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«Chi lo desidera, prego?»<br />

«Mrs Singer.»<br />

«Pronto.» La voce di Claymore era chiara, piacevole e profonda. Ascoltandola,<br />

si poteva pensare di parlare con il buon Dio in persona o perlomeno<br />

con un tizio alto più di uno e ottanta. Invece quella voce favolosa apparteneva<br />

a un ometto grassoccio con un grosso naso e i baffi da tricheco.<br />

«Ciao Clay. Judith Singer.»<br />

«Judith!» esclamò lui con calore, «perché non hai detto subito che eri<br />

tu? Quando ho sentito che 'Mrs Singer' voleva parlarmi credevo fosse una<br />

tediosissima funzionaria del pubblico ministero. Come stai, deliziosa, simpatica<br />

creatura?»<br />

«Bene, Clay. Senti, ho un enorme favore da chiederti.»<br />

«Tutto quello che vuoi. Può forse Dante dire di no a Beatrice?»<br />

«Senti Clay, ho bisogno di parlarti di una cosa. Potremmo andare a colazione<br />

insieme un giorno della settimana prossima?»<br />

«Sì, certo. È una cosa importante?»<br />

«Più o meno. Che giorno ti sarebbe comodo?»<br />

«Lasciami controllare l'agenda. Lunedì sono fuori città. Martedì, ti va?<br />

Ho un congresso del comitato dell'Albo degli avvocati, dove tutti si siedono<br />

intorno a un tavolo a tossire per vedere chi ha accumulato più catarro.<br />

Sarà meraviglioso svignarsela. All'una, va bene? Ci troviamo nel mio studio<br />

e andiamo in un posticino penosamente elegante.»<br />

Ci pensai su. Lo studio legale di Clay lavora parecchio per la Singer Associates.<br />

«Martedì va benissimo, ma possiamo darci appuntamento direttamente<br />

al ristorante? Non vorrei incontrare mio suocero o uno dei miei<br />

cognati se per caso si trovano dalle tue parti.»<br />

Claymore esitò un istante. Lo sentii deglutire. «Certo. Immagino che tu<br />

voglia che neanche Bob sia messo al corrente.»<br />

«Appunto. Ti spiegherò martedì.»<br />

«Benissimo. Allora ci troviamo all'una da Orsini.»<br />

«Splendido, Clay.» Magari avrei visto Jackie Onassis, o almeno Lee Radziwill.<br />

«Ti sono veramente grata.»<br />

«È un piacere, Judith.»<br />

Appoggiai adagio il ricevitore e cominciai a pensare come vestirmi. Dato<br />

che avevo scelto di scontare la mia condanna a Shorehaven, non ero più<br />

al corrente della moda di Manhattan ed ero a corto di idee. Sapevo che la<br />

gonna a pieghe non andava bene, ma non sapevo con cosa sostituirla. Telefonai<br />

a Nancy, che mi consigliò di mettere un abitino semplice arricchen-

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