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smo.»<br />

«Nelson, è Brenda.»<br />

«Come lo sai?» scattò bruscamente. «Ha la faccia coperta.»<br />

Scostai una seggiola dal tavolo da pranzo e mi lasciai cadere sopra.<br />

«Siediti,» ordinai. Sharpe avvicinò un'altra sedia alla mia e ubbidì. «Allora:<br />

la riconosco perché conosco il suo corpo.»<br />

«Ti dispiace spiegarti meglio?»<br />

«Frequento il suo stesso club. Un giorno, nella sauna, l'ho vista bene. Ha<br />

questo stesso corpo fantastico, con la vita sottilissima tipo Rossella O'Hara<br />

e queste cicatrici sulla pancia.»<br />

«Probabilmente un taglio cesareo e un'appendicectomia. Comunissimo.<br />

Ne ho già parlato con il medico legale.»<br />

«Non sono poi così comuni; Nelson, ci sono milioni di donne senza cicatrici<br />

sulla pancia. E chi altro può avere un vitino come questo?»<br />

«Non lo so,» borbottò lui.<br />

«E i peli del pube, guarda. Ha solo questa strisciolina.»<br />

«Sei sicura?»<br />

«Perché non mi vuoi credere?» Presi in mano la fotografia per esaminarla<br />

ancora una volta. «Anche le unghie dei piedi sono le sue, lunghe e pitturate.»<br />

Il piede destro, appoggiato al fianco di Prince, era in primo piano, e<br />

si distinguevano benissimo le prime due unghie.<br />

Sharpe si curvò a studiare la foto. «Sei sicurissima?»<br />

«Sì,» affermai stancamente.<br />

«Va bene. E questo dove ci porta? Dici che è piccola?»<br />

«Sì. Non più di uno e cinquantadue.»<br />

«Be', a meno che non abbia fatto un balzo per arrivare a Fleckstein, non<br />

vedo come avrebbe potuto colpirlo.»<br />

«Non è tipo da fare balzi. È molto studiata, si sforza di muoversi con<br />

grazia, con dignità. Vorrebbe assumere un atteggiamento anglosassone.»<br />

«Allora doveva farsi fottere da un cane-pastore inglese,» obiettò Sharpe.<br />

«Dunque, dove ci porta tutto questo?»<br />

«Non lo so.» Mi accasciai sulla sedia con la testa fra le mani.<br />

«Forse non ci porta da nessuna parte,» rifletté Sharpe, «forse era solo<br />

una delle sue donne.»<br />

«No.»<br />

«Perché no?»<br />

«Non lo so. Cerca di stare zitto un momento.» Seduto a due centimetri<br />

da me, Sharpe mi guardava pensare, cosa che naturalmente rendeva impos-

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