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«D'accordo,» ripetei, «ci vediamo verso le dieci,»<br />

«Facciamo alle undici. Così riesco a portare i miei ragazzi a pattinare di<br />

mattina presto.»<br />

Ci salutammo, e io salii le scale in punta di piedi, camminando vicino alla<br />

ringhiera per evitare che le assi scricchiolassero. Quasi mi aspettavo di<br />

trovare Bob appostato sul pianerottolo, paralizzato dalla rabbia dopo aver<br />

ascoltato la nostra conversazione. «Sgualdrina, puttana,» mi avrebbe sibilato,<br />

con la faccia stravolta dall'ira. Oppure si sarebbe mostrato civilmente<br />

indifferente, mi sarebbe venuto incontro con la vestaglia marrone e mi avrebbe<br />

detto: «Bene, tesoro, sono contento che ti sia trovata una piccola attività<br />

extra. Cominciavo a pensare di essere solo io a sentire il bisogno di<br />

orizzonti più vasti.»<br />

Naturalmente Bob dormiva della grossa, con i piedi che sbucavano fuori<br />

dalla trapunta. Mi spogliai al buio e mi infilai pian piano nel letto. Bob non<br />

si mosse.<br />

E nemmeno ebbe alcuna visibile reazione quando, il mattino dopo, gli<br />

annunciai che dovevo vedermi con Sharpe. Si limitò a stringersi nelle spalle<br />

e disse: «Fai quello che vuoi.»<br />

«Pare che lui pensi che sono su una buona pista,» gli spiegai.<br />

«Certo,» fece Bob, e si versò un altro bicchiere di succo di arancia.<br />

Lasciai i cereali a inzupparsi di latte e andai di sopra a vestirmi. Come ci<br />

si veste per andare al distretto di polizia? E come ci si veste per incontrare<br />

il proprio amante? I jeans erano troppo trascurati. Un abitino intero poteva<br />

andare, ma Bob avrebbe potuto chiedersi, con ragione, perché mai mi mettevo<br />

in ghingheri per andare a discutere un delitto. Mi decisi infine per un<br />

paio di calzoni grigi cui ero affezionata e per un maglione di cashemere<br />

giallo che mi ero comprata al festival di Edimburgo nel 1965, fra un concerto<br />

e l'altro. Mentre salutavo Bob con la mano e facevo tintinnare le<br />

chiavi della macchina, mi sentivo molto sofisticata, altamente efficiente, e<br />

anche graziosa, ma in maniera sobria, senza chiasso.<br />

«Ehi, sei uno schianto!» sussurrò Sharpe mentre si alzava per salutarmi.<br />

«Buongiorno, Mrs Singer,» aggiunse a voce alta, e mi strinse la mano. Il<br />

suo ufficio era esattamente come me lo immaginavo. Pareti color crema,<br />

invece del solito verdino istituzionale, un'ampia scrivania di legno massiccio<br />

e alcune sedie con lo schienale rigido e i cuscini verdi. In più, un classificatore<br />

di metallo, grigio, con sopra due tazzine da caffè di plastica.<br />

«È delizioso,» osservai, guardandomi intorno, «così accogliente, ma<br />

senza quella freddezza tipica dell'arredatore professionista.»

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