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Linee Guida per la Diagnosi, la Profilassi e la Terapia del Tromboembolismo Venoso 5 Tabella 2.1. Valutazione della probabilità clinica per la diagnosi di TVP. 5 Caratteristiche cliniche (Se entrambi gli arti sono sintomatici valutare quello più accentuato) Punteggio Cancro in atto (terapia in corso, o nei precedenti 6 mesi, o palliativa) [1] Paralisi, paresi o recente immobilizzazione di un arto inferiore [1] Recente allettamento > 3 gg o chirurgia maggiore (entro 4 settimane) [1] Dolorabilità localizzata lungo il decorso del sistema venoso profondo [1] Edema di tutto l’arto [1] Gonfiore del polpaccio, 3 cm > controlaterale (10 cm sotto la tuberosità tibiale) [1] Edema improntabile (più accentuato nell’arto sintomatico) [1] Circolo collaterale superficiale (non vene varicose) [1] Diagnosi alternativa (verosimile almeno quanto quella di TVP) [- 2] Punteggio totale Valutazione conclusiva Alta probabilità (punteggio = 3 o >3) atteso il 75% di TVP Media probabilità (punteggio = 1 o 2) atteso il 17% di TVP Bassa probabilità (punteggio = 0 o neg.) atteso il 3% di TVP zi metodi obiettivi e sensibili, consente di confermare o escludere la presenza di TVP. 1 LA PROBABILITA’ CLINICA Sebbene la diagnosi solo su base clinica sia del tutto insufficiente, i dati clinici contribuiscono significativamente a determinare la probabilità che un paziente con sintomi o segni sospetti per TVP sia realmente affetto da tale patologia. La determinazione della probabilità clinica è dunque fondamentale per un’adeguata gestione del paziente con sospetta TVP e deve essere effettuata prima di eseguire qualsiasi test diagnostico. È stato dimostrato che la valutazione standardizzata di una serie di caratteristiche cliniche del paziente ambulatoriale con sospetta TVP, e conseguente calcolo di un punteggio (vedi Tabella 2.1), consente di classificare i pazienti in tre categorie con diversa probabilità di avere effettivamente una TVP: 75%, 17% e 3% di TVP rispettivamente nelle categorie ad alto, intermedio e basso rischio. 5 L’attribuzione ad una di queste categorie consente di adottare iter diagnostici diversi a seconda del grado di probabilità clinica. Altri autori 6 hanno dimostrato che la valutazione della probabilità clinica può essere fatta anche su base empirica, invece che mediante un punteggio, seguendo comunque una lista di caratteristiche cliniche predefinite. Secondo questi autori, questi due diversi metodi danno risultati comparabili e consentono una simile accuratezza nella valutazione del grado di probabilità. DIAGNOSI STRUMENTALE DI TVP (ARTI INFERIORI) I dati clinici, anche se indicativi di TVP altamente probabile, non possono essere sufficienti per la diagnosi che, in ogni caso, deve essere accertata mediante uno o più dei seguenti tests: – Flebografia con mezzo di contrasto – Ecografia B-mode e Eco-Doppler – Pletismografia ad impedenza – Risonanza magnetica Flebografia La flebografia è considerata ancora oggi l’esame di riferimento sebbene sia solo raramente effettuata nella pratica clinica quotidiana. Si esegue mediante iniezione di mezzo di contrasto in una vena superficiale del dorso del piede. Radiografie seriate dell’arto inferiore e della pelvi permettono di seguire la diluizione del mezzo di haematologica vol. 88[supplement 18]: December 2003

