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sibile ogni concentrazione. «Nelson, forse adesso dovresti andartene. Non<br />

riesco a concentrarmi. Ti telefono, se mi viene in mente qualcosa.»<br />

«Non voglio andarmene.»<br />

«Ma non hai un sacco di lavoro da fare?»<br />

«Lavoro già,» insistette lui. «Senti, andiamo un po' fuori. Ti offro la colazione.»<br />

«Non posso. Mio figlio sta per tornare dall'asilo.»<br />

«Non sa prepararsi qualcosa da mangiare?»<br />

«Nelson, ha quattro anni.»<br />

«Caspita. Non ho pensato che ne avessi uno così piccolo. Come si chiama?»<br />

«Joseph. Joey.»<br />

«Ne hai degli altri?»<br />

«Una bambina di sei anni, Katherine. Sai che è davvero curioso?»<br />

«Che cosa?»<br />

«Il fatto che stiamo pensando tranquillamente di andare a letto insieme e<br />

non conosciamo nemmeno i dettagli basilari delle nostre vite, Non ti sembra<br />

una cosa strana?»<br />

«No. Judith, siamo in sintonia noi due. Ti capita con qualsiasi tizio che<br />

incontri?»<br />

«No. Con il sessanta per cento. E, fra questi, ho il tempo di andare a letto<br />

solo con la metà.»<br />

«Ascolta,» fece lui, «siamo persone adulte. Abbiamo vissuto abbastanza<br />

per sviluppare una certa intuizione. Secondo te, sarebbe sostanzialmente<br />

diverso se conoscessi il mio secondo nome?»<br />

«No, ma ti renderebbe più reale. Comunque, qual è il tuo secondo nome?»<br />

«Lawrence. Ti pare che questo aggiunga qualcosa alla mia personalità?»<br />

«Il mio è Eva.»<br />

«Fantastico. Ora so tutto quello che c'è da sapere su di te. Va bene, Judith<br />

Eva, posso portarti fuori a colazione?»<br />

«No. Te l'ho detto, mio figlio sarà qui da un momento all'altro.»<br />

«Non può andare da qualche parte? A giocare da un amico?»<br />

«Devo abbandonare il mio bambino perché tu possa sedurmi?»<br />

«Judith. Ho con me la chiave dell'appartamento di un amico. A dieci minuti<br />

da casa tua. Lungo la strada ti dirò il cognome di mia madre da nubile.»<br />

«Credevo che tu fossi così arrabbiato con me, quando sei entrato. Come

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