You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
JOHN DICKSON CARR<br />
DELITTI DA MILLE E UNA NOTTE<br />
(The Arabian Nights Murder, 1936)<br />
Prologo<br />
Quattro uomini erano seduti intorno a un tavolo tondo nella grande biblioteca<br />
al numero 1 di Adelphi Terrace. Nel corso di pochissimi anni, una<br />
buona quantità di strani e sorprendenti reperti erano stati posati su quel tavolo<br />
sotto il lume a saliscendi per l'esame del dottor Fell. C'era stato, per<br />
esempio, un ballerino giocattolo, quella figurina di latta le cui giravolte<br />
avevano procurato l'indizio per il delitto Weatherby Grange; le sei monete<br />
azzurre che avevano fatto impiccare Paulton di Regent Street. Ma raramente<br />
il tavolo aveva visto una collezione più incongrua degli oggetti che erano<br />
lì quella sera. Erano i reperti di quel caso che diventò poi noto come il<br />
delitto delle <strong>Mille</strong> e <strong>Una</strong> <strong>Notte</strong>. Ce n'era una mezza dozzina, a cominciare<br />
da un ricettario di cucina fino a un paio di barbe finte.<br />
La luce forte sul tavolo sembrava quella di un riflettore più che di un<br />
lume, E nella stanza non c'era altra luce a eccezione del fuoco nel caminetto,<br />
acceso per l'eventualità di una lunga seduta notturna. Installato nella<br />
sua più grossa poltrona, con accanto un tavolinetto zeppo di sigari e di liquori,<br />
il dottor Gideon Fell sorrideva beato. Dopo quattro mesi nel sud della<br />
Francia, il dottore scoppiava di salute. Era stato a Cannes, bisogna ricordare,<br />
per il caso dell'avvelenamento Giraud in cui erano rimaste coinvolte<br />
le due ragazze inglesi: una brutta faccenda. Poi aveva bighellonato<br />
sulla Costa Azzurra, in parte per curarsi dell'asma che lo affliggeva ma più<br />
che altro per la sua innata pigrizia. Ora, sotto il lume a saliscendi, la sua<br />
faccia era più rossa che mai. I suoi occhietti ammiccavano dietro gli occhiali<br />
tenuti dal grosso cordoncino nero; le risate animavano le sue svariate<br />
pappagorge e scuotevano le protuberanze sotto il suo panciotto. La sua voluminosa<br />
figura sembrava riempire la stanza come il fantasma del Pacco<br />
Dono di Natale. <strong>Una</strong> mano era appoggiata al bastone, l'altra reggeva un sigaro<br />
con cui indicava i reperti sul tavolo.<br />
«Sì, m'interessa» disse, compiaciuto, respirando rumorosamente. «Sono<br />
disposto ad ascoltare tutta la notte qualunque storia che in certo qual modo<br />
abbini un ricettario di cucina con due paia di barbe finte. <strong>Una</strong> bianca, vedo,<br />
e l'altra nera. Ma senti, Hadley, cosa mi dici di questi altri reperti?» Li indicò.<br />
«Sembrano quasi altrettanto misteriosi. Quella lama ricurva posso
capirla. Ha l'aria abbastanza micidiale. Ma, e queste fotografie? Questa qui<br />
sembrerebbe una serie di orme. E quest'altra... be', sembrerebbe un negozio<br />
orientale o un bazar, con una grossa chiazza nera sulla parete proprio<br />
sopra la porta. Be'?»<br />
«Esatto» rispose il sovrintendente Hadley con aria grave. «Quella chiazza<br />
è stata fatta da qualcuno che ha tirato del carbone contro il muro.»<br />
Il dottor Fell restò col sigaro a mezz'aria. Inclinò leggermente la testa da<br />
un lato, e la massa dei capelli brizzolati gli ricadde su un orecchio.<br />
«Tirato del carbone contro il muro?» ripeté. «E per quale ragione?»<br />
L'ispettore Carruthers intervenne con espressione cupa. «Sì, signore. È<br />
molto importante, a meno che la ricostruzione dei fatti del sovrintendente<br />
Hadley non sia completamente sbagliata. E, in relazione a quella macchia,<br />
richiamo la vostra attenzione su quel paio di finti baffi neri. Tanto per cominciare,<br />
potete vedere che c'è della gomma appiccicata, il che è ancora<br />
più importante...»<br />
«Piano, piano!» ruggì sir Herbert Armstrong, quell'eminente uomo d'affari<br />
le cui capacità lo avevano fatto nominare vice alto-commissario della<br />
Polizia Metropolitana. «Non vedete che imbrogliate ogni cosa? Calmatevi,<br />
tutti e due, e lasciate che spieghi io. Ecco! Fell, ci troviamo in alto mare e<br />
ci rivolgiamo a voi come ultima risorsa. È una situazione così pazzesca che<br />
nessun altro ci capirebbe qualcosa.»<br />
«Mi confondete» disse il dottor Fell. «Andate avanti.»<br />
Guardò i suoi tre ospiti intorno al tavolo. Ognuno contrastava con l'altro<br />
nel modo di raccontare una storia o perfino nel pensarla: ognuno, difatti,<br />
pur essendo inglese, proveniva da una zona differente.<br />
John Carruthers, l'irlandese, era ispettore di divisione di Vine Street. Era<br />
il funzionario di polizia di nuovo tipo. Non aveva più di trentacinque anni<br />
ed era un uomo di vasta cultura e con un'ottima preparazione atletica, beneducato<br />
e con una forte immaginazione. Aveva astutamente imparato a<br />
frenare la sua immaginazione, sebbene spesso ciò lo mettesse in imbarazzo.<br />
Il suo tratto non irlandese era una capacità a volte fastidiosa di indovinare<br />
il pensiero degli altri. Altrimenti aveva il viso lungo, tenebroso e arguto,<br />
scure sopracciglia unite sopra occhi sardonici e non lo si vedeva mai<br />
senza la pipa penzolante da un angolo della bocca.<br />
Sir Herbert Armstrong, con la testa calva e il corpo robusto e voluminoso,<br />
era inglese al cento per cento. Avrebbe potuto fare da modello per quel<br />
dottor Bull di cui rimane soltanto il simbolo della sua personalità. <strong>Le</strong>ale,<br />
sentimentale, cinico, cordiale, garrulo, eccitabile e ostinato, detestava le
proprie qualità ma era fierissimo dei propri pregiudizi. Aveva un carattere<br />
violento ma perfettamente innocuo che (dietro le spalle), attraverso canali<br />
misteriosi del Corpo, gli aveva fruttato il biasimevole soprannome di Paperino.<br />
E infine aveva un forte senso dell'amicizia, come almeno una persona<br />
nel caso del delitto delle <strong>Mille</strong> e <strong>Una</strong> <strong>Notte</strong> poteva testimoniare.<br />
Il terzo del trio, il sovrintendente David Hadley, era originario del nord<br />
Tweed. Era il miglior amico del dottor Fell, e il dottore, che lo conosceva<br />
profondamente, ammetteva spesso che con lui non si sapeva mai dove si<br />
cascava. Cauto, calmo e logico in superficie, Hadley poteva essere ora lento<br />
e brillante, ora stolido e strambo. Quella sua tranquilla stolidità... si parla<br />
ancora di come entrò da solo in quella profumatissima cucina, covo di<br />
ladri, a est di Poplar, di come arrestò Myers e Bailey con una pistola giocattolo<br />
dopo di che, imperturbabile, li fece camminare davanti a sé voltando<br />
le spalle a tutti i gorilla del locale... quella sua tranquilla stolidità nascondeva<br />
una suscettibilità che lo portava a offendersi anche quando l'offesa<br />
era del tutto inesistente. Detestava gli scandali, era un uomo tutto famiglia<br />
e forse aveva un senso della dignità anche troppo accentuato. Anche se<br />
lui lo avrebbe negato vigorosamente, aveva un'immaginazione forse ancora<br />
più forte degli altri due. E alla fine era famoso per non lasciare mai nessuno<br />
nei guai, che si trattasse di un amico o meno.<br />
«Statemi a sentire» continuò sir Herbert Armstrong, tirando una botta<br />
sul tavolo, «questa faccenda del museo Wade va studiata. Siete sicuro di<br />
non aver letto un giornale inglese negli ultimi quattro mesi e di non saperne<br />
niente? Bene! Tanto meglio! Qui, in queste schede, c'è tutto registrato,<br />
parola per parola. E davanti a voi avete le tre persone che si sono occupate<br />
del caso durante tutti i suoi stadi, per poi essere trionfalmente premiate da<br />
un bellissimo fiasco...»<br />
«Fiasco?» esclamò Hadley. «Non arriverei a dire tanto.»<br />
«Be', fiasco legale, comunque. La cosa sta così: Carruthers fu il primo a<br />
scontrarsi con la pazzia, l'assassinio e con una situazione che nessuno al<br />
mondo pareva capace di spiegare. Poi subentrai io e la situazione parve<br />
chiarirsi, ma il delitto restava sempre un insensato spaventoso guazzabuglio.<br />
Poi subentrò Hadley, e trovammo una spiegazione per il delitto... ma<br />
tutto il resto restava insensato.»<br />
Il dottor Fell pareva un po' confuso.<br />
«È il gioco d'un pazzo» continuò Armstrong, querulo. «Ma ripasseremo<br />
ancora una volta questa storia caotica. Dovrete sedervi sul tappeto volante,<br />
che vi piaccia o no. Ognuno di noi, a turno, vi racconterà la sua storia e
spiegherà i dubbi di chi l'ha preceduto. Alla fine voi dovrete dirci cosa diavolo<br />
dobbiamo fare. Cioè, se ci capirete qualcosa, del che dubito. Forza,<br />
Carruthers, attaccate.»<br />
Carruthers sembrava a disagio. Prese il mucchio di cartellette blu con i<br />
fogli dattiloscritti, accanto al gomito di Hadley, e i suoi occhi cupi e arguti<br />
si posarono sui presenti. Poi, dietro la pipa dondolante, la sua bocca si aprì<br />
in un sorriso.<br />
«Temo di aver fatto una gran confusione» disse. «Però, signore, non<br />
credo di essermi cacciato in grossi guai, perciò sono abbastanza tranquillo.<br />
Così diceva il cantastorie dalla sua sedia accanto ai bazar. Vi suggerisco di<br />
riempire il bicchiere e di reggere forte il cappello, signore, perché si parte.»<br />
PARTE PRIMA<br />
DEPOSIZIONE DELL'ISPETTORE<br />
JOHN CARRUTHERS<br />
La mia prima impressione che c'era qualcosa che non funzionava l'ebbi<br />
dal sergente Hoskins, un sergente in uniforme, questo va ricordato, e anche<br />
allora era difficile vedere nella faccenda nient'altro che uno svitato che tentava<br />
di scavalcare un muro. Ciononostante, anche se in Vine Street abbiamo<br />
l'abitudine di riderci su, specialmente quando si tratta di persone del<br />
bel mondo che fanno baldoria, in genere simili buontemponi non hanno<br />
lunghe barbe bianche.<br />
Incontrai Hoskins alle undici e un quarto di venerdì sera, quattordici<br />
giugno. Mi ero trattenuto fino a tardi alla Centrale e poiché avevo del lavoro<br />
da sbrigare, ero uscito per andare a prendere un caffè e un sandwich in<br />
un chiosco di Panton Street, con l'intenzione poi di tornare a lavorare.<br />
Quando mi guardai attorno in Haymarket per potermi riposare un attimo<br />
sotto le luci, quasi mi scontrai con Hoskins. È un tipo all'antica, massiccio<br />
e risoluto, con baffoni napoleonici: non lo avevo mai visto così sconvolto.<br />
Respirando affannosamente, mi trascinò nell'ombra e mi disse: «Ascoltate,<br />
signore, in venticinque anni mi è capitato di vedere dei burloni, ma<br />
mai uno come questo! E con la barba bianca, anche se era finta! Gliela do<br />
io la barba!» esclamò, rabbioso. «Guardate qui!» M'indicò il suo collo. Al<br />
1
di sopra del colletto vidi i segni lunghi e profondi di unghiate. «Sapete dov'è<br />
il museo Wade, signore? In Cleveland Row?»<br />
Come molti, avevo sentito parlare del museo Wade. Avevo sempre pensato<br />
di andare, un giorno o l'altro, a farci una capatina, ma non lo avevo<br />
mai fatto. Il nostro distretto aveva ricevuto severi ordini di tenerlo d'occhio,<br />
non solo da Wade stesso, ma anche dai capi in testa del Corpo. Immagino<br />
che avrete sentito parlare del vecchio Geoffrey Wade, anche se<br />
soltanto come sinonimo di un grosso conto in banca. Tuttavia questa definizione<br />
non gli piacerebbe. Per quanto io non l'abbia mai visto, l'ho sentito<br />
descrivere come un uomo eccentrico, focoso, e come il più grande<br />
showman del mondo. Inoltre sapevo che aveva diverse proprietà in St. James,<br />
compreso un blocco di appartamenti in Pall Mall Place.<br />
Circa dieci anni fa mise su un piccolo museo privato (aperto al pubblico)<br />
che amministra e cura personalmente. È un museo asiatico o orientale, o<br />
così ho sempre creduto, sebbene ricordi d'aver letto un articolo da qualche<br />
parte che diceva che vi sono anche buoni esemplari di carrozze inglesi antiche:<br />
un miscuglio che forma la gioia del vecchio. Il museo è in Cleveland<br />
Row, di fronte al St. James Palace. Ma è incastrato nell'estremità orientale<br />
della strada, in mezzo a spiazzi e palazzotti bui che sembrano abbandonati<br />
sin dal diciottesimo secolo. Durante il giorno, nelle vicinanze non c'è quasi<br />
anima viva - ci sono troppi echi - e di notte uno si può immaginare quello<br />
che vuole.<br />
Di conseguenza, quando Hoskins mi parlò di quel museo, il mio interesse<br />
si destò. Gli dissi di piantarla di ansimare e di raccontarmi cos'era accaduto.<br />
«Stavo facendo la mia ronda» rispose Hoskins ricomponendosi, «e<br />
camminavo verso ovest lungo Cleveland Row. Erano circa le undici, signore.<br />
Stavo per dirigermi verso la mia prossima meta - il giro di Pall Mall<br />
- per incrociarmi con il poliziotto di ronda là. E stavo passando davanti al<br />
museo Wade. Conoscete quel museo, signore?»<br />
C'ero passato vicino qualche volta e ricordavo un edificio a un piano<br />
prospiciente la strada e circondato da un muro alto e stretto. Inoltre c'era<br />
un'alta porta di bronzo tutta piena di fregi e ghirigori che potevano essere,<br />
come no, iscrizioni arabe: quello era il motivo per cui veniva fatto di notare<br />
l'edificio. Entrambi, Hoskins e io, lasciammo perdere il tono ufficiale:<br />
non riesco mai a sostenerlo a lungo, temo.<br />
«Così mi sono detto» continuò Hoskins, con un tono rudemente confidenziale<br />
«mi sono detto: ora vado a provare la porta per vedere se Barton
non ha trascurato niente. Be', signore, la porta era chiusa. Perciò ho roteato<br />
il raggio della mia lampada attorno senza pensare a nulla di particolare,<br />
capite, signore, l'ho semplicemente roteato.» S'interruppe. «Be', mi sono<br />
preso un bello spavento. Ci potete credere. Perché quello era lassù, seduto<br />
sul muro. Un uomo alto, magro, vecchiotto, con cilindro e finanziera. E<br />
una lunga barba bianca.»<br />
Scrutai Hoskins, Non sapevo se ridere o che altro fare. Se non lo avessi<br />
conosciuto bene, avrei pensato che si stesse facendo gioco di me. Ma l'uomo<br />
era terribilmente serio.<br />
«Sì, signore, proprio così. Seduto sul muro. Gli ho schiaffato la luce addosso;<br />
naturalmente ero un po' stranito... alla sua età e con quel cappello<br />
sulle ventitré e perfino abbastanza malconcio... ma ho gridato: "Ehi, cosa<br />
ci fate lassù?". Poi ho sbirciato gli occhi di quell'individuo e sono costretto<br />
ad ammettere...»<br />
«Sei troppo sensibile, sergente.»<br />
«D'accordo, signore, ridete pure» disse Hoskins, cupo, scuotendo la testa<br />
minacciosamente, «ma voi non lo avete visto. Aveva dei grossi occhiali<br />
cerchiati di tartaruga. Mi fissava con un'espressione da pazzo. Quella faccia<br />
lunga e quella barba inverosimile e poi quelle gambe lunghe e sottili da<br />
ragno penzolanti dal muro... E tutt'a un tratto è balzato giù. Bangi Così. Ho<br />
creduto che mi piombasse addosso. Avete mai visto, signore, un sagrestano<br />
che gira col piattino della questua? Ecco, lui aveva quell'aspetto, solo<br />
sembrava matto. È caduto giù tutto in un mucchio, ma poi si è rialzato. E<br />
mi ha detto: "Lo hai ucciso e sarai impiccato per questo, mio bell'impostore.<br />
Ti ho visto nella carrozza". È così dicendo mi ha agguantato il collo<br />
con tutt'e due le mani.»<br />
Ora Hoskins non era ubriaco (mi respirava forte in faccia, perciò posso<br />
ben dirlo) né è il tipo che possa inventarsi una simile mostruosità.<br />
«Il vecchio della Montagna, forse» dissi. «E poi, cosa è successo?»<br />
Hoskins riprese a parlare in tono umile. «Alla fine ho dovuto sganciargliene<br />
uno, signore. Era una belva, nonostante quel suo aspetto da vecchio:<br />
non ho potuto fare altro. Be', per fare più alla svelta l'ho colto proprio sulla<br />
mascella, e lui è crollato. E a quel punto ho scoperto la cosa più strana... la<br />
barba era finta. Credetemi, signore, è la verità. Era appiccicata con una<br />
specie di gomma e nella lotta si era staccata. Non sono riuscito a vederlo<br />
bene in faccia perché lui, nel tentativo di tirarmi un calcio, mi aveva fracassato<br />
la lampada e in quel tratto di strada il buio era piuttosto fitto.»<br />
Suo malgrado, un sorriso cominciò ad aleggiare sulle labbra di Hoskins.
«Be', signore, mi sono detto: "Lummy, questa faccenda è poco chiara".<br />
Eccomi qui (ho pensato) nelle peste con quello che si potrebbe definire un<br />
tipo venerabile, con la barba finta, steso al suolo come uno stuoino a neanche<br />
cento metri da Pall Mall. Cosa ne dite? Mi sentivo un po' idiota, vi assicuro.<br />
L'unica cosa che potevo fare era chiamare il cellulare. Mi sono ricordato<br />
che dovevo vedere Jameson, il poliziotto che stava facendo il suo<br />
giro in Pall Mall proprio in quel momento. Così ho pensato di andare a<br />
chiamare Jameson perché venisse a badare a quel tipo mentre io andavo a<br />
telefonare. Be', signore, l'ho appoggiato con la testa sul bordo del marciapiede<br />
perché non gli venisse un'emorragia proprio lì, col rischio di diventare<br />
ancora più matto. Poi mi sono allontanato, e dopo neanche venti passi<br />
mi sono voltato per assicurarmi che stesse bene...»<br />
«Ed era così?»<br />
«No, signore, non stava bene» rispose Hoskins solennemente. «Era sparito.»<br />
«Sparito? Volete dire che si era alzato ed era scappato?»<br />
«No, signore, era svenuto, ci giurerei sulla Bibbia! Voglio dire che si era<br />
volatilizzato. Pfff!» disse Hoskins con un grosso sforzo di fantasia e un<br />
ampio gesto della mano. «È la verità sacrosanta, signore.» Si raddrizzò in<br />
tutta la sua dignità, qualcosa evidentemente lo angustiava. «Voi siete un<br />
signore intelligente, signore, e so che mi credete. L'agente Jameson non mi<br />
ha creduto. E cosa fa lui se non scherzarci su col suo diretto superiore?<br />
"Sparito?" dice. "Dove? Portato via dagli spiriti, immagino. Barba finta!"<br />
dice. "Barba finta un corno! Magari aveva anche i pattini a rotelle e un<br />
ombrellino verde. Meglio che tu non racconti questa storia quando torni alla<br />
Centrale, ragazzo mio." Ma io invece la dico, perché è mio dovere e ci<br />
insisto! Inoltre non poteva svanire da nessuna parte, quel tizio.» Dopo aver<br />
tirato due o tre grossi sospiri, Hoskins riuscì a dominare la sua rabbia. «Ascoltate,<br />
signore. Il tipo era là, lungo disteso in mezzo alla strada, lontano<br />
da qualunque porta. Per giunta c'era tanto silenzio che avrei sicuramente<br />
sentito se qualcuno si fosse avvicinato; avrei visto chiunque, perché la<br />
strada non era poi tanto buia, e giuro che non mi ero allontanato più di dieci<br />
metri. Ma io non ho visto niente né udito niente e in dieci secondi quel<br />
tipo è... pfff! Sembra proprio un episodio da libro giallo. Sparito! Svanito<br />
dove era impossibile svanire, ci giuro sulla Bibbia. Ma la mia preoccupazione<br />
è solo questa: cosa devo fare?»<br />
Gli dissi di tornare alla Centrale e di calmarsi un po' mentre io andavo a<br />
prendere una tazza di caffè. Anche se sarei stato felice che quella storia
fosse vera e di scoprire così qualcosa di micidiale che mi aiutasse a fare il<br />
mio primo colpo nel West End, mi era impossibile dedicare un pensiero<br />
concreto al Problema della Barba che spariva senza sentirmi ancora più idiota<br />
di Hoskins. E, al pari di Hoskins, cosa diavolo potevo fare? D'altro<br />
canto, a meno che Hoskins non fosse stato vittima di un volgare scherzo,<br />
non serviva a niente negare che quel fatto era spiacevolmente strano e comico<br />
insieme. Sebbene continuassi a tempestare Hoskins di domande, Hoskins<br />
giurava che era impossibile che Barba fosse stato portato via senza<br />
che lui vedesse o udisse; inoltre era sicurissimo che il tipo aveva perso i<br />
sensi. Sul momento c'era soltanto una cosa da fare: andai a prendere il mio<br />
famoso caffè.<br />
E quando tornai indietro, a quel punto ancora più preoccupato di cosa<br />
potesse significare quella maledetta faccenda, trovai che c'erano stati altri<br />
sviluppi. Il sergente Hoskins mi venne incontro sulla porta: era fuori servizio<br />
e si era messo in borghese, ma traccheggiava con allegria repressa e agitava<br />
il pollice indicandomi l'agente Jameson che stava dietro di lui con<br />
atteggiamento saturnino.<br />
«Un pizzico di fortuna, signore» disse. «Jameson ha avuto il suo giro di<br />
valzer.»<br />
«Vuoi dire che Barba è ricomparso?»<br />
Il saturnino Jameson scattò sull'attenti. «No, signore, non si tratta dello<br />
stesso individuo. Si tratta di qualcuno che ha cominciato a fare un putiferio<br />
davanti al museo Wade nemmeno cinque minuti dopo che il sergente è andato<br />
via. Ma quando mi sono avvicinato a quel tizio... be', quello aveva anche<br />
voglia di litigare.» Mi guardò con occhi fiammeggianti. «Ho pensato<br />
che vi sarebbe piaciuto parlargli. Non l'ho accusato di niente, ma posso<br />
sempre farlo nel caso che vogliate trattenerlo per una qualche ragione: ha<br />
tentato di colpirmi col bastone, il fottuto. L'ho solo pregato di venire qui<br />
tranquillamente per scambiare una parola con voi. È nel vostro ufficio.»<br />
«Cos'è successo?»<br />
«Be', signore» rispose Jameson, scalpicciando un poco, «stavo facendo il<br />
mio giro davanti a quel museo... quando ho visto quell'individuo che, voltandomi<br />
le spalle, pareva strusciare le mani sulla porta di bronzo. Un giovanotto<br />
molto elegante, moderno, vestito da sera, costituzione robusta, con<br />
quell'aria da attore del cinema che sembra dire: "Me ne frego di tutto".<br />
L'ho chiamato e gli ho chiesto cosa stava facendo. Lui ha detto: "Sto cercando<br />
di entrare, non è abbastanza chiaro?" Io gli ho detto: "Saprete che è<br />
un museo, immagino, signore". Lui ha detto: "Sì ed ecco perché voglio en-
trare. C'è un campanello qui, da qualche parte, aiutatemi a trovarlo". Be', io<br />
gli ho detto che il museo era chiuso, che era tutto buio e che avrebbe fatto<br />
meglio ad andarsene a casa. Lui si è girato, furioso, e ha detto: "Se non vi<br />
sembra troppo strano, sono stato invitato a un'esposizione privata. Così<br />
non ho nessuna intenzione di andarmene. Cosa ne dite?" Io ho detto...»<br />
Jameson gonfiò le gote: «"Potrei anche aiutarvi". Allora lui dice: "Perdio,<br />
accidenti alla vostra impudenza" (proprio così) e, alzando quel suo bastone,<br />
tenta di colpirmi...»<br />
«A quanto pare ci dev'essere qualcosa nell'aria» commentò il sergente<br />
grattandosi un baffo. «Che mi pigli un colpo se ci capisco qualcosa, e voi,<br />
signore?»<br />
«Andate avanti, Jameson.»<br />
«Gli ho afferrato il bastone e gli ho chiesto, con gentilezza naturalmente,<br />
se non gli dispiaceva seguirmi al posto di polizia per rispondere a qualche<br />
domanda dell'ispettore. Lui è cambiato completamente. Si è calmato.<br />
"Domande su cosa?" ha voluto sapere. Io ho detto: "Su una sparizione". Ho<br />
avuto l'impressione che assumesse un'aria molto strana, ma non ha scatenato<br />
nessun putiferio come mi sarei aspettato ed è venuto con me continuando<br />
a farmi un sacco di domande. Io non gli ho detto niente, signore.<br />
Ora è nel vostro ufficio.»<br />
Jameson, come sapete, era andato oltre il suo dovere, ma dato che la faccenda<br />
cominciava a sembrarmi molto strana, ne fui lieto. Mi avviai verso il<br />
mio ufficio e, là, aprii la porta.<br />
Stanotte udrete varie interpretazioni dei personaggi con i quali abbiamo<br />
avuto a che fare. Io posso soltanto darvi la mia. L'uomo che era stato seduto<br />
sulla mia poltrona girevole e che si era alzato come se lì per lì non avesse<br />
saputo come comportarsi con me, era piuttosto imponente e in maniera<br />
particolare nel mio squallido ufficio. Per un attimo mi parve di vedere in<br />
luì qualcosa di così vagamente familiare che avrei giurato di averlo già conosciuto.<br />
Quella strana sensazione persistette finché non mi resi conto di<br />
quale ne era la causa. L'uomo che avevo davanti era il tipico eroe di almeno<br />
un migliaio di romanzetti. L'eroe da romanzo in carne e ossa. (E per<br />
giunta ne era consapevole.) Difatti era alto, con spalle larghe, e aveva quel<br />
bell'aspetto forte e duro preferito dalle romanziere, con occhi azzurro chiaro<br />
sotto sopracciglia cespugliose e scuri e folti capelli corti, ed era anche,<br />
giuro, abbronzato. Metteteci ogni genere di cliché, compreso il perfetto vestito<br />
da sera e quell'aria di chi ha combattuto contro le tigri: non ne sbaglierete<br />
uno. Ma più che altro era il suo atteggiamento. Esagerando fino
all'assurdo, ci si poteva quasi immaginare di sentirgli dire: "Olà, mio scudiero..."<br />
con un rapido gesto del polso... però si aveva la sgradevole impressione<br />
che lo scudiero sarebbe scattato sull'attenti. Ciò che lo salvava<br />
dall'apparire un borioso pedante erano i suoi modi veramente affascinanti,<br />
sebbene sotto la superficie s'intuisse una buona dose di spavalderia, un'energia<br />
e un'eccitabilità che lui tentava di reprimere. Quegli occhi chiari mi<br />
scrutavano in modo tale che ebbi l'impressione che sotto quella sua rigidezza<br />
stesse ponderando su qualcosa e tremasse per qualche forte eccitazione<br />
mentale. Alla fine, col suo bastone, mi fece una specie di saluto (evidentemente<br />
aveva optato per una calorosa cordialità) e sorrise mostrandomi<br />
una bella sfilata di denti robusti.<br />
«Buona sera, ispettore» disse. La sua voce era esattamente quella che ci<br />
si poteva aspettare... tirate pure fuori altri cliché. Si guardò intorno con aria<br />
ironica e indifferente. «Sento di dovervi dire che sono stato altre volte in<br />
un commissariato e anche in qualche carcere piuttosto sgradevole. Però<br />
senza saperne precisamente il motivo.»<br />
Adottai il suo atteggiamento. «Be', signore, qui abbiamo delle prigioni<br />
molto rispettabili» dissi, «nel caso che vogliate ampliare le vostre esperienze.<br />
Sedetevi, prego. Sigaretta?»<br />
Si sedette di nuovo sulla mia poltrona e accettò una sigaretta. Stava leggermente<br />
proteso in avanti, le mani unite sul bastone, e mi scrutava con<br />
una tale intensità minacciosa sotto le sopracciglia cespugliose da dare l'impressione<br />
che fosse strabico. Ma presto il sorriso ricomparve e lui aspettò<br />
che io accendessi un fiammifero.<br />
«Non posso fare a meno di pensare» riprese con aria sicura quando io finalmente<br />
riuscii ad accendere il fiammifero, «che il vostro poliziotto sia un<br />
po' svitato. Naturalmente l'ho seguito... sapete, io adoro le avventure, ed<br />
ero curioso di vedere cosa succedeva.» (<strong>Una</strong> specie di maliziosa millanteria.)<br />
«Londra è una città noiosa, ispettore. Ma non ho ancora capito cosa<br />
c'è sotto. L'agente ha accennato a una sparizione.»<br />
«Sì, una cosa da niente, signor...?»<br />
«Mannering. Gregory Mannering.»<br />
«Il vostro indirizzo, signor Mannering?»<br />
«Edwardian House, Bury Street.»<br />
«La vostra professione, signor Mannering?»<br />
«Oh, diciamo... soldato di ventura.»<br />
Nonostante la sua riprovevole ma accattivante millanteria, pensai che<br />
qui aveva toccato una nota stonata, ma lasciai perdere. Continuò: «Vedia-
mo di sbrogliare questa faccenda, ispettore. Forse voi potrete darmi una risposta,<br />
perché certamente io non sono in grado di farlo. Ascoltate: oggi,<br />
nel pomeriggio, ho ricevuto l'invito... un invito personale... di trovarmi al<br />
museo Wade alle undici di questa sera».<br />
«Capisco. Conoscete il signor Geoffrey Wade, allora?»<br />
«Per la verità non l'ho mai conosciuto. Ma immagino che arriverò a conoscerlo<br />
presto e piuttosto bene dato che sono il suo futuro genero. La signorina<br />
Miriam Wade e io...»<br />
«Capisco.»<br />
«Cosa diavolo volete dire con quel "capisco"?» mi domandò, calmissimo.<br />
Il mio abituale sistema di troncare il discorso gli aveva fatto incrociare le<br />
sopracciglia a V, il che gli dette quella sospettosa espressione semistrabica<br />
di quando guardava direttamente in faccia qualcuno. Ma poi si dominò e<br />
scoppiò a ridere. «Scusate, ispettore, ammetto di essere un po' seccato.<br />
Quando sono arrivato là e ho trovato quella maledetta casa completamente<br />
buia e senza un segno di vita da nessuna parte... però non capisco come<br />
abbia fatto Miriam a sbagliare data. Mi ha telefonato questo pomeriggio.<br />
Doveva essere una riunione di persone di una certa importanza, compreso<br />
Illingworth da Edimburgo - l'esperto di cose asiatiche - ne avete sentito<br />
parlare, è quel sacerdote che va sempre in giro a far conferenze... E dato<br />
che io mi sono fatto un po' d'esperienza in Oriente, Miriam aveva pensato...»<br />
Il suo umore cambiò. «Perdio, ma perché vi racconto tutte queste storie?<br />
Perché tutte queste domande, comunque? Nel caso che non lo sappiate...»<br />
«Solo una domanda ancora, signor Mannering, tanto per chiarire le cose»<br />
dissi suadente. «A cosa serviva questa riunione al museo?»<br />
«Non posso dirvelo, purtroppo. È una scoperta del museo, qualcosa di<br />
segreto. In un certo senso, dovevamo violare una tomba. Credete nei fantasmi,<br />
ispettore?»<br />
Di nuovo cordiale, con uno dei suoi strani balzi d'umore.<br />
«È una domanda difficile, signor Mannering. Ma uno dei miei sergenti<br />
stava quasi per crederci, stasera. Questa, difatti, è la ragione per cui siete<br />
stato portato qui. I fantasmi portano barbe finte?» Lo guardai e d'un tratto<br />
la sua espressione mi fece trasalire. «Quel particolare fantasma se ne stava<br />
lungo disteso per terra tranquillissimo e poi è sparito proprio sotto gli occhi<br />
del sergente: è stato portato via. Ma quel fantasma aveva fatto una certa<br />
accusa...»
Continuai per un bel po' con quelle cretinate cercando di nascondere il<br />
fatto che mi stavo rendendo ridicolo e chiedendomi perché mai Mannering<br />
avesse chinato la testa e fosse scivolato leggermente in giù sulla sedia. Aveva<br />
chinato la testa lentamente come se stesse pensando, ma a un certo<br />
punto la sedia scricchiolò e io vidi che la sua testa ciondolava da una parte.<br />
Il bastone dal pomo d'argento gli sgusciò via dalle dita, sostò un attimo su<br />
un ginocchio e piombò per terra. La sigaretta lo seguì. Lo chiamai, così<br />
bruscamente che qualcuno arrivò di corsa dal corridoio.<br />
Quando lo afferrai per le spalle mi resi conto che il signor Gregory<br />
Mannering era svenuto.<br />
2<br />
La signora di Harun-ar-Rashid<br />
Trascinai di peso Mannering verso una panca, ve lo distesi sopra e ordinai<br />
dell'acqua. Il suo polso era debole: da come respirava sospettai che perfino<br />
un individuo così vigoroso doveva avere il cuore malato. Il sergente<br />
Hoskins, che era entrato dopo aver frettolosamente bussato, restò a guardare<br />
a bocca aperta Mannering, il cappello, il bastone e la sigaretta per terra.<br />
Raccattò la sigaretta.<br />
«Ecco!» esclamò Hoskins con violenza, esaminando la sigaretta invece<br />
che l'uomo sulla panca, «allora c'è davvero qualcosa di strano in quel museo.»<br />
«Sicuro» risposi, «e ci siamo cascati proprio in mezzo, però solo Dio sa<br />
di cosa si tratta. Andrò là per cercare di scoprirlo. Resta qui con lui e tenta<br />
di fargli riprendere i sensi. Prendi nota di tutto quello che dice. Io ho accennato<br />
al tuo amico Barba, e lui, zac, è svenuto... C'è un modo per entrare<br />
in quel museo a quest'ora? Un guardiano notturno o qualcosa di simile?»<br />
«Sissignore, c'è il vecchio Pruen. Il museo è aperto tre volte la settimana,<br />
la sera dalle sette alle dieci. <strong>Una</strong> mania del vecchio proprietario, capite.<br />
Durante quelle tre ore Pruen fa da assistente e poi ridiventa guardiano notturno.<br />
Ma dal davanti non può sentire. Se volete svegliarlo dovete girare<br />
sul retro... da Palmer Yard.»<br />
Palmer Yard, ricordai, era un vicolo che partiva da St. James Street e<br />
correva parallelo a Cleveland Row, sul retro. Hoskins ammise che non gli<br />
era nemmeno passato per la testa di chiamare Pruen perché non aveva collegato<br />
quelle buffonate con un'istituzione così rispettabile come il museo<br />
Wade. Ma, pensai, mentre mi cacciavo in tasca una torcia elettrica e mi
avviavo verso la mia auto, ora si poteva cominciare a considerare il Problema<br />
delle Barbe che sparivano con un certo grado di serietà.<br />
Il buon senso mi diceva che c'era un solo sistema per cui un uomo svenuto<br />
può sparire improvvisamente dal centro di una strada deserta. Non era<br />
molto dignitoso, era perfino decisamente comico, ma perché dovremmo<br />
aspettarci che il delitto debba essere dignitoso? Vedete che stavo già considerando<br />
quella faccenda come un delitto, anche se la consideravo pazzesca.<br />
Quando, undici anni fa, mi arruolai nel Corpo, la prima cosa che mi<br />
ordinarono fu di liberarmi del senso umoristico, e per essere venuto da<br />
County Down, ho fatto del mio meglio con così breve preavviso.<br />
Salii in macchina e mi avviai giù per Haymarket e lungo Pall Mall completamente<br />
deserta. Nessun punto a Londra ha un aspetto solitario come<br />
quell'angolo di St. James Street a quell'ora. Era una chiara notte di luna e<br />
l'orologio dorato sopra il cancello del palazzo segnava mezzanotte e cinque.<br />
Verso ovest, Cleveland Row era cupa e buia. Non girai sul retro come<br />
mi aveva suggerito Hoskins. Parcheggiai l'auto proprio davanti al museo,<br />
scesi e perlustrai il selciato scuro con la torcia. Accanto al bordo del marciapiede<br />
vidi quello che Hoskins, con la sua torcia fracassata, non era riuscito<br />
a vedere: un'apertura circolare nel suolo con un coperchio di ferro.<br />
In altre parole il pazzo sparito doveva essere stato risucchiato giù attraverso<br />
uno scivolo per il carbone.<br />
Non ridete, signori. Voi non avete visto quel maledetto affare come lo<br />
vidi io, in mezzo a una piazza buia e deserta e con la porta bronzea di quel<br />
museo di fronte che pareva sbeffeggiare. Barba era scivolato nella carbonaia<br />
come un genietto nella sua bottiglia. Spostai il raggio della lampada<br />
sul museo. Era un palazzo massiccio con circa duecentocinquanta metri di<br />
fronte sulla strada e piuttosto acquattato con i suoi due piani di lisci blocchi<br />
di pietra. <strong>Le</strong> finestre del piano terreno erano murate, quelle superiori<br />
munite di grate di ferro nello stile francese. Con una mezza dozzina di scalini<br />
larghi e poco profondi si arrivava alla porta sopra la quale c'era una tettoia<br />
sorretta da due colonne di pietra, e la luce della mia lampada illuminò<br />
un groviglio di caratteri arabi. In nessuna strada di Londra c'era mai stata<br />
una casa così fantastica da sembrare uscita da <strong>Le</strong> <strong>Mille</strong> e <strong>Una</strong> <strong>Notte</strong>. Un<br />
muro alto circa tre metri si estendeva da ciascun lato. Sulla destra, al di là<br />
del muro, intravidi la cima di un albero: probabilmente si trattava soltanto<br />
di un volgare platano londinese, ma la mente suggestionata poteva facilmente<br />
trasformarlo in qualcosa di più esotico.<br />
Tornai verso quella carbonaia, sollevai il coperchio di ferro e illuminai
l'interno. Lo scivolo del carbone era stato spostato. Essendo nel pieno dell'estate,<br />
c'era pochissimo carbone là sotto e il salto era relativamente breve.<br />
Feci quello che la situazione richiedeva. Mi lasciai scivolare giù reggendomi<br />
al bordo in modo da poter richiudere alla meglio il coperchio per evitare<br />
che qualche colonnello nevrastenico, rientrando a casa, vi piombasse<br />
dentro... e mi lasciai andare.<br />
C'erano delle scatole e delle casse da imballaggio. Mentre penzolavo, le<br />
avevo quasi toccate con i piedi. Evidentemente erano state spinte a casaccio<br />
nella cantina del carbone, comunque formavano una specie di comoda<br />
piattaforma su cui qualcuno era indubbiamente salito per tirar giù Barba.<br />
Per giunta l'uscio della carbonaia che dava nella cantina vera e propria era<br />
aperto: un grosso lucchetto penzolava dal gancio con la chiave ancora infilata<br />
dentro. Dopo aver inciampato contro una cassetta scatenando un infernale<br />
fracasso rimbombante, schizzai nella parte più ampia della cantina.<br />
C'era umido, caldo e odore di muffa. Girai il raggio della lampada sulle<br />
pareti a calce e sul pavimento ingombro di altre pile di casse da imballaggio<br />
e quasi ricoperto di trucioli e di paglia. All'estremità opposta c'era una<br />
caldaia spenta da cui partivano tubi ricoperti d'amianto; tutta la cantina era,<br />
a occhio e croce, lunga circa trenta metri. In alto, sul muro posteriore, proprio<br />
dietro la caldaia, c'erano tre finestre. Alla sinistra della caldaia c'era<br />
una grossa carbonaia, una specie di recinto con alte pareti di legno il cui<br />
uscio dava sull'ingresso della cantina e dove c'era ancora un mucchio di<br />
carbone. Poiché stavo guardando dappertutto in cerca di Barba aspettandomi<br />
di trovare Dio sa cosa, guardai perfino là. Ma di lui nessuna traccia.<br />
Nondimeno la mia sensazione di disagio cresceva. Lì dentro c'era qualcosa,<br />
anche se non l'uomo stesso. Nell'allungare la mano per evitare di sbattere<br />
la testa contro un tubo della caldaia, trovai una lampadina elettrica<br />
penzolante: era ancora calda. Da qualche parte arrivava corrente e avrei<br />
giurato di sentire dei passi.<br />
Sulla destra c'era una rampa di scalini di cemento. La cantina continuava<br />
in quella direzione: le scale erano state messe lì come un monumento contro<br />
un divisorio di legno che separava quella parte piuttosto stretta dal magazzino<br />
al di là. E portavano verso la direzione da cui ero entrato. Salii con<br />
la lampada spenta ma pronta. In cima c'era un uscio d'acciaio antincendio<br />
dipinto in modo che sembrasse legno e munito di una di quelle valvole ad<br />
aria compressa che gli impedivano di chiudersi di colpo. Aprii. La valvola<br />
fece come un fruscio, un rumore improvviso che mi bloccò a mezzo attraverso<br />
l'apertura...
Davanti a me, per quanto potei giudicare in quell'oscurità, c'era una<br />
grande sala col pavimento di marmo. E al centro di quel pavimento c'era<br />
qualcuno che ballava.<br />
<strong>Le</strong>tteralmente. Potevo udire i tonfi cupi di quell'empio ticchettio. Guardando<br />
verso l'ingresso principale del museo, la parte più grande della sala<br />
era ora alla mia sinistra: vedevo la balaustrata di una scala di marmo bianco.<br />
In alto, il bagliore di una lanterna elettrica: un lieve chiarore nel buio.<br />
La lanterna era immobile e rendeva spettrale il pavimento di marmo bianco<br />
e gettava un cerchio di luce intorno all'oggetto su cui era puntata... una<br />
cassa oblunga lunga circa due metri e mezzo per uno di altezza; le teste dei<br />
chiodi nuovi scintillavano. Intorno a essa, nella penombra, una piccola figura<br />
umana danzava e piroettava, ticchettando. Era una visione oltremodo<br />
grottesca perché l'omettino indossava la severa uniforme blu con bottoni<br />
d'ottone di un inserviente e la visiera di pelle lucida del suo lindo berretto<br />
luccicava mentre lui agitava il capo. Eseguì un'ultima piroetta e finì la sua<br />
gaia danza col fiato mozzo. Tirò un calcio alla cassa e il rimbombo echeggiò<br />
nella sala. Qualcuno parlò, la sua voce fu soltanto un bisbiglio.<br />
«Moglie di Harun-ar-Rashid!» disse, quasi teneramente. «Destati! Ehi<br />
ehi! Spirito! Ti chiamo! Spirito!»<br />
Ora vi sto raccontando tranquillamente quello che vidi e udii, ma sul<br />
momento non riuscivo a crederci. Era esattamente come uno di quei cartoni<br />
animati che si vedono al cinema in cui oggetti animati prendono improvvisamente<br />
vita al calar della notte, e nulla, pensavo, poteva essere più<br />
inanimato dell'inserviente di un museo. Ma la sua voce nasale era reale.<br />
Dopo un paio di sghignazzate asmatiche, lui si aggiustò per benino l'uniforme,<br />
tirò fuori di tasca una fiasca piatta, la scosse e gettò all'indietro la<br />
testa per bere.<br />
A quel punto accesi la mia lampada.<br />
Attraverso la sala, il raggio colse il pomo d'Adamo che andava su e giù<br />
nel collo grinzoso e rosso come quello di un tacchino. Quando si accorse<br />
di me, l'uomo lasciò ricadere il braccio di scatto. Sbatté le palpebre sorpreso,<br />
sì, ma per niente spaventato.<br />
«È...» disse, poi, in tono diverso: «Chi è là?».<br />
«Sono un funzionario di polizia. Venite qui.»<br />
Parve rinsavire. Qualcosa lo fece irrigidire, qualcosa sembrò farlo diventare<br />
querulo e spavaldo: si contrasse e mi guardò con astio, ma sempre per<br />
niente allarmato. Conservava perfino un pizzico d'allegria. Prese la lanterna,<br />
si avvicinò strascicando i piedi, borbottando, muovendo il collo a de-
stra e a sinistra. Vidi una faccia ossuta, la pelle rugosa piena di chiazze<br />
rosse che si estendevano, ancora più rosse, sulla punta del naso lungo: una<br />
faccia avvizzita con occhiali sul naso e occhi strizzati che mi fissavano astiosamente<br />
mentre lui inclinava la testa fin quasi sulla spalla per guardare<br />
in su. E alla fine s'irritò.<br />
«Ah, funzionario di polizia, eh?» disse, con studiato sarcasmo. Poi dondolò<br />
il capo come per un sospetto confermato e dovette schiarirsi la gola.<br />
«E posso chiedervi cos'è questo giochetto d'irrompere qua dentro così? Da<br />
dove siete venuto? Posso sapere cos'è questo scherzo?»<br />
«Risparmiatevi questi discorsi» dissi. «Cos'è successo qui, stanotte?»<br />
«Qui?» domandò. «Qui? Niente. A meno che le mummie non siano uscite<br />
dalle loro luride casse... e io non ne ho vista alcuna... be', niente.»<br />
«Vi chiamate Pruen, non è vero? Benissimo. Volete essere accusato di<br />
rapimento? In caso contrario, cos'è successo al vecchio alto con occhiali<br />
cerchiati di tartaruga...» la mia gola si chiuse mentre io stavo per dire barba<br />
finta... «che era qui circa un'ora fa? Cosa ne avete fatto di lui?»<br />
Lui borbottò con aria incredula non scevra di una certa ilarità. La sua<br />
spavalderia parve afflosciarsi mentre mi fissava.<br />
«Siete ubriaco, capo» disse il signor Pruen pari pari. «Dite un po', non<br />
siete mica passato dal Dog and Duch? Il vecchio con... ah, ora capisco, l'avete<br />
presa bella! Sicuro! Sapete cosa vi dico, capo, andatevene a letto a<br />
smaltire la sbronza come un bravo...»<br />
Gli posai una mano sulla spalla. Il fatto che io stesso mi chiedevo se per<br />
caso non fossi ubriaco mi fece venir voglia di torcergli quel collo grinzoso.<br />
«Benissimo, allora l'accusa sarà di assassinio» dissi. «In ogni caso ora<br />
verrete con me al posto di polizia...»<br />
Lui crollò mentre la sua voce si levava, stridula: «Uh! dico... aspettate<br />
un momento! Io non ho fatto niente...».<br />
«Cos'è accaduto qui, stanotte?»<br />
«Niente! Non c'è stato nessuno, qui, da quando ho chiuso alle dieci!» (Il<br />
guaio era che quanto diceva sembrava proprio la verità.)<br />
«Doveva esserci una mostra privata o qualcosa di simile, qui, stasera alle<br />
undici... no?»<br />
D'un tratto parve illuminarsi. «Ah, quello! Quello! Perché non l'avete<br />
detto subito?» Divenne aggressivo. «Sì, ci doveva essere, ma non c'è stata.<br />
È stata rimandata. Sì, dovevano venire a vedere certe cose, e il dottor Illingworth<br />
in persona doveva venire a vederle, ecco com'era importante. Solo<br />
che oggi, all'ultimo momento, il signor Wade... parlo del vecchio... e quan-
te ne buscherete da lui, vedrete!... è dovuto andare fuori città. Così nel pomeriggio<br />
la riunione è stata rimandata. Tutto qui. Non è venuto nessuno.»<br />
«Può essere. Comunque accendiamo le luci e andiamo a dare un'occhiata<br />
in giro.»<br />
«Con piacere» ridacchiò Pruen. Mi guardò. «Però, da uomo a uomo e tra<br />
noi, cosa pensate che sia successo qui? Qualcuno si è lamentato?» Vedendomi<br />
esitare gridò, trionfante: «No, nessuno, vero? Bene, allora! Siete pagato<br />
per entrare con scasso anche se nessuno sporge querela?».<br />
«E voi siete pagato per ballare intorno alle casse nel cuore della notte?<br />
Cosa c'è in quella cassa?»<br />
«Non c'è nulla in quella cassa» dichiarò lui con uno scuotimento solennemente<br />
ilare della testa. «So che siete propenso a sospettare che vi sia un<br />
uomo morto lì dentro, ma non c'è nemmeno una donna morta. Questo è il<br />
bello: non c'è niente in quella cassa! Cosa ne dite?»<br />
Prima che potessi cavar qualcosa da quel discorso, lui era avanzato nel<br />
buio strisciando i piedi e ondeggiando la lanterna. Sparì dall'altra parte della<br />
scala. Seguì una serie di clic, e le lampadine disposte dietro la cornice<br />
del soffitto diffusero una luce soave che illuminò la sala con un bagliore<br />
dolce come quello del chiarore lunare.<br />
Ma la stanza, ora che era illuminata, non diventò meno spettrale. Era una<br />
sala ampia, dal soffitto alto, tutta pavimentata di marmo e con due file di<br />
colonne di marmo, distanti le une dalle altre circa tre metri, che arrivavano<br />
fino alla porta d'ingresso. C'era quell'atmosfera spoglia delle sale adibite a<br />
mostre pubbliche. Sul retro, in linea diretta con la porta, un'ampia scalinata<br />
di marmo saliva e si biforcava in due gallerie aperte che, evidentemente,<br />
formavano il primo piano. Il soffitto di entrambe era di mattonelle smaltate<br />
a quadri bianchi e verdi; i colori, come appresi più tardi tra le molte curiose<br />
informazioni che raccolsi su quella casa, erano identici a quelli delle cupole<br />
delle moschee di Bagdad.<br />
Nelle pareti laterali c'erano quattro arcate, due su ciascun lato, e sopra di<br />
esse lessi, in sottili lettere dorate: "Galleria Persiana", "Galleria Egiziana",<br />
"Galleria dei Bazar", "Galleria degli Otto Paradisi". Oltre quegli archi e oltre<br />
la grossa porta di bronzo sul davanti, c'erano altri tre usci. Uno... l'uscio<br />
da cui ero entrato... era alla sinistra della scala (guardando la scala). Un altro,<br />
identico, era alla destra della scala. Il terzo era quasi in fondo alla parete<br />
laterale sulla destra (sempre guardando la scala) dove c'era scritto in lettere<br />
dorate: STANZA DEL CONSERVATORE ed era il più vicino all'arcata<br />
contrassegnata "Galleria degli Otto Paradisi".
Ma furono le cose in mostra in quella sala, sebbene ve ne fossero pochissime,<br />
che guardai. Sulla parete laterale a destra, sempre verso il fondo,<br />
erano appesi enormi tappeti di un disegno che colpiva talmente lo sguardo<br />
che uno si ritrovava a voltarsi continuamente per ammirarli. Non so bene<br />
come descriverli. Non era soltanto la loro sontuosità o i disegni complicati<br />
o le immagini sbalorditive che suscitavano (difatti erano più che altro disegni<br />
di fiori sparsi a strati per terra) ma la loro essenza languida e viva.<br />
Aumentavano la spettrale irrealtà del luogo. Al centro della sala c'erano<br />
bacheche di vetro contenenti armi: l'occhio andava istintivamente dai tappeti<br />
ai coltelli e viceversa.<br />
Fu un sollievo guardare verso la parete di sinistra tra la fila delle colonne<br />
e la parete stessa. Lì c'erano degli esemplari che sarebbero dovuti sembrare<br />
incongrui, tuttavia, non si sa come, non era così. Carrozze o diligenze. Ce<br />
n'erano cinque, enormi e brutte in quel chiarore lunare. Quella più vicino a<br />
me, la prima, era bassa, dipinta in colori sgargianti, voluminosa, e aveva<br />
una targhetta su cui era scritto: "Fabbricata da Guilliam Boonen, cocchiere<br />
della Regina Elisabetta, il primo a introdurre le carrozze in Inghilterra, nel<br />
1564 circa. <strong>Le</strong> tirelle sono di cuoio a indicare regalità, ma il corpo non è<br />
ancora sospeso su cinghie...". Guardai quelle dopo. <strong>Una</strong> carrozza di vetro<br />
del diciassettesimo secolo, una specie di bomboniera francese dorata, con<br />
lo stemma dei Borboni in rosso e verde, e una vettura postale dickensiana<br />
sulla cui portiera c'era la scritta: IPSWICK TELEGRAPH. E infine, al centro,<br />
c'era un gigantesco veicolo dipinto di nero, con un mantice di cuoio<br />
nero e piccoli finestrini simili a spioncini e sospeso su balestre arcuate a un<br />
buon metro e mezzo da terra.<br />
Presi a camminare avanti e indietro, i miei passi che echeggiavano, e fui<br />
riscosso da una voce sarcastica.<br />
«Tutto a posto?» domandò Pruen. <strong>Le</strong> palpebre grinzose si alzavano e si<br />
abbassavano nella sua faccia rugosa. Si mise il berretto sulle ventitré e le<br />
mani sui fianchi. «Niente vittime rapite? Nessun cadavere? Ehi, dico! Assolutamente<br />
nessuna traccia di...»<br />
S'interruppe di botto perché io mi ero avvicinato alla porta di bronzo e<br />
avevo visto la traccia di qualcosa. Sul pavimento di marmo, estendendosi<br />
per circa una mezza dozzina di passi, in linea diretta con la porta, c'era una<br />
fila di macchie nere. Tirai fuori la lampada, erano orme non ben definite,<br />
un ammasso confuso dove si vedevano chiaramente le tracce di qualcuno<br />
che era entrato da quella porta e aveva camminato per circa due metri prima<br />
che le macchie svanissero. Si distingueva il segno di mezzo tacco e co-
sì il lato di una scarpa a punta. E quelle orme erano state fatte con la polvere<br />
di carbone.<br />
«Cosa avete trovato?» gridò all'improvviso Pruen. Udii i suoi passi rumorosi.<br />
«Chi ha lasciato queste tracce?» domandai.<br />
«Quali tracce?»<br />
«Eccole lì. Non avete detto che non c'era stato nessuno qui, stasera?»<br />
«Bah» fece Pruen. «Tutto qui? Io ho detto che dopo la chiusura, alle dieci,<br />
non c'è stato nessuno. Cosa volete che sappia, io? Prima c'erano dozzine<br />
di persone... non sorridete... dozzine. Siamo popolari, noi!»<br />
«Qual è la vostra posizione quando siete di servizio? Dove state? E in<br />
piedi o seduto?»<br />
Lui indicò una sedia alla sinistra della porta di bronzo. Da lì si dominava<br />
la sala dal lato destro delle carrozze e anche più di metà dell'uscio attraverso<br />
il quale ero arrivato di sopra.<br />
«Voi sedevate là. Non avete visto nessuno lasciare quelle orme?»<br />
«No, non ho visto.»<br />
«E saprete spiegare, immagino, come può aver fatto qualcuno a entrare<br />
dalla strada con le suole delle scarpe sporche di polvere di carbone.»<br />
Qualcosa balenò dietro quei suoi occhialucci, pareva nervoso ma deciso.<br />
Sporse il labbro inferiore.<br />
«Ora vi domando, proprio vi domando, cosa c'entro io. È affar vostro.
Orme, perbacco.» La sua voce si fece stridula. «Forse il cadavere che state<br />
cercando è entrato qui quand'era vivo, eh? E forse io ho afferrato un coltello<br />
e l'ho pugnalato, eh? E poi l'ho infilato in una di queste carrozze o magari<br />
in un cubicolo nella Galleria dei Bazar, o forse in quella degli Otto Paradisi,<br />
oppure di sopra nella Galleria Araba... A cosa mirate ora?»<br />
Qualcosa mi aveva mozzato il respiro. Mi avviai, piuttosto in fretta, lungo<br />
la fila delle carrozze lasciando Pruen ad agitarsi e gesticolare nello<br />
sfondo. Era la carrozza di mezzo che m'interessava: quell'enorme veicolo<br />
dal mantice nero con i suoi spioncini e le sue maniglie d'ottone lucido. Su<br />
una targa che penzolava dalla maniglia della portiera c'era scritto: "Carrozza<br />
inglese dei primi del secolo diciannovesimo, fabbricata per un viaggio<br />
sul continente. Usata per assoluta riservatezza".<br />
La voce di Pruen mi seguì. «Benone!» sghignazzò lui. «Non toccatela,<br />
capo! C'è un uomo morto dentro! C'è un cadavere sanguinante grande e<br />
grosso proprio den...»<br />
Poi la voce si levò in un urlio farfugliante.<br />
Allungai la mano e con uno strattone aprii la portiera. Qualcosa mi<br />
piombò quasi in faccia, a testa in avanti. Parve balzare su come uno di quei<br />
diavoletti delle scatole a sorpresa e ne vidi gli occhi. Volò al di sopra della<br />
mia spalla e atterrò sul pavimento di marmo con un tonfo sordo.<br />
Il cadavere di un uomo alto giaceva piatto sulla schiena, le braccia e le<br />
gambe spalancate come un omino di marzapane, e dalla sua mano era caduto<br />
un libro rilegato in pelle marrone. L'uomo era senza vita come l'omino<br />
di marzapane. Indossava un lungo cappotto scuro, e sul lato sinistro del<br />
petto, quel cappotto era sollevato stranamente, quasi come una tenda.<br />
Quando spostai quel lato del cappotto vidi l'impugnatura bianca di un pugnale<br />
spuntare da una camicia inzuppata di sangue. Ma non era quello che<br />
aveva attirato il mio sguardo né il cappello a cilindro che gli era stato calato<br />
giù fin quasi sugli occhi.<br />
Per colmo di quell'incubo, il morto aveva la barba finta, una barba corta<br />
e incolta che gli si era quasi staccata dal mento. Ma quella barba finta era<br />
nera.<br />
3<br />
Il cadavere nel museo<br />
Sostengo, signori, che ci sono dei momenti in cui il cervello razionale<br />
non ragiona coerentemente, e cioè quando registra e assorbe solo, attraver-
so gli occhi, tutti i particolari visivi in una paralisi del buon senso. Se ciò<br />
vi sembra troppo metafisico o (nel caso di un poliziotto) troppo maledettamente<br />
insensato, posso dirvi che voi non eravate nel museo Wade venti<br />
minuti dopo la mezzanotte e non avete visto quell'essere grottesco con<br />
barba finta.<br />
Mentre esaminavo ogni particolare, notai l'ora. La vittima doveva avere<br />
trentacinque-quarant'anni sebbene fosse stata truccata per apparire molto<br />
più vecchia. Perfino la barba finta era stata accuratamente spruzzata di grigio.<br />
La faccia era decisamente bella malgrado una leggera rotondità e, persino<br />
nella morte, ironicamente spavalda. Il cilindro, decrepito ma spazzolato<br />
con cura, era profondamente calcato sui capelli neri. Gli occhi, spalancati,<br />
erano castani, il naso era aquilino, e la pelle leggermente olivastra. I<br />
baffi (veri) erano neri. Sulle guance e sul mento la gomma luccicava ancora<br />
e la barba nera pendeva da una chiazza dalle dimensioni di cinque centimetri<br />
all'estremità della mascella sinistra. La bocca era aperta. Era morto,<br />
per quanto potei giudicare, da non meno di un'ora e non più di due ore.<br />
Il cappotto era vecchio come il cappello, e logoro sui gomiti, ma ben<br />
conservato. M'infilai i guanti e riaprii il cappotto. Un lungo cordoncino nero,<br />
in fondo al quale era attaccato un paio di occhiali, girava intorno al colletto<br />
del cappotto e scendeva giù dentro il cappotto stesso. L'uomo indossava<br />
un vestito da sera, anche quello vetusto e con un bottone mancante<br />
nel panciotto; la biancheria era logora a eccezione di un colletto nuovo<br />
troppo largo per lui. Dal petto, un po' più su del cuore (sebbene il suo aspetto<br />
dimostrasse che era morto istantaneamente), spuntava il pesante<br />
manico d'avorio di una lama conficcata per almeno quindici centimetri.<br />
Osservai la mano destra protesa in fuori, e il libro che era scivolato dalle<br />
sue dita quando lui era caduto. Rilegato in pelle, era aperto, le pagine arricciate<br />
e spiegazzate, e suggeriva segreti ancora più difficili a capire in<br />
tutto quell'enigma.<br />
Lo raccattai e lo sfogliai: era un ricettario di cucina.<br />
Signori, la faccenda non poteva essere più pazzesca. Il titolo era Il manuale<br />
di ricette casalinghe della signora Eldridge. E la prima ricetta che<br />
mi capitò sotto il naso era una piccola lezione sul modo giusto di preparare<br />
il brodo di carne.<br />
Rimisi giù il libro rispettosamente, poi, aiutandomi con una mano, mi issai<br />
sull'alto predellino della carrozza per dare un'occhiata all'interno. La<br />
luce della mia lampada mi mostrò che era stato spazzato e spolverato. La<br />
tappezzeria di cuoio nero e il lindo pavimento di legno non presentavano
tracce nemmeno del suo ultimo occupante. L'uomo doveva essere stato appoggiato<br />
in avanti, in ginocchio, la guancia contro la portiera e la testa<br />
piegata in giù in modo da non essere visto dall'esterno. Qualche macchia di<br />
sangue sul pavimento: nient'altro. Il primo punto che dovevo stabilire aumentava<br />
la confusione già esistente: l'identità del morto. Ora, a meno che<br />
non fossero stati commessi due errori madornali, l'uomo con il coltello nel<br />
petto non poteva verosimilmente essere l'uomo che aveva assalito il sergente<br />
Hoskins davanti al museo poco dopo le undici. Era alto, sì. Era piuttosto<br />
magro, sì. Era possibile confondere una finanziera, del tipo antiquato<br />
portato dagli statisti vittoriani, con un cappotto come quello lì. Ma sembrava<br />
impossibile confondere una barba bianca con una nera, e occhiali<br />
appesi a un cordoncino con grossi occhiali cerchiati di tartaruga. Hoskins<br />
non poteva sbagliarsi così grossolanamente sui due punti più importanti<br />
della sua descrizione. A meno che, naturalmente, qualcuno non avesse<br />
cambiato, per un qualche fantastico motivo, completamente tutto.<br />
Balzai a terra e grattai le suole delle scarpe del morto. C'era una patina<br />
piuttosto spessa di polvere di carbone.<br />
Ma all'inizio di un caso non si ha il tempo di pensare, neanche alle parole<br />
pazzesche gridate da Barba Bianca a Hoskins poi: "L'hai ucciso e sarai<br />
impiccato per questo, mio bell'impostore. Ti ho visto nella carrozza". Per il<br />
momento quel fatto andava lasciato perdere. Mi rivolsi a Pruen.<br />
«Avevate proprio ragione» dissi. «C'era un uomo morto, lì dentro.»<br />
Lui se ne stava a una certa distanza e si passava il dorso di una mano<br />
sulla bocca, tenendo la fiasca del gin contro il petto con l'altra, guardandomi<br />
con gli occhi cisposi. Per un istante credetti che si mettesse a piangere.<br />
Invece lui cominciò a parlare con molta calma.<br />
«Non lo sapevo» disse. «Che Dio mi aiuti, non lo sapevo.»<br />
La voce rauca sembrava venire da molto lontano. Gli presi di mano la<br />
fiasca e lo spinsi in avanti. Tremava in maniera spaventosa.<br />
«Insistete ancora a dire che eravate solo qua dentro, stasera?» dissi. «In<br />
tal caso, naturalmente, sarete accusato d'assassinio.»<br />
<strong>Una</strong> pausa. «Non ci posso far niente, signore. Insisto a dire che sì... io...<br />
io ero solo.»<br />
«Venite qui, più vicino. Conoscete quest'uomo?»<br />
Girò la testa di scatto con tale inattesa rapidità che mi fu impossibile vedere<br />
la sua espressione. «Lui? Mai visto in vita mia. No. Sembrerebbe un<br />
italiano.»<br />
«Guardate il manico di quel coltello. Mai visto?»
Pruen si voltò e mi guardò negli occhi, con la stessa ostinazione lagrimosa.<br />
«Sì. Sì. Ve lo dirò chiaro e tondo: ho visto quel coltello un migliaio<br />
di volte. Perché viene da qui, ecco perché l'ho visto, perciò pensate quello<br />
che vi pare! Ecco, ve lo proverò!» gridò, come se io dubitassi delle sue parole,<br />
e mi tirò per il braccio prima di indicarmi le bacheche al centro della<br />
sala. «Viene da quella bacheca. Lo chiamano khanjar; è un pugnale persiano.<br />
Lo sapevate? Ah! Scommetto di no. È curvo. Un khanjar, sparito da<br />
quella bacheca, che viene adoperato...» La sua voce aveva preso la cantilena<br />
di chi ripete un discorso preparato, e quando lui si rese conto di ciò che<br />
stava dicendo, sbatté le palpebre, rabbrividì e si dominò.<br />
«Così sapevate che era sparito?»<br />
Un'altra pausa. «Io? No. Voglio dire che lo so ora.»<br />
«Ne riparleremo quando avrò fatto qualche telefonata. C'è un telefono<br />
qui? Bene. A proposito, continuate a dire che il signor Wade è fuori città?»<br />
Continuò a dirlo, con veemenza. Incaricato del museo, in assenza del<br />
proprietario, era un certo signor Ronald Holmes. Il signor Holmes abitava<br />
poco lontano da lì, in un appartamento in Pall Mall Place, e Pruen mi suggerì<br />
con insistenza quasi morbosa di mettermi immediatamente in contatto<br />
con lui. Seguitando a parlare confusamente, mi portò davanti a un uscio<br />
con la scritta "Conservatore". Ma dopo aver girato un interruttore accanto<br />
alla porta, trasalì lievemente di fronte a ciò che vide nella stanza e io potrei<br />
giurare che quella vista era nuova per lui come lo era per me.<br />
Sebbene non vi fossero altri cadaveri, lì dentro, evidentemente era successo<br />
qualcosa di natura piuttosto violenta. Era una stanza grande, piacevole,<br />
piena di sontuosi tappeti stile Kurdistan. C'erano due scrivanie, una<br />
col ripiano di mogano in mezzo alla stanza, l'altra, una scrivania qualunque,<br />
forse per la macchina per scrivere, in un angolo, circondata da schedari.<br />
<strong>Le</strong> poltrone erano di pelle rossa; le pareti, sulle quali alcune fotografie<br />
incorniciate stonavano maledettamente, erano ornate da una specie di intarsi<br />
moreschi. Sulla scrivania di mogano, accanto a un portacenere pieno<br />
zeppo di mozziconi di sigaretta, c'era un libretto aperto.<br />
Ma la cosa che più colpiva in quella stanza era la corrente d'aria. Nella<br />
parete sinistra, sul retro, c'era un uscio aperto che dava in una toilette. <strong>Una</strong><br />
finestra in alto nella parete posteriore della toilette, sopra il lavandino, era<br />
aperta. Sul tappeto, davanti alla scrivania di mogano, c'erano i frammenti<br />
di uno specchietto portatile. Un tappetino era come attorcigliato. Ma non<br />
era tutto.<br />
Nella parete sulla destra dell'uscio da cui ero entrato era stato installato
un ascensore elettrico. I due sportelli dell'ascensore, ciascuno con un finestrino<br />
munito di grata, erano parzialmente aperti. Il vetro di uno dei finestrini<br />
era stato fracassato, ovviamente dall'interno. Sul pavimento c'erano<br />
dei vetri frantumati, un'accetta e un cartello che doveva essere stato appeso<br />
all'esterno dell'ascensore con la scritta "Fuori servizio". Notai che all'esterno<br />
dell'ascensore c'era un paletto di ferro che permetteva di chiudere gli<br />
sportelli anche da fuori. Si aveva l'impressione che qualcuno fosse rimasto<br />
imprigionato nell'ascensore e avesse agito con violenza per uscirne.<br />
Spinsi gli sportelli ed entrai. Un filo di luce filtrava attraverso gli sfiati<br />
del ventilatore situati in alto nella parete della cabina che dava sulla sala.<br />
Sul pavimento c'era una cassa di legno vuota rovesciata.<br />
«Insisto a dire che non so niente di tutto questo» disse Pruen con aria infelice.<br />
«Non sono venuto qui, stasera. Quest'ascensore è guasto da una settimana,<br />
pare che nessuno riesca ad accomodarlo e Dio sa che io non ne sono<br />
capace. Il vecchio si è molto arrabbiato perché secondo lui qualcuno<br />
deve averlo messo fuori uso deliberatamente, il che non è vero, comunque<br />
qualcosa dev'essere successo; lui non ha l'aria allegra quando lo usa e per<br />
ben due volte c'è mancato un pelo che restasse decapitato, ma quando vedrà<br />
questo caos... uh!»<br />
«Il vecchio? Volete dire il signor Wade? A proposito, che aspetto ha?»<br />
Mi fissò. «Che aspetto ha? È un bell'uomo, il signor Wade, anche se<br />
piuttosto basso. Focoso. Un grande showman. Sicuro. Bellissimi baffoni<br />
bianchi, un vero castigamatti. Sì! È un uomo importante... è stato due anni<br />
in Persia, è stato a scavare in quei palazzi dei califfi col permesso del governo<br />
e tutto quanto. Sicuro. E...» s'interruppe, mi fissò astiosamente e riprese<br />
in tono querulo: «Perché volete sapere tutte queste cose? Perché non<br />
telefonate? Eccolo lì il telefono, sulla scrivania, ce l'avete proprio sotto il<br />
naso. Perché non lo usate?».<br />
L'idea peregrina che mi era frullata insistentemente per il capo e cioè che<br />
potesse essere stato il focoso signor Wade stesso ad appiccicarsi una barba<br />
finta e a girellare nel suo museo... fu spazzata via da quella descrizione...<br />
piuttosto basso. Telefonai in Vine Street, spiegai la situazione a Hoskins e<br />
gli dissi di mandare il fotografo, l'uomo delle impronte e il medico della<br />
polizia. Dopo una pausa sbalordita, Hoskins esclamò con aria trionfante:<br />
«Quel tipo, quel Mannering, signore...»<br />
«Portatevelo dietro. Non l'avrete mica lasciato andare, vero?»<br />
«No, signore. Oh, lo porterò, lo porterò, sicuro!» bisbigliò Hoskins. «Per<br />
giunta, ho le prove. Gli è sfuggito di tasca un biglietto, signore. La prova
che c'era un delitto m programma. Delitto e cospirazione...»<br />
A beneficio di Pruen ripetei: «Biglietto che comprova cospirazione...» e<br />
riappesi il ricevitore con uno scatto deciso. «Questo chiarisce tutto» dissi a<br />
Pruen. «Non avete bisogno di parlare, a meno che non vogliate farlo prima<br />
che vi porti via. Sappiamo tutto. Così c'era una cospirazione e voi lo avete<br />
ucciso, eh?»<br />
«No. Chi l'ha detto? Chi l'ha detto?»<br />
«Perché negare? In una tasca di Gregory Mannering è stato trovato un<br />
biglietto che spiega tutto.»<br />
«Mannering?...» borbottò lui e sbatté gli occhi. «Via! Mannering! Perbacco,<br />
lui sarebbe l'ultimissima persona, l'ultimissima!»<br />
Alzai bruscamente la mano per farlo tacere perché entrambi avevamo<br />
sentito dei passi. La finestra nella toilette era spalancata e il rumore pareva<br />
venire da fuori. Dissi a Pruen che se avesse fatto un qualunque rumore le<br />
conseguenze non gli sarebbero piaciute. Poi entrai nella toilette, salii sullo<br />
sciacquone e sbirciai fuori della finestra.<br />
Dietro il museo c'era un cortile e un alto muro il cui cancello di ferro si<br />
apriva su un vicolo chiamato Palmer Yard. Dopo aver aperto quel cancello<br />
qualcuno stava entrando. La luna era ancora alta: fui in grado di distinguere<br />
la figura di una donna. La donna si chiuse il cancello alle spalle e si avviò,<br />
piuttosto frettolosamente, lungo il marciapiede. Nel vedere la mia testa<br />
inquadrata nella finestra... evidentemente si aspettava di trovarvi qualcuno<br />
lì... agitò la mano in segno di saluto.<br />
«Restate qui» dissi a Pruen, «e se aprite bocca... Come si arriva alla parte<br />
posteriore di questa casa?»<br />
Per arrivare alla porta posteriore, spiegò, bisognava andare nella sala e<br />
poi aprire l'uscio a destra della scala, entrare in un breve corridoio che portava<br />
alle sue stanze personali e finalmente alla porta posteriore. Andai nella<br />
sala, seguii le sue istruzioni e arrivai nel piccolo buio corridoio proprio<br />
mentre la donna apriva la porta posteriore. La vidi delineata contro il chiarore<br />
lunare mentre allungava la mano per accendere una lampadina che<br />
penzolava dal soffitto. E la luce si accese.<br />
Ecco, signori, quella sì che era una donna. Ho visto ragazze più belle in<br />
senso classico, però mai con quel portamento e quel fascino che prende<br />
subito. La sua presenza si faceva sentire. Per un istante restò sotto la lampadina<br />
oscillante sbattendo gli occhi per abituarsi al bagliore. Portava un<br />
mantello scuro sulle spalle sopra un vestito da sera rosso scarlatto molto<br />
scollato. Non era alta né esattamente florida. Se non sono più esplicito, si-
gnori, e traccio il mio schizzo con mano leggera e da gentiluomo, è perché<br />
da quel momento sono in rapporti più che amichevoli con lei. Ma, come<br />
dicevo, dava l'impressione di essere florida. Aveva quei pesanti capelli<br />
scuri che sembravano riflettere la luce intorno, e lunghi, luminosi occhi<br />
scuri sotto palpebre che parevano di cera, la bocca rosa e il collo sottile.<br />
Gli occhi sembravano ansiosi, e lei era indubbiamente nervosa. Ma nonostante<br />
quell'ansietà, era l'intensa vitalità in lei... una specie di vitalità cordiale,<br />
sorridente, che la rendeva vivida come il suo vestito scarlatto in quel<br />
corridoio. La lampadina le dondolava sopra la testa facendola entrare e uscire<br />
dall'ombra. Guardava lungo il corridoio fissandomi.<br />
«Dico, Ronald» cominciò in tono eccitato. «Ho visto la tua luce, là dentro,<br />
ma non pensavo che tu fossi qui. Credevo che tu fossi andato a casa<br />
tua. Stavo appunto per andarci. C'è qualcosa che non v...?» s'interruppe<br />
bruscamente. «Chi è? Chi c'è? Cosa volete?»<br />
«Signora» dissi, «non vorrei sembrarvi troppo curioso ma vorrei sapere<br />
cosa sta succedendo in questa casa di matti. Chi siete?»<br />
«Io sono Miriam Wade. Voi chi siete?»<br />
Alla mia risposta spalancò gli occhi e si avvicinò un poco per vedermi<br />
meglio. Ma in quegli occhi scuri la perplessità era dominante al pari della<br />
paura.<br />
«Un funzionario di polizia» ripeté. «Cosa volete mai, qui? Cos'è successo?»<br />
«Assassinio.»<br />
Sulle prime mi sembrò che non capisse. Quando si rese conto, Miriam<br />
Wade scoppiò a ridere, una risata che, mentre lei mi scrutava, si faceva<br />
sempre più isterica. Si portò le mani sulla bocca poi sulle guance. «Scherzate...»<br />
«No.»<br />
«Volete dire... un morto? Chi è morto? Certo non...»<br />
«È quello che voglio sapere, signorina Wade. Perché non venite a vedere<br />
se potete identificarlo?»<br />
«Certo che lo farò» rispose con uno sforzo, «ancora non vi credo, ma lo<br />
farò. Vorrei... voglio dire, non ho mai visto un... dico, è molto brutto? Non<br />
potreste dirmi qualcosa? Chi vi ha chiamato qui?»<br />
La guidai nella sala. Prima che io avessi il tempo di indicarglielo, lei vide<br />
il Reperto Numero Uno con la testa voltata verso di noi. Di una cosa fui<br />
certo quando la vidi scattare all'indietro: non era quello che si aspettava di<br />
vedere. Poi si fece coraggio, tese le braccia lungo i fianchi, fece qualche
passo in avanti, guardò la faccia e si fermò. All'improvviso si chinò come<br />
se stesse per inginocchiarsi, poi si dominò: il suo bellissimo viso sotto<br />
quella luce lunare era inespressivo. Inespressivo e, per una qualche ragione,<br />
stranamente maturo. Qualcosa era cambiato in quel viso... un grido<br />
muto?... qualcosa s'indurì, tuttavia per un istante credetti di vedere i suoi<br />
occhi velarsi di lacrime.<br />
Si raddrizzò, rigida, e disse in tono calmo: «No, non lo conosco. Devo<br />
guardarlo ancora?».<br />
Cosa diavolo è la logica? Forse fu il vago aspetto da gigolò di quell'uomo<br />
per terra, un qualcosa di rocambolesco nel ghigno del suo viso morto o<br />
il suo logoro vestito da sera che mi spinse a dire quello che dissi.<br />
«Non mentite» dissi. «Mi renderete le cose molto più difficili se mentite.»<br />
<strong>Le</strong>i mi rivolse un sorriso, un sorriso quasi tremolante. Muoveva le mani<br />
su e giù lungo i fianchi del vestito.«Siete abbastanza gentile» disse. «Ma io<br />
non sto mentendo. Mi rammenta qualcuno... ma non c'è altro. Per amor di<br />
Dio, ditemi cos'è successo! Come è entrato qui quest'uomo? Cosa è accaduto?<br />
Quel coltello...» indicò, e mentre lo guardava trasalì e la sua voce si<br />
fece stridula. «È quello che Sam...»<br />
«Quello che Sam?»<br />
Senza dare l'impressione di avermi udito, lei si voltò e guardò la lunga e<br />
orribile - in un certo senso - cassa da imballaggio intorno alla quale Pruen<br />
aveva danzato. Ma la domanda l'aveva ben capita.<br />
Quando tornò a guardarmi, lo fece con una civetteria quasi macabra che<br />
non cancellò l'espressione artificiosa dei suoi occhi né l'ansimare del suo<br />
petto.<br />
«Ehi, non dovete badare a me. Se mi trascinate a guardare cadaveri, non<br />
dovete aspettarvi un comportamento coerente, non vi pare? Sinceramente<br />
non volevo dire proprio nulla. Sam... Sam Baxter è un amico mio... ammirava<br />
quel pugnale. Era là in una di quelle bacheche, o da qualche altra parte.<br />
Sam desiderava che mio padre glielo vendesse per appenderlo alla parete<br />
della sua camera, diceva che aveva un'aria piuttosto... piuttosto spaventosa<br />
e sinistra...»<br />
«Calma, signorina Wade. Venite via di qui, ora.» La presi per un braccio<br />
e la spinsi verso la scala. «Perché siete venuta al museo, stasera?»<br />
«Non avevo intenzione di venirci! Voglio dire, Ronald Holmes... il segretario<br />
di mio padre... Ronald stava dando un piccolo party in casa sua e<br />
io ero diretta là. E quando vengo da queste parti, parcheggio sempre la
macchina in Palmer Yard. Comunque l'ho parcheggiata lì, dopo di che ho<br />
visto la vostra luce. Così ho creduto che Ronald fosse stato trattenuto...»<br />
A ogni parola che pronunciava, si allontanava sempre più dal morto e io<br />
la seguivo come se la pedinassi. A quel punto era arrivata oltre le colonne<br />
sul lato destro della sala. Allungò una mano e toccò un lungo tappeto persiano<br />
appeso al muro dietro di lei; la sontuosità del tappeto pareva incombere<br />
su di lei che vi si appoggiava contro e con le mani sottili e magre ne<br />
carezzava la superficie come per trarne conforto.<br />
«Stavate andando a un party in casa del signor Holmes» ripetei. «Ma il<br />
vostro fidanzato non veniva con voi?»<br />
<strong>Le</strong>i taceva e io dovetti spronarla. «Siete fidanzata con un certo signor<br />
Gregory Mannering, mi pare, no?»<br />
«Be', sì, non proprio ufficialmente.» Disse quelle parole in fretta, farfugliando,<br />
come se non avessero alcuna importanza, ma i suoi occhi erano<br />
tornati a sbirciare furtivamente il morto, e la loro espressione era spaventata.<br />
«Greg! Dite, cosa c'entra Greg? Lui non ha mica visto quel... vero?»<br />
«Credo di sì... ascoltate, signorina Wade, non sto cercando di sopraffarvi<br />
o di tacervi fatti misteriosi.» Non era saggio, ma le raccontai per filo e per<br />
segno cos'era accaduto quella sera. <strong>Le</strong>i dava l'impressione di frugare freneticamente<br />
nei propri pensieri come una donna potrebbe frugare nei suoi<br />
armadi, e avrei giurato di averle udito mormorare almeno una volta "La finestra<br />
della cantina". Ma continuai. «Il punto è questo. Ho accennato vagamente<br />
alla sparizione di un uomo con la barba finta... e il vostro fiancé è<br />
svenuto. Ci capite qualcosa?»<br />
Ma a quanto pareva a lei interessava poco anche quello.<br />
«Il poliziotto» cominciò, «il vostro poliziotto ha visto un uomo con...<br />
chissà perché la parola "barba" è così terribilmente buffa... che lo ha accusato<br />
di essere un assassino?» La sua voce si spense, per un qualche motivo<br />
lei era più calma di quanto lo fosse stata prima e ora la sua mente tornò alla<br />
mia frase precedente. «Svenuto? Ah! Non potete capire. Greg è svenuto<br />
perché... se lo conosceste, capireste la ridicolezza della cosa! Quando faceva<br />
parte della Guardia Civile Spagnola fu distaccato nella <strong>Le</strong>gione Straniera<br />
come spia tra gli arabi nel periodo in cui c'era tutto quel subbuglio<br />
non so bene dove... si divertiva da matti... Ma, vedete, si tratta del suo cuore,<br />
gli tocca prendere la digitalina. Ecco perché fu costretto a dimettersi.<br />
Ogni volta che fa qualche sforzo o si emoziona... avete detto che c'è stata<br />
una rissa tra lui e il poliziotto, no?... si sente male. Soltanto la settimana<br />
scorsa ha portato sulle spalle un baule al piano di sopra perché Ronald
Holmes aveva scommesso che nessuno era abbastanza forte da farlo da solo,<br />
e poi ha avuto un attacco di cuore. È fortissimo, l'ha portato su per ben<br />
due rampe prima di mancare un gradino e lasciarlo scivolare giù... solo che<br />
era pieno di porcellane antiche... papà era furioso. Greg che sviene perché<br />
qualcuno gli dice qualcosa! È assurdo! Ne convenite, no?»<br />
«Ma come mai quel malinteso? Stasera era qui e batteva alla porta insistendo<br />
a dire che ci doveva essere una riunione al museo...»<br />
<strong>Le</strong>i mi guardò direttamente negli occhi. «Non ha avuto il mio messaggio,<br />
tutto qui. Stasera sul presto gli ho telefonato là, dove abita, lui era fuori,<br />
ma mi hanno detto che sarebbe rientrato entro pochi minuti e che gli avrebbero<br />
trasmesso il mio messaggio. Gli dicevo che la riunione era stata<br />
rimandata e di venir invece da Ronald in Pall Mall Place.»<br />
«Chi ci doveva essere a quella riunione?»<br />
«Solo mio padre... vedete, volevo che conoscesse Greg in un ambiente<br />
congeniale; non si erano mai incontrati faccia a faccia; Greg non conosce<br />
neppure mio fratello...» Buttò là un'infinità di parole, alla disperata, ma io<br />
la lasciai parlare sperando che saltasse fuori qualcosa di utile da quella tirata<br />
ansimante. «Cosa stavo dicendo? Ah, sì. Solo mio padre e Greg e Ronald<br />
e il dottor Illingworth... il predicatore scozzese, sapete, un uomo terribilmente<br />
moralista, ma con un grandissimo interesse per <strong>Le</strong> <strong>Mille</strong> e <strong>Una</strong><br />
<strong>Notte</strong>...»<br />
«<strong>Le</strong> <strong>Mille</strong> e <strong>Una</strong> <strong>Notte</strong>?»<br />
«Sì. Sapete, Alì Babà e Aladino e tutti quei personaggi. Soltanto, e questo<br />
mi fa andare in bestia, a sentire mio padre lui non le considera novelle,<br />
non sa nemmeno che sono novelle, lui cerca di rintracciare la loro origine<br />
storica o una cosa così. Ricordo d'aver tentato di leggere un suo articolo<br />
nel "Journal Asiatique", su quella novella delle <strong>Mille</strong> e <strong>Una</strong> <strong>Notte</strong> che narra<br />
di uomini trasformati in pesci: pesci bianchi, azzurri, gialli e rossi, ricordate,<br />
a seconda se erano musulmani, cristiani, ebrei o santoni. Il dottor<br />
Illingworth sosteneva che quei colori rappresentavano i turbanti portati dai<br />
sudditi di Maometto quando Maometto Vattelapesca d'Egitto comandava i<br />
musulmani, i cristiani e gli ebrei nell'anno milletrecentouno. Non so bene<br />
di cosa si trattava, ma so che era spaventosamente culturale e barboso.»<br />
Si torceva le mani cercando di assumere un atteggiamento disinvolto,<br />
ma era chiaro che tentava di distrarmi da qualcosa. Che cosa?<br />
«E cos'era» domandai, «che dovevano esaminare stasera prima che vostro<br />
padre fosse costretto a partire?»<br />
«Esaminare?»