6 Società Italiana per lo Studio dell’Emostasi e della Trombosi contrasto nell’albero venoso, consentendo una visualizzazione diretta della trombosi ed una valutazione dell’estensione prossimale della stessa. 7 Il trombo si evidenzia come un difetto di riempimento visibile in almeno due immagini consecutive. Nonostante la sua accuratezza e la relativa sicurezza dei mezzi di contrasto attualmente impiegati, la flebografia non è tuttavia un test diagnostico di prima linea essendo, oltre che invasivo, relativamente costoso e di non sempre agevole e rapida esecuzione ed interpretazione. Considerati i diversi aspetti limitativi della metodica e gli avanzamenti della diagnostica ultrasonografica, oggi la flebografia ha un ruolo di seconda scelta nei pazienti sintomatici, mentre mantiene un ruolo di prima scelta nello screening post-operatorio nei pazienti asintomatici valutati nel corso di trial clinici controllati. Si ritiene comunemente che l’indagine flebografica non sia realizzabile o dia risultati inadeguati (non valutabili) nel 7% dei casi. 8 Costituiscono controindicazioni relative ad eseguire la flebografia le seguenti condizioni cliniche: a) precedenti reazioni da mezzo di contrasto gravi (necessaria premedicazione); b) gravidanza (eseguire preferenzialmente test non invasivi: se francamente negativi, la flebografia non è necessaria); c) pazienti anziani con condizioni cardiopolmonari molto compromesse; eseguire preferenzialmente test non invasivi: Ecotomografia (Ultrasonografia per compressione – CUS) L’ultrasonografia (ecografia B-mode, duplex scanning, eco-color-doppler) è la metodica non invasiva di prima scelta per la diagnosi di TVP prossimale degli arti inferiori (per definizione, trombosi estesa dalla vena poplitea ai segmenti iliaco-femorali). Infatti essa gode di una elevata accuratezza diagnostica, praticità e semplicità d’uso, economicità, innocuità, e può essere ripetuta senza restrizioni. L’uso del semplice apparecchio Doppler ad onda continua (Doppler CW) è stato praticamente abbandonato, a causa della sua scarsa accuratezza diagnostica. L’ecografia offre un’immagine bidimensionale del circolo venoso e la possibilità di testare, mediante il test di compressione, la pervietà dei grossi vasi venosi. L’esplorazione viene condotta a partire dalla vena femorale comune all’inguine e proseguita in senso distale. Il criterio più accurato per la diagnosi di TVP è basato sulla non compressibilità (totale o parziale) del lume venoso per effetto di una moderata pressione della sonda. 9 La sensibilità del test di compressione per la diagnosi delle trombosi prossimali è del 97% (95% IC: 96-98%) e la sua specificità è del 98% (95% IC: 97-99%). 10 La sensibilità cala molto ed è comunque notevolmente dipendente dall’operatore in caso di TVP distali isolate. In queste, una sensibilità più elevata (60%) sembra poter essere raggiunta, secondo alcuni autori, con l’impiego dell’eco-color-doppler; tuttavia queste conclusioni non appaiono supportate da adeguati studi clinici. L’uso di questi strumenti, più costosi, non sembra offrire particolari vantaggi nella diagnosi di TVP prossimali. Molto recentemente due studi hanno riportato un buon risultato diagnostico-clinico mediante una completa indagine ultrasonografica dell’albero venoso della gamba, estesa alle vene del polpaccio e basata sia sulla compressione che sull’impiego del Doppler. 11,12 Molto adottata tuttavia nella pratica clinica è la modalità semplificata di esecuzione dell’indagine ultrasonografica che si basa sulla sola comprimibilità del vaso e che prevede di esaminare il solo tratto prossimale venoso, e cioè la vena femorale comune all’inguine, la femorale superficiale alla coscia e la poplitea alla fossa poplitea scendendo fino alla sua triforcazione (CUS). L’indagine, in caso di normalità iniziale, va ripetuta in caso di peggioramento dei sintomi e comunque dopo 5- 7 giorni. L’indagine così concepita sembra sicura ed efficace, ma implicherebbe la ripetizione dell’esame in un numero eccessivo di casi (circa il 70%); per questo motivo sono state definite strategie diagnostiche che includono altri strumenti diagnostici al fine di limitare ai casi davvero necessari la ripetizione dell’esame. Si ritiene che in circa il 3% dei casi l’indagine ultrasonografica non sia tecnicamente eseguibile in modo da ottenere risul- haematologica vol. 88[supplement 18]: December 2003

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Società Italiana per lo Studio dell’Emostasi e della Trombosi<br />

