 1969)<br />
56<br />
a r t e e c u l t u r a<br />
Sono le figure forti e drammatiche<br />
che parlano delle ferite più<br />
profonde, dei soprusi dei<br />
potenti, del mal governo<br />
memorabili, delle citazioni<br />
letterarie o politiche.<br />
Lo stile adottato è<br />
affine al messaggio che<br />
le pitture vogliono<br />
diffondere: benchè non<br />
manchino i murales<br />
estetizzanti (alcuni tra i<br />
più recenti) stile trompe-l’oeil, l’effetto decorativo è<br />
in genere funzionale all’effetto espressivo. I tratti, i<br />
modi d’espressione e l’ accostamento degli oggetti<br />
raffigurati rievocano di frequente Guernica di<br />
Picasso e lo stile cubista; le linee di certe raffigurazioni<br />
riportano alla mente i quadri di Léger. In alcuni<br />
casi si ha come l’impressione di imbattersi nei<br />
codici espressivi dei muralisti messicani degli anni<br />
Venti. Le figure sono squadrate, voluminose e solide,<br />
i profili netti e taglienti, i colori risplendono su di<br />
uno sfondo scuro. Molti ritratti sono di evidente derivazione<br />
cubista: matrone dai fianchi larghi ed<br />
abbondanti stanno di fronte a patriarchi dalle mani<br />
ipertrofiche e nodose. Non si sa con precisione chi<br />
per primo abbia cominciato a dipingere murales in<br />
Sardegna. Sin dall’origine i bersagli dei muralisti<br />
Carabinieri e bandito<br />
Caccia grossa ad<br />
Orgosolo<br />
57
11 settembre 2001<br />
“Sos dirittos de sos<br />
populos non si ottene<br />
hin sas barbaridades”<br />
58<br />
a r t e e c u l t u r a<br />
furono i governi dispotici ed i fautori di ingiustizie sociali, soprattutto lo stato<br />
italiano e l’America imperialista e guerrafondaia. Poi con estrema naturalezza,<br />
si passò ai muri delle case. Si ampliarono i temi: la lotta al capitalismo,<br />
l’omaggio a Gramsci, le campagne contro il banditismo, le lotte dei pastori.<br />
Ed i pittori divennero professionisti. Caposcuola, Francesco del Casino, originario<br />
di Siena, professore di educazione artistica. È proprio con lui che il<br />
numero dei muri tinteggiati aumentò, a partire dal 1975, quando volle celebrare<br />
il trentesimo anno della liberazione d’Italia, riproducendolo sui muri<br />
delle abitazioni orgolesi. Quello di Francesco del Casino è uno stile pittorico<br />
inconfondibile ed unico. Allievi, Pasquale Busca, di Orgosolo come<br />
Vincenzo Floris e Diego Asproni di Bitti. I murales<br />
sono pitture eseguite da singoli (secondo “la tradizione<br />
dell’affresco” in Italia) e da gruppi (come<br />
vuole la tradizione, per così dire, politicizzata del<br />
muralismo), con tecniche estremamente semplici<br />
(pittura ad acqua, di quelle normali, per interni, stesa<br />
a pennello su muri esterni) senza le raffinatezze dell’affresco<br />
o dell’encausto e, per questo motivo, estremamente<br />
deteriorabili. Tale elemento, comunque,<br />
non costituisce un problema: si potrebbe dire che sia<br />
una scelta esplicita dei pittori. I murales cambiano<br />
continuamente nel tempo: i più belli, per esempio,<br />
vengono aggiornati, integrati e rinfrescati; quelli più<br />
vecchi e che interessano di meno lasciati invece<br />
sbiadire e morire, oppure coperti da nuovi murales.<br />
<strong>La</strong> figura di Gramsci induce alla riflessione ed all’intelligenza<br />
mentre il volto quieto di un capo indiano<br />
denuncia le angherie e le sopraffazioni dei bianchi.<br />
Molti sono opera di studenti indirizzati dai loro insegnanti,<br />
mentre in alcuni è presente l’intervento di<br />
artisti esperti (in particolare a San Sperate, in cui lo<br />
scultore Pinuccio Sciola è stato tra i più accesi promotori<br />
di questa forma d’arte). Le tecniche e gli stili<br />
impiegati sono i più disparati: si va dalla pittura iper-<br />
Sardo in costume<br />
Anziano seduto con<br />
fucile, cacciatore e<br />
protettore della casa<br />
Popolo in rivolta
Mamuthones<br />
mamuthones e anziano<br />
alla finestra<br />
60<br />
a r t e e c u l t u r a<br />
grafica stile americano all’ impressionismo di fine<br />
secolo, dal naif al realismo, dal murale cileno ai<br />
disegni infantili. All’atto pratico i muri di molte cittadine<br />
sarde (altri murales sono a Carbonia, Iglesias,<br />
Ozieri, San Teodoro, etc.) sono diventate “le tele” di<br />
un’enorme scuola di sperimentazione pittorica all’aperto.<br />
<strong>La</strong> storia dei murales è però molto lunga. Il<br />
fenomeno della pittura parietale è vecchio quanto<br />
l’uomo, precedente addirittura l’invenzione del<br />
muro stesso. I murales di alcuni paesi della Sardegna<br />
risalgono quasi tutti al periodo che va dagli anni sessanta<br />
ai primi anni ottanta, quando il fenomeno si<br />
diffuse in tutto il paese. Erano anni in cui la gran<br />
parte della popolazione giovanile, ma non solo, si<br />
riuniva, discuteva, organizzava le più diverse attività<br />
per cercare di cambiare la società, di vincere le<br />
molte ingiustizie sperando o illudendosi di creare un<br />
mondo più felice. I murales sono stati una delle<br />
espressioni di quel particolare periodo ed in due<br />
paesi della Sardegna, Orgosolo e San Sperate, hanno<br />
coinvolto gran parte della popolazione. <strong>La</strong> tradizione<br />
muralistica continua tuttora con la realizzazione<br />
di nuove opere che riprendono le tematiche sociali<br />
attuali, locali, nazionali ed internazionali, adeguandosi<br />
alle problematiche relative alla contestazione<br />
della globalizzazione economica ed evolvendosi in<br />
trompe-l’oeil. Le immagini dei murales di Orgosolo,<br />
vero e proprio simbolo della fierezza barbaricina,<br />
hanno più volte fatto il giro del mondo. Forse per<br />
questo ogni anno quel sorprendente libro aperto che<br />
sono le strade dell’abitato (chilometri di facciate<br />
dipinte) attrae quanti vogliono cercare un veloce<br />
contatto con l’interno dell’isola, segnato a lungo da<br />
ribellioni e banditismo. Non esistono monumenti<br />
famosi da visitare o architetture particolari da ammirare<br />
ad Orgosolo. Dell’antico impianto urbanistico<br />
rimane ben poco: le salite strette, qualche casa bassa<br />
dei pastori e quelle più grandi con logge e cortili dei<br />
signori. Ma la passione politica e sociale degli anni<br />
sessanta e settanta ha lasciato tracce indelebili sui<br />
muri delle case e sulle rocce intorno al paese. Sono<br />
le figure forti e drammatiche che parlano delle ferite<br />
più profonde, dei soprusi dei potenti, del mal governo,<br />
della dura vita dei pastori, della miseria, delle<br />
malattie, delle lotte per la terra, delle proteste e dei<br />
desideri di tutta la comunità. Gli abitanti hanno dato<br />
sfogo al loro malessere, alla loro diversità, al loro<br />
essere isola nell’isola con 250 murales dipinti da vari<br />
artisti, molti dei quali noti.<br />
Storicamente, chi ha più sofferto dei difficili rapporti<br />
tra i governi in carica e la gente comune sono stati<br />
i sardi che vivevano nelle zone del Supramonte e<br />
delle Barbagie. Le figure dei murales invitano alla<br />
riflessione più che alla violenza e questo è uno dei<br />
motivi per cui lo sperduto paese barbaricino in un<br />
certo senso rappresenta il simbolo del recupero<br />
della dignità dell’uomo. Negli anni ottanta, le tensioni<br />
sociali si sono allentate ed il dilagare di dipinti<br />
a sfondo politico si è trasformato in immagini<br />
Anziano in berritta<br />
particolare di un<br />
murale più ampio<br />
Piazza Tien An Men
62<br />
a r t e e c u l t u r a<br />
decorative che riproducono scene di tutti i giorni: uomini a cavallo, pastori che<br />
tagliano il vello alle pecore, madri che tengono in grembo i propri figli e contadini<br />
con in mano la falce. E’ del 1994 un murale che rappresenta i conflitti<br />
della ex Jugoslavia e la distruzione di Sarayevo. Da elemento di denuncia sociale,<br />
il murale si è evoluto così in descrizione della vita quotidiana e della storia<br />
locale che può farsi storia mondiale. Un modo per interpretare la realtà rimanendo<br />
al passo coi tempi. Il muralismo è soprattutto due cose: una forma di arte<br />
politicizzata o di arredo urbano; rappresenta una singolare, colorata e vivace<br />
forma d’arte popolare, democratica, che, come si usa dire, ”parte dal basso”,<br />
oltre che una sorta di sperimentazione artistica a dimensione isolana decisamente<br />
interessante. Ad Orgosolo, da trent’anni le mura dell’ambulatorio, della<br />
biblioteca, del municipio e dei bar offrono i loro fianchi alla genialità creativa<br />
di artisti, i quali hanno consegnato e consegnano ai murales le voci e le immagini<br />
di un’intera isola; questi suggestivi ritratti rappresentano un’impareggiabile<br />
ed unica attrattiva e molto ancora hanno da dire: a chi li osserva trasmettono<br />
infatti un’ampia gamma di emozioni difficilmente riscontrabili in altro luogo.<br />
Tanti sono i murales di Orgosolo: raccontano la storia vista da un paese che,<br />
forse proprio per la sua impossibilità di comunicare con l’esterno, ha disegnato<br />
il proprio volto di ricordi indelebili, che oggi ci raccontano come eravamo e<br />
soprattutto come saremo.<br />
informazioni<br />
da visitare<br />
Cenni storici<br />
Hanno un suo fascino il baratro di Su Gorropu, che precipita per<br />
circa trecento metri tra pareti inaccessibili; la dolina di Su Sercone,<br />
delimitata da ripide e profonde pareti. Caratterizzano il paesaggio<br />
vecchi ovili in pietra, tronchi di ginepro, mufloni che si muovono<br />
agili tra i dirupi e aquile reali che dominano con la maestosità dei<br />
loro voli.<br />
Sempre quassù dorme su sorighe ´e padente, il ghiro, che assieme<br />
al topo quercino sono prede degli artigli infallibili dell´astore.<br />
Un´altra scultura che offre la natura è Monte Novo S.Giovanni, un<br />
cilindro di calcare e che vanta un raro endemismo botanico, il<br />
Limoniun morisianum.<br />
Sulla sommità della torre di pietra si trovano le rovine della vecchia<br />
chiesetta dove si celebrava la sagra di Santu Juvanne ´e sos<br />
sordadeddonos. Diversi operatori locali organizzano escursioni in<br />
tutto il territorio e dei pranzi all´aperto nei boschi comunali, offrendo<br />
i prodotti di una cucina diversa e genuina, la possibilità di<br />
vivere un´esperienza che esula dai soliti schemi prefissati fa<br />
sì che molti fra quelli che vengono per la prima volta ripetano la<br />
loro visita per altri anni.<br />
Si possono effettuare itinerari di diverso genere: archeologico,<br />
paesaggistico, naturalistico e scientifico.<br />
Alcune zone del territorio sono raggiungibili facilmente e in auto;<br />
per altre è necessario l´utilizzo di un buon mezzo fuoristrada e il<br />
ricorso ad una guida esperta. Varie località, estremamente interessanti,<br />
non sono percorribili che a piedi e la visita è consigliata solo<br />