«Sì, non doveva essere soltanto una riunione sociale, a quanto ho capito.<br />
Infatti il signor Mannering mi ha detto: "Violeremo una tomba" e poi mi<br />
ha chiesto se credevo ai fantasmi.»<br />
Qualcuno bussò bruscamente alla grossa porta di bronzo e il rimbombo<br />
la fece trasalire. Ma mentre i colpi echeggiavano nel museo, lessi la paura<br />
nei suoi occhi, ed era stata la mia ultima frase che l'aveva provocata.<br />
4<br />
Ci vuole un cadavere<br />
Mi affrettai verso la grossa porta e tirai indietro il paletto. Hoskins, i baffi<br />
ritti, entrò come se si aspettasse di trovare un cadavere sulla soglia. Con<br />
lui c'era il dottor Marsden, il medico del distretto; Crosby, l'addetto alle<br />
impronte; Rogers, il fotografo, e due poliziotti. Dopo averli avvertiti di non<br />
calpestare le tracce di polvere di carbone e aver detto a Rogers di fotografarle,<br />
detti loro le solite istruzioni. L'agente Martin restò accanto alla porta<br />
e l'agente Collins partì per una ricerca (probabilmente inutile) nella casa.<br />
Rogers e Crosby si misero immediatamente a lavorare sul morto perché io<br />
non potevo nemmeno frugare nelle tasche della vittima finché il lavoro di<br />
routine non fosse stato portato a termine.<br />
Hoskins mi trasse da una parte.<br />
«Ho Sua Signoria... voglio dire il signor Mannering... fuori, in macchina»<br />
mi disse con un borbottio misterioso. «Devo dire a Jameson che lo<br />
porti qui?»<br />
«Un momento. Cos'ha detto quando ha ripreso i sensi?»<br />
Il sergente rispose con aria perplessa: «Mi ha parlato del suo cuore malato<br />
e mi ha mostrato una boccetta di compresse. Ma quanto a essere spaventato,<br />
signore, perdio, ha fatto un cambiamento completo. Quando gli ho<br />
detto di Barba Bianca e di cosa mi aveva fatto Barba Bianca...»<br />
«Glielo hai detto?»<br />
«Ho dovuto, signore! Non c'è altra via d'uscita quando uno ti chiede per<br />
quale motivo viene trattenuto... Be', signore, crede che ne sia rimasto<br />
sconvolto? No! Si è messo a ridere! Ha riso e riso a non finire.» Hoskins si<br />
accigliò. «Pareva che quello svenimento lo avesse molto sollevato. Poi,<br />
quando voi avete telefonato per dire del delitto e dell'uomo con la barba<br />
nera, lui era tutto interessato ed eccitato ma non più spaventato di me. Ha<br />
continuato a vagolare e a raccontarci di un delitto commesso da teppisti<br />
nell'Iraq o che so io, e di come lui aveva aiutato la polizia nelle indagini»
disse Hoskins strizzando un occhio con fare confidenziale. «Però, detto tra<br />
noi, secondo me è un fottuto bugiardo. Vedete, signore, lo abbiamo riportato<br />
alla ragione con quel biglietto... Devo dire a Jameson che lo porti<br />
qui?»<br />
«Prima dobbiamo chiarire qualcosa. Vieni qui e dimmi se questo è lo<br />
stesso uomo che ha tentato di strangolarti davanti al museo.»<br />
Hoskins mi seguì premurosamente. Nel vedere Miriam Wade, che era<br />
sempre appoggiata al tappeto e alla quale avevo fatto un cenno rassicurante,<br />
il sergente lanciò un fischio.<br />
Quando gli dissi chi era, fu chiaro dalla sua espressione che considerava<br />
la cosa sinistra. Poi guardò il cadavere.<br />
«No, signore» dichiarò dopo averlo osservato. «Non è lo stesso uomo.»<br />
«Ne sei sicuro?»<br />
«Assolutamente, signore! Guardate! Questo tipo qui ha la faccia piuttosto<br />
tonda e un naso che definireste ebraico. Il vecchio che è saltato giù da<br />
quel muro...»<br />
«Sta' a sentire, sei sicuro che era vecchio?»<br />
Hoskins gonfiò le guance. «No, signore, non ci potrei giurare, capite. Ci<br />
avevo già pensato, ora che me lo chiedete. Ma di una cosa sono certo: aveva<br />
la faccia lunga e affilata come quella d'un cavallo, e il naso schiacciato.<br />
Non come questo qui. Giurerei che non si tratta della stessa persona.» Si<br />
fece brusco. «Ordini, signore? Non sono in servizio, ma dato che, per modo<br />
di dire, sono coinvolto in questa faccenda...»<br />
Be', quello sembrava stabilire che c'erano state due persone con barbe<br />
finte a girare lì attorno. Non riuscivo a decidere se ciò migliorava o peggiorava<br />
la situazione: la peggiorava, forse. Faceva venire alla mente strane<br />
visioni di un club di uomini con barbe finte che si riunivano in un museo<br />
orientale in una notte di luna. Non quadrava...<br />
«Fammi vedere quel biglietto» dissi.<br />
Hoskins lo tirò fuori delicatamente. Era un foglio di carta qualunque, ripiegato<br />
in un quadratino, ben schiacciato e, da un lato, molto sporco. Lo<br />
spiegai. Scritte a macchina sotto la semplice intestazione "Mercoledì" c'erano<br />
le seguenti parole piuttosto insolite:<br />
Caro G.<br />
Ci vuole un cadavere... un vero cadavere. La causa della morte non ha<br />
importanza, ma ci vuole un cadavere. Combinerò io il delitto... quel khanjar<br />
col manico d'avorio andrà benone, oppure, se ci sembrerà meglio, or-
ganizzeremo uno strangolamento...<br />
Seguivano due parole cancellate con una serie di X e il biglietto finiva lì.<br />
Cercai di raccapezzarmi. Il sergente Hoskins lesse nel mio pensiero.<br />
«Un tipo molto disinvolto, eh, signore?» disse. «Assassinio, puah... "Ci<br />
troviamo al Lyons per il tè..." così, semplicemente. Eh?»<br />
Dissi: «Accidenti, Hoskins, qui c'è qualcosa che non quadra. Avevi mai<br />
letto qualcosa che desse meno l'impressione dell'appello di un assassino<br />
assetato di sangue?».<br />
Hoskins rifletté. «Be', signore, non saprei esattamente dire com'è un assassino<br />
assetato di sangue. A me sembra che avrebbe dovuto metterci più<br />
passione. Ma sono costretto ad ammettere che mi fa un gran brutto effetto.»<br />
«Dove lo hai trovato?»<br />
«È caduto dalla tasca del cappotto del signor Mannering mentre io gli<br />
muovevo le braccia su e giù per fargli riprendere i sensi. Non gli ho detto<br />
niente del biglietto. Ho pensato di lasciar decidere a voi. Dico, però: cos'è<br />
un khanjar col manico d'avorio?»<br />
"Ci vuole un cadavere... un vero cadavere." Quella frase era abbastanza<br />
orribile, in ogni modo. Con Hoskins alle calcagna, camminai lungo la fila<br />
di bacheche in mezzo alla sala e cercai quella dalla quale era stato preso il<br />
pugnale. Fu piuttosto facile trovarla. Nella terza bacheca dalla porta principale,<br />
etichettata "Persiano moderno". Sul velluto blu scuro c'era il solco,<br />
lungo circa venticinque centimetri, di un pugnale ricurvo. La bacheca era<br />
chiusa e cardini non se ne vedevano. Come si aprivano quelle scatole di<br />
vetro?, mi domandai, come mi ero domandato spesso nei musei. M'infilai i<br />
guanti e tastai attorno accuratamente. Su un lato, nel supporto di legno, c'era<br />
una minuscola serratura senza chiave. Evidentemente il lato si apriva interamente<br />
come una porta, ma ora era chiuso. Perciò era da presumere che<br />
chiunque aveva preso quel pugnale possedeva una chiave, il che portava<br />
direttamente ai Wade o ai loro amici. "Ci vuole un cadavere... un vero cadavere."<br />
Così l'assassinio era stato un piccolo particolare di qualche programma<br />
fantastico?<br />
Naturalmente la persona più immediata cui portava quell'indizio era il<br />
vecchio Pruen. Lì stava il guaio. Non credevo, e se avessi fatto parte di una<br />
giuria non avrei creduto, che Pruen avesse qualcosa a che fare col delitto.<br />
«Dobbiamo metterci al lavoro» dissi a Hoskins. «Vai a prendere il tuo<br />
amico Pruen: il custode di cui mi hai parlato... è giù nella stanza del con-
servatore. Portalo da qualche altra parte... quella stanza mi servirà per altri<br />
testimoni... e cerca di tirargli fuori tutto quello che è successo stasera.<br />
Chiedigli di questo pugnale, quando si è accorto della sua sparizione e tutto<br />
quello che sa al riguardo. Vedi quella cassa là? Scopri perché Pruen vi<br />
ballava attorno stasera e cosa intendeva dire con "la signora di Harun-ar-<br />
Rashid".»<br />
Non a torto Hoskins volle sapere chi era Harun-ar-Rashid e cosa c'entrava<br />
la sua signora. Secondo quanto ricordavo nebulosamente, Harun era stato<br />
un califfo di Bagdad nell'ottavo secolo o giù di lì: il famoso personaggio<br />
delle "<strong>Mille</strong> e <strong>Una</strong> <strong>Notte</strong>" cui piaceva andare in cerca di avventure travestito.<br />
<strong>Una</strong> volta qualcuno mi aveva detto che Harun-ar-Rashid, tradotto, significava<br />
Harun l'Ortodosso... il che sembrava una specie di denigrazione.<br />
C'era da supporre che avesse una moglie; almeno quello era un indizio ovvio.<br />
Mannering aveva parlato di una scoperta fatta dal museo, una faccenda<br />
segreta, e che, così per dire, avrebbero violato una tomba. Era possibile<br />
che Geoffrey Wade (che Pruen aveva descritto come un tipo che andava a<br />
frugare nei palazzi dei califfi) avesse scoperto, o creduto di aver scoperto,<br />
la bara della moglie di Harun-ar-Rashid? C'è da aggiungere, tuttavia, la divertita<br />
dichiarazione di Pruen secondo la quale nella cassa non c'era niente.<br />
E quando ci avete aggiunto questo, cercate di immaginare cosa ci incastri<br />
un cadavere con la barba finta e con un ricettario di cucina in mano.<br />
Parlai di quella nuova possibilità a Hoskins che stava fissando la cassa.<br />
Il sergente abbassò la voce.<br />
«Alludete, signore, a una mummia?» domandò. «Come quelle che, nei<br />
film, si alzano e si mettono a camminare?»<br />
Gli feci notare che i califfi erano musulmani e che seppellivano i morti<br />
come tutti, e questo sembrò rassicurarlo. Lui era molto sospettoso riguardo<br />
alle mummie: aveva l'idea che erano morti che non volevano stare sdraiati<br />
nelle bare.<br />
«Visto che non ci sono mummie...» disse, «cosa volete che faccia? Devo<br />
disseppellirla, se questo è il termine giusto?»<br />
«Sì, se Pruen non vuol parlare. Nella stanza del conservatore c'è un'accetta.<br />
Se non riesci a cavar niente da Pruen, apri la cassa, con molta attenzione.<br />
Noi cerchiamo qualcuno che sa tutto di questo posto...»<br />
«Be', signore, anche se il vecchio signor Wade è via, ci sarà qualcuno<br />
incaricato. Non potremmo telefonargli?»<br />
Ronald Holmes. Ma c'era un'idea migliore che quella di telefonargli.<br />
Ronald Holmes che, in quel momento, secondo Miriam Wade, stava dando
una festicciola dove probabilmente erano presenti tutte le persone collegate<br />
col museo. E abitava a non più di cinque minuti di distanza da lì, in Pall<br />
Mall Place. Se mi prendevo dieci minuti e andavo là prima che la notizia<br />
di questa faccenda arrivasse a loro, c'era la probabilità di ottenere qualche<br />
risultato.<br />
«Bada tu a tutto» dissi a Hoskins. «Non starò via molto, e mi porterò<br />
dietro Holmes. Se troviamo altri testimoni, questa casa è abbastanza grande<br />
per tenerli separati. Nel frattempo metteremo la ragazza giù, nella stanza<br />
del conservatore, sorvegliata da Martin. Non deve comunicare con nessuno,<br />
tieni Mannering lontano da lei, anche se lui dovesse cominciare a far<br />
cagnara. Intanto...»<br />
«Dov'è la donna?» domandò brusco Hoskins.<br />
Ci girammo entrambi di scatto. La fila dei tappeti persiani lungo la parete<br />
era deserta: ebbi la sensazione di essere al volante di una macchina di<br />
cui avevo perso il controllo. Non poteva essere corsa verso l'uscita, l'agente<br />
Martin era di guardia alla porta di bronzo. Mi precipitai verso la stanza<br />
del conservatore. L'uscio era chiuso, ma io udii debolmente una voce che<br />
parlava senza però distinguere le parole. Parlava con Pruen? Attraverso<br />
quell'uscio listato d'acciaio non si poteva udire niente, ma proprio sopra la<br />
mia testa c'erano gli sfiatatoi del ventilatore all'interno dell'ascensore.<br />
Aprii rapidamente l'uscio giusto in tempo per afferrare chiaramente una<br />
mezza dozzina di parole.<br />
Ma di nuovo la faccenda mi sembrò strana e incomprensibile. Miriam<br />
Wade era seduta dietro la scrivania di mogano e stava china sul telefono.<br />
<strong>Le</strong> parole che udii erano "Whitehall zero zero sei sei. Voglio parlare con<br />
Harriet Kirkton". Ma aveva messo un fazzoletto sul microfono... evidentemente<br />
per alterare ancora di più la voce, perché stava parlando con una<br />
profonda tonalità di contralto che contrastava con la sua abituale. Quando<br />
mi vide, sbatté il ricevitore sulla forcella e si alzò con il viso in fiamme.<br />
«Voi!» gridò, affannata. «Voi... odioso, maledetto ficcanaso!»<br />
«Via via» dissi. C'era sempre la tentazione di dire "Via via" a quella vitalissima<br />
femmina che ora sembrava Messalina in preda a una crisi di nervi,<br />
ma ne sciupava l'effetto con la sua scelta delle parole. «Stavate telefonando.<br />
Perché non continuate?»<br />
«Non sono affari che vi riguardano.»<br />
«Date le circostanze devo chiedervi a chi stavate telefonando.»<br />
«Avete sentito, no? Ad Harriet. È una delle mie migliori amiche. Era con<br />
me a bordo della nave quando sono tornata a casa. <strong>Le</strong>i...»
«Sì, ma quando telefonate alle vostre migliori amiche, camuffate la voce?<br />
Statemi a sentire, signorina Wade, questo non è proprio il momento<br />
per fare scherzi...»<br />
Credetti che prendesse il portacenere di bronzo e me lo scagliasse sulla<br />
testa. Invece dominò l'impulso e, portandosi le mani sul florido seno, mi<br />
disse esplicitamente, con un tono che voleva essere di profondo disprezzo,<br />
cosa dovevo fare e dove dovevo andare.<br />
«Whitehall zero zero sei sei» dissi. «Che numero è? Posso saperlo dal<br />
centralino, sapete.»<br />
«È l'appartamento di Ronald Holmes. Non mi credete, vero?» (Avevo<br />
preso la guida del telefono.) «Non lo troverete. Ma è così.» I suoi occhi si<br />
velarono.«Sentite, dovete proprio tenermi qui? Credete che sia piacevole<br />
per me, con quel... quel coso di là e tutto il resto? Non potreste lasciarmi<br />
andare o almeno permettermi di chiamare qualcuno? Di chiamare mio fratello?»<br />
«Dov'è vostro fratello?»<br />
«Da Ronald.»<br />
La domanda, sul motivo per cui non aveva chiesto del fratello invece di<br />
quella Harriet Kirkton, se voleva parlare con lui, era così ovvia che non la<br />
posi neppure. Ma riguardo al numero mi aveva detto la verità: Ronald<br />
Holmes, Prince-Regent Court, Pall Mall Place, era sull'elenco col numero<br />
Whitehall 0066. Posai l'elenco e per la prima volta mi resi conto che Pruen<br />
non era nella stanza; ma lei mi prevenne con un atteggiamento amaro e altezzoso.<br />
«È nella toilette» spiegò. «L'ho pregato di stare lì mentre io telefonavo.<br />
Venite, Raffles, vecchio amico! Potete uscire ora.»<br />
Immusonito ma imbarazzato, Pruen aprì la porta e venne fuori con aria<br />
di sfida. Il suo atteggiamento verso la ragazza, dall'occhiata che le lanciò,<br />
era quasi di adorazione: dava l'impressione di cercare una scusa qualsiasi<br />
per scagliarsi contro chiunque gli rivolgesse la parola. Feci un cenno a Hoskins<br />
e Martin che erano rimasti sulla soglia.<br />
«Incarico te, Martin, resta qui e sorveglia la signorina Wade fino al mio<br />
ritorno. Il telefono è fuori servizio, intesi?» La ragazza, cupa, si era seduta<br />
su una poltrona di pelle rossa e io mi rivolsi a lei. «Ora state calma per<br />
qualche minuto, se non vi dispiace. Parlerò con vostro fratello e lo porterò<br />
qui, poi tutto si aggiusterà. Torno presto.»<br />
Mentre uscivo, la udii imprecare in un modo che mio zio e mia zia a<br />
Belfast avrebbero estremamente disapprovato. Mi fermai accanto a Rogers
che aveva finito di fotografare il cadavere e la sua posizione, ma Crosby<br />
era sempre al lavoro con le impronte digitali, e il dottor Marsden stava facendo<br />
un esame accurato. Il pugnale era stato tolto dalla ferita. Crosby me<br />
lo mostrò dentro un fazzoletto: una lama ricurva dall'aspetto micidiale,<br />
venticinque centimetri scarsi di lunghezza, affilata da entrambi i lati e con<br />
la punta aguzza. L'avevano ripulita.<br />
«Un'infinità di impronte, qua sopra, signore» disse Crosby indicando il<br />
manico d'avorio. «Ma sbavate e sovrapposte come se fosse stato toccato da<br />
un sacco di gente. <strong>Le</strong> ingrandirò e vedrò se riesco a ottenere qualcosa di<br />
chiaro. Qualche impronta abbastanza chiara all'interno della carrozza... qui<br />
c'è qualcos'altro. Pare che il nome di questo individuo fosse Raymond<br />
Penderei. Questi due biglietti da visita spuntavano dal taschino del panciotto<br />
e lo stesso nome è stampato nel cappello.»<br />
Mostrò due biglietti macchiati di sangue su cui "Raymond Penderel" era<br />
stato stampato evidentemente da uno di quei tipografi ambulanti che si<br />
trovano per strada. Guardai il taciturno dottor Marsden che grugnì.<br />
«Non ho un gran che da dirvi» disse. «Questo coltello è stato scagliato<br />
direttamente al cuore: l'uomo è morto istantaneamente.» Si rialzò, rigido.<br />
«Ora della morte... uhm. Quando lo avete trovato? A mezzanotte e venticinque.<br />
Già. Adesso è appena l'una e un quarto. Direi che è morto tra le<br />
dieci e mezzo e le undici e mezzo, minuto più minuto meno.» Esitò. «Ascoltate,<br />
Carruthers, non è compito mio, ma voglio darvi un suggerimento.<br />
Vedete la forma di questa lama? Pochissime persone, senza una conoscenza<br />
medica, avrebbero saputo calcolare esattamente l'angolatura per arrivare<br />
al cuore. <strong>Una</strong> pugnalata simile... o è stata un diabolico incidente, oppure<br />
l'assassino sapeva precisamente dove colpire.»<br />
M'inginocchiai e frugai nelle tasche del morto. C'erano soltanto qualche<br />
spicciolo, un pacchetto di sigarette da dieci e un logoro ritaglio di giornale.<br />
Il ritaglio era di una di quelle colonne di pettegolezzi ed era quasi in cima<br />
alla pagina del giornale così che si vedeva anche la data: 11 maggio, poco<br />
meno di un mese prima. Diceva:<br />
È tornata oggi in Inghilterra, dai rigori del clima nell'Iraq, la signorina<br />
Miriam Wade. Bella, giovane, schietta, terrore delle hostess. Prima della<br />
sua partenza, diciotto mesi fa, le voci la davano per fidanzata con "Sam"<br />
Baxter, figlio di Lord Abbsley, ex maestro di baldorie e ora stella nascente<br />
della <strong>Le</strong>gazione Britannica, Cairo. È atteso, per la prossima settimana, il<br />
padre Geoffrey Wade, studioso e collezionista, i cui lunghi baffi sono sem-
pre presenti alle riunioni culturali. Secondo lui, tracce del palazzo dei Califfi<br />
a Bagdad possono essere...<br />
Il ritaglio, che piegai e misi nel mio blocco per appunti insieme con l'orribile<br />
biglietto trovato addosso a Mannering, non faceva capire chiaramente<br />
se il maestro di baldorie fosse Lord Abbsley o suo figlio, ma noi propendevamo<br />
per il figlio. Era ancora un altro anello della catena. Ma di Raymond<br />
Penderei, chi era o dove viveva, nel suo vestiario non c'era traccia.<br />
Il vestito odorava di canfora come se fosse stato riposto a lungo, e sul taschino<br />
interno c'era l'etichetta "Gaudien, sarto inglese, Boulevard Malesherbes<br />
27, Parigi". E basta.<br />
Lasciai Rogers e Crosby con l'istruzione di cercare tracce nel caos intorno<br />
e dentro quell'ascensore nella stanza del conservatore e andai a trovare<br />
Ronald Holmes. Fuori, in una macchina della polizia parcheggiata accanto<br />
al marciapiede, Gregory Mannering stava discutendo violentemente con<br />
l'agente Jameson; me la svignai in fretta non desiderando lasciarmi coinvolgere<br />
nella lite e mi diressi a est lungo Pall Mall. La città pareva deserta,<br />
le strade erano talmente silenziose che il suono di un clacson lontano pareva<br />
vicinissimo. Pall Mall Place è una piccola corte e vi si accede per mezzo<br />
di un vicolo ed è separata dalla strada da un grande arco. Più in là, oltre<br />
un gruppo di bui edifici addossati gli uni agli altri, trovai una casa alta e<br />
stretta su cui brillava un'insegna al neon: "Prince-Regent Court". Dentro<br />
c'era un lungo e angusto atrio e in fondo ad esso la cabina di un ascensore<br />
automatico. Niente portiere in vista, ma un sonnacchioso giovincello in livrea<br />
sbadigliava davanti a un centralino telefonico evidentemente preparandosi<br />
a smontare. Non volevo annunciare la mia presenza.<br />
«È ancora in corso il party dal signor Holmes?»<br />
«Sì, signore» disse Livrea con uno svogliato tentativo di prontezza militaresca.<br />
Allungò la mano per inserire la spina. «Nome?»<br />
Usai una moneta con buon risultato. «Aspettate un momento. Non mi<br />
annunciate. Voglio picchiare alla porta dicendo che sono un funzionario<br />
della polizia. Vado su: è il D, non è vero?»<br />
Lui sogghignò e mi disse che era l'E e che me ne sarei accorto subito.<br />
Mentre entravo in ascensore mi fermai con aria indifferente. «Quanto tempo<br />
è che sono su?»<br />
«Tutta la sera» rispose Livrea. «Dalle nove, comunque. Attenzione allo<br />
scalino, signore.»<br />
Quando l'ascensore arrivò oscillando al piano di sopra e si fermò, udii
per davvero un gran vocio. Mi trovavo in un corridoio semibuio dipinto di<br />
verde talmente angusto che appena ci si rigirava. Da una porta in fondo<br />
giungevano le note deboli ma calorose di un'armonica a bocca rinforzata<br />
da voci smorzate che cantavano con religioso fervore.<br />
Picchiai forte il battente, così forte che evidentemente le persone all'interno<br />
dovettero pensare che qualcuno fosse salito a protestare per il rumore,<br />
perché i canti cessarono come se fossero stati soffocati. Udii un tramestio,<br />
il rumore di un uscio che si schiudeva e dei passi. La porta fu aperta<br />
da un uomo magro con un bicchiere in mano.<br />
«Sto cercando» cominciai, «il signor Ronald Holmes...»<br />
«Sono io» rispose quello. «Cosa c'è?»<br />
Poiché stava di fianco, la luce illuminò il corridoio. L'uomo portava<br />
grossi occhiali cerchiati di tartaruga.<br />
5<br />
<strong>Le</strong> chiavi della bacheca del pugnale<br />
Lo seguii mentre lui indietreggiava nella stanza. Era una stanzetta deserta<br />
e ordinata: non la scena del concerto. Al di là di un uscio chiuso di fronte<br />
a me venivano risate accompagnate da qualche nota dell'armonica. L'unica<br />
fonte d'illuminazione lì proveniva da una grossa lampada con un paralume<br />
giallo che gettava il suo riflesso sul piano di un tavolo lucido e illuminava<br />
un lato della faccia del mio ospite.<br />
Il quale aveva alzato le sopracciglia con un'espressione di blanda curiosità:<br />
nient'altro. Era magro, di media statura e leggermente curvo. Aveva la<br />
testa lunga e capelli biondastri ispidi e ondulati tagliati corti. Miti occhi<br />
azzurri mi guardavano da dietro le lenti: la sua faccia era affilata, sottile,<br />
con lineamenti aguzzi e l'espressione quasi umile. Portava un elegante vestito<br />
nero con un colletto duro e una grinzosa cravatta scura. Lo giudicai<br />
appena sulla trentina, ma quando girò il capo alla luce vidi che la sua fronte,<br />
lustra di sudore, era solcata da qualche ruga. Sebbene non fosse ubriaco,<br />
era chiaro che doveva aver bevuto parecchio. Si schiarì la voce, strusciò<br />
i piedi per terra, guardò il bicchiere che teneva in mano e tornò a<br />
guardare me. Nella sua voce cortese c'era una strana nota tra l'umiltà e la<br />
determinazione.<br />
«Sì?» mi spronò. «Cosa c'è? Sentite, non vi conosco? Ho l'impressione<br />
di avervi già visto.»<br />
Da dietro la porta venne una voce di donna che cominciò in tono norma-
le, poi d'un tratto si levò in una specie di grido lamentoso e querulo e allo<br />
stesso tempo gaio.<br />
«Sei tu, Rinkey?» gridò la voce. «Rinkey, cretino! Sei tuuuu?» Seguì il<br />
rumore di tacchi femminili che risuonavano rapidi su un pavimento di legno.<br />
«Calmatevi!» ruggì all'improvviso Holmes, girando il capo. «Non è<br />
Rinkey.» Si voltò di nuovo verso di me con aria pazientemente interrogativa.<br />
«Be'? Come dicevo, la vostra faccia non mi è nuova, ma...»<br />
«Credo proprio che non ci siamo mai conosciuti, signor Holmes. Sono<br />
l'ispettore Carruthers e sono qui per domandarvi cos'è successo stanotte al<br />
museo Wade.»<br />
Durante un lasso di tempo in cui si sarebbe potuto contare fino a dieci,<br />
Holmes restò immobile con la testa delineata contro la luce.<br />
«Scusatemi solo un momento» disse, in fretta.<br />
Si mosse talmente alla svelta, che io non ebbi neanche la possibilità di<br />
aprir bocca prima che lui posasse il bicchiere, arrivasse rapidamente all'uscio,<br />
l'aprisse e sparisse all'interno, poi tornò subito fuori chiudendosi l'uscio<br />
alle spalle.<br />
«Fanno tanto di quel chiasso» spiegò, scusandosi, «che non si può nemmeno<br />
sentire i propri pensieri. Siete venuto a chiedermi cosa...» s'interruppe.<br />
«Buon Dio, cos'è successo? Mica un furto?»<br />
«No. Non è stato rubato niente.»<br />
«Oh... allora un incendio?»<br />
«No.»<br />
Holmes tirò fuori dal taschino un fazzoletto e si asciugò con cura la faccia.<br />
Quegli occhi miti parevano scrutarmi da sopra, sotto e intorno al fazzoletto.<br />
Poi lui sorrise.<br />
«Be', mi avete tolto un bel peso dallo stomaco, naturalmente» disse, «ma<br />
continuo a non capire. Uh... posso offrirvi un whisky e soda, ispettore?»<br />
«Grazie, signor Holmes» risposi. Ne avevo proprio bisogno.<br />
Continuando a parlare, appoggiò il suo bicchiere su una credenza, ne tirò<br />
fuori un altro e versò tre buone dita di whisky in ciascuno. «Seguitiamo a<br />
parlare per enigmi» disse tossicchiando. «Per quello che ne so io, non è<br />
successo niente stanotte al museo, a meno che il signor Wade non sia tornato<br />
improvvisamente. Io non ci sono stato. Io... per la miseria, non siate<br />
così misterioso. Cos'è successo?»<br />
«Assassinio» dissi.
Aveva appena cominciato a premere la levetta del sifone del seltz: mancò<br />
il bicchiere. Sibilando, il seltz schizzò sulla credenza di quercia, al che<br />
lui tirò fuori immediatamente il fazzoletto per asciugare e prima di voltarsi<br />
di nuovo parve avventarsi sul mobile.<br />
«Che sbadato» borbottò. «È imposs... scherzate o cercate di... Dite un<br />
po', chi è stato assassinato? Cos'è questa storia?»<br />
«Un uomo di nome Raymond Penderei. È stato pugnalato stasera con un<br />
pugnale dal manico d'avorio preso da una delle bacheche del museo. Ho<br />
trovato il suo cadavere in quella grossa carrozza chiusa nella sala.»<br />
Holmes tirò un respiro tremolante, poi si ricompose. I suoi occhi erano<br />
miti come prima, ma sconcertati. Fu allora che notai, sulla parete sopra la<br />
credenza, una fotografia incorniciata. Era la foto di un uomo che indossava<br />
una lunga veste sullo sfondo di un bosco, e quell'uomo aveva un'accuratissima<br />
barba bianca. Da qualsiasi parte ci si rigirasse, in quel caso non si<br />
trovavano che barbe: per me erano diventate un incubo e un'ossessione.<br />
«Penderei!» stava dicendo Holmes con un tono che avrei potuto giurare<br />
sinceramente perplesso. «Raymond Penderei! Questo nome non mi dice<br />
assolutamente nulla. Cosa diavolo è successo? Cosa ci faceva lì, comunque?<br />
E chi l'ha ucciso? Lo sapete?»<br />
«Non sappiamo la risposta a nessuna di queste domande, signor Holmes.<br />
Ma forse voi potrete esserci d'aiuto. Quanto al pugnale con cui è stato ucciso...»<br />
Per la prima volta, all'accenno al pugnale, gli occhi di Holmes si velarono<br />
leggermente. «È una lama curva con un manico d'avorio chiamata, secondo<br />
Pruen, khanjar...»<br />
«Pruen!» esclamò Holmes, come se avesse dimenticato qualcosa. «Uhm,<br />
sì, naturalmente. Cosa c'entra Pruen? Cosa ha detto?»<br />
«Ha negato che qualcuno sia stato al museo stanotte, tranne lui. Quindi è<br />
ovvio che per lui si mette male.» Lasciai che digerisse quella frase. «E ora<br />
torniamo al pugnale. Chi ha la chiave di quelle bacheche nella sala principale?»<br />
«Io. Ma se è stata rubata...»<br />
«Nessun altro ha una chiave?»<br />
«Be', il signor Wade, naturalmente. Ma...»<br />
«Il pugnale non è stato rubato. È stato preso dalla bacheca da qualcuno<br />
che aveva una chiave e che poi ha richiuso la bacheca.»<br />
Holmes parlava in tono calmissimo. Quasi meccanicamente prese i due<br />
bicchieri dalla credenza. A quel punto feci un gesto come per rifiutare per-
ché non si può bere con un uomo contro il quale si è lanciata un'accusa del<br />
genere, ma lui disse seccamente: «Non siate sciocco!». E continuò con la<br />
stessa voce pacata: «Qualcuno doveva avere un duplicato della chiave. Io<br />
posso soltanto dirvi che non l'ho ucciso e che in vita mia non ho mai saputo<br />
niente di qualcuno di nome Raymond Penderei. I miei amici e io siamo<br />
stati qui tutta la sera...»<br />
«A proposito, chi c'è qui con voi?»<br />
«Jerry Wade, il figlio del signor Wade. Un nostro amico di nome Baxter<br />
e la signorina Kirkton. Non credo che li conosciate. Stavamo aspettando la<br />
signorina Wade e un suo amico, un certo Mannering...»<br />
«Nessun altro?»<br />
«Ora no. C'erano altre persone, ma se ne sono andate. Sentite, volete che<br />
faccia venire qui Jerry Wade?»<br />
Guardai l'uscio chiuso dell'altra stanza. Il silenzio là dentro era sospettoso,<br />
ed era iniziato dal momento in cui vi era entrato per un attimo Holmes.<br />
A un certo punto la donna aveva tentato di attaccare Barnacle Bill, il Marinaio,<br />
ma era stata violentemente zittita alle prime note.<br />
«Scusatemi un istante» dissi a Holmes. Mi avvicinai all'uscio, bussai e<br />
aprii.<br />
Dalla varietà delle voci mi sembrò, dopo il primo attimo di silenzio, di<br />
essere entrato in una gabbia di pappagalli. Era una stanza piccola, quasi<br />
come l'altra, ugualmente illuminata e piena di fumo azzurrognolo. Raggomitolata<br />
su un divano di fronte all'uscio sedeva una snella bionda dalle<br />
gambe lunghe che stava ammiccando e ridendo allegramente con un bicchiere<br />
da cocktail in mano e il gomito appoggiato al bracciolo del divano.<br />
Aveva una di quelle facce spirituali e ascetiche che ricordano quelle dei<br />
dipinti preraffaelliti, con occhi color azzurro porcellana; ogni tanto scattava<br />
in avanti all'improvviso come se il diavolo le avesse dato una spinta.<br />
Ritto dietro una foresta di bottiglie su un tavolo c'era un giovanotto robusto<br />
con una massa di capelli color rosso acceso, vestito anche troppo<br />
correttamente da sera. A causa di una sigaretta che gli pendeva da un angolo<br />
della bocca, sbatteva le palpebre per non farsi andare il fumo negli occhi<br />
mentre esaminava un appiccicoso shaker che teneva in mano. Al mio ingresso<br />
si girò di scatto, mi fissò e poi tentò di assumere un gelido atteggiamento<br />
dignitoso, cosa che, in un certo senso, era impossibile per il fatto<br />
che qualcuno gli aveva attaccato con degli spilli da balia il lungo nastro<br />
rosso di una scatola di cioccolatini attraverso il petto. Per giunta aveva l'aria<br />
spaventata.
La terza figura sedeva su un seggiolino basso e stava lustrando un'armonica<br />
a bocca. Potrei solo descriverlo come un giovane con la faccia d'un<br />
vecchio. Sebbene non avesse certamente più di ventisette, ventotto anni,<br />
aveva la faccia raggrinzita vuoi per il troppo ridere vuoi per il troppo leggere.<br />
A parte quella del nostro amico dottor Fell, credo che fosse la faccia<br />
più simpatica che io abbia mai visto. Lui sembrava eccitato e dava l'impressione<br />
di gesticolare anche se non si muoveva affatto. Si appoggiò allo<br />
schienale della sedia e salutò affabilmente con la mano: un tipo mingherlino,<br />
insaccato in una vecchia giacca di tweed, con capelli neri tagliati alla<br />
tedesca.<br />
<strong>Una</strong> pausa di silenzio e poi la gabbia di pappagalli prese vita. Harriet<br />
Kirkton gettò la testa all'indietro con aria compiaciuta e ispirata, spalancò<br />
la bocca fino a mostrare le tonsille preraffaellite e si mise a cantare con<br />
voce così forte da spaccare il soffitto:<br />
"Chi è che bussa alla mia porta?<br />
"Chi è che bussa alla mia porta?<br />
"Chi è che bussa alla mia porta?<br />
"Disse la bella giovane dooonna".<br />
Il giovanotto dalla testa rossa si drizzò e cominciò, con voce avvinazzata<br />
dal tono baritonale: «Ehi, è imperdonabile piombare qui in questo modo...».<br />
Il giovane-vecchio alzò la mano e la puntò contro di me fissandomi intensamente<br />
quasi volesse ipnotizzarmi. «Non potrete mai dire che sono<br />
stato io» dichiarò con voce profonda. Poi, dopo aver soffiato con enfasi<br />
nell'armonica, disse in tono naturale: «Buona sera, vecchio amico. Sedetevi.<br />
Bevete qualcosa. Come stanno tutte le barbe finte a Scotland Yard?».<br />
Holmes troncò quelle chiacchiere con la sua voce piatta, nervosa: «Per<br />
amor di Dio, piantala» disse.<br />
Fu efficace come un vero diluvio d'acqua gelida; non mi era mai capitato<br />
di sentire un gruppo di persone zittirsi così istantaneamente. Il giovanevecchio<br />
posò tranquillamente l'armonica accanto alla sua sedia e alzò lo<br />
sguardo.<br />
«Uh!» esclamò dopo una pausa. «Ma dico, cosa succede, Ron? Si ha<br />
quasi l'impressione che cerchi di trattenerti dall'esplodere.»<br />
«Mi spiace di essere piombato qui in questo modo» dissi. «Ma si tratta<br />
di una cosa importante. Nessuno tra voi qui presenti conosceva un uomo di
nome Raymond Penderei?»<br />
Il Rosso aveva l'aria completamente assente. Aprì la bocca, poi ci ripensò<br />
e la richiuse, ma non dava l'impressione che avrebbe detto qualcosa di<br />
illuminante. Ma Harriet Kirkton conosceva certamente quel nome; ne ero<br />
sicuro. A quel punto sembrava un po' meno sbronza. Per quanto non si fosse<br />
mossa e continuasse a restare con il gomito rigidamente appoggiato al<br />
bracciolo del divano, notai, alla luce del lume accanto a lei, che le unghie<br />
della sua mano che stringeva il bicchiere erano sbiancate. Ma non era ancora<br />
arrivato il momento di sganciare la bomba cui stavo pensando.<br />
«Nessuno?» incitai.<br />
Nessuno parlò, e io ebbi la strana sensazione che in quel silenzio venissero<br />
bruciati dei ponti. La voce di Holmes, di nuovo disapprovante, tornò a<br />
farsi sentire.<br />
«L'ispettore Carruthers mi dice che questo Penderei è stato assassinato.<br />
Non interrompete. È stato pugnalato stasera al museo... correggetemi se<br />
sbaglio, ispettore... con un coltello dal manico d'avorio preso in una delle<br />
bacheche.» Holmes scandiva accuratamente le parole. «Io gli ho detto che<br />
siamo stati tutti qui, stasera, dalle nove, ma pare che lui seguiti a pensare...»<br />
«Assassinio» fece il Rosso e si strusciò una mano tremante sul viso. Era<br />
stato abbastanza sbronzo, ma quel fatto sembrò farlo tornare lucido come<br />
dopo uno scontro automobilistico. Quel suo strusciarsi la faccia era curioso:<br />
come se tentasse di cancellarvi qualcosa o di trovarvi qualcosa. Abbronzati<br />
dal sole, i suoi lineamenti erano devastati ma belli. I suoi lucenti<br />
occhi castani si fecero più acuti. «Assassinio! Buon Dio, è terribile! Volete<br />
dire assassinato proprio nel museo? Quando? Quando è successo?»<br />
Cominciò a battere le nocche sul tavolo. Ma Holmes, con la sua voce levigata,<br />
riprese il discorso al punto in cui era stato interrotto.<br />
«... ma pare che lui seguiti a considerarci un gruppo sinistro. Oh, sì,<br />
permettete. Signorina Kirkton, vi presento l'ispettore Carruthers. Il signor<br />
Baxter...» Indicò con un cenno della testa il Rosso che stava borbottando<br />
qualcosa sui coltelli dal manico d'avorio. «E il signor Wade... figlio.»<br />
L'uomo dalla faccia giovane-vecchia s'inchinò con cordiale sarcasmo, e<br />
Holmes continuò: «Perciò cercate di rispondere sensatamente quando sarete<br />
interrogati, altrimenti corriamo il rischio di ritrovarci nei guai anche se<br />
abbiamo quello che si suol dire un alibi di corporazione».<br />
«Certo che l'abbiamo» disse Harriet Kirkton scoppiando in una risatina<br />
tremula. «Cosa diavolo c'entriamo, noi?»
Il giovane Wade alzò una mano per chiedere silenzio. I suoi occhi da<br />
spiritello erano contratti.<br />
«In questa mente focosa» annunciò con voce elaboratamente lenta che<br />
contrastava con i suoi gesti concitati, «è saltato il ghiribizzo di studiare un<br />
enigma che non ha alcun senso. Chiudete il becco, accidenti a voi!» Prese<br />
l'armonica e suonò una lunga nota per dare più enfasi alle sue parole. Poi,<br />
dopo aver fissato astiosamente Sam Baxter, si voltò verso di me. «Allora:<br />
la prima domanda...»<br />
«Sì, ma stai attento, Pagliaccio» intervenne Baxter. «Io avevo posto una<br />
domanda e l'ispettore stava per rispondermi. Quando è stato ucciso?»<br />
«È stato ucciso» risposi lentamente, «tra le dieci e mezzo e le undici e<br />
mezzo.»<br />
«Volete dire di sera?» volle sapere Baxter quasi con speranza morbosa.<br />
«Voglio dire di sera.»<br />
Seguì una pausa. Baxter si sedette. Io non avevo fretta di interrogarli,<br />
perché quello che dicevano spontaneamente era più significativo. Il giovane<br />
Jerry Wade, quello che chiamavano Pagliaccio, parve intuirlo, e sotto la<br />
sua amabile indifferenza era ancora più preoccupato di Holmes. Perché<br />
chiaramente gli stava venendo un'idea e, mentre muoveva dolcemente<br />
l'armonica da una parte all'altra contro i denti, vidi che quell'idea cominciava<br />
a farsi strada.<br />
«Ispettore» domandò bruscamente, «chi era questo Penderei e che aspetto<br />
aveva?»<br />
«Non sappiamo chi era. Non aveva documenti o carte di identità, tranne<br />
un paio di biglietti da visita. Infatti non c'era niente nelle sue tasche tranne<br />
il ritaglio di un giornale riguardante la signorina Miriam Wade...»<br />
«Cristo!» esclamò la signorina Kirkton.<br />
Baxter alzò lo sguardo, gli occhi duri. «Tira vento da quella parte, eh?»<br />
disse la voce baritonale avvinazzata con un tono ancora più soave, un tono,<br />
si sarebbe detto, da diplomatico. Contrastava in maniera grottesca col nastro<br />
della scatola di cioccolatini appuntato sulla sua camicia. «Scusate, ispettore.<br />
Proseguite.»<br />
«Quanto alla sua descrizione, è alto circa un metro e ottanta, faccia tonda,<br />
naso a becco, carnagione olivastra, capelli e baffi neri. Tutto ciò dice<br />
niente a nessuno?»<br />
Ai tre uomini almeno era chiaro che non diceva niente o così mi parve.<br />
Wade sbatté le palpebre, lo scintillio dei suoi occhi era svanito. Ma la mia<br />
successiva osservazione suscitò risultati decisamente positivi. «E quando
l'ho visto con quel pugnale nel petto» continuai, «aveva una finta barba nera...»<br />
Wade schizzò su. «Barba nera?» gridò. «Avete detto barba nera?»<br />
«Sì. In effetti» dissi, «vi aspettavate che dicessi barba bianca, non è vero?»<br />
L'altro si controllò. «Mio caro ispettore» rispose con un ghigno, «vi assicuro<br />
che non pensavo assolutamente a nessuna barba. La mia mente era<br />
priva di pensieri sulle barbe. Non mi sono mai passati per la testa. Ma voi<br />
avete talmente calcato sulla parola "nera" che ho avuto l'impressione di<br />
vederci cacciare tutti quanti in galera a causa di un qualche significato minaccioso.<br />
Un cadavere con la barba finta! C'era altro?»<br />
«Per adesso parliamo un po' di barbe» proposi. Era arrivato il momento<br />
di attaccare. «Questo delitto è un incubo, e sarebbe bene tirarne fuori qualcosa<br />
di sensato... per esempio, signor Holmes, nella stanza di là, sopra la<br />
credenza, c'è la fotografia di qualcuno con una lunga veste e una barba<br />
bianca. È la foto di una compagnia teatrale di dilettanti. Chi è la persona?»<br />
Holmes aprì la bocca, esitò e si sbirciò attorno. Fu Jerry Wade che rispose.<br />
«Oh, quello» disse con fare noncurante, «sono io.»<br />
6<br />
Gli inseparabili<br />
«Avete perfettamente ragione» continuò Wade. «È proprio la foto di un<br />
dramma e vi figuro io nel mio famoso ruolo di Re <strong>Le</strong>ar. Non vi sorprende<br />
mica, vero? Vi prego di esaminare questa mia faccia avvizzita, e non vi<br />
sorprenderà davvero. La gente dice che ogni giorno sembro più giovane...<br />
perché v'interessa tanto? Non andrete per caso a caccia di barbe?»<br />
«È proprio quello che sto facendo. Mettiamo le carte in tavola. Io vi dirò<br />
cosa abbiamo scoperto e voi mi aiuterete il più possibile.» Guardai il gruppo.<br />
All'accenno alla barba nera, l'espressione di Harriet Kirkton era diventata<br />
vuota come quella degli altri. Perfino Holmes aveva abbandonato<br />
quella sua aria di sfida e mi fissava apertamente. Continuai: «La faccenda<br />
è così complicata e ingarbugliata che qualcuno deve pur avere un indizio<br />
sensato, anche se innocente.<br />
«Stasera, qualche minuto prima delle undici, un sergente di Vine Street<br />
passava davanti al museo Wade. Un uomo alto con una finanziera, occhiali<br />
cerchiati di tartaruga e barba bianca appiccicata alle guance, è spuntato sul
muro rumorosamente. E ha urlato al sergente: "Lo hai ucciso, e sarai impiccato<br />
per questo, mio bell'impostore. Ti ho visto nella carrozza". Poi si è<br />
buttato sul sergente come un pazzo e ha tentato di strangolarlo. Per calmarlo<br />
il sergente è stato costretto a stenderlo con un pugno. Poi, quando il sergente<br />
si è allontanato per chiamare aiuto, l'uomo svenuto... apparentemente<br />
svenuto... è sparito dalla strada.»<br />
A quel punto sul gruppo gravava una sgradevole tensione. Harriet Kirkton<br />
cominciò a ridere sguaiatamente, premendosi le mani sulla bocca<br />
mentre i suoi occhi di porcellana azzurra mi fissavano.<br />
«Non avevo mai sentito dire che in quella parte di St. James bazzicassero<br />
le fate» disse il giovane Wade pensoso. «Ma forse mi sbaglio. Andate<br />
avanti.»<br />
«Qualche minuto più tardi è arrivato un signore piuttosto altezzoso e ha<br />
cominciato a tempestare di colpi la porta di un museo deserto scatenando<br />
un tale pandemonio che hanno dovuto portarlo al posto di polizia. Ha detto<br />
di chiamarsi Gregory Mannering e ha detto di essere fidanzato con la signorina<br />
Miriam Wade.» A quel punto Baxter fece la faccia scura, ma<br />
Holmes si limitò ad annuire e Wade restò serio. «Ha detto inoltre che era<br />
stato invitato stasera al museo per una riunione che lui chiamava privata,<br />
organizzata dal signor Geoffrey Wade per un certo dottor Illingworth di<br />
Edimburgo...»<br />
«Allora ecco perché Mannering non si è fatto vedere qui, stasera» osservò<br />
Holmes. «Al posto di polizia, eh?» Alzò gli occhi al soffitto con aria<br />
sognante e compiaciuta. «Be', ispettore, è presto spiegato perché al museo<br />
non c'era nessuno. Mannering era stato avvisato con un messaggio. Vedete...»<br />
«Sì» dissi. «Questo è già stato spiegato. Mi pare d'aver capito che il signor<br />
Wade è dovuto partire improvvisamente...»<br />
Baxter si drizzò. «Come lo sapete? Ve l'ha detto Mannering?»<br />
«Un momento. È vero, signor Holmes?»<br />
«Verissimo, solo che non era esattamente una partenza inaspettata. È<br />
andata così. Wade è tornato da poco dall'Iraq. È stato là due anni a fare un<br />
lavoro di ricerca con Morel di Lione nella pianura a ovest del Tigri, fuori<br />
Bagdad. Cioè il luogo dov'era l'antica città dei Califfi, capite, la Bagdad<br />
moderna è a est. Sfortunatamente, molte rovine sono state spazzate via e<br />
una gran parte è stata adibita a cimitero, perciò hanno avuto qualche difficoltà<br />
per ottenere dalle autorità il permesso di scavare. Durante quei due<br />
anni ha scoperto parecchi reperti, molti dei quali sono stati spediti qui, a
me. Uno di essi doveva seguirlo per nave e doveva arrivare ai primi di<br />
questa settimana. Si tratta di roba molto voluminosa, il frammento di una<br />
torre saracena molto simile alla torre di Babele con un'iscrizione che... Ma<br />
non voglio sviarvi con queste...»<br />
«Non mi sviate affatto. Continuate.»<br />
Holmes mi guardò curiosamente. I suoi occhi miti si illuminavano di luce<br />
fanatica quando lui parlava di mattoni... sempre che fossero mattoni<br />
persiani. Esitò, tossicchiò e riprese: «Be', ecco. Il carico, come dicevo, doveva<br />
arrivare in Inghilterra martedì. Poi ci hanno avvertiti che la nave era<br />
in ritardo e che non sarebbe stata qui fino a sabato. Oggi abbiamo saputo<br />
che il carico sarebbe stato sbarcato nel pomeriggio. Così non c'era altro da<br />
fare: il signor Wade è stato costretto ad andare a Southampton personalmente<br />
per sovrintendere allo sbarco della cassa... perché, capite, più che altro<br />
si tratta di roba fragile... per poi portarsela a Londra. E partito dicendo<br />
che la riunione si poteva facilmente rimandare a sabato o domenica».<br />
«Capisco. Ora qualche particolare personale. Quando è tornato in Inghilterra<br />
il signor Wade?»<br />
«Circa tre settimane fa. Credo che fosse il venti maggio.»<br />
«E la signorina Miriam Wade è arrivata una settimana prima, diciamo<br />
l'undici.»<br />
Baxter scattò su di nuovo. Afferrò goffamente una bottiglia di Scotch, ne<br />
versò una buona dose in un bicchiere da cocktail, e mi puntò il bicchiere<br />
contro. «A cosa mirate?» domandò. «La vostra è una procedura poliziesca<br />
maledettamente strana, se volete sapere il mio parere. Cosa c'entra Miriam<br />
con questa faccenda? È stata in casa tutta la sera. Cosa ha a che fare Miriam<br />
con uno straccione con la barba finta che nessuno di noi ha mai sentito<br />
nominare?»<br />
A quel punto mi fissavano tutti astiosamente e io, per il momento, scantonai.<br />
«Non volevo parlare tanto della signorina Wade, quanto del signor<br />
Mannering» dissi. Dovevo andarci cauto, perché ancora non volevo coinvolgerla.<br />
«Come di questo fatto, per esempio. Il signor Mannering è fidanzato<br />
con la signorina, ma a quanto ho capito, non ha ancora conosciuto suo<br />
padre né suo fratello. Come mai?»<br />
Gli occhi lucidi e furbi di Pagliaccio-Wade erano fissi su di me da dietro<br />
l'armonica a bocca. Poi lui parlò quasi con veemenza.<br />
«Aha. Deduzione. Giusto. Voi state pensando che il serissimo padre e il<br />
truce fratello cerchino di stroncare questo odioso connubio che fiorisce in<br />
segreto dietro gli angoli. Balle, ispettore. Lo ripeto fermamente: balle. Di-
ei anzi che è decisamente l'opposto.» Corrugò la fronte. «La verità è che<br />
Mannering è l'unico tra noi tutti che può dirsi nato da illustri lombi. Qualcuno<br />
che conosceva la sua famiglia ne ha parlato al mio vecchio. Da quello<br />
che so, Mannering è un bugiardo di tre cotte ma discende davvero da qualche<br />
crociato. E posso crederci perché ora so chi ha dato origine a queste<br />
gigantesche balle come quella di essere andato e aver fatto fuori trecento<br />
saraceni con una sciabolata. Qui c'è il tocco di Mannering... No, mio padre<br />
era piuttosto contento della cosa, e Dio sa che a me non dispiace...»<br />
Baxter grugnì rumorosamente.<br />
«Sta' calmo, Sam» disse Jerry Wade tranquillamente. «Io parteggio per<br />
te, amico mio, ma la ragazza deve decidere da sé... Per continuare, ispettore,<br />
il fatto che il vecchio non lo conosca ancora è puramente accidentale.<br />
Vedete...»<br />
«Oh, taci tu... tu gnomo supercresciuto» gridò Harriet Kirkton all'improvviso.<br />
Wade arrossì un poco: quella frase, notai, aveva toccato il segno.<br />
Seguì una pausa di silenzio mentre Wade si ritraeva e la ragazza esitava,<br />
anche lei col volto arrossato.<br />
«Scusa, Pagliaccio. Non volevo... Solo, Dio mio, dici tante stupidate!»<br />
Si girò verso di me. «Miriam lo ha conosciuto a bordo della nave mentre<br />
tornava a casa, io ero con lei. Non so ancora giudicarlo, in realtà. Poi, appena<br />
siamo arrivate in Inghilterra, Miriam è stata spedita per due settimane<br />
da una zia, nel Norfolk...»<br />
«Spedita» la spronai, forse un po' troppo bruscamente.<br />
«Be', ogni tanto bisogna andare a trovare le zie» interloquì Jerry Wade<br />
con aria savia (lui era sempre pronto con lo scudo per difenderla). Sorrise.<br />
«So che è una scusa incredibile da infilare in una storia poliziesca, ma così<br />
è.»<br />
«Un momento, signore... cosa volevate dire col vostro "spedita", signorina<br />
Kirkton?»<br />
«Io non volevo dire niente! È una frase perfettamente naturale, no? Buon<br />
Dio, cosa potrei aver voluto dire? Suo padre aveva pensato che prima di<br />
tornare qui sarebbe stato bene che andasse a stare un po' con sua zia... sua<br />
madre è morta, capite... e così, eccoti che la zia era al molo ad aspettarla in<br />
modo che Miriam non potesse scapolarla. E io sono andata con lei.» Quella<br />
faccia da innocente angioletto era rivolta verso l'alto con un'espressione<br />
che Burne-Jones avrebbe certamente dato non si sa cosa per poterla dipingere.<br />
«Ma voi stavate chiedendo di Gregory Mannering, non è vero? Be',<br />
lui è andato a cercarla in casa di lei. Poi quando, dopo due settimane, lei è
tornata, Greg doveva presentarsi al vecchio in pompa magna... in casa di<br />
Miriam, Hyde Park Gardens... solo che è arrivato troppo presto, nel pomeriggio.<br />
Così ha cercato di mettersi in mostra giostrando con un baule pieno<br />
di vasellame antico o roba simile, il baule gli è scivolato e si è spaccata<br />
ogni cosa.» <strong>Una</strong> luce diabolica parve illuminarle il viso, spalancò gli occhi<br />
e sorrise. «Oh, sì, è stata una scena spaventosa! Perciò abbiamo pensato<br />
che sarebbe stato meglio mandarlo via e farlo tornare quando il vecchio si<br />
fosse calmato. Poi lei gli ha telefonato...»<br />
La ragazza s'interruppe, si strofinò la fronte e sembrò rammentare qualcosa.<br />
Di nuovo la sua espressione si alterò e questa volta in un'espressione<br />
di paura.<br />
«Dov'è Miriam?» domandò, la voce stridula. Visto che io non rispondevo,<br />
lei alzò un dito. «Dov'è Miriam? State a sentire, ragazzi. Vi ricordate<br />
che... poco fa... Ronald ha detto che una donna ha telefonato cercando di<br />
me con voce contraffatta... e che poi ha tolto improvvisamente la comunicazione?<br />
Chi era? Cos'è accaduto a Miriam? Perché fate tutte queste domande<br />
sul suo conto?»<br />
Io li guardai e risi.<br />
«Date l'impressione di voler sempre riportare il discorso sulla signorina<br />
Wade» dissi, «mentre la mia intenzione è di parlare di Mannering. Ascoltate!<br />
Non serve a niente negare che abbiamo prove che indicano come lui,<br />
probabilmente, sia coinvolto nella faccenda di stanotte.»<br />
Queste mie parole li tranquillizzarono. Seguì un silenzio che quasi avvertii<br />
fisicamente, un silenzio di stupore e assoluta incredulità. Ronald<br />
Holmes entrò lentamente nella stanza dall'uscio dietro di me, con l'aria di<br />
voler prendere le redini della situazione. Si sedette sul bracciolo di una<br />
poltrona, scosse il bicchiere che aveva in mano e si guardò la punta oscillante<br />
della scarpa.<br />
«Prove...» fu un'affermazione più che una domanda. «Quali prove?»<br />
«Risponderò a questa domanda chiedendo a voi cos'era quella riunione<br />
privata di stasera, prima che venisse rimandata. È vero che dovevate aprire<br />
la bara della moglie di Harun-ar-Rashid?»<br />
«Oh, Signore!» borbottò Baxter, e Holmes lo zittì.<br />
Quest'ultimo pareva scosso, ma disse, calmo: «No, non è vero. Come<br />
diavolo, se posso chiederlo, vi è saltata in mente quest'idea? Ve l'ha suggerita<br />
Mannering?».<br />
«In parte. Tanto per cominciare, lui ha detto che avreste "violato" una<br />
tomba.»
«Calma, Pagliaccio...» Holmes alzò gli occhi al cielo. «E ora perché?<br />
Perché vi avrebbe detto una cosa simile? No, non divago. È il problema<br />
astratto che m'interessa. La bara della moglie di Harun-ar-Rashid!»<br />
«Lasciate perdere per un momento il problema astratto. Dite che non è<br />
vero. Pensateci bene, signor Holmes.»<br />
Lui si girò con un sorrisetto talmente scettico che pareva una smorfia.<br />
«Pensiamoci bene tutti e due. Dite, sapete niente di Bagdad?»<br />
«No.»<br />
«La tomba della moglie di Harun-ar-Rashid, Zobeide... immagino che<br />
alludiate a quella... è nel cimitero della città vecchia, non lontana dalla<br />
tomba dello sceicco Maruf. È uno dei principali monumenti di Bagdad ed<br />
è stato costruito oltre mille anni fa e amorosamente restaurato da diversi<br />
governanti musulmani. Nessuno ha mai visto la tomba di Zobeide. È raro<br />
che i musulmani permettano di avvicinarsi: ne fa testo la tomba di Maometto<br />
a Medina dove i visitatori sono costretti a guardare attraverso una<br />
palizzata perfino l'antitomba del profeta. Di Zobeide si sa soltanto che fu<br />
messa in una bara di piombo che ne racchiudeva una d'oro. E l'idea che<br />
qualcuno possa... no, no, no!»<br />
Scosse la testa ancora più vivacemente.<br />
«Supponete che qualcuno rubi la bara di Nelson dalla cattedrale di St.<br />
Paul, o la bara di un qualunque personaggio da un monumento pubblico.<br />
Sarebbe già abbastanza terribile, ma niente in confronto alla profanazione...<br />
Signore! <strong>Una</strong> reliquia musulmana! Non ha nulla a che fare con l'antico<br />
Egitto, capite: è una religione viva. Aggiungeteci l'assoluta impossibilità<br />
di violare una tomba simile...» Spalancò le braccia e si strinse nelle spalle.<br />
Sebbene vi fosse uno scintillio dietro i suoi occhiali, ebbi l'impressione<br />
che il suo comportamento fosse un po' più enfatico del necessario quando<br />
guardò gli altri dicendo:<br />
«Naturalmente tutto ciò è assurdo. Quello che mi lascia perplesso è dove<br />
Mannering possa aver preso quest'idea.»<br />
«Vorrei che fosse vero, però» disse Baxter con cupa aria divertita. L'ultimo<br />
abbondante beveraggio lo aveva ravvivato in maniera notevole. Se ne<br />
stava lì con le mani in tasca, occhieggiando la bottiglia. «Sarebbe eccitantissimo,<br />
secondo me. Ricordo quella tomba, un affare di mattoni con un<br />
cono in cima. Me la fece vedere il vecchio quando andai là dal Cairo. Molto<br />
meglio che armeggiare con...»<br />
«Con che cosa?» domandai. «Se non era una bara, che cosa dovevate esaminare,<br />
allora?»
Holmes lanciò un'occhiata maliziosa agli altri. «Mai sentito nominare<br />
Antoine Galland, ispettore?»<br />
«No.»<br />
«Eppure tutti, a questo mondo, sanno cosa ha fatto. Ha tradotto <strong>Le</strong> <strong>Mille</strong><br />
e <strong>Una</strong> <strong>Notte</strong> dall'arabo in francese, tra il millesettecentoquartro e il millesettecentododici,<br />
e le traduzioni dal francese sono arrivate a noi. Il signor<br />
Wade ha un interesse particolare per <strong>Le</strong> <strong>Mille</strong> e <strong>Una</strong> <strong>Notte</strong> perché anche lui<br />
è convinto che sono state prese direttamente dal persiano Hézar Afsàne, o i<br />
<strong>Mille</strong> Racconti, sebbene l'adattamento sia arabo da cima a fondo. Così,<br />
quando ha avuto l'occasione di comprare le prime duecento pagine della<br />
traduzione di Galland con le note e le interpolazioni...»<br />
«Un momento» dissi, «volete dire che il motivo per cui queste persone si<br />
dovevano riunire era quello di guardare qualche foglio di quella traduzione?»<br />
A quel punto, mi spiace dirlo, capii che io, che mi sono sempre considerato<br />
una persona seria e piena di raziocinio, mi stavo sinceramente divertendo<br />
alla mattana di quella notte, e che ritenevo deludente la spiegazione<br />
di Holmes.<br />
«Sì, certo. Ecco perché doveva intervenire il dottor Illingworth. Con le<br />
note e le interpolazioni, capite...»<br />
«Ed è tutto qui?»<br />
Jerry Wade, che era stato ad ascoltare con un'espressione viva e colma<br />
d'interesse, si sporse in avanti. «Diamoci la mano, ispettore» esclamò. «La<br />
penso esattamente come voi. Sotto la vostra uniforme blu batte, per così<br />
dire, il cuore di un ragazzino che legge L'Isola del Tesoro. Simpatizzo con<br />
voi, possa morire se non è vero, e se questo bel tipo avesse un qualche senso<br />
di...»<br />
«Io comunque ho il senso della correttezza» disse Holmes. La sua voce<br />
era talmente fredda che mi riportò con i piedi in terra. «Non scordate che<br />
dopotutto è stato commesso un assassinio, un vero assassinio.» Si voltò<br />
verso di me con espressione preoccupata. «Avete chiesto "Tutto qui?".<br />
Perbacco, amico, non capite... fogli manoscritti di Galland!» Fece un gesto<br />
vago come se io gli avessi chiesto "Cos'è la civiltà?" o fatto qualche domanda<br />
troppo difficile a cui rispondere. «La luce storica che getterà...»<br />
«Al diavolo la luce storica» esclamò Wade. «Non mi tocca. È stato<br />
commesso un assassinio. Ma che l'ispettore Carruthers ci guardi con occhio<br />
sinistro solo perché noi non siamo affranti e sconvolti per la morte di<br />
qualcuno che non abbiamo mai sentito nominare, non ha senso. Secondo
me, da un punto di vista umano è interessante il fatto che <strong>Le</strong> <strong>Mille</strong> e <strong>Una</strong><br />
<strong>Notte</strong> abbiano preso vita. Il guaio è che. a voi queste storie non interessano<br />
affatto; a voi interessa soltanto un buon racconto terrificante come quello<br />
del sultano che ammazzò sei mogli perché getta un fiotto di luce sugli usi<br />
matrimoniali a Bassora sotto Hassan, il Rammendatore di calze nel millequattrocentouno.<br />
Ora ho raccolto qualche informazione da voi e dal vecchio<br />
tanto per poterne parlare con Rinkey Butler e aiutarlo a scrivere una<br />
storia poliziesca. Ma veramente tutto quello che so sugli asiatici è che si<br />
vestono in maniera buffa, che non fanno che parlare di Allah e vanno in giro<br />
ad ammazzare chi arraffa reliquie sacre. Il che è abbastanza. Non distinguo<br />
un persiano musulmano da un indiano indù. Però so che se non sto in<br />
guardia gli spiriti folletti mi acchiapperanno, e qui sta il segreto di una vita<br />
eccitante.»<br />
«Calma, signor Wade» intervenni notando che cominciava a eccitarsi e a<br />
dimenarsi sulla sua poltrona col dito puntato su Holmes. «Allora tutto ciò<br />
significa che voi non avete alcun legame col museo?»<br />
Holmes sorrise. «Proprio così. L'unica occupazione del Pagliaccio è la<br />
lettura: un libro insulso dopo l'altro. È da questo che viene il suo atteggiamento...<br />
gli psicologi lo chiamerebbero un meccanismo di difesa. A lui<br />
piacerebbe un mondo in cui tutte le cose diventassero un po' strane, dove si<br />
vedessero i vicari arrampicarsi sulle grondaie delle proprie chiese e il sindaco<br />
di Londra dicesse d'un tratto "No" quando la processione regale volesse<br />
oltrepassare il Tempie Bar. Gli ho detto un centinaio di volte che una<br />
cosa non diventa necessariamente più interessante solo perché vista capovolta.<br />
E il fatto puro e semplice è, Pagliaccio, che il mondo reale non è così.»<br />
«No?» dissi io. «Io sarei propenso a convenire col signor Wade.»<br />
Dopo una pausa, Harriet Kirkton mi apostrofò con un nervosismo esasperato<br />
e perplesso. «Oh, ma quando ci direte che cosa volete da noi?»<br />
gridò. «Perché continuate a girarci intorno... e... e, non so, ma c'è qualcosa<br />
di strano... perché"?»<br />
Dissi: «Perché, signorina, con tutta probabilità uno di voi mente. Quanto<br />
a stranezze, un vicario che si arrampica su una grondaia non è meno eccentrico<br />
dell'inserviente di un museo che danza intorno a una cassa da imballaggio<br />
inneggiando alla moglie di Harun-ar-Rashid. O di un cadavere con<br />
un ricettario di cucina in mano. Siete sicura di non aver niente da dirmi adesso?».<br />
«No!»
Esposi i fatti brevemente. Baxter borbottava e tirava pugni sul tavolo.<br />
Ma fu l'accenno al ricettario di cucina ciò che sembrò sconcertarli di più,<br />
tutti quanti. Holmes, sempre contenuto, ma con un'espressione di gelida<br />
furia in viso, si girò verso Jerry Wade. «Se non sapessi...» disse e deglutì.<br />
«Sembrerebbe opera tua. Un ricettario di cucina! Sarei quasi portato a credere<br />
che tu abbia qualcosa a che fare con questa storia.»<br />
«Sta' calmo, Ron» disse Baxter con improvvisa, brusca autorità. Allungò<br />
il collo guardandosi in giro. «Ma, ascolta, Pagliaccio. Voglio dire... non sei<br />
mica stato tu, vero? Dopotutto....»<br />
«Credeteci o no, io non so niente di questa storia» rispose semplicemente<br />
Jerry Wade. (Nondimeno sembrava molto a disagio.) «Un ricettario di<br />
cucina non è davvero abbastanza pittoresco per i miei gusti. Oh, mio Dio<br />
Signore! Bisogna fare qualcosa. Lasciatemi un po' in pace, voglio cercare<br />
di pensare. Quel tizio non sarà stato un capocuoco italiano?»<br />
«Be', anche se lo fosse stato, difficilmente avrebbe avuto il ricettario della<br />
signora Comesichiama, no? Voglio dire, non avrebbe ottenuto molti<br />
suggerimenti su come preparare il Soufflé à la Carmagnole, o una qualunque<br />
di quelle cose strane, il che è tutto ciò che la gente di quel tipo sembra<br />
sapere. A meno che non si trattasse di un crittogramma o di un codice o di<br />
qualcosa del genere. Voglio dire che "Bistecca e cipolle" significa "Scappa<br />
subito siamo scoperti". Sarebbe veramente un sistema diabolico per...»<br />
Holmes balzò in piedi. «Siete ubriachi» disse con gelida calma, «o vi<br />
viene fatto naturalmente di comportarvi come dei ragazzini, oppure non<br />
avete ancora capito che si tratta di una cosa seria?»<br />
«Siamo spaventati a morte» ribatté Wade altrettanto calmo, «se proprio<br />
vuoi sapere la verità. Avete altre carte nella manica, ispettore? Se non abbiamo<br />
ancora sviscerato la faccenda dei sacerdoti che si arrampicano sulle<br />
grondaie e...»<br />
S'interruppe guardando la porta, e tutti seguirono il suo sguardo. Io stavo<br />
da una parte, in piedi, e lì per lì il nuovo venuto non si accorse di me. Nella<br />
stanza aveva fatto capolino l'elmetto di un poliziotto.<br />
Era un grosso poliziotto con fasce bianche al braccio a indicare che era<br />
di servizio, e stava fissando astiosamente gli occupanti della stanza.<br />
«Nessuno di voi ha qualche spicciolo?» domandò. «Ne ho bisogno per<br />
pagare il taxi. Sacré nom d'un petit chauffeur rouge!... Che nottata! Si profilano<br />
grossi guai in vista, perciò piantatela di guardarmi in quel modo e tirate<br />
fuori gli spiccioli, forza!»
