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alle sette o alle otto. Tornò a casa di buon umore. Disse che i nostri problemi<br />

erano finiti.»<br />

«Che cosa intendeva dire?»<br />

«Oh, non quello che pensa lei! Credo che avesse acquisito un nuovo<br />

cliente. Ma non era turbato.»<br />

«E quando avete saputo dell'assassinio?»<br />

«Pochi minuti dopo il ritorno di Dicky. Ci telefonò la vicina di Norma.<br />

Andammo subito da lei.»<br />

«Come reagì Dicky?»<br />

«Era turbato. Eravamo entrambi turbati.» La sua voce si ridusse a un<br />

mormorio. «Per favore, non me la sento più di parlare.»<br />

Mi alzai, irrigidita. La sedia, copiata da un modello progettato per una<br />

corporatura del diciottesimo secolo, era molto scomoda. «Mi terrò in contatto<br />

con lei, Brenda. E mi telefoni se sente il bisogno di parlare con qualcuno.<br />

Una cosa, però: teniamo per noi questo colloquio. Se dice a suo marito<br />

che sono stata qui, può darsi che saltino fuori un sacco di domande alle<br />

quali né io né lei abbiamo voglia di rispondere. Le pare?» Brenda annuì.<br />

Ci avviammo alla porta. Su una mensola, sotto uno specchio, vidi una fotografia<br />

incorniciata di Brenda e Dicky a un banchetto; si tenevano la mano<br />

davanti a un piatto di sedano e olive. «Non avrebbe una fotografia di<br />

Dicky da darmi?» le chiesi, «mi può servire per eliminarlo dall'elenco dei<br />

sospetti, anche solo potenziali.»<br />

«Quella non posso dargliela, Dicky se ne accorgerebbe. È stata presa a<br />

una cena del Fondo nazionale di Israele, in onore di suo cugino Murray.»<br />

«Oh, certo! Non ne ha per caso un'altra?» Brenda mi pregò di attenderla<br />

e scomparve in qualche stanza sul retro della casa.<br />

«Ecco.» Mi porse un ritaglio di giornale. C'era una foto di Dicky davanti<br />

al suo stabilimento. Un'imponente insegna, «Stamperia La Potente», sembrava<br />

sorgere dalla sua testa rasata. «È stata pubblicata sul Shorehaven<br />

Sentinel il giorno dell'inaugurazione della tipografia. Ne abbiamo moltissime<br />

copie.»<br />

«La ringrazio.» Uscii con calma e salii in macchina. La strada era deserta.<br />

Dietro l'angolo scorsi l'auto di Sharpe, con il motore acceso. Dietro di lui<br />

era parcheggiato un camion con l'insegna di un elettricista. Sharpe ingranò<br />

la marcia e incominciò a seguirmi. Per i primi duecento metri resistetti alla<br />

tentazione di guardare nello specchio retrovisore per controllare la sua espressione,<br />

poi finalmente mi permisi di farlo, ma non vidi niente: il sole

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