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nelle tasche dei calzoni. «C'è altro?» mi interrogò.<br />

«A che proposito?»<br />

«Altri risultati delle sue indagini che desidera comunicarmi?»<br />

«Non mi pare proprio.»<br />

«Va bene.» Prese dal tavolo il suo taccuino e se lo cacciò in tasca. «Si<br />

ricordi soltanto che ha ricevuto un messaggio. È inutile che le spieghi che<br />

la persona che lo ha lasciato non è entrata in casa sua solo per farle il solletico.<br />

Le lascio il mio numero, nel caso le venga in mente qualcosa da aggiungere.<br />

Mi può chiamare in qualsiasi momento.» Estrasse il taccuino,<br />

strappò l'angolo di una pagina e me lo scrisse. Era mancino.<br />

«Ha il cappotto?»<br />

«È in macchina.» Si avviò alla porta a lunghi passi. Lo seguii.<br />

«Arrivederci,» lo salutai. Sharpe attraversò il prato, diretto a una macchina<br />

blu parcheggiata di fronte a casa mia. Appena chiusa la porta mi<br />

slanciai su, in camera di Kate, che guardava sul davanti. Sharpe era seduto<br />

in macchina, con le mani e gli avambracci appoggiati al volante, e guardava<br />

diritto davanti a sé. Rimase fermo così due o tre minuti, poi avviò il<br />

motore e partì.<br />

Mi accoccolai sul letto di Kate, sgualcendo fra le dita la coperta di ruvida<br />

canapa, e cominciai a piangere. Forse era un pianto di sollievo, dato che<br />

avevo appena terminato una prova. O di paura, perché sapevo che l'assassino<br />

mi teneva d'occhio. Ma più probabilmente si trattava di un timore abituale:<br />

mi rendevo conto che presto Bob o io avremmo dovuto fare certe<br />

concessioni, rivedere i termini del nostro contratto. In un certo senso, mi<br />

sembrava più facile affrontare un assassino. Oppure era colpa di Sharpe.<br />

Mi asciugai gli occhi col dorso delia mano. Forse piangevo perché non ero<br />

stata colpita tanto profondamente dalla presenza di un uomo da quando...<br />

era passato tanto di quel tempo che non riuscivo neppure a ricordarmi da<br />

quando.<br />

Mi crogiolai nella mia infelicità per altri dieci minuti, sentendomi molto<br />

scossa e molto sola. Finché la porta si aprì e una vocina chiamò: «Mamma,<br />

sono qui con papà.» Mi asciugai gli occhi ancora una volta e mi trascinai<br />

al piano di sotto.<br />

Joey si appoggiava fiduciosamente a suo padre, che teneva in mano due<br />

sacchetti, uno contenente un gioco di costruzioni e l'altro, molto più grande,<br />

di carta marrone, senza etichette. «Questa è vernice bianca per il frigo.<br />

Joey e io metteremo le cose a posto, vero Joey?» annunciò Bob all'attacca-

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