7<br />
Il poliziotto che prese a calci il suo elmetto<br />
Prima che lui mi vedesse o che io avessi il tempo di fare qualcosa, il<br />
nuovo venuto si tolse l'elmetto con aria grave, lo posò per terra come un<br />
pallone da football e con un calcio lo scagliò dall'altra parte della stanza.<br />
L'elmetto mancò il lume per un pelo, sbatté contro la parete e rotolò indietro<br />
fin quasi sui miei piedi. Harriet Kirkton balzò su con un grido.<br />
«Vattene, cretino! C'è un vero...»<br />
Il nuovo venuto si girò di scatto. Vidi i numeri sul suo colletto e capii.<br />
Era un giovane poderoso con un amabile viso tondo ora velato di sudore e<br />
di preoccupazione. Sotto quelle poche ciocche di capelli neri di cui gli<br />
pendeva qualche ciuffo sulla fronte, stava diventando calvo. Cominciò a<br />
passarsi ininterrottamente la manica sulla fronte sudata mentre le sue palpebre<br />
si raggrinzivano per la tensione e gli occhi color grigio chiaro si<br />
guardavano attorno ansiosamente e gli angoli della sua amabile bocca socchiusa<br />
calavano in giù. Dava l'impressione di un uomo capace, pigro e in<br />
un certo senso pericoloso. Ma era il benvenuto. La sua presenza mi aveva<br />
dato la soluzione di almeno una parte di quell'incubo e ora sapevo come sistemare<br />
qualcuno dei pezzi che erano stati i più sconcertanti. Quando mi<br />
vide esitò, lanciò una rapida occhiata in giro e si ricompose in un ovvio<br />
tentativo di atteggiare la faccia a un'espressione impenetrabile tirando indietro<br />
il mento e indirizzandomi una specie di ghigno sinistro; se ne avesse<br />
avuto la possibilità, sarebbe arrivato a cacciarsi i pollici nelle tasche di un<br />
panciotto immaginario.<br />
«Vediamo un po'» cominciò con aria burbera. «Vediamo un po'.»<br />
«Siete piuttosto sibillino» dissi. «Io sono di Vine Street. Voi a quale zona<br />
appartenete?»<br />
Lui restò immobile, respirando affannosamente. «Sì» rispose, senza alcun<br />
nesso. «Sì, certo. Vedete...»<br />
«Il numero di matricola ZX105 non esiste. Chi siete e dove avete preso<br />
quell'uniforme e perché vi siete mascherato?»<br />
«Datemi una sigaretta, qualcuno di voi» disse l'altro quasi senza voltarsi.<br />
Gesticolò col braccio. «Volete sapere cosa succede, agente? Uno scherzo,<br />
tutto lì. Mi chiamo Butler, Richard Butler. Sono un cittadino rispettabilissimo.»<br />
Cercò di sorridere, a disagio. «Perché tante storie? Non c'è nulla di<br />
male ad andare a una festa in maschera.»<br />
«<strong>Una</strong> festa in maschera dove?»
«Per amor di Dio, Rinkey, sta' attento» borbottò Harriet Kirkton dimenandosi<br />
sul divano in preda a un'indecisione angosciosa. «È venuto a parlarci<br />
di un assassinio che, a quanto pare, è stato commesso al museo e noi<br />
gli abbiamo detto che non ne sappiamo nulla e che non ci siamo neanche<br />
avvicinati al museo, ma lui seguita a pensare...»<br />
«Ah» fece Butler fissando la mia spalla.<br />
«<strong>Una</strong> festa in maschera dove?»<br />
«Eh? Ah, da certi amici...» Esitò di nuovo, rabbuiandosi. «Dico, perché<br />
diavolo mi guardate come se avessi ammazzato qualcuno? Perché mi siete<br />
saltati addosso appena sono entrato?»<br />
«Ve lo dirò subito, signore, se venite con me. Stavo giusto per andarmene<br />
e se venite con me al museo per qualche minuto...»<br />
«Ah» ripeté Butler con lo stesso tono. Muoveva lentamente la spalla sotto<br />
la giacca. «E se non volessi venire?»<br />
«Non sei costretto ad andare, sai» intervenne Holmes. «Se telefono<br />
all'avvocato del signor Wade...»<br />
«Be', signore, il signor Butler è piuttosto pesante» dissi, «ma credo che<br />
ce la farei a portarlo via e non avrei che da rischiare qualche noia col vostro<br />
avvocato. Per giunta...» guardai Holmes e Jerry Wade, «vorrei che veniste<br />
anche voi due.» I pappagalli ricominciarono a strillare. «Statemi a<br />
sentire, benedetti sciocchi ragazzi. Calmatevi e ascoltatemi un istante. Non<br />
posso prendervi tutti quanti in collo e portarvi là, ma perché fare tanto<br />
chiasso inutile? Soltanto la semplice curiosità dovrebbe spingervi a fare<br />
del vostro meglio per aiutarmi e se non lo fate le autorità vi faranno passare<br />
qualche guaio... senza contare quello che dirà il vecchio Wade.»<br />
Accennare al vecchio fu un'ottima idea. Holmes si calmò, si passò una<br />
mano sui capelli e annuì gravemente. Jerry Wade, con aria di cupa reminiscenza,<br />
suonò un paio di strofe di For he's a jolly good fellow sulla sua<br />
armonica a bocca. E Butler, continuando ad asciugarsi il sudore sulla fronte<br />
con la manica, scoppiò a ridere: sembrò preso da un'allegria febbrile sotto<br />
la quale credetti di intuire il lavorio frenetico di una mente agile, e nonostante<br />
che il suo comportamento restasse piacevole, lo sguardo dei suoi<br />
occhi grigio chiaro acquistò una fissità particolare.<br />
«Giusto, figliolo» disse. «Non so cosa sia questo presunto assassinio, né<br />
perché d'un tratto sia diventato tanto importante. Ma verrò con voi tranquillamente,<br />
sempre che qualcuno mi dia degli spiccioli per pagare il taxi.<br />
Il conducente è sempre giù ad aspettare, il portiere è smontato, perciò non<br />
c'era nessuno per pagar...»
«Rinkey!» gridò la ragazza. «Non ti rendi conto che lui interrogherà il<br />
taxista? Non capisci perché vuole portarti giù?»<br />
«Ah, tutto qui?» esclamò Butler con un ampio gesto del braccio. «Io sono<br />
ben felice se lo interroga e magari posso appioppargli la spesa. Forza,<br />
datemi alla svelta qualcosa da bere, prima che me ne vada.»<br />
«Veniamo tutti al museo» dichiarò Baxter con aria ispirata come se<br />
qualcuno avesse proposto un festino. «Andremo tutti e presenteremo un<br />
fronte unito.»<br />
Bloccai quel proposito con una certa difficoltà. Non volevo con me né<br />
Baxter né la ragazza e mi stavo arrabbiando. Gli altri tre (Butler aveva raccattato<br />
l'elmetto e ingollato una buona dose di whisky) mi avevano preceduto<br />
fuori. Scendemmo in silenzio, sbirciandoci l'un l'altro con quello<br />
sguardo curiosamente assente che la gente assume quando è pigiata in un<br />
ascensore. Il taxista... un tipo cadaverico con la schiena curva e il naso paonazzo...<br />
non aveva voluto correre rischi: stava aspettando nell'ingresso in<br />
fondo alle scale. Mentre Wade lo pagava, io mi detti da fare.<br />
«Dove avete caricato questo cliente?»<br />
«Allora non è un poliziotto» esclamò il taxista con l'aria di chi ha la conferma<br />
di un fiero sospetto. «E voi sì, invece. Lo so. Aha. Orkney Hotel,<br />
Kensington High Street.»<br />
«Quanto tempo fa?»<br />
«Venti minuti.»<br />
«Usciva dall'albergo?»<br />
«No. Era fuori, sul marciapiede, camminava. Cosa succede, signore?»<br />
Guardai Butler, la cui faccia blanda aveva un'espressione soddisfatta e<br />
innocente. «No, non ero all'albergo» disse. «Ascolta, autista, sir Robert<br />
Peel qui presente non crede che io sia stato a una festa in maschera. Illuminalo<br />
un po', vuoi?»<br />
Il taxista era molto deferente. «Facile che ci sia stato, sir Robert» mi disse.<br />
«C'era un ballo in maschera due o tre portoni più in là, solo che era finito<br />
un po' prima. Al Pennington. L'associazione dei fabbricanti di cesti di<br />
vimini o qualcosa del genere.»<br />
Questo fu un colpo mancino per la teoria che stavo sviluppando, ma mi<br />
convincevo sempre più che la mia teoria doveva essere giusta, però, malgrado<br />
altre domande al taxista, non venne fuori nulla, così lo lasciai andare<br />
dopo aver preso il suo nome e il suo numero. Riprendemmo la nostra marcia<br />
con Wade e Holmes qualche passo indietro per poter interrogare Butler.
Raramente Pall Mall aveva visto processioni più strane. Quei tre erano<br />
piuttosto tesi e ciò si manifestava nella maniera sbagliata. Forse, fino a un<br />
certo punto, era la parziale conferma di quanto aveva detto Butler, ma secondo<br />
me più che altro era perché per la prima volta in vita loro stavano<br />
per vedere un uomo assassinato sul serio... una bruttissima faccenda dove<br />
il sangue non era l'inchiostro rosso del palcoscenico o l'ectoplasma delle<br />
novelle... il che li scioccava e provocava in loro, per reazione, un'allegria<br />
nervosa. Jerry Wade, che si era portato dietro l'armonica, dette la sua versione<br />
di Gli animali camminavano a due a due e io mi resi conto che mantenevano<br />
il passo al ritmo come soldati. Sebbene il corretto Holmes non<br />
uscisse con osservazioni che non si adattassero al suo cravattino nero e alla<br />
sua bombetta ben spazzolata, rideva stupidamente alle battute degli altri. In<br />
quella rigida strada polverosa, sotto una luna calante, l'ilarità era grottesca<br />
perché doveva culminare con la contemplazione della morte, e diventò<br />
molto poco divertente quando d'un tratto Butler si sporse in avanti e gridò<br />
«Buh!» all'orecchio di un distinto signore che stava scendendo gli scalini<br />
del suo club.<br />
«Vi diverte?» domandai quando riuscii a ottenere silenzio. «Sentiamo un<br />
po'. Immagino che direte che siete stato al ballo dei fabbricanti di cestini.<br />
Perché?»<br />
«Ci sono stato. C'era una bellissima operaia bionda...» Vide la mia espressione<br />
e s'interruppe. Nella sua faccia c'era di nuovo qualcosa di ambiguo<br />
e di astuto, come se lui si stesse preparando a un duello, e perfino disperatamente.<br />
«Statemi a sentire, ispettore, siete un brav'uomo per essere<br />
un segugio e vi dirò la verità. Sono davvero intervenuto a quel ballo di<br />
fabbricanti di cestini... Era una ditta che fabbricava motori, in effetti... e,<br />
incidentalmente, c'era davvero una bella bionda che mi ha anche dato appuntamento<br />
per domani da qualche parte. Ma io ci sono rimasto solo poco,<br />
più che altro per avere una scusa.»<br />
«<strong>Una</strong> scusa?»<br />
«Sì. <strong>Le</strong> cose stanno così: io scrivo racconti polizieschi, qualunque tipo di<br />
roba a sensazione per rivistucole americane con l'occasionale aiuto di Pagliaccio<br />
Wade. Il museo è inestimabile per materiale sulla maledizione di<br />
Kalì, o forse si tratta di qualcun altro. Ma più che altro volevo provare se<br />
c'era veramente un po' d'eccitazione e di colore per le strade. Ora vi domando<br />
quale occasione può avere un uomo per piombare proprio in mezzo<br />
al pericolo se non quella di indossare l'uniforme di un poliziotto e girare<br />
in...»
Si stava sempre più accalorando alla sua idea che, avrei giurato, gli era<br />
venuta in mente solo da pochi minuti, e al suono della propria bella voce.<br />
Quando si girò a guardarmi c'era qualcosa di consapevolmente ipnotico nel<br />
suo sguardo, qualcosa che, malgrado il suo ampio sorriso, mi fece l'effetto,<br />
in quella strada illuminata dal chiarore lunare, di falso e di viscido.<br />
«Tutto questo» dissi, «per dire che stasera non siete stato al museo Wade?»<br />
Si fermò di botto. «Al... Eh? No, non ci sono stato.»<br />
«Potete provare dove siete stato?»<br />
«Sarà un po' difficile. Maschere a quel ballo... e poi in giro per le strade...<br />
potrei tirar fuori la bionda, però» borbottò, quasi a se stesso. «Maledizione,<br />
ma se è per questo, voi potete provare che ero al museo? Cosa sta<br />
succedendo, comunque? Non so neppure perché devo dare tante spiegazioni.<br />
Sam Baxter farfugliava dì un certo Penderei che è stato ammazzato<br />
con un pugnale dal manico d'avorio, ma io non ne so assolutamente nulla.<br />
Potete provare che io ero al museo?»<br />
«Può darsi. Siete stato visto, sapete.»<br />
A quel punto si bloccò del tutto, fisicamente, voltandosi con un violento<br />
moto delle spalle, ma io lo spronai a camminare perché gli altri non ci raggiungessero.<br />
Dietro di noi l'armonica pareva mormorare che stavamo veleggiando<br />
al Chiar di luna, ma la faccia di Butler contrastava spaventosamente<br />
con quel poetico suggerimento.<br />
«Visto?» esclamò lui. «È una sporca menzogna. Chi ha detto che sono<br />
stato visto? Chi mi ha visto?»<br />
«Un uomo con la barba bianca finta. È uscito dalla porta posteriore del<br />
museo e si è arrampicato sul muro. Ora ascoltate! Ha visto il mio sergente<br />
che è della stessa vostra corporatura e vi somiglia un poco, eccetto nei baffi.<br />
Nella semioscurità quell'uomo ha visto il sergente mentre tentava di aprire<br />
la porta del museo. E ha detto: "L'hai ucciso e sarai impiccato per<br />
questo, mio bell'impostore. Ti ho visto nella carrozza". Lui non intendeva<br />
dire quelle cose al sergente: aveva scambiato il sergente per qualcun altro...<br />
Chi potrebbe essere stato?»<br />
Camminando molto lentamente e fissando davanti a sé, Butler disse una<br />
cosa strana: «Avete parlato di questo fatto agli altri?».<br />
«No.»<br />
«E dov'è questo testimone con la barba finta?»<br />
«Sparito.»<br />
«Sapete chi è?»
«Non ancora.»<br />
Butler si guardò attorno con fiero e violento compiacimento. «Magnifico,<br />
ispettore! Proprio come c'era da aspettarsi!... E sottile come carta velina.<br />
Non regge. Non potrete arrestare nessuno con un'accusa del genere. A<br />
cosa si riduce? Avete un testimone nobile e senza macchia (che non potete<br />
esibire, per giunta) con la mania di portare la barba finta, di arrampicarsi<br />
sui muri e di saltare addosso ai sergenti di polizia. Sulla base di parole<br />
senza senso dette da quel... per essere magnanimi... quel personaggio eccentrico,<br />
voi scegliete, su otto milioni, una persona che, si dà il caso, quella<br />
notte fosse a un ballo mascherato e può provarlo. (Anche l'altro potrebbe<br />
essere stato mascherato, ma lasciamo perdere.) Con questo, quindi, decidete<br />
che io ho ucciso un uomo che non ho mai sentito nominare e in un luogo<br />
dove non posso essere stato. Può un testimone attendibile, che non sia un<br />
fantasma e che era sulla scena e che può essere esibito... può asserire che<br />
io ero al museo? C'è il vecchio Pruen, per esempio, con vent'anni di servizio<br />
sulle spalle presso la famiglia Wade, e dieci anni al museo... Cosa dice<br />
lui? Dice forse che io stasera ero al museo?»<br />
«Be', ora come ora...»<br />
Butler mi guardò, sprezzante, scuotendo il capo. Proseguì: «Sinceramente,<br />
amico mio, non attacca. Dentro di voi potete pure pensare che io ci fossi.<br />
Non c'ero, ma non discutiamo su questo. Ho detto che potete pensare<br />
dentro di voi che io ero al museo, ma potete provarlo? Avreste il coraggio<br />
di presentarvi davanti a un magistrato con le prove che avete? Perbacco,<br />
amico» si stava scaldando con nuova eloquenza, «pensate al vostro caso<br />
così come sta! Voi sostenete che io ho pugnalato questo sconosciuto e poi<br />
ne ho cacciato il cadavere in una carrozza nella sala...»<br />
«Davvero? Nessuno ha parlato della carrozza nella sala. Come lo sapete?»<br />
Lui non batté ciglio. «Uh, be', l'avrò sentito dire da Sam o da Pagliaccio<br />
durante tutto quel parlottare là, nell'appartamento. Avete intenzione di<br />
fermarmi su una simile prova pazzesca?»<br />
«Quando il caso è pazzesco, anche le prove sono destinate a essere pazzesche.<br />
Ecco, siamo arrivati.»<br />
La grossa porta di bronzo non era completamente chiusa, il selciato era<br />
attraversato da una striscia di luce. <strong>Le</strong> finestre del primo piano erano illuminate:<br />
c'era un'atmosfera di febbrile attività in quei paraggi generalmente<br />
sonnolenti. Ma con mia gran rabbia notai subito una cosa: la macchina della<br />
polizia, dov'era stato l'agente Jameson con Mannering, era vuota. L'erro-
e era stato mio per essere andato via, ma se, contrariamente ai miei ordini,<br />
avevano permesso a Mannering di parlare con Miriam Wade, gliel'avrei<br />
fatta pagare. Prima di tutto dovetti barcamenarmi con una mezza dozzina<br />
di giornalisti e fotografi promettendo loro qualche informazione al più presto<br />
poiché, qualora non si fosse riusciti a scoprire l'identità del morto, avremmo<br />
dovuto diramare un appello per radio. Butler passò inosservato<br />
come un autentico poliziotto, ma furono scattate parecchie foto di Wade e<br />
di Holmes, il primo nervosamente compiacente e l'altro furioso.<br />
Hoskins, con l'agente Collins dietro di lui, stava aspettando accanto alla<br />
porta. Il sergente sgranò tanto d'occhi alla vista di Butler che gli rivolse un<br />
bel saluto. Ma la spavalda giocosità finì lì. In quel luogo c'erano troppi echi,<br />
la luce lunare artificiale era più suggestiva di quella reale, i mille colori<br />
dei tappeti spiccavano sulle pareti bianche, la fila delle carrozze era come<br />
in attesa, e così il morto, sempre disteso sulla schiena. La faccia di<br />
Wade sembrava un po' sconvolta, Holmes si tolse il cappello. Cominciarono<br />
a parlare a bisbigli. Ordinai che li accompagnassero a vedere il cadavere<br />
e poi li mettessero in un'altra stanza con Collins di guardia in modo che<br />
la loro conversazione non si facesse troppo interessante, dopo di che presi<br />
Hoskins da una parte.<br />
«Dov'è Mannering?»<br />
Hoskins esitò. «Be', signore, ho pensato...»<br />
«Vuoi dire che l'hai messo nella stessa stanza con la signorina Wade?»<br />
Il sergente si rabbuiò. «Ma io, signore, ho pensato che non c'era nulla di<br />
male. Anche voi eravate dell'idea che la signorina non c'entrava per niente<br />
in questa faccenda. E lei me l'ha chiesto... per un pelo non scoppiava a<br />
piangere... non c'è nessun pericolo, tranne che per la ragazza, se quell'individuo<br />
è un assassino, comunque Martin è stato quasi tutto il tempo con loro.<br />
Sono sempre là, nella stanza del conservatore.» Sebbene il sergente non<br />
muovesse le braccia, dava l'idea di un gran movimento. «Ascoltate, signore,<br />
ho tempestato Pruen di domande tentando di cavargli qualcosa, come<br />
mi avete ordinato...»<br />
«Lascia perdere. Ne hai cavato qualcosa?»<br />
«No, purtroppo, signore. Non dice niente! Soltanto "non lo so" oppure<br />
"mai sentito nominare" perfino quando gli si chiede il suo stesso nome e<br />
continua a dire che il signor Wade mi farà strappare i gradi. Però un paio<br />
di cose le abbiamo scoperte.»<br />
«Sì?»<br />
Hoskins alzò la mano e spuntò gli argomenti sulle dita.
«Primo, quella cassa da imballaggio. L'ho aperta, come mi avete detto.<br />
C'era qualcosa dentro, sicuro. Un affare, simile a una bara, molto vecchia,<br />
apparentemente, e di piombo, sopra un letto di segatura. Qualcuno ha messo<br />
della ceralacca lungo la linea di appoggio del coperchio. Io non ho fatto<br />
altro, signore, ho pensato che magari avreste voluto farlo da voi.»<br />
Era difficile dire se ciò confermasse le mie supposizioni oppure se fosse<br />
un altro smacco. Mi ero aspettato che in quella cassa non ci fosse niente,<br />
che facesse solo parte di qualche trucco o imbroglio per spiegare la malefica<br />
gaiezza di Pruen. Mi parve di risentire la mite voce di Holmes che diceva<br />
dolcemente come soltanto uno sciocco avrebbe potuto pensare che lì<br />
dentro vi potesse essere una bara del tipo che mi aspettavo; tuttavia intorno<br />
a Holmes c'era un'atmosfera falsa. Mentiva... o mentiva qualcun altro... e<br />
Pruen aveva ballato intorno a una vera bara in quel museo di pazzi.<br />
«C'è altro?» domandai.<br />
«Signorsì!» esclamò Hoskins. «Polvere di carbone! Carbone! Venite con<br />
me.»<br />
Guardando la parte in fondo del museo, come ho spiegato, c'erano, nella<br />
parete di destra, oltre la fila delle colonne, due arcate aperte contrassegnate<br />
con lettere dorate: "Galleria degli Otto Paradisi" e "Galleria dei Bazar". La<br />
prima, il cui nome aveva attirato la mia attenzione e sulla quale intendevo<br />
indagare, era verso il retro. La seconda era sul davanti, poco distante dalla<br />
porta di bronzo. Hoskins mi portò oltre quell'arcata larga circa tre metri ma<br />
così alta che sembrava meno ampia. Nella parte interna, le luci erano state<br />
accese per dare l'impressione di uscire da Londra ed entrare in Oriente o,<br />
per chi avesse una mente più prosaica, in un museo delle cere sotterraneo<br />
senza le figure di cera.<br />
La lunga stanza era stata sistemata per rappresentare una strada intersecata<br />
da altre strade contorte, e sul soffitto erano dipinti grovigli di rami e di<br />
foglie. Pareva la verosimile ricostruzione di un bazar orientale, abilmente<br />
illuminato in modo che lo si vedeva in una mezza luce attraverso i rami,<br />
perché la cosa che più ricordo è quel sinuoso gioco d'ombra e di luce. Contro<br />
le pareti di mattoni cotti, tinti di un rosso giallastro, i negozi e gli stand<br />
formavano come delle caverne dietro una foresta di tendaggi realisticamente<br />
lerci. C'era troppa roba per poter descrivere tutto. Rammento uno<br />
stand di armi, uno di collane e uno di lucenti ottoni e di ceramiche davanti<br />
al quale c'era una di quelle grosse pipe ad acqua chiamate hookah, con un<br />
cuscino dietro come se il fumatore si fosse appena alzato per andare dentro.<br />
Sopra tutto ciò, il gioco delle ombre dava la sensazione di intimità e
segretezza: si aveva l'impressione che il gran rumore del luogo fosse cessato<br />
soltanto al momento in cui si era arrivati nella strada. Era un'ottima illusione,<br />
così buona che io, meccanicamente, mi voltai a guardare la fila delle<br />
carrozze nella sala.<br />
«Strano posto, vero?» disse Hoskins grattandosi il mento. «Se dovevano<br />
uccidere quel tizio da qualche parte, mi domando perché non l'abbiano fatto<br />
proprio qui. Ho pensato ai miei bambini: se li portassi qua dentro, loro<br />
lo considererebbero il posto ideale per giocare a rimpiattino. E ora, signore!<br />
Collins ha frugato dappertutto. Niente che non vada, voglio dire... tranne<br />
questo.»<br />
Indicò una sporgenza del muro, in alto, dove la finta strada curvava, vicino<br />
a noi. Sul muro rosso-giallastro, al di sopra di una tenda davanti allo<br />
stand dell'ottone e delle ceramiche, c'era una chiazza nera a forma di stella.<br />
Polvere di carbone. Alcuni spruzzi avevano macchiato anche la tenda, insieme<br />
a lucenti particelle di carbone. Altri frammenti cospargevano il pavimento<br />
davanti allo stand, e venivano da un grosso pezzo di carbone i cui<br />
resti erano accanto alla pipa hookah. Hoskins disse:<br />
«Visto? Ecco? A quanto pare qualcuno è stato qui vicino al punto dove<br />
siamo noi ora, ha preso un grosso pezzo di carbone e l'ha tirato... bangi...<br />
contro il muro sopra questo boudoir. Cosa ne dite? Ma ora vediamo: perché?<br />
Perché qualcuno dovrebbe tirare carbone contro un muro? A cosa mirava<br />
il tipo? Non c'è niente lassù e nessuno potrebbe salirvi senza sconquassare<br />
tutto lo stand. Non penserete mica che giocassero alla guerra col<br />
carbone? Io non sapevo cosa potesse significare, ma poiché l'aveva notato<br />
Collins, ho pensato che fosse meglio farvelo vedere. Il tipo dev'essere stato<br />
proprio qui» disse Hoskins, che amava rendere le cose chiarissime a forza<br />
di ripetizioni, «e bang!, un pezzo di carbone proprio contro quel muro...»<br />
«Sì, l'ho capito. Hai chiesto a Pruen?»<br />
«Pruen non sa niente del carbone. Così dice. Di nessun carbone.»<br />
Riflettei. «Sergente, c'è, o Dio sa che ci dovrebbe essere, una spiegazione<br />
ragionevole perché tutte queste cose quadrino. Per quale ragione qualcuno<br />
dovrebbe gettare carbone contro un muro non lo so, come non lo sai<br />
tu. Come dici non poteva tirarlo contro nessuno; nessuno potrebbe arrampicarsi<br />
lassù senza mandare all'aria tutto il bazar... Trovato altro?»<br />
«Oh sissignore!» gridò il sergente, ghignando, scuotendo la testa su e<br />
giù. «Venite da questa parte!»<br />
Tornammo nella sala. Intorno al cadavere dello sconosciuto, il gruppo<br />
con Wade, Holmes, Butler e Collins cominciava a sfasciarsi: i primi tre si
stavano allontanando. Holmes dava l'impressione di sentirsi male, Wade<br />
era volutamente cinico e Butler del tutto inespressivo.<br />
«Mai visto» gridò Wade, e la sua voce rimbombò echeggiando in maniera<br />
tale che lui stesso trasalì. Poi, quando continuò a parlare tentando una<br />
parodia di gaiezza, la voce s'incrinò. «E ora cosa volete da noi? Abbiamo<br />
risposto compiacentemente a tutto. Se non avete obiezioni, Ron vuole andare<br />
nella stanza del conservatore per assicurarsi che ogni cosa sia in ordine.»<br />
Nonostante le loro proteste, li mandai nella sala contrassegnata "Galleria<br />
Persiana", sorvegliati da Collins. Holmes cominciò a spazzolarsi le maniche<br />
della giacca e riattaccò a parlare di un avvocato. Evidentemente, sebbene<br />
io avessi temuto che la voce del giovane Wade avrebbe fatto uscire di<br />
colpo Miriam e Mannering dalla stanza del conservatore, l'agente Martin<br />
teneva ogni cosa sotto controllo. A quel punto Hoskins mi guidò verso la<br />
bacheca da cui era stato preso il pugnale.<br />
«Ecco, signore, guardate qui. Avevate detto a Rogers di cercare impronte<br />
su questa bacheca, ricordate? Bene! E la porticina sul lato della bacheca<br />
era chiusa a chiave. Ma Collins se ne intende abbastanza di serrature, così<br />
quando Rogers gli dice che possono esserci impronte all'interno di quella<br />
porticina, Collins si mette al lavoro e te l'apre in un baleno con uno spillo<br />
piegato, vedete?»<br />
Si chinò ansimando e mosse avanti e indietro la piccola anta di legno.<br />
Poi infilò la mano dentro con aria da cospiratore e ve la lasciò.<br />
«Così abbiamo aperto. Ho frugato all'interno, così, e ho trovato ciò che<br />
prima non si poteva vedere perché è scuro e si confondeva col velluto nero.<br />
Eh? Ma c'era! Era accomodato lì, infilato attraverso questa porticina e<br />
sistemato sul velluto come se fosse un oggetto in mostra. Ed è questo.»<br />
Ritirò la mano alla svelta, si raddrizzò quasi aspettandosi un elogio e allungò<br />
la mano: sul palmo c'era un paio di baffi neri.<br />
8<br />
La bara di Zobeide è vuota<br />
«Così» riflettei, giocherellando col nuovo reperto ora nella mia mano,<br />
«abbiamo un altro pezzo per la nostra strana collezione. Qualcuno ha tolto<br />
il pugnale dalla bacheca e l'ha sostituito con un paio di baffi finti. Nessuna<br />
idea, sergente?»<br />
«N... no, signore. Tranne una cosa che ho potuto dedurre» rispose Ho-
skins con cupa modestia. «Quei baffi non appartenevano a lui.» Indicò il<br />
morto col pollice. «Primo, perché lui ha baffi veri. Secondo, perché anche<br />
se non li avesse avuti, questi baffi erano stati creati per un tipo di truccatura<br />
diversa, vedete? La barba di Penderei è come spruzzata di grigio qua e<br />
là perché lui sembri più vecchio, ed è di capelli... capelli veri. Questi aggeggi<br />
qui sono neri come la pece e fatti con materiale da due soldi, quel tipo<br />
di baffi che i ragazzini comprano per mascherarsi.»<br />
«Allora abbiamo una terza persona in ballo... uhm.»<br />
«Sembrerebbe, signore, vero? Gente che tira carbone contro i muri!» esplose<br />
Hoskins, il quale, per qualche ragione, pareva considerare quel fatto<br />
la parte più stranamente misteriosa di tutta la faccenda. «E che mette baffi<br />
finti al posto dei pugnali! Be', e ora cosa facciamo?»<br />
Mi assicurai che avessero chiamato il furgone per portare il cadavere<br />
all'obitorio fino a che non fosse stato identificato. Ci doveva pur essere<br />
qualcosa per l'identificazione nella biancheria intima del morto; ordinai<br />
che ne conservassero gli indumenti insieme con la barba finta e gli occhiali.<br />
Seppi che avrei avuto la classificazione separata delle impronte soltanto<br />
il mattino seguente; avevo quindi poco tempo per stendere un rapporto<br />
completo, dato che sembrava molto probabile che Scotland Yard mi esentasse<br />
dall'incarico. Perciò aggiunsi i baffi alla mia collezione di reperti e ritirai<br />
fuori dalla busta quel sudicio biglietto piegato e ripiegato su cui era<br />
dattiloscritto il messaggio trovato nella tasca di Gregory Mannering.<br />
Caro G.<br />
Ci vuole un cadavere... un vero cadavere. La causa della morte non ha<br />
importanza, ma ci vuole un cadavere. Combinerò io il delitto... quel khanjar<br />
col manico d'avorio andrà benone, oppure, se ci sembrerà meglio, organizzeremo<br />
uno strangolamento...<br />
Era arrivato il momento di avventarsi su Mannering il quale, a quel punto,<br />
doveva essere in uno stato sufficientemente nervoso per i miei scopi.<br />
Quel biglietto poteva essere la chiave di tutto il caso, con Mannering nel<br />
ruolo del bruto incidentale, tuttavia ne dubitavo. Se qualcuno mi avesse<br />
chiesto perché, non avrei saputo fornire una spiegazione abbastanza solida<br />
da reggere davanti a una Corte, tuttavia ne dubitavo. Allora cosa si poteva<br />
dedurre da quel biglietto?<br />
Era scritto su una normale carta da appunti, con un normale nastro nero<br />
e su una normale macchina per scrivere che non aveva alcun particolare
visibile a occhio nudo tranne una lieve sbavatura nella coda della virgola.<br />
Presumibilmente era stato scritto da una persona abituata a scrivere a macchina<br />
perché il dattiloscritto era molto pulito e senza quelle esitazioni che<br />
si notano in un novellino. Per giunta, a giudicare dal casuale riferimento al<br />
khanjar col manico d'avorio, era stato scritto da qualcuno che aveva molta<br />
dimestichezza con quel museo: il che restringeva il campo. Quanto al fatto<br />
che il biglietto era così sudicio... lo osservai di nuovo e mi sembrò probabile<br />
che quel sudicio fosse polvere di carbone. Quella stramaledetta polvere<br />
stava diventando onnipresente come le barbe. Ne grattai un poco su un<br />
foglio del mio blocco per appunti e la misi via per farla analizzare. Ma se<br />
fosse saltato fuori che era polvere di carbone uguale a quella delle grosse<br />
orme sulla porta principale del museo e le chiazze intorno allo stand nella<br />
"Galleria dei Bazar", cosa se ne poteva dedurre? Il biglietto era stato trovato<br />
nella tasca di Gregory Mannering...<br />
E a questo punto, signori, finalmente (proprio finalmente) al mio cervello<br />
ottuso apparve chiaro un semplice fatto, così ovvio sin dal principio, che<br />
neppure una fila di barbe appese a una corda da biancheria avrebbe dovuto<br />
offuscare. Ed era questo: il biglietto non poteva essere stato scritto per<br />
Gregory Mannering.<br />
Non poteva essere stato scritto per Gregory Mannering per la semplice e<br />
non molto complicata ragione che era incompiuto. S'interrompeva, e l'ultima<br />
riga era troncata a metà. Se scrivi un biglietto a qualcuno, puoi, per<br />
un motivo o per l'altro, omettere la firma. Ma non smetti all'improvviso a<br />
metà frase e a metà del foglio e poi cacci il biglietto in una busta e lo spedisci.<br />
In effetti quella lettera non era nemmeno piegata per entrare in una<br />
busta. Era stata ripiegata in un quadratino, molto schiacciata e piatta come<br />
se fosse stata sotto un peso...<br />
Per farla breve, lo scrittore di quel biglietto aveva fatto quello che fanno<br />
molti sbadati corrispondenti quando non hanno un cesto per la carta straccia<br />
a portata di mano. <strong>Le</strong> prime righe che aveva scritto non gli erano piaciute,<br />
oppure aveva deciso di non scrivere affatto, così aveva smesso. Poi,<br />
per levare di mezzo il foglio, lo aveva piegato e se lo era cacciato nel taschino<br />
interno della giacca dove c'erano altri fogli che lo avevano pressato.<br />
Mannering, dunque, non aveva mai ricevuto quel biglietto, ma lo aveva<br />
forse scritto lui? Era stato trovato addosso a lui, ma io non ritenevo nemmeno<br />
probabile che lo avesse scritto lui.<br />
Per cominciare, era stato trovato nella tasca del suo cappotto e messo lì<br />
con abbastanza noncuranza da scivolare fuori. Non ti siedi alla macchina
per scrivere col cappotto... un cappotto da sera, per giunta... e anche nel<br />
caso improbabile che tu cacci biglietti incompiuti nella tasca di un cappotto<br />
da sera, non lo metti prima in qualche altra tasca dove tieni altra roba<br />
così da schiacciarlo, poi lo levi, lo sporchi con polvere di carbone e lo rimetti<br />
in tasca con tale noncuranza che sbuca fuori. Cominciava a sorgere<br />
l'idea che Mannering non avesse ricevuto né scritto quel biglietto. Cominciava<br />
a sorgere l'idea che lui lo avesse raccattato da qualche parte e se lo<br />
fosse cacciato frettolosamente in tasca. Il biglietto era datato "mercoledì",<br />
il che significava che poteva essere stato preso in qualunque momento durante<br />
due giorni o in qualsiasi giorno dopo una dozzina di precedenti mercoledì,<br />
per quanto ne sapevo... e, nonostante la mia ipnotizzata disposizione<br />
a vedere polvere di carbone dappertutto, poteva essere stato raccattato<br />
ovunque, sia nell'immensa Londra sia nelle vicinanze di quel museo.<br />
Sebbene tutto ciò fosse basato su supposizioni, nondimeno la figura di<br />
Mannering nel ruolo del sinistro bruto cominciava a svanire e a sciogliersi<br />
come neve al sole. Ora mi ritrovavo irragionevolmente furioso con me<br />
stesso per non essermi scagliato su Mannering prima di scoprire tutto ciò:<br />
non avevo più tanto entusiasmo. Nell'eventualità che succedesse qualcosa<br />
prima che mi sbollisse completamente la rabbia, mi precipitai nella stanza<br />
del conservatore.<br />
C'erano quattro persone là dentro che alzarono lo sguardo, ognuno a suo<br />
modo, al fruscio della porta. In un angolo, tutto raggomitolato, Pruen era<br />
seduto con un album da disegno sulle ginocchia ossute, e con gesti nervosi<br />
scopriva le carte di un solitario. Dietro di lui c'era Martin che, con aria indifferente,<br />
sbirciava al di sopra della spalla di Pruen con l'espressione di<br />
chi sta per consigliare di mettere il nove nero sul dieci rosso. Ma all'estremità<br />
della grossa scrivania di mogano, sul punto di scattare in piedi e con<br />
le mani aggrappate ai braccioli della poltrona, Miriam Wade guardò la porta<br />
col viso chiazzato di lacrime versate e con un'espressione rabbiosa che<br />
non era indirizzata soltanto contro di me...<br />
Contro Mannering, allora? Ci doveva essere stata una qualche lite o un'esplosione<br />
di sentimenti lì dentro, una di quelle silenziose esplosioni che<br />
aveva lasciato tracce nell'aria. <strong>Le</strong> ondate di quell'esplosione arrivarono a<br />
me quando Mannering, girandosi, smosse l'aria: era stato in piedi, eretto, le<br />
braccia conserte, voltando quasi le spalle alla ragazza e fissando una cassaforte<br />
a muro dall'altra parte della stanza con un'espressione simile a quella<br />
di uno scassinatore. I suoi capelli scuri, la sua faccia severa, le sue sopracciglia<br />
cespugliose si notavano ancora di più. Inquadrato in quell'ambiente
moresco che, in un certo qual modo, era più esotico di una stazione di polizia,<br />
aveva l'aspetto davvero imponente. Il suo sorriso riapparve lentamente,<br />
cupo.<br />
«Ah, ispettore» disse lui salutandomi con intensa, satanica dolcezza.<br />
«Cominciavamo a pensare che ci aveste abbandonati e ve ne foste andato a<br />
casa.»<br />
Pruen s'interruppe con una carta a mezz'aria. La sua voce stridula s'incrinò.<br />
«Grazie a Dio siete tornato» gracchiò. «Non valete un gran che, ma<br />
almeno siete un essere umano. Forse riuscirete a convincere questo sciocco<br />
qui a piantarla di litigare. La signorina Miriam ne è sconvolta...»<br />
<strong>Le</strong>i gridò: «Pruen!» e lui si afflosciò borbottando sulla sedia come se lei<br />
gli avesse sparato. Poi la ragazza rivolse la bella faccia arrossata verso<br />
Mannering con le lacrime ancora sulle ciglia e l'espressione confusa e contrita.<br />
Certa gente ha tutte le fortune.<br />
«Sinceramente, Greg, non intendevo dire quello che ho detto. Ero così<br />
sconvolta, e poi questa storia incresciosa di dover stare qui per forza» mi<br />
lanciò un'occhiata velenosa, «mi aveva quasi fatto andare fuori di me...»<br />
«Cerca di non pensarci più, carissima» disse Mannering, «eravamo<br />
sconvolti tutti e due.» <strong>Le</strong> dette una pacca affettuosa su una mano. «Me la<br />
vedrò io con l'ispettore.»<br />
«Signorina Wade» dissi. «Vostro fratello è qui, adesso. Nell'altra stanza,<br />
col signor Holmes e il signor Butler. Se volete andare da loro, stanno aspettando.<br />
Non sanno che siete qui. Pruen, andate anche voi.»<br />
<strong>Le</strong>i volò via dalla stanza con una tale precipitazione che parve amareggiare<br />
Mannering doppiamente. Quest'ultimo rimase lì, ritto, stringendo e<br />
aprendo le mani, poi si sedette accanto alla scrivania.<br />
Sulla soglia, quando la ragazza e Pruen furono spariti, sussurrai a Hoskins:<br />
«Fa' uscire Collins da quella stanza. Lasciali parlare, ma ascolta».<br />
Alla fine, congedando anche Martin, mi avvicinai a Mannering col mio<br />
blocco per appunti. Mannering non dette l'impressione di averlo notato. Se<br />
ne stava seduto prostrato sulla sedia, con un atteggiamento d'un tratto così<br />
naturale e triste che il suo strabismo tornò a sembrare quasi una deformità.<br />
L'atmosfera era cambiata: c'era come un abbassamento di pressione o di<br />
vitalità. Lui continuava a starsene seduto strusciandosi i pollici sugli indici<br />
delle mani strette a pugno, e dimenandosi un poco. Quando parlò, le sue<br />
parole scaturirono fuori scoppiettando come se le sparasse.<br />
«Cosa c'è che non va in me?» disse.<br />
«Che non va?»
«Sì, sapete cosa voglio dire. Sono un essere umano. Me ne frego di quei<br />
porci... me ne sono sempre fregato di quello che potevano pensare, finché...<br />
finché questa dispettosa valvola qui...» si premette la mano sul petto,<br />
sotto il cuore, «non ha cominciato a fare le capriole. Non posso fare nessuna<br />
delle cose che prima facevo senza neppure pensarci. Io tento di fare...<br />
ma poi qualcosa s'incrina, e sapete cosa succede. E dare l'impressione del<br />
cretino integrale mi fa imbestialire» disse contraendo le mascelle, a bassa<br />
voce, ma con una violenza tale che la sua faccia si fece paonazza. «Mio<br />
Dio, se c'è qualcosa a questo mondo che detesto, è fare la figura del fesso...»<br />
Involontariamente mi ritrovai a provare quasi simpatia per quell'uomo.<br />
«Non credete» dissi, «che se provaste a pensarci meno e a dimenticare...»<br />
«Pensarci! Pensarci! Dite a un uomo di camminare in una stanza e di evitare<br />
di guardare le pareti. Ditegli di andare a teatro e di non guardare il<br />
palcoscenico. Siete sempre in prima linea, davanti ai vostri stessi occhi, o<br />
almeno così è per me... e fino a poco tempo fa avevo pensato che fosse<br />
giustissimo. Mi piaceva essere in prima linea davanti ai miei occhi» continuò<br />
con arroganza del tutto inconsapevole, «perché era giusto e io non potevo<br />
sembrare più fesso di... Ma qualcosa è cambiato... all'improvviso... e<br />
ora mi tocca vivere di rendita, e parlare, parlare... Badate, ho fatto tante cose,<br />
le ho fatte veramente, e non vorrei parlarne, ma qualcosa mi spinge a<br />
farlo, e quando lo faccio, tutto viene fuori così schifoso, e io stesso mi accorgo<br />
di sentirmi idiota. Mi capite? Così ho cominciato a insultare la gente.<br />
Ripensandoci, nei tempi passati la insultavo... ingenuamente, perché ho<br />
della gente in generale un'opinione estremamente bassa...» Mannering fece<br />
quella dichiarazione con serenità, calmissimo, «ma ora lo faccio deliberatamente.<br />
Ho pensato in modo particolare a questo in rapporto a quelle persone<br />
del gruppo di Miriam...»<br />
«<strong>Le</strong> conoscete?»<br />
«Conosco soltanto Holmes e la Kirkton. Dissi che non avevo alcun desiderio<br />
di conoscere gli altri» la sua voce era fredda, «perché non mi interessavano<br />
particolarmente. Ricordo che Miriam aveva una fotografia di quel<br />
tizio, quel Sam Baxter... uno di quegli ingrandimenti a colori: lei ha gusti<br />
puerili... e io feci un esatto parallelo scientifico, fino al più piccolo dettaglio,<br />
tra lui e uno di quegli scimmioni rossi della penisola malese.»<br />
«Molto scientifico, senza dubbio.»<br />
Lui meditò un poco. «Be', naturalmente era un po' esagerato. Ma quando<br />
Miriam saltò su a dirmi che Baxter, dopo non più di otto mesi alla legazio-
ne del Cairo, sapeva parlare arabo come un egiziano, reagii come meritava.»<br />
Il sorriso fu di nuovo sostituito da un'amara perplessità. «Perché non<br />
li voglio conoscere? Perché? Potrei sopraffarli, potrei mettere fuori combattimento<br />
per una settimana ciascuno di loro, potrei... ma mi sono reso ridicolo<br />
con un baule pieno di chincaglieria... e poi sono svenuto come una<br />
scolaretta...!» Balzò su dalla sedia. «Non serve. Dovrò cavarmela da solo.<br />
Vi sto dicendo tutto questo in parte per sfogarmi e in parte per spiegare<br />
perché mi sono reso ridicolo nel vostro ufficio stasera. Non so cosa mi era<br />
successo, a meno che non fosse a causa della lite col vostro poliziotto. Sono<br />
crollato, semplicemente. Per quale motivo mi sarebbe dovuto capitare<br />
al solo accenno di un uomo con la barba bianca che assale il vostro sergente?<br />
Perché? Non lo so. Ma non so neanche cosa possa essere successo qui<br />
stanotte e certamente non avevo mai visto il morto in vita mia.»<br />
Dopo essersi sfogato, tirò un lungo respiro e io sentì che stava cercando<br />
di riadattarsi al suo ruolo, di ridiventare minaccioso o baldanzoso come si<br />
conviene al personaggio di un soldato di ventura. Di nuovo l'atmosfera<br />
cambiò sottilmente. Da come mi sorrideva, dall'espressione sprezzantemente<br />
disinvolta e dall'atteggiamento che assunse, era chiaro che stava per<br />
fare qualche osservazione tipo: "Basta con queste buffonate! Gregory è di<br />
nuovo se stesso!". Ma dovetti sviarlo.<br />
«Se non sapete niente di questa faccenda» dissi, «dove avete preso questo<br />
biglietto?»<br />
Lo posai sulla scrivania. Lui aggrottò la fronte e lo fissò (quasi per farsi<br />
coraggio) ma non sembrò affatto allarmato. Dopo aver fissato il biglietto<br />
per un momento, alzò lo sguardo.<br />
«Così lo avete raccattato al posto di polizia» disse. «Pensavo di averlo<br />
perso là. Se volete sapere la verità, l'ho preso nell'appartamento di Holmes.»<br />
Mi guardò direttamente negli occhi senza fare un gesto.<br />
«Nell'appartamento di Holmes... quando?»<br />
«Stasera, proprio prima di venire al museo.»<br />
«Ma mi pareva d'aver capito che la riunione al museo era stata rimandata.<br />
Se siete andato in casa di Holmes... a che ora?»<br />
«Alle undici meno venti.»<br />
«Be', allora gli altri non vi hanno detto che la riunione era stata rimandata?»<br />
«No, non me l'hanno detto» replicò, piatto, Mannering. «Vedete, non<br />
c'era nessuno.»
Per non fargli notare l'importanza di quella frase, e per preparare in<br />
qualche modo il mio attacco, feci il giro della scrivania, rilessi il biglietto e<br />
lo rimisi giù. «D'accordo» dissi. «Sentiamo cos'è accaduto.»<br />
«Come vi ho detto, dovevo essere al museo stasera alle undici. Miriam e<br />
suo fratello dovevano andare a una cena o qualcosa del genere e da lì sarebbero<br />
venuti al museo: io non dovevo accompagnarla. Ma mi era venuta<br />
l'idea di presentarmi al museo con qualcuno per... per non sembrare troppo<br />
un estraneo.» Strinse i denti con forza. «L'unico che conoscevo era Holmes.<br />
Così, come dicevo, sono andato in Prince-Regent Court alle undici<br />
meno venti. Il portiere ha detto che c'era un party di sopra e non voleva lasciarmi<br />
salire. Ma io naturalmente sono riuscito a salire lo stesso.»<br />
Esitò.<br />
«Ho bussato e nessuno mi ha risposto. Dall'interno non veniva alcun rumore.<br />
La porta non era chiusa a chiave: sono entrato. L'appartamento era<br />
deserto; ma io non capivo come mai, dopo quanto aveva detto il portiere.<br />
In un salottino sul retro c'era un fuoco acceso evidentemente da poco. Quel<br />
biglietto era in mezzo alla polvere sul focolare, vicino al fuoco, aperto.<br />
Aperto, non come ora, piegato. Io...» stringeva le mascelle e il suo viso si<br />
era fatto rosso cupo. Parlava come un sonnambulo, «l'ho raccattato e l'ho<br />
letto. Poi me lo sono messo in tasca.»<br />
«Perché?»<br />
«Un motivo c'è, ma non ho intenzione di dirvelo.» (Pareva lì lì per esplodere,<br />
le sopracciglia nere erano di nuovo calate giù a V e sotto di esse<br />
gli occhi azzurri erano assenti. La sua voce era diventata pastosa.) «C'è un<br />
motivo ma non vi riguarda.»<br />
«Avete nessuna obiezione a che gli altri lo sappiano?»<br />
«Nessunissima.»<br />
Andai sulla porta, l'aprii e dissi a Martin che era là fuori: «Vai a prendere<br />
tutti gli altri e portali qui. Prima di farli entrare chiama Collins e... sai<br />
quella grossa cassa da imballaggio con la bara di piombo dentro che il sergente<br />
ha aperto? Be', trascinala qui».<br />
Mentre Mannering restava dritto, silenzioso e con gli occhi fissi sullo<br />
sportello aperto dell'ascensore dall'altra parte della stanza, io feci quello<br />
che avrei dovuto fare prima. In un angolo della stanza sontuosa, come ho<br />
accennato, c'era un tavolino pieghevole per la macchina per scrivere. Tirai<br />
fuori la macchina: era una Remington 12, modello standard, con nastro<br />
rosso e nero. Su un foglio di carta che presi in un cassetto del tavolino, battei<br />
un paio di righe. C'era la stessa sbavatura alla coda della virgola. Coin-
cidenze a parte e previo esame degli esperti, il biglietto che Mannering aveva<br />
trovato nell'appartamento di Holmes era stato scritto su quella macchina.<br />
Lasciai di proposito il foglio nel rullo mentre Martin e Collins, portandosi<br />
dietro una scia di segatura, spingevano dentro la cassa. Il coperchio<br />
era stato tolto e da un letto di segatura spuntava la parte posteriore di una<br />
cassa di piombo curvilinea di circa un metro e ottanta. Il piombo era quasi<br />
corroso ma, soffiando via la segatura, mi parve di distinguere dei caratteri<br />
arabi scolpiti sul coperchio. Lungo la linea d'appoggio del coperchio c'erano<br />
dei sigilli moderni di ceralacca rossa.<br />
Collins mi stava porgendo un'accetta e uno scalpello quando la porta si<br />
aprì nuovamente. Per prima entrò Miriam, il cui sguardo si posò immediatamente<br />
su Mannering. Dopo di lei entrò Jerry Wade; poi Holmes, poi<br />
Pruen e per ultimo Butler col suo elmetto da poliziotto sempre sulle ventitré.<br />
Ma era l'unico segno di allegria, perché tutti fissavano Mannering: e in<br />
effetti con tanta concentrazione che non notarono nemmeno la cassa finché<br />
Jerry Wade non vi inciampò contro.<br />
«Cosa diavolo è quest'affare?» domandò, e la sua voce familiare, querula,<br />
parve alleviare la tensione. In un certo senso quell'avvizzito piccolo<br />
gnomo, in apparenza il più fuori posto nella stanza, sembrava il più umano.<br />
«Mi sarò scorticato gli stinchi un miliardo di volte contro aggeggi strani<br />
qua dentro, ma cosa diavolo è questo, in nome di Allah?»<br />
«Lo scopriremo» dissi. «Può essere, o anche no, la moglie di Harun-ar-<br />
Rashid. A proposito...»<br />
Fu Miriam che, ansiosamente, fece le presentazioni tra Mannering, Wade<br />
e Butler, sorridendo con l'aria di sperare che tutto andasse bene. Sebbene<br />
poco prima, nel mio ufficio, Mannering mi fosse sembrato un tipo cordiale,<br />
ora non porse la mano.<br />
«Oh, sì, certo» disse. «Credo di avervi sentito nominare entrambi. Però<br />
Miriam non mi aveva detto che il signor Butler era un poliziotto.»<br />
Feci un cenno, e Martin e Collins attaccarono a lavorare sulla cassa con<br />
accetta e scalpello. Bastò spaccare i sigilli e tirare il coperchio. Il rumore<br />
dello scalpello parve ridestare Holmes il cui sguardo, fin allora, aveva vagato<br />
per la stanza; prima sulla cassaforte a muro, poi sulla macchina per<br />
scrivere e di nuovo sulla cassaforte.<br />
«Non vedo proprio lo scopo di questo...» esclamò con voce piuttosto<br />
stridula indicando la cassa. «Perché l'avete fatta portare qui? Non è nuova,<br />
è in mostra al piano di sopra tra le cose arabe da anni, e non è che un cofa-
no arabo. Non c'è niente dentro. Che razza di idea vi siete cacciato in testa,<br />
ora, ispettore? Uhm, a proposito, vorrei sapere chi si è preso delle libertà<br />
con la mia macchina per scrivere.»<br />
«Ecco fatto, signore» disse Collins. «Dobbiamo alzare il coperchio? Sull'altro<br />
lato ci sono dei cardini.»<br />
«Alzalo» dissi e mi tenni pronto.<br />
Tutti restarono in silenzio e si scambiarono occhiate con espressione<br />
sconcertata, come se non sapessero quale atteggiamento assumere. Per un<br />
paio di secondi, mentre i due poliziotti trafficavano intorno al coperchio, si<br />
udì soltanto un forte scricchiolio. E anche il mio cervello era pieno di pensieri<br />
nebulosi come se la cosa peggiore che avremmo potuto trovare in<br />
quella cassa non fosse polvere persiana e neppure un altro cadavere, ma<br />
semplicemente una barba finta. Alla fine il coperchio venne sollevato con<br />
uno stridente cigolio ora mescolato alle sghignazzate di Pruen.<br />
Non c'era alcunché nella cassa. Era foderata d'acciaio e non c'era niente<br />
dentro, neanche polvere di Londra, dell'aria di Londra. Era pulita.<br />
«Bene, ragazzi» dissi. Il coperchio ricadde giù con un tonfo.<br />
«Glielo avevo detto, io, che non c'era niente dentro» la voce di Pruen si<br />
levò insieme a una solenne risata. «La signora di Harun-ar-Rashid, dice!<br />
Glielo avevo detto che non c'era niente dentro.»<br />
Quando alzai lo sguardo, vidi il pallido sorriso di Holmes. «Con ciò la<br />
questione è chiusa, no? Povera Zobeide! Comunque posso assicurarvi che<br />
non la troverete in nessun cofano arabo. Siete disposto a credermi, ora?»<br />
«Non necessariamente in tutto» risposi, e tirando fuori di tasca il biglietto,<br />
lo spiegai lentamente. «Avete scritto voi, questo?»<br />
«Scritto cosa?»<br />
«"Caro G, ci vuole un cadavere... un vero cadavere. La causa della morte<br />
non ha importanza, ma ci vuole un cadavere. Combinerò io il delitto... quel<br />
khanjar col manico d'avorio andrà benone, oppure, se ci sembrerà meglio,<br />
organizzeremo uno strangolamento..." Guardatelo! L'avete scritto voi?»<br />
«No di certo» disse Holmes, e dietro le grosse lenti il suo viso divenne<br />
pallidissimo. «Di cosa diavolo state parlando? Non tentate di spaventarmi,<br />
amico! Che idea ridicola...»<br />
«È stato scritto con la vostra macchina per scrivere. Lo negate?»<br />
«Mio caro signore, io non affermo e non nego niente. Non lo so. Io non<br />
l'ho scritto. E non lo avevo mai visto.»<br />
Holmes indietreggiò di un passo. La sua faccia piacevole, equilibrata,<br />
disapprovante, era rigida come lo sguardo dei suoi miti occhi azzurri.
«Un momento, ispettore!» disse Jerry Wade, con un sobbalzo. «Accidenti,<br />
se...»<br />
«Chiudi il becco, tu, Pagliaccio» lo interruppe Holmes in fretta, quasi<br />
dolorosamente, «lascia che me la sbrighi io. Dite che è stato trovato in casa<br />
mia. Trovato da chi?»<br />
«Dal signor Mannering. E c'è un'altra cosa. Avete detto che siete stato,<br />
con gli altri, nel vostro appartamento tutta la sera, dalle nove in poi, vero?»<br />
«Certo.»<br />
«Ma il signor Mannering è andato là alle undici meno venti e non c'era<br />
nessuno. Nessuno nel modo più assoluto.»<br />
Da un gruppo immobile accanto alla porta, gruppo che adesso era diventato<br />
un fronte compatto in più d'una maniera, venne fuori Richard Butler.<br />
Si era spinto l'elmetto all'indietro - sorretto dalla cinghia sul mento - un effetto<br />
grottesco sopra quella sua faccia tonda e pesante dove i sonnacchiosi<br />
occhi grigiastri erano lievemente strizzati. Con le mani in tasca, si avvicinò<br />
lentamente a Mannering.<br />
«Tu, sporco spione» disse, calmissimo.<br />
Mannering lo guardò.<br />
«Scelgo te per questo» disse Mannering, «perché sei il più grosso.»<br />
Come dicevo, Butler aveva le mani in tasca, ma anche se le avesse avute<br />
fuori delle tasche, mi chiedo se avrebbe avuto il tempo di parare. Mannering<br />
dovette essere stato almeno cinque volte più veloce di un serpente a<br />
sonagli perché nessuno vide quello che accadde. Più tardi Collins mi disse<br />
che il suo pugno doveva aver percorso soltanto una trentina di centimetri.<br />
Ma noi non ce ne rendemmo conto, ci accorgemmo solo del fatto che qualcosa<br />
parve esplodere in Mannering come una bomba. Quando riuscii a vedere<br />
la sua faccia, per un secondo, oltre la spalla di Butler, fu la faccia di<br />
un pazzo quella che vidi, e udii soltanto un rumore piatto, secco. Poi, senza<br />
un gemito e tranquillamente, come di propria volontà, Richard Butler scivolò<br />
sulle ginocchia e si ripiegò su se stesso sul sontuoso tappeto. Nel silenzio<br />
si udì il sibilo del respiro di Mannering, e nessuno si mosse.<br />
«È stato giusto, lo ammetto» disse Jerry Wade, in mezzo a quel silenzio,<br />
«ma con ciò credete di aver provato di essere meno fesso?»<br />
Per un istante credetti che Mannering si lanciasse su di lui ed ero pronto<br />
a rompergli il braccio se ci avesse provato. Ma lui, respirando sempre debolmente<br />
e pallidissimo sotto l'abbronzatura, prese cappello e bastone dalla<br />
scrivania.<br />
«Mi dispiace di aver messo fuori combattimento un testimone, ispettore»
disse, tranquillo, «ma si riprenderà in cinque minuti. Avete ancora bisogno<br />
di me?»<br />
«Grazie» risposi. «Ma per questa sera basta e avanza. Bene. Potete andarvene<br />
a casa.»<br />
«Con questo, signori» disse l'ispettore Carruthers concludendo, «termina<br />
il mio rapporto ufficiale sul caso. Il risultato dei miei appunti vi verrà spiegato<br />
da uomini migliori, comunque mi è stato ordinato di darvi tutti i particolari<br />
dell'inizio di questo delitto insieme alle descrizioni e alle mie impressioni<br />
personali dei personaggi della vicenda. Può essere che per alcune<br />
si tratti soltanto di pregiudizi e chi mi sostituirà potrà correggerle. Dovete<br />
considerare solamente i fatti che vi ho esposto; io non sono riuscito a cavare<br />
altro da quelle persone sebbene le abbia interrogate fino alle quattro del<br />
mattino. Mantennero un fronte compatto.<br />
«Qualunque mia ipotesi non ha più alcun valore perché alle dieci del<br />
mattino seguente tutto il caso venne capovolto. E capovolgendosi spiegò<br />
ogni particolare delle precedenti cose insensate su cui mi ero tanto arrovellato...<br />
ma, sfortunatamente, furono sostituite da altre cose insensate.<br />
«Non tornai a casa quella notte. Dormii qualche ora al posto di polizia,<br />
poi mi misi a lavorare al mio rapporto. Rapporto che mi portò via parecchio<br />
tempo e stavo terminandolo quando il sovrintendente Hadley mi telefonò<br />
per dirmi che ero atteso all'ufficio del vice alto-commissario a Scotland<br />
Yard. Quando vi arrivai, poco prima delle dieci, trovai sir Herbert<br />
Armstrong che camminava su e giù per la stanza ora sghignazzando ora<br />
imprecando su una lettera. Quella lettera faceva il punto di tutto lo sbalorditivo<br />
caso. Ne accludo la copia. È datata sabato quindici giugno, Orkney<br />
Hotel, Kensington, ore una ed è indirizzata personalmente a sir Herbert. La<br />
calligrafia mostra uno stato d'animo in preda all'eccitazione.<br />
Signore,<br />
È con infinita riluttanza e non senza apprensione e il senso della più<br />
profonda vergogna che scrivo queste righe. Ma ho interrogato il mio cuore<br />
e so che il dovere mi obbliga a farlo. Durante vent'anni di umile (ma,<br />
confido, non inutile) servizio come pastore della Chiesa presbiteriana<br />
John Knox di Edimburgo, mi sono trovato abbastanza spesso coinvolto in<br />
situazioni che potrebbero definirsi dolorose o imbarazzanti. (Forse avrete<br />
letto nelle colonne dell' "Ecclesiastico Protestante" le mie divergenze d'opinione<br />
col Moderatore riguardante la questione del piatto della questua e
cioè se doveva essere passato da destra a sinistra invece che da sinistra a<br />
destra, una controversia che per poco, temo, non divenne astiosa.) Né sono,<br />
credo, uomo di vedute ristrette. Non vedo alcun male nel gioco delle<br />
carte o nella salutare distensione del ballo, e sono sempre più convinto<br />
che la depravazione della vita sociale della Chiesa sia stata sopravvalutata.<br />
Anche se sono stato sempre propenso ad adottare punti di vista provinciali,<br />
i miei lunghi viaggi in Oriente che comportarono contatti con uomini<br />
e usi di altri paesi dovrebbero aver allargato (per modo di dire) la mia<br />
mente.<br />
Scrivo questo per dimostrare che non sono privo di esperienza pratica o<br />
di vedute liberali, però mai nei miei più arditi sogni avrei immaginato che<br />
io, ministro della Chiesa scozzese, mi sarei volontariamente appiccicato<br />
alla faccia una barba finta, che sarei sgattaiolato via da un edificio attraverso<br />
un mezzo d'uscita offerto dalla finestra di una toilette e che da lì sarei<br />
sceso mediante l'aiuto di una grondaia, che avrei scavalcato un muro,<br />
che avrei assalito con ferocia un poliziotto il quale, ora me ne rendo conto,<br />
non aveva fatto alcun male e finalmente che sarei svanito da quella deplorevole<br />
scena per mezzo di uno scivolo del carbone. Queste cose, è inutile<br />
aggiungere, non furono fatte per divertimento, e neppure posso sostenere<br />
di essere stato sotto l'influenza dell'alcol, della droga, dell'ipnosi o di<br />
un incantesimo.<br />
Ma non è tutto qui, altrimenti, temo, non mi sarei mai sentito spronato a<br />
parlare. Per farla breve, ho visto commettere un delitto e, incurante delle<br />
conseguenze per la mia persona qualora questi particolari dovessero diventare<br />
di dominio pubblico, devo parlare. Se mi permetterete di venire a<br />
porgervi i miei rispetti questa mattina alle undici e mezzo precise, avrete,<br />
insieme, la mia più profonda gratitudine e la mia più profonda umiliazione.<br />
PARTE SECONDA<br />
Sinceramente vostro,<br />
William Augustus Illingworth<br />
DEPOSIZIONE DEL VICE ALTO-COMMISSARIO<br />
SIR HERBERT ARMSTRONG<br />
9
Davanti alla porta di bronzo: come il dottor<br />
Illingworth sostenne il ruolo di Alì Babà<br />
Be', ragazzi, quando il mio segretario mise quella lettera sulla mia scrivania<br />
alle nove del sabato mattina, io restai sbalordito. Sì, zucconi miei,<br />
sbalordito. Ma ciò che più mi fece andare in bestia era il fatto che quel tipo<br />
non concludeva. Se c'è una cosa che mi piace è vedere qualcuno che va diritto<br />
al nocciolo della questione. Non esiste nulla al mondo su cui valga la<br />
pena soffermarsi, tranne forse una buona cena col tipo giusto di Borgogna...<br />
Non venite a dirmi che non va bene per la linea. Cosa c'è che non va<br />
in un po' di pancetta se la carne è soda? Guardate la mia. Dura come il ferro.<br />
Cosa cavolo stavo dicendo? Piantatela di sviarmi. Ah, sì, voi, Carruthers,<br />
il vostro guaio è che avete troppi istinti da gentiluomo per arrivare<br />
da qualche parte. Ecco, io non li ho. È per questo che sono capace di organizzare<br />
un dipartimento di polizia, una ditta per la produzione del burro o<br />
qualunque altra cosa, e tutti sanno che se non si danno da fare e non lavorano,<br />
io ballerò sulle loro tombe. Diritti al sodo. Trattarli duramente. Grrr.<br />
Così son fatto, io.<br />
Quindi, come dicevo, alle nove del mattino il mio segretario entrò e mi<br />
sibilò all'orecchio... È un'abitudine che ha preso. Sono cinque anni che<br />
penso di licenziare quell'uomo e per giunta credo che sia stato proprio lui<br />
ad avere avuto la sfrontatezza di cominciare a chiamarmi Paperino dietro<br />
le spalle. Mise la lettera sulla mia scrivania con aria solenne e io la lessi.<br />
Dissi: «Chi è questo Illingworth?».<br />
Allora lui corrugò la fronte, si grattò la pera e alla fine rispose: «Direi<br />
che è uno scozzese, signore».<br />
Dissi: «Lo so maledettamente bene che è uno scozzese. Ma io ti sto<br />
chiedendo chi è. Sai niente di lui? Dov'è andato a finire il Who's Who? Inoltre<br />
cos'è questa storia della barba finta? Cretinate! I pastori evangelici<br />
non portano barbe finte!».<br />
«Be', signore, questo qui sì» puntualizzò lui. «Forse in Scozia fa parte di<br />
un rituale. Comunque, cosa intendete fare? Penso che dovrei dirvi del rapporto<br />
ricevuto stamane. Un uomo, non ancora identificato, è stato assassinato<br />
stanotte al museo Wade. Secondo il sovrintendente Hadley, potrebbe<br />
avere qualcosa a che fare con quella faccenda.»<br />
Mi dette i primi scarsi particolari e io rimasi talmente sbalordito che per<br />
qualche minuto non mi preoccupai neanche di contraddirlo. Vedete, conosco<br />
Jeff Wade da molto tempo, da prima che facesse quattrini, siamo nati
entrambi nello stesso villaggio nel Somerset. Ha sempre avuto il pallino<br />
delle rovine... si divertiva molto di più in mezzo alle rovine che a gozzovigliare<br />
in una taverna... ma non era così colto e nebuloso come crede di essere<br />
oggi. Ricordo Jeff Wade sulla strada tra High Littleton e Bristol (era<br />
sprofondata nella polvere, quella strada) che, con un vestito a quadri e un<br />
cappello a bombetta dalla tesa ondulata, cercava di andare su una schifosa,<br />
scalcinata bicicletta con un sellino alto due metri da terra. Procedeva vacillando<br />
come un uomo sui trampoli, ogni dozzina di metri cadeva, e una volta<br />
piombò perfino a testa in giù sulla bombetta, ma rimontava sempre. Così<br />
era Jeff Wade. Un contadino che era appoggiato a una staccionata e che,<br />
evidentemente, credeva che si trattasse di una penitenza, gli domandò:<br />
"Cosa state facendo, signor Wade?". Jeff rispose: "Ho spaccato la mia<br />
stramaledetta bombetta, ma perdio, arriverò a Bristol anche dovessi spaccarmi<br />
lo stramaledetto...". E lo fece. Non voglio dire che se lo spaccò, ma<br />
che arrivò a Bristol. Anche allora coltivava quei baffoni come spade che<br />
gli spuntavano dai lati della faccia; era un ragazzo basso di statura, robusto.<br />
Poi andò al nord e fece i milioni con pantaloni o biancheria o roba del<br />
genere. Lo strano in Jeff Wade era l'odio che aveva per gli stranieri, specialmente<br />
per quelli di pelle scura. È perfettamente logico che ora il suo interesse<br />
principale sia per le rovine persiane o egiziane, sebbene immagino<br />
che consideri giusto che quegli stranieri siano morti: noi inglesi in genere<br />
la pensiamo così, ma non fino a quel punto. Comunque lo ricordo sempre<br />
barcollante su quella strada in mezzo a un nuvolone di polvere, con quel<br />
contadino appoggiato alla staccionata e i meli in fiore tutt'attorno.<br />
Popkins, il mio segretario, disse: «Lasciate perdere i meli. Qui si tratta di<br />
assassinio. Andiamo diritti al sodo, signore. Cosa volete che faccia?».<br />
Dopo aver ottenuto da lui tutto quello che sapeva, mi feci dare tutti i<br />
rapporti che c'erano e mandai a chiamare Carruthers per farmi raccontare i<br />
fatti da lui. Quando ebbi sentito il succo della faccenda (e il punto importante<br />
spiccava chiaramente come vi dimostrerò tra un secondo) ero preoccupato.<br />
Diabolicamente preoccupato. A quel punto volevamo il dottor William<br />
Augustus Illingworth perché ci desse la sua versione di un incubo cui<br />
non avrei mai creduto se non ci fosse stato di mezzo Jeff Wade. Così lasciai<br />
da parte tutte le altre pratiche, fumai un'infinità di sigari e aspettai il<br />
dottor Illingworth. Alle undici e mezzo precise, proprio al rintocco del Big<br />
Ben, un paio di agenti me lo portarono in ufficio come un criminale, mentre<br />
lui si guardava intorno con ferocia come se lo avessimo fermato per farlo<br />
impiccare.
Non so cosa mi aspettassi, ma lui era un tipo abbastanza normale per<br />
rassicurarmi e allo stesso tempo per farmi imbestialire. Era alto, magro,<br />
ossuto... come un'aringa affumicata troppo cresciuta... c'era perfino qualcosa<br />
nei suoi occhi da pesce che faceva pensare a un'aringa... ma quando riprese<br />
il controllo di sé, mi guardò con gran dignità. Davvero. Aveva la<br />
faccia lunga, coriacea, e ogni volta che cominciava a parlare, cacciava il<br />
mento nel colletto così che le rughe gli arrivavano alle orecchie. Aveva anche<br />
il tic di fissare il pavimento quando apriva la bocca e di rialzare subito<br />
lo sguardo come per non perdere il filo del discorso. Dalla tasca tirò fuori<br />
un paio d'occhiali cerchiati di tartaruga; le sue mani tremavano quando inforcò<br />
quegli occhiali che fecero sembrare il suo naso più lungo che mai.<br />
Portava un vestito scuro rugginoso e un cappello floscio sotto il braccio, e<br />
aveva i capelli grigiastri pettinati un po' tortuosamente. Naturalmente io<br />
avevo già preso informazioni sul mio uomo: era semplicemente quello che<br />
voleva essere. Per giunta a quel punto mi feci l'idea (ed è difficile che mi<br />
sbagli, zucconi miei) di un vecchio rigido, educato, gentile, confuso, capace<br />
di fare qualcosa d'inaspettato all'improvviso e di correre dietro a ciò che<br />
riteneva suo dovere cacciandosi nei pasticci. Non mi viene in mente altro<br />
tranne il fatto che stava molto più dritto di un granatiere della Guardia e<br />
che doveva portare scarpe numero quarantotto.<br />
«Sir Herbert Armstrong?» disse con una voce così acuta che mi fece fare<br />
un salto.<br />
«Sedetevi. Calmatevi.»<br />
Lui mi fece trasalire di nuovo piombando sulla sedia come se gli avessero<br />
sparato.<br />
«Porco cane, piantatela!» esclamai. «Calmatevi. Allora. Al sodo.»<br />
Lui posò il cappello per terra con molta cura, tirò in dentro il mento, aprì<br />
la caverna e cominciò a parlare come una mitragliatrice. Non potrei ricordare<br />
la sequela di frasi che usò, perciò cito tutto prendendolo dalle note<br />
dello stenografo.<br />
«Vedo, sir Herbert, che avete ricevuto la mia comunicazione» disse.<br />
«Confido di essere perdonato, e lo sono, credo, per uno scusabile, sovreccitato<br />
stato d'animo che può aver provocato qualche malinteso sul mio intendimento<br />
nell'avvicinarmi a voi per mezzo della mia lettera. Ma io...<br />
uhmm... e lo confesso con un senso di sollievo... non vedo... non ancora...<br />
nessun segno di manette o di catene.»<br />
«No» dissi. «Sono un vice alto-commissario di polizia, non un fabbroferraio.<br />
Prendete un sigaro.»
