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quel suo spregevole fratello?»<br />

Ribadimmo ancora per qualche minuto le stesse idee, senza giungere a<br />

una conclusione. A un certo punto mi misi a sbadigliare.<br />

«Andiamo a letto?» mi chiese Bob.<br />

Lo guardai. Non volevo perdere di nuovo la sua benevolenza, ma mi<br />

sentivo così debole e così sbronza che sapevo di non potermi adeguare.<br />

«Sì,» mi decisi infine, «credo di non essere in grado di fare niente altro.»<br />

«Va bene così,» concesse Bob magnanimamente, e si curvò a baciarmi<br />

sui capelli. «Ancora una cosa, però.»<br />

«Cosa?»<br />

«Giurami che non farai mai più una cosa simile. Mai.»<br />

Ci guardammo negli occhi. «Non posso,» mormorai.<br />

«Judith, mai più. Adesso basta. Non te lo permetterò.»<br />

«Robert, quanti altri delitti pensi che mi possano capitare, in tutta la mia<br />

vita?»<br />

«Non lo so. Ma adesso è finita, Judith. Voglio che sia chiaro.»<br />

«Bob,» cominciai a dire.<br />

«Buonanotte. Dormi bene.» Mi baciò ancora una volta, leggermente, poi<br />

ci spogliammo, senza prenderci la pena di guardarci.<br />

Mi addormentai quasi subito, ma continuavo a svegliarmi; lottavo per<br />

recuperare la mia parte di coperta, mi sentivo rigida e piena di doloretti,<br />

come se stesse per venirmi un'influenza. Non ricordo di avere sognato, ma<br />

so di essermi svegliata ogni volta con una sensazione di ansia, di disagio,<br />

come se volessi portare a termine una faccenda lasciata a metà, ma troppo<br />

debole e confusa per ricordarmi che cosa fosse e che cosa dovessi fare. Infine,<br />

poco dopo le tre e mezzo, scivolai giù dal letto e mi trascinai in bagno,<br />

sperando che un'aspirina mi facesse bene. Lo specchio mi rimandò<br />

l'immagine annebbiata di un viso disfatto, con occhiaie profonde e labbra<br />

gonfie e screpolate. Dio mio, pensai, che bell'aspetto!<br />

Poi uscii dal bagno in punta di piedi e scesi giù, nello studio, dove chiamai<br />

l'ufficio di Sharpe. Dovetti attendere quasi dieci minuti prima che venisse<br />

al telefono.<br />

«Nelson,» dissi, con voce arida e roca, «le fotografie.»<br />

«Che cosa?» chiese lui, «Judith, hai una voce orribile. Stai bene?»<br />

«Sì, non preoccuparti. Ma ascolta; non hanno trovato le foto da Dicky,<br />

ma se lui e Norma erano in combutta...»<br />

«Lo so. Ci ho pensato anch'io. Ci sono due uomini a casa sua, a controllare,<br />

ma è già passata un'ora e fino adesso non hanno trovato niente. E lei

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