Campini, i vigili traslocano. Adesso il centro sportivo - Il Reporter
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30 Giugno 2009<br />
celebrazioni<br />
TRADIZIONI. La storia del patrono della città. Dalla Firenze romana ai giochi pirotecnici<br />
Marte, i “fochi” e la gara by night<br />
Un viaggio all’indietro nel tempo, per scoprire perché<br />
è San Giovanni a proteggere la città e da dove nasce<br />
la passione dei fi orentini per i fuochi colorati<br />
che <strong>il</strong>luminano la notte del ventiquattro<br />
Caterina Gent<strong>il</strong>eschi<br />
Ventiquattro giugno, data segnata di rosso sul calendario<br />
di ogni fi orentino che voglia essere defi<br />
nito tale. Giornata in cui si festeggia <strong>il</strong> patrono<br />
e si celebra la fi orentinità. Pochi fronzoli e un<br />
appuntamento da non perdere, quello coi “fochi”, che per<br />
un’ora <strong>il</strong>luminano la notte della città del giglio. Ma da dove<br />
nasce la tradizione dei giochi pirotecnici e perché è proprio<br />
San Giovanni ad avere <strong>il</strong> faticoso compito di proteggere la<br />
città? Le due cose sono strettamente collegate e affondano<br />
le radici in un passato molto lontano. I documenti storici<br />
arrivati fi no a noi, spiegano che<br />
ai tempi del paganesimo era <strong>il</strong><br />
dio Marte a difendere Firenze.<br />
Divinità forte e coraggiosa, <strong>il</strong><br />
dio della guerra vegliava sui fi orentini<br />
e, secondo la credenza,<br />
faceva in modo che la città non<br />
venisse attaccata dai nemici. Ovviamente, per ogni divinità<br />
che si rispetti, c’era un tempio dove andare a rendere grazie,<br />
e Marte non faceva eccezione. Secondo gli studiosi e<br />
i ben informati, <strong>il</strong> tempio dedicato al dio si trovava proprio<br />
in corrispondenza dell’attuale Battistero, poco lontano<br />
dall’incrocio tra cardo e decumano, subito fuori dalle<br />
mura della città romana. E’ altrettanto ovvio che a darsi <strong>il</strong><br />
cambio non furono le due divinità di propria sponte, ma<br />
all’indomani dell’avvento del cristianesimo, per non essere<br />
da meno dei predecessori romani, i longobardi decisero di<br />
assegnare a Firenze un santo altrettanto coraggioso ma cer-<br />
tamente più mite del bellicoso Marte, <strong>il</strong> noto san Giovanni<br />
Battista. Questa sorta di cambio della guardia avveniva nel<br />
periodo tra <strong>il</strong> VI e <strong>il</strong> VII secolo dopo Cristo, in una Firenze<br />
appena convertita al cristianesimo, decisamente votata al<br />
commercio. Di lì a poco anche sulle monete apparve l’effi -<br />
ge del santo, <strong>il</strong> cui compito era quello di proteggere l’integrità<br />
e <strong>il</strong> buon esito degli affari che davano lustro alla città.<br />
Era davanti al Battistero che si celebravano incontri politici<br />
e cerimonie religiose, ed è sempre davanti al tempio che<br />
terminava la processione che vedeva protagonisti dei ceri<br />
accesi che sfi lavano da piazza<br />
della Signoria a piazza Duomo<br />
culminando nello scoppio del<br />
carro di San Giovanni (detto<br />
anche “brindellone”), che oggi<br />
caratterizza i festeggiamenti<br />
della Pasqua. Da questi scoppi<br />
e accensioni nasce la tradizione dei fuochi, tradizione ad<br />
onor del vero comune a quasi tutte le feste patronali, ma che<br />
a Firenze assume connotati particolari. Si trasforma in un<br />
vero e proprio rituale che porta tutta la popolazione a riunirsi<br />
in massa sui lungarni per ammirare <strong>il</strong> cielo che per un’ora<br />
si <strong>il</strong>lumina di bagliori colorati. Oltre al lato più vissuto della<br />
festa, ce ne sono altri meno noti come la “notturna di San<br />
Giovanni”, gara podistica by night e <strong>il</strong> concorso fotografi co<br />
San Giovanni Battista, al quale si può partecipare inviando<br />
i propri lavori entro <strong>il</strong> 15 ottobre. Info: www.sangiovannibattistafi<br />
renze.com<br />
Con buone probab<strong>il</strong>ità <strong>il</strong> tempio<br />
di Marte sorgeva nel posto<br />
dove oggi si trova<br />
<strong>il</strong> Battistero di San Giovanni<br />
1028821<br />
San Giovanni,<br />
chi s , accontenta gode<br />
A San Giovanni Firenze si spoglia. stata costruita apposta. Più in<br />
In barba alla sacra ricorrenza. La basso (ma già decisamente più in<br />
città del giglio si leva di dosso la basso) ci sono quelli che stanno<br />
veste più radical chic per mostra- con la testa all’insù sul lungarno<br />
re la sua natura più popolana e Cellini. Luci spente, strada deser-<br />
provinciale. <strong>Il</strong> 24 di giugno Firenta, qualche testa nel mezzo. Ma<br />
ze si riscopre (inconsapevolmen- insomma, non ci si può lamente)<br />
divisa tra nob<strong>il</strong>i e plebei, come tare. Più in là c’è chi sta sui pon-<br />
accadeva ai tempi della signoria. ti, ammassati come al concerto<br />
Come in un rituale dantesco, è fa- degli U2. E poi sul lungarno della<br />
c<strong>il</strong>e capire chi si colloca dove, ba- Zecca Vecchia, dove la ricorrenza<br />
sta osservare chi assiste ai fuochi si trasforma in festa di paese, con<br />
(o “fochi” per i puristi della lingua). tanto di lupini, brigidini e patate<br />
Come tutti sanno, i giochi pirotec- fritte. (Poco) dulcis (ma molto) in<br />
nici che ogni fi orentino aspetta, fundo ci sono quelli in coda sui<br />
vengono sparati dalla collina del viali. Quelli che non hanno fatto<br />
piazzale Michelangelo. Ecco, im- i calcoli e sono rimasti bloccati<br />
maginando di guardare la città nel traffi co. Si ritrovano sistema-<br />
dal punto di vista dei fuochisti, ticamente incastrati nell’ingorgo,<br />
dall’alto in basso, ci si accorge di scendono dalle macchine e guar-<br />
una suddivisione netta. In primo dano mesti <strong>il</strong> cielo. Smoccolano<br />
piano si possono ammirare i più ogni tanto tra sé e sé e pensano<br />
fortunati, i signori, i nob<strong>il</strong>i della già al ritorno, maledicendosi per<br />
situazione. Par di vederli sorseg- non aver seguito <strong>il</strong> consiglio della<br />
giare drink in compagnia di amici mamma, che suggeriva di pren-<br />
selezionatissimi osservando le dere l’autobus. “Giuro che l’anno<br />
esplosioni dalla terrazza sul tet- prossimo me ne sto a casa”, si<br />
to, rigorosamente esposta nella sente dire dall’ultimo girone. Ve-<br />
giusta direzione. Come se fosse dremo.