Prese il sigaro, ne staccò con un morso delicato l'estremità e continuò:<br />
«Per riprendere il filo del discorso, sir Herbert... mentre non ritiro, né desidero<br />
ritirare nessuna delle dichiarazioni nella mia lettera di ieri sera, voglio<br />
seriamente togliervi dalla mente che il delitto al quale mi sono riferito abbia<br />
alcun rapporto... per farla breve... l'abbia commesso io. Sebbene io abbia<br />
sempre cercato di coltivare l'abitudine di pensare e di scrivere in modo<br />
preciso, temo che nel mio stato d'animo confuso di ieri sera io possa avervi<br />
dato erroneamente l'impressione... scusatemi!».<br />
S'interruppe al momento giusto. Prima di tutto, vedete, aveva tirato fuori<br />
di tasca una scatola di fiammiferi e nel tentare di prenderne uno aveva dato<br />
uno strattone tale che i fiammiferi mi erano piovuti tutti in faccia. E per<br />
quello, pazienza. Ma alla fine ne aveva preso uno e lo aveva strofinato per<br />
accendere il mio sigaro. Quando aveva detto "scusatemi!" era stato perché<br />
la sua mano tremava talmente che aveva lasciato cadere il fiammifero acceso<br />
tra la mia camicia e il panciotto. Disse che non riusciva a capire come<br />
poteva aver fatto e io ne convenni. E le cose che dissi mentre mi battevo<br />
sul petto non dovrebbero mai essere proferite di fronte a un ecclesiastico.<br />
Per un attimo mi ritrovai così furioso che per un pelo non lo buttai fuori,<br />
ma poi mi dominai e mi limitai a guardarlo freddamente.<br />
«Dottor Illingworth» dissi, quando riuscii a riprendere fiato, «dottor Illingworth,<br />
vi ho detto che non sono un fabbroferraio. Adottando il vostro<br />
stile, posso anche dire che non sono un maledetto razzo. Questo è un<br />
fiammifero. Osservatelo. È un oggetto utile, se usato in modo giusto. Ora<br />
accenderò io il vostro sigaro, sempre che ci si possa fidare di voi con un<br />
sigaro. Poi, regolamenti della polizia o meno, vi farò bere qualcosa. Ne avete<br />
bisogno.»<br />
«Grazie» rispose lui. «Mentre naturalmente io non condivido la debolezza<br />
nazionale e sia anzi uno zelante sostenitore della temperanza, nondimeno,<br />
la vera temperanza... per farla breve, sì.»<br />
Gli versai una dose enorme di whisky Uscio; lui lo tracannò senza batter<br />
ciglio e con una faccia assolutamente inespressiva.<br />
«È stato molto corroborante» disse il dottor Illingworth buttando con aria<br />
grave il bicchiere nel cesto della carta straccia, «e mi darà la forza per<br />
dirvi quello che, ahimè, va detto. In secondo luogo, sir Herbert, vi sono<br />
grato per le vostre maniere informali che mi aiutano molto a mettermi a<br />
mio agio in circostanze conturbanti, circostanze che, mi rendo conto con<br />
grande costernazione, non placheranno certamente i pezzi grossi della<br />
Chiesa presbiteriana John Knox. Tuttavia non devo divagare su simili que-
stioni, per quanto penose. Durante il viaggio in treno da Edimburgo ho ingannato<br />
il tempo libero (la maggior parte del viaggio era dedicata alla<br />
composizione del discorso che dovevo fare a Londra stasera alle Scuole<br />
Domenicali dei Presbiteriani Uniti) ho ingannato il tempo libero sfogliando<br />
un romanzo poliziesco tascabile intitolato Il pugnale del destino che un<br />
viaggiatore di commercio nel mio scompartimento mi aveva gentilmente<br />
prestato. I miei doveri di pastore, non meno dei miei studi sulla storia delle<br />
antiche civiltà, mi hanno lasciato poco tempo per letture riguardanti il<br />
mondo vivente che ci circonda, ma devo dire che ho trovato il racconto<br />
commovente, perfino affascinante ed è stata per me una rivelazione che mi<br />
ha profondamente colpito. In effetti ero scandalizzato dalla brutalità del<br />
personaggio principale la cui identità non veniva rivelata fino... No, sir<br />
Herbert, nonostante quello che state per osservare, non divago. Ciò che volevo<br />
dire è questo! Se ho imparato qualcosa sui vostri sistemi da Il pugnale<br />
del destino, ho imparato che non bisogna trattenere né omettere niente, per<br />
quanto insignificante possa sembrare. Mentre vi racconterò la mia storia,<br />
cercherò di ricordarlo, almeno finché si accorda con quella brevità legale<br />
che voi richiedete.»<br />
Signori, stava per venirmi un colpo apoplettico, ma quel cortese vecchio<br />
balordo aveva una tale aria da martire che mi limitai a fare un cenno allo<br />
stenografo. Dopo aver tossicchiato un paio di volte, Illingworth tirò una<br />
boccata al sigaro e ripartì in quarta.<br />
«Mi chiamo William Augustus Illingworth» annunciò d'un tratto, come<br />
uno spirito durante una seduta spiritica. «Sono il pastore della Chiesa presbiteriana<br />
John Knox di Edimburgo, come lo era prima dì me il mio defunto<br />
padre; vivo nel presbiterio di quella chiesa con la signora Illingworth e<br />
con mio figlio Ian che sta studiando per diventare sacerdote. La sera di<br />
giovedì tredici giugno (ieri l'altro, faccio notare) sono arrivato a Londra e<br />
dalla King's Station mi sono fatto portare all'Orkney Hotel in Kensington<br />
High Street. Il motivo del mio viaggio a Londra era, in parte, come ho già<br />
detto, per parlare a una riunione delle Scuole Domenicali dei Presbiteriani<br />
Uniti all'Albert Hall, ma la mia più ansiosa anticipazione del viaggio veniva<br />
da un altro motivo, più egoistico, temo.<br />
«Da parecchio tempo seguo con moltissimo interesse le fonti e gli sviluppi<br />
di quegli interessanti documenti storici deplorevolmente popolarizzati<br />
e quindi spesso privati di significato, noti come <strong>Le</strong> <strong>Mille</strong> e <strong>Una</strong> <strong>Notte</strong>.<br />
Uno stimatissimo studioso, un certo signor Geoffrey Wade, era stato recentemente<br />
così fortunato da acquistare duecento fogli manoscritti della
prima traduzione...»<br />
«Un momento» dissi. «Lasciatemi stabilire questa parte e vediamo se sistemiamo<br />
un primo punto. Ieri sera eravate stato invitato al museo Wade<br />
per esaminare il manoscritto di un certo Antoine Galland, che poi è risultato<br />
un bel fiasco, non è così?»<br />
Lui non si stupì, neanche un po'. Immagino che pensò che io lo avessi<br />
dedotto, e buttò fuori due o tre palate di parole che significavano sì.<br />
Dissi: «Conoscete Jeff Wade? Voglio dire, lo conoscete personalmente?».<br />
Risultò di no. Avevano tenuto una lunga corrispondenza, si erano scambiati<br />
un sacco dì complimenti e avevano deciso di incontrarsi alla prima<br />
occasione: la riunione al museo era stata combinata prima della sua partenza<br />
da Edimburgo.<br />
«E» riprese Illingworth, mentre la sua faccia legnosa si animava sempre<br />
più via via che arrivava al nocciolo della questione, «è stato con notevole<br />
disappunto che ieri, a mezzogiorno preciso, ho ricevuto al mio albergo una<br />
comunicazione dal signor Ronald Holmes, il segretario e socio del signor<br />
Wade, il quale mi ha spiegato, col più profondo rammarico, che il signor<br />
Wade era stato inaspettatamente chiamato fuori città e che quindi si trovava<br />
nella spiacevole necessità di rimandare la nostra riunione ad altro momento.<br />
Io gli ho detto che ero dispiaciuto, ma sinceramente non posso dire<br />
di esserne rimasto sorpreso. Ero stato informato (da amici comuni che, ritenevo,<br />
esagerassero un poco) che il signor Wade è un uomo di grande intelligenza,<br />
ma capriccioso, e che lo si poteva anche definire un eccentrico.<br />
Difatti ho saputo da fonte attendibile che una volta quando, durante la sua<br />
lettura di un documento originale della Società Medio Asiatica della Gran<br />
Bretagna, una delle sue opinioni era stata contestata, il signor Wade aveva<br />
apostrofato la persona che lo aveva interrotto con il desolante termine di<br />
sciocco, e pare perfino che arrivasse a dire che il presidente, sir Humphrey<br />
Balhnger-Gore, aveva la faccia come una prugna secca.<br />
«Perciò non mi sono affatto stupito quando, alle cinque del pomeriggio<br />
di ieri, ho saputo che aveva cambiato i suoi piani per la seconda volta. Poiché,<br />
tornando in albergo, dopo aver passato due ore stimolanti nel museo<br />
di South Kensington (che io, tanto per cominciare, non trovo un'istituzione<br />
così frivola come vorrebbero farci credere), mi è stato dato un telegramma<br />
del signor Wade, spedito da Southampton poco tempo prima. Eccolo.»<br />
AVENDO SAPUTO CHE CE LA FARÒ A RIENTRARE PRESTO
NON È NECESSARIO RIMANDARE TROVIAMOCI MUSEO STASE-<br />
RA DIECI E MEZZO GEOFFREY WADE.<br />
«Alla luce degli avvenimenti susseguenti» continuò il pastore, indicando<br />
il telegramma con un gesto del capo, «ho cercato di dedurre qualcosa esaminando<br />
quel documento, secondo certi ammirevoli suggerimenti presi da<br />
Il pugnale del destino. Ho tenuto il foglio controluce per cercare la filigrana.<br />
Tuttavia, dato che non so bene cosa possa essere la filigrana, temo che<br />
mi sia sfuggito il significato sinistro che potrebbe derivare dalla sua presenza<br />
o dalla sua assenza.<br />
«Ma permettetemi di andare avanti. Per quanto, confesso, fossi un po'<br />
seccato col signor Wade per il suo secondo cambiamento di programma e<br />
per la sua scarsa considerazione del mio tempo, nondimeno non ero affatto<br />
riluttante ad andare. Mi sono vestito con una certa cura e ho preso con me<br />
un volume che raramente lascia la mia persona... la rarissima prima edizione<br />
araba delle prime cento Notti, pubblicate, come saprete, a Calcutta<br />
nel milleottocentoquattordici, per mostrarlo al signor Wade. Glielo avevo<br />
promesso già da tempo.»<br />
Dalla tasca della giacca tirò fuori con gran delicatezza un grosso libro rilegato<br />
in pelle e lo posò sulla scrivania accanto al telegramma come un altro<br />
reperto.<br />
«Per proseguire» disse (a questo punto cominciava a essere piuttosto eccitato)<br />
«alle dieci e venti circa, sono salito su un taxi davanti al mio albergo<br />
e mi sono fatto portate al museo Wade dove sono arrivato precisamente<br />
alle dieci e trentacinque. Posso stabilirlo senza alcun dubbio poiché, mentre<br />
stavo per pagare il conducente del taxi, l'orologio da tasca mi è caduto<br />
in terra insieme con alcune monete, e si è fermato... in effetti non sono ancora<br />
riuscito a rimetterlo in movimento.»<br />
Venne fuori l'orologio che fu messo sulla scrivania accanto al telegramma<br />
e al libro. Era come se avessimo cominciato a giocare a strip-poker.<br />
«Per un momento, lo confesso» continuò il vecchio, abbassando il mento,<br />
«non ho potuto resistere alla tentazione di indugiare davanti al portone<br />
di quell'edificio e di perdermi in muta contemplazione di quegli splendidi<br />
battenti di bronzo: fedeli riproduzioni di quei battenti, ci dicono, che adornavano<br />
l'ingresso dell'Hasht Bihisht, o Otto Paradisi, di Shah Abbas il<br />
Grande. Sarei forse rimasto lì un bel po', perso nella mia contemplazione,<br />
dopo aver acceso un fiammifero o due per esaminare meglio le iscrizioni<br />
iraniane, ma fui rudemente riportato alla realtà dai volgari commenti di
due passanti i quali, a quanto pareva, avevano l'impressione che io fossi<br />
appena uscito da una taverna vicina chiamata "Dog and Duck", e che non<br />
fossi in condizioni di trovare il buco della serratura.<br />
«Ho ingoiato quelle calunnie con silenziosa dignità e quando i passanti<br />
sono passati (tanto per dire) ho suonato il campanello come mi era stato<br />
detto di fare. La porta si è aperta e alla luce dell'interno ho visto che la persona<br />
che l'aveva aperta doveva essere l'uomo cui il signor Wade aveva accennato<br />
qualche volta: un fedele servitore che aveva da molti anni e che<br />
faceva da inserviente e da custode notturno. Si chiama, credo, Pruen.»<br />
«Aha!» esclamai. «Allora era lì, dopotutto.»<br />
Il vecchio parve non udire. Invece mi fissò con uno sguardo così fermo<br />
che io cominciai a sentirmi la coscienza sporca.<br />
«Poi è accaduto» disse, «quello che posso soltanto descrivere come il<br />
primo e il più lieve degli avvenimenti straordinari che dovevano seguire<br />
all'interno di quella stramaledetta porta. In una parola... Pruen mi ha riso in<br />
faccia.»<br />
Dissi: «Cosa ha fatto?».<br />
«Ha riso» dichiarò Illingworth scuotendo la testa su e giù con aria grave.<br />
«Mi ha riso in faccia. Dopo avermi invitato a entrare con una certa pantomima<br />
di segretezza, mi ha squadrato da capo a piedi con gran concentrazione<br />
e poi ha emesso quello che posso solamente descrivere come una<br />
sghignazzata esplosiva che pareva trasformargli il viso. Poi ha detto le seguenti<br />
parole, in un gergo che non tenterò nemmeno di imitare. Ha detto:<br />
"Salve! E voi chi siete?".<br />
«Io ero ragionevolmente irritato di fronte a quel deplorevole e sorprendente<br />
comportamento e gli ho risposto con un tono piuttosto aspro: "Sono<br />
il dottor William Augustus Illingworth, mio brav'uomo" l'ho informato, "e<br />
credo che il signor Wade mi stia aspettando. Volete avere la bontà di accompagnarmi<br />
da lui?".<br />
«Con mio assoluto stupore, non solo la sua ilarità non si è calmata, ma è<br />
aumentata in maniera allarmante. Sembrava addirittura piegato in due, si<br />
reggeva la pancia e si dondolava da una parte all'altra con fare misterioso<br />
ma senza quasi fare il minimo rumore.<br />
«"Ah, siete un bel tipo, siete" mi ha detto alla fine asciugandosi gli occhi<br />
dopo una serie di singulti. "Non capisco proprio come mai non avete un<br />
successone nelle sale, davvero non lo capisco." (Questa frase "nelle sale",<br />
ho saputo dopo, si riferisce agli artisti dei music-hall come cantanti, ciclisti,<br />
acrobati e simili; pareva decisamente incomprensibile applicata a un
ministro del Vangelo.) "Siete la cosa più convincente che mi sia capitato di<br />
vedere" ha aggiunto quel vecchio sbalorditivo "e andrete a meraviglia per<br />
il delitto".<br />
«E con questo, sir Herbert, e con una straziante sghignazzata, ha allungato<br />
un dito e mi ha pungolato nelle costole.»<br />
10<br />
L'inizio di un incantesimo: come il dottor<br />
Illingworth sostenne il ruolo di Aladino<br />
«Sul momento non potevo tirare alcuna conclusione tranne quella che<br />
l'uomo fosse ubriaco, sebbene, a parte il suo straordinario comportamento,<br />
non desse nessuna prova di quello stato. Così mi sono guardato attorno<br />
nella sala in cui mi trovavo sperando di vedermi venire incontro il signor<br />
Wade. Ero davvero impressionato dalle nobili proporzioni e dalla grandiosità<br />
che mi circondava, il tutto dolcemente illuminato da un bagliore bianchiccio,<br />
proveniente dalle cornici del soffitto, che dava un aspetto di spettrale<br />
luce lunare abbastanza piacevole per una persona di temperamento<br />
meditativo. Dava perfino uno strano colore alla faccia del vecchietto vestito<br />
con una specie di uniforme blu che mi stava saltellando accanto. Dopo<br />
di che il tipo mi ha detto le seguenti parole: "Immagino che vorrete andare<br />
dal boss. Siete in ritardo, eh, vecchio arnese". Sto cercando, sir Herbert, di<br />
essere preciso. "Ma sarete perdonato, e vi pagheranno perfino in anticipo<br />
se lo desiderate, per il vostro magnifico travestimento."<br />
«Ora vi posso assicurare che non c'era minimamente nulla di strano nel<br />
mio cilindro e nella mia finanziera (che erano di modello normale, perfino<br />
severo), di conseguenza ho cominciato a pensare che si doveva trattare di<br />
pazzia o di malinteso. Quando il mio uomo ha aggiunto: "La stanza del<br />
conservatore... diritto, poi girare a destra, la prima porta, è là adesso" sono<br />
stato costretto a parlare.<br />
«"Per una qualche ragione" ho detto "sembrate dubitare che io sia il dottor<br />
Illingworth. Visto che dubitate, eccovi il mio biglietto da visita. Visto<br />
che dubitate, vi prego di guardare questa prima edizione delle prime cento<br />
Notti che porto da mostrare al signor Wade. Se si tratta di un malinteso genuino<br />
sarò lieto di scusarvi, se invece è semplicemente un'impertinenza<br />
gratuita da parte vostra, mi premurerò di farlo notare al signor Wade."<br />
«Durante il mio discorso ho notato un certo vago, dubbioso cambiamento<br />
sulla sua faccia e, sebbene le sue parole non fossero percepibili, ha mos-
so la bocca. Tuttavia, decidendo che sarei stato in grado di trovare la strada<br />
per la stanza del conservatore senza il suo aiuto, ho proseguito col fare più<br />
dignitoso che sono riuscito ad assumere finché non sono stato bloccato<br />
dalla vista di una cosa ancora più strana.<br />
«Sebbene avrete indubbiamente familiarità con l'interno del museo Wade,<br />
debbo spiegare che sulla parete di destra, quando si è in posizione da<br />
guardare direttamente verso la parte posteriore, a un sessantacinque metri<br />
circa dalla porta principale, c'è una grossa arcata con la scritta "Galleria dei<br />
Bazar". È una divertente ricostruzione, del tutto insignificante (dal punto di<br />
vista archeologico o storico) di un bazar o della strada commerciale di una<br />
città orientale. La ricostruzione, devo dire, è abbastanza accurata e le è stata<br />
data una realtà teatrale per mezzo dell'illuminazione che produce un effetto<br />
di luci e ombre sopra una strada fantasiosa. Mentre guardavo da quella<br />
parte, sono stato bloccato non soltanto dalla fuggevole illusione di vedere<br />
una strada di Isfahan verso il crepuscolo, ma anche da una figura umana<br />
che era là, in piedi.<br />
«In mezzo a quella strada, immobile sotto un groviglio di ombre, ho visto<br />
distintamente un nobile persiano nel suo costume indigeno.<br />
«Signore, io non sono affatto malato di cervello mentre vi racconto queste<br />
cose e posso darvi la mia più solenne parola che sto dicendo la verità.<br />
Naturalmente ero estremamente preso dal suo vestiario. Aveva il consueto<br />
alto copricapo di pelle di pecora, la sua tunica era di seta ricamata e molto<br />
lunga, il che... insieme alla camicia bianca... stava a indicare ricchezza o<br />
rango. Gli zirjamah o pantaloni erano di cotone bianco, ma il segno più evidente<br />
del rango stava nel cinturone nero di pelle lucida che invece di una<br />
fibbia d'ottone, come nel caso di un qualunque cortigiano, aveva la fibbia<br />
del nobile con un grosso ornamento tondo di rubini tagliati. Del viso, che<br />
era in ombra, ho potuto distinguere soltanto la carnagione olivastra che si<br />
notava molto per il contrasto con il bianco degli occhi. Sulle prime una simile<br />
apparizione contro un simile sfondo mi ha fatto pensare che potesse<br />
trattarsi di una figura di cera, sistemata lì per dare un'aria di verosimiglianza<br />
a quella mostra. Ma non lo era, e di questo fatto ho avuto ampia prova.<br />
Era una prova irrilevante, ma in quelle circostanze produceva un effetto<br />
che posso soltanto descrivere come terribilmente magico... cioè, l'uomo<br />
apriva e chiudeva gli occhi.<br />
«Credo di poter essere considerato un uomo abbastanza riflessivo, non<br />
certo un tipo fantasioso. Per lo strano stato d'animo in cui mi sono trovato,<br />
posso solo addurre la scusante dell'incongruità di simile vista in un mo-
mento simile. Ma l'irrazionale sensazione (arrossisco nel riconoscerlo) di<br />
vagare attraverso un qualche squarcio del cosmo in una delle Notti e che<br />
l'inserviente con l'uniforme blu potesse essere un negro Sharazad che<br />
m'invitava ad altre avventure, è stata scacciata non soltanto dai miei principi<br />
religiosi ma anche dal mio forte buonsenso. E quel buonsenso mi ha<br />
dato l'ovvia spiegazione. Cosa c'era di più naturale che il signor Wade, con<br />
la sua indubbia vasta cerchia di amici in Persia e nell'Iraq, avesse fatto laggiù<br />
la conoscenza di un nobile e che quel gentiluomo fosse stato invitato lì<br />
per fare la mia conoscenza? Certamente nulla. Perciò ho deciso, con la più<br />
grande formalità, di parlargli. E per farlo ho scelto l'arabo puro piuttosto<br />
che il bastardo "nuovo persiano" (uso questo termine senza nessuna acrimonia)<br />
che gli arabi hanno corrotto dalla sua antica purezza.<br />
«Quindi ho alzato la mano in un gesto di saluto: "Essalâmu 'alaikoom<br />
es-salâm. Inshâ allâh tekoon fee ghâyit as-sahhah". Al che lui ha risposto<br />
gravemente: "Wa 'alaikoom es-salâm. Ana b'khair el-hamd lillâh".<br />
«La sua voce aveva una tonalità grave e profonda, e lui parlava con incomparabile<br />
dignità, ma pareva eccessivamente stupito che io fossi in grado<br />
di rivolgermi a lui nella sua lingua. Un altro fatto che ho notato con interesse<br />
è stato che l'intonazione del suo arabo era più egiziana che persiana.<br />
Per esempio quando ho continuato: "El Kâ ât Kwyeeseen..." Scusate,<br />
sir Herbert, ma avete detto qualcosa?» s'interruppe il dottor Illingworth.<br />
«Nell'eccitazione del mio racconto temo di essermi distratto. Avete detto<br />
qualcosa?»<br />
Dopo aver ascoltato quei farfugliamenti tanto a lungo ci potete scommettere<br />
che avevo parlato.<br />
«Uh!» dissi. «È una bellissima imitazione di qualcuno in cima a una moschea,<br />
ma smettetela di chiamare i fedeli alla preghiera e raccontatemi cos'è<br />
successo nella nostra lingua.»<br />
Credeteci o no, lui aveva l'aria sorpresa.<br />
«Scusate, sì, certo. Era semplicemente l'abituale forma di saluto che lo<br />
scrupoloso straniero non trascura. Dopo avergli augurato la buona sera gli<br />
ho detto: "Pace a voi! Spero che stiate bene". Al che ha risposto, anche lui<br />
in maniera formale: "E pace anche a voi. Sto benissimo, grazie a Dio!".<br />
Posso continuare? Grazie.<br />
«Stavo per fargli altre domande, quando lui mi ha troncato la parola di<br />
botto, imperiosamente ma con grande cortesia, indicandomi la stanza del<br />
conservatore verso la quale ero già stato indirizzato. Sebbene intuissi che<br />
c'era sempre un profondo mistero là dentro, ho ripreso a camminare... ag-
giungendo alcune gentili osservazioni e concludendo, in inglese, se desiderava<br />
parlarmi in quella lingua... ed ero arrivato oltre la metà della sala<br />
quando ho notato la seconda delle meraviglie di quella notte. Era una bellissima<br />
ragazza che indossava un vestito color cremisi scuro il cui nome<br />
tecnico non conosco...<br />
«Mi sembra d'avervi visto trasalire, sir Herbert, all'accenno di questa ragazza.<br />
Sarò chiarissimo poiché questo fatto può essere di grandissima importanza.<br />
Quando si guarda la parte posteriore del museo, proprio nel mezzo,<br />
c'è un'ampia scalinata di marmo bianco. Nelle pareti dietro a ciascun<br />
lato della scala, ci sono due porte. <strong>Una</strong> a sinistra e una a destra. È stata la<br />
porta sulla sinistra che io ho visto aprirsi. E ne è uscita la ragazza col suo<br />
vestito da sera rosso, una ragazza con i capelli neri e con quello che descriverei<br />
un gran fascino. Di tutte le persone che mi avevano salutato nel<br />
museo fino a quel momento, ognuno aveva espresso in grado differente<br />
una certa sorpresa, ma quella ragazza, sebbene apparisse anche lei sorpresa,<br />
sembrava in uno stato d'animo così distaccato che mi ha prestato pochissima<br />
attenzione. Si è girata ed è corsa su per la scalinata di marmo verso<br />
le gallerie del piano di sopra ed è sparita dalla vista. Posso osservare<br />
che, da qualche parte del piano di sopra, la cui esatta dislocazione non ho<br />
potuto identificare, veniva un rumore molto simile a quello fatto da qualcuno<br />
che pianta chiodi nel legno.<br />
«Ma non avevo tempo di rimuginare su quel fatto. A una certa distanza<br />
alla mia destra, dato che ormai ero ai piedi della scalinata, l'uscio contrassegnato<br />
"Conservatore" si è spalancato e finalmente e con - devo dire - un<br />
enorme senso di sollievo, ho visto il mio ospite.<br />
«Sebbene non avessi mai visto una fotografia del signor Wade, quelli<br />
che lo conoscevano avevano accennato a due punti della sua descrizione<br />
fisica: la bassa statura e i lunghi baffi bianchi. Ero preparato alla bassa statura<br />
(che ho visto) e ai lunghi baffi (che ho visto), ma non ero preparato alla<br />
lussureggiante barba bianca che gli arrivava al petto e gli dava un aspetto<br />
imponente, perfino venerabile. I suoi capelli bianchi e la barba bianca<br />
incorniciavano un viso in un certo qual modo logorato dall'età, ma con due<br />
occhi estremamente acuti, lui mi squadrava da capo a piedi. E veramente,<br />
per l'atteggiamento e la dignità con cui mi stava davanti, mi ha fatto venire<br />
in mente la figura di Re <strong>Le</strong>ar come ritratto da sir Henry Irving molti anni<br />
fa. Figuratevi il mio sommo stupore quando ho visto quel distinto signore<br />
tirar fuori pensosamente dalla tasca della giacca un'armonica a bocca... sì,<br />
sir Herbert, un'armonica a bocca... portarsela alle labbra e con aria medita-
onda cominciare quell'esercizio che si chiama, credo, fare le scale.<br />
«Al mio accenno all'armonica a bocca, sir Herbert, noto che siete di<br />
nuovo trasalito violentemente. A meno di sbagliarmi, avete anche mormorato<br />
la parola "Jerry". Cosa possa significare riesco a indovinarlo, dato che<br />
ho saputo che Scotland Yard ha una lista di tutti i disperati criminali e delle<br />
loro stranezze per riferimenti nel caso di un delitto. È probabile che riusciate<br />
a mettere subito il dito sull'identità dell'uomo a causa della sua debolezza<br />
traditrice di suonare l'armonica a bocca durante un furto con scasso o<br />
un omicidio, proprio come il dottor Chianti in Il pugnale del destino (me<br />
ne sono ricordato più tardi) suonava il trombone. Ma sul momento, per<br />
sfortuna, non avevo capito di essere entrato nella tana di criminali disperati.<br />
Ahimè, signore, essendo stato informato della lieve eccentricità del signor<br />
Wade, ho creduto che il suo penchant per l'armonica a bocca fosse<br />
una di quelle leggere distensioni in cui spesso indulgono uomini dalla<br />
mente superiore come il mio amico dottor MacTavish dell'università, un<br />
uomo erudito e altrimenti esemplare che ha l'abitudine, al cinema, di ridere<br />
sgangheratamente quando qualcuno viene colpito in faccia da una torta di<br />
crema. Così non ho mostrato alcuna sorpresa nemmeno quando il mio ospite<br />
mi ha rivolto la parola con una certa violenza.<br />
«"Siete in ritardo" ha detto, puntando l'armonica verso di me. "Perché<br />
volete perdere tempo a parlare? Abbiamo da fare. Siete in ritardo, accidentaccio,<br />
e abbiamo solo mezz'ora. Entrate. Sbrigatevi!"<br />
«Il suo modo di fare era diventato quasi spasmodicamente eccitato, il<br />
che mi è sembrato inutile e perfino maleducato, ed è entrato nella stanza<br />
prima di me con un'agilità sorprendente per uno della sua età.<br />
«"Mi spiace moltissimo, signor Wade" gli ho detto piuttosto seccamente,<br />
"se il mio lieve ritardo vi ha causato qualche noia. Confesso che speravo<br />
che il nostro primo incontro potesse aver luogo in un'atmosfera più amichevole."<br />
«Con la stessa agilità, borbottando tra sé, lui ha attraversato la stanza e si<br />
è seduto dietro una grossa scrivania. Sulla scrivania ho notato un libriccino<br />
aperto e, accanto, un grosso portacenere pieno di cicche, e sul bordo di<br />
quel portacenere una sigaretta ancora accesa. Dopo aver preso quella sigaretta<br />
ed essersela cacciata in bocca, con gran pericolo per quei formidabili<br />
baffi, ha fatto scorrere il dito lungo una pagina del libro.<br />
«"Sì, sì" ha detto. "Non volevo essere sgarbato con voi, ma bisogna che<br />
questa faccenda vada bene." Nemmeno allora, sir Herbert, il suono minaccioso<br />
di quella parola, faccenda, è penetrato nella mia consapevolezza per-
ché il mio ospite, fissandomi con occhi improvvisamente seri e spaventosi,<br />
ha declamato le seguenti parole in arabo: "Yà onbâshee irga' ente bi'ddeurtena'l<br />
wa kool li'lyoozbâshee hiknadâr yegee henâbì'lghârl". Che, se<br />
le orecchie non mi ingannavano, significavano: galoppate, caporale, e dite<br />
al capitano del vettovagliamento di venire qui immediatamente!<br />
«Non ho potuto fare altro che fissarlo.<br />
«"Mio caro signore" gli ho detto "a quanto pare, c'è un grosso malinteso.<br />
Io non sono un militare e non ho mai..."<br />
«"Sbagliato pagina" ha detto quell'uomo straordinario bruscamente. Ha<br />
cominciato a sfogliare il libro aspirando nervosamente la sigaretta. "Queste<br />
maledette grammatiche" scusatemi, sir Herbert, ma bisogna che io sia preciso,<br />
per quanto penoso possa essere. "Queste maledette grammatiche non<br />
servono a niente. Smontate e aprite il fuoco! Montate e coprite il fianco sinistro<br />
dello Squadrone due! Niente, non serve. Roba molto vivace e stimolante,<br />
certo, ma un po' difficile infilarla in una normale conversazione sociale.<br />
Ah, eccoci!" Dopo aver borbottato fra sé un momento, ha ricominciato<br />
a fissarmi con sguardo penetrante e mi ha chiesto in arabo: "Dite, amico,<br />
conoscete il negozio di Hassan l'orefice, accanto alla stazione di polizia,<br />
che ha subito un furto la notte scorsa? Rispondete in inglese".<br />
«Per un attimo ho creduto di intravedere un po' di luce. "È perché siete<br />
stato derubato, signor Wade, che siete così agitato? Se è così, posso capirlo<br />
sicuramente. Il negozio di Hassan l'orefice in quale città?"<br />
«"Lasciate perdere la città!" esclamò il mio ospite quasi stizzosamente.<br />
"Il punto è: avete capito che cosa ho detto? Magnifico. Comunque, Sam ci<br />
aveva già provato... Sam Baxter impersona il nobile persiano con quel<br />
cappello da music-hall, quello col quale avete parlato quando siete arrivato,<br />
e pare che Sam sia un mago nella lingua araba. Di conseguenza, posso<br />
assicurarvi solennemente che a me sta tutto bene."<br />
«Sto facendo enormi sforzi, sir Herbert, per citarvi a memoria la sbalorditiva<br />
e strana concatenazione delle parole che sono uscite con terrorizzante<br />
gaiezza dalle labbra di quel venerabile studioso. Era quasi come se un<br />
patriarca del Vecchio Testamento si fosse improvvisamente messo a ballare<br />
una giga. Ma tutte le precedenti sensazioni di sacro rispetto e di trepidazione<br />
sono sgusciate via dalla mia mente al discorso successivo del mio<br />
ospite il quale si è alzato maestosamente e ha tirato un pugno sulla scrivania.<br />
«"Sta tutto bene, tranne una cosa" ha gridato. "Dov'è la vostra barba?"<br />
«"Barba?" ho risposto io, incapace di credere alle mie orecchie.
«"Porco Giuda, dovete avere la barba!" ha urlato lui, con un tono che<br />
posso solo descrivere come un eccesso di rabbiosa sicurezza. "Chi ha mai<br />
sentito di un erudito asiatico senza barba? Perdio, c'è un vecchio al museo<br />
Britannico che ne ha una che gli arriva alle ginocchia. Posso giurarvi, Laughton,<br />
che non esiste un orso simile fuori dello zoo."<br />
«"Ma io non ho barba."<br />
«"Lo so" ha convenuto pazientemente il mio ospite. "È questo che mi<br />
secca. Ma dovete avere la barba. Qua" ha aggiunto con aria ispirata "qua...<br />
prendete la mia!"<br />
«Dopo pochi minuti, sir Herbert, ero arrivato alla fine della mia cecità<br />
riguardo a quanto stava succedendo in quel posto malefico. In quell'attimo,<br />
tuttavia, ho notato con le mie facoltà mentali ed emotive paralizzate che il<br />
mio ospite aveva cominciato a esplorare con le dita la regione sulla propria<br />
mascella. Ha attraversato lo studio e ha aperto la porta di una stanza adiacente<br />
che, mi sono reso conto, era un piccolo bagno. Con l'aiuto di uno<br />
specchio su una mensola sopra il lavandino, si è delicatamente staccato la<br />
barba (che era stata appiccicata con una sostanza liquida adesiva) dalle<br />
guance e dalle mascelle.<br />
«"Restate lì seduto dove siete" ha detto, "ora l'appiccico su di voi. Facilissimo<br />
riapplicarci l'adesivo e queste sono le migliori barbe che un costumista<br />
teatrale potrebbe fornire, per garantire e ingannare lo stesso Sherlock<br />
Holmes. In effetti non avrei dovuto mettermi una di queste barbe, io anzi<br />
ero contrario. Ma sapete, farò la parte del vecchio, di Jeff, in questa faccenda,<br />
stasera, perché naturalmente, gli somiglio parecchio. Ma Rinkey<br />
Butler vuole sempre strafare, e per l'eventualità che la vittima si accorgesse<br />
che sono più giovane di quello che dovrei essere, ha insistito per trasformarmi<br />
in un Babbo Natale in embrione. (È una parrucca stupenda, questa,<br />
non vi pare?) Voi prendete la barba, io mi tengo i baffi. Voi naturalmente<br />
siete un esperto del mestiere e non c'è bisogno che vi dica, qualunque cosa<br />
facciate, di mantenere il viso serio e di non ridere quando l'assassino starà<br />
per colpire. Qua, voglio mettervi questa barba prima che scendano gli altri.<br />
Sono di sopra che stanno preparando la bara, ora."<br />
«Io ero irrigidito dal terrore. Lo ammetto, signore, senza un briciolo di<br />
vergogna. Per la prima volta il pieno impatto di quelle procedure cominciava<br />
a penetrarmi nel cervello, e cominciavo a capire quello che avrei dovuto<br />
capire da un pezzo dato che in Il pugnale del destino c'era quasi la<br />
stessa situazione. Senza la minima intenzione sacrilega, dico fermamente<br />
che considererò sempre quel romanzo poliziesco che mi è stato messo a
portata di mano un dono della provvidenza. Dei particolari specifici di<br />
quella cospirazione non potevo ancora essere sicuro, ma almeno tanto era<br />
chiaro: quel museo era in mano di una gang di desperados che avevano<br />
approfittato dell'assenza del signor Wade in modo che il loro capo lo impersonasse<br />
(uno stratagemma, rammentavo, preferito dal terribile dottor<br />
Chianti). Non solo avrebbero derubato il museo, ma presumibilmente un<br />
estraneo sarebbe stato adescato nella trappola e ucciso, sia per ragioni collegate<br />
con la ghenga, come per esempio se quello li aveva traditi, sia per<br />
estorcergli oggetti di valore che poteva portare con sé, come diamanti e rubini.<br />
Per un istante mi sono sentito morire al pensiero che forse io ero la<br />
vittima designata, e il bottino la mia prima edizione Calcutta milleottocentoquattordici<br />
che mi stringevo ancora al petto.<br />
«Ma una breve riflessione mi ha convinto che non sarebbe stato così.<br />
Evidentemente ero stato scambiato per un disperato malvivente con un<br />
numero imprecisato di identità... perché il mio ospite, con quella sua odiosa<br />
maniera scherzosa che mi faceva gelare il sangue nelle vene, si era rivolto<br />
a me in tre diverse occasioni usando i nomi di Charles Laughton,<br />
Wallace Beery e George Arliss... e, ironia delle ironie... io, io in quella nefasta<br />
faccenda dovevo sostenere il ruolo di un erudito asiatico.<br />
«Cosa dunque potevo fare? In una situazione di estremo pericolo, dovevo<br />
forse tentar di fuggire con una corsa pazzesca in mezzo a quei tagliagole<br />
e chiamare la polizia? Vi rendete conto che una simile impresa sarebbe<br />
stata inutile. E per giunta, sir Herbert, lo dico con un senso di vergogna<br />
misto a un po' d'orgoglio: in quel momento di cupo terrore provavo una<br />
sensazione che fino a quel momento non mi era mai capitata. Il cuore mi<br />
tonfava in petto e, in quell'ora del pericolo, il mio sangue scozzese, da<br />
tempo addormentato, si era ridestato e si ribellava e scorreva nelle mie vene<br />
con un impeto selvaggio. Dovevo forse lasciar vigliaccamente derubare<br />
il signor Wade e macellare un qualche inoffensivo estraneo da quei delinquenti?<br />
No! Perdio no!» ruggì il dottor Illingworth. «Benissimo. Avrei osservato.<br />
Aspettato. Avrei fatto finta di essere quel famigerato erudito asiatico.<br />
Per quanto sconcertato e allarmato dalle mie stesse sensazioni, avrei<br />
assillato il capo con abili domande finché non gli avessi strappato tutti i<br />
particolari del complotto... esattamente come il vostro uomo di Scotland<br />
Yard in Il pugnale del destino... e nel frattempo avrei messo in moto le<br />
meningi per escogitare qualche sistema con cui poterli frustrare.<br />
«Sebbene abbia impiegato molto tempo per descrivervi il mio stato d'animo,<br />
tutto questo è stato il pensiero di un momento. Il capo, sghignazzan-
do diabolicamente, stava attraversando la stanza (il mento raso sotto i baffoni<br />
gli dava un aspetto ancora più malefico) preparandosi ad appiccicare<br />
sulla mia faccia la barba finta. Nonostante che ogni fibra del mio corpo<br />
rabbrividisse a quel tocco, mi sono irrigidito e non ho aperto bocca. Quel<br />
mostro che poteva biecamente consigliarmi di non sorridere durante il delitto,<br />
quel mostro avrebbe trovato in me un suo pari! Mi sono perfino spinto<br />
al punto di ammirare il mio aspetto nello specchio portatile del bagno<br />
che lui aveva posato sulla scrivania. Poi, con enorme sforzo, facendomi<br />
coraggio per affrontare il cimento, ho abbassato il tono e ho bisbigliato con<br />
voce rauca: "Chi facciamo fuori, boss?".»<br />
11<br />
Il terribile signor Gable: come il dottor<br />
Illingworth sostenne il ruolo di William Wallace<br />
Ragazzi, a quel punto del racconto più pazzesco che avessi mai sentito,<br />
dovetti dare al vecchio Illingworth un altro beveraggio. Ne aveva bisogno.<br />
E, perbacco, lo ammiravo!... Mi pareva perfino che lo stenografo stesse<br />
dominando l'impulso di applaudire. Jerry Wade e la sua ghenga stavano<br />
preparando uno scherzo idiota, naturalmente. Ma Illingworth non lo sapeva.<br />
Lui credeva di essere piombato pari pari in un covo di malviventi. Be'?<br />
Era il vecchio gentiluomo più confuso e più sprovveduto che sia mai sceso<br />
da un pulpito, ma quando è arrivato al dunque, ha mostrato il coraggio e<br />
gli istinti sportivi di un vecchio capo scozzese che difende il passo a Vattelapesca.<br />
Dopo alcuni istanti, durante i quali restò lì ansimante, tastandosi il<br />
mento come se ancora avesse la barba, si schiarì la voce e proseguì:<br />
«Mentre dicevo quelle ultime parole, ho creduto di vedere una curiosa<br />
espressione sulla faccia del capo, come se lui avesse osservato un cambiamento<br />
nel mio comportamento. Difatti, cogliendo il mio aspetto barbuto<br />
nello specchio che avevo davanti mentre sedevo alla scrivania, ho osservato<br />
che sulla mia faccia c'era la parvenza di un ghigno odioso... ghigno che,<br />
qualora fosse stato visto dalla congregazione della Chiesa John Knox, avrebbe<br />
spaventato a morte, ne sono convinto, gli occupanti delle prime tre<br />
file di panche.<br />
«"Be', siete il tipo più strano che io abbia mai conosciuto" ha dichiarato<br />
lui guardandomi in modo singolare. "Ora state a sentire. Abbiamo solo pochi<br />
minuti. Gli altri scenderanno con la bara, dopo di che ripasseremo le istruzioni,<br />
signor... a proposito, come vi chiamate?"
«"Wallace Beery" ho risposto scegliendo a caso uno dei nomi che in<br />
precedenza mi aveva appioppato.<br />
«Questo, sir Herbert, ha scatenato in lui una rabbia inutile e terrificante,<br />
mi sono accorto che lui avrebbe voluto, per dirla nello stile del libro poliziesco,<br />
che io gli spiattellassi il mio cognome autentico e si rendeva conto<br />
che non lo avevo fatto. Tutti i segni dei suoi perfidi sentimenti erano impressi<br />
sulla sua faccia quando lui ha cominciato a tempestare di pugni la<br />
scrivania.<br />
«"Sì, certo" ha detto, "e io sono Clark Gable. Sentite, le agenzie teatrali<br />
mandano sempre gente con un senso umoristico come il vostro? Non so<br />
proprio cosa fare di voi. Avete una faccia simile a quella d'uno scaccino...<br />
avete un aspetto come se foste davvero il dottor Illingworth..."<br />
«L'impatto di quel nome mi ha demoralizzato, come potete capire, ma<br />
dopo la prima dolorosa sensazione mi sono fatto forza e ho chiesto: "Cosa<br />
intendete dire?".<br />
«"Dico che avete proprio l'aspetto del dottor William Augustus Illingworth,<br />
l'uomo che dovete impersonare stasera" ha risposto il dottor Gable.<br />
D'un tratto mi è parso in preda a un terribile sospetto. "Buon Dio, non<br />
ditemi che Rinkey Butler o Ronald Holmes... Rinkey è venuto da voi questo<br />
pomeriggio, vero?... Non ditemi che non vi ha detto cosa dovete fare..."<br />
«Potete immaginarvi dunque il mio stato d'animo perché, a parte il fatto<br />
che avevano l'audacia di mischiare il mio nome, il mio nome, con quella<br />
diavoleria, ora sembrava che io dovessi impersonare me stesso. Ma quella<br />
consapevolezza mi ha dato la forza e la freddezza per l'astuzia che dovevo<br />
usare.<br />
«"Idiota, so tutto io, sui particolari del mio ruolo" gli ho detto. (Pare che<br />
nei libri gialli i criminali usino frequentemente quei termini e io ho intuito<br />
che ciò avrebbe dato un'aria di verosimiglianza al mio discorso.) "Ma cosa<br />
ne direste, per amor di chiarezza, di ripassare i vari avvenimenti, eh? Per<br />
esempio, chi è la vittima?"<br />
«Il dottor Gable ha chinato la testa, come per calmarsi.<br />
«"Be', siete stato raccomandato" ha osservato in tono disinvolto, "e immagino<br />
che conosceranno il loro mestiere. Comunque hanno detto che siete<br />
mezzo persiano e che sapete tutto sui monumenti antichi, manoscritti o<br />
che so io. Vedete, voi dovrete stare in prima linea e sostenere la maggior<br />
parte della conversazione, ecco perché nessuno di noi ha potuto sostenere<br />
il vostro ruolo... e la parte di Sam Baxter con la minaccia, la pugnalata e<br />
via discorrendo, sarà brevissima.
«"Ora ascoltate, la vittima è un tizio di nome Gregory Mannering, e noi<br />
gli faremo un piccolo test del famoso coraggio di cui blatera tanto."<br />
«"È un membro della vostra ghenga?"<br />
«"Sono propenso a scommettere che non lo sarà per molto" ha risposto il<br />
dottor Gable con un'altra delle sue smorfie diaboliche. "Io non ho nulla<br />
contro di lui, ma Sam Baxter e Rinkey Butler e Ron Holmes ce l'hanno a<br />
morte... ha detto che Sam sembra uno scimmione e che non poteva parlare<br />
arabo che come uno scimmione, e le cose che ha detto sul conto degli altri<br />
non sono ripetibili, sebbene lui non conosca nessuno di noi tranne Ron.<br />
Ecco perché possono sostenere i loro ruoli, e io anche, senza il timore di<br />
essere scoperti. Vedremo se quel suo intrepido coraggio (che secondo le<br />
sue dichiarazioni in un racconto lo sostenne mentre rubava il rubino Kali<br />
dall'idolo, perseguitato da uno stuolo di preti inferociti), vedremo se quel<br />
coraggio lo sosterrà quando Sam, nel ruolo del persiano Nemesis, si butterà<br />
su di lui con il coltello dal manico d'avorio per estirpargli il fegato."<br />
«Così c'era un doppio motivo: odio e saccheggio.<br />
«"E gli prenderete anche il rubino, naturalmente" gli ho detto con un<br />
ghigno che rabbrividisco a ricordare.<br />
«"Oh, senza dubbio" ha risposto quel demonio scoppiando in una risata<br />
e strizzandomi l'occhio. "Senza dubbio troveremo il rubino cucito in una<br />
borsettina di camoscio sotto il suo cappello... Ma non è affatto per quel rubino<br />
che lo abbiamo attirato qui con una scusa. Quello non servirebbe e<br />
potrebbe insospettirlo."<br />
«"Ah, sì" ho detto io comprendendo l'astuzia di quel ragionamento.<br />
«"Gli è stato detto che il vecchio Jeff, cioè io, ha segretamente rubato<br />
nell'Iraq la bara di Zobeide, la moglie favorita di Harun-ar-Rashid..."<br />
«"Ma, mio caro dottor Gable" sono esploso, "sicuramente è ovvio che..."<br />
«"Un momento. Miriam non voleva coinvolgerlo in questa storia (Miriam<br />
è mia sorella) perché è fidanzata con lui, ma Sam e Rinkey l'hanno<br />
talmente stuzzicata che lei ha accettato di... metterlo nei guai, per modo di<br />
dire, per vedere fino a che punto avrebbe sopportato." (Se non avessi letto<br />
Il pugnale del destino, sir Herbert, una simile perfidia in una donna sarebbe<br />
stata al di fuori di ogni mia comprensione, ma la bellissima mezzosangue<br />
Wonna Sen fece una cosa del genere nella camera della tortura del dottor<br />
Chianti. Ma pensate!) "Questo è il piano" ha continuato lo spietato dottor<br />
Gable. "Deve venire qui verso le undici... è quasi ora, adesso. Lui sa<br />
che un certo dottor Illingworth doveva venire qui a trovare il vecchio... sareste<br />
voi... perché c'era sui giornali, così tutto sembrerà giusto. Ron Hol-
mes sosterrà la parte del mio socio e anche quello andrà bene. Miriam sarà<br />
qui come se stessa, e così Harriet Kirkton. Sam Baxter (che sarà Abù 'Obiad<br />
di Tàif, principe della Casa di Mihràn: abbiamo preso il suo costume<br />
nella galleria persiana) e Rinkey Butler (sotto le vesti del poliziotto) staranno<br />
nascosti fino al momento appropriato. Per la bara di Zobeide usiamo<br />
un cofano per l'argenteria arabo, al diavolo la discrepanza: è l'unica cosa<br />
che siamo riusciti a trovare. Naturalmente tutto l'argento è stato tolto dalla<br />
cassa da un pezzo..."<br />
«"Naturalmente" ho detto io, sardonico, ma con ira sempre crescente.<br />
«"E la storia dice che su quella bara c'è una maledizione... veramente il<br />
vecchio e quel barbogio di Illingworth dovevano esaminare certi stupidi<br />
manoscritti, ma Mannering non lo sa... C'è una maledizione su quella bara.<br />
Qui, ragazzo mio, è dove farete il vostro discorso. Chiunque tocchi la bara<br />
e disturbi le sacre ossa ivi contenute" ha detto il dottor Gable con una voce<br />
talmente potente e uno sguardo viscido come quello di un rettile che mi<br />
hanno convinto d'avere a che fare con un pazzo... "avrà le mani e i piedi<br />
tagliati. E la sua faccia sarà mutilata con le novantaquattro torture... È stato<br />
tutto ideato e studiato accuratamente da Rinkey Butler e ciascuno di noi ha<br />
la sua parte. Credete di farcela?"<br />
«"Per Giove, quello che ho in mente sarà sicuramente fatto!"<br />
«"Benissimo, allora. Chi aprirà la bara? Io esito. Voi anche. Sarà creata<br />
un'atmosfera. L'intrepido signor Mannering si offre di sfidare la maledizione.<br />
Luci attenuate e musica" grida il mio ospite girando intorno alla<br />
scrivania e agitando le mani per aria. "La Galleria degli Otto Paradisi. Il<br />
rumore di uno scalpello e di un martello. Poi la bara. Il coperchio viene<br />
toccato... ah! D'un tratto voi... e qui è dove salterà fuori la vostra esperienza<br />
d'attore... voi cambiate atteggiamento. Schizzate in mezzo al gruppo.<br />
Tirate fuori di tasca una pistola. Questa pistola."<br />
«Estrae dalla propria tasca una pistola automatica, di un modello raro e<br />
dall'aspetto incredibilmente micidiale che mi caccia tra le mani.<br />
«"Poi rivelandovi improvvisamente per quello che siete, gridate: Indietro,<br />
indietro, infedeli e blasfemi! Per l'anima di mia madre morta... Siete<br />
davvero persiano per metà, vero?... Per le splendide stelle del sacro Iraq e<br />
per i forti venti del deserto, ho giurato che chiunque tocca... eccetera, sapete<br />
le vostre battute. E a questo punto entra Sam Baxter. Ah, l'atmosfera è<br />
creata in pieno. Giusto dice. Che l'empio burlone sia preso..."<br />
«Posso soltanto pensare che qualcosa della sua ferocia doveva essersi riversata<br />
in me. Mi sentivo la gola strozzata e il cuore mi batteva all'impaz-
zata. Il che presagiva male per un uomo della mia età, ma sentivo dentro di<br />
me un'irriflessiva sensazione di trionfo, perché il miscredente... estatico nel<br />
delitto con la sua faccia avvizzita e i suoi lunghi baffi... quel miscredente,<br />
come il dottor Chianti, aveva commesso il suo errore. Aveva messo nelle<br />
mie mani la pistola carica che, al momento opportuno, sarebbe stata la sua<br />
rovina.<br />
«"Quando entra in scena il poliziotto... naturalmente è uno di noi..." continua<br />
lui, "voi gli sparate. Saremo in una stanza interna e nessuno udrà lo<br />
sparo. Perciò..." S'interrompe, guardando oltre la mia spalla. E di nuovo,<br />
sir Herbert, posso solo offrire i miei umili ringraziamenti alla provvidenza<br />
che mi ha guidato sin dal principio. Come credo d'aver accennato, sulla<br />
scrivania davanti a me c'era uno specchio portatile per cui potevo vedere<br />
riflesso l'uscio dietro di me. Quell'uscio si era aperto di uno spiraglio di<br />
neanche dieci centimetri. Inquadrato in quell'apertura ho visto un giovane<br />
che mi sbirciava furtivamente e che, gesticolando, cercava evidentemente<br />
di attirare l'attenzione del dottor Gable. Era un giovanotto il cui aspetto esteriore<br />
normalmente non avrebbe tradito cosa nascondeva dentro: una<br />
faccia niente affatto brutale e perfino piacevole a vedersi, con capelli chiari<br />
e occhiali cerchiati di tartaruga simili ai miei, ma angustiata da qualche<br />
dubbio o repellente perplessità. Mentre io guardavo, lui faceva una pantomima<br />
dietro le mie spalle: puntava l'indice su di me con dei movimenti che<br />
facevano pensare al dondolio della testa di un'anitra. Poi ha scrollato con<br />
forza le spalle e, spalancando gli occhi al massimo, ha scosso il capo.<br />
«Ero stato scoperto.<br />
«In che modo fosse stata scoperta la mia identità non potevo saperlo, ma<br />
la penosa verità era saltata fuori. Il dottor Gable aveva detto che i suoi<br />
compari erano di sopra a preparare la bara e ora sarebbero scesi e si sarebbero<br />
radunati sull'uscio per catturarmi. Anche a quel punto non disperavo,<br />
signore, non potevo, sebbene provassi di nuovo quei sintomi fisici che ho<br />
descritto, e davanti agli occhi avevo come una strana macchia.<br />
«Mi sono guardato furtivamente attorno. C'erano tre mezzi per uscire<br />
dalla stanza. Uno era l'uscio che dava nel corridoio davanti al quale si sarebbero<br />
raggruppati i pistoleri del dottor Gable. Uno era un ascensore nella<br />
parete subito dietro di me, ma i pesanti sportelli di quell'ascensore erano<br />
accuratamente chiusi e sopra di essi era appeso un cartello con la scritta<br />
"Fuori servizio". Alla fine, nel piccolo bagno alla mia sinistra, avevo notato<br />
una finestra in alto sopra il lavandino che, se proprio si fosse arrivati al<br />
peggio, offriva un praticabile mezzo di fuga. Ma ero io disposto a schivare
la mia battaglia e, vigliaccamente, a fuggire dal campo dell'onore, specialmente<br />
(se posso dirlo) per mezzo di un'uscita poco dignitosa ed effettivamente<br />
perfino indegna come la finestra del bagno? No! Mentre mi guardavo<br />
attorno nella stanza, vedendo il mio stato d'animo riflesso nei ricchi,<br />
cupi colori del tappeto, quei versi nobili e stimolanti che forse ricorderete<br />
mi sono lampeggiati nel cervello come un'ispirazione: Scozzesi, scozzesi,<br />
benvenuti nel vostro letto di sangue, o nella vittoria!<br />
«E come avrebbe fatto Wallace, così ho fatto io. Ricordo di essermi<br />
messo accuratamente in tasca la prima edizione di Calcutta, e mi sono calcato<br />
in testa il cilindro. La mia più grossa preoccupazione era fare in modo<br />
che i pistoleri del dottor Gable non varcassero quell'uscio del corridoio nel<br />
timore che fossero troppi per me, e se fossi riuscito a tenerli fuori, il capo<br />
sarebbe stato in mio potere.<br />
«Poi, sir Herbert, sono schizzato su.<br />
«Balzando in piedi ho spazzato via lo specchio dalla scrivania con un<br />
gesto del braccio... come ora spazzo nuovamente via la foto della vostra<br />
brava moglie che avete rimesso lì... Così! (Bang!) Non che, così facendo,<br />
sir Herbert, sperassi di ottenere un qualche risultato pratico, ma perché nella<br />
mia esaltazione mi sembrava necessario buttar giù qualcosa. In due salti<br />
sono arrivato alla porta prima che i giannizzeri del dottor Gable potessero<br />
entrare, ho sbattuto l'uscio in faccia al giovanotto con gli occhiali, ho girato<br />
la chiave nella serratura e con un gelido sorriso mi sono voltato per affrontare<br />
il dottor Gable con la mia pistola puntata all'altezza del suo cuore<br />
come avrebbe potuto fare Wallace.<br />
«Il dottor Gable dice: "Ehi, cosa significa questa storia?"<br />
«<strong>Una</strong> forza selvaggia sembrava spronarmi a pronunciare parole che non<br />
mi erano mai passate per la mente, sebbene conservassi una calma glaciale.<br />
«"Significa, dottor Gable, che il gioco è finito!" dico. "Sono l'ispettore<br />
Wallace Beery di Scotland Yard e vi arresto per tentato omicidio di Gregory<br />
Mannering! In alto le mani!"<br />
«L'animo umano è irrazionale. Perfino in quell'ora del pericolo, perfino<br />
con quella barba bianca che pendeva giù dalla mia faccia, e col cappello<br />
sulla testa in un'inclinazione assolutamente disadatta a un ecclesiastico,<br />
non potevo fare a meno di chiedermi... con un improvviso fremito d'orgoglio...<br />
cosa avrebbero pensato del loro pastore le signore della Società Assistenziale<br />
del martedì sera, se lo avessero visto in quel momento. E provavo<br />
una sensazione ancora più trionfante nel vedere l'espressione idiota<br />
che aveva pervaso la faccia del dottor Gable, i cui occhi parevano diventati
grossi come lenti di occhiali e che mi fissavano, al di sopra di quei baffoni<br />
bianchi, con una mescolanza di quelle che probabilmente erano paura e<br />
colpa.<br />
«Dice: "Ascoltate, amico mio, avete perso la bussola?".<br />
«"Queste trovate non vi serviranno a niente, dottor Gable" ribatto io, severamente.<br />
"Quando sarete rinchiuso in una cella, avrete modo di riflettere<br />
sul disegno provvidenziale che ha frustrato il vostro complotto. Fate un<br />
passo e dite una sola parola e vi faccio saltare le cervella!"<br />
«"Matto come un cavallo!" grida il dottor Gable agitando furiosamente il<br />
pugno. "Quella pistola è carica a salve, pezzo di cretino! Mettetela giù."<br />
«"Il vostro è un vecchio stratagemma, amico mio" gli rispondo io, sprezzantemente.<br />
"Un vecchissimo stratagemma. State lontano da quel telefono.<br />
Chiamerò Scotland Yard e farò intervenire un nugolo di agenti perché io<br />
sono l'isp..."<br />
«"Lo so cosa siete" dichiara il dottor Gable con una sconcertante malevolenza<br />
che supera ogni descrizione. "Siete un pazzo scappato dal manicomio,<br />
capitato qui non si sa come, ma non vi permetterò di rovinare il nostro<br />
splendido scherzo contro Gregory Mannering."<br />
«Ora, sebbene dovessi essere stato preparato alla sua reazione, dato che<br />
un incidente molto simile capita anche nel libro, l'amara verità è che non lo<br />
ero. Se ben ricordo, stavo ritto su uno di quei tappetini che a volte si mettono<br />
sopra tappeti più grandi: con un diabolico, velocissimo movimento, il<br />
dottor Gable si è semplicemente chinato, ha afferrato l'estremità del tappetino<br />
e gli ha dato un terribile strattone...<br />
«Un attimo dopo essere caduto con le gambe per aria, ho l'impressione<br />
di aver battuto violentemente la testa contro un lato della scrivania proprio<br />
dietro di me. Mi sentivo ronzare la testa cupamente. La stanza si è oscurata<br />
allargandosi e stringendosi a ondate come un'immagine sott'acqua e, sebbene<br />
fossi nebulosamente consapevole di quanto avveniva intorno a me,<br />
sono rimasto col sedere per terra, quasi incapace di muovermi.<br />
«In quell'umiliante posizione, che la debole carne non può sopraffare,<br />
ero (come ho già detto) completamente consapevole di ciò che succedeva.<br />
Così ho visto il dottor Gable che alzava un braccio e rivolgeva al soffitto<br />
un'appassionata supplica esclamando: "Cosa devo fare con questo pazzo?".<br />
Potevo persino, con lentezza distaccata, seguire il suo pensiero. Sbirciava<br />
il bagno e poi l'ascensore... che, ora lo capivo vagamente, aveva, all'esterno,<br />
un saliscendi di ferro, come una spranga. Quale migliore prigione momentanea,<br />
ronzava il mio pensiero, quale migliore prigione momentanea
poteva esserci di un ascensore dalle pareti metalliche che era fuori servizio<br />
e che poteva essere chiuso dall'esterno? Perfino mentre tentavo di lottare<br />
debolmente farfugliando parole inarticolate, mi sono sentito trascinare<br />
all'indietro col tappetino e tutto sul... sulle mie parti posteriori, poi, dopo<br />
aver aperto gli sportelli della cabina, il dottor Gable mi ha cacciato dentro<br />
l'ascensore. Quando ho udito sbattere e chiudere gli sportelli, lo choc della<br />
mia posizione vergognosa mi ha schiarito la testa. Mi sentivo male, terribilmente<br />
confuso, ma ho cercato di alzarmi in piedi: il dolore che provavo<br />
alla caviglia, avendola urtata contro una cassa di legno vuota nella cabina<br />
buia, mi ha aiutato a schiarire ancora di più la testa dolorante.<br />
«Ciascuno sportello dell'ascensore aveva un finestrino di forse trenta<br />
centimetri quadrati di vetro spesso. Premendo la guancia contro il vetro<br />
avevo una buona visione della stanza. Se le cose si fossero messe al peggio,<br />
avrei potuto tentar di spaccare quel vetro spesso col pugno, ma per il<br />
momento ho pensato di serbare le mie energie finché non mi fosse passata<br />
la nausea. Così mi sono messo a osservare. La prima mossa del dottor Gable,<br />
dopo avermi chiuso dentro, è stata di correre alla porta del corridoio,<br />
che io avevo chiuso a chiave, e di aprirla. A quel punto è entrato frettolosamente<br />
il giovane dai capelli chiari con gli occhiali, e il dottor Gable ha<br />
attaccato con lui una concitata conversazione, ed entrambi hanno indicato<br />
diverse volte l'ascensore facendo gesti indecifrabili. Per sfortuna le pareti<br />
metalliche m'impedivano di udire cosa dicevano. Potevo solo rodermi<br />
nell'impotenza mentre sbirciavo da quel posto umiliante come una qualche<br />
creatura di uno zoo. Da quello che potevo intuire, l'occhialuto giovanotto<br />
pareva tentare di persuadere il dottor Gable a uscire per parlare con qualcuno<br />
nel corridoio. Poi quando entrambi si sono avviati verso la porta, mi<br />
è venuta l'ispirazione.<br />
«Nella parete posteriore dell'ascensore, cioè la parete parallela al corridoio<br />
fuori, avevo osservato un chiarore contro il buio, e mi ero accorto che<br />
veniva da alcuni sfiatatoi di un ventilatore, o da una rete, che correva lungo<br />
il soffitto dell'ascensore. Ah! Ispirazione! Se fossi riuscito ad arrivare a<br />
quel ventilatore, avrei avuto la piena visuale di quanto succedeva nel corridoio<br />
esterno ed essere anche in grado di udire quello che succedeva. Sebbene<br />
io sia un uomo di notevole statura, non ero tanto alto da portare gli<br />
occhi a quel livello, ma l'aiuto della cassa di legno avrebbe reso facile a<br />
chiunque il procedimento.<br />
«In un baleno sono salito sulla cassa e premendo il naso contro il ventilatore<br />
o rete, e allungando il collo leggermente da una parte e dall'altra, po-
tevo vedere benissimo quasi tutta la sala.»<br />
Qui il dottor Illingworth s'interruppe, tirando il fiato con forza. Per la<br />
prima volta da quando aveva cominciato a parlare, la sua faccia aveva preso<br />
un colore strano.<br />
«E da quella posizione strategica, sir Herbert» disse, «ho visto commettere<br />
il delitto.»<br />
12<br />
Veduta da un ascensore: come il dottor<br />
Illingworth sostenne il ruolo del diavolo<br />
Ora finalmente... finalmente, finalmente... stavamo andando diritti al sodo.<br />
Quello era il punto cruciale dell'infernale vicenda. E io non volevo interrompere<br />
il vecchio nel suo racconto, né dirgli di essere breve dopo tutta<br />
la verbosità precedente, perché il tipo aveva il pallino della precisione. Perfino<br />
lui pareva intuire di essere entrato in un'atmosfera diversa, sebbene io<br />
sia quasi sicuro che si arrovellasse per capirne il motivo.<br />
Ora non era più un gioco, ora c'era di mezzo un delitto. E il fatto che per<br />
tutto quel tempo Illingworth si era aspettato un delitto, lo avrebbe aiutato a<br />
rivedere come in un film tutto quello che aveva visto e udito.<br />
Se ne stava lì seduto accanto alla mia scrivania col sigaro diventato ormai<br />
un mozzicone spento, continuando a fare movimenti come se stesse<br />
sempre fumando, ma con l'aspetto un po' grigio e stanco. Comunque riprese,<br />
con voce stridula e gracchiante come quella di una cornacchia.<br />
«Mi rendo conto che voi volete da me più precisione possibile su questo<br />
punto particolare» disse, asciugandosi la fronte, «e io cercherò di farlo.<br />
Dalla mia posizione strategica, i primi oggetti distinguibili erano le colonne<br />
che, situate forse a tre metri di distanza, correvano lungo quel lato del<br />
muro. Oltre quelle vedevo un grande spazio aperto al centro della sala, poi<br />
un'altra fila di colonne dalla parte opposta e, al di là, la fila delle carrozze.<br />
Immediatamente alla mia destra, in fondo alla sala, c'era la scala e, premendo<br />
la guancia contro gli sfiatatoi e strizzando gli occhi verso sinistra,<br />
riuscivo a distinguere una parte della porta di bronzo. Vicino a quella porta<br />
si era radunato un gruppo di persone che parlavano tra loro a bisbigli. Erano<br />
Pruen, il custode traditore, la florida ragazza col vestito rosso che avevo<br />
già visto, e una ragazza snella dai capelli chiari che non avevo mai visto:<br />
una delle due doveva essere la Miriam che avrebbe tradito il suo innamorato,<br />
e l'altra quella Harriet della quale mi aveva parlato il dottor Gable. E al-
la fine, con loro c'era il bruto che doveva impersonare un principe della<br />
Casa di Mihràn, sempre con i suoi appariscenti indumenti rubati, che stava<br />
gesticolando violentemente. Perfino i loro bisbigli suscitavano echi in<br />
quella casa bianca e azzurra e scialba con la sua luce lunare artefatta, e indicibilmente<br />
spaventosa.<br />
«L'uscio della stanza del conservatore si apre e ne escono il dottor Gable<br />
e l'uomo biondo, così che per la prima volta li sento parlare. La loro conversazione<br />
mi colpisce per la sua incongruità, perfino sconcertante, ma io<br />
ve la cito letteralmente, e potrei testimoniare sulla sua precisione perché<br />
ero appena a una dozzina di passi dai due.<br />
«"... ma non è possibile che sia il dottor Illingworth!" stava protestando<br />
il dottor Gable, a voce bassa ma con una specie di guaito. "Accidentaccio,<br />
Ron, ti dico che quel tipo è matto! Ha detto che era Wallace Beery di Scotland<br />
Yard e mi ha snocciolato un sacco di versi sugli scozzesi!"<br />
«"Siamo nei guai" asserisce il suo compagno che io avevo già individuato<br />
come quel delinquente di Holmes: il segretario che tradiva il suo datore<br />
di lavoro. "Va' su e parla con Pruen. Pruen è sempre stato accanto alla porta.<br />
Anche lui aveva pensato che vi fosse qualcosa di strano in quel tipo,<br />
quando è entrato. Poi, non erano passati dieci minuti dall'arrivo di Illingworth<br />
- se è lui - che è arrivato il vero attore dell'agenzia teatrale...!"<br />
«Il dottor Gable appariva sconvolto.<br />
«"Be', perché Pruen non ci ha avvertiti? Da me non è venuto. Dov'è?"<br />
«"Non lo so! E pare che non lo sappia nessuno!" risponde Holmes.<br />
"Pruen non osava lasciare la porta per paura che Mannering arrivasse inaspettatamente;<br />
l'attore non è arrivato che cinque minuti fa più o meno, e<br />
Pruen non ha capito che si trattava di lui finché non l'ha visto. Allora, dato<br />
che Pruen non osava allontanarsi dalla porta, sono sceso io subito dopo, e<br />
quando Pruen me l'ha detto, sono venuto qui di corsa per parlarti. Ascolta,<br />
Jerry, cosa aspettiamo? Per amor del cielo, torniamo là dentro e tiriamo<br />
fuori Illingworth da quell'ascensore, scusiamoci con lui e cerchiamo di<br />
calmarlo! Darei l'anima per non essermi cacciato in questa storia. Se il<br />
vecchio lo viene a sapere, io posso salutare il mio impiego, e Sam verrà<br />
buttato fuori dalla legazione... sai com'è il vecchio Abbsley, e tu sarai cacciato<br />
fuori di casa a calci per non parlare di quello che succederà a Miriam.<br />
In qualche modo dobbiamo mettere tutto a tacere."<br />
«Un discorso simile era veramente straordinario per un membro di quella<br />
ghenga, e fatto con un tono talmente saggio, freddo e tagliente che il<br />
mio cervello lì per lì ha vacillato. Forse quello era il tipo meno micidiale
della banda, oppure era tutto uno spaventoso errore? Ma non avevo tempo<br />
di meditare sulle ramificazioni di quei pensieri, perché Baxter, l'individuo<br />
vestito da persiano, si era staccato dal gruppo accanto alla porta e stava<br />
correndo verso i due sotto il mio ventilatore. Per arrivare sino a lì doveva<br />
passare accanto alle bacheche dentro le quali erano esposte armi di tutti i<br />
generi, e poi oltre la fila delle cinque carrozze lungo la parete opposta.<br />
Mentre passava vicino a una grossa e scura carrozza chiusa, di un modello<br />
che non conosco, ho avuto l'impressione che guardasse il pavimento dietro<br />
di essa. Poi si è chinato, è andato sotto la carrozza e (dato che proprio in<br />
quel punto c'era una colonna) è sparito dalla mia vista per alcuni secondi,<br />
dopo di che è riapparso portando nel palmo un piccolo oggetto scuro che, a<br />
quella distanza, non ho potuto identificare con sicurezza sebbene io sia dotato<br />
di un'insolita vista lunga. Tutto ciò, come dico, è avvenuto mentre i<br />
due compari stavano parlando, e, posso aggiungere, il dolore alla testa, o il<br />
mio spirito sofferente e umiliato non erano stati affatto leniti dal tono con<br />
cui il dottor Gable aveva parlato di me.<br />
«"Sì, immagino che dovremo rimandare questa faccenda" dice il dottor<br />
Gable. "Sono le undici, siamo completamente disorganizzati, abbiamo un<br />
pazzo rinchiuso nell'ascensore e ora pare che sia arrivato l'uomo mandato<br />
dall'agenzia Brainerd... oh, Signore!"<br />
«A questo punto l'individuo chiamato Baxter, con la sua tunica celeste<br />
ricamata, arriva farfugliando. La sua faccia, ho pensato, doveva essere stata<br />
scurita artificialmente (difatti mostrava la tendenza di toccarsela e strusciarsela<br />
con le mani come fa un gatto domestico) e dal disordine dei suoi<br />
capelli ho capito che sotto il berretto di pelle di pecora doveva portare una<br />
parrucca nera. Il suo eloquio, in tono querulo, era pieno di "io dico" e "accidenti<br />
a tutto". Mi sono molto meravigliato, lo confesso, perché oltre<br />
all'intrinseco terrore della situazione, la sanguinaria conversazione aveva<br />
assunto uno strano tono, come se quei tipi fossero degli scolaretti.<br />
«"No, non rimandiamo proprio nulla" ha ghignato Baxter. "Chi dice di<br />
rimandare? Ormai non si torna indietro."<br />
«Quando il dottor Gable ha cominciato a spiegargli la situazione, Baxter<br />
gli ha troncato la parola. "Parli come quelle donne là. Lascia che quel tizio,<br />
chiunque egli sia, se ne stia nell'ascensore. Non renderà più divertente la<br />
scena? Al momento giusto lo libereremo e lo porteremo davanti a Mannering...<br />
farà un effettone... Quello che voglio sapere invece è dove si è cacciato<br />
quell'attore che abbiamo ingaggiato. È venuto, dice Pruen: non può<br />
essere svanito come un maledetto fantasma, a meno che non abbia tagliato
la corda. Ma che razza di stranezze stanno succedendo qua dentro, comunque?<br />
Guardate qui!"<br />
«Ha mostrato il palmo della mano col piccolo oggetto che aveva raccattato,<br />
e io, afferrandomi precariamente al bordo sotto la rete, ho potuto vedere<br />
che si trattava di un ciuffo di peli neri o di un pezzetto di lana tagliata<br />
a forma di baffi finti.<br />
«"Li avevo cercati dappertutto" dice. "Rinkey insisteva che dovevo metterli.<br />
Ha la fissazione di adornare la gente con peli, lui. E ora li trovo per<br />
terra. Per giunta dov'è il mio pugnale? Non trovo neppure quello. Come<br />
diavolo credete che possa fare la mia parte senza il pugnale? È la cosa più<br />
importante di tutte. Ron, tu sei il trovarobe di questo spettacolo... dov'è il<br />
mio pugnale...?"<br />
«"Non ho la minima idea di dove sia il tuo pugnale" risponde Holmes<br />
parlando a bocca stretta proprio come il mio amico signor Murdoch quando<br />
si esibisce in spettacoli di ventriloquia ai festival della chiesa. "Ho aperto<br />
la bacheca e l'ho messo in bella vista per te. Vuoi cacciarti in testa che ci<br />
sono cose più importanti del ritrovamento del tuo pugnale? Proprio ora...<br />
Sam!"<br />
«Baxter, con un'imprecazione, aveva voltato le spalle e stava tornando<br />
frettolosamente verso la parte anteriore del museo. Parlando fitto fitto tra<br />
loro, gli altri due lo hanno seguito, e anch'io ho cercato di seguirne il<br />
cammino allungando il collo sul mio trespolo. Come ho fatto a perdere l'equilibrio<br />
non saprei dirlo. Comunque mi ero allungato troppo e sono riuscito<br />
a schivare un bel tonfo per terra afferrandomi al bordo sotto il ventilatore<br />
da dove mi sono poi calato lentamente giù. Di nuovo, signore, lo ripeto,<br />
la scivolata della cassa è stata provvidenziale. Mentre arrancavo febbrilmente<br />
per rimetterla ritta, le mie mani hanno incontrato una superficie<br />
fredda sul pavimento della cabina: hanno trovato, per farla breve, la lama<br />
di un'accetta. Avrei urlato dalla gioia quando mi è capitata sotto la mano,<br />
poiché sia per il dolore delle mie ecchimosi, sia per la mia umiliazione e<br />
una certa tensione nervosa, avevo raggiunto un limite in cui il cuore mi<br />
scoppiava dal desiderio di lottare contro quegli scellerati e (lo confesso<br />
senza vergogna) i miei occhi erano quasi colmi di lacrime. Armato di quell'accetta<br />
come un guerriero indiano americano per le strade di Miami, avrei<br />
potuto sfidare i miei nemici e rispondere loro con lo stesso linguaggio di<br />
un intrepido Seminole.<br />
«Stavo guardando, come vi ho detto, direttamente verso la fila delle carrozze<br />
sul lato opposto della sala. Opposto, non proprio davanti, ma non co-
sì lontano alla mia sinistra da non poter vedere senza interruzione... là c'era<br />
la gigantesca carrozza nera di cui vi ho parlato. Tutti i membri del gruppo<br />
che avevo visto precedentemente erano riuniti nell'angolo più lontano della<br />
sala, vicino all'uscio con la scritta "Galleria Persiana": si trovavano dall'altra<br />
parte della fila delle carrozze, in cima, e non potevano vedere ciò che<br />
vedevo io. Udivo le loro voci cinguettare allegramente, ma non le ascoltavo.<br />
Perché la portiera della carrozza si stava aprendo lentamente.<br />
«La portiera della carrozza si stava aprendo, verso di me, sotto il bagliore<br />
bluastro di quella luce lunare. L'interno pareva abbastanza spazioso perché<br />
un uomo potesse starvi in piedi, e difatti c'era un uomo in piedi, un po'<br />
curvo, e stava fissando qualcosa di voluminoso sul pavimento e con la mano<br />
destra spalancava la portiera della carrozza per avere più luce. L'uomo<br />
indossava l'uniforme di un normale poliziotto; sulle prime ho pensato che<br />
fosse arrivata la polizia, poi mi sono ricordato che il mio ospite aveva descritto<br />
un membro della loro ghenga in uniforme di poliziotto. Tenendo<br />
aperta la portiera col piede, si è chinato ancora di più e con uno sforzo poderoso<br />
ha cominciato a sollevare quella massa voluminosa dal pavimento.<br />
Allora ho potuto vedere che quella massa era il corpo di un uomo la cui testa<br />
ciondolava nella mia direzione e che il falso poliziotto lo aveva afferrato<br />
per le spalle e lo stava tirando su. A quel punto, reggendo il corpo con<br />
una mano, ha afferrato la testa, apparentemente per i capelli o per il cappello,<br />
un cilindro ben calcato, e lo ha alzato quanto bastava per poterne<br />
guardare il viso.<br />
«Era un viso morto, sir Herbert, e guardava direttamente verso di me con<br />
occhi spalancati, tondi, in cui riuscii a vedere un cerchio bianco, sebbene il<br />
collo dondolasse. Era la faccia di un uomo barbuto, con la bocca aperta.<br />
Quando il soprabito scuro si è spalancato, ho visto che dal petto del morto<br />
spuntava una protuberanza di colore bianchiccio simile all'avorio. E allora<br />
ho capito.<br />
«In quel momento, dalla parte anteriore del museo da dove non potevano<br />
vedere l'interno della carrozza o il suo macabro contenuto, la ragazza dai<br />
capelli chiari ha cominciato a gridare. Chiamava il falso poliziotto rivolgendosi<br />
a lui con "tesoro"... l'effetto di simile espressione affettuosa echeggiante<br />
nella sala dove c'era un morto, era orrendo... chiedendogli:<br />
"Perché ti sei messo a saltare dentro le carrozze in un momento come questo?"<br />
Lui agiva in fretta e dai suoi movimenti era chiaro che era colpevole.<br />
Sempre sostenendo il cadavere con una mano, è sgusciato fuori dalla carrozza<br />
dalla mia parte e con l'altra mano ha sbattuto la portiera in faccia al
morto. Confesso che al rimbombante rumore della portiera che sbatteva e<br />
si chiudeva sulla testa di un morto che cercava di uscire, ho trasalito, e ho<br />
trasalito ancora di più al suono echeggiante della voce gaia dell'uomo.<br />
«"Non è successo niente" ha gridato. "Avevo lasciato lo sfollagente in<br />
una di queste carrozze, tutto qui. No, non è successo niente... solo che<br />
dobbiamo andarcene e andarcene alla svelta. A quanto pare lo spettacolo è<br />
andato a carte quarantotto, quindi cosa restiamo qui a fare? Ma prima portiamo<br />
fuori, da qualche parte, voi ragazze, poi Jerry e Sam e Ron e io dovremo<br />
parlare un po'."<br />
«Baxter è arrivato a gran passi verso il centro del corridoio principale.<br />
"Perché vorresti andare via? Non è mica successo qualcosa, vero?"<br />
«"No, no!" L'altro gridava con voce fessa, falsa, vigorosa, poi, quando si<br />
è girato, ha alzato gli occhi e, attraverso la sala, ha visto la mia faccia.<br />
«I buchi del ventilatore erano molto vicini gli uni agli altri perciò era<br />
impossibile, naturalmente, che potesse aver distinto i miei lineamenti, ma<br />
la vaga sagoma di una testa era sufficiente. Non dimenticherò tanto presto<br />
quella figura in blu col suo elmetto, ritta immobile sul marmo bianco, una<br />
piccola ombra bluastra ai suoi piedi e le spettrali colonne intorno. Sebbene<br />
gli occhi fossero in ombra sotto la visiera, sembravano agitati e lustri, e<br />
lungo un lato della faccia ho visto il luccichio di un rivolo di sudore che<br />
colava giù da sotto l'elmetto.<br />
«"Chi c'è in quell'ascensore?" ha domandato lui.<br />
«"Il prigioniero arpionato da Jerry" ha risposto ridacchiando la ragazza<br />
dai capelli chiari. "Perché?"<br />
«"Voglio parlargli" ha detto il poliziotto.<br />
«Ancora prima che quello cominciasse a parlare, io ho agito con una furia<br />
pazzesca che neppure adesso riesco a rimpiangere. Sono saltato giù dalla<br />
cassa e ho lanciato l'accetta contro il vetro del finestrino dell'ascensore.<br />
Il primo colpo l'ha spaccato, il secondo e il terzo hanno ripulito l'intelaiatura<br />
in modo che io ho potuto mettere fuori la mano e afferrare la sbarra all'esterno.<br />
Proprio mentre lo facevo, ho udito la voce angosciata di Holmes<br />
che gridava: "Sta uscendo!" e subito dopo la voce più grave del falso poliziotto<br />
che urlava: "Sarà meglio fermarlo, vi avverto! Non potete capire e<br />
non chiedetemi niente, ma saranno guai seri se quello riesce a uscire e a<br />
chiamare la polizia".<br />
«Quelle parole mi hanno spronato a sforzi ancora più poderosi, perfino<br />
con una bieca selvaggia sensazione di trionfo, specialmente quando li ho<br />
sentiti correre precipitosamente verso quella stanza. Dopo aver aperto gli
sportelli dell'ascensore, ho gettato via l'accetta... a quel punto avevo soltanto<br />
una mira... e come il fulmine sono corso a chiudere a chiave l'uscio che<br />
dava sul corridoio per impedirgli di entrare. E... ero trionfante. E mentre<br />
una valanga di passi sembrava avventarsi contro quell'uscio, io ho girato la<br />
chiave nella serratura e poi mi sono appoggiato contro l'uscio con la vista<br />
annebbiata ma sempre ben deciso. Dovevo dimenticare tutte quelle storie<br />
sulla dignità personale. Con passo risoluto sono entrato nella toilette dove<br />
ho trovato perfettamente possibile salire sul lavandino (sebbene la superficie<br />
convessa rendesse estremamente precaria la presa del piede) e da lì mi<br />
sono seduto sul davanzale e ho spinto in su il vetro della finestra. Il salto<br />
non presentava un gran rischio e per facilitare la mia fuga, proprio alla sinistra<br />
della finestra, c'era un grosso tubo della grondaia. Un uomo ancora<br />
più pavido di me sarebbe stato stimolato dalle grida che udivo alle mie<br />
spalle. Sebbene dall'uscio ancora chiuso non potesse penetrare alcun suono,<br />
udivo venire debolmente le voci dagli sfiatatoi del ventilatore poiché<br />
gli sportelli dell'ascensore erano rimasti aperti.<br />
«"Non può uscire da lì" diceva la voce del dottor Gable.<br />
«"Ti dico di sì" urlava la voce del falso poliziotto. "Può uscire dalla finestra<br />
della toilette. Non discutete, andate a precederlo dalla porta posteriore<br />
o saranno guai grossi. Io coprirò il davanti."<br />
«Nessun ulteriore stimolo mi è stato necessario per aiutare la mia frenetica<br />
discesa. Mi sono ritrovato ritto e senza fiato in un giardino o cortile sul<br />
retro, recintato da alti muri, ma la luce benedetta della luna che l'illuminava<br />
con casto splendore mi indicava un cancello di ferro nel muro posteriore.<br />
Mi sono precipitato là e con mani ansiose e supplicanti ho saggiato la<br />
mia liberazione. Il cancello era chiuso a chiave.<br />
«Dietro di me ho udito vagamente un tintinnio e un clic. Contro la sagoma<br />
scura del museo, una striscia di luce, proveniente da una porta aperta,<br />
illuminava il sentiero. Con la mia oasi trasformata in crudele sabbia,<br />
non ho avuto altro pensiero che di schivare quella luce indagatrice, perché<br />
a quel punto dovevo essere rimasto imprigionato in mezzo ai miei inseguitori.<br />
Ho ripiegato lungo il muro senza saper cosa cercare, né consapevole<br />
di farlo, mentre i miei inseguitori entravano nel sentiero diretti verso il<br />
cancello posteriore. Così mi sono ritrovato sul davanti e a quel punto la<br />
mia mano, che brancolava lungo il muro, ha trovato qualcosa: un sostegno<br />
di ferro, o una lancia, una serie di lance che spuntavano dalla pietra formando<br />
come una specie di scala sul muro.<br />
«Non ricordo di aver salito quella scala: ricordo solo di aver avuto la
sensazione che la libertà stava dall'altra parte. Ma non è durata. Perché non<br />
appena mi sono trovato, col fiato mozzo, seduto cavalcioni sul muro, una<br />
luce mi ha folgorato gli occhi. E là sotto ho distinto l'odiata sagoma dell'elmetto<br />
di un uomo che ho scambiato per il mio nemico, il falso poliziotto;<br />
il mio cervello in subbuglio ha captato le parole trionfanti che ha pronunciato,<br />
ma non riesco a ricordarle, perché più distintamente ricordavo il<br />
grido di pochi minuti prima: "Io coprirò il davanti".<br />
«Sappiamo che non esiste furia simile a quella dell'eternamente sconfitto.<br />
Io ero l'eterno sconfitto, e la bomba sigillata è scoppiata. Eravamo uno<br />
contro uno: avrei preso l'assassino da solo o sarei morto. Sugli avvenimenti<br />
successivi, quando mi sono gettato su di lui pazzamente da quel muro, sorvolo<br />
in fretta. Prima del pugno che mi ha fatto perdere i sensi, provavo una<br />
terribile amarezza, e quell'amarezza era composta di due fattori: che ero un<br />
ministro della Chiesa e che avevo assalito con ferocia l'uomo sbagliato.»<br />
Il dottor Illingworth si mise le mani sulla testa e tacque per un bel po'. Io<br />
dissi la mia.<br />
«Ma poi cos'è accaduto, dottore? Non è mica finita qui, vero?»<br />
«Fin dove posso controllare me stesso o le mie facoltà per abbozzare un<br />
racconto coerente...» disse, e rabbrividì, «sì, lo è. Non mi restano più che<br />
impressioni vaghe.»<br />
«Però nella vostra lettera avete accennato a uno scivolo per il carbone.»<br />
«Uno scivolo per il carbone!» esclamò lui come se l'avessi bucato con<br />
uno spillo. «Cielo misericordioso, uno scivolo per il carbone! Che io... Be',<br />
oso dire, sir Herbert, sarà meglio che vi parli anche di quel nebuloso interludio<br />
tra le undici e qualcosa e mezzanotte e mezzo, anche se io non riesco<br />
a cavarne niente. Se quelli sono criminali, e nulla riuscirà a convincermi<br />
che non lo sono, perché si sono trattenuti e non mi hanno ucciso quando<br />
sono stato alla loro mercé?<br />
«Comunque, la prima impressione che riesco a ricordare è quella di essere<br />
seduto e sballottato da una parte all'altra in un qualche veicolo a motore,<br />
con la testa che mi doleva al di là di ogni sopportazione e la sensazione<br />
di luci che mi balenavano negli occhi. Per quanto potevo capire, dovevo<br />
trovarmi dentro un taxi buio. Ero consapevole di un acre odore d'alcol che<br />
ostensibilmente emanava dal mio vestiario mentre una figura scura mi sedeva<br />
accanto tenendo una bottiglia accostata alle mie labbra.<br />
«Con voce fievole ho chiesto dov'ero.<br />
«"Hammersmith Bridge" mi ha risposto una voce lontana. "Siamo stati<br />
fino a Slough e ce n'è voluto per farvi riprendere i sensi! Grazie a Dio state
meglio! Il taxista vi crede ubriaco. Non vi preoccupate. Va tutto bene."<br />
«Nonostante le fitte di dolore, ho lottato per drizzarmi su a sedere e, avendo<br />
riconosciuto quella voce, ho incrociato le braccia. "Se avete altri<br />
omicidi da compiere, stanotte" mi sono udito borbottare al falso poliziotto,<br />
"sbrigatevi. Sono sfinito."<br />
«"Nessuno vi vuole uccidere, dottor Illingworth!" ha detto l'uomo, quel<br />
Butler, gridandomi all'orecchio con tale dolorosa sonorità da darmi l'impressione<br />
che la mia testa si spaccasse. "Sì, so come vi chiamate, abbiamo<br />
trovato il vostro biglietto da visita nella vostra tasca quando vi abbiamo tirato<br />
giù per lo scivolo del carbone. Dottor Illingworth! Mi sentite? Vi dobbiamo<br />
le nostre scuse... vi chiediamo scusa in ginocchio. È stato uno spaventoso<br />
errore, tutto qui. Ecco perché ho voluto portarvi via da solo: per<br />
spiegarvi le cose, ho persuaso gli altri di permettermi di accompagnarvi a<br />
casa. Loro non sanno niente ancora... di quello che voi e io sappiamo... di<br />
quel cadavere."<br />
«Di quello che ha continuato a dire non sono sicuro, sebbene abbia parlato<br />
loquacemente e a lungo. La combinazione del taxi traballante, il balenio<br />
delle luci e una forte nausea mi distraeva completamente da ogni altra<br />
cosa, tanto che a un certo punto (avete chiesto l'umiliante verità, sir Herbert)<br />
ricordo di aver vomitato l'anima dal finestrino. Solo in un momento<br />
sono riuscito a seguire quanto mi stava dicendo poiché sentivo una nebulosa<br />
meraviglia per ciò che era accaduto dopo il mio scontro col poliziotto.<br />
«"Ero appena arrivato alla porta principale aperta solo di una decina di<br />
centimetri, quando vi ho visto assalire il poliziotto là fuori" mi ha detto.<br />
"Non potevo uscire e portarvi via senza dover spiattellare ogni cosa. Poi<br />
voi siete piombato a terra proprio accanto al punto dove sapevo dell'esistenza<br />
di una carbonaia. Se il poliziotto fosse andato via per chiedere aiuti,<br />
sapevo di potervi tirare giù. Così Sam e io siamo andati in cantina. Appena<br />
il poliziotto si è allontanato... voi eravate proprio sull'orlo della botola... vi<br />
abbiamo tirato giù e lui non è riuscito a vedere niente perché voi gli avevate<br />
spaccato la torcia elettrica..."<br />
«Ha continuato a lungo mentre tornavamo a Londra. <strong>Una</strong> volta, ricordo,<br />
mi sono fatto coraggio e l'ho chiamato assassino. Lui mi ha giurato che<br />
non c'entrava niente con quella faccenda spaventosa, ma mi era troppo difficile<br />
seguire le sue argomentazioni. Credo più che altro che mi pregasse<br />
fervidamente di dimenticare i nomi dei suoi compagni coinvolti in quella<br />
storia, specialmente quello delle donne. Dal caos della mia mente affiora<br />
una frase ansiosa.
