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traversò l'invisibile cerchio magico e mi porse la mano. «Sono Nelson<br />

Sharpe.» Non avevo scelta, dovetti alzarmi e stringergliela. Non era molto<br />

alto, forse quattro o cinque centimetri più di me, ma aveva dalla sua il vantaggio<br />

delle scarpe.<br />

«Judith Singer.» La sua stretta di mano era ferma, non molliccia, come<br />

usano a volte certi uomini con le donne, e nemmeno superenergica, di<br />

quelle che stritolano le dita. Bob si schiarì la gola un'altra volta. Notai che<br />

le mani di Sharpe erano piuttosto grandi, con dita lunghe e robuste, quasi a<br />

compensare la scarsa statura. Ho sempre dato credito alla leggenda, ma<br />

forse si tratta di un fatto incontrovertibile, secondo la quale da una certa<br />

parte del corpo di un uomo si può determinare la misura e la forma del suo<br />

uccello. Ricordo che una sera, alla vigilia di un esame, noi ragazze eravamo<br />

rimaste alzate a lungo, nel dormitorio, per discuterne. Una diceva che<br />

bisognava controllare la misura dell'alluce. No, sosteneva un'altra, dipende<br />

dal numero di scarpe. Tutto sbagliato, dichiarava una terza, devi guardare<br />

le dita; se sono corte e sottili vuol dire che potresti restare amaramente delusa.<br />

Nancy poi aveva fornito alla teoria digitale un interessante corollario,<br />

che prendeva in considerazione esclusivamente il pollice: visto il pollice,<br />

visto l'uomo.<br />

«Ritengo che dovremmo parlare un po' del caso Fleckstein, Mrs Singer,»<br />

disse il tenente, «suo marito mi dice che lei ha fatto alcune indagini.»<br />

Sharpe parlava in tono così neutro e pacato che mi irrigidii, allarmata. Era<br />

chiaro che cercava di mettermi a mio agio oppure che mi trattava come una<br />

pazza da legare e manteneva la voce tranquilla per non stimolare eccessivamente<br />

i miei nervi scossi.<br />

«Diglielo Judith,» ordinò Bob, «deciditi.»<br />

«Digli che cosa?» Mi sistemai meglio sul divano. Sharpe scelse per sé<br />

una poltroncina gialla dall'altra parte del tavolino. Guardai Bob cercando<br />

di assumere un'espressione confusa, interrogativa. Lui rimase in piedi, incerto<br />

se sedersi con me sul divano oppure sull'altra poltroncina accanto a<br />

Sharpe, dalla parte della legge e dell'ordine.<br />

«Per amor del cielo, Judith, piantala di fare la commedia. Racconta al<br />

tenente Sharpe come hai fatto a ficcare il naso nel caso Fleckstein e finiamola<br />

una buona volta.» Si voltò a guardare Sharpe con le sopracciglia sollevate<br />

e storcendo un angolo della bocca, con una smorfia che in genere<br />

significa: «Non è facile trattare con le donne.» Sharpe si limitò a battere le<br />

palpebre e non cambiò la sua espressione mansueta.<br />

«Che cosa desidera sapere, tenente?»

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