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«Va benissimo, grazie. Alle dieci, è troppo presto?»<br />

«No, va bene.»<br />

«D'accordo. Arrivederci, allora.» Norma riappese senza salutare.<br />

Salii in camera mia, mi tolsi la camicia da notte e mi sedetti sul letto. Mi<br />

lasciai sommergere dai sensi di colpa. Che razza di tipo ero, per strumentalizzare<br />

così una vedova esaurita, attanagliata dal dispiacere, solo per soddisfare<br />

la mia perversa curiosità? Ciabattai fino in bagno e aprii il rubinetto<br />

della doccia. Quella povera creatura spaventata. Non era giusto. Be', avrei<br />

cercato di essere molto dolce con lei.<br />

L'acqua calda mi pizzicava la pelle. Mi lasciai annaffiare abbondantemente,<br />

mentre ascoltavo distratta il picchiettare degli spruzzi sulla cuffia di<br />

plastica e osservavo il mio corpo tingersi di rosa sotto il getto bollente che<br />

mi schiaffeggiava il sedere. A un tratto mi resi conto di un tintinnio anomalo;<br />

era il campanello della porta. Allora chiusi la doccia, afferrai un asciugamano<br />

e mi asciugai in gran fretta. Mi infilai i jeans con la sgradevole<br />

sensazione di avere il sedere bagnato. Di sotto continuavano a suonare; chi<br />

diavolo poteva essere? Ah, già, i testimoni di Geova! Solo loro potevano<br />

venire a suonare a quell'ora. Ero l'unica persona in tutto l'isolato che non<br />

gli avesse sbattuto la porta in faccia, dicendo no, grazie lo stesso. Per cui<br />

pensavano di potere salvare la mia anima e ogni due mesi circa si prendevano<br />

il disturbo di passare da me. Arrivavano sempre in due, una ragazza<br />

bionda, esangue, e un giapponese un po' più anziano, a controllare se ero<br />

per caso matura per la conversione.<br />

«Un momento,» gridai, e subito me ne pentii. Se fossi rimasta zitta, se<br />

ne sarebbero andati. Indossai alla svelta il reggiseno e un vecchio maglione<br />

rosso. Il campanello trillava senza posa. Sono più insistenti delle zanzare,<br />

pensai mentre mi spazzolavo i capelli. Altra scampanellata. Mi precipitai<br />

dalle scale e spalancai la porta, piuttosto irritata.<br />

«Non chiede nemmeno chi è?» Appoggiato allo stipite, bello ed elegante<br />

con un maglione giallo a collo alto e una giacca sportiva, c'era Sharpe.<br />

«Potevo anche essere l'assassino.»<br />

«Pensavo che fossero i testimoni di Geova,» mi giustificai debolmente.<br />

Feci un passo indietro, al riparo dalla viva luce del sole, perché mi ricordai<br />

di essere struccata.<br />

«Aveva un appuntamento?»<br />

«No. Ma chi altro può aver voglia di stare fuori a congelarsi il sedere alle<br />

nove del mattino?» Lo guardai e gli chiesi: «Non porta mai il cappotto?»<br />

«No, è solo un impiccio. Lo tengo in macchina.» Mi squadrò attenta-

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