a chi è davvero amante della natura. <strong>La</strong> stagione di visita più indicata<br />
è quella che va dall´inizio di Aprile fino a tutto Ottobre, anche<br />
se in certi siti non è consigliabile recarvisi se la giornata è troppo<br />
calda.<br />
dove mangiare<br />
SOCIETA’ SERVIZI TURISTICI<br />
LOCALITA’ SARTHU THITHU<br />
Tel. 0784 401015<br />
RISTORANTE BAR SA ‘E JANA<br />
VIA CATTE, 2 Tel.0784 402437<br />
RISTORANTE PIZZERIA<br />
MONTIBLU<br />
VIA ANGIOI G. MARIA, 3<br />
Tel. 0784 401007<br />
Orgosolo conta circa 4900 abitanti su un territorio di 224 Kmq.<br />
Spettacolare paesaggio naturale, costumi di gran fascino e frammenti<br />
della storia più antica della Barbagia caratterizzano il centro<br />
che rispecchia il mondo aspro e selvaggio del Supramonte.<br />
<strong>La</strong> preistoria ha lasciato numerose testimonianze materiali. I reperti<br />
neolitici di Locòe, la domu de janas con betilo scolpito di Sa Lopasa,<br />
le necropoli ipogeiche di Oreharva, di Sirilò, il gigantesco menhir di<br />
Pedras Fittas, le torri nuragiche di Biduni, di Illole, di Dovilineo, di<br />
<strong>La</strong>rtiò, di Delacana, di Ortottida, di Filigai, di Mereu, di Gorropu, di<br />
Lollove, le tombe di giganti di Sa Charchera, di Ventosu, di Sa<br />
Senepida confermano un´intensa frequentazione nel Neolitico<br />
medio e recente. Frequentazione non interrotta nel periodo romano<br />
testimoniato dal deposito votivo di Orulo che ha restituito vasselame,<br />
anse di bronzo, e monete di età imperiale.<br />
RISTORANTE<br />
DI MEREU ELISABETTA<br />
CORSO REPUBBLICA, 45<br />
Tel. 0784 402607<br />
Petit<br />
via Mannu - tel. 0784 402009<br />
Ristorante Ai Monti del<br />
Gennargentu<br />
Località Settiles tel. 0784 402374<br />
fax 0784 402374<br />
dove dormire<br />
PETIT HOTEL DI GODDI ALBERTO<br />
VIA GUSCANA, 2 Tel. 0784 403196<br />
Per informazioni (testi tratti da):<br />
www.comune.orgosolo.it<br />
Feste e Manifestazioni<br />
Oggi la festa della Vergine Assunta il 15<br />
agosto rinnova antichi riti. Ha evocazioni<br />
lontane anche la festa di Sant´Antonio<br />
Abate che alla vigilia del 17 gennaio vede<br />
balli intorno a grandi falò. In giugno si<br />
festeggia Sant´ Anania e San Pietro,<br />
patrono del paese. Inoltre la popolazione<br />
riserva devozione particolare per la beata<br />
Antonia Mesina.<br />
Il paese di Orgosolo si mostra oggi,<br />
rispetto al passato, con una rinnovata<br />
veste che accompagna il visitatore nella<br />
lettura dei murales che abbelliscono e<br />
arricchiscono i muri delle candide case e<br />
illustrano le problematiche vecchie e<br />
nuove di un popolo legato alla pastorizia<br />
e all´agricoltura. Ma i pastori non sono<br />
più banditi e offrono oggi ai turisti succulenti<br />
pranzi all´ombra di querce secolari,<br />
tutti a base dei prodotti tipici dell´economia<br />
locale (pane, formaggio, carne,<br />
miele). Intorno al paese, immerso nel<br />
cuore del Supramonte, un vasto altipiano<br />
offre all´escursionista la possibilità di visitare<br />
una vasta area disabitata dall´uomo,<br />
ma rifugio sicuro per animali e piante<br />
tipici e rari, fra gole, grotte e foreste.<br />
63
A m b i e n t e<br />
IL<br />
lago DI<br />
Baratz<br />
Testo e foto di Bruno Manunza<br />
Lucertola tirrenica
Vita nelle acque del<br />
lago, le larve di libellule<br />
sono dei feroci<br />
predatori per gli altri<br />
insetti acquatici<br />
Aironi e garzette<br />
pescano lungo le rive<br />
del lago durante il<br />
giorno<br />
66<br />
A m b i e n t e<br />
I<br />
l lago Baratz di trova nella parte Nord-Occidentale della Sardegna nella regione della Nurra. Il<br />
<strong>La</strong>go Baratz, unico lago naturale della Sardegna, è molto piccolo ed ha un bacino idrografico<br />
molto ristretto, che si estende principalmente a Nord del <strong>La</strong>go ed ha un’estensione di circa 1125<br />
ettari. Lo schema idrogeologico del bacino del <strong>La</strong>go Baratz è caratterizzato da un fondo sostanzialmente<br />
impermeabile (principalmente arenarie) e da una sovrastruttura permeabile (alluvioni terrazzate<br />
e depositi sabbiosi). Nel corso dei secoli, è riuscito a mantenere, pur con la sua caratteristica di subire<br />
periodicamente crisi idriche e conseguenti diminuzioni della profondità massima, abbastanza integre le sue<br />
peculiarità e specificità. L’unico lago naturale della Sardegna, il <strong>La</strong>go di Baratz, dista poco più di 30 km da<br />
Sassari e meno di 20 da Alghero. Da Sassari lo si raggiunge percorrendo la strada statale Sassari-Fertilia per<br />
circa 27 km. Fino al bivio che da Santa Maria <strong>La</strong> Palma conduce verso Capo Caccia. Seguendo quest’ultima<br />
direzione si trova dopo poco la deviazione sulla destra per il lago. Da Alghero si raggiungerà Fertilia e da lì si<br />
prenderà sulla destra la strada che porta, dopo quasi 8 km, a S. Maria <strong>La</strong> Palma. A questo punto prenderemo<br />
la strada provinciale per Capo Caccia fino alla deviazione per il lago di Baratz, sulla destra. Si prosegue su<br />
questa strada, diritta e pianeggiante, fiancheggiata da alberi di eucalipto, per circa 2 km, fino alla segnalazione<br />
che indica a sinistra, verso il lago. <strong>La</strong> strada costeggia il lago, visibile sulla destra, al di là della pineta.<br />
L’asfalto finisce in un ampio piazzale, circondato da una fitta pineta. Lo sterrato,<br />
sulla sinistra, dopo meno di 2 km ed una lunga discesa porta alle spalle della<br />
spiaggia di Porto Ferro. <strong>La</strong> strada bianca sulla destra scende verso il lago attraverso<br />
la pineta, raggiungendone la riva. Il perimetro del lago è segnato da alcuni sentieri,<br />
di facile percorribilità che consentono di realizzare il periplo dello specchio<br />
d’acqua, camminando tra gli alberi. Il tempo di percorrenza è di circa tre ore. I<br />
sentieri attraversano una pineta a pino d’aleppo e pino domestico che è frutto di<br />
un rimboschimento risalente agli anni ’50. <strong>La</strong> pineta lascia spazio a specie tipiche<br />
della macchia mediterranea, come il lentischio, l’erica, il corbezzolo e il mirto<br />
oltre a numerose specie di orchidee selvatiche, qualche leccio residuo della vegetazione<br />
originaria, l’olivastro e la palma nana. Negli ultimi anni, l’elevata evaporazione<br />
e lo scarso apporto idrico, hanno portato ad una maggiore concentrazio-<br />
Panorama del lago<br />
Nelle notti estive le<br />
larve delle libellule<br />
lasciano l’acqua e<br />
si arrampicano<br />
sulla vegetazione<br />
per effettuare la<br />
metamorfosi<br />
67
Dune tra Porto<br />
Ferro e Baratz<br />
68<br />
A m b i e n t e<br />
ne salina delle acque del lago, determinando l’attuale<br />
spiccata natura salmastra dell’acqua. Tra le specie<br />
osservabili nelle acque del lago o sulle rive ci sono:<br />
la testuggine d’acqua dolce, il tuffetto, lo svasso maggiore,<br />
la folaga, il germano reale, diverse specie di<br />
aironi e, occasionalmente, qualche gruppo di fenicotteri.<br />
<strong>La</strong> notte le rive del lago sono teatro delle scorribande<br />
di cinghiali, volpi e porcospini.<br />
Il lago è alimentato principalmente da due modesti<br />
corsi d’acqua, il Rio dei Giunchi ed il Rio Cuile<br />
Puddighinu e si è formato durante l’ultima glaciazione<br />
in seguito allo sbarramento del basso corso del<br />
Rio dei Giunchi ad opera di un imponente cordone<br />
di sabbia di origine marina e continentale che, trasportata<br />
dal vento o da una serie di violente mareggiate<br />
ha formato un notevole sistema dunale. <strong>La</strong> sorgente<br />
di acqua dolce S’ebbi Dolzi che sgorga nella<br />
Baia di Porto Ferro in prossimità della riva è l’unica<br />
traccia dell’antico sbocco al mare del Rio dei<br />
Giunchi. <strong>La</strong> duna che separa il lago da Porto Ferro si<br />
estende per circa 850 m in direzione Nord Ovest-Sud<br />
Est e raggiunge la sua quota massima di 68 m slm; è<br />
costituita da sabbie di origine eolica di circa 10 mila<br />
anni, che giacciono su sedimenti palustri più antichi<br />
(ultima glaciazione) ricchi di fossili, in parte consolidati<br />
e trasformati in roccia.<br />
Raganelle<br />
Panorama del lago<br />
Testuggine<br />
di Hermann<br />
69
Eucalipti<br />
A m b i e n t e<br />
nei dintorni<br />
Le spiagge di Maria Pia, Le Bombarde, del <strong>La</strong>zzaretto e del Porticciolo, meta di numerosi<br />
bagnanti durante il periodo estivo, sono famose per la loro sabbia bianchissima e mare cristallino.<br />
Verso Capo Caccia, cala Tramariglio piccolo porticciolo con residenze estive sorte nei caseggiati<br />
dell’ex colonia penale. Sul promontorio l’omonima torre costiera sorta nel ‘500.<br />
Sempre verso Capo Caccia, l’importante complesso nuragico di Sant’Imbenia che comprende<br />
un nuraghe e un villaggio “a isolati”. A breve distanza l’omonima villa romana di epoca imperiale,<br />
con strutture termali e vari ambienti.<br />
Nelle alte falesie calcareo-dolomitiche di Punta Cristallo, l’area protetta dell’Arca di Noè importante<br />
per la presenza di rare specie di flora mediterranea e di avifauna, in particolare una delle<br />
ultime colonie di grifoni in Sardegna.<br />
Cala Dragunara è un’insenatura naturale nella quale si trovano due grotte: L’Ighiottitoio della<br />
Dragunara, con all’interno piccoli laghi salati; la Grotta della Medusa in cui sono stati trovati<br />
reperti archeologici risalenti a più di 2000 anni aC.<br />
Uno spettacolo di particolare suggestione è lo scoglio della Foradada visto dalla strada verso<br />
Capo Caccia.<br />
Uno sperone roccioso, visibile da ogni parte del golfo di Alghero, Capo Caccia è una delle aree<br />
più interessanti dal punto di vista naturalistico, ma anche la complessa geologia ne determina<br />
il fascino. Dalla sua sommità, percorrendo una scala di 654 gradini, si raggiungono le famose<br />
Grotte di Nettuno, altrimenti raggiungibili dal porto di Alghero o dal molo di Cala Dragunara.<br />
Di rilevanza archeologica sono le Domus de Janas di Santu Pedru, necropoli preistorica; grandi<br />
quantità di materiale ceramico proveniente dalla “tomba dei tetrapodi” sono esposte nel<br />
museo Sanna di Sassari.<br />
<strong>La</strong> necropoli di Anghelu Ruju è un sito archeologico tra i più vasti della Sardegna, alcune le<br />
tombe, hanno dromus (corridoio) d’ingresso e stanze disposte a croce, in alcune compaiono<br />
corna di toro stilizzate: simbolo della forza riproduttrice della natura. Molti dei reperti sono conservati<br />
nei musei archeologici di Cagliari e di Sassari.<br />
Di notevole interesse il nuraghe di Palmavera, risalente al XV sec. aC., è il più interessante della<br />
zona per la sua complessità. Nelle sue vicinanze scavi ancora in atto, hanno evidenziato l’esistenza<br />
di un villaggio di grande estensione.<br />
informazioni<br />
da visitare<br />
