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ca grigioverde.<br />

«Non è tanto pesante quanto pensavo.»<br />

«Adesso li fanno abbastanza leggeri,» mi spiegò la ragazza. Mi mandò a<br />

prendere il cappotto e risultò che non si riusciva ad abbottonarlo. Allora<br />

ripiegammo su una giacca a vento di Bob.<br />

«Sembro un orso polare con il vestito della domenica,» osservai.<br />

«Anche peggio,» mi assicurò Sharpe. Ridacchiammo un po', poi ripiombò<br />

il silenzio.<br />

«Posso toglierlo finché non usciamo?» chiesi.<br />

«No, per favore,» mi pregò la Jackson, «altrimenti devo sistemare un'altra<br />

volta il microfono.»<br />

I due rimasero tranquillamente seduti, scambiandosi ogni tanto un'osservazione<br />

sulle varie tecniche di sorveglianza. Io passeggiavo per la stanza;<br />

non mi era possibile sistemare la mia voluminosa persona su una sedia. Un<br />

sudore acido cominciò a inumidirmi la fronte e a scorrermi fra i seni. Infine<br />

Sharpe annunciò che erano le otto. «Significa che siamo sul posto,» disse.<br />

Lo guardai senza capire. «Significa che tutti i miei uomini sono appostati<br />

nel parcheggio. Non vogliamo che Dunck noti qualche movimento insolito<br />

se per caso arriva in anticipo per ispezionare la zona.»<br />

«Oh!» feci io, e passeggiai ancora un po'. «Vado fuori.»<br />

«No,» scattò Sharpe, «potrebbe passare di qui.»<br />

«Andrò nel cortile posteriore,» insistetti, e mi avviai verso la porta della<br />

cucina. La Jackson mi seguì pochi istanti dopo, infilandosi il cappotto. La<br />

neve irradiava una luminescenza irreale, più splendente, quando la luna<br />

spuntava da dietro una nuvola. Feci qualche passo fino all'altalena dei<br />

bambini, ripulii il sedile dalla neve e armeggiai per sedermici sopra. La Jackson<br />

rimase in piedi vicino a me, gigantesca presenza nera sulle bianche<br />

nevi di Shorehaven.<br />

«Spaventata?» mi chiese.<br />

«Non lo so. Più che altro ho un senso di nausea.»<br />

«È la fifa,» dichiarò lei, «ci passiamo tutti, in un modo o nell'altro. Io,<br />

ogni volta che faccio da esca, sto al gabinetto per un'ora prima di uscire.»<br />

«Ma una volta che è sul posto ha ancora paura?»<br />

«Sì.» Rimase un attimo zitta. «Però quando le cose incominciano a<br />

muoversi, nell'istante in cui la persona sospetta mi si avvicina, inizio a stare<br />

bene. Da quel momento in poi, è solo un lavoro.»<br />

«Ma lei è una professionista,» obiettai, «è stata addestrata. Sa cosa deve<br />

fare.»

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