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sul tromboembolismo venoso - Supplements - Haematologica

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32<br />

Società Italiana per lo Studio dell’Emostasi e della Trombosi<br />

PROFILASSI DEL TROMBOEMBOLISMO<br />

VENOSO IN CHIRURGIA<br />

PREMESSA<br />

I dati epidemiologici, che documentano<br />

la grande frequenza della patologia tromboembolica,<br />

e il fatto che questa patologia<br />

sia molto spesso asintomatica nelle fasi iniziali<br />

costituiscono la base razionale per<br />

l’impiego di misure di profilassi in pazienti<br />

a rischio. In effetti l’intervento chirurgico<br />

con le sue lesioni tissutali e la frequente<br />

immobilizzazione postoperatoria costituisce<br />

di per sé una condizione clinica<br />

caratterizzata da aumentato rischio di <strong>tromboembolismo</strong><br />

<strong>venoso</strong> (TEV), rischio che<br />

aumenta ulteriormente se sono presenti<br />

fattori di rischio individuali, quali quelli<br />

indicati nella Tabella 5.1.<br />

L’entità del rischio tromboembolico prevedibile<br />

per il singolo paziente è il principale<br />

fattore di scelta tra le svariate misure di<br />

profilassi farmacologica e fisica che si sono<br />

dimostrate efficaci in studi controllati. Non<br />

bisogna tuttavia trascurare altri fattori, quali<br />

il rischio emorragico associato al trattamento,<br />

il costo, e gli inconvenienti per il<br />

paziente stesso. Per valutare il rischio di<br />

TVP postoperatoria sono state proposte<br />

varie classificazioni. Riportiamo qui le due<br />

più conosciute: la classificazione in 3 livelli<br />

di rischio proposta nel 1997 dall’ European<br />

Consensus Conference 1 (Tabella 5.2) e quella<br />

in 4 livelli riportata nella 6a ACCP Consensus<br />

Conference <strong>sul</strong>la Terapia Antitrombotica<br />

2 (Tabella 5.3).<br />

Come si vede, si tratta di 2 classificazioni<br />

molto diverse, che conducono poi inevitabilmente<br />

a scelte differenti per quanto<br />

riguarda la profilassi. In attesa che si giunga<br />

ad una classificazione univoca, raccomandiamo<br />

che ogni ospedale valuti il problema<br />

e scelga la classificazione ritenuta<br />

più idonea. Per quanto riguarda la chirurgia<br />

generale si possono considerare maggiori<br />

tutti gli interventi laparotomici o gli interventi<br />

di chirurgia toracica effettuati in anestesia<br />

generale, di durata > 30 minuti. Si<br />

possono citare come esempi di chirurgia<br />

minore: quadrantectomia mammaria,<br />

ernioplastica secondo Lichtenstein, safenectomia.<br />

Anche per la chirurgia ginecologica<br />

sono da considerarsi maggiori gli<br />

interventi laparotomici di durata > 30<br />

minuti, mentre sono da considerarsi minori<br />

gli interventi per via vaginale o per via<br />

endoscopica su patologie benigne. Per la<br />

chirurgia urologica sono da considerarsi<br />

minori gli interventi in cistoscopia o la prostatectomia<br />

per via transuretrale.<br />

Per quanto riguarda le raccomandazioni<br />

adotteremo in questa edizione la classificazione<br />

in 4 livelli di rischio.<br />

Il rischio di eventi tromboembolici per le<br />

varie classi di rischio, determinato in base<br />

ai ri<strong>sul</strong>tati dei numerosi studi condotti<br />

quando era considerato etico un gruppo di<br />

controllo non trattato, e riferentisi a diagnosi<br />

di TVP effettuata mediante captazione<br />

del fibrinogeno radiomarcato o flebografia<br />

bilaterale degli arti inferiori, è riportato<br />

nella Tabella 5.4.<br />

Oltre alla valutazione del rischio tromboembolico<br />

individuale, prima dell’intervento<br />

è opportuno valutare anche il<br />

rischio emorragico del paziente,<br />

attraverso una adeguata anamnesi (in<br />

particolare informandosi se si siano verificate<br />

precedenti emorragie post-chirurgiche<br />

o post-estrattive dentarie, se sia presente<br />

una epatopatia oppure un’ulcera<br />

peptica in fase attiva, se il paziente sia in<br />

trattamento con farmaci attivi <strong>sul</strong>l’emostasi,<br />

quali warfarin, acenocumarolo, aspirina,<br />

ticlopidina, clopidogrel), un accurato<br />

esame obiettivo, e un minimo<br />

screening della funzionalità<br />

emostatica comprendente conta delle<br />

piastrine, PT, e PTT. I dati raccolti permetteranno<br />

di classificare il paziente in due<br />

categorie rispettivamente a rischio emorragico<br />

normale o elevato (Tabella 5.5).<br />

La profilassi antitrombotica peri-operatoria<br />

si avvale di mezzi farmacologici e di<br />

mezzi fisici.<br />

MEZZI FARMACOLOGICI<br />

I farmaci dimostratisi efficaci in studi randomizzati<br />

e attualmente in uso comprendono:<br />

• Eparina a basse dosi (EBD: 5000 UI/12h;<br />

5000 UI/8h)<br />

haematologica vol. 88[supplement 18]: December 2003

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