Cenni storici<br />
Gli antichi bastioni con le torri costiere che delimitano la città verso il mare<br />
per arrivare alla piazza Sulis, mentre il centro storico è delimitato verso l’entroterra<br />
dalle torri di S. Giovanni e di Porta a Terra, unite dalla via Simon, che<br />
segue il tracciato delle vecchie mura.<br />
<strong>La</strong> Cattedrale S. Maria: di ispirazione tardogotico-catalana ha un campanile a<br />
forma ottagonale e la cuspide ricoperta di maioliche policrome. Diverse le<br />
opere custodite all’interno, dipinti di varie epoche fino agli affreschi del Dessì<br />
e del Delitala; è inoltre custodito un pregevole crocefisso ligneo del ‘500 ed<br />
una croce argentea di fattura orafa catalana dello stesso periodo.<br />
<strong>La</strong> chiesa di S. Michele del Seicento, con all’interno una pregevole cantoria<br />
lignea, notevoli altari barocchi, dipinti e la volta forgiata a bassorilievi di stucchi<br />
secenteschi. Affianco alla chiesa, il liceo Manno, sede della biblioteca civica<br />
e dove sono custoditi antichi e rari libri catalani. <strong>La</strong> chiesa di S. Francesco:<br />
eretta nel XIV sec. ampliata nel XV sec. e ricostruita nel ‘700. Dalla sagrestia<br />
si accede al chiostro romanico del ‘300 che parte dall’antico convento e che<br />
ospita, spesso, concerti di musica classica e manifestazioni culturali in genere.<br />
<strong>La</strong> piazza Civica: salotto algherese, ospita il palazzo de Arcayne o Albis,<br />
recentemente restaurato, con belle finestre gotiche. Il teatro civico ed il<br />
Palazzo Comunale recentemente restaurati. <strong>La</strong> secentesca chiesa di S.<br />
Agostino nuovo. Da non perdere una panoramica passeggiata nel lungomare<br />
Dante e lungomare Valencia, con l’affascinante vista del promontorio di<br />
Capo Caccia. Sempre sul lungomare, Villa <strong>La</strong>s Tronas, sorta come residenza<br />
estiva dei Conti di S. Elia ed oggi sede alberghiera di prestigio.<br />
dove mangiare<br />
LA PERGOLA<br />
VIALE EUROPA, 106 - 079 - 953734<br />
RIST. POSADA DEL MAR<br />
VICOLO ADAMI, 29 - 079 - 979579<br />
RISTORANTE IL PAVONE<br />
PIAZZA SULIS, 3/4 - 079 - 979584<br />
RISTORANTE LA PALAFITTA<br />
VIALE PRIMO MAGGIO<br />
079 - 952172<br />
RISTORANTE RAFEL STAGNARO<br />
VIA LIDO, 20 - 079 - 950385<br />
SANTA TECLA<br />
VIA ROMA, 48 - 079 - 983311<br />
AL TUGURI VIA MAIORCA, 113<br />
079 - 976772<br />
AL VECCHIO MULINO<br />
VIA DON DEROMA, 3 - 079 - 977254<br />
LA PERGOLA<br />
VIALE PRIMO MAGGIO - 079 - 950531<br />
OSTERIA MACCHIAVELLO<br />
VIA CAVOUR, 7 - 079 - 980628<br />
RISTORANTE ALGUER MIA<br />
VIA CIPRO, 17 - 079 - 984620<br />
RISTORANTE DA PIETRO<br />
VIA MACHIN, 20 - 079 - 979645<br />
RISTORANTE EL PUNTAL<br />
VIA COLUMBANO, 40 - 079 - 974720<br />
RISTORANTE LA LEPANTO<br />
VIA CARLO ALBERTO, 135<br />
079 - 979116<br />
RISTORANTE LA NUOVA PERGOLA<br />
VIA CERVI FRATELLI, 16<br />
079 - 950050<br />
RISTORANTE LA SPERANZA<br />
LOCALITA' LA SPERANZA<br />
079 - 917010<br />
<strong>La</strong> città di Alghero è disposta sull’omonima rada, interamente in pianura,<br />
solo la zona antica sorge su un lieve promontorio che chiude a<br />
sud la spiaggia di S. Giovanni. <strong>La</strong> città nuova è cresciuta soprattutto<br />
lungo la litoranea verso Fertilia, nella zona dove erano i famosi orti di<br />
Alghero e, più all’interno verso la Pietraia, interrompendosi in un<br />
primo momento nelle fasce olivettate che purtroppo sono sempre più<br />
aggredite.<br />
Dell’antica parte verso il mare rimangono gli imponenti bastioni ed<br />
alcune torri, mentre i forti spagnoli e le mura sono state abbattute alla<br />
fine dell’Ottocento.<br />
Di particolare interesse, nel centro storico, le strade in acciottolato e le<br />
ricche costruzioni in stile aragonese.<br />
L’origine catalana di Alghero risale a quando Pietro IV di Aragona cacciò<br />
i sardi e i liguri installando una colonia di catalani. Con il matrimonio<br />
di Ferdinando il Cattolico ed Isabella di Castiglia, venne concessa<br />
nuovamente la cittadinanza anche ai sardi e ai corsi ed Alghero conobbe<br />
ricchezza economica e sviluppo civile e sociale. Meta privilegiata<br />
nella pesca del corallo, il porto accoglieva centinaia di imbarcazioni<br />
provenienti da ogni parte.<br />
Lo sviluppo della città si deve in parte alla pesca e ad una fiorente<br />
agricoltura basata sull’olivicoltura e la viticoltura, ma soprattutto,<br />
da diversi decenni, al turismo.<br />
dove dormire<br />
ALBERGO CALABONA<br />
REGIONE CALABONA - 079 - 975728<br />
ALBERGO CARLOS V<br />
LUNGOMARE VALENCIA, 24 - 079 - 974890<br />
ALBERGO DEI PINI<br />
LOCALITA' LE BOMBARDE - 079 - 930157<br />
ALBERGO EL FARO<br />
LOCALITA' PORTO CONTE - 079 - 942030<br />
ALBERGO HOTEL CATALUNYA<br />
VIA CATALOGNA, 24 - 079 - 953172<br />
ALBERGO RIVIERA VIA CARBONIA - 079 - 951230<br />
CLUB RINA HOTEL BLU HOTELS<br />
VIA DELLE BALEARI, 34 - 079 - 984240<br />
HOTEL CAPOCACCIA<br />
LOCALITA' CAPO CACCIA - 079 - 946666<br />
HOTEL CONTINENTAL<br />
VIA FRATELLI KENNEDY, 66 - 079 - 975250<br />
HOTEL GABBIANO<br />
VIA GARIBALDI, 97 - 079 - 950407<br />
HOTEL GREEN SPORT CLUB<br />
VIALE RESISTENZA - 079 - 978124<br />
HOTEL PORTO CONTE<br />
PORTO CONTE - 079 - 942035<br />
HOTEL PUNTA NEGRA<br />
STRADA FERTILIA - 079 - 930222<br />
HOTEL VILLA LAS TRONAS<br />
LUNGOMARE VALENCIA, 1 - 079 - 981818<br />
Le tradizioni civili e religiose<br />
<strong>La</strong> domenica dopo Pasqua si festeggia la<br />
Madonna di Valverde, con processione e grande<br />
affluenza di fedeli, fino al mese di giugno.<br />
Il 19 agosto la festa di S. Agostino con manifestazioni<br />
religiose e civili.<br />
<strong>La</strong> Settimana Santa con la processione dei<br />
Misteri il martedì. <strong>La</strong> via Crucis il giovedì santo<br />
(manifestazione notturna) ed il venerdì santo<br />
l’Iscravamentu e l’incontro.<br />
A febbraio il carnevale con sfilate di maschere<br />
e carri allegorici.<br />
71
f e s t e r e l i g i o s e<br />
Testo di Umberto Cocco e foto di Antonio Mannu<br />
sant’<br />
EFISIO
74<br />
f e s t e r e l i g i o s e<br />
C<br />
agliari, il giorno di Sant'Efisio: la città moderna lascia la scena all'arcaico. Accade in quel<br />
giorno solo dell'anno, nel capoluogo dell'isola, l'invasione della Sardegna rurale. I costumi<br />
dei paesi, che la colorano di una umanità variopinta: una questione di colori, di fogge,<br />
estetica, ma anche antropologica. C'è l'orgoglio delle piccole comunità, ciascuna con i suoi<br />
tratti distintivi, il vestire, gli strumenti musicali, gli oggetti sonori, anche l'ingenua esposizione di<br />
prodotti locali dell'attività contadina e artigiana portati in ceste o tenuti come i tappeti da bambini che li tendono<br />
come insegne; l'esposizione, la manifestazione di sé davanti alla città che osserva, e si fa da parte, nelle<br />
due ali di folla attraverso le quali la processione scorre, lenta, solenne, compiaciuta.<br />
Ma è uno strano arcaismo: confuso con i molti segni introdotti dalle colonizzazioni, le conquiste e le influenze,<br />
materiali e immateriali. Introdotti dagli altri e più che subìti dai sardi, rielaborati, in un gioco complicato<br />
di adozioni anche parziali, di ricombinazioni, assemblaggi, ricuciture.<br />
Ma anche la città, è in quel giorno, il 1° maggio, e nei giorni successivi, e nei giorni precedenti della preparazione<br />
delle cose, dei rituali, un misto di arcaismo e modernità. Adesso, anche di post-moderno, di ipermodernità,<br />
da società post-industriale... Ma si<br />
Il corteo si apre con “is traccas",<br />
carri addobbati con corone di fiori e<br />
oggetti della tradizione contadina,<br />
tirati da buoi ornati a loro volta da<br />
fiori, nastri colorati<br />
vedrà più avanti, nel percorso della processione<br />
per le strade sovrastate da giganteschi agglomerati<br />
di tecnologia industriale, raffinerie di petrolio,<br />
la processione dei costumi e dei carri dei<br />
buoi bardati di fiori su strade asfaltate, trafficate...<br />
Sant'Efisio per primo, il simulacro, anche lui è<br />
figlio di questa storia di gente venuta da fuori, e<br />
presto non più combattuta, e anzi adottata e fatta<br />
protettrice. <strong>La</strong> festa si celebra da 350 anni. <strong>La</strong> sagra nasce nel 1656, o qualche anno prima, c'è qualche incertezza<br />
nei testi, sulla data d'origine. Un'epidemia di peste sta decimando la città, la piccola città di allora, borgo<br />
marinaro e centro di potere delle burocrazie che dominano l'isola o la sua parte meridionale, per procura.<br />
Nei quartieri di Stampace, Villanova, Marina, San Michele, che digradano dai colli verso il mare la gente<br />
muore a grappoli: muore soprattutto nei sottani umidi dove abita il popolino, fra le strade strette dell'angipor-<br />
to, sotto i bastioni, dietro la quinta elegante davanti al golfo, esposta al sole di<br />
mezzogiorno.<br />
In poco tempo, la popolazione del grande borgo attorno al porto si riduce della<br />
metà. Sono passati non molti anni dalla peste di Milano descritta da "I Promessi<br />
Sposi". Finisce con un miracolo, nella credenza popolare. Un miracolo di<br />
Sant'Efisio, il santo al quale i cagliaritani si rivolgono. Efisio era nella storia un<br />
guerriero romano, mandato in Sardegna da Diocleziano a capo di una guarnigione<br />
dell'esercito imperiale, con il compito di reprimere le nascenti comunità dei<br />
cristiani nell'isola. Lui si converte, invece, e viene ucciso, lontano dalla città, a<br />
Nora, davanti al mare, martirizzato dopo essere stato tenuto prigioniero in una<br />
cella del quartiere di Stampace.<br />
Questi diventano i luoghi simbolo della devozione popolare che il cristianesimo<br />
coltiva, per questa figura: a Stampace la cripta sopra la quale viene elevata la chiesetta<br />
intitolata a Sant'Anna, a Nora un piccolo edificio a una navata, adesso sommerso<br />
dal mare. È fra i due luoghi, affacciati sullo stesso mare, dalla cinta urbana<br />
alla campagna, che dopo il miracolo della metà del Seicento si muove la spiritualità<br />
dei sardi, dei cagliaritani.<br />
E fra i due luoghi si mette in scena l'intensa ritualità religiosa, con la coda ancora<br />
oggi evidente di riti pagani, di riti di passaggio, delle stagioni, di credulità popolare,<br />
di invocazione della natura, implorazioni, superstizioni.<br />
<strong>La</strong> festa del 1º maggio ripete questo rito. Una lunga processione per le vie di<br />
Cagliari, dalla chiesetta di Stampace sino alla periferia della città ormai molto cresciuta,<br />
proliferata. E poi la prosecuzione a ranghi ridotti, la processione sfoltita,<br />
nel corso della sera, per la campagna, lungo le rive del mare, per villaggi di pescatori,<br />
aree industriali, paesi ormai di economia turistica, villaggi operai, agglomerati<br />
