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prio niente da masticare. Nemmeno un capello biondo avvolto a un bottone<br />

della giacca di Fleckstein, o un armadietto dei medicinali scassinato. E, naturalmente,<br />

nemmeno un accenno al fatto che il bravo M. Bruce si dedicasse<br />

al sondaggio di orifizi diversi da quelli orali. Mi lasciai cadere su una<br />

rigida sedia di cucina e mi chiesi chi fra le mie conoscenze fosse abbastanza<br />

brillante perché potessi telefonargli e discutere il caso. Nancy non<br />

era disponibile: è una pubblicista indipendente, lavora ogni mattina dalle<br />

nove all'una e a quell'ora stacca il telefono. Be', pensai, potrei chiamare...<br />

In quel momento squillò il campanello.<br />

Mi precipitai a spalancare la porta, animata da puro entusiasmo al solo<br />

pensiero di un contatto umano. Ma era un estraneo. Lo esaminai con una<br />

sola, rapida occhiata: statura media, sopracciglia cespugliose, un lieve sorriso<br />

sulla bocca larga. Richiusi svelta la porta in modo da lasciare aperta<br />

solo una fessura. Poteva trattarsi dello sgozzatore di Shorehaven e potevo<br />

essere la sua prossima vittima, scelta con folle casualità.<br />

«Mrs Singer? Sono il sergente Ramirez, della polizia della contea di<br />

Nassau.» Mi mostrò la tessera attraverso il vetro della doppia porta, con la<br />

sua fotografia e un sigillo in rilievo. Era senz'altro una cosa ufficiale. «Sto<br />

investigando sull'assassinio del dottor M. Bruce Fleckstein. La disturbo se<br />

le rivolgo qualche domanda?»<br />

Gli spalancai la porta con un sorriso.<br />

«Ha saputo dell'omicidio?» si informò il poliziotto appena entrato in anticamera.<br />

Il suo sguardo saettò verso le porte aperte della cucina e del soggiorno,<br />

forse per curiosità, forse sperando di trovare un'arma acuminata e<br />

macchiata di sangue abbandonata distrattamente su una sedia.<br />

«L'ho sentito alla radio ieri sera. Terribile. Proprio terribile.» Gli occhi<br />

del sergente fissavano ora la cesta per la legna, accanto al camino, all'estremità<br />

opposta del soggiorno. Mi spostai per entrare anch'io nella sua visuale.<br />

«Gradisce una tazza di caffè?»<br />

«No, non si disturbi.»<br />

«Nessun disturbo. È già pronto.»<br />

«Grazie allora. Leggero, con due zollette.»<br />

Trotterellai in cucina, preparai due tazze di caffè e tornai da lui. «Possiamo<br />

andare in soggiorno,» proposi. Mi seguì e sedette impettito sull'orlo<br />

di una poltrona. Io mi accomodai sul divano a circa un metro di distanza. Il<br />

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