contrasto nell’albero <strong>venoso</strong>, consentendo<br />

una visualizzazione diretta della trombosi<br />

ed una valutazione dell’estensione prossimale<br />

della stessa. 7 Il trombo si evidenzia<br />

come un difetto di riempimento visibile in<br />

almeno due immagini consecutive. Nonostante<br />

la sua accuratezza e la relativa sicurezza<br />

dei mezzi di contrasto attualmente<br />

impiegati, la flebografia non è tuttavia un<br />

test diagnostico di prima linea essendo,<br />

oltre che invasivo, relativamente costoso e<br />

di non sempre agevole e rapida esecuzione<br />

ed interpretazione. Considerati i diversi<br />

aspetti limitativi della metodica e gli avanzamenti<br />

della diagnostica ultrasonografica,<br />

oggi la flebografia ha un ruolo di seconda<br />

scelta nei pazienti sintomatici, mentre mantiene<br />

un ruolo di prima scelta nello screening<br />

post-operatorio nei pazienti asintomatici<br />

valutati nel corso di trial clinici controllati.<br />

Si ritiene comunemente che l’indagine<br />

flebografica non sia realizzabile o<br />

dia ri<strong>sul</strong>tati inadeguati (non valutabili) nel<br />

7% dei casi. 8<br />

Costituiscono controindicazioni relative<br />

ad eseguire la flebografia le seguenti condizioni<br />

cliniche: a) precedenti reazioni da<br />

mezzo di contrasto gravi (necessaria premedicazione);<br />

b) gravidanza (eseguire preferenzialmente<br />

test non invasivi: se francamente<br />

negativi, la flebografia non è necessaria);<br />

c) pazienti anziani con condizioni<br />

cardiopolmonari molto compromesse; eseguire<br />

preferenzialmente test non invasivi:<br />

Ecotomografia (Ultrasonografia per<br />

compressione – CUS)<br />

L’ultrasonografia (ecografia B-mode,<br />

duplex scanning, eco-color-doppler) è la<br />

metodica non invasiva di prima scelta per<br />

la diagnosi di TVP prossimale degli arti inferiori<br />

(per definizione, trombosi estesa dalla<br />

vena poplitea ai segmenti iliaco-femorali).<br />

Infatti essa gode di una elevata accuratezza<br />

diagnostica, praticità e semplicità d’uso,<br />

economicità, innocuità, e può essere<br />

ripetuta senza restrizioni. L’uso del semplice<br />

apparecchio Doppler ad onda continua<br />

(Doppler CW) è stato praticamente<br />

abbandonato, a causa della sua scarsa accuratezza<br />

diagnostica.<br />

L’ecografia offre un’immagine bidimensionale<br />

del circolo <strong>venoso</strong> e la possibilità di<br />

testare, mediante il test di compressione, la<br />

pervietà dei grossi vasi venosi. L’esplorazione<br />

viene condotta a partire dalla vena<br />

femorale comune all’inguine e proseguita<br />

in senso distale. Il criterio più accurato per<br />

la diagnosi di TVP è basato <strong>sul</strong>la non compressibilità<br />

(totale o parziale) del lume<br />

<strong>venoso</strong> per effetto di una moderata pressione<br />

della sonda. 9<br />

La sensibilità del test di compressione per<br />

la diagnosi delle trombosi prossimali è del<br />

97% (95% IC: 96-98%) e la sua specificità è<br />

del 98% (95% IC: 97-99%). 10 La sensibilità<br />

cala molto ed è comunque notevolmente<br />

dipendente dall’operatore in caso di TVP<br />

distali isolate. In queste, una sensibilità più<br />

elevata (60%) sembra poter essere raggiunta,<br />

secondo alcuni autori, con l’impiego<br />

dell’eco-color-doppler; tuttavia queste<br />

conclusioni non appaiono supportate da<br />

adeguati studi clinici. L’uso di questi strumenti,<br />

più costosi, non sembra offrire particolari<br />

vantaggi nella diagnosi di TVP prossimali.<br />

Molto recentemente due studi hanno<br />

riportato un buon ri<strong>sul</strong>tato diagnostico-clinico<br />

mediante una completa indagine ultrasonografica<br />

dell’albero <strong>venoso</strong> della gamba,<br />

estesa alle vene del polpaccio e basata<br />

sia <strong>sul</strong>la compressione che <strong>sul</strong>l’impiego del<br />

Doppler. 11,12 Molto adottata tuttavia nella<br />

pratica clinica è la modalità semplificata di<br />

esecuzione dell’indagine ultrasonografica<br />

che si basa <strong>sul</strong>la sola comprimibilità del<br />

vaso e che prevede di esaminare il solo tratto<br />

prossimale <strong>venoso</strong>, e cioè la vena femorale<br />

comune all’inguine, la femorale superficiale<br />

alla coscia e la poplitea alla fossa<br />

poplitea scendendo fino alla sua triforcazione<br />

(CUS). L’indagine, in caso di normalità<br />

iniziale, va ripetuta in caso di peggioramento<br />

dei sintomi e comunque dopo 5-<br />

7 giorni. L’indagine così concepita sembra<br />

sicura ed efficace, ma implicherebbe la<br />

ripetizione dell’esame in un numero eccessivo<br />

di casi (circa il 70%); per questo motivo<br />

sono state definite strategie diagnostiche<br />

che includono altri strumenti diagnostici<br />

al fine di limitare ai casi davvero necessari<br />

la ripetizione dell’esame.<br />

Si ritiene che in circa il 3% dei casi l’indagine<br />

ultrasonografica non sia tecnicamente<br />

eseguibile in modo da ottenere ri<strong>sul</strong>-<br />

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