di contadini. Nella città, arrivano la mattina dai più lontani paesi dell'isola. In<br />
gruppi organizzati di giovani vestiti del costume locale, e pullman al seguito,<br />
come a una grande scampagnata di primavera ma nel mezzo della città sarda per<br />
eccellenza, come a uno spettacolo che mette in gioco l'onore degli attori.<br />
Il 1º maggio aspettano di disporsi nella lunga fila che precederà il simulacro del<br />
Is traccas, carri a buoi<br />
riccamente addobbati<br />
a festa, fanno parte del<br />
corteo processionale<br />
che accompagna il<br />
santo durante il percorso<br />
che lo porta<br />
attraverso la città di<br />
Cagliari.<br />
75
Il cocchio del santo,<br />
dopo la sosta nella piccola<br />
cappella di<br />
Giorgino, viene caricato<br />
su un camion militare.<br />
Sul camion percorrerà<br />
i 3 km. che lo<br />
separano dalla spiaggia<br />
di <strong>La</strong> Maddalena.<br />
Poi proseguirà il viaggio,<br />
verso Nora,<br />
inframmezzato da<br />
numerose tappe, su di<br />
un carro a buoi.<br />
76<br />
f e s t e r e l i g i o s e<br />
santo issato su di un carro a buoi, e la corte delle confraternite, uno spezzone spettacolare e di nuovo strano,<br />
semi-militaresco, romano-bizantino, spagnolesco.<br />
Il corteo si apre con “is traccas”, carri addobbati con corone di fiori e oggetti della tradizione contadina, tirati<br />
da buoi ornati a loro volta da fiori, nastri colorati. I gruppi dei costumi seguono “is traccas”. Decine, decine<br />
di gruppi: in silenzio, a volte accennando paesi di ballo, da qualche anno intonando ciascuno nel proprio<br />
dialetto locale l'Ave Maria in sardo. Dopo di loro, il drappello di cavalieri, i cavalieri campidanesi, e con i<br />
costumi rossi della guardia civica, i miliziani, sempre a cavallo, scelti nei quattro quartieri storici di Cagliari.<br />
È un corpo di guardia che venne istituito non si sa quando nei secoli scorsi, per proteggere la processione dalle<br />
incursioni dei banditi, lungo la strada litoranea fra Cagliari e Nora. Dopo i miliziani, la “guardianìa”, in frac<br />
nero e cilindro, rappresentanza della nobiltà cittadina, è emanazione dell'Arciconfraternita di Sant'Efisio.<br />
Segue l'AlterNos, simbolo dell'autorità civile e politica. Infine arrivano in processione i confratelli e le consorelle<br />
in abito penitenziale, anche loro dell'Arciconfraternita di Sant'Efisio, e i suonatori di “launeddas”, che<br />
avvolgono di suoni la comparsa del cocchio dorato di Sant'Efisio.<br />
È al suo passaggio che ha luogo “sa ramadura”, il lancio di petali di fiori, petali di rose soprattutto, dalle finestre<br />
o dai balconi della Cagliari spagnola dei quartieri storici e di quella moderna del Novecento, dalle ali della<br />
folla assiepata sui marciapiedi.<br />
Sotto la scorta delle più alte autorità civili e religiose della città, il simulacro del santo si avvia a fine mattinata<br />
verso Nora, in un viaggio di tre giorni. Rientra a Cagliari il 4 di maggio, accompagnato in processione dei<br />
fedeli, sullo stesso percorso dell'andata, a ritroso. Anche le vesti del santo, sono un miscuglio di stili, di epoche<br />
diverse. Sant'Efisio ricorda in parte un soldato romano, munito di spada, schinieri, lorica. Ma ha un ampio<br />
collare di pizzo, il mantello ricamato finemente e il pizzetto che lo fanno assomigliare a un nobile spagnolo.<br />
Cambia cocchio alla prima tappa fuori città a Giorgino, fra il mare e gli stagni, un borgo resistente di pescatori.<br />
E cambia d'abito a Nora, la notte prima del ritorno.<br />
<strong>La</strong> processione, assottigliata,<br />
fuori città se ne va<br />
per chiese, per paesi. A<br />
Sarroch, San Pietro,<br />
Pula, in direzione sudest<br />
rispetto a Cagliari.<br />
Trova i villaggi coperti di<br />
fiori, fascine di frasche,<br />
tappeti alle finestre. <strong>La</strong><br />
penultima tappa del<br />
Trova i villaggi coperti di<br />
fiori, fascine di frasche,<br />
tappeti alle finestre<br />
viaggio di Sant'Efisio a Pula, per esempio. Gli abitanti del paese fanno ancora a gara nel preparare i vicoli e<br />
le strette strade al passaggio del santo: fiori variopinti, in particolare garofani, piante di palma, petali di rose<br />
ornano e abbelliscono le case, i tipici cortili, i muri, ricoprono tratti di asfalto. Lungo i pali della luce sono fissati<br />
festoni di carta colorata. Verso la sera del 2 il santo arriva a Nora, nella chiesetta dedicata a lui. Tutto il<br />
giorno seguente è festa a Nora. Il quarto giorno, il 4 maggio, il santo viene trasportato da Nora a Cagliari. Così,<br />
Una devota all’interno<br />
della chiesa di Villa San<br />
Pietro, dove si celebra<br />
una messa in onore di<br />
Sant’Efisio. <strong>La</strong> tappa a<br />
Villa San Pietro è la<br />
prima del secondo giorno<br />
di viaggio ed é anche<br />
quella di più recente istituzione.<br />
Risale infatti al<br />
1943, quando, a causa<br />
della guerra, la sagra<br />
rischiò di saltare. Fu<br />
celebrata comunque,<br />
senza corteo, senza<br />
carri, con solo poche<br />
decine di fedeli al seguito.<br />
Il santo fece il viaggio<br />
da Cagliari sino a<br />
Sarroch sul furgone adibito<br />
al trasporto del latte<br />
tra Arborea (allora<br />
Mussolinia) e Cagliari.<br />
Ma il furgone non poteva<br />
proseguire oltre<br />
Sarroch. Si offrì allora<br />
Mario Atzori di Villa San<br />
Pietro che mise a disposizione<br />
il suo furgone.<br />
Da quell’anno la famiglia<br />
Atzori ha il privilegio<br />
di ospitare il santo<br />
nella sua casa di Villa<br />
San Pietro.<br />
77
f e s t e r e l i g i o s e<br />
Il ritorno verso la chiesa<br />
al termine della processione<br />
sulla spiaggia.
Durante la sosta a<br />
Giorgino, all’interno di<br />
una piccola chiesa<br />
campestre, si procede<br />
a cambiare d’abito il<br />
simulacro del santo. Il<br />
manto di broccato<br />
rosso foderato di raso<br />
bianco e ornato di pizzi<br />
e gran parte dei gioielli<br />
che lo adornano<br />
durante il percorso in<br />
città, lasciano il posto<br />
ad una tunica e ad<br />
ornamenti di minor<br />
valore. Al rientro da<br />
Nora, nel quarto giorno<br />
della sagra, sempre<br />
a Giorgino, il santo<br />
verrà nuovamente<br />
cambiato d’abito,<br />
riprendendo le vesti e<br />
gli ornamenti di gala.<br />
Durante questa tappa<br />
viene anche sostituito<br />
il cocchio<br />
80<br />
f e s t e r e l i g i o s e<br />
per questa enorme periferia umida di Cagliari, post-industriale, ma ancora contadina, negli interstizi, popolare<br />
e anche operaia, fra Sarroch e Pula, fra Giorgino e Porto Pino, la processione è come se facesse una escursione<br />
nella Sardegna per com'è.<br />
L'incerto oggi di crisi che l'identità un poco placa. Processione miracolosa. Se ne tornano a sera nei loro villaggi,<br />
i sardi. Hanno fatto il loro rito di primavera, ospiti della città non infida, per un giorno, loro, resistenti<br />
delle colline...<br />
informazioni<br />
da visitare<br />
Cenni storici<br />
Il giro della città si può iniziare dal luogo con il quale viene identificata tutta<br />
la città: il Castello. Risalente all’epoca pisana, questa parte è stata il fulcro<br />
della vita e del potere sino all’Ottocento; infatti qua si trovavano le sedi delle<br />
autorità politiche e religiose, oltre alle residenze dei nobili. Circondato da<br />
bastioni e chiuso dalle due torri di San Pancrazio e dell’Elefante, il quartiere<br />
presenta strade lunghe che convergono verso le porte Cristina e dei Due<br />
Leoni. Qua troviamo la Cittadella dei Musei, presso la quale sono i Musei<br />
Archeologico Nazionale, Siamese, con una ricca collezione di armi e oggetti<br />
orientali, la Pinacoteca Nazionale, con le opere dei maggiori pittori sardi e<br />
catalani, e la “Raccolta di cere anatomiche C. Susini”. Il museo<br />
Archeologico Nazionale raccoglie le più importanti testimonianze della<br />
civiltà sarda, dalla preistoria al Medioevo; particolarmente interessanti sono<br />
la raccolta di bronzetti, tra cui quella che è la più grande scultura nuragica<br />
conosciuta: la statua di un Capotribù, e la stele di Nora, reperto fenicio del<br />
IX secolo a.C., con un’iscrizione che contiene la più antica menzione della<br />
Sardegna. Sempre in questo quartiere sono il Palazzo Reale, quello<br />
Arcivescovile e la Cattedrale di Santa Maria, (in stile romanico-pisano, risalente<br />
al XIII secolo, ha subito diverse modifiche; al suo interno sono un<br />
tabernacolo in argento del 1610, un mausoleo in marmo di Martino II<br />
d’Aragona, mentre le altre opere sono custodite nel Museo Capitolare), l’antico<br />
Palazzo di Città, l’Università, il Teatro Civico, e le chiese di San Giuseppe<br />
e della Purissima (1554), in stile gotico-aragonese. <strong>La</strong> città bassa è costituita<br />
dalla parte che si trovava al di fuori delle mura.<br />
dove mangiare<br />
ANTICA HOSTARIA<br />
VIA CAVOUR CAMILLO BENSO, 60<br />
Tel. 070 - 665870<br />
BUONGUSTAIO<br />
VIA DELLA CONCEZIONE, 7<br />
Tel. 070 - 668124<br />
CRACKERS DI SCANO ALDO<br />
CORSO V. EMANUELE, 195<br />
Tel. 070 - 653912<br />
DA FRANCO<br />
VIALE MONASTIR, 184<br />
Tel. 070 - 530546<br />
ESCALIBUR<br />
VIALE DIAZ ARMANDO, 55<br />
Tel. 070 - 654656<br />
GESTIONE LO SPIEDO SARDO<br />
VIALE DIAZ ARMANDO, 221<br />
Tel. 070 - 300528<br />
IL PEPE ROSA<br />
VIA DELLA PINETA, 108<br />
Tel. 070 - 303313<br />
IPOTESI<br />
VIA DONIZETTI GAETANO, 74<br />
Tel 070 - 491076<br />
LA BALENA<br />
VIA DI S. GILLA, 125<br />
Tel. 070 - 288415<br />
LA STELLA MARINA<br />
MONTECRISTO<br />
VIA SARDEGNA, 140<br />
Tel. 070 - 666692<br />
RISTORANTE AL PORTO<br />
VIA SARDEGNA, 44 - 070 - 663131<br />
Capoluogo della Sardegna, Cagliari si trova all’estremità meridionale<br />
dell’isola, nella parte più interna del golfo degli Angeli, al limite<br />
della pianura del Campidano, racchiusa tra il mare, gli stagni di<br />
Montelargius e Santa Gilla e alcuni colli, tra i quali spicca quello<br />
chiamato “Su Casteddu” (il Castello). Di probabile origine fenicia,<br />
come si deduce dall’antico nome Karalis o Karales, Cagliari divenne,<br />
sotto il dominio cartaginese, un importante centro marittimo-commerciale.<br />
Conquistata poi dal conte Tiberio Gracco nel 238 a.C., questa<br />
città conobbe un lungo periodo di prosperità e di discreto sviluppo,<br />
tanto da diventare prima municipio, poi sede vescovile. Il<br />
crollo dell’impero romano fece crescere il pericolo delle incursioni<br />
barbariche, così la popolazione tese a spostarsi verso l’interno.<br />
Seguirono lunghi secoli di abbandono sotto il dominio bizantino, e<br />
Cagliari, ora capitale della Sardegna, si trasferì presso la località di<br />
Santa Igia. I tentativi di conquista in questi anni furono innumerevoli,<br />
ma sempre fallimentari, grazie all’aiuto di pisani e genovesi. E<br />
proprio queste due potenze marinare si contesero la supremazia<br />