«"Ascoltate, vi dirò cosa faccio" ha detto. "È tutta colpa mia perché non<br />
posso soffrire quel porco di Mannering e quello che ha detto dei miei amici.<br />
Se mi date la vostra parola di predicatore e di gentiluomo che non direte<br />
che erano al museo stanotte, sul mio onore domani andrò a Scotland Yard<br />
e confesserò di aver ucciso quell'individuo nella carrozza. Ci sono delle<br />
ragioni per cui nessuno di loro deve essere coinvolto in questa storia."<br />
«Io gli ho risposto che non potevo far niente di simile e ricordo il suo viso<br />
bianco sotto le luci stradali.<br />
«"Allora dovrò arrangiarmi in qualche modo. Dovrò andare da qualche<br />
parte per camminare e pensare."<br />
«Capirete, sir Herbert, il mio disorientamento di fronte al suo comportamento,<br />
specialmente dopo gli eventi della sera. Quando siamo arrivati al<br />
mio albergo, l'Orkney Hotel in Kensington High Street, lui è riuscito a trovare<br />
alla fine nelle sue tasche il denaro appena sufficiente a pagare l'esorbitante<br />
tariffa del taxi. Mi ha accompagnato dentro l'albergo sempre impersonando<br />
un agente di polizia, e per spiegare il mio stato indegno (la<br />
barba, grazie al cielo, mi era stata tolta) ha raccontato al portiere una storia<br />
fantasiosa secondo la quale mi ero trovato coinvolto in una rissa mentre<br />
parlavo a una riunione. Sul momento non ho avuto il coraggio né la voglia<br />
di contraddirlo, ma di nuovo al sicuro nella mia stanza e dopo una notte<br />
paurosa come una qualunque notte dei vostri romanzi polizieschi, ho capito<br />
di dover prendere la penna per scrivere la verità. Ora sapete tutto. È arrivato<br />
il momento di giudicare il mio comportamento, sir Herbert...»<br />
Agitò le mani con l'aria di un uomo che ha passato una notte brava, tirò<br />
il mento in dentro e tacque.<br />
13<br />
Gli undici punti<br />
L'ora del pranzo era passata quando riuscii a liberarmi del vecchio Illingworth,<br />
ma io avevo bisogno di stare seduto, di chiudere le orecchie e di<br />
pensare. Naturalmente avevo guardato Illingworth con la faccia brutta,<br />
perché io sono un duro... grr! e credo nel trattamento duro. Ma avevo dovuto<br />
assicurargli, perfino mentre gli mettevo addosso una paura del diavolo,<br />
che non era probabile che passasse dei guai per quella faccenda e che ci<br />
aveva dato alcune informazioni che potevano essere anche preziose. Ma<br />
perdio, se non erano preziose! Era proprio quello che temevo. Era un pasticcio<br />
infernale e avevo paura che non potesse essere messo a tacere. Co-
sì, quando Illingworth se ne andò dopo un ultimo ribaltamento della fotografia<br />
di mia moglie, io mi misi a girare per l'ufficio dando calci ai mobili<br />
e sputando fuori i miei sentimenti, e alla fine premetti qualche pulsante.<br />
Popkins, il mio aide-de-camp di cui vi parlavo prima, che era stato a origliare<br />
con le sue orecchie d'elefante dietro la porta, entrò.<br />
Dissi: «Siediti, cretino. A parte il rapporto di uno stenografo col crampo<br />
dello scrittore, cosa abbiamo?»<br />
Lui fece la sua solita pantomima di corrugare la fronte e di grattarsi la<br />
cute. Poi disse: «Abbiamo un signore molto insolito, con il complesso di<br />
accoppiare divi del cinema e gialli sensazionali. Sarebbe stato un grande<br />
attore anche lui. Da un momento all'altro mi aspettavo che saltasse a dire<br />
che era Mickey Mouse della Sûreté. Sarà davvero sincero? Sembra troppo<br />
bello per essere vero!».<br />
«Sì, penso di sì. Controlleremo, naturalmente. Ripensandoci, Carruthers<br />
nel suo rapporto afferma di aver detto all'uomo del laboratorio di cercare<br />
impronte in quell'ascensore. Se Illingworth è stato là dentro... be', avrei<br />
dovuto chiedergli se non gli dispiaceva di farsi prendere le impronte, e se<br />
lui era davvero stato in quell'ascensore, dovrebbero... porco cane, avrei<br />
proprio dovuto...!»<br />
«Ci ho pensato io, signore» disse Popkins. «Lo fermeranno appena arriva<br />
giù. Dovremmo avere le impronte per un confronto tra pochi minuti.»<br />
«Sta bene, sta bene» dissi. «Ora sentiamo cosa ci dà la tua famosa imitazione<br />
d'intelligenza e vediamo cosa altro ricavi da questa storia.»<br />
Naturalmente non viene mai fuori nulla, ma di solito gli faccio quella<br />
domanda: mi stimola. Lui tirò fuori il suo libretto di appunti.<br />
Disse: «Lo schema principale è abbastanza facile da seguire. Il giovane<br />
Wade, Holmes, Baxter e Pruen e le due ragazze stavano organizzando<br />
quello scherzo ai danni di Mannering per vedere se riuscivano a spaventarlo<br />
dopo tutte le bravate sulle sue avventure. Dovevano farlo con molta abilità<br />
perché Mannering era stato davvero in Oriente, presumibilmente conosceva<br />
un po' di arabo e non si sarebbe lasciato prendere in castagna da<br />
qualcosa di goffo. Il personaggio chiave della faccenda, naturalmente, era<br />
il "dottor Illingworth", che doveva sostenere gran parte dell'elevata conversazione...<br />
la questione era: chi avrebbe recitato quella parte? Nessuno di<br />
loro poteva farlo adeguatamente perché Holmes, l'unico con i requisiti richiesti,<br />
era anche l'unico che Mannering conosceva e quindi sarebbe stato<br />
individuato. Vedete cosa hanno escogitato. Il giovane Wade aveva il dono<br />
di una certa parlantina e qualche conoscenza per il ruolo di Illingworth, ma
lui doveva sostenere la parte di Jeff Wade dato che somiglia tanto al padre.<br />
Mannering non conosceva il vecchio ma poteva averne visto una fotografia.<br />
Baxter sapeva l'arabo per la parte di Illingworth, ma non aveva né cultura<br />
né il dono della parlantina. Butler sapeva parlare, ma non aveva nessuna<br />
conoscenza della lingua araba.<br />
«Così erano rimasti bloccati finché non hanno pensato di telefonare a<br />
un'agenzia teatrale chiedendo se non avessero qualcuno che potesse sostenere<br />
quel ruolo con tutti i requisiti, conoscenza della lingua, dei monumenti...».<br />
Dissi: «È una richiesta infernale da fare a un'agenzia teatrale. Comunque<br />
il nome dell'agenzia lo sappiamo... (Brainerd, vero?) e possiamo telefonare...».<br />
«Già fatto» rispose Popkins. «E qui ci sono tutti i particolari su Raymond<br />
Penderei.» S'interruppe e mi fissò. «Si dava il caso, dico si dava il<br />
caso, che conoscessero un uomo che poteva soddisfare pienamente a quelle<br />
richieste...»<br />
Io imprecai violentemente. «"Si dava il caso." Qui sarebbe dove le acque<br />
incerte si uniscono e i destini si incrociano. Popkins, non mi piace.»<br />
«Comunque a me piace. Ci porta diritti al punto... scusatemi, porta voi.<br />
L'agenzia Brainerd è specializzata nel fornire numeri per feste private. Se<br />
volete un'orchestra da ballo per il ricevimento di vostra figlia, se volete<br />
una dozzina di ballerinette per un festino da scapolo, se volete qualunque<br />
cosa, da un soprano a una troupe di pulci ammaestrate, telefonate e loro<br />
mandano.»<br />
Aprì il blocco.<br />
«Raymond Penderei. Età trentadue. Nato nell'Iraq. Figlio di padre inglese<br />
e madre persiana, da qui ottimo suddito inglese. Cultura, non un gran<br />
che, ma molto talento. Arrivato in Inghilterra soltanto quattro mesi fa, da<br />
Bagdad...»<br />
«Uh!»<br />
«Sì, signore. Si è sbottonato con un tizio dell'agenzia, al quale pare abbia<br />
rotto parecchio le scatole. Ho parlato con quel tale dieci minuti fa e ho<br />
avuto qualche informazione utile. Penderei gli disse di essere figlio di un<br />
nobile inglese, un maggiore... la depravazione dei maggiori è notoria... che<br />
era andato a una scuola inglese quando l'Inghilterra, nel millenovecentodiciannove,<br />
aveva un mandato sul territorio... e che aveva fatto la guida turistica...<br />
osservate, la guida... per le antiche meraviglie. A ventun'anni andò<br />
a Parigi, cantò per un po' di tempo in un music-hall e fece anche qualche
imitazione di personaggi. Osservate anche questo: imitazione di personaggi.<br />
Inoltre era un gigolò. Pare che si fosse cacciato nei guai perché, diceva,<br />
una donna lo aveva accusato falsamente di aver tentato di estorcerle del<br />
denaro...»<br />
«Mio Dio, Popkins, lo temevo.»<br />
Qui il mio fedele segugio mi guardò quasi cercasse di indovinare i miei<br />
pensieri, lanciò il suo solito sibilo e proseguì.<br />
«Alla fine venne a Londra e circa quattro anni fa tornò a Bagdad, la sua<br />
brughiera nativa. È più o meno tutto, tranne il fatto che dal suo ritorno qui<br />
quattro mesi fa, era senza lavoro. Non c'era molta richiesta per il suo canto<br />
o le sue imitazioni. Ma quando ieri dai Wade hanno telefonato per cercare<br />
qualcuno che si adattasse alle loro esigenze, quelli dell'agenzia hanno naturalmente<br />
pensato a Penderei!...»<br />
«Chi di loro ha telefonato?»<br />
«Butler. Ha offerto venti ghinee per una piccola imitazione, una parte<br />
che doveva essere imparata alla svelta: era già mezzogiorno quando ha telefonato.<br />
Ha detto di mandare l'uomo in un bar di Piccadilly alle due del<br />
pomeriggio per fargli conoscere i particolari. Così quando Carruthers ieri<br />
sera è piombato addosso a quella gente con l'informazione che un uomo<br />
chiamato Raymond Penderei era stato assassinato, non c'è molto da stupirsi<br />
se quel nome non diceva niente a nessuno. Non lo avevano mai sentito,<br />
o almeno così era per molti di loro...»<br />
«Ascolta, lurido individuo» ruggii, «cosa stai insinuando sulla figlia di<br />
Jeff Wade?»<br />
Popkins disse: «Via, via, non sto insinuando assolutamente nulla. Sto<br />
abbozzando il probabile corso degli eventi, signore. Che è questo: Penderei<br />
ha accettato di recitare la sua parte, e da qui abbiamo una spiegazione di un<br />
sacco di cose. La barba finta, spruzzata di grigio: doveva impersonare il<br />
dottor Illingworth, e sia Butler sia Jerry Wade si erano fissati sul fatto che<br />
gli eruditi dovevano avere la barba. Quegli occhiali appesi a un cordone<br />
nero: un tocco molto da erudito, come il nostro amico dottor Fell. Il sobrio<br />
cappello a cilindro e il vestito da sera: gli abiti dei suoi giorni da gigolò, se<br />
ricordate l'etichetta di Parigi trovata da Carruthers. Tutto quadra, perfino se<br />
quei ragazzi matti... be', non proprio tanto matto, uno di loro. Calma ora,<br />
signore!<br />
«Alla fine, se Illingworth ha udito bene, Penderei dev'essere arrivato al<br />
museo circa dieci minuti dopo di lui. Tra quel momento e le undici qualcuno<br />
lo ha ucciso. Ora non c'è bisogno che io vi faccia notare che, mentre
è possibile, è estremamente improbabile che un estraneo sia sgusciato lì<br />
dentro e abbia commesso il delitto. Abbiamo tutto l'elenco dei personaggi<br />
sotto i nostri... vostri... occhi. Perciò?»<br />
Dovevo ammettere che Popkins aveva ragione. Vi rimuginai su per un<br />
minuto, poi mi avvicinai alla finestra e guardai il lungofiume. Alla fine gli<br />
domandai se c'era altro. C'era.<br />
Popkins continuò: «Ora, col racconto del dottor Illingworth abbiamo la<br />
spiegazione di gran parte delle cose pazzesche in cui Carruthers si è imbattuto<br />
ieri notte. Gran parte! Possiamo ricavarne una storia filata. Ma alcuni<br />
punti non sono spiegati. Certi possono essere importanti, altri no. Dovrete<br />
spremere quei ragazzi sulla faccenda carbone e direi anche parecchio il fedele<br />
Pruen che può essere il vostro testimone principale, dato che era stato<br />
tutta la sera di guardia sulla porta da dove aveva una chiara visuale della<br />
sala. Alcuni di questi punti, di conseguenza, potrete chiarirli alla svelta.<br />
Probabilmente qualcuno sarà spiacevole.<br />
«Quando quei giovani ieri notte hanno spento le luci e sono usciti dal<br />
museo con quella fretta del diavolo dopo aver sgraffignato il vero dottor Illingworth<br />
al sergente Hoskins, hanno deciso una cosa. Hanno stabilito di<br />
non dire, qualunque cosa succedesse, di essere stati al museo quella sera.<br />
Avevano paura di Illingworth, non volevano che dicesse a Jeff Wade che<br />
erano stati a giocare nel suo adorato museo e che lo avevano chiuso nell'ascensore...<br />
credevano che Butler riuscisse a calmarlo... Ma, con due eccezioni,<br />
nessuno di loro sapeva che era stato commesso un delitto. Quelle<br />
due eccezioni erano Butler e l'assassino, naturalmente, oppure Butler può<br />
anche essere l'assassino, per quello che ne so io. Ma gli altri... be', ne dubito.»<br />
A Popkins piace il suono della propria voce.<br />
Dissi: «Credi che io sia scemo? Certo che non lo sapevano. Altrimenti<br />
Pruen non sarebbe stato così scherzoso quando è arrivato là Carruthers.<br />
Non avrebbe ballato allegramente al buio, se avesse saputo che dentro<br />
quella carrozza c'era un bel cadavere fresco fresco. Sii logico. Pruen è affezionato<br />
a quella ragazza, come del resto lo è tutta la ghenga, ma...»<br />
«Ma, come dite» intervenne Popkins liscio come il burro, «ora che sanno<br />
del delitto dovranno parlarne. È per questo che insisto che vi concentriate<br />
su questi punti. Alcuni, come dicevo, possono essere spiegati facilmente.<br />
Ho fatto una lista dei punti che non sono stati spiegati dal racconto<br />
del dottor Illingworth; ne ho preparato un duplicato per voi.» Me lo spinse<br />
sulla scrivania. «E, col vostro permesso, ora lo ripasso. È diviso in due
parti: prima e seconda, prima i punti pratici, poi quelli che possiamo chiamare<br />
punti filosofici.<br />
1) Come si spiegano le tracce di polvere di carbone proprio all'interno<br />
della porta di bronzo del museo, quelle macchie indistinte che Carruthers<br />
ha trovato sul pavimento?<br />
Commento: Dato che una patina di polvere di carbone è stata trovata<br />
sulla suola delle scarpe dell'uomo assassinato, le orme dovevano essere<br />
state presumibilmente fatte da lui. Dov'era stato allora, proprio prima di<br />
entrare nel museo, per lasciare tracce sul pavimento di marmo?<br />
2) Come si spiega il biglietto dattiloscritto che comincia con "Caro G.<br />
Ci vuole un cadavere... un vero cadavere" eccetera, che è stato trovato<br />
nella tasca di Mannering?<br />
Commento: Quel biglietto, scritto sulla macchina per scrivere di Holmes<br />
e, secondo Mannering, trovato nell'appartamento di Holmes, non<br />
quadra esattamente col falso "assassinio" come aveva capito il dottor Illingworth.<br />
3) Come si spiega il grosso pezzo di carbone tirato contro il muro della<br />
Galleria dei Bazar per nessun motivo apparente, come scoperto da Carruthers?<br />
Commento: Questo fatto non è menzionato dal dottor Illingworth, né da<br />
alcun altro, e non quadra col racconto.<br />
<strong>Le</strong> persone più adatte da interrogare sono Pruen, che aveva sempre<br />
avuto una chiara visuale della sala, e Baxter, che era nella Galleria dei<br />
Bazar alle 10 e 35, quando il dottor Illingworth è arrivato al museo.<br />
4) Quali sono state le avventure dei finti baffi neri?<br />
Commento: Quei baffi, che Baxter avrebbe dovuto applicarsi, erano stati<br />
messi, secondo Holmes, da qualche parte, insieme al pugnale, sulle scale<br />
nella sala principale in un primo tempo della serata. E insieme al pugnale<br />
sono spariti. Sono stati ritrovati più tardi da Baxter sul pavimento<br />
del museo, poi ne abbiamo perso di nuovo le tracce e Carruthers li trova<br />
dentro una bacheca chiusa a chiave al posto del pugnale. Significa qualcosa?<br />
Interrogare Pruen che era lì.<br />
I
5) Perché dopo che il gruppo è uscito dal museo in un qualche momento<br />
dopo le undici, Miriam vi è ritornata?<br />
Commento: Poco dopo che Carruthers ha scoperto il cadavere a mezzanotte<br />
e venticinque, Miriam Wade è tornata passando dal cancello posteriore.<br />
Aveva la chiave per quel cancello, che era chiuso. Scambiando Carruthers<br />
per Holmes, ha detto: "Ho visto la tua luce là, ma non sapevo che<br />
tu ci fossi. Ti credevo a casa tua, stavo appunto andandoci. C'è qualcosa<br />
che non va?". Dov'era stata nel frattempo, e perché era tornata?<br />
6) Perché, quando è tornata e Carruthers l'ha informata del delitto, lei<br />
ha telefonato in casa di Holmes cercando di Harriet Kirkton... alterando<br />
la voce?<br />
Commento: Se voleva semplicemente informarli del delitto, perché non<br />
chiedere di uno qualunque di loro e dire tutto? A quanto sembra per questo<br />
non c'è spiegazione.<br />
7) Come si spiega il ricettario di cucina?<br />
Commento: Inutile.<br />
«Questo, credo» disse Popkins contraendo la faccia con espressione di<br />
modestia, «copre diversi punti. Naturalmente l'intenzione è di collegare i<br />
fatti in maniera coerente. Ometto le domande facili come: dov'erano tutti<br />
tra le dieci e quarantacinque (circa) quando Penderei è arrivato al museo, e<br />
le undici (circa) quando Butler ha trovato il suo cadavere nella carrozza?<br />
Capirete che questo documento serve solo per scoprire i punti più strani.<br />
Ma faccio osservare che quando avremo trovato le risposte a questi punti<br />
avremo l'assassino.»<br />
«Sei sottile, sei» gli dissi, perché, naturalmente, tutto ciò era chiaro senza<br />
bisogno di tanti trucchi, documenti fantasiosi o liste. «E stai tirando<br />
conclusioni prima ancora di aver incominciato gli interrogatori.»<br />
Allora lui continuò con un sacco di idiozie dicendo che io ero un membro<br />
del dipartimento di polizia e che non serve a niente avere preconcetti.<br />
Ma io lo feci tacere piuttosto seccamente dicendogli che, se aveva qualche<br />
altra cosa da suggerire, si sbrigasse. (Figuriamoci se io, tra tutti, avevo preconcetti!)<br />
Be', la seconda metà della sua Usta continuava così. Io bollivo e<br />
bollivo, sto ancora bollendo.
II<br />
8) Come si spiega il telegramma che il dottor Illingworth ha ricevuto dal<br />
signor Geoffrey Wade alle cinque del pomeriggio di ieri?<br />
Commento: Quel telegramma, spedito da Southampton, invitava Illingworth<br />
ad andare al museo quella sera alle dieci e mezzo e diceva che<br />
Geoffrey Wade sarebbe tornato presto. Evidentemente non è tornato; dov'era<br />
e cosa significa tutto questo?<br />
9) Perché Raymond Penderei è arrivato così in ritardo al museo ieri sera?<br />
Commento: Questo è un punto importante, sebbene non così ovvio come<br />
qualcun altro. Mannering, la persona destinata a subire lo scherzo, era<br />
stato invitato al museo alle undici. Bisogna quindi presumere che Penderei<br />
sia stato pregato di presentarsi molto prima in modo da ambientarsi e<br />
ripassare la parte con gli altri. Questa è puramente logica. Ma lui è arrivato<br />
soltanto alle 10 e 45, solo quindici minuti prima che lo show dovesse<br />
iniziare. Difatti sappiamo che Illingworth, scambiato per Penderei, è stato<br />
rimproverato per il forte ritardo sia da Pruen sia da Jerry Wade.<br />
10) Qualcuno del gruppo aveva mai studiato medicina o aveva una speciale<br />
conoscenza di anatomia o di chirurgia?<br />
Commento: Vedere la testimonianza del dottor Marsden, il chirurgo della<br />
polizia, il quale ha detto che per poter penetrare nel cuore con quella<br />
lama ricurva bisognava avere una buona conoscenza medica, o era stata<br />
una strana coincidenza.<br />
11) Cosa ci faceva Miriam Wade nella cantina quando il dottor Illingworth<br />
è entrato nel museo?<br />
Qui gli troncai la parola in bocca, prima che potesse fare il suo piccolo,<br />
pignolo commento. Su undici punti, tre riguardavano direttamente Miriam<br />
Wade, il che mi faceva imbestialire. Io conosco bene quella ragazza, se volete<br />
sapere l'amara verità: sono il suo padrino. Jeff faceva arrabbiare talmente<br />
tanto tutti che nessuno aveva voluto accettare l'incarico, ma io capisco<br />
la sua strana mentalità e non me ne è mai importato. Quanto alla ragazza,<br />
potrebbe anche diventare una piccola puttanella, infatti direi che ne<br />
ha piuttosto la tendenza, e lo stavo pensando quando Carruthers ne faceva
la descrizione... ma non si lascerebbe mai coinvolgere in una faccenda del<br />
genere.<br />
Popkins disse: «Sono tutti coinvolti. Io non ho detto niente contro la vostra<br />
figlioccia. Ho soltanto domandato: "Cosa ci faceva nella cantina?". E<br />
l'ho accennato semplicemente perché in questo caso c'è un tale, eterno aroma<br />
di carbone che pensavo potesse essere importante.»<br />
«Sì, ma cosa c'entra la cantina? Cos'ha a che fare una stramaledetta cantina<br />
con lei? C'è nessuna prova che lei sia mai stata in una cantina?»<br />
«Credete al racconto di Illingworth, vero, signore?»<br />
«E se fosse? Be'?»<br />
«Benissimo. Lui dichiara... ce l'ho qui nel blocco e potete trovarlo nel<br />
rapporto stenografico... dichiara che mentre andava verso la stanza del<br />
conservatore, l'uscio sulla sinistra della scala si è aperto e ne è uscita la ragazza<br />
col vestito rosso. Quell'uscio porta in cantina. Quod erat demonstrandum.<br />
Non dico niente della ragazza, non dico neppure che il fatto sia<br />
necessariamente importante, dico solo che era là... Ma il punto è questo: è<br />
arrivato il momento di decidere. Quali ordini darete?»<br />
La faccia di quell'uomo mi era odiosa.<br />
«Daremo ufficialmente l'incarico ad Hadley» dissi, «e al giovane Betts<br />
come suo aiutante. Ma per adesso me ne occupo io, finché non ne caverò<br />
qualcosa di sensato. Chiamami Jeff Wade al telefono e non ti lasciar sviare<br />
da nessuna scusa. Scattare.»<br />
Avevo un sacco di cose da fare, ma per il momento avrebbero aspettato.<br />
Perciò mi sedetti, mi estraniai da tutto e meditai. Malgrado quello che avevo<br />
detto a Popkins, potevo vedere come stava la faccenda. Ero sicuro che<br />
Miriam conoscesse quel Penderei, come avrete capito anche voi, parecchie<br />
cose lo facevano sospettare, ma quello che mi rendeva così sicuro era un<br />
piccolo indizio la cui importanza il lungo naso di Popkins non aveva annusato,<br />
anche se lo aveva segnato nella sua lista. Perché, quando aveva saputo<br />
dell'assassinio e dopo aver visto il cadavere di Penderei, Miriam aveva<br />
telefonato ad Harriet Kirkton camuffando la voce? Ora io non conoscevo<br />
quella Kirkton. Difatti non avevo visto neppure Miriam da tre o quattro<br />
anni, quando ancora stava sbocciando come una futura bricconcella ed esprimeva<br />
la sua gioia per tutto arricciando il nasino. L'unica cosa che avevo<br />
sempre pensato di lei era che aveva fegato e sangue freddo e in quel caso<br />
lo aveva dimostrato. La Kirkton, comunque, era la sua migliore amica.<br />
Era stata nel deserto con Miriam durante i diciotto mesi, aveva viaggiato<br />
con lei sulla nave di ritorno, probabilmente sapeva cosa c'era sotto. Pende-
ei era venuto in Inghilterra, da Bagdad, quattro mesi prima. Miriam era<br />
tornata in Inghilterra da Bagdad un mese prima, e dietro ordine di Jeff era<br />
stata immediatamente spedita da una zia nel Norfolk... la zia era andata al<br />
porto per essere certa di acchiappare la sua preda... finché Jeff non fosse<br />
tornato a casa per occuparsene personalmente. Quando si sta lontani dagli<br />
amici e dalla propria città per quasi due anni, non è mai senza una buona<br />
ragione. Per ultimo, il ritaglio di un giornale riguardante Miriam era stato<br />
trovato nella tasca di Penderei, e Carruthers aveva detto che l'unica persona<br />
del gruppo che avesse decisamente dato l'impressione di riconoscere il<br />
nome "Raymond Penderei" era stata Harriet Kirkton, proprio come Miriam<br />
aveva dato l'impressione di riconoscere la faccia quando aveva visto il<br />
morto. Tutti piccoli indizi che non si potevano provare ma che portavano<br />
alla prova più importante.<br />
Io non so molto sulle donne essendo stato sposato una volta sola, comunque<br />
l'unica ragione per cui la gente esprime il proprio parere sulle<br />
donne è semplicemente per fare un epigramma. Ma so due cose. So che<br />
non ho mai conosciuto una donna alla quale piacesse un cappello a bombetta<br />
e non ho mai conosciuto una donna che riuscisse a trattenersi dal dare<br />
l'allarme a meno di non avere una ragione schiacciante e personale per non<br />
farlo. Non appena ha potuto, quella sera, Miriam si attaccò al telefono.<br />
<strong>Una</strong> cosa naturale, certo, ma se lei fosse stata terrorizzata solamente dal<br />
fatto che c'era un cadavere e non quel particolare cadavere, avrebbe telefonato<br />
all'appartamento di Holmes dove sapeva che erano tutti riuniti e avrebbe<br />
sputato fuori la notizia alla prima persona che le rispondeva. Ma<br />
non era stato quello il suo primo pensiero. No, no. Il primo pensiero era<br />
stato di parlare in privato, di dire a quella ragazza qualcosa che gli altri non<br />
sapevano. Qualcosa che doveva essere tenuto nascosto agli altri. Se lei avesse<br />
chiamato e detto: "Sono Miriam" avrebbe dovuto dare subito la notizia,<br />
e ciò avrebbe significato un ritardo che lei non si poteva permettere<br />
per paura che Carruthers la cogliesse mentre telefonava. <strong>Le</strong>i non voleva dire:<br />
"C'è un morto qui e siamo tutti nei guai"; lei voleva dire: "Penderei è<br />
morto, non dire niente di niente quando ti informeranno". E quello, pensava,<br />
era un guaio peggiore. Da qui la voce camuffata che sarebbe tornata<br />
normale quando avesse parlato con Harriet.<br />
Mi seguite, testoni? Nonostante tutto il fiuto di Popkins, un fatto valido<br />
emerge, e scintilla. C'era qualcosa di così importante per lei che doveva<br />
dirlo ad Harriet prima di informare gli altri del delitto. Qualcosa che aveva<br />
appena scoperto: l'identità del cadavere. Significava che lei o la Kirkton, o
tutt'e due, avevano avuto a che fare con Penderei.<br />
Voi non credete che quel suo telefonare in quella maniera sia un fatto<br />
valido? Io sì. Perché l'identità del cadavere aveva cancellato il fatto dell'assassinio<br />
dalla sua mente. Questo, probabilmente, è il comportamento di<br />
una donna colpevole di quella che viene giudicata "leggerezza". Non è certamente<br />
il comportamento di una donna colpevole d'assassinio.<br />
Ma era sempre una faccenda sporca e non mi sentii per niente meglio<br />
quando mi dissero che Jeff Wade era in linea. Mi preparai a un'esplosione<br />
e a una solenne litigata. Quando dissi "Ciao, Jeff" e lui borbottò "Ciao,<br />
Bert", quella sua voce profonda, gracchiante, aggressiva, non mi obbligò a<br />
tenere il ricevitore a mezzo metro di distanza. E notai un'altra cosa ancora.<br />
Quando gli dissi: "Sai perché ti chiamo?" lui non si comportò come suo solito<br />
quando sente una frase pertinente del genere. Lui di solito avrebbe risposto<br />
"Bella giornata, eh?" fingendo di temporeggiare e di non capire finché<br />
non avessi gridato "Ascolta, vecchio cretino, piantala e rispondimi a<br />
tono". A quel punto avrebbe detto "Ah, così va meglio" e sarebbe andato<br />
allegramente al sodo.<br />
Fu con un certo choc che io udii mormorare:<br />
«Già, quasi mi aspettavo la tua telefonata.» Seguì una pausa così lunga<br />
da farmi pensare che fosse caduta la linea. «È una brutta faccenda, Bert.<br />
Hai da fare?»<br />
«Io ho sempre da fare.»<br />
«Be'... mi stavo chiedendo se tu potessi passare di qui verso le due... sono<br />
al museo. La padrona di casa di quel Penderei si è messa in contatto con<br />
me e dice di avere informazioni importanti. È brutta, Bert. Piuttosto brutta.»<br />
E per la prima volta da quando lo conosco, aveva la voce di un vecchio.<br />
14<br />
Il segreto del ricettario di cucina<br />
Arrivai al museo alle due passate. Il pranzo mi era rimasto sullo stomaco,<br />
cosa che non succede spesso, e le scarpe mi stavano strette. Nel frattempo,<br />
l'unica notizia avuta di fresco era che le impronte digitali di Illingworth<br />
corrispondevano a quelle trovate nell'ascensore; l'ascensore non era<br />
stato usato da un bel po' di tempo, e le sue erano le uniche impronte là dentro,<br />
così che quella parte del racconto del vecchio era esatta. Avevo incaricato<br />
ufficialmente Hadley del caso e gli avevo consegnato tutti i rapporti.
Per giunta, giugno o no, la giornata era piovosa e fresca come se fosse ottobre.<br />
La porta del museo era chiusa e davanti ad essa era spuntata una moltitudine<br />
di ombrelli come tanti funghi neri. Ebbi la soddisfazione di urtarne<br />
un paio prima di arrivare al poliziotto di servizio. La porta venne aperta da<br />
Warburton, l'inserviente diurno di Wade, che, contrariamente a Pruen, ha<br />
qualcosa del dignitoso sergente maggiore.<br />
Sebbene vi fossi già stato qualche volta, conoscevo meglio quell'edificio<br />
dalle descrizioni di Carruthers e di Illingworth che non da quanto ricordavo.<br />
Quell'effetto lunare dava uno strano aspetto familiare a ogni cosa, perfino<br />
alle stanghe delle carrozze, e il soffitto di mattonelle bianche e verdi<br />
era riflesso qua e là sulle bacheche di vetro al centro, sebbene non credo<br />
proprio di essermi aggirato là dentro in sogno. Mi fu detto che Jeff era nella<br />
stanza del conservatore, solo.<br />
C'era piuttosto buio nella stanza del conservatore. Jeff non aveva acceso<br />
lumi, e l'unica luce veniva dalla finestra della toilette da dove la pioggia,<br />
essendo la finestra aperta, entrava a fiotti. Ma potevo vedere una grande,<br />
bellissima stanza. Dietro una scrivania di mogano sedeva Jeff Wade, inclinato<br />
all'indietro, su una poltrona girevole, le pesanti scarpe di cuoio appoggiate<br />
al bordo. Stava voltato verso la finestra, e sulla sigaretta che<br />
spuntava da sotto i suoi baffi bianchi c'era almeno un tre centimetri di cenere.<br />
La luce grigia metteva in evidenza le sue tempie incavate e una strana<br />
espressione nei suoi occhi. Non si girò, fece solo scricchiolare leggermente<br />
le scarpe e m'indicò una sedia con un gesto del capo.<br />
Mi sedetti, e insieme ascoltammo lo scrosciare della pioggia per un paio<br />
di minuti.<br />
«Abbiamo fatto una lunga strada, Bert» disse. E io rammento di aver annuito<br />
come avevo fatto tanti anni prima nel Somerset. «Me ne stavo qui<br />
seduto a pensare» borbottò Jeff in tono quasi polemico. «Un quarto di birra<br />
costava cinque centesimi, e potevi averla calda con la noce moscata. Ma<br />
ora tu sei un vice alto-commissario di polizia, con un titolo e tutto quanto...<br />
e non sei affatto poliziotto, Bert.»<br />
«E tu non sei un uomo d'affari, se è per quello» ribattei, «comunque sei<br />
milionario lo stesso.»<br />
«Già» fece Jeff, meditando su quella frase.<br />
Si girò un poco, e la cenere cadde giù dalla sigaretta; cominciò a strofinarsi<br />
le tempie con le mani, sbattendo le palpebre come se non ci vedesse<br />
molto bene. Avete notato lo sguardo confuso che hanno le persone abituate
agli occhiali quando se li levano? Lui aveva quello sguardo.<br />
«Immagino che saprai, o forse no» continuai, «quello che è successo qui<br />
ieri notte. Un tizio di nome William Augustus Illingworth è piombato nel<br />
mio ufficio e mi ha raccontato ogni cosa.»<br />
«Ho saputo tutto anch'io» borbottò Jeff, imprecando tra i denti. «Mi<br />
hanno informato Miriam e Jerry stamattina. Dicono che avranno un sacco<br />
di guai, e io ho rincarato la dose dicendo loro che sarà proprio così.»<br />
«In effetti, Jeff, passeranno dei guai un po' tutti. L'inchiesta avrà luogo<br />
dopodomani, e il magistrato inquirente sarà piuttosto duro quando sentirà<br />
di quella pazzesca mascherata...»<br />
Jeff si raddrizzò. Qualunque accenno ad autorità, specialmente ad autorità<br />
della polizia, lo eccita come si eccita un cane nervoso quando gli si tira<br />
un secchio d'acqua addosso. Rizzò di nuovo il pelo. Notai con grandissimo<br />
piacere che probabilmente avrebbe preso le parti di quei ragazzi e non li<br />
avrebbe redarguiti con troppa durezza se non altro per far dispetto alla polizia.<br />
«Ah, sì, eh? Ah, sì, eh?» esclamò. «Il magistrato sarà duro, eh? Chi è<br />
questo magistrato inquirente? Come si chiama?»<br />
«Lascia perdere questo per un minuto. Ti vuoi cacciare in testa che una<br />
delle persone presenti ieri sera al museo ha ucciso Raymond Penderei?»<br />
«Uhm, sì» rispose Jeff, lentamente. «Lo so. Non credo che si possa far<br />
niente per mettere a tacere la cosa, vero? Nelle circostanze...»<br />
«Quali circostanze?»<br />
Di nuovo si strofinò la guancia, ma non rispose.<br />
«Ascolta, Jeff: Miriam ha qualcosa a che fare con questa storia?»<br />
«Sì.»<br />
«Be'? Conosceva Penderei?»<br />
«Sì... tra pochi minuti verrà qui qualcuno che vuol vedermi. È la padrona<br />
di casa di Penderei, o almeno, da quanto ho potuto capire, la donna che si<br />
curava di lui. Ho avuto il suo nome e l'indirizzo. Ann Reilly, Crown and<br />
Dragon, Land Street, Borough. Inoltre ho detto a tutti: Miriam, Jerry, Holmes...<br />
accidenti a lui... Baxter, la Kirkton, il suo amico Butler e Pruen...<br />
maledizione, Bert» disse Jeff col primo ruggito di sorpresa che gli avessi<br />
mai sentito, «maledizione, non credevo che il vecchio Pruen fosse così!...<br />
ho detto a tutti di venire qui perché tu gli vuoi parlare. Cerca di andarci piano...<br />
Sai, porco Giuda, avrei dato mezza sterlina per vedere Illingworth<br />
con quel barbone, l'avrei proprio data!»<br />
«Ora va un po' meglio» gli dissi. «E adesso questa faccenda Illingworth
e la tua parte in essa...»<br />
«La mia parte?»<br />
«Stammi a sentire, vecchio idiota, non ti rendi conto di essere stato tu a<br />
far sì che Illingworth restasse coinvolto in questa storia e per giunta a far sì<br />
che la cosa venisse risaputa? Se si deve incolpare qualcuno, questo qualcuno<br />
sei proprio tu. Ieri pomeriggio gli hai spedito un telegramma da<br />
Sounthampton, no?»<br />
«Uh, perdio!» esclamò Jeff improvvisamente con le gambe e le braccia<br />
vibranti come quelle del fantoccio di una scatola a sorpresa. «Credo proprio<br />
di sì.»<br />
«Sai benissimo di averlo fatto. D'accordo. Hai spedito quel telegramma<br />
dopo che Holmes aveva già telefonato all'albergo di Illingworth per avvertirlo<br />
che la riunione era stata rimandata e tu invece gli hai detto di venire<br />
qui alle dieci e mezzo. E va bene. Dov'eri? Cosa ti è successo? Non sei poi<br />
tornato in città?»<br />
Jeff rifletté.<br />
«Uhm. Oh, sì, sono tornato in città» rispose tranquillamente. «Stavo<br />
comprando un ristorante.»<br />
Se lo conosceste, ragazzi, sapreste che quel non sequitur è naturalissimo<br />
per lui, ma dover vivere a lungo con un tipo come lui spingerebbe gli uomini<br />
più forti a prendere una solenne sbronza. Sotto certi aspetti, per quanto<br />
diversi, lui e Illingworth erano dello stesso tipo. Se quel museo fosse<br />
stato di proprietà di tutti e due, la metà degli oggetti sarebbe stata rotta e<br />
l'altra metà non sarebbe esistita. Era sempre stata quella la preoccupazione<br />
dei suoi figlioli: non sapevano mai da che parte girava il vento, e se lui avrebbe<br />
tirato fuori le unghie o sarebbe stato tutto latte e miele.<br />
Dissi: «Stavi comprando un ristorante. Magnifico. E cosa te ne saresti<br />
fatto di un ristorante, secondo te? Ti sei precipitato a comprare un ristorante<br />
per un impulso improvviso o volevi semplicemente fare uno scherzo a<br />
Illingworth?».<br />
Lui mi guardò, serio. «Bert» disse, «in ogni pazzia che io abbia mai fatto,<br />
c'è sempre stato un motivo, altrimenti non saremmo seduti qui, ora. E<br />
l'idea di comprare quel ristorante, ora comincio a capirlo, era davvero abbastanza<br />
pazzesca, sebbene in quel momento non la pensassi così... A volte<br />
mi vengono idee strane. E quello è stato un impulso. Capisci, stavo tornando<br />
in treno da Southampton. All'ultimo momento avevo deciso di non<br />
prendere l'autobus. Mi fa male al sedere. E sul treno ho incontrato un amico,<br />
un tizio di nome Shattu, da Zagros, vicino a Shíràz, e un suo amico
greco di nome Aguinopopolos...»<br />
«Gestori di ristoranti?»<br />
«Sì. Avevano aperto un locale a Soho dove servivano cibi asiatici. Ma<br />
stavano quasi per fallire perché, dicevano, nessuno capisce l'arte culinaria.<br />
Ora io vado matto per quel tipo di cibo, l'ho mangiato per anni. Così ho<br />
detto: "Be', finanzierò io il vostro locale...". No, maledizione, ascolta! Ho<br />
detto: "Comprerò il locale o ci metterò abbastanza quattrini perché voi<br />
possiate restare a galla". Credevo che impazzissero. Shattu ha detto: "Bisogna<br />
festeggiare l'avvenimento. Venite stasera al ristorante e io con le mie<br />
mani vi preparerò un banchetto tale...". Uh! E avevo fame, Bert...»<br />
«Mi stai dicendo che ti sei scordato di Illingworth?»<br />
«Proprio così!» rispose Jeff, aspirando rumorosamente.<br />
«Perciò ti puoi consolare» dissi, «pensando che, in parte, tutto quello che<br />
è successo è colpa tua.»<br />
Lui si alzò e prese a camminare per la stanza. Aveva l'aria strana e il viso<br />
tirato, e la pioggia, fuori, continuava a scrosciare.<br />
«Mi sarei potuto divertire un sacco con quel ristorante» disse, bruscamente.<br />
«Ti saresti potuto? Cosa vuoi dire?»<br />
«Oh, nulla. Quando sarà finita questa storia tornerò in Oriente, e se Miriam...»<br />
Giunse le mani, fece schioccare le nocche e mi guardò. «Mi volevi<br />
domandare qualcosa, Bert? Qualcosa d'importante?»<br />
«Forse. Per esempio, cosa sai di questo Mannering che, a quanto pare, è<br />
fidanzato con Miriam?»<br />
Lui si girò di scatto. «Perché diavolo continui a insistere su Miriam? Io<br />
non so niente di Mannering, voglio dire non lo conosco. Sembra un bravo<br />
ragazzo, nonostante le sue balle. Ti ho chiesto se avevi qualcosa d'importante.»<br />
Sotto la scrivania tirai fuori la lista infernale di Popkins e vi detti una rapida<br />
occhiata. «C'è una cosa» dissi. «Tra le persone che erano qui ieri notte<br />
c'è qualcuno che studia o ha studiato medicina?»<br />
La mia domanda lo sbalestrò un poco. Jeff detesta tutto quello che non<br />
capisce, e la domanda gli fece effetto. Restò lì, tutte le rughe in movimento,<br />
contraendo i baffi come una specie di pagliaccio da baraccone.<br />
«Eh?» fece. «Di' un po', cos'è questa storia? Studente di medicina? No,<br />
che io sappia. Miriam non ha mai studiato niente, si è limitata a farsi buttar<br />
fuori da diverse scuole di lusso. Jerry ha cominciato a studiare per diventare<br />
ingegnere perché gliel'ho detto io. Holmes non fa altro che leggere un
libro dopo l'altro, lui è solo libri e cortesia: è stato maestro di scuola, mai<br />
studiato medicina. Baxter era un fannullone con troppi quattrini finché<br />
Abbsley non l'ha messo a stecchetto... oh, oh! Dick Butler scrive un sacco<br />
di fesserie su avventure pazzesche di cui non sa nulla. Aspetta!» s'interruppe.<br />
«Credo che abbiamo un amico, un certo Gilbert Randall, che studia<br />
medicina da qualche parte, ma non so altro di lui.»<br />
«Cosa sai della ragazza Kirkton?»<br />
Lui gonfiò le guance.<br />
«Poco. È figlia del vecchio maggiore Kirkton, di non si sa dove. Non è<br />
una cattiva ragazza» borbottò, ridacchiando maliziosamente. «Ha il diavolo<br />
in corpo e, porco Giuda, come le piace bere! È l'unica che abbia avuto il<br />
coraggio di dirmi impertinenze sul muso, ed è per questo che mi piace. Ora<br />
sta a casa nostra.» Meditò. «È pazzamente innamorata di Butler, e lui non<br />
se la squaglia, ma è piuttosto tiepido.»<br />
Bussarono alla porta e Jeff si girò quasi urlando.<br />
«C'è una certa signora Reilly, signore» disse la voce di Warburton, l'inserviente<br />
diurno. «Dice di avere un appuntamento.»<br />
«Falla passare» disse Jeff con un tono strano. Mi guardò. «Reggiti forte,<br />
Bert, e dammi una mano se avrò bisogno d'aiuto. Non credo che succederà.<br />
Ma ti avverto, non userò guanti bianchi.»<br />
Accese il lampadario centrale, il che mi fece sbattere le palpebre, poi si<br />
sedette dietro la scrivania, sporgendosi in avanti con le mani unite sopra il<br />
ripiano. Se non fosse stato così abbronzato in viso sarebbe sembrato un<br />
vecchio fantasma, e ogni volta che sbatteva gli occhietti neri, i suoi baffi<br />
guizzavano quasi fossero collegati a essi con un filo. Alla fine la signora<br />
Ann Reilly fece il suo ingresso solenne. Non avevo mai visto una stola di<br />
pelliccia così voluminosa intorno al collo di una donna. Era nera con un'infinità<br />
di code e pareva salire e circondarle la testa come uno di quei famosi<br />
colletti elisabettiani. Era una bella donna, ma piuttosto tarchiata, sulla trentina<br />
avanzata o all'inizio dei quaranta; aveva la pelle che pareva dura come<br />
quella di un pugile e quando camminava oscillava... se mi capite. Portava<br />
un tailleur marrone-giallastro e lucide calze color carne e scarpe con tacchi<br />
così alti che sarebbero bastati per ballare sulle punte. Sulla sua mano sinistra<br />
c'erano tre brillanti che davano l'impressione di essere stati strofinati<br />
energicamente, forse erano quei brillanti che la facevano rifulgere. Quello<br />
che più si notava era la faccia che spuntava da quel collare: larga, bruna,<br />
dipinta come il manifesto d'un circo, e che sparava sorridenti raggi magnetici<br />
per la stanza.
Erano proprio quelli che si notavano: i raggi magnetici che si mescolavano<br />
con i bagliori dorati che sprizzavano dalla sua bocca. Se non fosse<br />
stato per quei bagliori d'oro nei denti l'avrei considerata una figura di donna<br />
diabolicamente bella perché a me piacciono i tipi giunonici. E poi c'era<br />
la sua voce che era così affettata da far venir male.<br />
«Signor Wade?» disse. «Sono venuta per il povero caro Raymond.»<br />
Dopo aver spazzato la stanza con i suoi raggi magnetici quasi avesse voluto<br />
disinfestarla e dopo aver fatto l'impressione appropriata su Jeff, assunse<br />
un'espressione triste. Arrivò perfino a tirar fuori un fazzoletto dalla borsa<br />
e si tolse un granello di rimmel dall'angolo dell'occhio sinistro. Ma notai<br />
che mi stava guardando fissamente con aria pensosa.<br />
«Sedetevi» disse Jeff col suo tono più vago. «Giornataccia, eh? Chi è il<br />
povero caro Raymond?»<br />
«Ma certamente capite... oh, a proposito, signor Wade» s'interruppe lanciando<br />
raggi magnetici e sorridenti su di me. «Il signore è il vostro avvocato,<br />
immagino.»<br />
«Be', si dà il caso che lo sia» rispose Jeff. «Ma come avete fatto a indovinare?<br />
Cosa vi ha fatto pensare che ci fosse un avvocato, qui?»<br />
<strong>Le</strong>i rise... musicalmente. Si sedette su una sedia con un movimento simile<br />
a un paracadute che atterra. «Ora stiamo tutti belli comodi» disse la signora<br />
Reilly. «Credo che ci intenderemo, no? Ah, ah, ah. Ma che meravigliosa,<br />
affascinante stanza!»<br />
Jeff disse: «Che vada a farsi fottere la stanza affascinante. Chi siete e cosa<br />
volete?».<br />
<strong>Le</strong>i non si scombussolò per niente, sebbene i raggi si facessero più duri.<br />
«Che strano!» esclamò. «Pensavo... sono la signora Reilly, naturalmente. Il<br />
mio defunto marito era il proprietario del Crown and Dragon Inn, e io ho<br />
ereditato da lui la proprietà.»<br />
«Un pub, eh? Buon affare. Avete l'aria prosperosa.»<br />
«L'aspetto spesso inganna, signor Wade. Anche il vostro, forse, per una<br />
cosa o l'altra. Stavo dicendo: abito sopra il pub. E credo di essere l'unica<br />
persona a Londra che conosceva Raymond Penderei, il povero ragazzo che<br />
è stato ucciso ieri sera in questo magnifico, affascinante museo. Abitava in<br />
casa mia, come ospite pagante, da tre mesi o giù di lì...»<br />
«Uhm. Pagava?»<br />
«Ha passato momenti terribili, povero figliolo» continuò lei a voce più<br />
alta. «E mi raccontava tutti i suoi guai... così distinto, era, Raymond! Un<br />
così bel contegno aveva! E così bello, anche!» La donna fece una smorfia.
Giuro che la fece. «Soltanto ieri sera, proprio prima che venisse qui, l'ho<br />
aiutato a mettersi il costume e a truccarsi per quello che doveva fare qui.<br />
Sapete, credo che la polizia abbia qualcosa che mi appartiene. Raymond<br />
mi aveva chiesto in prestito un ricettario di cucina.»<br />
Era chiaro che non si aspettava di cogliere nel segno o di suscitare alcuna<br />
sensazione con quella frase, ma fu così.<br />
«Aveva preso in prestito...» dissi, e mi alzai. «Un ricettario di cucina.<br />
Perché?»<br />
«Ma non lo sapete?» domandò la signora Reilly, con la sua risatina allegra,<br />
dondolando il capo e alzando e abbassando le mani in grembo. «Che<br />
strano! Credevo che lo sapeste... vedete, Raymond doveva sostenere il ruolo<br />
di un signore molto erudito, un professore, credo. Quando Raymond ieri<br />
pomeriggio è uscito per incontrare l'altro signore che doveva dargli tutte le<br />
istruzioni per la parte... un certo signor Butler, credo... il signor Butler gli<br />
ha detto che il professore non lo si vedeva mai in giro senza un certo libro<br />
in tasca o in mano. Ho dimenticato di che razza di libro si trattasse (qualcosa<br />
a che fare con Calcutta, credo). Raymond mi ha detto: "Andiamo, acushla,<br />
io sono un realista. Non abbiamo il denaro per comprare un vero<br />
libro come quello, ma tanto non dovrò mica aprirlo, no?... perciò non avete<br />
niente nella vostra libreria che, dall'esterno, somigli a un libro del genere?".<br />
Così abbiamo guardato nella mia piccola libreria, e l'unica cosa che<br />
abbiamo trovato è stato quel ricettario di cucina che la mia cara suocera mi<br />
aveva fatto elegantemente rilegare quando mi sposai...»<br />
Touché.<br />
Non ero tanto seccato per non averlo capito prima, mentre avrei dovuto,<br />
quanto per il fatto che la spiegazione era così semplice. Carruthers aveva<br />
descritto la logora pelle di quel libro, libro che era stato scelto per la sua rilegatura.<br />
Sulle prime, quando lo aveva visto a faccia in giù sul pavimento<br />
del museo, aveva pensato che si trattasse di qualcosa di misterioso finché<br />
non ne aveva guardato il contenuto. Era esattamente quello che volevano<br />
far credere. Un libro fesso che aveva fatto fessi noi. Non significava niente.<br />
A quel punto si poteva cancellare un altro interrogativo dalla lista di<br />
Popkins. Sbirciai Jeff che stava muovendo su e giù le dita delle sue mani<br />
strette a pugno.<br />
«Uhm» mormorò lui, vago. «A volte bisogna guardare l'esteriorità delle<br />
cose. È un fatto che spesso dimentichiamo. A volte bisogna smettere di<br />
frugare nella pattumiera, per ridare una nuova lunga occhiata alla facciata<br />
della casa. Ma cosa me ne frega? Perché siete venuta qui a farmi perder
tempo, signora... Vattelapesca? Perché non andate alla polizia? A me non<br />
interessano i ricettari di cucina. Perché venire qui?»<br />
Gli occhi della signora Reilly avevano assunto uno scintillio duro, spiacevole.<br />
«Mio caro signor Wade! Certo che no! Ma un momento fa vi ho detto<br />
che Raymond era un ospite pagante e voi giustamente mi avete chiesto:<br />
"Pagava?". È proprio questo il punto, capite. Non pagava. Mi deve... è orribile<br />
essere così mercenari, vero? Ma bisogna pur vivere! Mi deve quasi<br />
tre mesi di vitto e alloggio.»<br />
«Ma cosa mi dite? Volete che io paghi il suo vitto e alloggio?»<br />
La fronte della donna si rannuvolò. <strong>Le</strong>i alzò la punta di una scarpa e la<br />
osservò.<br />
«Be'... pensavo che forse avreste voluto reclamare i suoi effetti personali,<br />
considerando la vostra stretta parentela...»<br />
«Stretta parentela?»<br />
«Sì. Lui... lui aveva sposato vostra figlia, no?»<br />
Jeff, che era stato assorto a guardare al di là della finestra, voltò il viso<br />
verso di lei con un sorriso talmente ampio e ambiguo che io ebbi quasi la<br />
certezza che almeno quello non era vero. Jeff sghignazzò dolcemente. <strong>Le</strong>i<br />
lo fissò spalancando con aria innocente quei suoi occhi truccatissimi. Ma il<br />
suo respiro era diventato affannoso.<br />
«Be'» disse Jeff, «signora... uhm... non so dove avete pescato una simile<br />
grossa panzana. Ma posso dichiararvi chiaro e tondo che mia figlia non è<br />
sposata. E in ogni caso non avrebbe mai sposato nessuno del tipo di Penderei,<br />
chiunque egli fosse.»<br />
La signora Reilly si alzò. Respirava ancora più affannosamente e i suoi<br />
occhi erano lucidi.<br />
«Ma è spaventoso! Oh, terribilmente spaventoso! Non lo avrei mai creduto,<br />
altrimenti avrei taciuto... vedete, ha avuto un figlio da lui.»<br />
15<br />
Il segreto dell'Iraq<br />
Jeff si era lasciato cogliere con la guardia scoperta. <strong>Le</strong>i aveva indugiato,<br />
aveva fatto una finta e poi gli aveva sganciato uno dei colpi più duri che<br />
avevo mai visto incassare da un uomo. Lui non mosse un muscolo, tranne<br />
che in faccia, e pensai che la sua faccia fosse lì lì per scoppiare. Non era<br />
abituato a dominarsi, ciononostante restò lì, sbattendo le palpebre grinzose,
espirando lentamente.<br />
«Vi avevo sottovalutato» disse. «Benissimo. L'avete voluto. Lo avrete.»<br />
La signora Reilly si sporse in avanti.<br />
«Bando alle ciance, nonno» disse, la voce piatta. «È vero, e voi lo sapete<br />
bene quanto me. Ed è un marmocchio di pelle piuttosto scura, sapete.»<br />
La donna era una durissima lottatrice, ma subito dopo quella tattica rude,<br />
riprese un atteggiamento più pacato, tornò di nuovo tutta sorrisi dorati e affascinanti<br />
raggi magnetici.<br />
«Ma forse sarà meglio che vi dica tutto. La creatura, un bambino, è nata<br />
circa sei mesi fa... il nove gennaio, per essere esatti... in una clinica molto<br />
privata al Cairo. Voi lo sapevate, vi avevate mandato vostra figlia perché<br />
la sua salute non era buona e non osavate farla abortire. È stato molto bello<br />
da parte vostra.<br />
«Il povero Raymond voleva il matrimonio; è stato orribile spezzargli il<br />
cuore in quel modo, no? Quando avete saputo che la faccenda (alludo al<br />
futuro erede) era piuttosto avanzata, dall'Iraq avete mandato vostra figlia in<br />
Egitto e avete dato ai giornali la falsa notizia che era tornata a casa. Raymond<br />
era frenetico. Cercò di avere informazioni dalla signorina Kirkton...<br />
della cui compagnia aveva anche goduto sebbene senza simili concreti risultati...<br />
ma lei era partita con vostra figlia. Naturalmente Raymond avrebbe<br />
voluto seguirla in Inghilterra, ma non aveva denaro. Gli ci è voluto molto<br />
tempo prima di racimolarne un po', e non so davvero come abbia fatto il<br />
povero figliolo perché io non ci riesco mai» sorrise, ansimante, «e quattro<br />
mesi fa è arrivato qui. Per trovare che cosa? Che voi lo avevate fregato ben<br />
bene e lei non era affatto qui. Oh, santo cielo!»<br />
Jeff stava seduto eretto e la guardava fissamente con un sorrisetto che<br />
sembrò sconvolgerla. La sua voce si alzò di un paio di note.<br />
«Ora siete interessato, signor Wade?»<br />
«Potrebbe anche darsi. Continuate.»<br />
«E Raymond seppe la verità da un amico, ma non poteva scrivere perché<br />
non conosceva l'indirizzo. Ma naturalmente avrebbe insistito per vedere<br />
suo figlio e riconoscerlo legalmente!... Poi seppe che sua moglie di fronte<br />
a Dio» esclamò la signora Reilly alzando piamente la mano e sganciandogli<br />
un'occhiata di scherno, «stava veramente tornando a casa. Oh, mio Dio,<br />
non sapevate che Raymond Penderei era in Inghilterra?»<br />
«No» disse Jeff con aria indifferente. «Chi è questo Penderei? Voi state<br />
raccontando balle.»<br />
«Allora non lo sapevate, ma non volevate correre rischi.»
«No?»<br />
«No. Mandandola prima da una parente per più di due settimane... così<br />
che Raymond, il povero marito disperato, non sapeva nemmeno quell'indirizzo...<br />
poi, quando siete tornato, non molto tempo fa, l'avete tenuta segregata...<br />
segregata, mio Dio... Avete un maggiordomo molto fedele, vero?<br />
Che avrebbe respinto lettere o telefonate. Ma in effetti non era stato necessario.<br />
Perché non appena lei tornò in città dalla casa dei parenti, non fu<br />
forse Raymond che dovette lasciare la città per un impegno? E Raymond<br />
era un ragazzo saggio, dell'avviso di non lasciarsi sfuggire dei centesimi<br />
quando sapeva che le sterline erano sicure, se sapeva aspettarle. Così è tornato<br />
soltanto l'altro ieri. Dunque cosa pensavate voi e Miriam? Credevate<br />
che lui non fosse a Londra, vero? Perché naturalmente, se ci fosse stato, si<br />
sarebbe fatto vivo per usare il suo fascino o che altro per...»<br />
«Altro per...?» la spronò Jeff pazientemente. Stava aspettando.<br />
«Confessate confessate confessate!» gridò la signora Reilly, come se<br />
stesse facendo un gioco molto arguto di botta e risposta. Non era piacevole<br />
a vedersi. «L'avete lasciata circolare di nuovo liberamente perché ormai<br />
era al sicuro. E lei era così ansiosa di dimenticare lo sgradevole episodio<br />
del Cairo. Il bambino con una tata. Tutto passato. Molto molto spiacevole,<br />
ma tutto passato, ormai... Ma non potete vegliare sulle sue sottane, nonno»<br />
scattò la signora Reilly balzando in avanti con improvviso veleno. «Povera<br />
me, no! Appena s'imbarca su quella grande, bellissima nave e lascia l'Oriente<br />
e incontra un altro uomo, lei dimentica tutto quanto. Completamente.»<br />
Jeff si alzò lentamente dietro la scrivania.<br />
«Cosa voleva Penderei? Denaro?»<br />
«Temo proprio di sì» sghignazzò la signora Reilly, assumendo un'aria<br />
scioccata. «A volte era una persona terribile. Non è stata una fortuna sbalorditiva,<br />
quasi una provvidenza, si potrebbe dire, che per quello scherzetto<br />
di ieri sera sia stato scelto l'unico uomo in tutta Londra che voleva incontrarsi<br />
con la donna che aveva sposato davanti a Dio?»<br />
«E voi cosa volete? Denaro?»<br />
Me l'aspettavo. Avevo una voglia matta di lasciarmi andare e di trattare<br />
quella donna come meritava, ma non sarebbe servito a niente agire troppo<br />
presto. <strong>Le</strong>i ci guardò con gli occhi spalancati. La sua espressione si fece<br />
ancora più scioccata.<br />
«Denaro? Santissimo Iddio, no! Sarebbe ricatto, non è vero? Oh, no no<br />
no, mi fraintendete! Davvero, non voglio un centesimo! Non minaccio di
accontare niente, di dire niente...»<br />
«Bene» disse Jeff. «Quella è la porta. Uscite.»<br />
«Con piacere, nonno» sghignazzò lei, sganciandogli un sorriso, ma ansimando<br />
di nuovo. «Vedete, tutto quello che dico potrebbe essere detto di<br />
fronte a un branco di giudici, come vi potrebbe dire il vostro avvocato. In<br />
realtà io volevo soltanto assicurarmi che voi foste la persona giusta (o Miriam)<br />
per consegnarvi il suo bagaglio, ora che è morto. Ma naturalmente se<br />
la ragazza non è sposata con lui e non può dimostrare di avere alcun diritto...»<br />
Stava facendo un grande armeggio con capelli e vestiario per prepararsi<br />
ad andarsene mentre continuava: «Vedete, il povero ragazzo non mi<br />
ha mai pagato un centesimo per il vitto e l'alloggio. Potrebbero dirvelo almeno<br />
una dozzina di persone, e poi, dove sono le sue ricevute? Così, di<br />
conseguenza, il suo bagaglio... con tutto quello che c'è dentro... diventa di<br />
mia proprietà finché il conto non verrà saldato. Non potete toccarlo. Io<br />
credo... non ne sono sicura... ma credo che nella sua valigia vi siano delle<br />
lettere scritte da vostra figlia quando ha saputo di essere in stato interessante.<br />
Non lo so e non mi interessano. Ma so che sarò costretta a tenere il<br />
suo bagaglio finché qualcuno non mi paga il suo conto».<br />
Jeff la guardava con aria distaccata.<br />
«Dovrete fare molta strada» disse, «prima di finire in galera... Quant'è il<br />
suo conto?»<br />
«Be', vediamo» disse la signora Reilly sporgendo le labbra rossissime e<br />
piegando la testa da un lato, «sarà piuttosto grosso, temo. Piuttosto grosso.<br />
Tre mesi, capite, e Raymond era veramente un forte mangiatore. Ma non<br />
ho ancora fatto il conto, so soltanto che la cifra sarà piuttosto alta. Se volete<br />
passare da me uno di questi giorni, ve lo preparerò. Nel frattempo, né la<br />
polizia né alcun altro potrà portare fuori della mia casa un solo oggetto di<br />
sua proprietà; è la legge, capite, e perfino la polizia deve rispettarla qualche<br />
volta. Buon giorno, signori. Lietissima di aver fatto la vostra conoscenza.»<br />
«Signora Reilly» disse Jeff, «avete mai sentito parlare del duca di Wellington?<br />
Sapete cosa disse in un caso come questo?»<br />
«No, e non so neppure cosa disse Gladstone nel milleottocentosettantasei»<br />
rispose la signora Reilly freddamente. «Ma ho sentito di Waterloo, e<br />
questo è il caso vostro.»<br />
«Disse: pubblicate e andate all'inferno» replicò Jeff senza batter ciglio.<br />
«Ed è quello che dico io a voi ora. E sia che vogliate mettervi in posizione<br />
di essere accusata di ricatto o meno, io vi citerò ugualmente. Il signore qui
presente è il vice alto-commissario di polizia. Tocca a te, ora, Bert.»<br />
Io la strapazzai bene e le misi addosso una paura del diavolo. La sbatacchiai<br />
in mille modi (metaforicamente s'intende). Di lì a poco lei diventò isterica,<br />
ma quanto al ricatto aveva perfettamente ragione, lei non aveva fatto<br />
alcuna minaccia e lo sapeva. Ma io non volevo sbilanciarmi troppo perché<br />
c'era sempre una via d'uscita per noi se lei pensava di tenersi entro la<br />
legge.<br />
In caso di delitto, la nostra gente poteva prendere "in prestito" il bagaglio<br />
(non portarlo via) per esaminarlo. Se lei aveva nascosto le lettere da<br />
qualche parte, sarebbe bastato un mandato di perquisizione per scovarle ed<br />
esaminarle come facenti parte degli effetti personali del morto. Sarebbe<br />
stato un esame lunghissimo. Inoltre, sebbene io non sia avvocato, quel discorso<br />
sui suoi diritti legali riguardo al bagaglio mi suonava fasullo. Secondo<br />
quanto lei aveva strombazzato in giro, Penderei era stato un "ospite<br />
pagante" non un affittuario. Perciò non doveva esistere nessuna registrazione,<br />
nessun accordo scritto, nessuna ricevuta: la persona era un ospite.<br />
Perciò, dopo la sua morte, la padrona di casa non poteva trattenere il bagaglio<br />
dell'ospite... qualora un parente lo avesse reclamato. Qualcuno aveva<br />
detto che nell'Iraq Penderei aveva una madre persiana. Mentre noi avessimo<br />
trattenuto il bagaglio per esaminarlo, Jeff si sarebbe messo in contatto<br />
con un avvocato di là, il quale, a sua volta, si sarebbe messo in contatto<br />
con la madre e avrebbe ottenuto l'autorizzazione di salvaguardare i beni<br />
del suo povero figliolo nominando Jeff suo rappresentante. Jeff sarebbe<br />
venuto da noi a presentare le sue credenziali. "Bene" avremmo detto noi<br />
"eccovi ogni cosa." "Ma lui mi deve del denaro!" avrebbe strillato la signora<br />
Reilly. "Benissimo" avrebbe detto Jeff "qua ci sono cinquanta sterline.<br />
Se secondo voi vi doveva di più, andate in tribunale e citatemi per il valore<br />
di un paio di sterline."<br />
Così finii col dire parole confortanti alla signora Reilly che se ne andò<br />
speranzosa e lacrimosa. Dopo di che chiusi la porta e spiegai la cosa a Jeff<br />
che se ne stava lì bianco come un panno lavato e con le mani tremanti.<br />
«Ringraziamo Dio per questo» disse Jeff. Dovette sedersi. «A volte sei<br />
utile. Sì, ha una madre nell'Iraq. Ne ho sentito parlare. Stavo per perdere la<br />
pazienza, Bert, e ho bluffato. Credi che funzionerà?»<br />
«Faremo in modo che funzioni. Ora tieniti forte e ascolta! Quelle lettere<br />
in se stesse non significano una cicca...»<br />
«Ah, non ci credi?» ghignò Jeff. «Io invece ci credo.»<br />
«Adesso non cominciare con questi discorsi. Voglio dire che non hanno
importanza, visto che tanto la storia salterà fuori. A meno che non avvenga<br />
un miracolo, prima o poi salterà fuori e sarà su tutti i giornali. Guardiamo<br />
in faccia i fatti. Se lo si considera un movente per uccidere Penderei, è<br />
splendido. Cioè...»<br />
Temetti che Jeff cominciasse a spaccare qualcosa, tanto per scaricarsi i<br />
nervi. Era in uno di quegli stati d'animo in cui un uomo cerca con grande<br />
determinazione di fare una sedia in mille minutissimi pezzi.<br />
«Cioè» aggiunsi, «se è vero. Lo è?»<br />
«Sì, certo che è vero. Non sapevo se uccidere quella baldracca... o che<br />
altro fare. Io... io non lo so ancora. Vedi, io non sono di vedute larghe come<br />
la gente del giorno d'oggi, comunque non mi sarebbe importato troppo<br />
se si fosse trattato di qualcun altro invece di quel Penderei. Tu non lo conoscevi,<br />
Bert. Era il tipo d'uomo che chiama una donna "mia cara signora"<br />
e le bacia la mano con un sacco di salamelecchi, ma con gli occhi fissi sui<br />
suoi anelli di brillanti. Uhm. Io provo tutta la simpatia del mondo per due<br />
persone che non riescono a stare lontane l'una dall'altra, ma questa specie<br />
di cosa... specialmente quando c'è di mezzo la propria figlia... la Reilly aveva<br />
ragione su un fatto. Io non sapevo che quell'uomo fosse a Londra e<br />
non lo sapeva neppure Miriam.»<br />
«Ora rifletti un poco. Questa è la questione più importante. Quante persone<br />
sapevano della faccenda... del bambino, voglio dire?»<br />
«È quello che non so! Maledizione, non riesci a ficcartelo in testa? La<br />
Kirkton lo sa, naturalmente. E per quello che ne so io, nessun altro. Ma,<br />
come dicevo, non si può mai dire. Ho speso migliaia di sterline per far tutto<br />
alla chetichella, ma queste cose saltano fuori. Non capisco mai cosa<br />
pensano i giovani...»<br />
«Jerry lo sa?»<br />
«Uhm. Può darsi. Ma lui non è mai stato molto attaccato a Miriam e non<br />
era là, in quei paesi, perciò non l'ha certo saputo né da me né da lei. Ne<br />
dubito, però potrebbe averlo sentito. Comunque hanno certamente capito,<br />
tutti quanti, che c'era qualcosa che non andava. Dubito anche che conoscessero<br />
il nome di Penderei!»<br />
«Baxter o Mannering?»<br />
Jeff sogghignò con amarezza. «Scommetterei che Mannering non lo sa,<br />
non credi? Baxter: uhm. No, sebbene lui fosse al Cairo. Gli agenti segreti<br />
che si nascondono nelle cantine non sono niente in confronto alle precauzioni<br />
che presi. Mio Dio, Bert, che pasticcio! Su migliaia di attori a Londra<br />
dovevano proprio scegliere l'unico...!»
