Newsday
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«Chi è Fay?» si informò Sharpe.<br />
«Bastardo! Diceva di non avere ascoltato!»<br />
«Infatti. Ho solo sentito il nome Fay.»<br />
«Vuole per cortesia uscire da questa stanza? Immediatamente!» Si limitò<br />
a sorridere. «Dico sul serio, tenente. Subito. Fuori!»<br />
«Non voleva sentire gli alibi di tutti quanti?» mi chiese, senza smettere<br />
di sorridere. «Può anche prendere appunti, se lo desidera.»<br />
«Va bene,» accettai con fredda cortesia. «Scendiamo.»<br />
«Judith?»<br />
«Cosa?»<br />
«La rende nervosa il fatto che io sia in camera sua?» Fece un passo avanti<br />
per dimostrarmi che stava violando di proposito la mia integrità territoriale.<br />
«Sì, mi rende nervosa.» Raggiunsi la porta a grandi passi, scostandomi<br />
leggermente per non sfiorarlo. Sharpe fece ciò che avevo sperato, ciò che<br />
io non avevo il coraggio di fare. Mi afferrò, mi tenne ferma e mi baciò; a<br />
lungo e intensamente.<br />
Ritrassi la testa di qualche centimetro per inoltrare una protesta proforma.<br />
«Per favore.» Poi, senza dargli il tempo di rispondere, tornai ad accostare<br />
la bocca alla sua. Ci baciammo ancora, teneramente, con violenza, in<br />
tutti i modi possibili. Pareva che a Sharpe piacessero i baci in sé, e non li<br />
considerasse soltanto il preludio a qualcosa di più, l'accompagnamento automatico<br />
al fare l'amore, tanto per tenere occupata la bocca mentre il resto<br />
del corpo si agita per conto suo. Aveva un talento naturale per il bacio.<br />
«Judith,» mormorò. C'era qualcosa di grosso e meraviglioso sotto i suoi<br />
jeans; premeva contro di me e io sentii le dita che mi si spostavano quasi<br />
per riflesso condizionato, che mi prudevano per la voglia di aprirgli la<br />
lampo.<br />
Invece mi staccai. «Nelson, non ce la faccio. Ti prego!»<br />
«Ti prego!»<br />
«No, sono io che ti prego.» Feci un passo indietro, ed entrambi respirammo<br />
affannosamente.<br />
«Devo chiedere scusa?» si offrì Nelson. «Mi dispiace, Judith, ma sei una<br />
gran donna. Non ne ho mai conosciuta un'altra come te.»<br />
Gli presi la mano e la strinsi forte. «Parliamo degli alibi,» proposi. Mi<br />
sentivo addirittura raggiante.<br />
«Non mi va di parlare degli alibi,» protestò lui, ma mi seguì giù dalle<br />
scale fino in soggiorno. «Per favore, Judith, sediamoci e parliamo...» esitò