politica e commerciale della Sardegna e della sua capitale. Nel secolo<br />
XI Cagliari divenne capitale dell’omonimo Giudicato, alla fine del<br />
quale, nel 1258, entrò sotto il dominio di Pisa, che portò una nuova<br />
epoca di sviluppo.<br />
dove dormire<br />
ALBERGO FLORA<br />
VIA SASSARI, 45 - 070 - 658219<br />
ALBERGO ITALIA<br />
VIA SARDEGNA, 31 - 070 - 660410<br />
ALBERGO MIRAMARE<br />
VIA ROMA, 59 - 070 - 664021<br />
ALBERGO MODERNO<br />
VIA ISOLA TAVOLARA, 1 - 070 - 660306<br />
ALBERGO QUADRIFOGLIO<br />
VIA PERETTI GIUSEPPE, 10 - 070 - 531765<br />
ALBERGO REGINA MARGHERITA<br />
VIALE REGINA MARGHERITA, 44 - 070 - 670342<br />
ALBERGO SARDEGNA HOTEL<br />
VIA LUNIGIANA, 50/52 - 070 - 282222<br />
ALBERGO SARHOTEL<br />
VIA DI S. MARGHERITA, 21 - 070 - 668652<br />
ALLIANCE ALBERGHI<br />
VIA CIRCONVALLAZ. - 070 - 500730<br />
CAESAR'S HOTEL<br />
VIA DARWIN, 2/4 - 070 - 304768<br />
HOTEL 4 MORI<br />
VIA ANGIOJ GIOVANNI MARIA, 27 - 070 -<br />
666087<br />
HOTEL MODERNO<br />
VIA ROMA, 159 - 070 - 660260<br />
SARDEGNA HOTELS<br />
VIA SONNINO SIDNEY, 165 - 070 - 667763<br />
Le tradizioni civili e religiose<br />
Dal primo di Maggio al 4 si svolge a Cagliari<br />
una delle più importanti manifestazioni religiose<br />
dell’isola: la Sagra di Sant’Efisio, che celebra,<br />
con una sfilata di persone in costume tradizionale,<br />
la fine della peste del 1656. <strong>La</strong> statua<br />
del santo viene portata in processione sino a<br />
Nora su una carro tirato da buoi. Altra festa<br />
importante è quella di Sant’Elia, a luglio; mentre<br />
gli amanti della navigazione non possono<br />
perdere il giro della Sardegna in barca, che<br />
parte il 4 maggio.<br />
81
Gastronomia<br />
82<br />
DI M ARINA D ESSÌ B ERLINGUER<br />
<strong>La</strong> <strong>Cucina</strong> <strong>SArda</strong>:<br />
<strong>TRADIZIONE</strong> O <strong>INNOVAZIONE</strong>?<br />
Libri di cucina, che passione! Sia che trattino<br />
di piatti dietetici che di bombe caloriche,<br />
sempre accompagnati da immagini fotografiche<br />
colorate, brillanti, allettanti, le riviste<br />
ed i testi che si occupano di cucina sembrano<br />
ammiccare con aria complice tra le varie riviste<br />
patinate.<br />
Un vero boom di ricette per tutti i gusti e di<br />
tutti sapori; ma quanti sono i veri appassionati<br />
di cultura gastronomica? <strong>La</strong> definizione<br />
non è abusata, perché l’arte “cucinaria”, a<br />
buon diritto, può essere considerata la più<br />
antica forma di cultura orale: non è forse vero<br />
che si mangia ciò che si è letto? Certamente i<br />
cultori della materia ma probabilmente<br />
anche i curiosi hanno sfogliato il mitico<br />
Artusi almeno una volta.<br />
“<strong>La</strong> scienza in cucina e l’Arte di mangiar<br />
bene”. Sottotitolo “Manuale pratico delle<br />
famiglie”-Igiene-Economia-Buon Gusto di<br />
Pellegrino Artusi, probabilmente favorì l’unità<br />
d’Italia molto più di tante altre pubblicazioni<br />
più impegnate. Siamo nel 1891 ed “il”<br />
libro di cucina, cominciando a circolare in<br />
moltissime copie, contribuì, in un certo<br />
senso, ad unificare il gusto, visto che le varie<br />
cucine regionali arrivavano alle tavole degli<br />
italiani che si ritrovavano a mangiare gli stessi<br />
cibi in regioni diverse d’Italia.<br />
Naturalmente tale circolazione avveniva<br />
quasi esclusivamente nel ceto medio, perché,<br />
se è vero come afferma Piero Campesi nella<br />
prefazione dell’edizione Einaudi dell’Opera,<br />
“Non tutti leggono, mentre tutti, al<br />
contrario mangiano” è anche<br />
vero che la maggior parte<br />
delle persone, continuava a<br />
mangiare olive, fave, erbe<br />
spontanee, patate, cipolle,<br />
che consumate<br />
così semplicemente<br />
o<br />
combinate in pietanze costituivano l’alimentazione<br />
del popolo e della povera gente.<br />
Oggi, per il grande sviluppo dei mezzi di<br />
comunicazione, l’enorme diffusione del turismo<br />
ma anche per una maggiore consapevolezza<br />
delle proprie radici, proprio questi semplici<br />
e genuini cibi hanno subito una crescente<br />
rivalutazione, anche se non di rado si assiste<br />
a rivisitazioni forzate, connubi improbabili<br />
o come è di moda dire “fusion” che in<br />
realtà mostrano un riferimento solo puramente<br />
formale alla tradizione.<br />
<strong>La</strong> Sardegna in questo panorama non fa<br />
eccezione.<br />
<strong>La</strong> cucina tradizionale ha sempre privilegiato<br />
gli arrosti, soprattutto agnello, porcetto e<br />
capretto ma nei diversi paesi dell’isola si<br />
gustavano piatti tipici e particolari solo di<br />
quel posto, piatti che andavano dalle paste<br />
semplici di semola di grano duro lavorato<br />
con acqua e sale gli gnocchetti, alle paste<br />
imbottite di ricotta o formaggio fresco amalgamato<br />
con erbe tritate quali la bietola selvatica,<br />
il finocchietto, la borragine “i ravioli”<br />
che come gli gnocchetti prendono nomi<br />
diversi a seconda delle diverse località, alle<br />
paste violate. In questo caso le sfoglie un po’<br />
spesse ottenute con semola di grano duro<br />
lavorato con acqua sale e strutto racchiudevano<br />
formaggio fresco semplicemente grattato<br />
o tagliato a fettine o lavorato al fuoco<br />
con la semola, steso e tagliato in forme che<br />
venivano ricoperte appunto dalla pasta violata:<br />
erano le seadas anche queste conosciute<br />
con diverse denominazioni nelle varie parti<br />
dell’isola.<br />
Quando lo stesso tipo di pasta racchiudeva<br />
dadi di carne cruda di agnello, maiale e lardo<br />
conditi con pomodori seccati al sole, prezzemolo,<br />
aglio e spesso olive, favette, carciofi e<br />
anguille, si ottenevano le impanate.<br />
Queste: grandi-medie-piccole, si cuocevano<br />
in forno e dovevano la caratteristica profumazione<br />
allo zafferano, ora coltivato quasi<br />
esclusivamente nel Campidano, ma nei<br />
tempi passati molto diffuso anche nella provincia<br />
di Sassari. I dadi di carne e lardo cuocevano<br />
quasi a vapore dentro la pasta che a<br />
fine cottura conservava il colore latteo che<br />
aveva da cruda.<br />
<strong>La</strong> bontà dei diversi piatti tipici della tradizione<br />
derivava anche da un altro importante ele-<br />
mento, l’uso dell’olio rigorosamente di oliva;<br />
in quanto l’utilizzo di quello di corbezzolo si<br />
perde nella notte dei tempi.<br />
Altri alimenti tipici: le perette, formaggio fresco<br />
lavorato appunto a forma di pera e spesso,<br />
per il consumo estivo, riempite di burro;<br />
la ricotta, quella fresca e dolcissima che veniva<br />
cosparsa di miele e quella salata e affumicata<br />
(mustia), largamente usata anche come<br />
condimento. Una prelibatezza era la mazza<br />
frissa, panna fresca e semola che, calda e<br />
filante, si usava per condire la pasta e s’ozu<br />
casu (olio di formaggio) usato come burro sul<br />
pane caldo appena sfornato. Ed ancora le<br />
bietole e le cicorie selvatiche e i finocchietti<br />
usati con zuppe brodose accompagnate da<br />
pane secco o come completamento di piatti<br />
tipici con fave, lardo, cavoli, legumi; gli asparagi<br />
selvatici ed i funghi antumna (pleratus<br />
ferulae) di preferenza arrostiti nella cenere e<br />
sulla brace.<br />
Col formaggio e le zuppe, altro alimento di<br />
largo consumo, fondamentale per una cucina<br />
di tipo semplice quale la sarda, il pane: da<br />
quello detto carta da musica, sottile come<br />
una pergamena a quello più spesso, alle<br />
spianate, alle morbide focacce di grano duro<br />
e patate, alle pagnotte a forma di monticello<br />
con la crosta croccante ed il cuore morbido e<br />
mollicoso.<br />
Questi sono solo alcuni ma forse anche i più<br />
noti tra i cibi tipici della nostra tradizione che<br />
usciti fuori dall’ambito isolano, sono conosciuti<br />
ed apprezzati da un pubblico sempre<br />
più vasto.<br />
Le Pompie<br />
Naturalmente per ovvie necessità, oggi, i prodotti<br />
confezionati in maniera più o meno artigianale,<br />
non dovendo più rispondere a<br />
necessità strettamente familiari ma ad un<br />
mercato in espansione, sono di gran lunga<br />
diversi da quelli originari: cambiano le proporzioni<br />
tra farina e grassi, la farina di grano<br />
duro viene sostituita da quella di grano tenero;<br />
il burro e la margarina sostituiscono lo<br />
strutto; dove prima non richieste, appaiono le<br />
uova; al miele subentra lo zucchero, alla sapa<br />
la marmellata, al maiale e al cinghiale, il<br />
manzo e il vitello.<br />
Ma tant’è!… Qualcosa, molto, forse troppo si<br />
deve sacrificare alla fretta e alle comodità<br />
con la progressiva emarginazione dei procedimenti<br />
di cottura lenta o di cottura al forno.<br />
Per concludere saremo, forse tutti, d’accordo<br />
nel sostenere che un piatto eseguito<br />
secondo i canoni tradizionali,<br />
comunicherà al nostro<br />
palato e al nostro olfatto<br />
una sinfonia di<br />
sapori e di profumi<br />
ai quali nessuna<br />
semplificazione se<br />
pure attuata in<br />
nome di una più<br />
alta digeribilità,<br />
del computo di<br />
calorie o delle mode<br />
del momento, potrà<br />
rendere giustizia.<br />
Origine ed habitat: frutto di una varietà di cedro endemico della Sardegna nord- orientale; tipico di Oliena e Siniscola.<br />
Aspetto: simile ad una arancia leggermente schiacciata e irregolare con la scorza molto bitorzoluta.<br />
Caratteristiche: di questo frutto si può veramente utilizzare tutto; dalla scorza grattata si ricava un ottimo liquore; dalla<br />
scorza a lamelle privata totalmente della parte bianca, una crema; dal succo, una gelatina saporita e leggermente asprigna.<br />
<strong>La</strong> ricetta: grattugiare solo sommariamente la scorza affinché il frutto conservi il gusto amarognolo che è la sua caratteristica.<br />
Tagliare la calotta e scavare staccando la polpa unitamente alla pellicola con la quale è attaccata alla parte bianca<br />
(mesocarpo). Sbollentare i frutti scavati, con relative calotte, in acqua bollente per circa tre minuti; scolare delicatamente<br />
ed adagiare su un panno affinché possano asciugare. Pesare i frutti e una eguale quantità di miele.<br />
Mettere il miele al fuoco in una casseruola dalla base larga, unendo parte del liquido dove sono state bollite le pompie<br />
(tanto quanto basta a coprirle leggermente). Quando il miele comincia a bollire, adagiarvi i frutti, ridurre al minimo la fiamma<br />
e cuocere per circa cinque ore. Infine, quando il miele si sarà in parte rappreso ed i frutti risulteranno ben gonfi, polposi<br />
e lucidi, si scolano e si adagiano su un vassoio, con la parte scavata in basso.<br />
Utilizzo<br />
1. Risultano bellissimi lasciati interi e riempiti di mandorle leggermente asciugate in forno e sfilettate.<br />
2. A pezzi, adagiati sopra una mousse di cioccolato fondente.<br />