«Be', non è poi tanto strano, le loro esigenze erano piuttosto insolite per<br />
un'agenzia teatrale. Comunque il punto è questo: quanti, tra queste persone,<br />
se avessero scoperto che Penderei stava tentando il ricatto, lo avrebbero<br />
ucciso o sarebbero stati disposti a ucciderlo?»<br />
Jeff sbottò in una risata beffarda. «Credi che non mi sia lambiccato il<br />
cervello a furia di pensarci? Io, per esempio, Jerry, Baxter. Mannering...<br />
non lo so. Domanda grave. Miriam stessa... uhm. Quanto a lei, difficile a<br />
dirsi. A volte è coraggiosissima, a volte molle come pan bagnato: strana<br />
donna. La fedeltà di Dick Butler non sarebbe altrettanto sicura, perché lui è<br />
legato ad Harriet. Come posso saperlo?» Si tormentò il mento. «Senti un<br />
po', Bert, tu non credi che potrebbero essere coinvolti tutti quanti in questa<br />
storia? Che sia stata tutta una trappola progettata fin da principio? <strong>Una</strong> volta<br />
lessi un buon racconto su questo argomento. Erano tredici persone e tutte<br />
avevano infierito contro il morto.»<br />
«Stupidaggini» dissi, con ragione. «Non lo avrebbero fatto in maniera<br />
così idiota. No. Questo delitto è stato commesso da una persona sola, e il<br />
guaio è scoprire chi.»<br />
Jeff camminava tristemente su e giù per la stanza e la pioggia continuava<br />
a schizzare dentro attraverso la finestra. Disse: «D'accordo. Cosa facciamo<br />
ora? Immagino che non serva a niente pregarti di fare in modo di tenere<br />
tutto sotto silenzio. Almeno il più possibile».<br />
La prima cosa da fare era mettersi a spulciare gli eventi tra le 10 e 45 e<br />
le 11 per vedere se si poteva eliminare qualcuno. Si trattava di andare diritti<br />
al sodo, ragazzi, e il primo di tutti e il più importante era Pruen. Bene!<br />
Pruen era già arrivato, prima degli altri, e in quel momento era nella sala e<br />
stava parlando con Warburton.<br />
Decisi che sarebbe stato meglio che Jeff non fosse presente all'intervista.<br />
Avrebbe creato soltanto guai e probabilmente avrebbe spinto Pruen a mentire<br />
più di quanto era solito fare abitualmente. Inoltre per il momento decidemmo<br />
di non dire niente a nessuno della signora Reilly, né avremmo tentato<br />
di sapere se qualcun altro sapeva quello che sapeva lei: l'epidemia delle<br />
menzogne sarebbe diventata ancor più frenetica.<br />
Prima che entrasse Pruen, tirai fuori la lista infernale di Popkins, la spiegai<br />
sulla scrivania e mi sedetti per esaminarla. Domande risolte? Sì, qualcuna.<br />
Su undici punti, quattro avevano avuto risposte abbastanza soddisfacenti:<br />
i punti numerati con 6, 7, 8 e 10. Per il 6 la mia ipotesi riguardante il<br />
motivo per cui Miriam aveva alterato la voce per chiamare Harriet al telefono<br />
era stata burrascosamente confermata. Il 7, sul possibile significato
del ricettario di cucina, era chiarito. E così il numero 8 riguardante il telegramma<br />
di Jeff Wade da Southampton e il motivo per cui non era venuto<br />
al museo. La risposta al numero 10... qualcuno aveva studiato medicina?...<br />
era no. Col che, come noterete astutamente, si restava con i punti dall'1 al<br />
5 e con il 9 e l'11.<br />
Mi alzai e andai a chiudere la finestra della toilette perché nella stanza<br />
c'era freddo. Ora le luci erano tutte accese rivelando i ghirigori dei tappeti,<br />
gli intarsi moreschi e le fotografie incorniciate di ruderi decisamente poco<br />
interessanti. A Jeff piace talmente attorniarsi di colore che perfino le poltrone<br />
sono di pelle rossa. Della riunione della sera prima, tranne un vetro<br />
rotto dello sportello dell'ascensore e la Grammatica Pratica Araba di Green<br />
sulla scrivania, non c'erano altri segni. Nascosi la mia lista di domande<br />
nella grammatica. Poi Pruen sgattaiolò dentro.<br />
Un tipo veramente sbrindellato, quel Pruen. Era un pezzo che non lo vedevo;<br />
un po' più ossuto di quanto lo ricordassi, aveva la faccia più venosa e<br />
gli occhi più acquosi dietro gli occhiali che si toglieva in continuazione per<br />
asciugarsi gli occhi... era la prima volta che lo vedevo senza uniforme e<br />
non mi ero mai accorto che fosse calvo. Per giunta non faceva che tirar su<br />
col naso. Non era affatto ostile, ma era tanto impaurito che balbettava. Gli<br />
indicai una poltrona e lui vi si sedette con le ginocchia divaricate e la testa<br />
ciondoloni.<br />
Poi dissi: «Avete intenzione di mentirmi?».<br />
«No, signore.» Era agitato come Illingworth, tanto che pensai che sarebbe<br />
schizzato su dalla poltrona.<br />
«Non dico niente di cosa succederebbe a voi, ma sapete che mettereste<br />
tutta la famiglia Wade nei guai, se mentiste?»<br />
«Voi siete loro amico» rispose Pruen semplicemente. «Vi dirò la verità.»<br />
«Chi ha ucciso Penderei?»<br />
«Che mi pigli un colpo, non lo so!» esclamò lui gesticolando con aria<br />
tragica. «Che mi pigli un colpo qui su questa poltrona, non sapevo neppure<br />
che era morto fino a che... lo sapete, signore... fino a che non arrivò quell'ispettore.»<br />
«Mai sentito nominare Penderei prima d'ora? Sapete chi è?»<br />
«No, signore. Io non lo conosco, il fottuto. Loro non lo conoscono. Così,<br />
perché qualcuno avrebbe voluto ucciderlo? Eh, signore?»<br />
«Sapete, so tutto dello scherzo che stavate complottando qui, ieri sera.<br />
Ve l'ha detto il signor Wade, no? Non lo negate mica, vero?»<br />
«No, davvero» rispose lui candidamente. Sotto sotto un sogghigno pare-
va far capolino nella sua espressione.<br />
«È vero che ieri sera siete sempre stato di guardia accanto alla porta<br />
principale?»<br />
Lui era solenne. «Tutta la sera, signore. E anche prima di chiudere il<br />
museo. Dopo la chiusura ci sono rimasto dalle dieci e dieci circa fino alle<br />
undici. Erano le undici precise quando quel vecchio mentecatto... sapete,<br />
signore, credeva di essere Wallace Beery, e se volete il mio parere, è lui<br />
l'assassino... è uscito dall'ascensore in quel modo pazzesco! E poi è scappato<br />
dalla finestra del bagno... proprio pazzo! Il resto lo sapete. Lo abbiamo<br />
tirato giù per lo scivolo del carbone. Poi il signor Holmes dice: "Presto,<br />
dobbiamo liberarci di questo qui per l'eventualità che vengano i poliziotti".<br />
Parlava dello svitato, naturalmente. Ma prima il signor Baxter è dovuto uscire<br />
e rientrare da quella finestra» indicò, «per poter aprire la porta che il<br />
vecchio Colney Hatch aveva chiuso a chiave e per poter riprendere i loro<br />
cappotti e cappelli dall'armadio di questa stanza.»<br />
Respirava rumorosamente. Dissi: «Lasciate perdere questo per un momento.<br />
Cominciate da principio e raccontatemi tutto quello che è successo<br />
ieri sera, tutto, capito?».<br />
«Sicuro, signore, Ecco...» Tirò un profondo respiro e si lanciò. «Ieri sera,<br />
vedete, io ho tenuto la porta aperta dalle sette alle dieci, come al solito...»<br />
«Aspettate. Come mai così zelante da tenere aperto anche ieri sera quando<br />
c'erano in programma tante cose? Avrebbe avuto importanza se non aveste<br />
aperto?»<br />
«Se avrebbe avuto importanza?» guaì Pruen, offeso. «Perbacco, signore!<br />
Non conoscete la popolarità di questo nostro museo, specialmente tra i ragazzini<br />
che vengono accompagnati dai maestri delle scuole o dai genitori.»<br />
«Va bene, va bene. E ieri sera com'è andata?»<br />
«Magnificamente! Venerdì sera, capite, signore. Niente scuola il giorno<br />
dopo. Magnificamente. Ecco perché abbiamo dovuto tenere aperto. Di solito<br />
alle dieci in punto tutte le sere vengono tre donne a ore per pulire. Ieri<br />
sera no. Gli avevano detto di non venire.»<br />
«Andate avanti.»<br />
Un altro profondo respiro. «Be', signore, gli altri... la signorina Miriam,<br />
la signorina Kirkton, il signor Jerry eccetera... sono venuti qui alle...» gettò<br />
indietro la testa pensando alacremente, cominciava ad eccitarsi talmente<br />
che aveva scordato la paura, «sono venuti qui alle dieci circa. Sono entrati<br />
dalla porta posteriore perché la signorina Miriam ha la chiave. Bene! Quel-
li che dovevano travestirsi per i loro ruoli, il signor Baxter e il signor Butler,<br />
si erano già cambiati in casa del signor Holmes. Il signor Jerry, che<br />
doveva mettersi solo parrucca, baffi e barba (sebbene io fossi contrario alla<br />
barba) era vestito come sempre e si sarebbe messo la barba qui. Appena arrivati<br />
sono venuti direttamente in questa stanza e hanno aspettato che io<br />
chiudessi il museo.»<br />
«Quando lo avete chiuso?»<br />
Rifletté. «Alle dieci e dieci, più o meno. Ho avuto un po' di difficoltà a<br />
mandare via qualcuno, capite, signore. E poi...»<br />
«E poi cosa?»<br />
Lui si dimenò nella poltrona, strizzando la faccia e battendo le mani sui<br />
braccioli.<br />
«Dio, mi è venuta in mente una cosa! Aspettate un minutino che metto<br />
tutto in fila... questa è nuova!<br />
«Allora. Alle dieci e dieci, chiudo la porta e metto il paletto. Poi vengo<br />
in questa stanza... erano tutti qui... e do la notizia che il campo è libero. Il<br />
signor Butler stava passeggiando su e giù piuttosto nervosamente. "Dov'è<br />
quell'attore dell'agenzia?" mi domanda. "Noi abbiamo finito di ripassare le<br />
nostre parti, dov'è quel tizio dell'agenzia? Non si è ancora visto?" Questo è<br />
quanto mi dice il signor Butler.»<br />
«A che ora doveva arrivare l'attore?»<br />
«Questa» replicò Pruen, puntando il dito verso di me con aria trionfante,<br />
«è la stessa cosa che mi ha detto il signor Butler dopo. Il signor Butler ha<br />
detto: "Lo avevo pregato di venir qui più presto che poteva dopo le dieci".<br />
Poi il signor Holmes, che stava seduto là davanti alla scrivania con un'aria<br />
un po' preoccupata... lui, però, era il più tranquillo... dice: "Bella figura da<br />
idioti si farebbe se non arrivasse in tempo; dove credete che sia quell'individuo?".<br />
«E il signor Jerry che stava seduto con i piedi sulla scrivania, imitando il<br />
signor Wade, dice: "Non vi scalmanate, non sono ancora le dieci e un<br />
quarto. Che ne è della bara?"... Dico, signore, volete proprio che vi racconti<br />
tutto così? Con tutti i particolari?»<br />
«Sì.»<br />
«Giusto» convenne Pruen, e sospirò, quasi contento. «Quanto alla bara,<br />
capite, usavano un cofano per l'argenteria che avrebbero preso da una delle<br />
teche di vetro del piano di sopra. Non l'avevano ancora tirato fuori e nemmeno<br />
messo in una cassa perché io non avevo voluto che mi buttassero all'aria<br />
le mostre prima della chiusura del museo... Certo, vedete, signore,
avevano dovuto sgraffignare il costume persiano per il signor Baxter nel<br />
pomeriggio, tanto per vedere se gli stava, bell'affare sarebbe stato se non<br />
fosse stata la sua misura... Ma la bara non era pronta. Io, nelle prime ore<br />
della sera, avevo già portato su una cassa da imballaggio. E un sacco pieno<br />
di segatura dal laboratorio che il signor Wade ha giù nella cantina. E un po'<br />
di ceralacca per renderla più elegante.<br />
«Così hanno deciso che mentre il signor Jerry si metteva la barba e si<br />
truccava aiutato dalla signorina Miriam e dalla signorina Kirkton, il signor<br />
Butler e il signor Holmes sarebbero andati di sopra a preparare la cassa. Il<br />
signor Sam Baxter si è rifiutato di aiutarli dicendo che lui si era già mascherato<br />
e non voleva sciuparsi con la segatura. Così lui è andato nella<br />
Galleria dei Bazar e si è messo a camminare su e giù borbottando versi.»<br />
Pruen ammiccò. «Non era un gran che come attore, il signor Baxter, no...<br />
Dio! Per quelle poche cose da dire... avrei fatto meglio io...<br />
«Prima di separarsi sono venuti tutti nella sala. Il signor Holmes ha aperto<br />
la bacheca dove si trovava il khanjar... quel pugnale, signore... e poi ha<br />
tirato fuori di tasca un paio di baffi finti e ha cercato di dare tutt'e due le<br />
cose al signor Baxter. "Sono tuoi" gli ha detto "prendili, Sam, se no te li<br />
dimentichi". Ma il signor Baxter gli ha risposto a voce alta come se lo avessero<br />
morso: "Mettili via, non li voglio ancora, non me la sento di camminare<br />
su un pavimento scivoloso con quel coso infilato sotto la cintura...<br />
no, fino al momento giusto. Mettili via fino al momento giusto".<br />
«Così il signor Holmes prende il khanjar e i baffi e li mette sul primo<br />
gradino della scala. "Li poso qui" ha detto "dove non puoi perderli di vista".<br />
«Poi, come dicevo, si sono separati. Il signor Butler e il signor Holmes<br />
sono saliti di sopra. <strong>Le</strong> due signorine sono andate ad aiutare il signor Jerry<br />
a mettersi la barba. Il signor Baxter era su nella Galleria dei Bazar a camminare<br />
su e giù e borbottare. E io? Io sono andato a sedermi accanto alla<br />
porta d'ingresso e non mi sono mosso di lì per tutto il tempo... A quel punto,<br />
signore, saranno state le dieci e un quarto circa.»<br />
«Pruen» dissi. «Chi ha rubato quel pugnale? Chi l'ha preso?»<br />
Lui si raggomitolò sulla poltrona, tirò un profondo respiro, poi mi guardò<br />
con occhi spalancati.<br />
«Ch'io possa morire d'un colpo, signore» dice, «ma non ne ho la minima<br />
idea.»<br />
16
La prima apparizione di un attore<br />
E davanti a me c'era quel piccolo verme dalla faccia butterata che si<br />
sporgeva in avanti sulla poltrona, torcendosi le mani, muovendo il collo<br />
grinzoso e inclinando leggermente la testa, con una specie di smorfia accattivante<br />
sul viso. Ricordate l'espressione delle persone che fanno la pubblicità<br />
sulle riviste spronandoti a comprare qualcosa? Quella. Ma i suoi occhi<br />
erano terribilmente seri... e spaventati.<br />
«Piccolo infernale gnomo cisposo» dissi, controllandomi e mi allungai<br />
sulla scrivania e gli puntai un dito sulla faccia. «Avete giurato di dire la<br />
verità. Chi ha rubato quel pugnale?»<br />
«Ehi, piano!» disse Pruen in tono offeso.<br />
«Chi ha rubato quel pugnale?»<br />
«Non è necessario che vi facciate venire un colpo apoplettico, signore»<br />
si lamentò lui. La sua voce era diventata un bisbiglio, ma lui tenne duro<br />
per non perdere neanche quel filo. «E vi verrà, se continuate così. Aspettate<br />
mezzo minuto, signore. Datemi soltanto il tempo di spiegare.» Deglutì, e<br />
la sua voce si fece più forte. «Qui sono io sulla sedia... vicino alla porta.<br />
Capite? A circa tre metri c'è la scala. Quel pugnale è sul gradino più basso.<br />
Tra me e la scala c'è una fila di bacheche di vetro che mi tagliano la visuale.<br />
Non è così? Luce? Non così luminosa come la vera luce lunare. E, come<br />
avete visto, non posso vantarmi di vederci troppo bene da lontano. Ora<br />
vi domando... c'era gente che andava avanti e indietro tra quel momento e<br />
le undici... se uno di loro si china alla svelta, lo noto io forse? Noto il pugnale?<br />
Ve lo domando: credete che stessi lì a pensarci? Ecco! Dico, perché<br />
non mi lasciate raccontare tutta la storia prima di giudicare?»<br />
In quel discorso c'era una certa logica, ma io ero sempre convinto che<br />
mentiva. Comunque gli dissi di andare avanti.<br />
«Partendo dal momento in cui è entrato l'uomo che è stato assassinato,<br />
naturalmente» disse lui senza malizia e si schiarì la voce, «be'...»<br />
«Cominciate da dove avete smesso. <strong>Le</strong> dieci e un quarto. Avete mezz'ora<br />
prima dell'arrivo del cadavere. Raccontate di quella mezz'ora.»<br />
Pruen mi fece capire che era una completa perdita di tempo, ma continuò.<br />
«Non ho notato un gran che. Forse un paio di minuti dopo che mi ero<br />
seduto (mettendo via la pipa perché in servizio non è permesso fumare, naturalmente)<br />
la porta della stanza del conservatore si è aperta e ne sono uscite<br />
la signorina Miriam e la signorina Kirkton. Mentre loro uscivano...»
il verme ora imitava un agente che dà la sua testimonianza davanti a un<br />
magistrato, «... ti appare il signor Butler, frenetico, dalla Galleria Araba del<br />
piano di sopra, e scende giù di corsa. L'uniforme di poliziotto gli stava larghissima.<br />
Oh oh!<br />
«"Chiodi!" dice agitando il martello che io avevo lasciato di sopra per<br />
loro. "Chiodi! Dove sono i chiodi, Pruen?" urla attraverso la sala. "Abbiamo<br />
sudato sette camicie per tirar fuori quel cofano dalla teca di vetro senza<br />
spaccare niente, e il sacco della segatura si è rotto, e ora scopriamo che<br />
non ci hai preparato neanche un chiodo."<br />
«Era molto sull'eccitato, il signor Butler, era.<br />
«Gli ho detto che mi dispiaceva. Gli ho detto che in cantina, nelle tasche<br />
della giacca del signor Wade, c'era un mucchio di chiodi... vedete, signore,<br />
il padrone ha un laboratorio giù e indumenti da lavoro e tutto quello che gli<br />
serve... così, gli dico, faccio un salto giù subito e vado a prenderli. Ma la<br />
signorina Miriam interviene rapidamente e insiste per andare lei a prendere<br />
i chiodi. <strong>Le</strong>i è sempre servizievole. Così mentre la signorina Kirkton va di<br />
sopra con il signor Butler, la signorina Miriam va giù a prendere i chiodi.»<br />
Pruen si era appoggiato allo schienale. Parlava con voce smorta, guardandosi<br />
in giro per la stanza e sbattendo gli occhi come se non vedesse l'ora<br />
di finirla con quel punto.<br />
«Ehi» dissi. «Volete farmi credere che lei si è precipitata ansiosamente<br />
in cantina per i chiodi?»<br />
«Ed è stata anche molto carina» dichiarò lui con aria di sfida. Gli tremavano<br />
le mani e invece di sudare gli lacrimavano gli occhi. «L'ho sempre<br />
detto io della signorina Miriam, ho detto...»<br />
«Quando è tornata su?»<br />
Lui rifletté. «Oh, dopo cinque, otto minuti. Qualcosa di simile.»<br />
«Pruen, mentite spudoratamente. Maledizione, ma non capite che così<br />
danneggiate soltanto tutti quanti? Ho sentito la deposizione del dottor Illingworth,<br />
sentirò quella di tutti gli altri. Dite che lei è scesa in cantina poco<br />
dopo le dieci e un quarto... volete farmi credere che è stata giù a cercare<br />
i chiodi per quasi venti minuti? Perché sta così: quando Illingworth è arrivato<br />
in fondo alla sala, ha visto Miriam che stava venendo su dalla cantina.<br />
Venti minuti! E non è tutto. Proprio quando ha visto che lei veniva su e<br />
proprio mentre continuava a camminare, Illingworth ha sentito qualcuno<br />
che piantava chiodi al piano di sopra. E allora? È vero che quando Illingworth<br />
è arrivato qui alle undici meno venticinque ha visto la ragazza che<br />
stava tornando su?»
«Sì, è vero» rispose Pruen. Ora ghignava. «Sì. L'ha vista. E perché no?<br />
Quella era la seconda volta che lei tornava su dalla cantina.»<br />
«La seconda volta?»<br />
«Sissignore, ci giuro sulla Bibbia! Non che c'entri niente. Non c'entra affatto.<br />
Ma aspettate, lasciate che vi spieghi.»<br />
Si raddrizzò e si batté un dito sul palmo. Non voglio soffermarmi sul solito<br />
discorso riguardante le atmosfere, ma intorno a lui c'era un'atmosfera<br />
di verità. <strong>Una</strong> distensione, un'aria di premura, la solita premura di parlare.<br />
Ora non gli dispiaceva parlare perché aveva superato il punto pericoloso.<br />
Quale punto pericoloso? Sì, il furto del pugnale. Era una sensazione orrenda,<br />
una sensazione che mi faceva venire i brividi, quella convinzione che<br />
sentivo... che il pugnale era stato rubato proprio in quel momento e che chi<br />
l'aveva rubato era Miriam.<br />
«<strong>Le</strong>i è scesa giù per prendere i chiodi» continuò Pruen con aria confidenziale,<br />
«ed è tornata su con i chiodi dopo cinque, otto minuti... no, diciamo<br />
più vicino a cinque minuti. Il signor Butler stava ritornando giù per<br />
vedere cosa le era successo, quando lei è salita e gli ha dato i chiodi.»<br />
«Questo sarebbe stato venticinque, trenta minuti dopo le dieci?» (L'altra<br />
domanda mi restò in gola, non potevo fargliela in quel momento.)<br />
«Signorsì. Gli ha dato i chiodi e lui è tornato su. Poi lei ha girellato un<br />
po' davanti alle scale... pigramente, si potrebbe dire, e dopo è venuta frettolosamente<br />
verso la parte anteriore della sala, verso di me. Ma mi ha fatto<br />
soltanto un cenno del capo, sorridendo. Ed è entrata nella Galleria Persiana...»<br />
«Che è sul lato sinistro della scala, vero, guardando verso il retro?»<br />
«Sissignore. Non c'erano luci, là, le avevo spente io quando mi ero liberato<br />
dei visitatori alle dieci. E così le chiedo: "Devo accendere la luce?".<br />
Ma lei dice no, non importa. Così per qualche minuto tutto è stato tranquillo.<br />
Silenzio, c'era. Potevo sentire il signor Baxter camminare su e giù nella<br />
Galleria dei Bazar un po' più in là, borbottando tra sé parole in arabo o roba<br />
del genere. E io cominciavo a essere preoccupato perché quell'attore<br />
non arrivava. Poi ecco che ti esce la signorina Miriam dalla Galleria Persiana<br />
e attraversa di nuovo la sala... e che mi pigli un colpo se non apre l'uscio<br />
della cantina e non scende giù di nuovo!»<br />
«Lo vedete bene l'uscio della cantina?»<br />
«Oh, sissignore. Quando sono seduto sulla mia sedia diritto di fronte a<br />
me, o almeno una buona metà. Be', non ho avuto molto tempo per rimuginarci<br />
su perché subito dopo il campanello della porta ha suonato... Ah!
quello era un sollievo! L'attore finalmente, penso! Non credo che dal piano<br />
di sopra l'abbiano udito... voglio dire il signor Holmes, il signor Butler e la<br />
signorina Kirkton... perché sentivo i tonfi che stavano facendo per inchiodare<br />
la cassa. Uh, se ero sollevato! Apro la porta e ti entra questo svitato...<br />
«Ora, vi domando, come potevo sapere io che non era il tizio dell'agenzia?<br />
Sembrava perfetto per il suo ruolo, tranne il fatto che non aveva barba!<br />
La più comica aria solenne che avessi mai visto (e quel cilindro, dico!),<br />
faccia lunga, mento in dentro, grossi occhiali cerchiati di corno come uno<br />
yankee e se le sue scarpe non erano del numero quarantasei mi mangio un<br />
rospo! Ma perfino in quel momento, signore, ho avuto l'impressione che<br />
c'era qualcosa di ambiguo. Perché quando io ho cominciato a scherzare, lui<br />
mi tira fuori un biglietto da visita che dice William Augustus Illingworth<br />
D.D. (Divinitatis Doctor), mi caccia sotto il naso un libro scritto in arabo e<br />
si allontana tutto irritato.<br />
«Io mi dico: ehi! È abbastanza autentico, e comincio a sentirmi un po'<br />
preoccupato. Ma forse andava tutto bene... guardate quanta pena si danno<br />
nei film per ottenere che ogni cosa sia perfetta! Lui si ferma sulla soglia<br />
della Galleria Persiana, e deve aver visto il signor Baxter, perché ti snocciola<br />
un paio di metri di parole in qualche lingua. È il signor Baxter gliene<br />
restituisce un altro po'. Poi lo svitato prosegue lungo la sala. La signorina<br />
Miriam appare di nuovo sull'uscio della cantina, lo guarda e va di sopra<br />
senza dire niente. Poi l'uscio di questa stanza si apre e ne esce il signor<br />
Jerry infuriato che dice: "Siete in ritardo, entrate" o qualcosa di simile.»<br />
«L'ora?»<br />
«Esattamente le undici meno venticinque» rispose Pruen, deciso. «Avevo<br />
appena guardato il mio cipollone per vedere quanto tempo aveva tardato<br />
quell'individuo. Mezz'ora di ritardo! Uh, ve lo domando! Lo svitato e il<br />
signor Jerry entrano qui in questa stanza e io ero ancora un po' preoccupato...<br />
ma non ho avuto molto tempo per pensarci. Dovevano essere passati<br />
tre o cinque minuti quando all'improvviso... BANG!»<br />
«Non saltate in quel modo!» urlai. Era schizzato su e aveva battuto le<br />
mani con forza, e io detesto la gente nevrastenica. «Cosa volete dire con<br />
questo bang?»<br />
Lui pareva sinceramente perplesso.<br />
«Non lo so. È stato una specie di tonfo, signore, come se fosse caduto o<br />
si fosse rotto qualcosa. E veniva dalla direzione della Galleria dei Bazar,<br />
dall'interno, sembrava. Ho gridato: "Signor Baxter!" perché pensavo che<br />
avesse spaccato qualcosa e poi le avrei buscate io dal signor Wade. Così
mi sono precipitato là per vedere...»<br />
«Fermatevi un attimo!» Finalmente qualcosa di concreto. «Avevo capito<br />
che non vi eravate mai allontanato dalla porta.»<br />
Lui sembrò di nuovo sinceramente sorpreso. «Dio, signore, non ci avevo<br />
mai pensato! Sì, mi sono allontanato, non per molto, però. Non c'è da contarlo,<br />
direi, perché non è come se fossi andato lontano...» Un'idea nuova e<br />
piacevolissima sembrò paralizzarlo. «Ecco! Capisco cosa volete dire. Volete<br />
dire che qualcuno potrebbe essere sgusciato fuori da qualche parte e<br />
aver preso quel pugnale dallo scalino appena io ho voltato le spalle?»<br />
Non ci avevo pensato, ma era un'idea.<br />
«Quanto tempo siete stato lontano dalla porta?»<br />
Rifletté. «Due o tre minuti, signore, forse. È andata così. Vado là per vedere<br />
cos'è successo e, quando entro, il signor Baxter non c'è e io mi chiedo<br />
cosa può essere stato perché non vedo niente di rotto. Poi vedo! Pezzi di<br />
carbone sul pavimento e una grossa chiazza sudicia sulla parete dove qualcuno<br />
che era stato lì aveva gettato un pezzo di carbone.»<br />
«Chi?»<br />
«È quello che non so, signore, perché nessuno era entrato lì, tranne il signor<br />
Baxter, e in quel momento non vedevo neppure lui. L'ho chiamato e<br />
lui è venuto rumorosamente attraverso le stradine del Bazar. Ha detto che<br />
era stato nella Galleria degli Otto Paradisi... (è accanto e c'è una porta comunicante,<br />
così non bisogna passare dalla sala) e mi domanda: "Ehi, cosa<br />
diavolo vuoi?". Io dico: "Signor Baxter, avete tirato voi quel carbone?".<br />
Lui dice: "Che razza di cretinate stai dicendo? Carbone? Quale carbone?".<br />
E quando io glielo indico, lui dice soltanto che non ha tempo da perdere<br />
per giocare col carbone e se ne va come se lo avessi offeso, attraversa la<br />
sala ed entra nella Galleria Persiana.<br />
«Ma, sul serio, signore, cominciavo a provare una sensazione strana... la<br />
pelle d'oca, quasi. Era bastato quel piccolo tonfo. Pensavo: ehi, in questo<br />
posto sta succedendo qualcosa di molto strano. E a volte ti vengono anche<br />
i brividi per la paura.»<br />
«Calma, calma. Mentre eravate nel Bazar e prima che il signor Baxter<br />
andasse di fronte nella Galleria Persiana, non avete udito qualche rumore<br />
nella sala? Passi, cose simili?»<br />
Il salto che fece e lo sguardo acceso come se gli fosse venuto in mente<br />
qualcosa non potevano essere falsi, oppure poteva essere solo immaginazione.<br />
Ma a me sembrarono genuini.<br />
«Sì! Ora che me ne parlate, sì... sul momento non ci ho fatto caso perché
c'è sempre un sacco di echi, qui. Ma ho sentito, possa morire d'un colpo,<br />
ho sentito un rumore come di passi, là. Dev'essere stato quando hanno rubato<br />
il pugnale, potete credere alla mia parola. Ci giuro...»<br />
«Quando avete udito quei passi?»<br />
Di nuovo strizzò la faccia come per sforzarsi fisicamente di ricordare.<br />
«Be', subito dopo che avevo fatto capolino nel Bazar, credo. Sì, proprio allora!<br />
Passi veloci e ticchettanti, erano. Veloci e ticchettanti. Ora ricordo.»<br />
Ragazzi, io sono un tipo che non ha molta immaginazione, ma quei passi<br />
veloci e ticchettanti che si aggiravano furtivamente là dentro fecero quasi<br />
venire la pelle d'oca anche a me. Dissi: «Dov'erano gli altri in quel momento?».<br />
«Uhm, vediamo. Per quanto ne so io, il signor Jerry era qui in questa<br />
stanza con lo svitato che io ancora ritenevo fosse l'attore, e gli altri, eccetto<br />
il signor Baxter, erano tutti di sopra. So che erano di sopra perché dalle<br />
dieci e un quarto fino alle undici meno venticinque... quando è arrivato lo<br />
svitato... ogni tanto, a intervalli, uno di loro si affacciava in cima alle scale<br />
e mi gridava: "È arrivato?" alludendo all'attore, naturalmente. Non posso<br />
darvi i tempi di tutto questo, signore. Non ricordo. Semplicemente uno dopo<br />
l'altro, a turno. La signorina Kirkton, il signor Holmes o il signor Butler,<br />
venivano. Oh sì! L'ultima volta che qualcuno mi ha chiamato è stata<br />
quando lo svitato è entrato in questa stanza col signor Jerry e la signorina<br />
Miriam è ritornata su dalla cantina per la seconda volta. Sì. Il signor Holmes<br />
esce sulla balconata lassù e mi urla: "Non è ancora arrivato, Pruen?".<br />
Aveva l'aria un po' stranita dalla preoccupazione. E io gli ho risposto allegramente:<br />
"È appena arrivato, signore, adesso è col signor Jerry". Sì, me<br />
n'ero dimenticato. Lo ricordo benissimo perché lì per lì mi sono chiesto<br />
come mai la signorina Miriam, che aveva visto lo svitato, non aveva detto<br />
niente dell'arrivo dell'attore.»<br />
«Questo succedeva prima del tonfo del carbone nella Galleria dei Bazar?»<br />
«Sissignore, un paio di minuti prima. Non moltissimo, però. Ma per tornare<br />
a quel qualcuno che aveva tirato carbone contro la parete... avevo sentito<br />
il tonfo e vi ho detto cos'è successo poi. E ho avuto quella strana sensazione<br />
e ho udito quei passi nella sala...»<br />
Mi stavo scrivendo tutto, come Popkins avrebbe approvato. Mi pareva di<br />
sentire il suo spettrale applauso proprio accanto a me. Per giunta cominciavo<br />
a essere eccitato come Pruen.<br />
«Fermatevi un attimo. Siamo rimasti che eravate nella Galleria dei Ba-
zar; Baxter aveva attraversato la sala per entrare nella Galleria Persiana di<br />
fronte; Jerry e il... dottor Illingworth qui, in questa stanza, e gli altri di sopra.<br />
Dovevano essere quasi le undici meno un quarto. Ora vediamo. C'è un<br />
altro mezzo per scendere al piano di sotto, dal piano sopra a questo, voglio<br />
dire? Oltre alle scale in fondo alla sala? Altre scale oltre quelle di marmo?<br />
Qualcuno poteva scendere qui a questo piano senza che voi lo vedeste?»<br />
Lui non rispose per un secondo. Mi scrutava fisso. Con le mani ossute<br />
cincischiava il colletto, e il suo respiro si era fatto sibilante. Aveva assunto<br />
un'espressione curiosa, mentre i suoi chiari occhi azzurri si spalancavano e<br />
si contraevano.<br />
«Mezzo per scendere» ripeté. Poi parve ricordare la domanda. «Uno, signore.»<br />
«E cos'è?»<br />
«<strong>Una</strong> scala, in un angolo della Galleria Persiana, su questo piano. La<br />
Galleria Persiana... potete andare a vedere ora, se volete. Porta su nella<br />
stanza dove sono in mostra gli scialli, proprio qui sopra. <strong>Una</strong> specie di scala<br />
privata. Un affare di ferro a chiocciola, capite.»<br />
«Ed è l'unico mezzo per scendere giù?»<br />
«Sissignore. Tranne l'ascensore, ma quello è morto come San Paolo, e<br />
comunque il signor Jerry e lo svitato ci stavano seduti proprio davanti.»<br />
«Avete detto che la Galleria Persiana era buia?»<br />
«Sì.»<br />
«Bene. Ora riprendete il racconto da quando siete andato nel Bazar e avete<br />
trovato dei frammenti di carbone per terra.»<br />
Lui tirò un respiro sibilante. «Ho guardato, ho frugato... ora che ci penso...<br />
e stavo tentando di vedere se c'era qualcuno nascosto da qualche parte...<br />
c'è un mucchio di posti per nascondersi, potete vederlo anche voi, con<br />
tutte quelle tende e quegli aggeggi, quando... drin! Di nuovo il campanello<br />
alla porta. Dio, per poco non me la facevo addosso! Ho tirato fuori l'orologio<br />
perché pensavo che non poteva essere il signor Mannering così presto<br />
con tutti ancora impreparati. Sicuro, era troppo presto. Appena le undici<br />
meno un quarto. Ma forse è venuto prima, ho pensato... No, ho pensato,<br />
non è possibile, glielo avevano detto mille volte, o era stata la signorina<br />
Miriam... di non venire qui prima delle undici. Allora ho cominciato a<br />
chiedermi se lo svitato che avevo fatto passare non fosse l'uomo sbagliato.<br />
Oh, ero in uno stato d'animo pauroso, ve lo dico io! Ma non c'era altro da<br />
fare che andare a vedere e avvertire gli altri, se era il signor Mannering.<br />
Per dirvi la verità, signore, quello che più mi spaventava era che forse, solo
forse, poteva essere il vecchio signor Wade che tornava improvvisamente<br />
del tutto inaspettato.<br />
«Be', c'è un piccolo pannello in quella porta che si può aprire con una<br />
maniglia per dare un'occhiata fuori. Vado alla porta e apro il pannello. E lì<br />
c'era il tizio che poi avete trovato morto...»<br />
Il sudore gli imperlava la fronte. Se lo asciugò con la manica, quasi tamponandolo<br />
con brevi, rapidi gesti come una donna quando s'incipria.<br />
«Ma come cavolo potevo sapere, vi domando, chi era quel tizio, signore?<br />
Di pelle un po' scura, con una barba nera e degli occhiali giallastri tenuti<br />
da un cordoncino e il colletto tirato su... e mi guardava con una specie<br />
di ghigno. Era un tipo che faceva paura a trovarselo faccia a faccia all'improvviso,<br />
attraverso un buco della porta, come se fosse saltato fuori dal<br />
bronzo. Io gli ho detto "Chi siete?" e lui ha risposto con uno strano tipo<br />
di... di...»<br />
«Intonazione?»<br />
«Sissignore, se volete. E con i denti proprio sul bordo più basso del pannello.<br />
Dio, che vista! Sembrava infuriato, se riesco a spiegarmi. Ha detto:<br />
"Mi manda Brainerd, idiota. Aprite". Io avevo, sì, quella sensazione di paura...<br />
strana, ma gli ho creduto e ho capito d'aver commesso un errore con<br />
l'altro tipo.<br />
«Mentre gli aprivo la porta, lui ha detto, sempre con quella intonazione:<br />
"Dov'è la signorina Wade?". Ecco cos'ha detto. Io ho risposto: "È di sopra,<br />
con gli altri, ma lasciate perdere. C'è qualcuno qui che io avevo scambiato<br />
per uno mandato da Brainerd".<br />
«Lui è entrato passandomi avanti. Ha detto: "Di sopra. Con gli altri. Bene.<br />
Restate dove siete" ha detto, visto che io stavo per muovermi. "Devo<br />
vedere qualcuno." Dio, che maniere! Si allontana a passettini rapidi, cilindro<br />
e tutto e un libro rilegato in pelle sotto il braccio, prima che io possa<br />
fare un movimento e tirar fuori una parola dalla gola.<br />
«Ora seguitemi bene in questa parte, signore. Stanotte me lo sono sognato.<br />
Non è stato un sogno piacevole, mi sembrava di vedere sempre quella<br />
faccia che all'improvviso mi fissava attraverso la porta di bronzo... lui s'incammina<br />
e quando arriva all'altezza di quella diligenza nera, si è sentito un<br />
rumore.<br />
«Qualcuno aveva fatto: ssst! Proprio così» disse Pruen facendo un sibilo<br />
attraverso i denti «ssst! Come quando si vuole attirare l'attenzione di qualcuno.<br />
Capito? Forse non forte, ma con tutti gli echi e i suoni che circolano<br />
in un posto come questo... quel tizio ha fatto un balzo. Ha fatto un balzo e
ha girato il capo a sinistra... guardando verso le carrozze. C'era qualcuno<br />
che faceva ssst! L'attore si è fermato ed è rimasto a guardare per un secondo.<br />
Non ha detto niente. Ha semplicemente annuito e poi, rapidissimamente,<br />
si è chinato ed è andato sotto le stanghe della carrozza... che erano puntate<br />
in questa direzione... ed è passato dall'altro lato delle carrozze dove io<br />
non potevo vedere più nulla. Qualcuno stava dalla parte opposta della fila<br />
delle carrozze dove io non potevo vedere niente.»<br />
Interruppi quel recital perché la voce di Pruen si era fatta stridula e acuta.<br />
«Volete dire che dal punto dove eravate non potevate vedere dall'altra<br />
parte?»<br />
«Signore, che io possa morire d'un colpo, se potevo! Andate a sedervi<br />
sulla mia sedia e provateci. Io sto lì. Guardo direttamente lungo quella fila<br />
di portiere su questo lato delle carrozze e l'uscio della cantina in fondo.<br />
Quella fila di carrozze è sulla sinistra. Bene! C'è una fila di colonne e le<br />
carrozze sono sistemate tra le colonne e il muro di sinistra. Non lasciano<br />
molto spazio: un piccolo corridoio tra esse e la parete dall'altra parte. Come<br />
sapete, la luce non è fortissima e le carrozze proiettano grosse ombre.<br />
«Così mi sono avviato verso quella parte per vedere cosa succedeva. Poi<br />
mi sono reso conto che il signor Mannering poteva arrivare da un momento<br />
all'altro e io non potevo allontanarmi dalla porta perché il tempo correva...<br />
dico, non sapevo che cosa fare. Ciononostante sono andato avanti e<br />
ho gridato: "Ehi! Dove siete? Che cosa state facendo tra le carrozze? Chi è<br />
là?".»<br />
«Non avete avuto nessuna risposta?»<br />
«No, signore, e non si può dire nemmeno che fossi spaventato, non mi<br />
sono spaventato finché quell'ispettore non ha trovato il cadavere nella carrozza.<br />
Non io. Ero seccato, ecco. Come quello che si prova quando ci si<br />
aspetta qualcosa di piacevole e invece va tutto storto. Ma poi...» Pruen si<br />
sporse in avanti. C'era come una luce d'ispirazione intorno a lui: come la<br />
fiammella tremula di un lume a gas. «Poi ho visto qualcosa che ho capito<br />
soltanto ora perché ricordo le cose e le metto insieme. Mentre guardavo la<br />
porta di bronzo e stavo per chiudere il pannello, ho visto delle orme proprio<br />
davanti alla porta. Quelle orme non c'erano un minuto prima. Erano<br />
come sbafiate sul marmo, come polvere nera, fatte dalle scarpe di quell'individuo...»<br />
«<strong>Le</strong> scarpe di Penderei? L'attore?»<br />
«Sissignore. Il tipo che era appena entrato. <strong>Le</strong> orme continuavano un po'
nella sala poi svanivano. Dove sarà stato quel tipo per avere tanta polvere<br />
sulle scarpe, ho pensato. Poi, signore, ho ricordato qualcosa. Mentre quell'uomo<br />
andava lungo le carrozze, c'era qualcosa nelle sue spalle, nel suo<br />
cappello a cilindro... che mi sembrava familiare.<br />
«Lui è arrivato qui, come vi dicevo, alle undici meno un quarto. Ma non<br />
è tutto. Perché quello stesso individuo era già stato al museo, nella serata,<br />
un po' prima delle dieci.»<br />
Pruen si appoggiò allo schienale con aria trionfante.<br />
17<br />
Undici punti, undici sospetti<br />
«Era già stato al museo» ripetei, «un po' prima delle dieci. Volete dire<br />
che è entrato, si è guardato attorno ed è uscito?»<br />
Pruen stava di nuovo faticando a riordinare le idee.<br />
«Non so esattamente cosa voglio dire, Dio mi aiuti! Ma cercherò di dirvi<br />
quello che ricordo. È tutta una confusione di im... non so come dire...»<br />
«Impressioni?»<br />
«Uhm» borbottò Pruen piuttosto sospettoso. «È andata così. Nella mia<br />
professione, signore, si prende l'abitudine di osservare le persone che vengono<br />
nel museo, i loro piccoli gesti, e come si comportano appena entrano.<br />
Ieri sera, come vi dicevo, c'era una gran folla. Due gruppi di ragazzini con<br />
i maestri. <strong>Una</strong> vecchia signora e un signore. Due coppie di innamorati: gli<br />
innamorati si vedono lontano un chilometro, si infilano subito nella Galleria<br />
dei Bazar come fottuti piccioncini. <strong>Una</strong> famigliola di fuori città. Non so<br />
chi altro, ce n'erano ancora tanti. Ma con un cappotto nero e un cappello a<br />
cilindro c'era un signore solo. L'ho notato perché di solito non vengono qui<br />
con cappelli a cilindro, il perché non lo so, so solo che non vengono... non<br />
l'ho potuto guardare bene perché era entrato dietro la famiglia alle dieci<br />
meno un quarto o giù di lì. Ho visto soltanto le spalle di quel signore.<br />
«Poi l'ho notato anche per un'altra ragione. Per come si comporta la gente<br />
quando entra, di solito. Quasi tutti, signore, quando entrano si fermano<br />
un po' per guardarsi attorno, con aria indecisa, proprio accanto alla porta.<br />
Poi quasi tutti si girano e guardano me.<br />
Perché, non lo so. Forse si chiedono se devono domandarmi qualcosa. A<br />
volte lo fanno, a volte no, ma in genere, sia che mi domandino qualcosa o<br />
meno, mi guardano lo stesso. Vi sorprenderebbe sentire le domande che mi<br />
fanno, signore! Per la maggior parte vogliono sapere se c'è da pagare l'in-
gresso, qualcuno chiede se c'è una camera delle torture, altri dov'è la toilette,<br />
e io devo sempre tener d'occhio l'uscio che porta allo scantinato e l'uscio<br />
dall'altra parte delle scale che porta alle mie stanze, tanto per essere<br />
sicuro che non vi entrino.<br />
«Quando arriva la prima volta, quest'uomo non chiede niente, né si<br />
guarda attorno. Va diritto lungo la sala. E io ho pensato: "Stai cercando<br />
una toilette, ma io ti tengo d'occhio perché tu non apra uno di quegli usci<br />
sul retro". È stato allora che ho notato il cilindro e il cappotto. Ma lui non<br />
cercava la toilette. No. Si è fermato vicino alle carrozze... poi ci è passato<br />
in mezzo come per entrare nella Galleria Egiziana. La Galleria Egiziana è<br />
la seconda stanza sul lato sinistro.<br />
«E dopo me lo sono completamente dimenticato perché sono venuti dei<br />
ragazzini a farmi un sacco di domande. Quando è arrivata l'ora della chiusura,<br />
ho pensato vagamente che non lo avevo visto uscire. Ecco perché sono<br />
andato a dare un'occhiata in giro per vedere se erano usciti tutti. Mi sono<br />
rammentato di quell'uomo quando me lo avete domandato poco fa.»<br />
«Era uscito?»<br />
Pruen esitò.<br />
«Be', signore, quando ho guardato in giro non l'ho trovato, e lui certamente<br />
è tornato alle undici meno un quarto... quasi un'ora dopo. Oserei dire<br />
che se è tornato dev'essere uscito, non vi pare?»<br />
Non c'era nessuno scherno in quella frase. Pruen stesso era dubbioso, ma<br />
io non ero dubbioso perché cominciavo a capire. Dissi: «Pensateci, ora! È<br />
successo prima che gli altri... Miriam e Jerry e tutto il gruppo... arrivassero<br />
qui?».<br />
«Sì, signore. Qualche minuto prima.»<br />
«Sarebbe stato possibile che Penderei (non fingete di non sapere chi era<br />
Penderei!)... gli sarebbe stato possibile sgattaiolare in cantina quando è venuto<br />
qui la prima volta?»<br />
L'espressione di Pruen era quella di chi cerca di vedere dov'è la trappola<br />
ed è sul punto di mettere il piede sulla molla.<br />
«Fino alla chiusura del museo, no, Dio mi aiuti! Signore, ci sono stati<br />
soltanto due momenti in tutta la sera che ho tolto gli occhi dall'uscio della<br />
cantina: ci potrei giurare. Il primo è stato quando, alle dieci, sono andato a<br />
vedere se erano usciti tutti. Il secondo quando qualcuno ha tirato il carbone<br />
nella Galleria dei Bazar. Perciò...»<br />
«Ma» dissi, «quello sarebbe potuto entrare nel museo e nascondersi, no?<br />
Poi, quando voi avete fatto il giro per mandar fuori la gente, lui potrebbe
essere sgattaiolato in cantina. Rispondete! Avrebbe potuto?»<br />
Vedevo con gran chiarezza la spiegazione di quella polvere di carbone<br />
sulle suole di Penderei, il carbone che aveva lasciato quelle tracce sul pavimento<br />
quando era entrato nel museo la seconda volta.<br />
Entra la prima volta alle dieci meno dieci: in anticipo. Per una qualche<br />
ragione si nasconde e poi s'infila nella cantina; il motivo, probabilmente,<br />
era tendere un agguato a Miriam restando nascosto finché non avesse trovato<br />
il sistema di agguantarla da sola. Benissimo! Gli altri arrivano poco<br />
dopo di lui, ma per un po' di tempo restano tutti insieme nella stanza del<br />
conservatore aspettando che Pruen chiuda. Poi, guarda un po', accidenti,<br />
poi Miriam scende in cantina per prendere i chiodi!<br />
Ergo, zucconi miei, lei deve aver incontrato Penderei lì. Un appuntamento<br />
combinato? No, no, no, non è possibile! Oltre al fatto che Miriam pensava<br />
Penderei ben lontano da Londra, lui era l'ultima persona che lei avrebbe<br />
voluto incontrare. Ma lo ha incontrato. Cosa è successo? Non lo<br />
sappiamo. Sappiamo però che lei è risalita dalla cantina cinque minuti dopo.<br />
Poi passeggia su e giù davanti alle scale e alla fine entra nella Galleria<br />
Persiana passando davanti a Pruen. Resta là per un poco, poi scende di<br />
nuovo in cantina. Questa volta ci rimane pochissimo e ritorna su frettolosamente.<br />
Cos'è successo durante quei due incontri?<br />
L'unica cosa che sappiamo è quello che ha fatto Penderei. Che è l'unica<br />
cosa che può aver fatto secondo ogni indizio. È andato nella carbonaia. Ha<br />
preso un paio di cassette e le ha messe una sull'altra in modo da potersi arrampicare<br />
su per lo scivolo del carbone e arrivare sulla strada. Da qui la<br />
patina di polvere di carbone sulle sue suole che non ha avuto modo di disperdersi<br />
in quei pochi passi sul marciapiede per arrivare di nuovo alla<br />
porta di bronzo. Quando rientra nel museo è imbestialito e chiede della signorina<br />
Wade. Cos'è successo, ci chiediamo di nuovo, in quei due incontri?<br />
<strong>Una</strong> cosa è certa: lui aveva deciso di andare al museo per sostenere il<br />
suo ruolo nel gioco, proprio come se non si fosse mai nascosto nella cantina.<br />
E, ragazzi, cade in una trappola. Qualcuno lo sta aspettando, in agguato<br />
dietro la fila delle carrozze.<br />
Sì, era una faccenda spaventosa e non mi vergogno di ammettere, come<br />
il vecchio Illingworth, che mi faceva venire la pelle d'oca. Tutto questo mi<br />
girava e girava per la testa come una giostra nebulosa con la faccia di<br />
Pruen nel mezzo.<br />
Dissi a Pruen: «Avete sentito qualcuno fare "ssst!" da dietro le carrozze.
Avete chiamato, ma pur non avendo risposta, non avete osato allontanarvi<br />
dalla porta dopo che Penderei era andato a raggiungere... quella persona<br />
ignota. Avete cercato di vedere cosa c'era, in qualche modo?».<br />
Lui aveva infilato le mani nelle maniche, come un cinese, e le muoveva<br />
su e giù lungo le braccia. La sua espressione era piuttosto infelice.<br />
«Un po', signore. Mi sono precipitato verso la Galleria Persiana. Da lì si<br />
può vedere l'altro lato delle carrozze: il corridoio, intendo, tra le carrozze e<br />
il muro.»<br />
«Avete visto niente?»<br />
«Niente, Dio mi aiuti! Nemmeno la minima traccia di quei due. Ma, capite,<br />
non avevo alcuna ragione di pensare che ci fosse sotto qualcosa... capite,<br />
di criminale. Ho solo pensato che succedevano cose strane e basta.»<br />
«Dove potevano essere andati? Potevano essersi infilati dentro la diligenza<br />
prima che voi arrivaste a guardare da quella parte?»<br />
«Suppongo di sì» rispose lui tristemente.<br />
«La portiera della carrozza era aperta o chiusa da quella parte?»<br />
«Chiusa, signore» rispose lui dopo una pausa. «Cioè, se fosse stata aperta<br />
lo avrei notato, e io non ho notato niente.»<br />
«Avete udito qualche rumore... voci, passi, qualcosa di simile, dopo che<br />
i due erano spariti?»<br />
Pruen sembrava ancora più impaurito. «Dio, ora che lo dite... mi è davvero<br />
parso di sentire dei passi! Sì, e che possa morire d'un colpo, erano gli<br />
stessi passi veloci e ticchettanti che avevo udito prima nella sala. Quando<br />
avevano tirato il carbone. Sì! Passi veloci e ticchettanti...»<br />
«Dove? Da dove venivano?»<br />
«Non lo so, signore. Parevano nell'aria per via degli echi. Non si riesce<br />
mai a individuare la provenienza di nessun rumore. E poi i passi che ho<br />
sentito non sono stati molti. Solo pochi... Forse due o tre minuti dopo che<br />
quell'attore era sparito sotto le stanghe della carrozza dall'altra parte. Ma è<br />
un po' difficile stabilire l'ora quando non si ha nessun motivo per tenerla a<br />
mente.»<br />
«I passi che avete sentito vi hanno dato l'impressione di passi di qualcuno<br />
che scappava?»<br />
Lui si girò a guardarmi. «Volete smetterla, signore?» strillò. «Sono già<br />
abbastanza spaventato così, pensando a come mi divertivo, anche se lo<br />
scherzo era andato male, a come ballavo intorno a quella cassa... e tutto il<br />
tempo col cadavere di quel tizio... e io lì solo con la mia lanterna... Dio!»<br />
Cominciò a sbattere le mani aperte su e giù lungo i braccioli della poltrona.
«Sono già abbastanza spaventato anche senza quello. Con la lanterna soltanto,<br />
tutto solo nell'edificio con quell'affare. Dio, me lo sognerò! E ora mi<br />
venite a domandare di passi che scappavano... Sicuro! Scappavano, ora lo<br />
capisco.»<br />
Lasciai che quell'esplosione si affievolisse prima di dargli addosso di<br />
nuovo.<br />
«Calmatevi, maledizione!» dovetti dirgli. «A questo punto abbiamo:<br />
quando l'assassino mette le mani su Penderei, agisce come il filmine. Lo<br />
attira dentro la carrozza, lo pugnala, chiude la portiera... e scappa. Oppure<br />
pugnala Penderei dietro le carrozze, apre la portiera di quella più... chiusa,<br />
dove il cadavere non sarà trovato per un bel po', vi spinge dentro Penderei...<br />
e scappa. Dite di aver udito solo pochi passi che correvano. Pochi<br />
passi... Allora l'assassino non può aver attraversato la sala né essere salito<br />
su per le scale o niente di simile, no? Altrimenti lo avreste udito.»<br />
«E visto! Perché io ho dato solo una rapida occhiata in giro e poi sono<br />
tornato sulla porta. No, signore.»<br />
«Allora dove può essere andato?»<br />
«Nella Galleria Egiziana, signore. È l'unico posto. Vedete, l'uscio per<br />
quella Galleria è lungo il corridoio, tra due carrozze. È parallela alla Galleria<br />
Persiana... proprio come quelle dei Bazar e degli Otto Paradisi sono<br />
collegate una con l'altra dalla parte opposta.»<br />
«Collegate una con l'altra» dissi io. (Capite cosa stavo pensando, vero?)<br />
«La Galleria Persiana e l'Egiziana sono comunicanti. La Persiana era buia,<br />
avete detto. E l'altra?»<br />
«Buia anche quella. Vedete, signore, non ci servivano nessuna delle due<br />
per quello scherzo di ieri sera. E per esempio non volevamo che il signor<br />
Mannering andasse a girellare per la Galleria Persiana e si accorgesse che<br />
avevano preso il vestito del signor Baxter da una teca.»<br />
Ora i miei appunti erano disordinati o illeggibili, ma io continuavo a buttar<br />
giù note. Così facendo venni violentemente riportato su un punto che<br />
avevo dimenticato.<br />
«Ecco!» dissi. «Avete detto che Baxter era andato nella Galleria Persiana,<br />
buia, subito dopo che qualcuno aveva tirato il carbone contro la parete.<br />
È restato là tutto quel tempo? Cosa faceva? Non è uscito a dire qualcosa<br />
quando ha sentito annunciare che Penderei era arrivato?»<br />
«Be', immagino che sia andato di sopra con gli altri. Voglio dire, usando<br />
quelle scale di ferro nella Galleria Persiana. No, è venuto fuori solo più<br />
tardi. Ecco cosa stavo per dirvi. Stiamo brancolando avanti e indietro con
tutti questi indizi... ma in realtà tra il momento in cui l'attore è entrato dalla<br />
porta di bronzo e il momento in cui ho sentito i passi è passato pochissimo<br />
tempo. Perciò! Non sapendo che pesci pigliare, sono tornato accanto alla<br />
porta e mi sono messo a gridare. Grido: "Signor Butler! Signor Holmes!"<br />
tanto per vedere cosa stavano facendo perché io a quel punto ero quasi fuori<br />
dei gangheri...»<br />
«Be'?»<br />
«Proprio dopo un po' che gridavo inutilmente, ho udito dei passi nella<br />
Galleria Persiana. Ne è uscito di corsa il signor Holmes, agitando le mani<br />
per farmi zittire e ancora più pallido di prima. Mi dice: "Cos'è tutto questo<br />
chiasso?". Era sceso giù per la scala di ferro del piano di sopra, vedete. Allora<br />
io gli dico dei due tizi, prima dell'arrivo dello svitato e ora di quell'altro<br />
che era sparito. E lui mi ha aggredito in maniera terribile.<br />
«"Dov'è?" dice il signor Holmes. "Perché non me l'hai detto?"<br />
«"Signore" dico io, perché il suo tono non mi piaceva "me l'avete detto<br />
voi di non abbandonare il mio posto. E l'altro è nella stanza con il signor<br />
Jerry: quello magro con gli occhiali che è arrivato prima... e a quanto pare<br />
per il signor Jerry sta bene, perciò perché non dovrebbe star bene anche a<br />
me? Per giunta, se mi permettete di dirlo, perché ci avete messo più di<br />
mezz'ora solo per inchiodare una stupida cassetta?"<br />
«Era successo, e l'ho saputo più tardi, che il coperchio di piombo di quel<br />
cofano era così corroso che avevano dovuto faticare un sacco per aprirlo.<br />
Ma io non lo sapevo. Ero un po' innervosito per essere stato lasciato solo<br />
per tanto tempo. Ma il signor Holmes se ne sta lì con le mani a pugno<br />
premute sulla fronte, poi dice: "Mio Dio, doveva proprio essere il dottor Illingworth".<br />
«E se ne va di corsa e si precipita verso la stanza del conservatore... verso<br />
questa stanza dove siamo noi adesso. In quel momento il signor Butler e<br />
il signor Baxter appaiono in cima alle scale di marmo, trascinando la cassa,<br />
e cominciano a portarla rumorosamente al piano di sotto. Il signor Holmes<br />
si mette un dito sulle labbra e gesticolando freneticamente gli fa capire di<br />
non fare chiasso. Poi fa un cenno a me e comincia ad aprire piano piano<br />
l'uscio della stanza del conservatore per sbirciare dentro...<br />
«Mentre il signor Holmes fa capolino sulla porta, ascoltando e guardando<br />
dentro, gli altri portano giù la cassa. Poi il signor Baxter, la signorina<br />
Miriam e la signorina Kirkton corrono da me per sapere cosa sta succedendo...<br />
ma il signor Butler, schioccando le dita, ritorna di sopra correndo<br />
come se avesse dimenticato qualcosa.
«E in quel momento... BUM! l'uscio della stanza del conservatore sbatte<br />
sulla faccia del signor Holmes con un tonfo facendo trasalire tutti quanti<br />
noi... È quando lo svitato ha cominciato ad agire, solo che al momento non<br />
lo sapevamo...»<br />
E con questo, ragazzi, finiscono gli indizi che mi erano nuovi. Nella deposizione<br />
di Illingworth, avevo il mezzo sicuro per provare e confutare il<br />
racconto di Pruen. Combaciavano esattamente.<br />
In definitiva, il racconto di Pruen non era così fiorito, ma dava tutti i fatti.<br />
Vicino all'uscio della Galleria Persiana, un gruppetto composto da Miriam,<br />
Harriet e Sam Baxter aveva ascoltato mentre Pruen snocciolava la<br />
sua storia. Holmes batteva sull'uscio del conservatore per sapere cosa stava<br />
succedendo. Butler era andato di sopra dicendo di aver perso lo sfollagente.<br />
Alla fine Jerry aveva aperto l'uscio dopo aver trionfalmente cacciato Illingworth<br />
nell'ascensore e Holmes era entrato. Poi, dopo un paio di minuti,<br />
i due ne erano usciti discutendo animatamente. Baxter si era precipitato<br />
verso di loro e durante il tragitto aveva trovato i baffi neri finti per terra e<br />
dopo altre discussioni i tre si erano uniti agli altri davanti alla Galleria Persiana.<br />
Mentre Jerry raccontava le sue esperienze con Illingworth, Butler<br />
era sceso giù per le scale di marmo. Era andato lungo le carrozze e dopo<br />
aver cercato in ognuna, aveva aperto la portiera della diligenza...<br />
Poi era saltato giù, sbattendo la portiera. Nessuno degli altri aveva potuto<br />
vedere dentro, naturalmente, perché erano nel punto più lontano dalla fila<br />
delle carrozze. Ma Butler aveva intravisto la testa di Illingworth dietro<br />
gli sfiatatoi del ventilatore, e da lì era cominciata la caccia: prima per afferrare<br />
Illingworth, poi per tirarlo giù nella carbonaia.<br />
«E non sapevamo» concluse Pruen in tono eccitato, «nessuno di noi sapeva<br />
del morto.» Pareva ancora ignaro della scoperta prematura di Butler.<br />
«Ciò che più ci ha spaventati tutti quanti è stato il fatto che il poliziotto è<br />
tornato con rinforzi per scoprire cosa stava succedendo. Quindi hanno deciso<br />
di svignarsela... alla svelta. Il signor Butler era già andato via portandosi<br />
dietro lo svitato, sempre svenuto, e dicendo che lo avrebbe accompagnato<br />
a casa: sembrava molto impaurito, il signor Butler, il che mi ha sorpreso.<br />
Inoltre ha fatto giurare a tutti di aspettarlo in casa del signor Holmes.<br />
Strano, ora, mi chiedo...» Rifletté un poco, la faccia stupita, ma riprese:<br />
«La signorina Miriam se n'è andata appena il signor Butler è uscito.<br />
<strong>Le</strong>i... be', non si sentiva bene, signore, sapete, la sua salute non era stata<br />
buona». Mi lanciò uno sguardo penetrante. «Ha detto che andava a fare un<br />
giro in macchina per farsi passare il malessere. La sua auto era parcheggia-
ta qua dietro, in Palmer Yard. La signorina Kirkton si è offerta di accompagnarla,<br />
ma la signorina Miriam non ne ha voluto sapere. Ha detto che se<br />
le passava li raggiungeva più tardi nell'appartamento del signor Holmes ed<br />
è corsa via...»<br />
«Sola?»<br />
Lui schizzò su pensando evidentemente a un'altra cosa.<br />
«Questo mi rammenta: vi chiedete perché, se la signorina Miriam era<br />
della partita, era tornata al museo, più tardi, ieri sera, quando c'era l'ispettore?<br />
Ecco. Era uscita per fare un giro in macchina. Poi è tornata e, come<br />
al solito, ha parcheggiato la macchina in Palmer Yard... e ha visto la luce<br />
accesa in questa stanza. Così ha creduto che gli altri fossero ancora qui ed<br />
è venuta a vedere.<br />
«Ma loro non c'erano, nonostante il signor Holmes avesse insistito per<br />
restare, poliziotti o non poliziotti. Lui continua a dire: "Cos'è successo a<br />
quell'attore? Dov'è? Dove è andato?". Era piuttosto preoccupato. Ma il signor<br />
Baxter gli ha detto: "Che vada a farsi fottere, l'attore, non capisci che<br />
ci ha piantati in asso: io non resterò certo qui travestito in questo modo".<br />
Allora il signor Holmes, che è un tipo terribilmente coscienzioso, ha detto:<br />
"C'è una confusione del diavolo dappertutto, dobbiamo rimettere un po' in<br />
ordine".<br />
«"Non vi preoccupate per questo, signore" gli ho detto. "Ci penso io a<br />
pulire e a rimettere in ordine, ho tutta la notte davanti a me.<br />
«"Sì" ha risposto il signor Holmes "ma tu non puoi togliere il cofano<br />
dell'argenteria da quella cassa e portare quattrocento chili di piombo al piano<br />
di sopra, no?"<br />
«Ma il signor Jerry ha detto: "Via, è semplice, sciocchi. Adesso tagliamo<br />
la corda e aspettiamo che si calmino le acque, sempre che succeda qualcosa,<br />
del che dubito. Poi torniamo qui e rimettiamo tutto a posto. Nel frattempo<br />
resteremo nell'appartamento di Ron. Comunque dovremo tornare in<br />
tutti i modi perché Sam deve rimettere a posto il costume persiano".<br />
«La signorina Kirkton ha detto che quella era l'idea migliore e ha cominciato<br />
a gridare: "Presto, presto, presto!". Era una situazione strana, perché<br />
avevamo spento tutte le luci in tutto l'edificio e stavamo lì in piedi nella sala<br />
con soltanto il lume della mia lanterna. Ma il signor Holmes non si è lasciato<br />
scuotere. Ha posato la mia lanterna sulla bacheca di vetro dov'era<br />
stato il pugnale dicendo: "Be', comunque" ha detto, "rimetteremo a posto il<br />
khanjar perché è un pezzo di valore". Ha tirato fuori le chiavi e ha riaperto<br />
la bacheca. "Dov'è il khanjar, Sam? Dammelo."
