sul tromboembolismo venoso - Supplements - Haematologica
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Società Italiana per lo Studio dell’Emostasi e della Trombosi<br />
PROFILASSI DEL TROMBOEMBOLISMO<br />
VENOSO IN CHIRURGIA<br />
PREMESSA<br />
I dati epidemiologici, che documentano<br />
la grande frequenza della patologia tromboembolica,<br />
e il fatto che questa patologia<br />
sia molto spesso asintomatica nelle fasi iniziali<br />
costituiscono la base razionale per<br />
l’impiego di misure di profilassi in pazienti<br />
a rischio. In effetti l’intervento chirurgico<br />
con le sue lesioni tissutali e la frequente<br />
immobilizzazione postoperatoria costituisce<br />
di per sé una condizione clinica<br />
caratterizzata da aumentato rischio di <strong>tromboembolismo</strong><br />
<strong>venoso</strong> (TEV), rischio che<br />
aumenta ulteriormente se sono presenti<br />
fattori di rischio individuali, quali quelli<br />
indicati nella Tabella 5.1.<br />
L’entità del rischio tromboembolico prevedibile<br />
per il singolo paziente è il principale<br />
fattore di scelta tra le svariate misure di<br />
profilassi farmacologica e fisica che si sono<br />
dimostrate efficaci in studi controllati. Non<br />
bisogna tuttavia trascurare altri fattori, quali<br />
il rischio emorragico associato al trattamento,<br />
il costo, e gli inconvenienti per il<br />
paziente stesso. Per valutare il rischio di<br />
TVP postoperatoria sono state proposte<br />
varie classificazioni. Riportiamo qui le due<br />
più conosciute: la classificazione in 3 livelli<br />
di rischio proposta nel 1997 dall’ European<br />
Consensus Conference 1 (Tabella 5.2) e quella<br />
in 4 livelli riportata nella 6a ACCP Consensus<br />
Conference <strong>sul</strong>la Terapia Antitrombotica<br />
2 (Tabella 5.3).<br />
Come si vede, si tratta di 2 classificazioni<br />
molto diverse, che conducono poi inevitabilmente<br />
a scelte differenti per quanto<br />
riguarda la profilassi. In attesa che si giunga<br />
ad una classificazione univoca, raccomandiamo<br />
che ogni ospedale valuti il problema<br />
e scelga la classificazione ritenuta<br />
più idonea. Per quanto riguarda la chirurgia<br />
generale si possono considerare maggiori<br />
tutti gli interventi laparotomici o gli interventi<br />
di chirurgia toracica effettuati in anestesia<br />
generale, di durata > 30 minuti. Si<br />
possono citare come esempi di chirurgia<br />
minore: quadrantectomia mammaria,<br />
ernioplastica secondo Lichtenstein, safenectomia.<br />
Anche per la chirurgia ginecologica<br />
sono da considerarsi maggiori gli<br />
interventi laparotomici di durata > 30<br />
minuti, mentre sono da considerarsi minori<br />
gli interventi per via vaginale o per via<br />
endoscopica su patologie benigne. Per la<br />
chirurgia urologica sono da considerarsi<br />
minori gli interventi in cistoscopia o la prostatectomia<br />
per via transuretrale.<br />
Per quanto riguarda le raccomandazioni<br />
adotteremo in questa edizione la classificazione<br />
in 4 livelli di rischio.<br />
Il rischio di eventi tromboembolici per le<br />
varie classi di rischio, determinato in base<br />
ai ri<strong>sul</strong>tati dei numerosi studi condotti<br />
quando era considerato etico un gruppo di<br />
controllo non trattato, e riferentisi a diagnosi<br />
di TVP effettuata mediante captazione<br />
del fibrinogeno radiomarcato o flebografia<br />
bilaterale degli arti inferiori, è riportato<br />
nella Tabella 5.4.<br />
Oltre alla valutazione del rischio tromboembolico<br />
individuale, prima dell’intervento<br />
è opportuno valutare anche il<br />
rischio emorragico del paziente,<br />
attraverso una adeguata anamnesi (in<br />
particolare informandosi se si siano verificate<br />
precedenti emorragie post-chirurgiche<br />
o post-estrattive dentarie, se sia presente<br />
una epatopatia oppure un’ulcera<br />
peptica in fase attiva, se il paziente sia in<br />
trattamento con farmaci attivi <strong>sul</strong>l’emostasi,<br />
quali warfarin, acenocumarolo, aspirina,<br />
ticlopidina, clopidogrel), un accurato<br />
esame obiettivo, e un minimo<br />
screening della funzionalità<br />
emostatica comprendente conta delle<br />
piastrine, PT, e PTT. I dati raccolti permetteranno<br />
di classificare il paziente in due<br />
categorie rispettivamente a rischio emorragico<br />
normale o elevato (Tabella 5.5).<br />
La profilassi antitrombotica peri-operatoria<br />
si avvale di mezzi farmacologici e di<br />
mezzi fisici.<br />
MEZZI FARMACOLOGICI<br />
I farmaci dimostratisi efficaci in studi randomizzati<br />
e attualmente in uso comprendono:<br />
• Eparina a basse dosi (EBD: 5000 UI/12h;<br />
5000 UI/8h)<br />
haematologica vol. 88[supplement 18]: December 2003