3. A striscioline, con una macedonia di arance pelate a vivo e cosparse da nocciole grattate.<br />
83<br />
G a s t r o n o m i a
Vela latina<br />
Navigare a vela latina<br />
Manuale della vela<br />
tradizionale<br />
del Mediterraneo<br />
<strong>Mare</strong> <strong>Nostrum</strong> Editrice<br />
Disegno 1<br />
Disegno 3<br />
84<br />
DI L UIGI S COTTI<br />
Lo Scafo<br />
TRATTO DA NAVIGARE A VELA LATINA (I CAPITOLO)<br />
Nel corso della storia più che millenaria<br />
della vela latina, innumerevoli imbarcazioni<br />
e navi hanno inalberato quest'armo così<br />
caratteristico. Panciute caravelle, slanciati<br />
sciabecchi, galee, tartane, leudi ed altre centinaia<br />
di modelli di ogni forma e dimensione.<br />
Ma se chiudiamo gli occhi e pensiamo ad una<br />
barca che non abbia una connotazione particolare,<br />
ma che rappresenti l'idea di barca nel<br />
modo più semplice e naturale, probabilmente<br />
ciò che prenderà forma nella nostra mente<br />
non sarà molto diverso dal gozzo mediterraneo.<br />
Vediamo perciò come è fatta questa barca<br />
così classica, perchè nella sua struttura potremo<br />
riconoscere, con poche differenze, tutte<br />
quelle imbarcazioni che ad essa son legate<br />
da una stretta parentela, come spagnolette,<br />
bilancelle, feluche, leudi e tante altre che<br />
ancor oggi, magari salvate in extremis dal<br />
disarmo, ci ricordano la lunga tradizione<br />
della vela latina.<br />
<strong>La</strong> struttura del gozzo, e di tutte le barche tradizionali,<br />
ricorda quella di un corpo umano.<br />
C'è uno scheletro, costituito dalla chiglia e<br />
dalle costole, rivestito da una pelle: il fasciame<br />
esterno.[disegno 1]<br />
Tutte le parti dello scafo sono di legno massello,<br />
e la bontà della costruzione dipende in<br />
gran parte proprio dalla scelta del legname<br />
adatto per ciascun pezzo, oltre che dal taglio<br />
e dalla stagionatura.<br />
Infatti ogni elemento della barca, per avere la<br />
necessaria robustezza, deve essere costruito<br />
in modo che le fibre del legno seguano la<br />
forma del pezzo stesso. Le parti più sottili,<br />
come ad esempio le tavole del fasciame, vengono<br />
perciò ricavate da legnami a fibra diritta<br />
e quindi curvate, anche con l'aiuto del<br />
vapore, fino ad assumere la forma necessaria.<br />
Quelle più spesse invece, come costole,<br />
madieri, ruota di prua, bracciuoli, etc., si ricavano<br />
da legnami di piante, prima fra tutte la<br />
quercia, che hanno già una curvatura naturale<br />
nelle loro ramificazioni.<br />
Anticamente addirittura, nei boschi delle<br />
regioni rivierasche, si facevano crescere gli<br />
alberi forzandoli fin da giovani ad assumere<br />
le conformazioni più adatte per ricavarne in<br />
seguito i vari pezzi per le costruzioni navali.[disegno<br />
2]<br />
<strong>La</strong> forma dello scafo, delineatasi in secoli di<br />
lenta evoluzione e differenziatasi nei vari tipi<br />
locali, è stata determinata sia dalle esigenze<br />
del metodo costruttivo, sia da quelle dell'impiego<br />
originale come barca da lavoro.<br />
Il gozzo tradizionale nasce dalla chiglia, un<br />
robusto tavolone lungo come tutta la barca,<br />
che viene appoggiato di costa sullo scalo e<br />
costituisce la base della costruzione. A barca<br />
finita la chiglia sporge dal fondo dello scafo<br />
e oltre a fungere da solido appoggio nelle<br />
operazioni di alaggio e varo, rappresenta<br />
una buona parte del suo piano di<br />
deriva.[disegno 3]<br />
Oggi sappiamo bene (e lo si sapeva anche<br />
molti anni fa) che una deriva stretta e profonda<br />
è molto più efficiente nelle andature di<br />
bolina, ma nessun costruttore di barche da<br />
pesca si sarebbe sobbarcato le relative complicazioni<br />
costruttive e nessun pescatore<br />
avrebbe accettato una barca che non potesse<br />
comodamente essere tirata in secco su una<br />
spiaggia in caso di brutto tempo o per le<br />
necessarie manutenzioni, soltanto per guadagnare<br />
qualche grado al vento.<br />
Niente deriva quindi, e niente zavorra esterna.<br />
<strong>La</strong> stabilità è affidata alla larghezza dello<br />
scafo ed al peso dell'imbarcazione, con il suo<br />
carico e l'equipaggio.<br />
Una barca larga e pesante, grazie alla sua stabilità,<br />
può portare un'ampia superficie velica,<br />
e se lo scafo ha sezioni profonde e ben scavate<br />
nella prua e nella poppa, è certamente<br />
adatta a navigare bene a vela, anche stringendo<br />
il vento. In compenso una barca di<br />
questo tipo ha molta superficie bagnata ed è<br />
faticosa da spingere a remi.<br />
Invece una scafo stretto e leggero con il<br />
fondo piatto deve armare una velatura più<br />
piccola perché è meno stabile ed è meno<br />
adatto alla bolina a causa della scarsa immersione;<br />
tuttavia, grazie alla minor superficie<br />
bagnata, consente una voga più agevole.<br />
Per questo motivo nelle regioni più ventilate<br />
del Mediterraneo, come ad esempio la costa<br />
occidentale della Sardegna o le isole Baleari,<br />
si sono diffuse imbarcazioni del primo tipo,<br />
mentre invece là dove sono più frequenti le<br />
bonacce, come per esempio nel napoletano,<br />
la tendenza è stata quella di privilegiare le<br />
qualità remiere.<br />
Anche altri fattori naturali hanno influenzato<br />
la forma degli scafi. In Liguria ad esempio,<br />
dove ci sono pochi porti naturali e le barche<br />
dovevano essere alate sulle spiagge quotidianamente,<br />
si sono diffusi gozzi di dimensioni<br />
contenute e di costruzione particolarmente<br />
leggera.<br />
In tempi recenti poi, la diffusione del motore<br />
ha portato alla costruzione di scafi con il<br />
fondo poco stellato e con le estremità molto<br />
piene, in genere poco adatti alla navigazione<br />
a vela.<br />
Calendario<br />
Una considerazione particolare merita anche<br />
la realizzazione della coperta.<br />
<strong>La</strong> maggior parte dei gozzi, in genere quelli di<br />
costruzione più robusta, hanno un vero e proprio<br />
ponte di coperta stagno e dotato di<br />
ombrinali lungo la falchetta per il deflusso<br />
dell'acqua. Altre barche invece, di solito più<br />
leggere come costruzione perché pensate per<br />
un impiego meno impegnativo, anzichè una<br />
vera e propria coperta hanno dei sedili, intestati<br />
all'interno delle fiancate, e sono prive di<br />
ombrinali. Queste barche sono evidentemente<br />
meno sicure nella navigazione a vela perchè,<br />
sbandando, possono imbarcare acqua<br />
che non viene poi scaricata quando lo scafo<br />
si raddrizza.[disegno 4]<br />
Disegno 4<br />
Disegno 2<br />
Cari amici della vela latina,<br />
il seguente programma potrà subire integrazioni o modificazioni, in ogni caso sarà nostra cura sollecitare i circoli ad inviare on<br />
line un prebando recante l'adesione ufficiale e le altre modalità di partecipazione. Ci preme informarvi con anticipo in modo da<br />
consentire a chi è interessato di poter contattare la nostra segreteria organizzativa per poter prenotare le trasferte: si fa presente<br />
che dalle prime tappe in programma (St.. Tropez e S. Margherita) sono previsti rimborsi ed agevolazioni e la possibilità di far sostare<br />
la propria imbarcazione in Liguria nel periodo tra le 2 regate: pertanto consigliamo gli interessati a partecipare di inviarci quanto<br />
prima una preiscrizione, informale e senza impegno, specificando il nome dell'imbarcazione ed un recapito. Restiamo a disposizione<br />
di tutti voi per fornire chiarimenti e precisazioni a questo indirizzo o a velalatina@tiscali.it (fax +39 079 3762040) ed augurandoci<br />
di rivedervi numerosi alle regate del TNT Vela <strong>La</strong>tina Circuit inviamo a tutti i migliori saluti.<br />
PIERO AJELLO<br />
Presidente A.VE.LA. Tradizionale<br />
A.VE.LA C\o Piero Ajello Viale Mameli 42 07100 SASSARI ITALY tel.335 7864046 tel/fax 079 3762040<br />
VELA LATINA CIRCUIT 2003 - CALENDARIO 2003<br />
Il seguente calendario potrà subire integrazioni o modificazioni, ciascuna manifestazione potrà considerarsi ufficialmente inserita<br />
nel Circuito solo con l’inserimento nel bando di regata del logo del TNT Circuit. I prebandi saranno diffusi via e-mail o fax ai<br />
circoli interessati.<br />
22-25 maggio Voiles <strong>La</strong>tines à Saint-Tropez – ST. TROPEZ - 7-8 giugno 4° Trofeo Dodèro -S. MARGHERITA LIGURE<br />
23- 24 agosto: 11° Regata di Sant’Elm - ALGHERO - 28- 31 agosto 21° Regata Vela <strong>La</strong>tina – 1° prova STINTINO<br />
28-31 agosto 21° Regata Vela <strong>La</strong>tina – 2° prova – STINTINO 6-7 settembre 10° Trofeo Città di Bosa – BOSA<br />
12-13-14 settembre 15°Trofeo Eduardo De Martino – SORRENTO - 20-21 settembre 3° Trofeo Karalis- Città di Cagliari – CAGLIA-<br />
RI<br />
Premiazione : OTTOBRE<br />
85<br />
v e l a l a t i n a
Nautica<br />
86<br />
DI S ERGIO C ASANO<br />
NUOVA STAGIONE VELICA<br />
Il turista che per la prima volta sbarca in<br />
Sardegna viene subito incantato dal suo<br />
mare cristallino che all'orizzonte sembra<br />
confondersi con il cielo, reso terso dall'azione<br />
del maestrale. E' il vento caratteristico e predominante<br />
dell'isola che spesso viene invocato<br />
dai sardi per stemperare l'aria calda e<br />
l'afa durante le estati lunghe e torride. Il proverbiale<br />
maestrale proveniente dai quadranti<br />
nord occidentali, oltre a increspare di bianco<br />
2003<br />
le acque del mare e spazzare le nuvole, ha<br />
segnato tanti paesaggi dell'isola, come dimostrano<br />
le rocce di porfido e i ginepri modellate<br />
e flagellati dall'erosione del vento, una<br />
risorsa naturale che ha dato alla Sardegna<br />
una chance in più rispetto alle altre regioni<br />
italiane. Grazie al vento, infatti, nell'isola è<br />
possibile praticare in qualsiasi periodo dell'anno<br />
diversi sport nautici e in particolare la<br />
vela, diventata la disciplina leader.<br />
Anche quest'anno la Sardegna è stata scelta<br />
come sede di importanti manifestazioni veliche,<br />
che si protrarranno fino a ottobre, quando<br />
l'isola sarà più tranquilla e silenziosa,<br />
dopo l'assalto dei vacanzieri. Ancora una<br />
volta, a contendersi il primato nel panorama<br />
velico internazionale sono stati i circoli della<br />
Costa Smeralda e di Cagliari che in questi<br />
ultimi anni, grazie all'organizzazione di tanti<br />
eventi prestigiosi, si sono imposti all'attenzione<br />
internazionale. Si preannuncia ricchissimo<br />
il calendario della stagione velica che<br />
coincide con quella turistica: perché vela e<br />
turismo da ormai tanti anni rappresentano un<br />
binomio inscindibile.<br />
Ad inaugurare la nuova stagione della vela<br />
sarà la Costa Smeralda (28 - 31 maggio -<br />
Yacht Club Porto Rotondo) con il Campionato<br />
Europeo J 24, preceduto dall'Italiano<br />
della stessa classe. Subito dopo la vela farà<br />
rotta verso il capoluogo isolano, a Cagliari,<br />