«E il signor Baxter, che è un tipo nervoso, comincia a gridare: "Io non ce<br />
l'ho! È tutta la sera che ti chiedo cosa ne hai fatto e per ora non ho trovato<br />
altro che questi fottuti baffi finti, là sul pavimento. I baffi e il pugnale erano<br />
insieme: dov'è il pugnale, ora? Comunque per il momento non me ne<br />
frega nulla di dove sia, io voglio soltanto che tu venga via di qui prima...".<br />
Due lunghi squilli di campanello. Uh, signore! Avreste dovuto vedere come<br />
sono schizzati su quando hanno sentito suonare quel campanello! Vedevo<br />
le loro facce alla luce della lanterna: gli unici a non essere spaventati<br />
siamo stati io e il signor Jerry, al punto che ci siamo scambiati un sorriso.<br />
Naturalmente chi stava suonando il campanello, ora lo sappiamo, era il signor<br />
Mannering. Ma il signor Baxter credeva che fossero i poliziotti e non<br />
voleva essere beccato con quel costume idiota addosso pensando che dopo<br />
una figura così ridicola sarebbe stato costretto a lasciare il Servizio Diplomatico<br />
o quel che è. Dio, sprizzava terrore da tutti i pori. E il signor Holmes<br />
non era molto più calmo.<br />
«"Smammiamo" grida il signor Baxter. Prende quei baffi finti e li caccia<br />
nel primo posto che gli capita: dentro la bacheca. Poi strappa la chiave dalla<br />
mano del signor Holmes e richiude la bacheca. Dopo di che tutti quanti<br />
si precipitano verso la porta posteriore. L'unica che si ferma un secondo è<br />
la signorina Kirkton. Mi posa le mani sulle spalle... Dio! E mi fissa con<br />
quei grandi occhi azzurri lucidi e spaventati, sebbene io non capissi davvero<br />
perché e mi dice: "Promettimi che qualunque cosa succeda, sia che ti<br />
cada addosso la cattedrale di San Paolo o che i morti escano dalle loro<br />
tombe, promettimi che non dirai mai che stanotte eravamo qui".»<br />
Pruen s'interruppe, tirò un lungo respiro e raddrizzò le spalle. Mi guardò.<br />
I suoi occhi brillavano d'orgoglio.<br />
«E perdio, signore, perfino quando quello stramaledetto cadavere è ruzzolato<br />
giù dalla sua tomba, il vostro ispettore può testimoniare che ho<br />
mantenuto la promessa.»<br />
Seguì un lungo silenzio; la pioggia continuava a battere contro la finestra,<br />
e Pruen sedeva impettito sulla poltrona di pelle rossa. Lo squadrai da<br />
capo a piedi. Da Pruen e Illingworth, due persone così diverse tra loro che<br />
sarebbe stato difficile trovarne di uguali, avevamo la metà dei fatti.<br />
«Sì, sei stupido. Ma lasciamo perdere per ora. Ascolta, ci sono due cose<br />
in questo "scherzo" preparato per il signor Mannering che non mi sono ancora<br />
molto chiare...»<br />
«Sì, signore?» m'incitò sorridendo.<br />
«Questo scherzo contro Mannering è stato organizzato molto veloce-
mente, no? Cioè, fino a ieri a mezzogiorno non sapevate che Jeff Wade sarebbe<br />
partito. Come avete fatto a mettervi d'accordo e combinare ogni cosa<br />
così presto? Battute scritte e via discorrendo?»<br />
Lui ridacchiò. «Oh, era una settimana che ne parlavano e lo preparavano,<br />
signore. L'unica cosa che non era stata decisa era la data. Doveva aver<br />
luogo al più presto, in un momento qualunque, non appena se ne fosse presentata<br />
l'occasione. E l'occasione che si era presentata era veramente rara<br />
perché, vedete, il vero dottor Illingworth era a Londra, come quello sciocco<br />
del signor Mannering avrebbe potuto vedere sui giornali, il che lo avrebbe<br />
spinto a crederci. Oh, avevano fatto un sacco di piani.» Si sporse in<br />
avanti con un'aria come se mi confidasse un segreto. «Ci credereste che il<br />
primo progetto che avevamo fatto... il piano originale che siamo stati costretti<br />
a scartare... era di inscenare un assassinio? Voglio dire un assassinio<br />
con tutte le regole, con un vero cadavere e tutto. Naturalmente, signore, intendo<br />
un cadavere preso in un'università... perché avete sussultato?»<br />
Il mio cervello cominciava a dare i numeri. Dissi: «Ascoltate, questa è la<br />
domanda che vi volevo fare. Avete detto un cadavere preso in una facoltà<br />
di medicina? Uno della ghenga non aveva forse scritto, mercoledì, un biglietto<br />
che diceva: Caro G. Ci vuole un I cadavere... un vero cadavere. La<br />
causa della morte non ha importanza, ma ci vuole un cadavere. Combinerò<br />
io il delitto... quel khanjar col manico d'avorio andrà benone, oppure se<br />
ci sembrerà meglio, organizzeremo uno strangolamento... Sapete se qualcuno<br />
l'ha scritto?».<br />
Pruen annuì spudoratamente. «Sì, signore. Nessuno ha osato affermarlo<br />
ieri sera, altrimenti... be', sapete com'è. Non vi ha detto il padrone che il<br />
signor Jerry ha un amico, un certo Gilbert Randall, che studia medicina?<br />
Loro avevano l'idea che lui potesse sgraffignare un cadavere dalla sala<br />
anatomica; la "causa della morte", cioè come il cadavere fosse veramente<br />
morto non aveva importanza, a loro bastava avere un cadavere. Lo volevano<br />
per finta. Così il signor Jerry si è seduto alla macchina per scrivere e ha<br />
cominciato a battere un biglietto, qui in questa stanza. Ma il signor Holmes<br />
lo ha fatto smettere dicendo: "Per amor del cielo, imbecilloide, non scrivere<br />
niente del genere, vai a trovare Randall, se proprio vuoi, perché se la lettera<br />
dovesse andare nelle mani sbagliate, farebbe un effetto strano!". Così<br />
il signor Jerry si è cacciato il biglietto in tasca e dopo, in casa del signor<br />
Holmes, gli è caduto. Così, quando il signor Jerry è andato a trovare il signor<br />
Randall e ha saputo che non potevano avere un cadavere autentico,<br />
hanno abbandonato l'idea.» Pruen sghignazzò allegramente. «Voi non c'e-
avate stanotte, ma quando l'ispettore Carruthers ha tirato fuori quel biglietto<br />
con aria terribile e solenne, ha fatto davvero colpo. Il signor Holmes<br />
era spaventatissimo. Talmente spaventato che se l'ispettore vi ha lasciato<br />
qualche appunto sull'interrogatorio, lo troverete annotato... Il signor Jerry<br />
stava per cedere e spiegare tutto, ma il signor Holmes glielo ha impedito.<br />
Ma perdio, signore, è finito davvero nelle mani sbagliate e ha fatto davvero<br />
un effetto strano.»<br />
Touché di nuovo.<br />
Mi appoggiai allo schienale, mezzo stordito. Da Illingworth e Pruen avevamo<br />
tutta la storia. E avevamo... cosa? Quanto bastava per far impazzire<br />
un uomo. Con gran fatica e un sacco di scarabocchi avevamo scavato<br />
tanto per raccogliere i pezzi sparpagliati del rompicapo più complicato che<br />
avesse mai cosparso il pavimento di Scotland Yard. Li avevamo messi insieme<br />
e il quadro era completo. E cosa vedevamo? Vedevamo il quadro di<br />
qualcuno che ci faceva le boccacce. Perfino con tutti i pezzi a posto non<br />
avevamo la più pallida idea di chi avesse ucciso Penderei più di quanto l'avessimo<br />
avuta prima.<br />
Quello fu lo stramaledetto fatto che mi spinse a prendere la decisione.<br />
Pruen mi guardava speranzoso mentre io raspavo tra i resti di una ex bellissima<br />
massa di capelli.<br />
Disse: «Ora, signore, cosa avete intenzione di fare? Quella che vi ho detto<br />
è la verità, come spero di poter rispondere all'arcangelo Gabriele. Potete<br />
provarlo! Chiedetelo a loro. Chiedetelo a tutti loro! Il signor Wade mi ha<br />
detto che avreste interrogato anche tutti gli altri...».<br />
Dissi fermamente: «Pruen, figliolo, non interrogherò nessuno degli altri».<br />
Lui mi fissò a occhi spalancati e io gli dissi quello che dico a voi adesso.<br />
Mi sentivo tanto meglio dopo aver preso quella decisione che gli detti un<br />
sigaro.<br />
«Pruen» gli dissi, «il mio scopo nel cacciare il naso in questo caso è stato<br />
di vedere come stavano le cose e fino a che punto andavano male e di<br />
cercar di dare al signor Geoffrey Wade tutto il mio aiuto. Ho scoperto che<br />
le cose vanno parecchio male. Sono sempre disposto ad aiutare fin dove<br />
posso senza incorrere nel pericolo di andare in galera per illeciti nell'espletamento<br />
delle mie mansioni. Ma tutto il resto esula dalla mia competenza.<br />
In questo museo la notte del quattordici giugno c'erano otto persone: Miriam,<br />
Harriet, Jerry, Baxter, Holmes, Butler, Illingworth e voi. Se scartiamo<br />
Illingworth, uno degli altri sette potrebbe aver ucciso Penderei. Fuori
di questo museo c'erano almeno altre due persone... Mannering e Jeff... che<br />
potrebbero averlo ucciso se ne avessero avuto la possibilità. Se ci cacciamo<br />
dentro Illingworth tanto per perversità o perché completa la lista, abbiamo<br />
dieci...»<br />
«Scusate, signore» interruppe Pruen, «ma non state dimenticando quella<br />
donna, con quella faccia di bronzo, che era qui poco fa e che ha fatto tanto<br />
chiasso? Io non ho sentito cosa diceva, ma ho capito da quello che le avete<br />
detto voi quando è andata via, che doveva avere avuto qualche rapporto<br />
con Penderei!...»<br />
«Giusto!» esclamai. «La signora Ann Reilly. Sì, cacciamola nel mazzo.<br />
Perciò abbiamo undici sospetti, possibili o impossibili, probabili o improbabili.<br />
Ripeto, figlio mio: io sono un organizzatore, non un investigatore.<br />
Questo giochetto di mosca cieca dev'essere fatto da qualcuno che è abituato<br />
a lavorare con gli occhi bendati, cosa che io non sono. Quindi...»<br />
«Uhm» fece Pruen, pensoso.<br />
«Perciò credo che sia arrivato il momento di sciogliere quel famoso segugio:<br />
il sovrintendente Hadley. Figliolo: Popkins ha definito correttamente<br />
la mia posizione. Io ho raccolto tutte le informazioni più strane, per non<br />
dire pazzesche, o i frammenti. Sono un raccatta-indizi, più o meno. Popkins<br />
aveva fatto una Usta di undici punti perché io la chiarissi. Undici<br />
punti, undici sospetti, tutto quadra. Popkins ha detto: ometto i punti ovvii,<br />
questi sono soltanto i più strani. Indubbiamente aveva ragione. Ma Popkins<br />
ha anche detto: penso che quando avrà le risposte a queste domande, avrà<br />
l'assassino. Al che io posso dire che Popkins è un bugiardo.<br />
«Ognuno di questi punti ha avuto la sua risposta, qualcuna in pieno,<br />
qualcuna in parte, e la faccenda è diventata, se mai, ancora più incomprensibile<br />
e pazzesca di prima. E il mio contributo a questo caso, il mio solo<br />
contributo e il mio ultimo tributo floreale alla pazzia, sarà solo questo:<br />
punto i miei cannoni su di lui.»<br />
Mentre Pruen si chiedeva di cosa diavolo stavo farfugliando, stesi la lista<br />
degli undici punti di Popkins sulla scrivania e presi una grossa matita rossa<br />
dal portapenne. Attraverso il foglio scrissi l'ultima domanda:<br />
Chi ha ucciso Raymond Penderei?<br />
PARTE TERZA<br />
DEPOSIZIONE DEL SOVRINTENDENTE
DAVID HADLEY<br />
18<br />
Il velo del mistero delle <strong>Mille</strong> e <strong>Una</strong> <strong>Notte</strong> comincia<br />
a squarciarsi, ma non quello dell'assassino<br />
Chi ha ucciso Raymond Penderei? Posso dirvelo io. È una persona che<br />
all'inizio non si sarebbe potuta sospettare, ma io ne sono certo, il procuratore<br />
generale ne è certo, il ministro degli Interni ne è certo, perfino sir<br />
Herbert ne è certo. Se non fosse per una perversione della giustizia, ora<br />
l'assassino di Penderei sarebbe già stato condannato.<br />
Questo è il guaio. Che io sia o meno il famoso segugio che sir Herbert<br />
descrive, sono disposto ad ammettere di non essere mai stato soverchiamente<br />
portato ad abbaiare lungo questa pista. Se tutta la faccenda fosse finita<br />
con un bel fiasco, il procuratore generale sarebbe stato propenso a<br />
metterla a dormire e ad archiviarla come un caso insoluto. Ma non accadde<br />
niente del genere. Fummo accolti da un marameo intenzionale e da una<br />
bella presa per il bavero. Ora, cose simili non si possono permettere e dobbiamo<br />
trovare una via d'uscita se non altro per inchiodare uno spergiuro. Il<br />
ministro degli Interni ne ha fatto una fissazione, sebbene questa volta non<br />
sia io il suo capro espiatorio. Se prima o poi devo entrarci personalmente,<br />
vorrei veder trionfare il nostro caso perché è stato il miglior lavoro che io<br />
abbia mai fatto.<br />
Dato che, a quanto pare, questo caso sembra diventato una gara di racconti,<br />
devo ammettere che non posso pretendere di avere l'educata ironia di<br />
Carruthers o la disinvoltura garrula di sir Herbert. Né, se è per quello, la<br />
briosa, accesa intensità polisillaba di Illingworth: finora il vecchio sacerdote,<br />
mi pare, ha vinto la palma del narratore. Io credo in una narrativa chiara,<br />
diritta, logica, con un pizzico di tutt'e tre le cose. L'interrogatorio di<br />
Pruen condotto da sir Herbert, per esempio, risultò una storia leggermente<br />
confusa che bisogna chiarire se vogliamo apprezzarne il significato.<br />
Non c'era mai stato un caso, credo, in cui si trovasse tanta occasione di<br />
esercitare la logica pura come in questo. È perché vi sono tante stranezze.<br />
La logica, signori, non si perde tra le stranezze, è anzi nel suo campo. Per<br />
circostanze o enigmi normali vi possono essere dozzine di spiegazioni, l'agente<br />
investigativo può scegliere quella sbagliata e mandare a carte quarantotto<br />
il suo caso sin dall'inizio. Ma di solito, per una circostanza molto<br />
bizzarra c'è soltanto una spiegazione possibile; più strana è la circostanza,
più ristretto diventa l'elenco dei moventi che l'hanno provocata. Prendiamo<br />
per esempio il caso del ricettario di cucina, che è stato spiegato così facilmente<br />
e che, tuttavia, prima della spiegazione aveva causato tante perplessità.<br />
La logica avrebbe dimostrato che poteva esserci una sola spiegazione:<br />
la più semplice. Ma per la nostra umana tendenza naturale a lasciar da parte<br />
la logica e ad arzigogolare per una soluzione, non si trovava: quando il<br />
problema è così strano, pensiamo che anche la soluzione debba essere<br />
strana.<br />
Perciò propongo di portarvi passo per passo verso la soluzione di tutta<br />
questa serie di avvenimenti. Ebbi l'incarico il sabato, come vi ha detto sir<br />
Herbert, ma non cominciai nessuna effettiva indagine, né interrogatori, fino<br />
al lunedì seguente. Però mi lessi tutti i rapporti a disposizione e passai<br />
due ore a parlare con Carruthers, durante le quali fui colpito da certi fatti<br />
molto suggestivi. Per il momento non vi dirò quali conclusioni tirai... tranne<br />
quelle che riguardavano le scarpe e gli occhiali del morto... ma il caso<br />
m'interessava, m'interessava vivissimamente e avrei dato non si sa cosa<br />
perché il dottor Fell, invece di vagabondare nel sud della Francia, fosse<br />
stato a portata di mano per sviscerare con lui quelle mie conclusioni. Il sabato,<br />
nel tardo pomeriggio, sir Herbert mi mandò a chiamare. Veniva dal<br />
museo Wade e aveva sentito quello che vi ha raccontato. Per giunta mi dette<br />
la lista dei punti strani. Il prezioso Popkins (un fessacchiotto dalle vedute<br />
ristrette ma logiche) l'aveva aggiornata. E cominciava a confermare validamente<br />
le prime supposizioni di Carruthers.<br />
Ma il mio secondo nome è Cautela, così non mi sbottonai su niente.<br />
Cercai invece di mettermi in contatto con le varie persone coinvolte. Nonostante<br />
che Geoffrey Wade si fosse vantato di acchiapparli per il colletto<br />
e trascinarli lì tutti quanti per il mio interrogatorio, loro erano sparpagliati.<br />
Miriam Wade era nella casa paterna in Hyde Park Gardens, sofferente di<br />
un forte choc nervoso e in ogni caso due medici avevano detto che doveva<br />
essere lasciata tranquilla per ventiquattro ore. Harriet Kirkton, a sentire i<br />
medici, stava un po' meglio. Il giovane Baxter era nel suo appartamento in<br />
Duke Street, ubriaco fradicio. Gli altri, a quanto pareva, avevano preso le<br />
cose molto più alla leggera, ma c'erano stati nuovi sviluppi. Jerry Wade,<br />
col quale parlai quando telefonai in casa del padre, mi raccontò l'ultimo.<br />
C'era stata un'altra rissa (che, credeteci o no, pare finisse amichevolmente)<br />
tra Butler e Mannering. Vi ricordate che Carruthers aveva riportato che<br />
la sera prima Mannering aveva mollato un pugno alla mascella di Butler e<br />
lo aveva messo K.O.? Il sabato mattina, ilare e giulivo, Butler stava aspet-
tando Mannering nell'atrio dell'albergo quando quest'ultimo scese dabbasso.<br />
Appena Mannering fu uscito dall'ascensore, Butler gli si avvicinò e gli<br />
disse: "Buongiorno. Te l'ha mai detto nessuno che non si colpisce un uomo<br />
che tiene le mani in tasca?". Mannering lo guardò un istante e poi gli disse:<br />
"Ora hai le mani in tasca?" e senza tante cerimonie gli mollò di nuovo un<br />
pugno. Questa volta però Butler era pronto e scoccò un colpo sulla bocca<br />
di Mannering. Ne seguì una lotta infernale sul pavimento dell'atrio con il<br />
portiere troppo interessato per intervenire. Quando il baccano cominciò ad<br />
attirare l'attenzione e il portiere cominciava ad accennare qualche mossa<br />
per dividerli, entrambi avevano avuto la propria parte di botte. Butler<br />
guardò Mannering, poi guardò se stesso e scoppiò a ridere: di lì a un minuto<br />
anche Mannering tirò fuori un sorriso e disse: "Vieni su a bere qualcosa".<br />
E Butler rispose: "D'accordo". E salirono su. Evidentemente avevano<br />
fatto la pace e tutti e due avevano deciso che poi in fondo nessuno di loro<br />
era un cattivo ragazzo, sebbene io avrei pensato che Mannering avesse tanto<br />
senso umoristico quanto la mia borsa.<br />
Forse l'incidente significava poco o anche nulla, comunque io lo registrai<br />
e decisi di rimandare il vero lavoro al lunedì e di passare la domenica<br />
a riesaminare tutte le testimonianze. Così passai la domenica in casa, mi<br />
chiusi nello studio, accesi la pipa ed esaminai i fatti da ogni possibile punto<br />
di vista. Prestai particolare attenzione alla lista di Popkins, ora corretta e<br />
aggiornata. Contiene molti suggerimenti veramente preziosi che portano<br />
alla verità e io richiamo la vostra attenzione sulla sua versione corretta.<br />
I<br />
1) Come si spiegano le tracce di polvere di carbone subito all'interno<br />
della porta principale del museo, quelle orme confuse che Carruthers aveva<br />
trovato sul pavimento?<br />
Commento: Dato che una patina di polvere di carbone era stata trovata<br />
sulle suole delle scarpe dell'uomo assassinato, presumibilmente le orme<br />
erano state fatte da lui. Dov'era stato, allora, proprio prima di entrare nel<br />
museo per lasciare tracce sul pavimento di marmo?<br />
Risposta: Era stato nella cantina e nella carbonaia. Entrato nel museo<br />
alle 9 e 50 circa, si era nascosto, e in un certo momento tra le 10 e le 10 e<br />
10, quando Pruen non teneva d'occhio l'uscio della cantina, Penderei era<br />
sceso nella cantina. Alle 10 e 15 l'altro gruppo si separa: Butler e Holmes<br />
vanno di sopra, Baxter nella Galleria dei Bazar e le due donne nella stan-
za del conservatore con Jerry Wade.<br />
Alle 10 e 18, o leggermente più tardi (i tempi sono approssimativi) le<br />
due donne escono dalla stanza del conservatore proprio mentre Butler<br />
scende giù chiedendo chiodi. Sebbene Pruen, che sapeva esattamente dove<br />
trovare i chiodi, si offra di andare a prenderli, Miriam Wade insiste per<br />
andarci lei. E così fa mentre Harriet Kirkton va di sopra con Butler.<br />
Miriam Wade toma dalla cantina alle 10 e 25 o più tardi, proprio mentre<br />
Butler scende di nuovo le scale di marmo per sapere perché la donna<br />
ci metta tanto. Miriam Wade gironzola per qualche minuto e va nella Galleria<br />
Persiana, poi scende di nuovo in cantina dove rimane pochissimo.<br />
Risale alle 10 e 35 quando il dottor Illingworth arriva al museo. Poi va di<br />
sopra a raggiungere Holmes, Butler e Harriet.<br />
Durante tutto quel tempo, Penderei è stato sempre nella cantina. In un<br />
certo momento, prima delle 10 e 45, dev'essere andato nella carbonaia,<br />
dev'essersi arrampicato su per lo scivolo del carbone fin sulla strada per<br />
ripresentarsi alla porta del museo come se non ci fosse mai stato.<br />
Questo ci dà una tabella dei tempi e una risposta. Tuttavia, se seguissi il<br />
metodo di Popkins, dovrei aggiungere un commento alla risposta. Questo<br />
commento sarebbe semplicemente: perché? Perché Penderei è uscito attraverso<br />
la carbonaia ed è tornato nel museo? Potete rispondere, se volete,<br />
che l'ha fatto perché Miriam l'ha persuaso a fingere di non averla mai conosciuta,<br />
lo ha persuaso a non farsi trovare nella cantina con lei, a uscire<br />
segretamente dal museo e a tornare come se fosse la sua prima visita. Per il<br />
momento non voglio contestare questo punto.<br />
Il punto due della lista, il problema del biglietto che comincia con Caro<br />
G. Ci vuole un cadavere eccetera, è pienamente spiegato e per il momento<br />
si può mettere da parte. Andiamo avanti con:<br />
3) Come si spiega il grosso pezzo di carbone che, secondo Carrathers,<br />
era stato gettato contro la parete della Galleria dei Bazar senza alcun motivo<br />
apparente?<br />
Commento: Questo fatto non è stato menzionato dal dottor Illingworth<br />
né da nessun altro e pare che non c'entri nulla. <strong>Le</strong> persone giuste da interrogare<br />
sono Pruen che per tutto il tempo aveva avuto una chiara visione<br />
della sala, e Baxter che quando, alle 10 e 35 circa, il dottor Illingworth<br />
arrivò al museo, si trovava nella Galleria dei Bazar.<br />
Risposta: È menzionato da Pruen, e seguita a non entrarci niente. Il tiro
del carbone rientra nella tabella oraria dopo l'arrivo del dottor Illingworth.<br />
Pruen dice di aver udito il tonfo "tre o quattro minuti" dopo l'arrivo<br />
di Illingworth. Facciamo cifra tonda e diciamo che il tonfo ha avuto<br />
luogo alle 10 e 40.<br />
Il rumore udito da Pruen proveniva dalla Galleria dei Bazar. Ma, sebbene<br />
l'uscio per quella galleria fosse sempre sotto i suoi occhi, lui non aveva<br />
visto entrarvi nessuno, tranne Baxter che era là dalle 10 e 15.<br />
Pruen va subito a indagare nella galleria e non vi trova nessuno. Appena<br />
entra per dare un'occhiata in giro, ode dei passi (che descrive veloci e<br />
ticchettanti) nella sala dietro di lui. Poi vede le tracce del carbone frantumato.<br />
Mentre guarda, Baxter esce dagli stand o tende della galleria. Baxter<br />
dichiara di essere stato nella stanza adiacente, chiamata la Galleria<br />
degli Otto Paradisi, e di non saper niente dì nessun carbone. Poi Baxter si<br />
allontana, attraversa la sala e va nella Galleria Persiana.<br />
Finalmente, mentre Pruen sta sempre guardando le tracce nella Galleria<br />
dei Bazar, alle 10 e 45 suona il campanello alla porta e Penderei viene<br />
fatto passare.<br />
Dove erano tutti gli altri tra le 10 e 40 e le 10 e 45? Di Baxter lo sappiamo,<br />
o almeno pare. E per quello che ne sappiamo, Holmes, Butler,<br />
Harriet e Miriam erano di sopra insieme, Jerry Wade era con Illingworth.<br />
Chi ha tirato il carbone e perché?<br />
Perché:<br />
È un fatto significativo che nella mezz'ora tra le 10 e 15 e le 10 e 45,<br />
l'unico momento in cui Pruen non sorvegliava la sala fu quando andò a<br />
indagare su quel rumore nella Galleria dei Bazar.<br />
Così diceva l'ammirevole Popkins che si annotava ogni cosa anche se<br />
non capiva. Richiamo la vostra attenzione sulle sue osservazioni senza abbreviarle,<br />
perché lì, secondo me, è la chiave di tutta la faccenda. Evidentemente<br />
anche Popkins era della stessa idea perché dopo passava, del tutto<br />
logicamente, a sviluppare il suo punto seguente così:<br />
4) Quali furono le avventure dei finti baffi neri?<br />
Commento: Quei baffi, che dovevano essere usati da Baxter, erano stati<br />
messi, secondo Holmes, insieme col pugnale, in un certo punto sulle scale<br />
della sala principale, nelle prime ore della serata. E insieme al pugnale<br />
erano spariti. Furono ritrovati più tardi da Baxter sul pavimento del museo;<br />
poi vennero persi di vista e Carruthers li ritrovò dentro una bacheca
chiusa a chiave al posto del pugnale. Tutto ciò deve avere un qualche significato:<br />
interrogare Pruen, di servizio là.<br />
Risposta: Pruen è stato interrogato e ora abbiamo rintracciato tutti i<br />
movimenti dei baffi tranne i più importanti. La dichiarazione di Holmes,<br />
tuttavia, udita da Illingworth, è confermata: lui aveva messo pugnale e<br />
baffi sul gradino più basso delle scale alle 10 e 15 circa, quando Baxter si<br />
era rifiutato di prenderli.<br />
Il che porta alle domande:<br />
a) Quando sparirono pugnale e baffi?<br />
b) Perché furono rubati tutti e due?<br />
Pare che Baxter avesse notato la loro assenza, ma ancora non sappiamo<br />
quando fu la prima volta che la notò. Il suo primo accenno al fatto fu poco<br />
prima delle 11, quando Illingworth venne rinchiuso nell'ascensore e dappertutto<br />
c'era una gran confusione. Illingworth vide Baxter raccattare i<br />
baffi sul pavimento vicino alla diligenza e lo udì chiedere a Holmes cosa<br />
ne era successo del pugnale. Dopo di che Baxter, in un momento di panico,<br />
infilò i baffi nella bacheca di vetro per levarseli di torno e richiuse la<br />
bacheca con la chiave di Holmes. Ma tra le 10 e 15 e le 10 e 45 siamo<br />
quasi al buio.<br />
Dobbiamo presumere, comunque, che pugnale e baffi non siano stati rubati<br />
dopo l'arrivo dì Penderei alle 10 e 45, dato che il delitto ha avuto<br />
luogo così rapidamente. Perciò devono essere stati rubati tra le 10 e 15 e<br />
le 10 e 45. Un intervallo di mezz'ora.<br />
Ci sono due alternative: o sono stati rubati tra le 10 e 15 e le 10 e 40,<br />
nel qual caso dev'essere avvenuto sotto gli occhi di Pruen, perciò Pruen sa<br />
chi li ha presi e mente deliberatamente. Oppure sono stati rubati tra le 10<br />
e 40 e le 10 e 45 e il lancio del carbone sul muro è stata una manovra per<br />
distogliere l'attenzione di Pruen e dare campo libero al ladro-assassino.<br />
Ma ancora non abbiamo indizi del motivo per cui sono stati presi entrambi.<br />
Quest'ultima ipotesi, amico Popkins, pensai, è un portare le cose troppo<br />
in là, perché la mia idea del motivo per cui erano stati rubati entrambi si<br />
stava cristallizzando. Ma mi dissi che non dovevo aver troppa fretta, visto<br />
che non avevo ancora interrogato nessuno dei sospetti sui quindici minuti<br />
tra le 10 e 45 e le 11.<br />
Naturalmente quei minuti per il mio caso erano d'importanza vitale sebbene,<br />
vi avverto, non nel senso che forse voi pensate. Stando al racconto di
Pruen, dove erano tutte quelle persone tra il momento in cui Penderei entra<br />
nel museo, alle 10 e 45, e il momento in cui il suo cadavere viene scoperto<br />
prematuramente da Baxter alle undici? Sempre stando al racconto di<br />
Pruen, Penderei si è avviato lungo la sala, è stato chiamato da qualcuno da<br />
dietro le carrozze ed è sparito. Dopo un po', poiché non capisce che cosa<br />
stia succedendo, e non riceve risposta alle sue grida, Pruen comincia ad agitarsi.<br />
E sente di nuovo quei passi "veloci e ticchettanti". Corre a guardare<br />
dall'altro lato delle carrozze e non vede niente.<br />
Si mette a chiamare e di lì a poco Holmes esce dalla Galleria Persiana.<br />
Confabulano, poi Holmes va verso la stanza del conservatore per indagare<br />
su Illingworth... e gli viene sbattuto l'uscio in faccia da Illingworth che,<br />
all'improvviso, s'investe del suo ruolo di Wallace Beery. In quel momento<br />
Baxter e Butler stanno trascinando la cassa al piano di sotto seguiti da Miriam<br />
e da Harriet.<br />
Ora io sapevo, naturalmente, che a meno di non avere un altro alibi corporativo,<br />
chiunque di quel gruppo poteva aver avuto l'opportunità di uccidere<br />
Penderei. Al piano di sopra c'erano diverse gallerie. Da una di quelle,<br />
una scala di ferro portava giù nella Galleria Persiana buia. Qualcuno poteva<br />
essere sceso, passando da quelle scale, essere entrato nella Galleria Egiziana<br />
comunicante, anche quella buia, ricordate, essere uscito dalla Galleria<br />
Egiziana dove non poteva essere visto dalle carrozze e aver aspettato<br />
Penderei senza che Pruen, dalla sua posizione, potesse vederlo.<br />
Chi?<br />
Ma io ho indugiato sui tre punti della lista di Popkins perché, insieme al<br />
rapporto dell'ispettore Carruthers, mi davano dei suggerimenti che portavano<br />
alla prova decisiva contro l'assassino. Se volete, potete guardare le altre<br />
domande della lista: tutte hanno una risposta esauriente. Mentre la storia<br />
si gonfiava, soltanto una cosa era emersa chiaramente, e già era stata<br />
accennata da sir Herbert: chiunque avesse commesso il delitto, era certo<br />
che non lo aveva commesso Miriam Wade.<br />
Prendete per esempio i punti cinque e sei: le domande sul motivo per cui<br />
era tornata al museo dopo il delitto e perché aveva telefonato ad Harriet alterando<br />
la voce. Era tornata al museo perché, essendo uscita prima degli<br />
altri per andare a fare un giro, dato che era sinceramente sconvolta, nel<br />
tornare indietro, mentre parcheggiava la macchina al solito posto, aveva<br />
visto una luce e aveva pensato che gli altri non fossero ancora andati via.<br />
Come aveva fatto notare sir Herbert, il suo comportamento, sia davanti al<br />
cadavere, sia quando aveva telefonato ad Harriet camuffando la voce per
poter parlare con lei sola di un loro reciproco segreto, non era il comportamento<br />
di una donna colpevole d'assassinio. Ma il significato d'un fatto<br />
importante di quei due punti pare sia stato trascurato da tutti. Mi chiedo,<br />
Fell, se tu, ora, vedi quel significato. II fatto è questo: lei aveva la chiave<br />
per la porta posteriore del museo.<br />
Meditaci su mentre io concludo questa parte. Era stato un bene che mi<br />
fossi preso quella domenica tranquilla a Croydon. Perché il lunedì mattina<br />
gli avvenimenti cominciarono a precipitare.<br />
Alle nove, quando arrivai al mio ufficio, mi dissero che Harriet Kirkton<br />
mi stava aspettando perché voleva parlarmi.<br />
19<br />
La persona che rubò il pugnale<br />
La giornata era fresca e piovosa come al solito e nel mio ufficio era stato<br />
acceso un bel fuoco. Quelle pareti a tempera marrone non sono mai molto<br />
gaie, e con la pioggia che sferzava le finestre lo erano ancora meno. Lasciai<br />
aspettare la ragazza fuori, su una panca, mentre sfogliavo la corrispondenza.<br />
Poi accesi la lampada sulla scrivania. Non ho mai creduto in<br />
quella stupidaggine di schiaffare la luce in faccia alla gente, ma credo, invece,<br />
nel sistemare i testimoni su una sedia leggermente più bassa della<br />
nostra. Il fatto di dover alzare la testa mentre rispondono dà sempre un ottimo<br />
risultato. Poi chiamai per farla entrare.<br />
Feci un completo inventario di Harriet Kirkton mentre lei tentava di avviare<br />
una conversazione. Carruthers aveva avuto perfettamente ragione dicendo<br />
che la sua faccia somigliava all'angelo di una cartolina pasquale, ma<br />
lei non era affatto un tipo sdolcinato. Mi dette l'impressione di una ragazza<br />
normalmente frivola nelle cose di poca importanza e molto ponderata nelle<br />
altre. Snella, corpo atletico... sapete il tipo, come un levriere da corsa; aveva<br />
il naso leggermente lentigginoso e gli occhi più azzurri, più grandi e più<br />
espressivi che avessi mai visto. Portava un impermeabile e un cappello di<br />
feltro da cui spuntavano i capelli biondi e sedeva protesa in avanti contraendo<br />
le mani strette a pugno appoggiate al bordo della scrivania. Quando<br />
una donna è nervosa non ansima né balbetta: non lo si noterebbe affatto se<br />
non fosse per l'aria tesa e per il tremolio della sua voce mentre passa da un<br />
insignificante argomento all'altro tanto per dar vita alla conversazione. Ma<br />
quella ragazza era talmente nervosa che andò subito al sodo. I suoi occhi<br />
erano lucidi e brillanti.
«Dovevo vedervi» disse.<br />
Io picchiettai con una matita sul bordo della cartella e dissi: «Sì?».<br />
«E sono venuta per conto di Miriam» continuò lei con quei suoi grandi<br />
occhi fissi su di me. «Non sta troppo bene e non se la sentiva di uscire. Signor<br />
Hadley... sono venuta per sapere cosa sapete. Aspettate!» Alzò la mano<br />
benché io, in effetti, non avessi aperto bocca. «So che non si dovrebbe<br />
pretendere queste cose dalla polizia, ma qui si tratta di un caso particolare<br />
e voi dovete dirmi...»<br />
«Sì?»<br />
«Ecco. So che sui giornali non c'è niente di... di questo. Ma ieri ha telefonato<br />
un'orribile donna di nome Reilly dicendo che voleva parlare con<br />
Miriam per qualcosa di molto importante riguardo a "R.P." Avevo risposto<br />
io al telefono. Pare che abbia certi... effetti personali, valigie o cose del genere.»<br />
S'interruppe. Aveva parlato rapidamente, a bassa voce, gli occhi fissi<br />
su un angolo della scrivania, ma quelle parole "effetti personali" parevano<br />
averla soffocata come un altro lo sarebbe stato con una lisca di pesce.<br />
«E ha anche detto di aver parlato col vice alto-commissario, il quale, di<br />
conseguenza, era al corrente di tutto. Capite di cosa sto parlando, signor<br />
Hadley?»<br />
«Sì, capisco.»<br />
«Be', deve proprio saltar fuori?» gridò, quasi con un sussulto anche se<br />
non osava guardarmi negli occhi. «Deve saltar fuori? Deve? Oh, per amor<br />
di Dio, non mi dite che dovremo subire ancora queste persecuzioni!»<br />
Queste sono cose che mettono terribilmente a disagio. Sulle sue guance,<br />
altrimenti di un pallore cereo, c'erano delle chiazze rosse vivide come voglie<br />
di fragola. Quella ragazza aveva bisogno di ingrassare un poco. Aveva<br />
bisogno di dormire di più e di bere meno, ma quella mattina aveva certamente<br />
già ingollato qualche whisky.<br />
«Nessuno vi perseguita, signorina Kirkton» dissi. «Ascoltate, sarò sincero<br />
con voi. Siamo esseri umani. Lo scandalo non ci piace come non piace a<br />
voi. Ma che ci piaccia o no dobbiamo cercare un assassino, e la difficoltà<br />
sta proprio qui: è quasi certo che questo delitto è stato commesso proprio a<br />
causa della signorina Wade... o di voi.»<br />
<strong>Le</strong>i restò immobile un istante, respirando lentamente.<br />
«Allora sapete anche questo» asserì piuttosto che domandare, guardando<br />
l'angolo della scrivania.<br />
«Un momento, signorina Kirkton. Saprete che non siete obbligata a dirmi<br />
niente a meno che non lo desideriate... Neppure noi vogliamo pubblici-
tà, non farebbe che intralciare le nostre indagini, finché non avremo trovato<br />
il colpevole. Ma poi sarà inevitabile, a meno che le prove per un arresto<br />
in nostro possesso, siano insufficienti. Ma non sperateci troppo. Sfortunatamente<br />
bisogna considerare il magistrato inquirente. In genere i magistrati<br />
si mettono d'accordo con noi, fanno il nostro gioco e ci aiutano a passare<br />
sotto silenzio quello che vogliamo passare sotto silenzio. Ma certi altri sono<br />
dei pomposi rompiballe che vogliono stare alla ribalta e scavare il più<br />
possibile, anche a costo di rovinare ogni cosa. E Willerton... il tizio che si<br />
occuperà di questo caso... scalogna... è uno di quelli. È giusto che lo sappiate.»<br />
È stupido assumere un atteggiamento strafottente verso una testimone<br />
con quello stato d'animo. Se si parla tranquillamente e lentamente come<br />
quando si spiega qualcosa a un bambino, di solito si scopre ciò che si vuole<br />
sapere. Quella ragazza era così avvilita da essere semplicemente disorientata.<br />
«Ma» disse, quasi che non riuscisse a capire, «ma... in tal caso, cosa deve<br />
fare Miriam? Questa signora Reilly...»<br />
«Non ve ne preoccupate. Ci penseremo noi alla signora Reilly. Se vi volete<br />
mettere... tutti voi... completamente nelle nostre mani, vedrò cosa si<br />
può fare. Ma per questo esigo piena e completa franchezza. Lo capite?»<br />
<strong>Le</strong>i rabbrividì, ma annuì.<br />
«È una questione di scelta» proseguii. «Vi siete già messi tutti quanti in<br />
cattiva luce mentendo su quanto è successo al museo venerdì sera...»<br />
«E questo significa altri guai, immagino» disse stancamente.<br />
«Oh, vi prenderete qualche acido commento dal magistrato inquirente.<br />
Ma non dovete preoccuparvene, se siete assolutamente sinceri con noi.»<br />
«Vi dirò tutto quello che volete sapere» rispose lei con una voce calma,<br />
ferma, incolore, che non era più di un sussurro. «Tutto e ogni cosa e che<br />
Dio mi aiuti.» La voce si fece spavalda. «Sì, mi fiderò di voi. Mi sembrate...<br />
serio. Sì. Cosa volete sapere?»<br />
«Benissimo. Per il momento lasciamo fuori la signorina Wade e andiamo<br />
al sodo. Voi eravate l'amante di quel Penderei, vero?»<br />
«Sì. No, amante non è la parola giusta. Voglio dire... sa di... lungo tempo,<br />
capite? Capite davvero? Passai un fine settimana con lui. Ma non potevo<br />
sopportarlo!» Si ricompose deliberatamente e con uno scatto nervoso<br />
aprì la borsa e tirò fuori un portacipria. <strong>Le</strong> sue mani tremavano. «Dico,<br />
perché mi agito tanto per questo? Voglio dire, tutti facciamo cose del genere<br />
in un momento o in un altro, no? Forse perché era così... untuoso. Capi-
te?»<br />
«Ha mai tentato di estorcervi del denaro?»<br />
«No. Sapeva che non ne avevo.»<br />
«Quante persone erano a conoscenza della relazione?»<br />
«La mia, intendete? Miriam lo sapeva. Glielo disse lui. Vedete, mi aveva<br />
conosciuto prima di conoscere Miriam, e nessuna di noi, né Miriam né io,<br />
sapeva che l'altra lo conosceva. So che sto facendo una gran confusione,<br />
ma mi capite? Poi, quando Miriam si accorse di essere incinta e gli disse di<br />
andarsene e che non lo voleva più vedere, lui rise e disse che lo avrebbe<br />
visto eccome. Tanto per rendere la cosa più divertente le raccontò dì me.»<br />
«<strong>Le</strong>i è... sempre innamorata di lui?»<br />
«Miriam?» Sogghignò con aria sprezzante e agitò le spalle come se si<br />
stesse liberando di un insetto. «Miriam! Per carità!»<br />
«Ora una domanda personale. Siete innamorata di Richard Butler?»<br />
«Sì.»<br />
«Lui sa di voi e Penderei?»<br />
«Sì.»<br />
«Da quando?»<br />
«Da stamattina. Gliel'ho detto.» Mi guardò curiosamente spalancando gli<br />
occhi, poi vacillò, sull'orlo di una risata isterica. «Oh, Signore! Non penserete<br />
mica che Rink lo avrebbe ucciso, vero? Oh, state a sentire. Dovete essere<br />
spaventosamente all'antica. Lui potrebbe anche considerare Penderei<br />
un'escrescenza sulla faccia dell'umanità, ma non arriverebbe mai a ucciderlo.<br />
Non lo pensate mica, vero?»<br />
Non le dissi quello che pensavo come non lo dico ora a voi. <strong>Le</strong>i continuò<br />
a guardarmi con un'aria di trionfo sempre crescente. «E vi dirò qualcosa di<br />
più, signor Hadley. Non so chi può aver voluto uccidere Penderei, ma posso<br />
dirvi chi non l'ha ucciso né avrebbe potuto ucciderlo. Eravamo in quattro...<br />
quattro!... tutti insieme al piano superiore del museo. Rink... Rink mi<br />
ha detto di aver scoperto il cadavere prima... sapete... prima delle undici.»<br />
Respirava affannosamente. «Ma lui non potrebbe averlo ucciso e voi lo sapete<br />
benissimo. Voglio dire, non potrebbe averlo fatto. Rink, Ron Holmes<br />
e io siamo stati di sopra dalle dieci e venti circa fino alle undici. Miriam ci<br />
ha raggiunto qualche buon minuto prima delle undici meno un quarto e fino<br />
alle undici siamo stati tutti insieme lì. In quattro. Cosa ne dite?»<br />
Di nuovo non le dissi cosa pensavo, ma lei mi guardava con sincerità<br />
quasi esplosiva o con sfida, non saprei dire quale espressione tra le due. <strong>Le</strong><br />
dissi: «Posso fidarmi di quanto dite o è soltanto un altro alibi collettivo?».
Aprii il cassetto e tirai fuori una pianta del museo abbozzata in maniera rudimentale<br />
da Carruthers. «Ecco qua una pianta del terreno. Fatemi vedere<br />
in quale stanza eravate del piano superiore, e sopra quale stanza del piano<br />
terreno. Capito?»<br />
«Sì. Certo. Vedete, di sopra ci sono quattro grandi gallerie, esattamente<br />
come quelle del piano terreno. Tutt'attorno c'è una specie di balconata. Noi<br />
eravamo nella Galleria Araba che è direttamente sopra la Galleria denominata<br />
Galleria Egiziana.»<br />
«E accanto alla Galleria Araba cosa c'è?»<br />
«Quella che chiamano la Sala degli Scialli.»<br />
«Che è direttamente sopra la Galleria Persiana del piano terreno?»<br />
«Sì, naturalmente.»<br />
«E sapete che in un angolo della Sala degli Scialli c'è una scala di ferro a<br />
chiocciola che porta giù nella Galleria Persiana?» Mentre lei annuiva continuando<br />
a guardarmi fissamente, proseguii: «Appuriamo questo, allora.<br />
Sareste pronta a giurare che tra le dieci e trenta, diciamo, quando la signorina<br />
Wade è venuta su, voi, lei, Holmes e Butler siete rimasti tutti insieme<br />
nella Galleria Araba e non vi siete mai persi di vista l'un l'altro... fino a<br />
quando?»<br />
«Fino alle undici meno cinque» rispose lei, decisa. «A quel punto Rink e<br />
Ron avevano messo il cofano nella cassa. Sam Baxter era appena salito su<br />
dal piano di sotto... lui è salito su dalla scaletta della Sala degli Scialli. Poi<br />
Rink e Sam, che erano i più robusti, hanno cominciato a portare giù la cassa<br />
da imballaggio. Ron... sì, Ron ha udito Pruen che gridava da giù. Così si<br />
è precipitato per la scaletta per andare a vedere cosa succedeva, e Sam e<br />
Rink hanno portato giù il cofano dalla scala principale. Non so se siete al<br />
corrente di tutto quello che è successo...»<br />
Da teste anche troppo restia era diventata una teste troppo loquace, e io<br />
la sviai più abilmente che potei.<br />
«Sentiamo di nuovo, signorina Kirkton; siete sicurissima che tra le dieci<br />
e mezzo e le dieci e quarantacinque voi, la signorina Wade, Holmes e Butler<br />
non vi siete mai persi di vista l'un l'altro?»<br />
La sémplice ripetizione spesso fa buon gioco, non necessariamente per<br />
far cambiare deposizione a una teste, ma per tirar fuori fatti che erano stati<br />
sepolti. Harriet Kirkton non era affatto stupida. Non aveva fatto che armeggiare<br />
col bordo della scrivania, evidentemente in preda all'agitazione,<br />
mentre tentava di capire dove poteva aver commesso un errore. Alla fine<br />
annuì, ma la sua faccia avvampata non si alterò.
«Sì, capisco cosa volete dire» disse lentamente. «Avete parlato con<br />
Pruen, vero? Volete dire che quando quel buffo vecchio dottor Illingworth<br />
è arrivato al museo, più o meno nello stesso momento in cui Miriam saliva<br />
di sopra per raggiungerci, saranno state le dieci e trentacinque circa, no?<br />
Non ci avevo pensato. E proprio subito dopo, Ron Holmes è andato sulla<br />
balconata e ha chiamato Pruen per chiedergli se era arrivato l'attore... Volevate<br />
dire questo?»<br />
«Be'?»<br />
<strong>Le</strong>i strinse le labbra. «Ron sarà stato fuori della stanza circa venti secondi.<br />
E soltanto sulla soglia. Abbiamo udito i suoi passi, lo abbiamo udito<br />
gridare, lo abbiamo udito tornare. A onor del vero si potrebbe dire che non<br />
è mai stato fuori della nostra vista, no?»<br />
A onor del vero era proprio così.<br />
«Ancora un altro punto collegato a questo, signorina Kirkton» insistetti.<br />
«Illingworth, che era stato scambiato da tutti per l'attore dell'agenzia, ha<br />
incontrato Miriam nella sala mentre saliva dalla cantina...» Dissi quelle parole<br />
con aria indifferente perché non volevo farle pensare che davo importanza<br />
alla cantina. «... e subito dopo è salita da voi. Tuttavia poco dopo<br />
Holmes esce tutto agitato per chiedere a Pruen se l'attore era arrivato. Non<br />
aveva detto, Miriam, di averlo incontrato nella sala al piano di sotto?»<br />
Ebbi l'impressione che la domanda la cogliesse alla sprovvista e che non<br />
ci avesse mai nemmeno pensato.<br />
«No, ora che ci penso, non l'ha detto! Non l'ha detto per niente!»<br />
«Come vi è sembrata quando è venuta su? Nervosa? Preoccupata? Sconvolta?»<br />
«Era nervosissima e molto sconvolta» ribatté Harriet Kirkton. «Mi avete<br />
detto di dirvi la verità e lo sto facendo.»<br />
La ragazza aveva assunto l'atteggiamento che assumono molti quando si<br />
trovano ad affrontare un momento leggermente... non troppo, ma leggermente...<br />
pericoloso: si era fisicamente irrigidita. Così fa chi passa vicino a<br />
un cane dall'aspetto feroce che ha cominciato debolmente a ringhiare.<br />
«Sapete perché era sconvolta?»<br />
«No, signor Hadley, non lo so.»<br />
Lasciai che assorbisse quel pensiero. Mi alzai dalla scrivania, mi avvicinai<br />
alla finestra e restai a guardare la pioggia fuori giocherellando con le<br />
monete che avevo nelle tasche. Ma con la coda dell'occhio, mentre passavo<br />
accanto al cerchio di luce, colsi la sua espressione. Poiché detesto ogni genere<br />
d'esagerazione, non voglio calcare troppo su questo, ma mi sembrò
che quando girai l'occhio, quella malconcia figurina con la sua bellezza<br />
diafana si rilassasse improvvisamente per poi subito dopo tendere i muscoli<br />
in maniera orrenda gettando la testa all'indietro e mettendo a nudo il collo<br />
palpitante. Invece lei prese soltanto un portasigarette dalla tasca dell'impermeabile<br />
e restò in silenzio a fissare il pavimento. Alla fine mi voltai.<br />
«Signorina Kirkton, se le vostre deposizioni possono essere provate, avete<br />
procurato, apparentemente, un alibi a quattro persone. Vi renderete<br />
conto, suppongo, che con ciò mettete in cattivissima luce altre due persone.<br />
Stando alle vostre dichiarazioni, gli unici che potrebbero aver commesso<br />
il delitto sono Sam Baxter e Jerry Wade.»<br />
<strong>Le</strong>i si stupì enormemente.<br />
«Ma non è possibile! No. No! Oh, è decisamente assurdo! Aspettate!<br />
Jerry era con Illingworth, no? Inoltre lui non farebbe mai... e quanto a<br />
Sam... Sam!» La sua voce si fece così acuta che la frase poté essere completata<br />
soltanto da un gesto: le parole non bastano per esprimere la splendida<br />
incompetenza di Sam nelle vesti di assassino. «Sam... Oh, porca miseria!<br />
Ma guardatelo! Parlateci! Voglio dire, è un bravissimo ragazzo, ma<br />
pensare a lui come assassino...»<br />
«Be', non è esattamente un complimento essere definito assassino. Non<br />
lo denigrate affatto sostenendo che non può esserlo.»<br />
«Oh, ma voi capite cosa voglio dire!» Era talmente agitata che i suoi occhi<br />
si colmarono di lacrime. «In qualunque altro momento vi risponderei<br />
per le rime. Ma ora non posso. Non ho voglia di scherzare. Vorrei soltanto<br />
rintanarmi in un angolo e lasciarmi andare a una crisi isterica. Cioè, Sam,<br />
con i suoi capelli rossi e il suo passato peccaminoso (che poi consisteva<br />
semplicemente nello sbronzarsi regolarmente) e la sua ritrovata dignità e la<br />
sua... ma parlate con lui un poco! Come dicevo, è un bravissimo ragazzo,<br />
ma è il tipo che chiederebbe a una donna di sposarlo finendo ogni frase<br />
con: "Capite cosa voglio dire?". Per giunta, ora che ci penso, è venuto su<br />
da noi nella Galleria Araba prima delle undici...»<br />
«Quando, precisamente? Ve ne ricordate?»<br />
«Ah, non lo so. Ho ripassato ogni cosa con Rink, cercando di stabilire<br />
tutto quello che era successo e quando! Direi che è venuto su alle undici<br />
meno dieci. Forse prima. E se...»<br />
Clarke bussò alla porta ed entrò con un biglietto piegato che posò sulla<br />
mia scrivania: il suo elaborato mezzo di comunicazione riservata quando<br />
sarebbe tanto più semplice usare il telefono. Aprii il biglietto che diceva:<br />
"Due uomini, che hanno accompagnato la signora in macchina, aspettano
qua fuori. Nomi: Butler e Baxter. Pensato che forse vorrete vederli".<br />
Così dissi a Clarke: «Sì, ti dirò io quando».<br />
Tornai a rivolgermi alla ragazza.<br />
«Se facessimo, signorina Kirkton, uno schizzo di questa faccenda sin da<br />
principio? Parlatemi un po' dello scherzo contro il signor Mannering.»<br />
«È proprio questo che mi turba più di tutto!» esplose lei. «È strano, ma è<br />
così. Indubbiamente Greg Mannering ha girato le carte in tavola contro di<br />
noi, no? Avevamo preparato ogni cosa per metterlo in ridicolo, e lui ha reso<br />
spaventosamente ridicoli noi! Mi par di sentirlo ridere, insieme a tutti<br />
gli altri, quando esporranno i fatti al magistrato inquirente. E ci ha anche<br />
messo in cattiva luce, non vedete? Ma noi non avevamo intenzione di fare<br />
del male. Volevamo soltanto vederlo crollare quando il Demonio lo avesse<br />
minacciato di estirpargli il fegato. È l'insopportabile concetto che ha di se<br />
stesso, se lo conosceste capireste.»<br />
«È innamorato della signorina Wade?»<br />
<strong>Le</strong>i sembrò pensosa. «Sì, credo che lo sia, veramente e sinceramente.»<br />
«E lei di lui?»<br />
«È buffo, no?» mi rispose con voce strana, «che io sia tanto sicura di lui<br />
e non di lei. È un po' difficile dire di Miriam perfino quando la si conosce<br />
bene come la conosco io. Non credo che lo sia, almeno non così tanto.»<br />
Harriet sorrise. «So che l'altra sera quell'ispettore di polizia... come si<br />
chiama? Carruthers... le ha fatto un grande effetto. Ma ha tanto parlato di<br />
Gregory Mannering, ha tanto decantato Greg Mannering, e ha fatto tante<br />
storie per Greg Mannering che deve per forza sostenerlo, se non altro per<br />
non perdere la faccia. E c'è una cosa. Se fosse stata veramente innamorata<br />
di lui, dubito che ci avrebbe lasciato architettare quello scherzo. Voglio dire:<br />
supponiamo che si fosse trattato di Rink Butler, io so che mai e poi mai<br />
avrei permesso che gli facessero uno scherzo del genere, anche se soltanto<br />
per paura che non facesse bella figura.»<br />
«E cosa ne pensate voi, di Mannering? In linea generale, cioè?»<br />
<strong>Le</strong>i meditò a lungo, la sigaretta spenta tra le dita. «Ci ho pensato su un<br />
sacco. Secondo me è un poseur, ma è realmente valido. Cioè, potrebbe<br />
vantarsi di una qualche azione pazzesca ed eroica nella giungla, sull'Himalaya<br />
o dove che sia, per pura vanità, ma il fatto è che saprebbe farla per<br />
davvero.»<br />
Giocherellai con la matita sulla cartella della scrivania per un poco.<br />
«Benissimo. Cominciate, come vi dicevo, da principio e ditemi tutto quello<br />
che è accaduto venerdì sera... dalle dieci, quando, mi par di capire, il vo-
stro gruppo è arrivato al museo. C'è un punto cui nessuno sembra aver accennato...»<br />
<strong>Le</strong>i era di nuovo sul chi vive, ma annuì con aria interrogativa.<br />
«Venerdì notte, o meglio poco dopo l'una di sabato mattina, Carruthers<br />
si è presentato in casa di Holmes per indagare sul conto di tutti voi dopo la<br />
scoperta del cadavere. Il ragazzo del centralino telefonico gli ha detto che<br />
eravate di sopra dalle nove. Era tutto combinato, immagino?»<br />
«Sì, è stato combinato quando siamo scappati dal museo dopo il fiasco, e<br />
pur non sapendo assolutamente che c'era stato un delitto, avevamo paura di<br />
ritrovarci nei guai per il nostro scherzo. Jerry ha dato una cospicua mancia<br />
al ragazzo perché dicesse così. Il ragazzo non avrà mica delle noie, vero?»<br />
«No, per adesso no.»<br />
«E, vedete, il vostro ispettore Carruthers non sarebbe stato lasciato salire<br />
se non fosse stato per un errore grossolano. Noi stavamo aspettando Rinkey...<br />
Rinkey era andato ad accompagnare all'albergo il vecchio Illingworth<br />
e ci aveva fatto giurare di aspettarlo in casa di Ron. Non ci aveva<br />
ancora detto niente del delitto. Be', così che soltanto Rinkey e nessun altro<br />
sarebbe potuto salire di sopra. Ron aveva detto al ragazzo: "Tra poco verrà<br />
qui un uomo travestito da agente di polizia, lascialo salire". Ed ecco che ti<br />
arriva il vostro vero ispettore che fa una risata e dice al ragazzo: "Non mi<br />
annunciare, vado su a bussare alla porta e dirò che sono un poliziotto".<br />
Quindi, naturalmente, il ragazzo ha creduto...»<br />
«Capisco. Ma lui non aveva ricevuto istruzioni, durante la serata, prima<br />
che tornaste dal museo, di dire che di sopra era in corso un festino?»<br />
«No, certo che no. Ehi, cosa state pensando? Perché ve ne state lì come<br />
una sfinge e non dite mai niente?» Cominciò a battere il pugno sulla scrivania.<br />
«Cosa pensate? Cosa c'è?»<br />
«Calma, signorina Kirkton. Riprendiamo dalle dieci, quando siete arrivati<br />
tutti al museo. Attaccate da lì.»<br />
«Mi sembra che sappiate già tutto» mi rispose stancamente. «Ci ripromettevamo<br />
un gran divertimento, ma non lo è stato. Dopo che Pruen ha<br />
chiuso, Rink e Ron Holmes sono andati al piano di sopra a preparare il cofano;<br />
Sam si è allontanato per ripassare la sua parte e Miriam e io siamo<br />
andate ad aiutare Jerry ad appiccicarsi la barba...»<br />
«Un momento. È successo qualcosa tra una cosa e l'altra, mi pare. Dico<br />
bene che, proprio prima di quei movimenti, Holmes ha tirato fuori il pugnale<br />
col manico d'avorio dalla bacheca di vetro? E che insieme a un paio<br />
di baffi finti neri l'ha messo sul primo gradino in fondo alla scala?»
«Sì, esatto.»<br />
«Signorina Kirkton, voglio che comprendiate che se non rispondete sinceramente<br />
alla prossima domanda, io lo capirò e le cose si metteranno molto<br />
male per voi. Chi ha preso quel pugnale dalla scala?»<br />
<strong>Le</strong>i sembrò farsi coraggio.<br />
«Miriam» rispose con voce piatta.<br />
20<br />
La chiave dalla testa a forma di freccia<br />
«Non mi fraintendete» esclamò e alzò di nuovo la mano sebbene io non<br />
avessi detto niente anche questa volta. «Non voglio dire che vi fosse nulla...<br />
nulla di furtivo nel suo gesto, né che li abbia rubati. Perbacco, Rinkey<br />
e io e Pruen anche, l'abbiamo vista mentre li prendeva, sì, e li ha rimessi a<br />
posto. Non se li è tenuti, vi dico! Darei non so cosa per sapere cosa stavate<br />
pensando.» Mi osservò attentamente. «Comunque ho idea che questo fatto<br />
vi abbia molto sorpreso.<br />
«È andata così. Quando ci siamo divisi, come vi ho detto, Miriam e io<br />
stavamo aiutando Jerry a mettersi la barba e Miriam ha detto: "Ehi, Pagliaccio,<br />
dovresti avere il vestiario adatto!"»<br />
«Vestiario?»<br />
«Sì, vedete, Jerry era vestito come sempre. "Ma" ha detto Miriam "in<br />
cantina c'è un paio di vecchie giacche di papà. Dovresti indossare una di<br />
quelle. Vado giù a prendertela, va bene? Lasciami andare giù a prendertene<br />
una!" Jerry stava imprecando contro la barba piuttosto difficile da applicare<br />
e che non voleva stare appiccicata, e non le ha fatto molto caso. Ma Miriam<br />
era entusiasta della sua idea. Così Miriam e io siamo andate nella sala<br />
e lei stava andando giù a prendere la giacca...»<br />
«Vi avrebbe lasciato scendere insieme con lei?»<br />
«Sì, certo! Ci stavo andando. Solo che in quel momento Rink si è precipitato<br />
giù chiedendo affannosamente i chiodi, e Miriam gli ha detto: "Te li<br />
porto io, te li porto io!". A proposito, ci è mancato un pelo che Rink inciampasse<br />
su quel pugnale. Rink mi ha detto: "Tu vieni di sopra con me,<br />
donna. Se non altro puoi fare il lavoro della ceralacca". Siamo saliti di sopra<br />
e, proprio mentre arrivavamo in cima alle scale e stavamo girando sulla<br />
balconata, mi è capitato di guardare giù. Miriam stava raccattando il pugnale,<br />
e mentre io la osservavo ha preso anche i baffi finti. Ora statemi a<br />
sentire» gridò la ragazza imperiosamente. «Miriam ha alzato gli occhi sor-
idendo e ci ha detto: "Qualcuno finirà per cadere con questo pugnale qui<br />
se non stiamo attenti. Sarà meglio che lo dia a Sam".»<br />
«E Butler l'ha vista e ha sentito ciò che diceva?»<br />
«Io... sì, credo di sì, ma non ne sono sicura, cioè non ci potrei giurare,<br />
ma deve averla sentita.»<br />
«E Pruen? Lui deve aver visto e udito, no?»<br />
«Quanto a udire non lo so, perché la sala è molto lunga. Ma dovrebbe<br />
certamente averla vista, a meno che non ne fosse impedito dalle bacheche.<br />
Non mi credete? No?»<br />
«State calma, signorina Kirkton. Sapete cosa ne ha fatto del pugnale?»<br />
«L'ha... l'ha posato altrove.»<br />
«Ne siete sicura? L'avete vista?»<br />
«No, ma gliel'ho chiesto, dopo che era stata scoperta quella cosa.<br />
Gliel'ho chiesto ieri, perché avevo una gran paura, ma lei mi ha detto che<br />
non avrebbe fatto nessunissima differenza e di dirlo tranquillamente alla<br />
polizia se me lo avessero chiesto. Ecco!»<br />
«Com'era il suo atteggiamento quando l'ha preso?»<br />
La ragazza aveva sulle labbra un sorrisetto di scherno. «Sempre a caccia<br />
di scellerati criminali che si torcono le mani grondanti di sangue, signor<br />
Hadley? Era perfettamente normale, un po' eccitata e stupita, ma perfettamente<br />
normale.»<br />
«Stupita? Stupita di cosa?»<br />
«Non lo so.»<br />
«Andate avanti.»<br />
«Ma non c'è altro, non capite? Questo è assolutamente tutto quello che<br />
posso dirvi. Sono andata di sopra con Rink e Ron Holmes. Poi c'è stato tutto<br />
quel ritardo. Prima hanno impiegato un secolo a tirar fuori quel cofano<br />
dalla teca di vetro senza spaccare niente di tutto quel vasellame intorno. E<br />
il sacco della segatura si era rotto. Poi abbiamo trovato che il coperchio del<br />
cofano era talmente corroso che non si sarebbe potuto aprire senza un martello<br />
e uno scalpello, e con moltissima attenzione. Miriam è salita con noi,<br />
come vi ho detto, anzi come dite voi, alle undici meno venticinque circa...»<br />
«Quando era sconvolta, come mi pare che abbiate detto?»<br />
«Lo eravamo tutti, se è per quello. Tutto quel ritardo e il tempo che<br />
stringeva sempre più! Vedete, abbiamo dovuto tirar fuori il cofano, applicare<br />
la ceralacca, e cominciare a piantar chiodi nella cassa quando qualcuno<br />
si è accorto che il coperchio non si apriva... cose che succedono sempre<br />
quando si ha fretta. Sì, eravamo tutti un po'... capite. Perciò quello non si-
gnifica niente. Ma non ho da dirvi altro. Perché siamo stati tutti insieme<br />
nella Galleria Araba fino alle undici meno cinque.»<br />
Alzai il ricevitore del telefono e dissi a Clarke nell'altra stanza: «Mandali<br />
su».<br />
<strong>Le</strong>i non disse una parola né fece un gesto. L'avrei giudicata esausta e indifferente.<br />
Anche quando Richard Butler e Jerry Wade entrarono piuttosto<br />
timidamente nella stanza guidati da Pierce, lei si limitò a sorridere dicendo:<br />
«Così vi hanno beccati, eh? Entrate e unitevi al festino».<br />
«Avevamo pensato di venire a darti il nostro appoggio» disse Butler.<br />
«<strong>Le</strong> tue lusinghe funzionano magari benone, comunque pensavamo che tu<br />
potessi aver bisogno del nostro aiuto.»<br />
«Non so se mi conoscete, sovrintendente» disse Jerry Wade, cercando di<br />
parlare con voce ferma. «Sono lo spregevole e terribile dottor Gable del<br />
racconto del vecchio Illingworth. Ieri Illingworth è andato a trovare mio<br />
padre e io ho sentito la storia delle mie brutalità origliando alla porta della<br />
biblioteca. Questo è il signor Butler.»<br />
Lo guardai. «Il signor Butler» dissi, «che può essere accusato di complicità<br />
nell'assassinio di Penderei. Che ha trovato il cadavere nella carrozza,<br />
ma ha nascosto l'informazione...»<br />
«Mi domando, signor Hadley, cosa avreste fatto voi» disse Butler semplicemente.<br />
«Avreste spiattellato tutto e scatenato il panico nel museo?<br />
Avrei detto ogni cosa più tardi, naturalmente, dopo aver portato a spasso<br />
Illingworth con un taxi. Ma il vostro agente è arrivato là prima di me e visto<br />
che loro avevano già giurato e spergiurato di non aver messo piede nel<br />
museo, non potevo certamente sbugiardarli e annunciare la notizia. Se ci<br />
sarà da ingoiare una medicina amara, sono disposto a prenderla, ma non<br />
rendete il mio reato più grave di quello che è... Quanto a quello, anche il<br />
vecchio Illingworth ha visto il cadavere nella carrozza, ma immagino che<br />
non accuserete anche lui di complicità.»<br />
Sorrise di nuovo con l'aria di ritrovarsi completamente a suo agio e si<br />
tolse il cappello.<br />
«Sedetevi tutti e due» dissi. «Fumate pure, se volete. Vi rendete conto,<br />
signor Butler, dì essere in una posizione molto sgradevole?»<br />
«Sì, grazie.»<br />
Mi girai. «E voi, signor Wade, sapete che, a meno che non credano interamente<br />
al racconto di Illingworth... e lui è un uomo piuttosto strambo...<br />
potreste essere arrestato per omicidio?»<br />
«Uh, Gesù!» esclamò Jerry, e si bruciò le dita con un fiammifero. «Ehi,
un momento! lo? Perché?»<br />
«Perché tutti gli altri, con la possibile eccezione del signor Butler, hanno<br />
alibi che non dipendono dalla testimonianza di un vecchio ecclesiastico<br />
strambo che potrebbe dire qualunque cosa.»<br />
«Be', credeteci o no, io non l'ho ucciso» disse lui. «Ma è un'ipotesi cui<br />
non avevo pensato. È verissimo, e posso dirlo per i miei peccati, che il<br />
vecchio soffre dì allucinazioni. Per le budella di Giobbe, non so cos'abbia<br />
quell'uomo... a meno che per la costante lettura di libri gialli non gli abbia<br />
dato di volta il cervello! Quando ieri si è presentato in casa per vedere il<br />
mio vecchio non era armato soltanto di un libro intitolato Il pugnale del<br />
destino, ma anche di un altro che ne sembrava il seguito, intitolato Il ritorno<br />
del dottor Chianti che qualcuno a Selfridge gli aveva dato in un momento<br />
di distrazione. Se mai qualcuno gli regalerà una storia del vecchio<br />
West, farà bene a stare attento a quello che può scatenare a Edimburgo.<br />
Comunque» si asciugò la fronte, «avrà anche allucinazioni ma... accidenti...<br />
voglio dire, noi eravamo veramente là.»<br />
Troncai di botto le sue proteste. «A proposito, signor Butler, è vero, no,<br />
che quattro di voi hanno un alibi di ferro? La signorina Wade, la signorina<br />
Kirkton, il signor Holmes e voi stesso?»<br />
Capirete che era inutile mettere trappole in quel senso. Che dicessero la<br />
verità o mentissero, erano già ben decisi sul da farsi. Adottai la tattica dell'assoluta<br />
franchezza. Butler mi osservava da sotto le palpebre pesanti, girava<br />
i pollici, sbirciava Harriet con aria interrogativa (la quale fumava placidamente)<br />
e adottò la stessa aria diretta.<br />
«Suppongo di sì» riconobbe in tono secco. «Non c'è dubbio che eravamo<br />
di sopra quando quel... quel tizio è arrivato. Alle undici meno un quarto,<br />
no? Ma, ascoltate, perché lasciate fuori il povero Sam?»<br />
«Era con voi il signor Baxter?»<br />
«Sicuro che c'era. Cioè, è venuto esattamente alle undici meno un quarto.»<br />
«Tenevate continuamente d'occhio l'orologio per poterlo dire con certezza?»<br />
Lui rise rumorosamente. «No, ma nella Galleria Araba dove eravamo c'è<br />
un orologio: un orologio da mostra, ma funziona bene. Certo che lo tenevo<br />
d'occhio. Tutti lo guardavamo per vedere quanto mancava alle undici. Era<br />
esattamente un quarto alle undici meno un secondo o due quando Sam è<br />
entrato.»<br />
«Ci giurereste, naturalmente?»
Quello che sembrò disorientare Butler fu il mio modo di fare casuale registrando<br />
semplicemente la sua dichiarazione come se fosse un fatto di<br />
nessuna importanza. Suo malgrado mi fissò. Io stavo guardando attentamente<br />
le mie mani intrecciate. Sbirciò Harriet, poi Jerry, mosse i piedi su e<br />
giù e finalmente parve annusare una trappola. «Giurare?» ripeté. «Ah. Oh,<br />
sì. Sicuro. Il... il fatto è che temevo che mi deste del bugiardo.»<br />
«Perché?»<br />
«Perché? La polizia fa così, no? Comunque è affar vostro. Dove sareste<br />
se nessuno mentisse mai?»<br />
«È abbastanza vero» dissi. «Ora vediamo la vostra parte in questa faccenda,<br />
signor Butler. Potremmo parlare di Raymond Penderei.»<br />
I tre si scossero. La ragazza gettò la sigaretta nel fuoco e appoggiò la testa<br />
alla spalliera della sedia. Jerry Wade pescò un'armonica a bocca dalla<br />
tasca e la tirò fuori.<br />
«Avevate mai sentito il nome di Raymond Penderei prima di venerdì, signor<br />
Butler?»<br />
«No» rispose Butler, deciso. «E non lo avevo mai sentito finché l'ispettore<br />
Carruthers non l'ha nominato dopo aver scoperto il cadavere.»<br />
«Avevate telefonato all'agenzia Brainerd, per un attore, vero?»<br />
«Sì.»<br />
«Nel pomeriggio di venerdì avevate incontrato Penderei in un bar di<br />
Piccadilly per spiegargli la sua parte, vero?»<br />
«Sì» convenne Butler e rise di nuovo. «Voi non capite una cosa. Io ho<br />
telefonato all'agenzia, ho spiegato che cosa volevamo e loro hanno detto:<br />
"Si dà il caso che abbiamo proprio la persona che fa per voi, il signor Caio<br />
Sempronio". Non ho affatto prestato attenzione al nome, credo di non averlo<br />
neppure udito. Permettete che vi faccia una domanda: quante persone<br />
incontrate nella vita sociale... non professionale... delle quali sapreste ricordare<br />
subito il nome? I nomi non si ricordano mai a meno di non avere<br />
un motivo. Credete che potrei ricordare un nome di una persona astratta<br />
come X nel nostro caso, un nome che mi è stato mormorato per telefono...<br />
anche se lo avessi udito? Quindi è verissimo, sovrintendente. Non conoscevo<br />
quel nome. Ho detto: "Be', ditegli che vada al Caliban Bar alle due<br />
del pomeriggio e chieda di me". L'ho incontrato. L'aspetto di quel maiale<br />
non mi è piaciuto nemmeno allora. Ma sembrava abbastanza in gamba.<br />
Quando gli ho chiesto come si chiamava, ha risposto: "Oh, non importa,<br />
per stasera mi chiamerò Illingworth". Lì per lì ho pensato che si comportasse<br />
in modo un po' strano, sghignazzando come il bruto di un melo-
dramma...»<br />
«Un momento. Se non sapevate nulla sul suo conto perché dite che l'aspetto<br />
di quel "maiale" non vi era piaciuto nemmeno allora? Sapete qualcosa<br />
di lui, ora?»<br />
Butler s'interruppe. Disse a Jerry: «Lo sapevo che dovevamo portarci<br />
dietro quello stramaledetto avvocato».<br />
«Non serve, Rink» disse Harriet, le guance in fiamme. «Sa tutto. Cioè,<br />
sa di me e sa che Miriam aveva avuto una relazione con Penderei.»<br />
Pronunciò la parola relazione senza calcarvi molto su. Stavamo finalmente<br />
camminando su un sentiero che sin da principio era stato inevitabile,<br />
e io da tempo avevo deciso la linea da seguire. "Relazione" e una relazione<br />
seria era un movente abbastanza serio in quella faccenda. A meno che non<br />
fosse assolutamente necessario, non c'era alcun bisogno di tirare in ballo il<br />
bambino. Dissi, scandendo le parole per evitare errori:<br />
«Sì, c'era una relazione. La signorina Wade divenne l'amante di Penderei.<br />
Questo è quanto so ufficialmente, e se voi tenete la testa a posto, è<br />
quanto sarà necessario far sapere al mondo.»<br />
Seguì un silenzio. Erano amici leali. Harriet Kirkton aveva le lacrime agli<br />
occhi. Jerry Wade aveva chinato il capo e si era portato l'armonica alla<br />
bocca.<br />
«Va...» borbottò Harriet, «... va bene» aggiunse con una strana misera<br />
scelta di parole. «Ma, e quel vostro terribile magistrato inquirente?»<br />
«Prendete un buon avvocato per difendervi. Non perdete la testa e non<br />
fatevi raggirare. Ve la caverete. Ma ricordatevi: non mentite a me. Ve lo<br />
chiedo di nuovo. Qualcuno di voi mi ha mentito su qualcosa?»<br />
«No» disse Jerry Wade tranquillamente. Alzò la testa. La sua faccia era<br />
arrossata e non aveva ancora riassunto la sua maschera di amabile cinismo.<br />
«E... grazie. Nessuno vi mentirà, ora.»<br />
«Sapevate di vostra sorella e di Penderei, signor Wade?»<br />
«No, non lo sapevo. Cioè, non lo sapevo fino a ieri sera. Poi lei me l'ha<br />
detto. Il nome di Penderei però mi era stato accennato: accennato per iscritto.<br />
Moltissimo tempo fa, Miriam mi scrisse di una persona "molto affascinante"<br />
che aveva conosciuto, con quel nome... Ma lei faceva sempre<br />
così. Mi era rimasto impresso quel nome perché mi ricordava il personaggio<br />
di un racconto di Michael Arlen.» Soffiò cinicamente alcune note<br />
sull'armonica a bocca. «Cosa dovevo fare? "Signore, vi scudiscerò sui gradini<br />
di questo club!"? Vorrei averlo saputo, però. Avrei fatto qualcosa di<br />
utile. Ma non un gran che. Ah, Cristo! Il vigliacco.»
Suonò una lunga nota e chiuse gli occhi.<br />
Mi rivolsi a Butler. «Ora sentiamo il vostro racconto di venerdì notte.<br />
Perché, per esempio, eravate così ansioso di mettere in ridicolo il signor<br />
Mannering?»<br />
Butler sembrò perplesso. «Francamente non lo so. Per quello che avevo<br />
sentito di lui, o forse il mio solito desiderio di inscenare qualcosa. In effetti,<br />
non è poi un cattivo ragazzo, quando lo si conosce.» Indicò il dente<br />
mancante. «Non credo che potrò mai diventare un suo amico intimo, ma...<br />
be', la vita sarebbe più semplice se non si rompessero le scatole alla gente.<br />
Non so se lo sapete, ma abbiamo avuto un altro scontro. D'un tratto, mentre<br />
ce le davamo, mi è sembrato talmente ridicolo che due persone dovessero<br />
picchiarsi solo per farsi ammirare o per divertire la gente, che mi è<br />
scappato da ridere. In quel minuto ho acquistato qualcosa, una filosofia,<br />
forse. È stato come camminare in una nuvola di gas venefico e accorgersi<br />
che era gas esilarante. Chissà se ci sarebbero molte guerre se quello stato<br />
d'animo diventasse universale. Ma quanto allo scherzo... be', date la colpa<br />
alla mania dilettantesca di dare spettacolo.»<br />
Il suo rendiconto della serata era talmente preciso a quello degli altri in<br />
tutti i particolari che non starò a riferirvelo. Lo interruppi soltanto in un<br />
punto. Stava raccontando quella storia di Miriam che scendeva nella cantina<br />
per prendere i chiodi mentre lui e Harriet andavano su nella Galleria<br />
Araba.<br />
«Siete andati di sopra» dissi. «Ora, quando la signorina Wade ha raccattato<br />
il pugnale dalle scale, cos'ha detto?»<br />
Butler si bloccò come se avesse inciampato in qualcosa. Poi mi guardò.<br />
«Ehi!» gridò, come uno che ha ricevuto una botta sotto la cintura. «Ehi, dico,<br />
maledizione...»<br />
Harriet disse seccamente: «Se ho fatto una gaffe, mi dispiace. Non fa la<br />
minima differenza, l'ho detto dozzine di volte: dobbiamo essere leali col<br />
signor Hadley come promesso. Non so se tu avevi visto, ma pensavo che<br />
avessi udito. Miriam ha preso il pugnale e l'ha rimesso giù, naturalmente,<br />
perciò non può nuocerle in nessun modo, perché indubbiamente è stata al<br />
piano di sopra con noi tutto il tempo... Non mi guardare in quel modo!»<br />
«Io non ti guardo in quel modo» protestò Butler in tono addolorato. Tirò<br />
fuori un fazzoletto e si asciugò la fronte. «Ripensandoci, le ho udito dire<br />
qualcosa come: "Lo darò a Sam". Sì, perdio! L'ha detto! Ma questa è la<br />
prima volta che se ne parla...»<br />
«Miriam e io ne abbiamo parlato insieme» ribatté la ragazza di scatto.
«E dato che abbiamo convenuto di dire la verità, ecco.»<br />
«Be', cosa diavolo ne ha fatto?» domandò lui. «L'ha dato a Sam? Io non<br />
l'ho visto metterselo sotto la cintura in nessun momento. Ma non riesco a<br />
ricordare quando ho visto quel maledetto arnese l'ultima volta. La sola cosa<br />
che ricordo è che decisamente non era sulle scale quando Sam e io, alle<br />
undici, abbiamo portato giù la bara, perché lo cercavo. Per amor del cielo,<br />
dove l'aveva messo?»<br />
Lo interruppi. «Secondo quanto dice la signorina Kirkton non sappiamo<br />
niente, tranne il fatto che l'ha posato da qualche parte. Ma ci torneremo su.<br />
Dato che il suo alibi è valido, questo non è necessariamente pericoloso.<br />
Torniamo all'ultimo atto della faccenda: la scoperta del cadavere.»<br />
A quel punto si calmarono. Per la prima volta Butler parve sinceramente<br />
a disagio oltre che nervoso.<br />
«Ah, sì. Quello. Come avete sentito, Sam e io abbiamo portato giù la<br />
"bara" poco prima delle undici. Non so di cosa stessero cianciando davanti<br />
alla porta di bronzo. Pensavo soltanto che non erano ancora le undici. Poi<br />
mi è sembrato di ricordare di aver lasciato lo sfollagente di sopra...»<br />
«Perché lo sfollagente? Eravate travestito da agente del traffico.»<br />
«Davvero?» esclamò lui, vago. «Sì. Veniva con l'uniforme e inoltre era<br />
molto necessario. Vedete, io ero il poliziotto, un personaggio molto importante.<br />
Avete capito, vero, che la nostra piccola farsa doveva avere una conclusione?<br />
Cioè: quando Sam sta per chinarsi su Mannering, minacciandolo<br />
con il coltello, l'azione non si doveva fermare lì né esaurirsi rendendo lo<br />
scherzo troppo palese, sia che Mannering si fosse spaventato o meno. No,<br />
no. La recitazione non era meravigliosa, però volevamo tenere in serbo la<br />
cosa per l'avvenire. Mentre Sam si china con il coltello e mentre l'attore nel<br />
ruolo di Illingworth tiene a bada gli altri con una pistola, Harriet doveva<br />
liberarsi e fuggire urlando. In quel momento entro in scena io. Illingworth,<br />
il diabolico maomettano travestito, mi spara di punto in bianco. Io piombo<br />
a terra, spaccando una fialetta d'inchiostro rosso che ho dentro la tunica,<br />
ma sono sempre pieno d'energia anche se fingo di essere malamente ferito.<br />
Quando lui si avvicina per spararmi di nuovo, io gli paralizzo il polso con<br />
lo sfollagente e gli arraffo la pistola. A questo punto il principe Abù 'Obiad<br />
di Tàif e il traditore Illingworth sono in mio potere. Li prendo e li chiudo<br />
nella stanza del conservatore mentre loro sbraitano con quanto fiato hanno<br />
in gola. Poi io, malamente ferito, sprono Mannering a prendere la pistola e<br />
a badare a quei disperati delinquenti. O rifiuta o accetta. Se accetta io dico:<br />
"Hai il coraggio di portarli a Scotland Yard?". Sì, sì, grida l'intrepido
Mannering. Conducimi da loro! Mentre lui tiene la pistola con cupa determinazione,<br />
io dico, con voce rauca: "Tienti forte!" e spalanco la porta. Digrignando<br />
i denti, lui si precipita dentro.<br />
«Alla scrivania, uno di qua e uno di là, parrucche e barbe da una parte, i<br />
piedi sulla scrivania, Sam Baxter e l'attore se ne stanno comodamente seduti<br />
con una bottiglia di whisky tra loro.<br />
«"Permettimi" dico io con un grande inchino, "permettimi di presentarti<br />
il dottor William Augustus Illingworth e il principe Abù 'Obiad di Tàif."»<br />
Io dissi: «Sono lietissimo, naturalmente, di sentire la fine della puntata.<br />
Ma...».<br />
Butler gesticolò violentemente.<br />
«Oh, so che sembra maledettamente stupido qui e ora» scattò. «Tutto farebbe<br />
questo effetto qua dentro. Ma secondo noi era un'idea spettacolosa, e<br />
uno studio ravvicinato della faccia di Mannering sarebbe stato interessante.<br />
Non capite? Non si può organizzare una scena di lotta veramente convincente,<br />
ma una botta su un braccio imbottito, sì. Così, quando ho scoperto<br />
che il momento si stava avvicinando e io non ero ancora riuscito a trovare<br />
lo sfollagente, sono andato a cercarlo affannosamente. Poi mi è venuto in<br />
mente che, quando ero arrivato, per levarlo di mezzo, lo avevo cacciato in<br />
una delle carrozze.<br />
«Mentre gli altri erano nella sala accanto alla porta, dall'altro lato di<br />
quell'affare, ho aperto la portiera della diligenza dal lato della sala. Non so<br />
perché avevo scelto quella. Forse perché era la più imponente... E c'era<br />
quella cosa infernale a faccia in giù sul pavimento proprio appena sotto il<br />
livello dei miei occhi.<br />
«La mia prima idea è stata che mi avessero fatto uno scherzo micidiale.<br />
Perciò non ho dato in escandescenze né ho aperto bocca. Sono semplicemente<br />
salito nella carrozza e ho tirato su quella cosa per darvi un'occhiata.»<br />
«Lo avete riconosciuto?»<br />
Di nuovo Butler si asciugò il viso col fazzoletto. «Sì, certo. La barba gli<br />
si stava staccando dalle guance. L'ho riconosciuto quasi subito. Così l'ho<br />
tenuto su quasi ritto, sono saltato giù e gli ho sbattuto la porta in faccia... I<br />
due minuti successivi li ricorderò fin che campo. Mi pareva che tutti mi<br />
chiamassero gridando, ma io non riuscivo a connettere chiaramente. Vedevo<br />
tutto come annebbiato. Quando sono tornato in me, ho visto vagamente<br />
la sagoma di una testa dietro il ventilatore nell'ascensore. Non c'era nulla<br />
di spaventoso, in quella testa, ma per me sì.»
Tirò un profondo respiro.<br />
«Ma c'è una cosa che Illingworth non ha visto, se ho capito bene dal suo<br />
racconto fatto al vecchio Wade. Poiché lui era ruzzolato giù dal suo trespolo,<br />
non mi ha visto mentre mi avvicinavo alla carrozza, mi ha visto soltanto<br />
spalancare la portiera per avere più luce.<br />
«Quando ho aperto la portiera è caduto qualcosa. Qualcosa che doveva<br />
essere stata su di lui o vicino, ed era finita contro la portiera. Io l'ho presa,<br />
non ho potuto farne a meno. Devo essermela cacciata in tasca, anche se<br />
non ricordo d'averlo fatto. Quando l'ho ritrovata... in effetti quando ci ho<br />
pensato... è stato stamattina mentre frugavo nelle tasche dell'uniforme prima<br />
di riportarla alla ditta che me l'aveva noleggiata. Non l'ho ancora detto<br />
a nessuno e non so cosa significa. Ma sono venuto qui per darvela. Eccola.»<br />
Gli altri erano balzati in piedi e io ebbi una certa difficoltà a mantenere<br />
una faccia impenetrabile. Posò sulla mia scrivania una chiave di metallo<br />
dalla forma piuttosto strana. Aveva un'asta lunga e stretta con un forellino<br />
sulla testa e quattro piccole flange uguali a un'estremità sagomate come<br />
una freccia.<br />
«Ma, accidenti» esclamò Jerry, e s'interruppe.<br />
«Sì?»<br />
«Io so che cos'è. È uno dei disegni speciali che piacciono a mio padre.<br />
Sembrerebbe la chiave del cancello posteriore del museo.»<br />
Lo interruppi bruscamente.<br />
«È tutto» dissi. «Potete andare ora, tutti quanti.»<br />
21<br />
L'impronta sullo specchio<br />
Tuttavia, prima di lasciarli andare, dovetti appurare qualche altra cosa.<br />
Da quanto avevo potuto accertare, soltanto tre persone avevano la chiave<br />
per il cancello posteriore del museo: Ronald Holmes, il vecchio Geoffrey<br />
Wade e Miriam. Jerry non sapeva affatto che Miriam possedesse una chiave,<br />
ma Harriet si ricordava che la sera prima Miriam le aveva detto che lei<br />
(Miriam) se n'era fatta dare una da Holmes. Nondimeno Harriet dichiarò<br />
che la sua amica l'aveva sempre, come lei stessa aveva visto la sera prima.<br />
La chiave trovata da Butler era nuova e lucida, fatta di recente, e per giunta<br />
su di essa c'era inciso il nome della ditta che l'aveva forgiata: Bolton, Arundel<br />
Street, Strand.
Alla fine chiesi se qualcuno di loro avrebbe avuto niente da obiettare a<br />
farsi prendere le impronte digitali. Molti si rifiutano, com'è nel loro diritto.<br />
Ma quei tre sembrarono interessati all'idea, e Butler arrivò persino a insistere.<br />
«Voglio chiarire ogni cosa, perché io ho toccato quel coltello» ammise<br />
tranquillamente. «Non che l'abbia afferrato o maneggiato, capite. L'ho solamente<br />
toccato... forse volevo assicurarmi che quell'arnese fosse autentico.<br />
Dove dobbiamo andare?»<br />
Appena se ne andarono, prima di recarmi al museo Wade, mi sedetti a<br />
esaminare e a catalogare tutti i rapporti. <strong>Le</strong> varie impronte sul pugnale,<br />
come mi resi conto esaminando le fotografie, erano talmente confuse e<br />
sbafiate da risultare quasi inutili; non saremmo mai stati in grado di ottenere<br />
una condanna su una prova simile. Ma c'erano altri indizi che mi dettero<br />
molta soddisfazione. Mandai il sergente Betts da Bolton con la chiave. Telefonai<br />
a Carruthers in Vine Street e lo pregai di farmi un piacere fuori<br />
servizio e di indagare su una certa faccenda in Prince-Regent Court, Pall<br />
Mall Place, e poi di raggiungermi al museo. Era quasi ora di pranzo quando<br />
mi avviai al museo.<br />
La pioggia era quasi cessata, ma c'era sempre un vento fresco. E anche<br />
se le idee fantasiose di Carruthers riguardanti un edificio solido qual era<br />
quel museo fossero troppo colorite, fui costretto a convenire con lui almeno<br />
per quanto concerneva l'aspetto desolato. Quel giorno non c'erano sfaccendati<br />
intorno al museo che era chiuso al pubblico.<br />
La porta mi venne aperta dall'inserviente diurno che mi disse di chiamarsi<br />
Warburton. La sala principale era illuminata soltanto da una fila di<br />
lumi così da essere quasi semibuia. Di nuovo fui costretto ad ammettere<br />
che mi faceva l'effetto di una sala qualunque molto simile a quella di altri<br />
musei. L'aura poetica va benissimo, ma non serve per prendere misure e<br />
vedere chiaramente.<br />
Dalla famosa Galleria dei Bazar che era il mio primo punto d'interesse<br />
(capite perché?) qualcuno stava venendo verso di me. La persona che mi si<br />
avvicinò e mi parlò nella semioscurità era, dalla descrizione che ne avevo<br />
avuto, il signor Ronald Holmes. Ebbi di lui un'impressione molto favorevole,<br />
mi fece l'effetto di un giovane capace, energico e tranquillo, che poteva<br />
guardarti negli occhi senza lasciarsi ingannare da stupidaggini. Anche<br />
se sembrava piuttosto teso, mi parlò schiettamente senza nervosismi.<br />
«Sì, signore» disse. «Sir Herbert ci aveva avvertito della vostra visita. Il<br />
signor Wade è nella stanza del conservatore, con il dottor Illingworth:
stanno esaminando alcuni suoi nuovissimi acquisti. Se volete andare là...»<br />
«Lasciamo perdere la stanza del conservatore» risposi. «Vorrei dare un'occhiata<br />
alla cantina. Ma prima un'altra cosa. Potreste fare accendere tutte<br />
le luci nella sala?»<br />
Lui mi guardò incuriosito, ma andò a parlare con Warburton senza fare<br />
commenti. Nel frattempo io mi avvicinai alla parete sporgente della sala in<br />
cui era stato gettato il carbone: il segno era ancora visibile sull'intonaco<br />
giallo-rossiccio al di sopra della mia testa. Era, come avete sentito, sopra<br />
un cubicolo ricoperto da tendaggi, per l'esposizione di aggeggi vari d'ottone.<br />
Mi misi di spalle all'ingresso di quel cubicolo e calcolai la visuale da lì<br />
attraverso il grandissimo, alto arco nella sala. <strong>Le</strong> luci erano state accese.<br />
Da quella posizione potevo a malapena vedere un segmento dell'arco che<br />
portava alla Galleria Persiana di fronte. Ma avevo una chiara visione, obliqua,<br />
di tutte e cinque le carrozze in fila, di una parte dell'arco che portava<br />
alla Galleria Egiziana e dell'uscio della cantina, in fondo. Dato che la Galleria<br />
dei Bazar era buia, quella parte della sala brillava davanti a me come<br />
un palcoscenico illuminato e non c'era possibilità di errore.<br />
Quando notai tutte quelle cose mi misi a fischiettare piuttosto soddisfatto.<br />
(Capite perché?) Poi feci un cenno a Holmes perché lui avrebbe potuto<br />
darmi informazioni preziose e scesi in cantina. Holmes mi osservava con<br />
espressione attenta e io mi chiesi se avesse un'idea di quello che stavo pensando.<br />
Ma lui non disse niente.<br />
Carruthers vi ha già dato una parziale descrizione della cantina. Si oltrepassa<br />
l'uscio e si scende giù per una rampa di scale di cemento. Quelle scale<br />
sono di fronte al muro posteriore di tutto il museo. Sulla destra, mentre<br />
si scende, c'è un divisorio di legno che separa una parte lunga e stretta dal<br />
resto della cantina. Sulla sinistra c'è un recinto per il carbone. Sul muro in<br />
fondo, a un tre metri di distanza dalle scale, vi sono tre finestre quasi a metà<br />
del livello stradale. Il pavimento della cantina è di pietra e le pareti intonacate<br />
sono relativamente pulite. Chiaro?<br />
Vidi tutto ciò quando Holmes accese la luce elettrica. Forse ricorderete<br />
che Carruthers, nel suo rapporto, accennò a questo fatto: quando, la notte<br />
del delitto, scese giù attraverso lo scivolo del carbone e s'incamminò verso<br />
il fondo della cantina, sentì una corrente d'aria. In aggiunta a quanto già<br />
sapevo, quello era un suggerimento. Accanto alla carbonaia, trovai una decrepita<br />
sedia da cucina. Salii su quella sedia e provai le tre finestre a turno<br />
e trovai esattamente quello che ero sicuro di trovare. La finestra di mezzo<br />
non era bloccata.