che ospiterà due avvenimenti di grande<br />
impatto turistico e spettacolare. Quasi in contemporanea,<br />
nel capoluogo sardo si svolgeranno<br />
due importanti manifestazioni: il<br />
Campionato europeo della classe olimpica<br />
Tornado (4-14 giugno - Yacht Club Cagliari) e<br />
il Gran Premio d'Italia Open 60 (13-15 giugno<br />
- Event Group) valido come tappa del campionato<br />
mondiale riservato agli acrobatici trimarani<br />
oceanici che ritornano a Cagliari dopo<br />
un anno di assenza. Quartier generale della<br />
manifestazione sarà il piazzale adiacente al<br />
molo Ichnusa, di fronte alla via Roma, a pochi<br />
metri dal centro storico, che non solo ospiterà<br />
le spettacolari imbarcazioni ma farà da<br />
scenario ad una serie di eventi collaterali a<br />
metà tra la musica e il folclore.<br />
Conclusa la spettacolare manifestazione<br />
dedicata agli Open 60, la Costa Smeralda<br />
ritornerà all'attenzione internazionale (27-29<br />
giugno - Yacht Club Porto Rotondo) con la<br />
terza tappa del Mediterranean Cham-<br />
87<br />
n a u t i c a
Nautica<br />
88<br />
pionship Farr 40, seguita (1-5 luglio - Yacht<br />
Club Costa Smeralda) dalla Week of Straits -<br />
il Mondiale Farr 40, che si trasferirà a Porto<br />
Cervo, che qualche giorno prima ospiterà (25<br />
- 28 giugno - Yacht Club Costa Smeralda) la<br />
Coppa dei campioni.<br />
Intanto, a stagione turistica già inoltrata, il<br />
mese successivo a Cagliari è in programma<br />
(20-23 agosto - Lega Navale Cagliari) il campionato<br />
nazionale della classe olimpica<br />
Europa. Ma il clou è a fine mese con la manifestazione<br />
forse più spettacolare, diversa per<br />
il suo genere da quelle classiche della vela<br />
d'altura: Stintino infatti farà da scenario (28 -<br />
31 agosto - Yacht Club Sassari) alla XXI edizione<br />
della Regata di vela <strong>La</strong>tina del Circuito<br />
TNT. Una manifestazione che ha assunto già<br />
da alcune stagioni un carattere internazionale,<br />
con la partecipazione, nelle acque del<br />
Golfo dell'Asinara, di imbarcazioni provenienti<br />
da diversi paesi del Mediterraneo,<br />
come Tunisia, Francia e Spagna, oltre a quelli<br />
della Penisola e dell'Isola, che ha avuto<br />
sempre una grande tradizione nel campo<br />
delle antiche barche dei pescatori armate con<br />
vela latina.<br />
A suggellare la stagione velica ci penseranno<br />
Porto Cervo e Cagliari. Nel mare della Costa<br />
Smeralda ritornerà (7 - 13 settembre - Yacht<br />
Club Costa Smeralda) la Rolex Cup, il campionato<br />
mondiale dei Maxi Yacht, le splendide<br />
e sofisticate imbarcazioni dei vip, seguito<br />
dal mondiale IMS (16-21 settembre - Yacht<br />
Club Costa Smeralda) mentre nel capoluogo<br />
della Sardegna si svolgerà (8 -14 settembre -<br />
Sandalion <strong>Mare</strong> Club) la Tiscali Cup. Una<br />
manifestazione spettacolare, la Barcolana<br />
sarda, che ha visto l'anno scorso la partecipazione<br />
di oltre duecentocinquanta imbarcazioni.<br />
<strong>La</strong> Tiscali Cup, che approda per la terza<br />
volta nel Golfo degli angeli, non ha il carattere<br />
competitivo: è un grande happening velico<br />
durante il quale prevale lo spirito amatoriale<br />
e turistico che ripropone ancora una volta<br />
Cagliari come capitale del Mediterraneo. Tra<br />
le novità della kermesse velica 2003 vi è la<br />
partecipazione della flotta G 34 del Giro di<br />
Sardegna a vela di Cino Ricci, che approderà<br />
a Cagliari proprio in coincidenza della Tiscali<br />
Cup. Il sipario, infine, calerà, nei primi giorni<br />
d'autunno, al Poetto, che ospiterà (5-14 ottobre<br />
- Windsurfing Club Cagliari) il<br />
Campionato del mondo Formula Windsurf.<br />
g u i d a v a c a n z e<br />
All’interno della rubrica guida vacanze troverete<br />
i numeri utili per organizzare i<br />
vostri soggiorni in Sardegna. Tutte le informazioni e gli<br />
indirizzi delle attività turistiche dell’isola, complete e<br />
a portata di mano per programmare e scegliere dove<br />
trascorrere dei giorni indimenticabili.<br />
Buona vacanza!<br />
(Nei prossimi numeri di <strong>Mare</strong> <strong>Nostrum</strong> inseriremo<br />
delle nuove categorie e completeremo gli elenchi<br />
degli indirizzi)<br />
Agriturismo<br />
Alberghi e residence<br />
C ampeggi e ostelli<br />
Immobiliari e case<br />
noleggio auto e moto<br />
ristoranti e pizzerie<br />
Servizi turistici<br />
89
i n t r o d u z i o n e<br />
g u i d a v a c a n z e<br />
l’isola di Sardegna<br />
<strong>La</strong> Sardegna si trova al centro del Mediterraneo, tra la Corsica e le coste<br />
tunisine. Con i suoi 24.090 km 2 , incluse le isole minori, è la seconda<br />
isola italiana per superficie dopo la Sicilia; le massime distanze sono:<br />
270 km dalla punta estrema a nord (Capo Falcone) a quella a sud (Capo<br />
Teulada), e 145 km da Capo Comino, ad ovest, a Capo dell’Argentiera, ad est.<br />
E’ divisa in quattro province: Cagliari, Sassari, Nuoro ed Oristano. Cagliari, il<br />
capoluogo, sede degli uffici amministrativi della regione, si trova a sud. Molto<br />
frastagliata e ricca di insenature, la costa sarda misura 1897 km e costituisce<br />
un quarto di quella italiana. A prima vista l’isola si presenta come una massa<br />
tabulare compatta, ma in realtà è formata dall’unione di paesaggi geomorfici<br />
molto diversi tra loro; infatti, il blocco sardo-corso risale al post-Cambriano,<br />
ha perciò subito tante formazioni litologiche, col tempo dislocate dai numerosi<br />
movimenti tettonici. Il suolo è per il 67,9% collinoso, montuoso per il<br />
13,6% e per il 18,5% pianeggiante. <strong>La</strong> parte orientale è per la maggior parte<br />
montuosa, con belle aree granitiche specialmente in Gallura, mentre quella<br />
occidentale risulta più eterogenea, con tavolati basaltici e trachitici, e molto<br />
ricca di minerali al sud (Sulcis iglesiente); tra il golfo di Cagliari e quello di<br />
Oristano si trova la più grande pianura dell’isola, il Campidano.<br />
Mappe tratte dalla Carta stradale della Sardegna in scala 1:300.000 dell’Editrice Archivio Fotografico Sardo. Riproduzione vietata.<br />
Tutti i diritti riservati Autor, IGM n. 30/1983 e 372/1988
i n t r o d u z i o n e<br />
g u i d a v a c a n z e<br />
Non ci sono vere e proprie catene montuose, se non quella del Gennargentu, dove si trova la più alta cima<br />
dell’isola, Punta la Marmora (1834 m). Il clima è di tipo mediterraneo, caratterizzato da lunghe estati calde<br />
e inverni brevi e temperati; il Maestrale è il vento predominante. A causa dei lunghi periodi di secca i<br />
fiumi, il Flumendosa e il Cedrino nella parte orientale, il Mannu-Coghinas che sfocia a nord-ovest, nel<br />
Golfo dell’Asinara, e il Tirso, che si getta in quello d’Oristano, sono tutti a carattere torrentizio. Per quel<br />
che riguarda i laghi, solo uno è naturale, quello di Bàratz, nella Nurra, gli altri (Omodeo e Coghinas i principali)<br />
sono artificiali. Sono invece presenti diversi stagni, in particolare costieri (Santa Gilla, Cabras, Santa<br />
Giusta, Quartu e Molentargius). Molte sono le specie di flora e fauna caratteristiche della Sardegna; fra gli<br />
animali, la foca monaca, ormai quasi estinta, il muflone e la passera sarda, il falco sardo, mentre, per quel<br />
che riguarda le volpi e i daini, è singolare il fatto che abbiano assunto caratteristiche differenti rispetto agli<br />
esemplari presenti in altre regioni. Le antiche popolazioni indigene ci hanno lasciato molte testimonianze,<br />
tra cui costruzioni chiamate nuraghi, domus de janas e tombe dei giganti, oltre ad una gran quantità<br />
di bronzetti, spesso raffiguranti guerrieri. <strong>La</strong> prima espansione, quella fenicia, risale all’VIII secolo a.C.,<br />
seguita poi da quella dei cartaginesi, i quali ne contenderanno il dominio con i greci nel VI secolo a.C. e<br />
lo manterranno fino al 238 a.C., quando saranno costretti a cederla ai romani.<br />
Oltre a ricoprire un ruolo di fondamentale importanza strategica, la Sardegna fu, durante la dominazio-<br />
ne romana, centro di rifornimento di grano per tutta la penisola, fino al 455, quando venne occupata dai<br />
vandali. Nel frattempo continuavano ad arrivare dal mare popolazioni musulmane dell’Africa e della<br />
Spagna, con la Sardegna sempre più abbandonata a se stessa, governata da Giudicati locali, e difesa solo<br />
dai suoi stessi abitanti. Nell’XI secolo le Repubbliche Marinare di Genova e Pisa liberarono l’isola e la<br />
governarono, instaurandovi le loro famiglie più importanti e contendendosela in diversi scontri. Verso la<br />
fine del secolo XV iniziò il dominio spagnolo degli Aragonesi, che portò ad una drastica diminuzione<br />
della popolazione. Nel 1720, con il trattato dell’Aia, la Sardegna passò nelle mani dei Savoia, che avviarono<br />
una politica di riforme, mirata a risanare le condizioni dell’isola e la difesero dai tentativi di occupazione<br />
francese nel 1792.<br />
Altro elemento fortemente distintivo è quello della lingua. Il Sardo è infatti una vera e propria lingua<br />
neo-latina, ancora oggi diffusamente parlata in Sardegna, che si distingue da zona a zona. A Cagliari<br />
ed Oristano si parla il campidanese, a Nuoro il barbaricino, mentre a nord il logudorese. Si distinguono<br />
Sassari (sassarese) e la Gallura, la cui parlata, il gallurese, è molto simile al corso, Alghero, dove si<br />
parla il catalano e le isole di Sant’Antioco e San Pietro, dove si parla una variante del genovese.<br />
SARDEGNA<br />
Superficie: 24089 Kmq ca. comprese le<br />
isole.<br />
Popolazione:1.651.888<br />
Province: Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano<br />
Coste: 1.850 Km<br />
INFORMAZIONI GENERALI:<br />
E.S.I.T. Ente Sardo Industrie Turistiche<br />
Cagliari Tel.070.60231<br />
Enti Provinciali Turismo<br />
Cagliari Tel.070.651698<br />
Sassari Tel.079.299544<br />
Nuoro Tel. 0784.30083<br />
Oristano Tel. 0783.74191<br />
Azienda Autonoma di Soggiorno e<br />
Turismo<br />
Alghero Tel. 079.974881<br />
Arzachena Tel. 0789.81090<br />
Cagliari Tel. 070.664195<br />
<strong>La</strong> Maddalena Tel.0789.736321<br />
Olbia Tel.0789.21453<br />
Palau Tel. 0789.709570<br />
Santa Teresa di Gallura Tel. 0789.754185<br />
Sassari Tel.079.233534<br />
Unione Sarda Albergatori<br />
Cagliari Tel.070.288370<br />
I.S.O.L.A Istituto Sardo Organizzazione<br />
<strong>La</strong>voro Artigianato Tel 070.400707<br />
NUMERI UTILI<br />
Carabinieri 112<br />
Polizia 113<br />
Vigili del fuoco 115<br />
Corpo forestale 1678.65065<br />
Guardia Costiera 167.090090<br />
Soccorso Stradale 116<br />
Soccorso Alpino 070.728163-0784.31070<br />
COME ARRIVARE<br />
Autobus<br />
Autobus ARST se non altrimenti indicato.<br />
Per informazioni:<br />
ARST: 800/865042<br />
FMS: 800/044553<br />
PANI: 079/260066-070/652326<br />
TURMO TRAVEL: 0789/21487<br />
FDS: 070/580078<br />
Linee Aeree<br />
Alitalia: (voli nazionali) 848/865641; (voli<br />
internazionali) 848/865642 www.alitalia.it<br />
Meridiana: 199/111333 www.meridiana.it<br />
Air One: 800/900955 www.airone.it<br />
Air Dolomiti: 800/013366<br />
www.airdolomiti.it<br />
Treni<br />
Trenitalia se non altrimenti indicato.<br />
Per informazioni:<br />
Trenitalia: 892021 www.trenitalia.com<br />
Ferrovie della Sardegna (Fds):<br />
070/580078<br />
Collegamenti Marittimi<br />
Navi<br />
Navi Tirrenia se non altrimenti indicato.<br />
Tirrenia: 199/123199 www.tirrenia.it<br />
Moby Lines: 0789/27927<br />
www.mobylines.it<br />
Linea dei Golfi: 0565/222300<br />
www.lloydsardegna.it<br />
Grimaldi:0795/14477 www.grimaldi.it<br />
Sardinia Ferries: 019/215511<br />
www.sardiniaferries.com<br />
Traghetti<br />
Per informazioni:<br />
Saremar: 199/123199<br />
www.gruppotirrenia.it/Saremar/html/hom<br />
e/mainframeset.htm<br />
Delcomar: 0781/857123<br />
Tremar: 0789/730032<br />
www.lamaddalena.it/tremar.htm<br />
Tris: 0789/708404 www.tris.it
Cagliari<br />
Villasimius<br />
<strong>La</strong> festa più importante e<br />
sentita è quella della<br />
Madonna del Naufrago, che<br />
si tiene la seconda domenica<br />
di luglio. Consiste in una<br />
processione religiosa via<br />
mare che arriva nel punto in<br />
cui è stata collocata la statua<br />
della Madonna del<br />
Naufrago.<br />
Cabras<br />
Durante le feste pasquali ha luogo la festa religiosa di<br />
S’Incontru, mentre il 24 di maggio ci sono i fuochi d’artificio.<br />
Molto sentita è la festa in onore di Sant’Antonio,<br />
il 13 di giugno, ma una delle maggiori attrattive religiose<br />
e culturali dei dintorni è costituita dalla Corsa<br />
degli Scalzi, che ha luogo il 29 di agosto a San<br />
Salvatore, e durante la quale il simulacro di San<br />
Salvatore viene portato da Cabras al santuario, accompagnato<br />
da giovani che corrono scalzi.<br />
Teulada<br />
Durante la Settimana Santa<br />
avviene il toccante rito di<br />
“S’Iscravamentu”, nel quale<br />
si rappresenta la<br />
Deposizione di Cristo. Altre<br />
feste religiose sono quelle<br />
della Madonna del Carmine,<br />
il 16 di luglio, e di Sant’Isidoro, il 13 di agosto.<br />
f e s t e e<br />
m a n i f e s t a z i o n i<br />
Dal primo di maggio al 4 si<br />
svolge a Cagliari una delle<br />
più importanti manifestazioni<br />
religiose dell’isola: la Sagra<br />
di Sant’Efisio, che celebra,<br />
con una sfilata di persone in<br />
costume tradizionale, la fine<br />
della peste del 1656. <strong>La</strong> statua<br />
del santo viene portata in<br />
processione sino a Nora su una carro tirato da buoi. Altra<br />
festa importante è quella di Sant’Elia, a luglio; mentre gli<br />
amanti della navigazione non possono perdere il giro della<br />
Sardegna in barca, che parte il 4 maggio.<br />
Oristano<br />
<strong>La</strong> festa più importante ad Oristano e una delle più note in<br />
Sardegna, è Sa Sartiglia, una giostra equestre fondata nel<br />
XVI secolo. I cavalieri devono cercare di centrare un anello<br />
a forma di stella con le loro spade, mentre si trovano in<br />
sella di un cavallo in corsa; si svolge l’ultima domenica di<br />
febbraio. Anche le celebrazioni della Settimana Santa<br />
sono molto sentite e suggestive, mentre la Festa della<br />
Madonna del Rimedio si tiene l’8 settembre.<br />
Sassari<br />
<strong>La</strong> penultima domenica di<br />
maggio si tiene una delle<br />
maggiori feste di stampo folcloristico<br />
dell’isola: la<br />
Cavalcata Sarda, che consiste<br />
in una sfilata dei numerosi<br />
costumi tradizionali<br />
sardi, con balli, canti e degustazione<br />
di prodotti tipici.<br />
Ma la festa più sentita dai sassaresi è quella dei Candelieri<br />
(Li Candareri), che si svolge il 14 di agosto, durante la<br />
quale i rappresentanti dei gremi rinnovano il voto fatto<br />
dalla città alla Madonna in occasione della cessazione di<br />
una feroce pestilenza, portando a braccia dei pesanti candelieri<br />
di legno dalla chiesa del Rosario a quella di Santa<br />
Maria. Anche la festa della Madonna delle Grazie, l’ultima<br />
domenica di maggio, vede la partecipazione di gran parte<br />
della città, che accompagna in processione la statua della<br />
Madonna delle Grazie dal Duomo alla chiesa di San Pietro<br />
in Silky. <strong>La</strong> festa patronale, San Nicola, si celebra il 6 di<br />
dicembre.<br />
Porto Torres<br />
<strong>La</strong> festa più importante e sentita è quella di San Gavino,<br />
che si tiene nei primi giorni di maggio. Si inizia con una<br />
processione in cui i simulacri dei martiri vengono portati<br />
dalla basilica di San Gavino alla chiesetta di San Gavino a<br />
<strong>Mare</strong>, e si prosegue il lunedì con la processione a mare e<br />
la benedizione e si conclude con la sagra del pesce.<br />
Cala Gonone<br />
Per tutti gli amanti della musica raffinata, questa splendida<br />
località offre Cala Gonone Jazz, rassegna musicale<br />
estiva che abbraccia luglio e agosto.<br />
Bosa<br />
Il Carnevale bosano è conosciuto in tutta la Sardegna ha<br />
inizio il giorno di Sant’Antonio (17 gennaio) con il falò nei<br />
pressi della chiesa di Sant’Antonio extra muros; la festa<br />
continua il giovedì grasso con la manifestazione di<br />
<strong>La</strong>ldaggiolu e il martedì con i cortei di S’Attittidu. <strong>La</strong> prima<br />
domenica d’agosto si celebra la festa di Santa Maria del<br />
<strong>Mare</strong>, che consiste in una processione lungo il fiume,<br />
durante la quale il simulacro della Madonna viene trasportato<br />
dalla Chiesa di Bosa Marina alla Cattedrale<br />
dell’Immacolata. Ma l’appuntamento più caratteristico della<br />
città è la festa di Nostra Signora de los Regnos Altos, durante<br />
la seconda settimana di settembre, che si svolge tra il<br />
castello di Malaspina e i vicoli della città e durante la quale<br />
si possono gustare i piatti e i vini tipici di Bosa.<br />
Budoni<br />
<strong>La</strong> zona di Budoni offre durante la bella stagione molte<br />
feste ed eventi culturali. Le maggiori feste religiose di<br />
Budoni sono quella di Sant’Antonio, il 16 ed il 17 di gennaio,<br />
e quella di San Giovanni Battista, dal 23 al 25 agosto.<br />
Di stampo più turistico è la festa “Sardegna a Confronto”,<br />
il 15 di agosto, in occasione della quale sfilano e si esibiscono<br />
gruppi folkloristici provenienti da ogni parte della<br />
Sardegna. Chi ama lo sport può invece assistere o partecipare<br />
alla gara ciclistica “Coppa pro loco Budoni”, il 7<br />
luglio. Nei dintorni: San Pietro, nella frazione omonima:<br />
11/12 maggio; festa in onore di Suor Maria Gabriella, a<br />
Tamarispa: 1 e 2 giugno; San Giovanni, ad Agrustos, 22/23<br />
giugno; celebrazioni del Sacro Cuore, a Limpiddu, 20/21<br />
luglio; San Gavino, nella frazione omonima, 27/28 agosto;<br />
festa del mirto, a Brunella, 4 agosto.<br />
Tempio Pausania<br />
Il carnevale di Tempio è uno dei meglio organizzati in<br />
Sardegna. Il culmine si ha il giorno di martedì grasso,<br />
con la sfilata dei carri allegorici. Altre feste molto sentite<br />
sono quella di San Gavino, che si celebra il primo di<br />
Maggio, di San Michele, l’11 Maggio, e di Nostra<br />
Signora della Neve, la seconda domenica di Settembre.<br />
Stintino<br />
Imperdibile per gli appassionati di vela è la Regata della<br />
Vela <strong>La</strong>tina che si svolge nell’ultima settimana di agosto.<br />
Durante la prima settimana di settembre si tiene la festa<br />
patronale dedicata alla Madonna della Difesa.<br />
Alghero<br />
Le feste e le manifestazioni algheresi sono particolarmente<br />
numerose ed interessanti e si svolgono lungo tutto l'arco<br />
dell'anno.<br />
A gennaio e a febbraio si disputano gare di pesca subacquea<br />
e si tiene la Mostra Filatelica e Numismatica che, per mezzo<br />
di cartoline e annulli postali, pubblicizza l'immagine propriamente<br />
"catalana" della città. Sempre in questo periodo si<br />
svolge la Settimana del Carnevale, con sfilate di carri, bande<br />
musicali e gruppi folcloristici, e si conclude con una grande<br />
frittellata in Piazza Civica. Da non perdere, poi, la sagra de lu<br />
'Boga Marì', la tipica rassegna gastronomica invernale del<br />
riccio di mare.<br />
Tra marzo e aprile, invece, si svolgono le suggestive cerimonie<br />
pasquali: dal martedì santo alla domenica di Pasqua<br />
si ripetono le tradizionali processioni per le vie della città,<br />
con l'intervento di gruppi folcloristici catalani. Si alternano,<br />
infatti, la Processione dei Misteri, il martedì santo, con la Via<br />
Crucis del giovedì e l'Iscravamentu (deposizione di Gesù)<br />
del venerdì pasquale. <strong>La</strong> domenica successiva alla Pasqua si<br />
svolge la Festa della Madonna di Valverde.<br />
A maggio si disputa la famosa gara automobilistica<br />
Alghero-Scala Piccada (la strada per Villanova Monteleone)<br />
e la Festa dei Pastori per la Tosatura, organizzata da vari<br />
agriturismi.<br />
A giugno ha inizio l'estate algherese, che si prolunga sino a<br />
settembre. E' il mese delle manifestazioni sportive, soprattutto<br />
delle splendide regate veliche. A luglio si svolge il festival<br />
della canzone algherese, chiamato Una cancò per l'estiu<br />
(una canzone per l'estate) e la festa de lo Sant Crist de la<br />
Costera del Coral (del Santo Cristo della costa del corallo),<br />
durante la quale si svolge una processione di barche e una<br />
messa sottomarina. Inoltre, il mese di luglio apre la rassegna<br />
dell'artigianato algherese, che si protrae per tutto il<br />
mese di agosto.<br />
Agosto è il mese più ricco di appuntamenti. Oltre alle tradizionali<br />
feste del turista, la prima domenica si svolgono i<br />
festeggiamenti per la Nostra Signora della Mercede, con<br />
una regata storica di barche davanti alla passeggiata a mare<br />
e lancio di corone di fiori da barche e da aerei, per ricordare<br />
gli algheresi caduti in mare durante le guerre. A ferragosto,<br />
dal porto si può ammirare il famoso spettacolo pirotecnico,<br />
seguito da un concerto bandistico e da una gigantesca grigliata<br />
di pesce sui moli del porto.<br />
A settembre le feste maggiori si svolgono nelle borgate nei<br />
pressi di Alghero. Tra queste, si devono ricordare la Festa di<br />
Santa Maria <strong>La</strong> Palma e la Festa della Madonna Stella Maris,<br />
presso il centro di Maristella, vicino a Porto Conte.<br />
Dopo l'estate, l'appuntamento più importante slitta al periodo<br />
natalizio, quando si svolge il Cap d'Any d'Alguer<br />
(Capodanno di Alghero), durante il quale vengono organizzati<br />
vari spettacoli di intrattenimento quasi tutti i giorni, sino<br />
al gran finale della notte di S. Silvestro, il 31 dicembre.<br />
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