Allora mi voltai verso Holmes in piedi sotto la penzolante lampadina elettrica<br />
che dava ai suoi occhiali un riflesso opaco e gli gettava ombre sulla<br />
faccia. Lui se ne stava lì con le mani in tasca fischiettando un motivetto in<br />
sordina.<br />
«Per il momento accantoniamo la vostra storia sugli avvenimenti di venerdì<br />
notte. Ho i resoconti di diverse persone e sembra che collimino. Voglio<br />
chiedervi del cancello nel muro posteriore che recinta il cortile di questo<br />
edificio. Lo tenete sempre chiuso a chiave?»<br />
Lui parve palesemente sorpreso. «Sempre, signore. Alludete al cancello<br />
nel muro? Sì, sempre, per ordine del signor Wade. Naturalmente abbiamo<br />
sufficiente protezione contro i ladri, ma il signor Wade non vuole vagabondi<br />
a dormire nel giardino. Sì, anche nelle vicinanze di St. James si possono<br />
trovare vagabondi. E...» esitò e si strusciò la fronte col dorso della<br />
mano. «Posso chiedervi perché volete saperlo?»<br />
«Mi hanno detto che ci sono soltanto tre chiavi per quel cancello. Voi ne<br />
avete una, il signor Wade un'altra e la signorina Wade un'altra ancora. Giusto?»<br />
«Non proprio, signore. <strong>Le</strong> chiavi sono soltanto due.»<br />
«Due?»<br />
«Sì, vedete. La signorina Wade ha preso in prestito la mia. E così, quando<br />
il signor Wade è partito venerdì mattina, io ho dovuto prendere la sua.<br />
Inoltre avevamo fatto un bel piano.» Sorrise. «A quest'ora saprete tutto di<br />
quello spettacolino idiota. Io sono stato tanto cretino da acconsentire, perciò,<br />
dato che avevo acconsentito, ho pensato che tanto valeva fare le cose<br />
per bene per non correre il rischio di vederci arrivare il signor Wade all'improvviso<br />
piombando qui dal cancello posteriore.»<br />
«Così da venerdì mattina il signor Wade era rimasto senza chiave per il<br />
cancello?»<br />
«Esatto. Questa è la sua chiave, se volete vederla.» Era ansioso di fare le<br />
cose coscienziosamente. Tirò fuori di tasca la copia esatta della chiave trovata<br />
da Butler nella diligenza, tranne che quella era vecchia e scolorita.<br />
«Dovrò restituirgliela. Sta già scatenando abbastanza rogne. Pare che<br />
quando Miriam è venuta qui venerdì sera per cercare i chiodi abbia fatto un<br />
po' di confusione nel suo amato laboratorio.» Holmes indicò con un gesto<br />
del capo il divisorio di legno. «Ha rovistato tra i suoi guanti di lavoro e tra<br />
i cacciavite e arnesi vari, proprio come fa lui. Se non avessi saputo il contrario,<br />
avrei giurato che il vecchio fosse stato lì a lavorare.»<br />
Meditai un secondo o due su quei fatti, poi esaminai la chiave.
«Anche l'altra chiave» dissi, «quella che ora ha la signorina Wade... è<br />
vecchia?»<br />
«Vecchia?»<br />
«Non è stata fatta di recente?»<br />
«Buon Dio, no!» La sua espressione si faceva sempre più perplessa,<br />
sebbene lui restasse cortese e attento. «<strong>Le</strong> abbiamo da un paio d'anni, almeno.»<br />
«Sapete cosa ne voleva fare della chiave, la signorina?»<br />
«Non ne ho la più pallida idea. È quello che le ho chiesto. Ma Miriam è<br />
una ragazza strana, sovrintendente.» Il suo sorriso, ora più cupo, lo fece<br />
apparire più vecchio. «Capricci, sapete. "Oh, via, ora non fare domande!<br />
Accontenta un mio capriccio!" Io non le rifiuto niente. Sentite, non vorrei<br />
sembrarvi eccessivamente curioso, ma cosa diavolo succede?»<br />
«Grazie. Volete tornare su per un poco?» suggerii. «Devo fare un lavoretto<br />
da solo...»<br />
Lui si strinse nelle spalle. «Come credete. Devo dire al signor Wade<br />
che...»<br />
«No, non voglio parlare col signor Wade finché non avrò visto la signorina<br />
Wade. Preparatemi campo libero per uscire di qui alla chetichella. Se<br />
dovesse arrivare l'ispettore Carruthers, mandatelo da me. C'è solo un altro<br />
punto che voglio chiarire. Venerdì sera, quando il dottor Illingworth è<br />
scappato e voialtri lo avete trascinato giù per questo scivolo, siete stato voi<br />
a farlo?»<br />
«Io ero qui, sì. Ma giù per lo scivolo l'ha tirato il signor Richard Butler<br />
aiutato dal signor Baxter. Mi rendo ben conto, signore, che non abbiamo<br />
scusanti...»<br />
«Sì. Certo. Quando siete scesi qui e siete entrati nella carbonaia, quelle<br />
casse da imballaggio erano già accatastate là perché fosse più facile arrivare<br />
alla strada? <strong>Una</strong> specie di ponte naturale?» Lui annuì, stringendo gli occhi,<br />
e io continuai: «Quindi nessuno di voi si è sporcato le suole delle<br />
scarpe con polvere di carbone, vero?».<br />
«Non credo. In effetti non ho notato alcuna traccia, però devo dire che<br />
non avevo nessun motivo per farci attenzione.»<br />
«E tranne la carbonaia vera e propria non c'è qualche altro posto dove<br />
tenete il carbone, a parte quel recipiente là?»<br />
«No, quello è l'unico posto.»<br />
«Alla fine, per chiarire bene questo punto, signor Holmes, c'è uno specchio<br />
da qualche parte in questa cantina?»
«Uno specchio!» ripeté. «È quasi l'ultima cosa che si trova in una cantina.<br />
Ma, in effetti, ce n'è un paio. In un certo momento, il signor Wade, da<br />
showman qual è, ebbe la grandiosa idea di una Sala degli Specchi, come<br />
quella di Madame Tussaud... solo che riuscimmo a dissuaderlo. Comprò<br />
un paio di quei grossi specchi deformanti, sapete: li teneva qui e vi si metteva<br />
davanti ridendo come un matto. Ma non sono mai stati usati e li abbiamo<br />
accatastati là, accanto alla carbonaia.»<br />
«È tutto» dissi, e Holmes, con un sorriso grave sulla faccia, indietreggiò<br />
allontanandosi da me, continuando a fissarmi finché non urtò le scale col<br />
tallone. Poi, sempre sorridendo, se ne andò. Se non avessi saputo il fatto<br />
mio, avrei pensato che l'idea che quegli specchi venissero trovati non gli<br />
andasse a genio.<br />
Li trovai appoggiati oltre la carbonaia dove c'era pochissima luce. Il<br />
primo voltato in fuori e così polveroso che era percettibile soltanto un'immagine<br />
nebulosa. La superficie era formata da una serie di una specie di<br />
bordi sporgenti... sapete come... che deformano la figura umana da quella<br />
che Dio ci ha dato e presentano una visione considerata divertente dalle<br />
persone che hanno la mentalità di ridere davanti a una gabbia di scimmie<br />
anche se dovrebbero ridere di se stesse. Tirai fuori la torcia elettrica, ne<br />
gettai il raggio sullo specchio e per un attimo mi presi un grosso spavento.<br />
Su una superficie tutta bianca di polvere, una faccia guardava direttamente<br />
verso di me: larga e schiacciata, da incubo e forse peggio, con lunghi baffoni<br />
e una fila di denti simili a quelli di un lupo. Era soltanto la mia faccia,<br />
naturalmente. Ma nulla, in tutto quel caso, era stato così spaventoso, come<br />
quella mostruosità che mi fissava dalla polvere nel silenzio e nel buio della<br />
cantina.<br />
Ma il mio interesse non era lì. Vedevo la mia faccia e nient'altro perché<br />
sulla superficie polverosa dello specchio era stato ripulito soltanto quel<br />
tondo in cui mi specchiavo. Mi chinai per esaminare quel tondo ripulito ed<br />
ebbi quella fortuna inattesa che perfino gli investigatori a volte ricevono.<br />
Proprio al limite della polvere c'era una strisciata confusa che finiva in una<br />
chiara impronta.<br />
Avevo l'assassino. Non mi restava che dare qualche ordine, un'ispezione<br />
di quella carbonaia, per esempio, con una luce più forte della mia lampadina,<br />
poi un colloquio con Miriam Wade e avevo l'assassino. Non ne ero particolarmente<br />
compiaciuto, ero persino un po' demoralizzato. Ma dovevo tirare<br />
avanti, il che è la maledizione di avere una coscienza.<br />
L'uscio in cima alle scale si aprì e io spensi la torcia.
«... ma se qualche screanzato ha davvero preso i guanti dalla vostra scrivania»<br />
disse una voce misurata, forte, polemica, «posso suggerire immediatamente<br />
una descrizione, rilevata da...»<br />
«... e il cacciavite!» strillò un'altra voce. «Perdio, hanno arraffato il mio<br />
piccolo cacciavite per aprire quel maledetto cofano arabo, e dov'è quello<br />
grosso? Attento allo scalino.»<br />
I loro piedi, specialmente quelli appartenenti all'uomo alto e magro che<br />
io individuai come il dottor Illingworth, fecero un gran fracasso sulle scale<br />
di cemento. Il vecchio Geoffrey Wade arrivò per primo tutto agitato, perfino<br />
i suoi lunghi baffi parevano agitati. Dietro di lui, muovendo le spalle a<br />
scatti in avanti a ogni scalino, veniva traballando l'altra figura con i suoi<br />
grossi occhiali e il lungo mento grinzoso cacciato nel colletto. C'era abbastanza<br />
luce e il vecchio Wade mi vide subito nell'angolo dove stavo. Si<br />
fermò così bruscamente in fondo alle scale che Illingworth gli andò addosso.<br />
«Ehi!» gracchiò. «Chi è là? Chi c'è?»<br />
Io accesi la torcia e spiegai. Lui mi si fermò davanti, un po' distante.<br />
«Ah!» esclamò facendo tintinnare le monete in tasca mentre gonfiava il<br />
petto. «Hadley, eh? Sì, sì, sì. Bert Armstrong me l'aveva detto. Be', ma non<br />
dovevate introdurvi qua dentro in questo modo furtivo.» Poi gettò la testa<br />
all'indietro e scoppiò a ridere sgangheratamente. «A curiosare... Comunque<br />
vi interessano i miei specchi buffi? Venite, andiamo a darci un'occhiata!»<br />
Scattò così velocemente che io non ebbi il tempo di muovermi. Mi passò<br />
accanto e prima che avessi il tempo di afferrarlo per il braccio in modo da<br />
allontanarlo, strusciò la manica sullo specchio. Ormai il danno era fatto.<br />
L'impronta era sparita.<br />
Seguì un silenzio quasi tangibile. Poi lui gracchiò con rabbiosa, ghignante<br />
ilarità: «Sentite, cosa diavolo state facendo?» domandò. «Cos'è quest...»<br />
Fell, ammetterai, credo, che sono un tipo abbastanza calmo, che cerco di<br />
occuparmi degli affari miei e che considero segno di debolezza proferire<br />
minacce. Ma fu quella sua risata gracchiante senza senso che lui mi gettava<br />
in faccia come fosse acqua, e acqua sporca se è per quello, che mi fece<br />
perdere il lume degli occhi. E non fu neanche l'ultima volta che provai<br />
quella sensazione, in quel caso, o che mi capitò.<br />
«Sapete cosa avete fatto?» dissi con una voce che parve strana anche a<br />
me stesso.<br />
«Fatto? Fatto? Cosa volete dire? Piantatela di guardarmi con quella faccia.»
«Andate di sopra» dissi, e questa volta la mia voce era più calma.<br />
«Ah, ah!» esclamò Wade, piegando la testa da una parte, con i pugni sui<br />
fianchi. «Allora è così, eh? Avreste il coraggio fottuto di ordinare a me,<br />
nel mio proprio...»<br />
«<strong>Le</strong>vatevi di torno» dissi, «e levatevi di torno subito. Ho cercato di fare<br />
del mio meglio per la vostra famiglia, in questa storia. Me ne frego io se<br />
siete Geoffrey Wade o il Khan della Tartaria, ma perdio, andate di sopra<br />
quando ve lo ordino o vi schiaffo in carcere e vi ci lascio. Cosa preferite?»<br />
Lui avrebbe gradito scorticarmi vivo, ma di lì a poco obbedì. Illingworth<br />
non rendeva certo la situazione meno tesa continuando a domandare gentilmente<br />
e ansiosamente se c'era qualcosa che non andava. Appena sgombrarono<br />
il campo, mi misi a camminare su e giù per la cantina per riordinare<br />
le idee. Deve succedere una specie di combustione interna quando dentro<br />
sei furioso e ciononostante non permetti alla tua voce di alterarsi... comunque,<br />
dopo, l'effetto è tremendo. Quel tiranno baffuto, al quale nessuno<br />
aveva mai fatto abbassare la cresta, mi scherniva dalle scale minacciandomi<br />
di cose spaventose non appena avesse messo in moto la sua influenza.<br />
La miglior cura per calmarmi fu di rimettermi tranquillamente al lavoro<br />
per vedere se riuscivo a trovare altri indizi che non fossero stati distrutti.<br />
Trovai una macchia sull'intonaco che poteva e non poteva essere un'impronta<br />
digitale. Ma era dubbio. Quando qualche minuto più tardi arrivò<br />
Carruthers, io stavo sempre cercando.<br />
«Avevate perfettamente ragione, signore» mi disse. «Vengo ora da Prince-Regent<br />
Court. E... riguardo a quanto mi avete detto di chiedere... ci avete<br />
azzeccato.»<br />
Gli detti alcune istruzioni tra cui quella di restare lì finché io non avessi<br />
telefonato a Scotland Yard perché mandassero Betts e Preston a frugare in<br />
mezzo a quel carbone e portassero l'equipaggiamento per le impronte. Poi<br />
me ne andai. Mentre attraversavo la sala, Holmes era sulla balconata che<br />
correva lungo tutto il piano di sopra. Stava appoggiato con le braccia sulla<br />
balaustra di marmo, non molto distante dal tetto della grossa carrozza. Stava<br />
lì, immobile, con i suoi occhiali, una specie di Illingworth in miniatura<br />
sotto la luce bianco-azzurrognola. E sebbene mi salutasse cortesemente<br />
con un gesto del capo, mi chiesi se il vecchio Jeff fosse sceso nella cantina<br />
per una coincidenza o se non fosse stato avvertito da lui. C'erano ancora<br />
molte cose da chiarire in quel museo, ma prima dovevo vedere Miriam<br />
Wade.<br />
Fuori, dopo qualche boccata dell'aria piovigginosa, mi sentii più calmo.
Da una cabina telefonica in St. James Street, parlai con Scotland Yard e<br />
poi, salito sull'auto della polizia, m'infilai nel flusso del traffico di mezzogiorno<br />
e mi diressi verso Hyde Park Gardens. Dall'esterno la casa di Geoffrey<br />
Wade non era più pretenziosa delle altre case di pietra grigiastre che<br />
fiancheggiavano la strada, e nemmeno diversa: era soltanto più grande.<br />
Ma dentro, sì, era pretenziosa. Io non sono un'autorità in questo campo,<br />
essendo smodatamente fiero della mia magione di sei stanze in East Croydon,<br />
giardino e tutto; ciononostante capisco, se non altro per il mio lavoro<br />
di poliziotto, quando un maggiordomo si comporta veramente da maggiordomo<br />
e quando si comporta come in una commedia da salotto. Quel fatto<br />
mi mise subito di malumore. Dopo avermi fatto attraversare un salone dove<br />
erano dei cavalli di gesso, mi fece passare in un salottino arredato in<br />
quello stile che chiamano rinascimentale. Poi, portandosi via delicatamente<br />
il mio biglietto da visita, se ne andò per vedere se la signorina Wade poteva<br />
ricevermi.<br />
Non dovetti aspettare a lungo. Dal corridoio udii uno scalpiccio e un bisbigliare,<br />
dominati da una voce decisa che dichiarò: "Me la vedo io con<br />
lui". Poi le portières furono scostate da un gesto alla Cirano de Bergerac e<br />
io mi ritrovai davanti il ghigno tranquillo del signor Gregory Mannering.<br />
«Ebbene, brav'uomo?» disse.<br />
22<br />
Perché Miriam Wade scese nella cantina<br />
Capii che doveva essere Mannering perché non poteva essere nessun altro.<br />
Entrò nella stanza con aria disinvolta, picchiettando le dita sul mio biglietto<br />
da visita, e dietro quella sua aria c'era odio... perché, non potevo saperlo.<br />
Ma lo osservai attentamente. Era di buona statura, spalle larghissime<br />
e vita stretta, che il suo vestito grigio chiaro metteva in evidenza pur senza<br />
accentuarle troppo. Tutto nel suo vestiario denotava quello che Fell avrebbe<br />
chiamato frenetico buon gusto. Teneva la testa all'indietro, ma non<br />
troppo all'indietro, il suo marcato volto abbronzato aveva una patina di divertito<br />
disprezzo; i suoi capelli neri erano accuratamente spazzolati e da<br />
sotto quelle "sopracciglia cespugliose" di cui aveva parlato Carruthers -<br />
qualunque cosa significasse - mi squadrava da capo a piedi. Della piacevole<br />
spavalderia e della repressa eccitabilità, anche quelle menzionate da<br />
Carruthers, non c'era segno. Io non lo avrei definito un tipo gradevole. Indubbiamente<br />
però dava una certa impressione di forza. Entrò illuminato
dalla luce proveniente dai finestroni e si mise di spalle contro quei mobili<br />
Rinascimento che sembravano falsi ma che con tutta probabilità erano autentici.<br />
E sorrise.<br />
«Mio buon signore» mi disse con grave cortesia, «ve ne intendete un poco<br />
dei sistemi della polizia?»<br />
Quella non era semplice impudenza, era una specie di follia. A suo modo<br />
era serissimo. Per la prima volta nella giornata mi venne voglia di ridere<br />
e quasi gli risi in faccia. Lui capì che trattenevo la mia ilarità dal modo<br />
in cui stringevo le mascelle, e quel suo strano odio per me crebbe.<br />
«Be'» dissi. «Sono un sovrintendente del CID, ma dipende dal punto di<br />
vista, immagino. Voi non siete forse il giovane che risolve i delitti degli<br />
strangolatori m India?»<br />
«Conoscete la zona a nord di Hyderabad?» domandò gentilmente.<br />
«No.»<br />
«O il nord di Jumma?»<br />
«Mai sentito nominare.»<br />
«Allora nella vostra ignoranza credete di essere qualificato a parlare come<br />
parlate?»<br />
Per quanto la ragione potrebbe avere qualcosa da ribattere, dire che quell'individuo<br />
non mi stava facendo imbestialire sarebbe una bugia. Comunque<br />
ero disposto a lasciar perdere e andare al sodo quando lui riprese: «Vi<br />
ho chiesto, signor...» fece finta di guardare il biglietto da visita, lo trovò<br />
troppo faticoso e proseguì: «Vi ho chiesto se conoscete i sistemi della polizia.<br />
Il motivo è questo: voi volete vedere la signorina Wade. Se sapeste<br />
qualcosa della legge, sapreste che lei non è obbligata a rispondere a nessuna<br />
domanda e anche in tal caso può esigere la presenza di un avvocato».<br />
«Sì, lo sapevo. Ed è per questo che ho chiesto se voleva ricevermi.»<br />
«Vi sto facendo osservare tutto questo, capite, perché stamani avete oltrepassato<br />
i limiti. Avete invitato tre persone nel vostro ufficio e le avete<br />
tempestate di domande, cosa che non avevate nessun diritto di fare, e loro<br />
sono stati tanto deboli da rispondervi. Buon Dio!» Aprì la bocca e sghignazzò.<br />
«Sono venuti da voi contro il mio consiglio. Io gli avevo detto che<br />
se proprio dovevano farlo si portassero dietro un avvocato... come dicevo,<br />
quali possono essere state le vostre trappole non lo so, né quali le vostre<br />
prepotenze, ma...»<br />
Un'agitazione delle portières e Harriet Kirkton entrò precipitosamente<br />
nella stanza. Era seguita più tranquillamente da un giovanotto tarchiato i
cui capelli color rosso acceso mi fecero subito individuare la sua identità.<br />
Sam Baxter indossava una giacca da casa che gli stava piuttosto larga e aveva<br />
in mano un bicchiere di whisky e soda. I suoi pesanti occhi castani<br />
erano gonfi e le sue palpebre arrossate, e la sua espressione, mentre guardava<br />
Mannering, palesava una tale antipatia che lui stesso, con la sua natura<br />
accomodante, ne pareva stupito.<br />
«Non essere sciocco, Greg» disse Harriet in tono brusco e sensato. «È un<br />
amico. Sa la verità...»<br />
«La verità» disse Mannering, e sorrise, e dalle sue narici parve quasi uscire<br />
un nitrito. «Sì, anch'io, vedi, so la verità. Ed è per questo che tento di<br />
nasconderla»<br />
Baxter gesticolò col bicchiere e disse in tono di protesta: «Ma, accidenti,<br />
lei vuole vederlo! E lo vedrà, comunque. Ecco, sovrintendente, sarei venuto<br />
volentieri anch'io stamattina, solo che stavo smaltendo una sbornia.<br />
Chiedetemi quello che volete. Io ero il principe Abù, sapete...». A quel<br />
punto il ghigno di Mannering si fece più marcato. «... e forse posso aiutarvi.»<br />
«Vorrei sapere» dissi, «se il signor Mannering è disposto a rispondere a<br />
qualche domanda.»<br />
«Io no, naturalmente» disse Mannering.<br />
«Perché no?»<br />
«Perché non ho nessun obbligo e non ne ho voglia» m'informò lui sorridendo<br />
freddamente.<br />
«Preferite rispondere a me o al magistrato inquirente?»<br />
Lui rise. «La solita vecchia domanda, la solita vecchia storia, l'eterna<br />
minaccia della polizia! Mio buon signor Hadley, credete di potermi citare<br />
per questa inchiesta?»<br />
«Mio buon signor Mannering» ribattei perché quella faccenda cominciava<br />
a darmi terribilmente ai nervi, «citerebbero l'arcivescovo di Canterbury<br />
se ritenessero che avesse qualcosa a che fare col delitto. Particolarmente se<br />
potessero provare che, almeno sotto un certo punto di vista, Sua Grazia è<br />
un bugiardo.»<br />
Pensavo che la mia frase avrebbe fatto una certa impressione, invece ebbe<br />
soltanto un debole effetto. Per la prima volta gli vidi unire le sopracciglia<br />
in quella maniera che lo faceva sembrare strabico, ma il suo disprezzo<br />
era così strano e completo e totale che lui mosse la bocca come una maschera<br />
greca e ghignò di nuovo.<br />
«Lo sono davvero?» disse, con aria indulgente. «La solita storia e il soli-
to bluff. Si dà il caso che io non menta. Non mi disturbo a mentire, io, tutto<br />
qui.»<br />
«Si dà il caso che io non mi disturbi a bluffare. Non è esattamente necessario<br />
che vi interroghi perché avete già fatto alcune dichiarazioni all'ispettore<br />
Carruthers che sono state registrate. Mi stavo domandando se vi<br />
atterrete a quelle dichiarazioni.»<br />
«Quali dichiarazioni?»<br />
«Capisco. Allora, dopotutto, siete disposto a rispondere a qualche domanda?»<br />
«È un cavillo piuttosto misero, sapete. Risponderò se ne avrò voglia, altrimenti<br />
no, naturalmente.»<br />
«Abbastanza giusto. Nemmeno un colpevole potrebbe parlare diversamente,<br />
non vi pare? Benissimo. Venerdì notte avete detto all'ispettore Carruthers<br />
di essere andato in Prince-Regent Court, Pall Mall Place, alle undici<br />
meno venti. Che il ragazzo del centralino vi ha informato che di sopra<br />
c'era un festino, ma voi lo avete fatto tacere e siete salito ugualmente.»<br />
Non detti alle mie parole l'inflessione di una domanda: lessi solo dal mio<br />
blocco di appunti. Lui alzò leggermente una spalla, mi guardò fisso e non<br />
disse niente.<br />
«Cito questo» spiegai, «non per darvi del bugiardo, ma perché bisogna<br />
decidere se la verità è quella che avete detto voi o quella che hanno detto<br />
tutti gli altri. La signorina Kirkton stamattina nel mio ufficio mi ha detto<br />
che il ragazzo era stato istruito di dire che al piano di sopra c'era un party<br />
soltanto dopo il loro ritorno dal museo, un bel po' dopo le undici. Fino ad<br />
allora il ragazzo non aveva avuto ordine di dire alcunché: per quanto ne<br />
sapeva lui, erano usciti tutti. Quello era tutto ciò che sapeva. Così, tutta la<br />
chiesa canta un coro sbagliato tranne voi?... A proposito, questo è quanto<br />
avete detto, vero, signorina Kirkton?»<br />
La ragazza si sedette su una poltrona dallo schienale alto guardandosi attorno<br />
a disagio.<br />
«Io non so se è questo ciò che ha detto» esclamò Baxter con violenza,<br />
«comunque è la verità. Voglio dire, me ne ricordo bene. Il ragazzo si è<br />
beccato un paio di sterline per dire che eravamo stati su tutta la sera.»<br />
La risata di Mannering cominciava a diventare monotona, simile a quelle<br />
interminabili bobine di filmetti parlati che i ragazzi proiettano sui loro piccoli<br />
schermi. Ma era stridente e irritante ed evidentemente stava urtando i<br />
nervi di Harriet. «È tutto qui quello che avete, amico mio?» domandò lui<br />
con aria divertita.
«No, non tutto. Per esempio, a che ora siete andato veramente là, e a che<br />
ora vi siete veramente arrivato?»<br />
Questo lo scosse. «Ah! allora dubitate che vi sia andato? Un gran peccato.<br />
Perché, vedete, io ci sono andato.»<br />
Era su un terreno sicuro, lì, e lo sapeva, ma evidentemente aveva preso il<br />
mondo intero per un covo di cretini.<br />
«Non dubito affatto che ci siate andato. Vi chiedevo soltanto: a che ora?<br />
Non certo alle undici meno venti. Il ragazzo ha detto di no. L'ispettore Carruthers<br />
ha parlato con lui mezz'ora fa.»<br />
Alzando lievemente le spalle, Mannering girò intorno al tavolo e si mise<br />
di schiena alla luce. Sembrava che meditasse. La sua baldanza era così assoluta<br />
che nel passarmi accanto mi dette perfino una spinta.<br />
«Molto abile da parte vostra, monsieur l'inspecteur» disse. «In effetti il<br />
ragazzo non può avermi visto perché sono salito dalle scale posteriori in<br />
modo da passare inosservato. Volete sapere perché desideravo passare inosservato<br />
e perché desideravo visitare l'appartamento del buon signor<br />
Holmes? Mio buon signore, lo saprete al momento opportuno, ma non da<br />
me, perché mi piace tenervi sulle spine e perciò preferisco non rispondere.<br />
Ah, be'! Lahm khanzeer yuhfaz muddah izâ mullih! Permettete che vi traduca,<br />
mio eccellente rompiscatole, in modo che possiate trascriverlo sul<br />
vostro blocchetto. Significa che il maiale non va a male se lo si sala, e io vi<br />
raccomando questo trattamento. Intanto voi non vedrete la signorina Wade.»<br />
<strong>Una</strong> voce di donna disse: «Perché no?».<br />
Non l'avevo vista entrare. Finalmente vidi la signorina Miriam Wade:<br />
stava lì, con le mani sulla spalliera di una sedia. Da quale punto di vista razionale,<br />
da quale punto di vista pratico e sensato si doveva guardare quella<br />
ragazza?<br />
Era indubbiamente piacevole e, tranne una certa tensione intorno agli<br />
occhi, sembrava anche in ottima salute. Cosa avrebbe pensato di lei la signora<br />
Hadley posso immaginarlo, ma questo non c'entra con la mia testimonianza.<br />
Dico in ottima salute perché fu la prima cosa che mi colpì. Indossava<br />
una vestaglia e sebbene io abbia sempre considerato il rosa un colore<br />
osceno, si adattava divinamente al suo corpo. Lo metteva in evidenza,<br />
se capite cosa voglio dire: Carruthers lo capirebbe. E fino a un certo punto<br />
posso dire perché tutti le fossero attaccati... anche se non era bella, non<br />
imponente, non (Dio lo sa) furba. Al suo ingresso l'atmosfera della stanza<br />
cambiò. No, no, Fell, non sono un vecchio satiro e non sto indulgendo in
voli poetici, sono semplicemente un uomo che precisa dei fatti. Stava lì<br />
con le mani sulla spalliera della sedia scura, capelli scuri, occhi scuri e sono<br />
convinto che se qualunque altra donna, a Londra, fosse entrata in un salotto<br />
con una veste da camera all'una del pomeriggio, avrebbe sbalordito<br />
ugualmente. Uno non era consapevole di niente di simile, ma si sentiva<br />
soltanto colpevole di notare quello che notava. Mi sono spiegato?<br />
Disse, bruscamente: «Perché non dovrebbe vedermi?».<br />
«Vuol mandarti sulla forca, tutto qui» rispose Mannering. «Se ciò non<br />
significa niente per te...»<br />
«Stupidaggini!» gridò Miriam sorridendo. «Dov'è quell'altro funzionario<br />
di polizia, quello tanto carino? Oh, dico, che sciocchezze spaventose.»<br />
Mannering si girò di scatto. «Ti sto solamente avvisando, mia cara» le<br />
disse con lo stesso tono freddo, «che se fai quello che ti ho detto dì non fare...<br />
be', tra noi è finita. E dove lo trovi un altro marito quando questa storia<br />
sarà di dominio pubblico?»<br />
<strong>Le</strong>i sbiancò ma non rispose. Non ho mai visto, su nessun palcoscenico,<br />
l'espressione fredda e altezzosa che aveva Mannering quando disse quella<br />
frase... era gelido, pazzo, ma pronunciò quella frase... detta da qualunque<br />
altro uomo a qualunque altra donna o di fronte a chiunque altro, avrebbe<br />
scatenato tuoni e fulmini... la disse in una maniera tale che nessuno aprì<br />
bocca. Poi si voltò, mi salutò con uno scintillio negli occhi e senza aggiungere<br />
altro uscì dalla stanza.<br />
E quello che vidi negli occhi di Miriam Wade era paura. <strong>Le</strong>i si mosse, si<br />
lasciò scivolare sulla sedia e all'improvviso cominciò a piangere.<br />
Uhm! Capisco che nel riportare la scena e nel descriverla con tutti i particolari<br />
affinché Fell possa capire, ho forse oltrepassato i limiti di un uomo<br />
pratico. Nondimeno è così. Accompagnai gli altri fuori della stanza dicendo<br />
loro che volevo interrogare Miriam da solo. Poi accostai le portières.<br />
Ma sentivo che, a meno di non andarci con molta cautela, ero fregato.<br />
<strong>Le</strong>i si era alzata ed era andata a sedersi su un divano, un affare con uno<br />
schienale di cuoio ornato da teste di chiodi d'ottone, vicino a uno dei finestroni.<br />
Stava protesa in avanti e la fioca luce le illuminava un lato del viso<br />
e della gola, il corpo avvolto nella vestaglia rosa; protesa in avanti con i<br />
grandi occhi fissi su di me; protesa in avanti in un modo che qualunque<br />
giuria di donne l'avrebbe fatta impiccare solo per il suo aspetto anche se,<br />
sono disposto a giurare, senza malizia. Tuttavia mi sedetti su una sedia a<br />
una certa distanza e le spiegai chi ero.<br />
«E» conclusi, «non dovete lasciarvi spaventare da lui.»
Seguì un silenzio. Ma io non riuscivo a interpretare correttamente la sua<br />
espressione. <strong>Le</strong>i fissava il tappeto.<br />
«Oh, non mi spaventa. Cioè, non so cosa voglia dire. Non riesco a capirlo!<br />
Stamattina mi ha chiamato piccola lurida sgualdrina.»<br />
«Sa quello che sappiamo tutti noi?»<br />
«Non lo so» rispose lei con semplice candore, e mi guardò. «Io non<br />
gliel'ho detto e non vedo come potrebbe averglielo detto qualcun altro.<br />
Forse fa lo stesso. A volte mi piace, a volte mi fa venire la pelle d'oca. Io...»<br />
s'interruppe.<br />
«Quando stamattina è venuta nel mio ufficio, la signorina Kirkton era<br />
molto preoccupata perché teme che tutta la faccenda, sapete a cosa alludo,<br />
possa diventare di dominio pubblico. Voi come vi sentite al riguardo?»<br />
<strong>Le</strong>i mi guardò di nuovo con espressione indecifrabile: uno di quegli<br />
sguardi nudi un po' imbarazzanti in cui poteva esserci stanchezza e perfino<br />
un certo umorismo. Poi inclinò il capo da una parte come se pensasse e<br />
parlò con lo stesso semplice candore.<br />
«Be', per dirvi la verità... sempre che non venga fuori la storia del bambino...<br />
sempre che non tirino fuori quello, sarebbe terribile... allora se devo<br />
dirvi la verità, non me ne importerebbe troppo. Non capisco perché Harriet<br />
sia tanto preoccupata. Naturalmente se mio padre non fosse già al corrente,<br />
morirei di paura, ma dato che sa già tutto, non mi farà niente... solo quello<br />
mi preoccupa. Quanto al resto, pubblicità o qualunque altra cosa del genere,<br />
non vedo perché dovrei preoccuparmi, no?» Spalancò gli occhi, con espressione<br />
viva, e sorrise. «Cerchiamo di essere sinceri, volete?»<br />
Quella frase era un po' sconvolgente, ma non lo diedi a vedere.<br />
«Allora» dissi, «non c'è ragione perché non dobbiate dirmi tutta la verità,<br />
no?»<br />
«Non lo so!» esclamò, torcendosi le mani.<br />
«Cosa intendete dire?»<br />
<strong>Le</strong>i disse, petulante: «Esattamente quello che ho detto. Cosa volete sapere?».<br />
«Prima di tutto venerdì sera, al museo, circa alle dieci e diciotto minuti,<br />
voi e la signorina Kirkton siete uscite dalla stanza del conservatore. E voi<br />
siete scesa in cantina... apparentemente per prendere i chiodi. È vero?»<br />
«Sì.»<br />
«E in cantina vi siete trovata con Raymond Penderei. Anche questo è vero,<br />
no?»<br />
<strong>Le</strong>i impallidì. Avevo cercato di parlare casualmente come se tutto ciò
fosse implicito, ma lei se ne spaventò quasi a morte.<br />
«Sì. Ma non c'è n... niente contro di me, vero? Sì! Come fate a saperlo?»<br />
«Un momento! Gli avevate dato appuntamento?»<br />
«Appun... oh, mio Dio, no! NO!» Si alzò e tornò a sedersi con una serietà<br />
devastante come il suo candore. «No, credetemi, non sapevo nemmeno<br />
che fosse a Londra. Neppure mio padre lo sapeva. È stato il più grosso<br />
choc della mia vita. Sono scesa giù e lui era là, in piedi sotto la lampadina<br />
e mi stava facendo un inchino. Per un secondo non ho capito chi fosse perché<br />
aveva una barba nera e occhiali colorati che gli alteravano l'aspetto, e<br />
sembrava più vecchio. Ma lui si è avvicinato, si è tolto gli occhiali e mi ha<br />
detto: "Buona sera, tesoro. Non mi riconosci?"» Rabbrividì. «E ora è morto.»<br />
«Andate avanti. Cos'è successo dopo?»<br />
«Io ho detto: "Come sei arrivato qui?..." intendevo dire a Londra, ma lui<br />
ha detto: "Sono venuto prima della chiusura del museo, tesoro, e sono sceso<br />
giù strisciando come un topolino quando il custode non guardava". Poi<br />
ha detto: "Come sta il nostro...?"» S'interruppe, poi riprese in fretta: «Era<br />
questo che volevo chiedervi, signor Hadley, quando me lo chiederanno,<br />
devo dire del bambino? Questo è il punto. Non potrei dire solo che voleva<br />
denaro per tutto il resto e basta?».<br />
«Se volete. Vi ha detto di essere l'attore mandato dall'agenzia?»<br />
«No. Continuava semplicemente a parlare: cose orribili. Voleva denaro...<br />
diecimila sterline. Io ero fuori di me. Ho detto: "Farai meglio ad andartene<br />
perché..."» Di nuovo s'interruppe a mezza frase. «"Perché..."» evidentemente<br />
alterò con uno sforzo quello che aveva voluto dire, «perché, ho detto<br />
che avrei chiamato gli altri e lo avrei fatto buttar fuori... Lui ha riso e ha<br />
detto che non avrei osato. E io pensavo: oh Dio, se non prendo questi<br />
chiodi e non torno su verranno tutti giù. Mi affrettai a correre nel laboratorio<br />
e tornai indietro di corsa mentre lui mi seguiva sempre parlando. Mi<br />
seguì anche sulle scale, non dimenticherò mai quella sua barba nera, il<br />
cappello a cilindro e la sua faccia che oscillava su e giù dietro le mie spalle<br />
come succede nei sogni. Poi mi sono messa a urlare. Ho detto: "Va' via di<br />
qui in ogni modo, se proprio vuoi vedermi, vieni quando sono sola, non<br />
qui. C'è una finestra là. Va' via!" E mi sono precipitata su per le scale. Ho<br />
creduto che mi seguisse, ma non l'ha fatto. Quando sono arrivata di sopra,<br />
ho dato i chiodi a Rinkey, che stava venendo a cercarli, poi ho camminato<br />
su e giù per un poco davanti alle scale principali per paura che salisse su<br />
dalla cantina. Ma non l'ha fatto e io volevo andare da qualche parte per
pensare. Potete immaginare come mi sentivo. Così sono andata nella Galleria<br />
Persiana dove c'era buio e nessuno poteva vedermi. Ma continuavo a<br />
pensare: se viene su, oh Signore, se viene su!» Di nuovo si controllò. «Non<br />
ha importanza quello che ho pensato, tranne che alla fine ho deciso di<br />
scendere giù per vedere se era andato via. Così ci sono tornata... e la cantina<br />
era vuota sebbene la luce fosse sempre accesa. Sentivo una corrente d'aria<br />
venire da una finestra di fronte. Così ho pensato: be', per ora se n'è andato,<br />
è già qualcosa. Poi ricordo di aver notato che si era fatto crescere la<br />
barba!<br />
«Ma, come potete immaginare, quando sono tornata di sopra ero ancora<br />
terribilmente sconvolta. Mentre arrivavo in cima alle scale mi sono scontrata<br />
faccia a faccia con l'uomo che ho scambiato per l'attore dell'agenzia.<br />
Ma sono andata su dagli altri come vi ha detto Harriet...»<br />
Il caso si stava chiarendo, unendosi lentamente ma inevitabilmente in un<br />
disegno compatto come sin da principio sapevo che sarebbe successo.<br />
«Quando poi l'ho visto morto in quella carrozza o sul pavimento davanti<br />
a essa... be', cosa dovevo pensare?» domandò. «Ho cercato di telefonare ad<br />
Harriet per chiederle cosa dovevo fare o dire, perché lei è intelligente,<br />
ma...»<br />
«Ancora un momento, per favore, signorina Wade. Abbiamo dimenticato<br />
alcune cose che chiariranno tutto... Quando siete scesa la prima volta<br />
nella cantina, vi siete portata dietro il pugnale e i baffi finti, vero? Non lo<br />
negate, vi prego. La signorina Kirkton ha detto che voi non avevate obiezione<br />
a che venisse risaputo. Perché avete portato giù quegli oggetti?»<br />
<strong>Le</strong>i mi fissava, spalancando gli occhi sempre di più.<br />
«Ehi!...» Un nuovo pensiero la colpì. «Io non l'ho ucciso! Santissimo Iddio,<br />
non l'ho ucciso. È questo che pensate? È questo?»<br />
«No. Affatto. Calma, adesso! Forse posso aiutarvi a spiegare perché li<br />
avete portati giù. Ma se non volete rispondere a questo, lasciate che vi domandi:<br />
cosa ne avete fatto dopo?»<br />
«Ma, non lo so! Davvero! Non riesco a ricordare. Me n'ero perfettamente<br />
dimenticata, dimenticata in pieno! Non ho il minimo ricordo di cosa ne è<br />
successo dopo che sono scesa nella cantina! Lo choc di vedere lui là... me<br />
ne sono ricordata dopo e per quanto ci abbia pensato e ripensato non riesco<br />
a ricor...»<br />
«Infatti, li avete lasciati nella cantina, no?»<br />
«Dev'essere stato così» disse lei stancamente, «perché non ricordo di averli<br />
avuti quando sono risalita.»
Mi sporsi in avanti. «Finalmente! È proprio certo che il signor Mannering<br />
non avesse saputo dello scherzo che gli avreste giocato quella sera?»<br />
«No!»<br />
«Pensateci ancora, vi prego. Non è forse vero che lo avevate informato<br />
in anticipo per prepararlo in modo che non si rendesse ridicolo? Non è forse<br />
vero che volevate essere sicura che si salvasse la faccia perché vi eravate<br />
tanto vantata di lui?<br />
«Non è forse vero che non sapevate, e non dovevate sapere, tutti i particolari<br />
del complotto fino a venerdì sera? Per l'eventualità che saltasse fuori<br />
qualcosa di nuovo, non è forse vero che gli avevate dato appuntamento<br />
nella cantina del museo prima che avesse inizio lo scherzo per informarlo?<br />
Non è stato a quello scopo che avete chiesto in prestito a Holmes una chiave<br />
per il cancello posteriore, il cancello che veniva tenuto sempre chiuso?<br />
Non è forse vero che lui si è fatto fare un duplicato di quella chiave da<br />
Bolton in Arundel Street? Non gli avete detto di entrare dal cancello posteriore...<br />
e di venire a parlare con voi attraverso la finestra della cantina del<br />
museo? Non era forse per quello? Non era per quella ragione che eravate<br />
così spaventosamente ansiosa di correre nella cantina per giacche o chiodi<br />
e di non lasciare che nessun altro vi andasse al vostro posto? Non è forse<br />
vero che, mentre scendevate nella cantina, avete visto il pugnale sulle scale<br />
e avete pensato di farvi una risata mostrandogli con che cosa lo avrebbero<br />
ucciso? Non è per quello che avete preso il pugnale? Quando avete alzato<br />
gli occhi e avete visto la Kirkton che vi osservava, non avete forse detto<br />
qualcosa come "Li darò io a Sam" e perché considerasse la cosa normale<br />
avete preso anche i baffi finti insieme al pugnale? Non li avete forse portati<br />
giù? E là, invece, avete trovato Penderei.<br />
«Non avete forse lasciato tutti e due quegli oggetti e li avete poi dimenticati?<br />
E finalmente non è forse vero che, a causa del vostro stesso piano,<br />
Mannering deve aver udito ogni parola della vostra conversazione con<br />
Penderei dall'esterno della finestra della cantina?»<br />
Dopo un lungo silenzio durante il quale potei udire ogni scricchiolio<br />
dell'edificio, lei si prese la faccia tra le mani come una bambina e cominciò<br />
a piangere.<br />
«Sì» disse.<br />
Due giorni più tardi, dopo la sensazionale ma inutile inchiesta, dopo che<br />
un certo appartamento era stato perquisito, una certa prova trovata e ogni<br />
filo della rete tessuto, due giorni più tardi chiesi, con un'analisi particola-
eggiatissima del delitto che mi propongo di dimostrare, un mandato per<br />
l'arresto di Gregory Mannering con l'accusa d'omicidio.<br />
23<br />
La tesi dell'accusa<br />
Il mercoledì pomeriggio, previo appuntamento, m'incontrai con l'altocommissario,<br />
il procuratore generale e sir Herbert, nell'ufficio di sir Herbert.<br />
Là spiegai la mia tesi punto per punto come intendo fare adesso nella<br />
maniera più logica e concisa possibile.<br />
Quindi vi prego, allo scopo di ottenere un'assoluta chiarezza, di dimenticare<br />
la testimonianza di Miriam Wade, di dimenticare che ora conoscete<br />
ogni pezza d'appoggio e di rivedere con me i fatti come sono stati presentati<br />
a noi sin dall'inizio. Non vi chiedo di concentrarvi su alcuna persona o<br />
cosa, ma semplicemente di seguire la pura dimostrazione delle prove.<br />
Il primo attore ad apparire sulla scena quella sera, le cui domande e risposte<br />
sono state registrate, è Gregory Mannering. Sull'apparente svitato<br />
che saltò giù dal muro e attaccò il sergente Hoskins, non sappiamo ancora<br />
niente. Ma sappiamo qualcosa di Mannering.<br />
Alle undici e dieci del venerdì sera, dopo che lo svitato è sparito e il sergente<br />
se n'è andato, Mannering si presenta al museo Wade, sotto gli occhi<br />
dell'agente Jameson, e scatena un tafferuglio per una questione piuttosto<br />
banale. Non vogliamo ancora asserire che sia stato un tafferuglio superfluo,<br />
ci limitiamo a registrare il fatto. Quando Jameson gli chiede di accompagnarlo<br />
al posto di polizia per rispondere ad alcune domande riguardanti<br />
una "sparizione", lui accetta di buon grado: è quindi descritto come<br />
un tipo che non fa tante storie (dall'aspetto "molto strano"), ma che tenta<br />
ripetutamente di interrogare Jameson sulla questione.<br />
Carruthers ci ha lasciato una descrizione di lui. È alto poco più di un metro<br />
e ottanta, con spalle larghe e fianchi stretti, faccia abbronzata, capelli<br />
neri e occhi azzurri; è vestito da sera, con soprabito nero, cilindro e bastone.<br />
Nel raccontare la sua storia appare in preda a un'agitazione nervosa: e<br />
cioè che Miriam Wade gli aveva telefonato nel pomeriggio invitandolo ad<br />
andare al museo per una riunione privata durante la quale avrebbero "violato<br />
una tomba", ma che quando vi era arrivato, il museo era inesplicabilmente<br />
chiuso. Tuttavia non succede niente di notevole finché Carruthers<br />
non dice le seguenti parole: "I fantasmi portano barbe finte? Quel particolare<br />
fantasma era sdraiato per terra molto tranquillamente, e poi era sparito
proprio sotto gli occhi del sergente, era stato portato via".<br />
E, inesplicabilmente, Mannering svenne.<br />
Ciononostante registriamo tutto questo solo come una circostanza strana,<br />
dato che Carruthers si riferiva allo svitato con la barba bianca. Poi Carruthers<br />
va al museo dove la sua prima scoperta, dopo una conversazione con<br />
Pruen, è una serie di orme sbaffate fatte con polvere di carbone. Queste<br />
tracce si estendono alcuni metri dalla porta principale del museo, poi svaniscono;<br />
ma poiché nessuna di esse è chiara, non servono per un'eventuale<br />
identificazione.<br />
Carruthers poi trova un cadavere nella carrozza-diligenza, cadavere che<br />
era stato appoggiato alla portiera e che quando la portiera viene aperta ruzzola<br />
fuori. Quando esamina il cadavere, nota un fatto che evidentemente<br />
non lo colpisce troppo, ma che invece è di una tale importanza che non<br />
può non essere preso in grandissima considerazione. È questo: non solo c'è<br />
una patina di polvere di carbone sulle suole delle scarpe dell'uomo assassinato,<br />
ma è una patina spessa.<br />
Vi prego di rifletterci attentamente. Qualcuno, con polvere di carbone<br />
sulle suole delle scarpe, è entrato nel museo... lasciando tracce sul pavimento<br />
di marmo bianco finché sulle suole non c'è più abbastanza polvere<br />
di carbone per farle, così, di conseguenza, le tracce svaniscono. Ma nella<br />
carrozza c'è un cadavere le cui suole sono pesantemente ricoperte di polvere<br />
di carbone. Perciò sappiamo che, chiunque sia entrato nel museo e abbia<br />
lasciato quelle tracce sul pavimento, non può, concepibilmente, essere stato<br />
l'uomo assassinato. Questo è il punto naturale e perfino molto ovvio su<br />
cui dobbiamo cominciare a ragionare.<br />
Un uomo con uno spesso e intatto strato di polvere di carbone sulle suole<br />
delle scarpe giace dentro una carrozza chiusa. Come c'è arrivato là dentro,<br />
vivo o morto? Non è assolutamente possibile che abbia camminato sino<br />
a lì perché intorno a lui, da ogni lato, c'è una distesa di marmo bianco<br />
che indubbiamente avrebbe mostrato tracce qualora lui vi fosse passato sopra.<br />
Ma da nessun'altra parte del museo vi sono tracce di polvere di carbone<br />
tranne quelle che si estendono dalla porta principale per una dozzina di<br />
passi. Benissimo, il morto è stato trasportato dove è stato trovato.<br />
Trasportato da dove? Dato che il museo ha il riscaldamento centrale e<br />
dato che non esistono caldaie o contenitori di carbone da nessun'altra parte,<br />
dev'essere stato portato dalla cantina.<br />
Esaminiamo il cadavere. L'uomo ha i baffi neri, autentici, ma porta la<br />
barba nera finta. Dico "porta" ma non è esatto. Sebbene sul mento e sulle
guance vi sia un luccichio di gomma e una specie di lanugine a dimostrare<br />
che vi era stata appiccicata, ora gli penzola lungo la guancia da un punto<br />
non più grosso di una monetina. Non era stata strappata durante una lotta<br />
perché non c'è segno di abrasione o lacerazione come vi sarebbe se fosse<br />
stata tirata via violentemente. Era stata tolta delicatamente, ma poi era stata<br />
lasciata lì penzolante da un punto.<br />
Chi l'aveva tolta in quel modo? Sembra chiaro che non può essere stato<br />
il morto. È una barba piuttosto grande e pesante; perfino nell'eventualità<br />
che l'uomo avesse deciso di andare in giro nella vita con la barba penzolante<br />
da un punto delle dimensioni di una monetina, è più che improbabile<br />
che con quella minima quantità di gomma riuscisse a restarvi appiccicata.<br />
Insieme alla nostra convinzione che l'uomo è stato trasportato sulla carrozza,<br />
è chiaro che qualcun altro, l'assassino, deve aver fatto quel lavoretto<br />
dopo che la sua vittima era morta. Perché?<br />
Ora, sui movimenti dell'assassino abbiamo due alternative. O l'assassino<br />
(1) ha tolto delicatamente la barba dalla faccia tranne quel minuscolo punto<br />
e l'ha lasciata penzolare così com'è stata poi trovata; oppure (2) gliela ha<br />
tolta tutta e dopo gliela ha riappiccicata così in fretta che ha aderito soltanto<br />
in quel piccolissimo punto.<br />
Lasciando le nostre due alternative per un momento, andiamo avanti con<br />
altre prove. Intorno al collo del morto, attaccato a un cordone nero, troviamo<br />
un paio di occhiali colorati. Ma questo cordone è messo intorno al<br />
collo sopra il colletto del soprabito. Di nuovo, signori, riflettete attentamente.<br />
La gente che porta occhiali non li porta con il cordone intorno al<br />
colletto del cappotto. Perfino nel caso che un uomo si dimentichi gli occhiali<br />
e se li metta intorno al collo dopo aver indossato il cappotto, non lascerà<br />
il cordone in quel modo; l'infilerà sotto il cappotto e perfino sotto la<br />
giacca dove deve stare. Quindi sembra chiaro che gli occhiali sul morto<br />
devono essere stati messi là da qualcun altro, e in fretta, dopo che l'uomo<br />
era morto.<br />
Ma questo diventa insensato se accettiamo la prima alternativa: cioè che<br />
la barba era stata staccata delicatamente tranne quel pezzettino sulla mascella.<br />
Perché in tal caso abbiamo un inesplicabile assassino che mette e<br />
leva. Mette un paio di occhiali intorno al collo ma stacca la barba sebbene<br />
la lasci lì ciondoloni. Tuttavia abbiamo una spiegazione decisamente razionale<br />
se accettiamo la seconda alternativa: che la barba era stata tolta<br />
completamente in un primo tempo e poi rimessa così in fretta che è rimasta<br />
attaccata solo in quel punto. Perché ora vediamo che dev'essere successa la
stessa cosa con gli occhiali. Anche quelli erano stati tolti al morto... e poi<br />
rimessi in fretta intorno al bavero del cappotto.<br />
<strong>Le</strong> nostre conclusioni sono queste: un uomo è stato assassinato nella<br />
cantina e il suo cadavere è stato trasportato da lì alla carrozza. L'uomo, da<br />
vivo, aveva portato un paio di occhiali colorati e la barba finta nera; la barba<br />
era stata staccata dalla sua faccia e poi rimessa a posto. E alla fine qualche<br />
altra persona in un certo momento di quella notte è entrata nel museo<br />
con le scarpe sporche di polvere di carbone.<br />
Ora, a questo punto dell'analisi sarebbe un passo troppo lungo, e logicamente<br />
inammissibile, dire che questo secondo uomo sia l'assassino. D'altro<br />
canto, considerando che quelle due persone sole hanno polvere di carbone<br />
sulle suole delle scarpe, è possibile collegarle e dire che probabilmente il<br />
secondo uomo sa qualcosa del delitto. Di tutte le conclusioni cui siamo arrivati<br />
sinora, soltanto una presenta un enigma che è questo: perché l'assassino<br />
dovrebbe aver tolto sia la barba sia gli occhiali al morto per poi rimetterli<br />
a posto? Potremmo arrovellarci per una risposta, ma la risposta più attendibile<br />
e più logica dovrebbe essere questa: che li voleva per sé, che li<br />
voleva per un travestimento. Ma se li voleva per sé, perché era stato necessario<br />
restituirli al morto? Di nuovo abbiamo la risposta in effetti non troppo<br />
difficile: perché si doveva presumere che non fossero mai stati tolti al<br />
morto. Messi insieme questi punti (1) che l'assassino voleva quegli oggetti<br />
per mascherarsi ma (2) che nondimeno nessuno doveva pensare che fossero<br />
mai stati presi dal morto, arriviamo alla conclusione che voleva camuffarsi<br />
per sembrare il morto. Voleva personificare uno che era morto.<br />
Lasciamo la situazione così per un momento e andiamo avanti. Dopo la<br />
testimonianza di Carruthers, il giorno seguente sentiamo le storie del dottor<br />
Illingworth e di Pruen. Queste ci forniscono una serie quasi completa di<br />
fatti, rispetto alle circostanze esterne, per seguire il nostro filo logico.<br />
E subito veniamo a conoscenza di alcuni fatti significativi circa<br />
"quest'altro uomo", il secondo uomo, l'uomo che ha lasciato le tracce sul<br />
pavimento. Quest'uomo, dichiarando di essere Penderei, appare al museo<br />
alle undici meno un quarto e viene fatto passare. E qui c'è la conferma del<br />
nostro ragionamento: qui c'è un impostore travestito per personificare Penderei<br />
con gli occhiali e la barba di quest'ultimo. Dato che porta quegli oggetti,<br />
dobbiamo presumere che Penderei è già morto, che è stato ucciso in<br />
un qualche momento prima delle undici meno un quarto.<br />
Prima di discutere su chi possa essere quest'impostore, cerchiamo di appurare<br />
quando è stato assassinato Penderei. Pruen dichiara che è arrivato
"la prima volta" al museo alle dieci meno dieci. Abbiamo ragione di credere<br />
che si sia nascosto nella cantina, e questo rafforza la nostra convinzione<br />
che sia stato assassinato nella cantina. Non potrebbe essere stato ucciso<br />
prima delle 10 e 15 perché alle 10 e 15 il pugnale era sulla scala sotto gli<br />
occhi di tutti e non era stato ancora rubato. Non potrebbe essere stato ucciso<br />
dopo le 10 e 45 perché l'impostore è arrivato alla porta principale con le<br />
cose di sua proprietà. Possiamo in qualche modo restringere quella mezz'ora<br />
per decidere?<br />
Sì, possiamo. Se fosse stato ucciso nella cantina tra le 10 e 15 e le 10 e<br />
45, quando è stato portato il suo cadavere nella carrozza? È stato scoperto<br />
nella carrozza da Butler un minuto o due prima delle undici. Benissimo.<br />
Ora è inconcepibile che l'assassino mascherato, travestito da Penderei,<br />
possa aver trasportato il cadavere di sopra tra le 10 e 45 e le 11. Perché,<br />
per farlo, sarebbe dovuto andare fino in fondo alla sala, scendere le scale<br />
della cantina sotto gli occhi di Pruen, prendere il cadavere della vittima,<br />
portare quell'enorme peso - Penderei era alto più di un metro e ottanta - di<br />
sopra e, dopo aver attraversato la porta direttamente sotto gli occhi di<br />
Pruen, mettere il cadavere nella carrozza e tagliare la corda. Tutte queste<br />
improbabilità possiamo scartarle subito. Di conseguenza abbiamo eliminato<br />
quindici minuti; sappiamo ora che Penderei deve essere stato assassinato<br />
e il suo cadavere dev'essere stato messo nella carrozza tra le 10 e 15 e le 10<br />
e 45.<br />
Ma se un uomo che porta quel pesantissimo fardello attraverso l'uscio<br />
della cantina sarebbe stato sicuramente visto tra le 10 e 45 e le 11, sarebbe<br />
stato anche visto da Pruen in qualunque altro momento precedente... in cui<br />
Pruen era di guardia con la visione completa di tutta la sala. Sarebbe stato<br />
visto da Pruen in qualsiasi momento tranne che durante quei cinque minuti,<br />
tra le 10 e 40 e le 10 e 45 in cui l'attenzione di Pruen era stata completamente<br />
distratta dalla sala. Quello è stato l'unico momento in cui Pruen<br />
non era di guardia; e l'unico momento in cui il cadavere poteva essere portato<br />
su senza essere visto e messo nella carrozza.<br />
Perché, cos'era accaduto? Pruen sente un rumore provenire dalla Galleria<br />
dei Bazar, corre là a indagare, e scopre che un pezzo di carbone è stato tirato<br />
sulla parete di quella galleria. Perde cinque minuti in un'inutile ricerca.<br />
E non si accorge di qualcosa di cui pare non si siano accorti anche altri,<br />
sebbene sembrerebbe abbastanza chiaro. Pare che tutti abbiano pensato che<br />
il carbone doveva averlo tirato qualcuno che era nella Galleria dei Bazar.<br />
Ma Pruen dichiara che nessuno era entrato in nessun momento nella Galle-
ia tranne Baxter; e se l'avesse tirato Baxter, dove avrebbe preso Baxter<br />
quel pezzo di carbone... dato che non era sceso nella cantina in tutta la sera?<br />
Infatti, proprio la scelta di quel missile ci deve portare verso un'unica<br />
direzione. Ci porta prima alla supposizione che Il carbone dev'essere stato<br />
tirato da una certa distanza, e tirato dalla direzione dell'uscio della cantina.<br />
Ora, se visitate il museo, o guardate questa pianta, vedrete qualcosa che vi<br />
darà la sicurezza di questo fatto. Il carbone andò a sbattere su quella parete:<br />
lanciato in linea diretta. Se vi mettete di spalle contro la parete colpita<br />
dal carbone, capirete che c'è solo una linea di lancio: una linea obliqua verso<br />
l'uscio della cantina. Se fosse stato lanciato da qualsiasi altro uscio, avrebbe<br />
descritto un cerchio o un mezzo cerchio come un boomerang.<br />
Per giunta, l'uscio della cantina è quasi nascosto per metà dalla carrozza<br />
più vicina. C'è un vasto spazio tra quell'uscio e la carrozza più vicina e (alla<br />
fine) l'uscio si apre in fuori verso il muro di sinistra, guardando il fondo.<br />
Quindi qualcuno deve aver aperto uno spiraglio di quell'uscio, dev'essere<br />
sgusciato fuori stando chinato, poi, raddrizzandosi, ha lanciato; una distanza<br />
non superiore ai sei metri. Quando Pruen è andato a indagare, l'assassino<br />
ha portato di sopra il suo fardello, scegliendo la diligenza perché era<br />
l'unica completamente chiusa, ha nascosto il cadavere ed è tornato nella<br />
cantina per... per cosa? Vediamo.<br />
Il cadavere, dunque, è stato messo nella carrozza alle 10 e 40. Abbiamo<br />
eliminato altri cinque minuti per stabilire l'ora della morte. Possiamo avvicinarci<br />
ulteriormente. Se il pugnale dal manico d'avorio era conficcato nel<br />
petto di Penderei alle 10 e 40, quando e come era arrivato nella cantina?<br />
L'unica persona nel museo che era scesa nella cantina (dato che Pruen era<br />
di guardia in tutti gli altri momenti) era stata Miriam Wade. Quindi, innocentemente<br />
o colpevolmente, lei deve aver portato giù il pugnale. Dato che<br />
Pruen, durante l'interrogatorio fattogli da sir Herbert, aveva insistentemente<br />
esitato, schivato e tentennato su quell'unico punto, la prima visita della<br />
ragazza nella cantina, era probabile che il pugnale fosse stato rubato la<br />
prima volta che era scesa giù, intorno alle 10 e 18 circa. Perciò Penderei è<br />
stato ucciso tra le 10 e 20 e le 10 e 40, e già i nostri formidabili tre quarti<br />
d'ora possono restringersi a venti minuti.<br />
Benissimo. Questo può mettere in cattivissima luce Miriam Wade, dato<br />
che è stata incontestabilmente lei a rubare il pugnale. Ora, se avesse ucciso<br />
lei Penderei, doveva certamente avere un complice: l'impostore che si era<br />
camuffato da Penderei ed era entrato nel museo alle 10 e 45. E per giunta<br />
quest'impostore dev'essere stato una persona di fuori, dato che tutte le per-
sone del museo possono rendere conto della loro presenza durante i momenti<br />
critici. Ma lasciando perdere questo per un momento, chiedetevi:<br />
perché, quando Miriam è scesa nella cantina, ha preso il pugnale? Sapeva<br />
forse che Penderei l'aspettava là e lo ha preso per ucciderlo? A parte il fatto<br />
che non abbiamo un briciolo di prova per pensare che lei sapesse che<br />
Penderei fosse a Londra, ci sono serie obiezioni a quest'ipotesi. Se fosse<br />
andata giù pensando di trovare Penderei o pensando di dover usare il pugnale,<br />
allora possiamo dire che doveva essere completamente pazza. Perché<br />
richiama l'attenzione sul fatto che va in cantina; insiste clamorosamente<br />
per andare a prendere i chiodi, e sotto gli occhi di Pruen, come di altri,<br />
lo sapremo più tardi, lei raccatta apertamente il pugnale dallo scalino. Non<br />
si progetta un assassinio e poi ci si dà tanta pena per richiamare l'attenzione<br />
su di esso in quella maniera scanzonata e ridanciana. No, possiamo solo<br />
presumere che lei abbia portato giù quel pugnale in tutta innocenza... innocenza<br />
di delitto, almeno.<br />
Ma perché si è portata dietro il pugnale, e perché era così ansiosa di<br />
scendere nella cantina? Per incontrarsi con qualcuno? Perché immediatamente<br />
ricordiamo l'impostore che è apparso più tardi e ha sostenuto il ruolo<br />
di Penderei. Uno di fuori; bene, vediamo se riusciamo a costruire una<br />
descrizione di questo estraneo.<br />
Penderei, il vero Penderei, è stato descritto da Carruthers. Penderei è alto<br />
un metro e ottanta e più, con spalle larghe e fianchi stretti; ha capelli neri,<br />
carnagione leggermente scura, occhi castani e baffi neri, indossa un abito<br />
da sera, un cilindro e un cappotto nero. C'è qualcuno in questo caso che,<br />
nascosto dietro una barba cespugliosa e occhiali colorati che nascondono il<br />
colore dei suoi occhi, potrebbe passare per Penderei di fronte agli occhi<br />
deboli e lacrimosi di Pruen? Pruen, naturalmente, non aveva mai visto<br />
Penderei in vita sua, basta soltanto convincerlo che l'uomo è questo quando<br />
più tardi viene scoperto il cadavere. E in tutto il caso c'è soltanto una<br />
persona che si adatta alla descrizione: Gregory Mannering. I vestiti giusti,<br />
la statura giusta, i capelli giusti, la giusta abbronzatura che può essere<br />
scambiata per carnagione scura: perché gli occhi sono nascosti dagli occhiali<br />
e mezza faccia dalla barba. Di primo acchito c'è solo una difficoltà:<br />
Penderei aveva baffi neri autentici. Se Mannering per un caso prendeva e<br />
si metteva la barba, come poteva supplire i baffi? E qui abbiamo la risposta<br />
immediata per quei baffi neri evasivi e inesplicabili i cui movimenti erano<br />
stati tanto difficili da rintracciare e che era sembrato non avessero alcuna<br />
parte nel quadro.
Lasciamo perdere la questione baffi per un istante, vediamo come la descrizione<br />
fisica di Mannering si accorderebbe col quadro che stiamo costruendo.<br />
Miriam va nella cantina per incontrarsi con qualcuno... è ragionevole<br />
supporre che quell'estraneo possa essere Mannering? Lo è, decisamente.<br />
Incontrarsi con lui, perché? La deduzione è così lampante che non<br />
avrei neanche bisogno di parlarne. Stavano organizzando uno scherzo contro<br />
Mannering, e Miriam Wade, che ne aveva tanto decantato le lodi, doveva<br />
fare in modo che non sfigurasse troppo, quindi lo aveva messo al corrente<br />
e, per giunta, aveva combinato di incontrarsi con lui nella cantina per<br />
dargli gli ultimi particolari. Questa deduzione si accorda con la prova fisica?<br />
Sì: perché la cantina è l'unico posto in cui lei avrebbe potuto vederlo in<br />
segreto e che aveva anche finestre accessibili per permettergli di entrare. E,<br />
in appoggio a questa supposizione, abbiamo la dichiarazione di Carruthers<br />
secondo la quale, mentre lui raccontava i fatti a Miriam Wade dopo la scoperta<br />
del cadavere, lei aveva mormorato le parole "finestra della cantina".<br />
Poteva Mannering essere entrato nel terreno intorno al museo per accedere<br />
a quelle finestre? Sì, poiché sappiamo che Miriam aveva una chiave per il<br />
cancello posteriore. <strong>Le</strong>i perciò aveva portato giù il pugnale per mostrargli<br />
con che cosa lo avrebbero "ucciso"; probabilmente per un impulso umoristico<br />
quando aveva visto il pugnale sulle scale; e aveva preso anche i baffi<br />
finti.<br />
La prossima domanda è: i due avevano combinato di trovarsi nella cantina<br />
col proposito di uccidere Penderei? Questo si può scartare subito per<br />
le stesse ragioni che riguardano Miriam sola: lei non avrebbe richiamato<br />
tanta attenzione sulla propria condotta. Tutto indica che il delitto non era<br />
premeditato, ma che Penderei era apparso nella cantina dove non era affatto<br />
aspettato.<br />
Sistemando i nostri fatti e le conclusioni in ordine consecutivo, abbiamo<br />
ora un disegno più o meno così: Miriam, senza alcun pensiero di delitto, ha<br />
combinato di incontrarsi con Mannering nella cantina. Penderei arriva al<br />
museo all'insaputa di tutti e si nasconde nella cantina. Alle 10 e 18 o 10 e<br />
20, Miriam scende nella cantina, porta con sé il pugnale e i baffi. Cinque o<br />
sette minuti più tardi, esce dalla cantina. Più di cinque minuti dopo, scende<br />
di nuovo nella cantina, uscendone quasi subito, alle 10 e 35, e va al piano<br />
di sopra. Alle 10 e 40 un pezzo di carbone è gettato, quasi certamente da<br />
Mannering, per distrarre l'attenzione di Pruen. Il cadavere è portato nella<br />
carrozza, Mannering ritorna nella cantina, sale in strada servendosi dello<br />
scivolo del carbone, suona il campanello del museo, ed esegue la sua rap-
presentazione. Deve rimettere barba e occhiali al morto. Si avvia lungo la<br />
sala e, voltando le spalle a Pruen, lancia quel sibilo: "Ssst!". Fermandosi e<br />
guardando verso le carrozze, dà l'impressione a Pruen che quel sibilo sia<br />
stato fatto da qualcun altro. Chinandosi sotto la carrozza, apre la portiera<br />
dall'altra parte, dove il cadavere è appoggiato... ma può soltanto attaccare<br />
in fretta la barba, mettere il libro di cucina nella mano morta e gli occhiali<br />
intorno al collo. E alla fine si Libera dei baffi finti, trovati più tardi sotto la<br />
carrozza. Tutto ciò porta via solo pochi secondi, poi Pruen sente di nuovo i<br />
passi rapidi di Mannering. Nella susseguente confusione, lui può scendere<br />
nella cantina e scappare dalla finestra e dal cancello posteriore.<br />
Perché doveva eseguire quella rappresentazione?<br />
Questo è il punto cruciale del problema. Nel decidere chi è il vero assassino<br />
abbiamo due alternative che sono:<br />
1) Che, sebbene il delitto non fosse premeditato, Miriam Wade e Gregory<br />
Mannering lo abbiano commesso insieme quando hanno trovato Penderei<br />
nella cantina. O Miriam o Mannering ha ucciso Penderei col pugnale.<br />
Poi Mannering, per poter fare in modo che Miriam avesse un alibi di ferro,<br />
ha eseguito la rappresentazione... mentre lei risaliva e si preoccupava di<br />
stabilire la sua presenza tra i suoi amici.<br />
2) Assassinio e rappresentazione sono stati fatti da Mannering, e Miriam<br />
non ne sapeva nulla.<br />
Alla prima occhiata, le probabilità sembrano quasi in favore della prima<br />
alternativa in modo schiacciante. In appoggio a questa alternativa si possono<br />
portare ragioni talmente poderose e convincenti che la fanno sembrare<br />
addirittura al di là d'ogni dubbio poiché procura ostensibilmente l'unica<br />
ragione valida per cui l'impostura dovesse essere eseguita. Miriam sapeva<br />
di essere stata vista andare apertamente nella cantina, portandosi dietro il<br />
pugnale. <strong>Le</strong>i era la sola ad essere scesa nella cantina. Perciò era necessario<br />
che il cadavere non venisse trovato lì a indicare così chiaramente la sua<br />
colpa. Per rischiare una farsa così pericolosa come quella rappresentazione<br />
ci doveva essere solo un incentivo di quella forza, altrimenti Mannering<br />
cacciava inutilmente la testa nel cappio.<br />
Ma esaminiamo di nuovo la questione. Io ho ribadito sulla necessità di<br />
cercare la spiegazione più naturale; ma se questa finora è la spiegazione<br />
più naturale, è sicuramente il sistema più anormale che sia mai stato scelto,<br />
o che abbia la probabilità di essere scelto, da due cospiratori. Del tutto credibile<br />
fino a qui, diventa pazzesco. Perché: se Miriam aveva pugnalato<br />
Penderei, o se Miriam e Mannering lo avevano pugnalato insieme, dove-
vano averlo fatto soltanto durante i primi cinque-sette minuti, quando Miriam<br />
era scesa nella cantina la prima volta. Se lei aveva una parte di colpa<br />
nella faccenda, l'aveva avuta allora. Non è credibile pensare che lei sia scesa<br />
nella cantina col pugnale, che abbia trovato Penderei, abbia parlato con<br />
lui, sia tornata di sopra per pensarci su, portandosi dietro il pugnale oppure<br />
lasciandolo lì, poi, dopo aver pensato, sia tornata giù, sotto gli occhi di<br />
Pruen, lo abbia pugnalato in quei pochi momenti che era rimasta giù, abbia<br />
detto a Mannering che aspettava: "Fai il resto" e sia corsa su nuovamente.<br />
Benissimo. Se lei avesse qualcosa a che fare con l'uccisione di Penderei,<br />
l'avrebbe commessa tra le 10 e 18 e le 10 e 25. Penderei, nel corso di una<br />
violenta lite, era stato ucciso allora. <strong>Le</strong>i dice a Mannering, che aveva udito<br />
e visto tutto oppure era arrivato subito dopo: "Devi aiutarmi" e l'uno o l'altro<br />
dei due pensa alla rappresentazione. Prima di tutto, il cadavere deve essere<br />
portato di sopra senza che nessuno veda.<br />
Quella, naturalmente, è la parte più pericolosa del piano, più pericolosa<br />
perfino della rappresentazione. L'attenzione di Pruen deve essere distratta<br />
per potersi liberare del cadavere. Se questi due agiscono in combutta c'è<br />
soltanto una cosa naturale e persino inevitabile da fare: Miriam deve distrarre<br />
l'attenzione mentre Mannering fa il lavoro. Questa sarebbe non soltanto<br />
una cosa semplicissima per Miriam, dato che Pruen ha una vera adorazione<br />
per lei, ma le procurerebbe anche l'alibi che apparentemente sta<br />
cercando. Portarlo nella Galleria dei Bazar o nella Galleria Persiana, ovunque<br />
per far sì che la sala sia libera per un minuto o due...<br />
Invece cosa fa lei? <strong>Le</strong>i sale su poco dopo le 10 e 25, gironzola attorno,<br />
va nella Galleria Persiana, torna indietro, scende le scale e torna su di nuovo...<br />
per raggiungere gli amici al piano di sopra. Stanno sempre preparando<br />
l'impostura? E se è così, perché lei non distrae l'attenzione di Pruen in<br />
nessun momento? Non è attendibile pensare che si sia persa d'animo, perché<br />
non ha nessuna esitazione nello scendere nella cantina una seconda<br />
volta; non si è persa d'animo per nessun'altra cosa quella notte; e finalmente,<br />
cosa rischiava a parlare semplicemente con Pruen? E nemmeno avrebbe<br />
abbandonato Mannering poiché era il proprio collo che era in pericolo.<br />
Come ultima considerazione, abbiamo il secondo punto pericoloso del<br />
progetto: l'entrata dell'impostore, la sua restituzione della barba e degli occhiali<br />
e la sua sparizione per la seconda volta. E se Pruen avesse insistito<br />
nel seguirlo? E se Pruen avesse scatenato un qualche tafferuglio o avesse<br />
chiamato gli altri? Mannering sarebbe stato rovinato. Non è una convinzione<br />
molto inverosimile pensare che, se c'era stata una cospirazione, il se-
condo cospiratore avrebbe fatto di tutto perché ogni cosa andasse nel modo<br />
più liscio: perché Pruen non sospettasse di nulla e per distrarre di nuovo la<br />
sua attenzione mentre l'impostore sgattaiolava via; e di nuovo non ci sarebbe<br />
stato un briciolo di pericolo per Miriam. Anzi, tutto ciò le avrebbe<br />
procurato un ottimo alibi.<br />
A questo punto, signori, avevo passato la domenica a confrontare tutti i<br />
rapporti. Esaminato il caso, non riuscivo a trovare nessun punto da nessuna<br />
parte compatibile con una convinzione della complicità di Miriam. Il delitto<br />
mi sembrava opera di una sola persona: un uomo forte, drammatico, audace,<br />
dalla vanità smodata. Nella mia analisi, il corso degli eventi dev'essere<br />
stato questo:<br />
Miriam è andata in cantina, e inaspettatamente ci ha trovato Penderei.<br />
Mannering, arrivato dietro la finestra, ha udito tutto, ma non ha fatto notare<br />
la sua presenza. Pochissimi uomini, udendo simili rivelazioni quali lui<br />
deve aver udito, si sarebbero fatti avanti immediatamente. Miriam, dopo<br />
aver ordinato a Penderei di andarsene, e temendo che gli altri potessero<br />
scendere giù da un momento all'altro per sapere come mai lei non tornava<br />
su con i chiodi, corre di sopra lasciandosi dietro pugnale e baffi. A quel<br />
punto Mannering entra dalla finestra... e agisce. Ha passato molto tempo in<br />
Oriente, e sa come maneggiare un'arma orientale in modo che arrivi direttamente<br />
al cuore. Perché agisce? Io vi dico che può essere stato spinto da<br />
amore sincero, dalla vanità, dal desiderio di annientare il futuro, o da tutte<br />
e tre le cose; comunque un uomo del tipo di Mannering, preso improvvisamente<br />
da una delle sue abituali furie alla rivelazione di un fatto che lo feriva<br />
e offendeva la sua vanità in maniera superlativa, avrebbe inevitabilmente<br />
affrontato Penderei e (facciamo un nostro piccolo sforzo di immaginazione)<br />
"uccide il cane orientale con la sua arma orientale". Per nasconderlo,<br />
nell'eventualità che qualcuno possa scendere giù, trascinerà il cadavere<br />
nell'unico posto possibile: la carbonaia Il vicino. Il suo ardore eroico<br />
sarà sempre fortissimo. E... a quel punto, sente scendere qualcuno. È Miriam<br />
che dopo essersi guardata attorno nella cantina vuota, pensa che Penderei<br />
se ne sia andato, e torna su di corsa.<br />
Date a quell'uomo ciò che gli spetta. A me non è simpatico, arrivo perfino<br />
a dire che non lo posso soffrire, ma non si può negare che abbia dimostrato<br />
d'aver fegato. Si è reso conto, quando ha visto Miriam per la seconda<br />
volta, che lei sarebbe stata inevitabilmente accusata di quel delitto. <strong>Le</strong>i aveva<br />
portato giù il pugnale, gli altri sapevano che era stata lì, e Penderei<br />
era stato il suo amante. Che fosse o meno sinceramente innamorato di lei,
Mannering sapeva che una fidanzata accusata d'assassinio lo avrebbe messo<br />
in una situazione imbarazzante. Ha perciò deciso una di quelle prodezze<br />
spettacolari e drammatiche che facevano parte della sua vita. Soltanto<br />
Mannering avrebbe potuto concepire un simile piano pericolosissimo e tuttavia<br />
riuscito, soltanto Mannering avrebbe avuto la forza di portare il cadavere<br />
di sopra, soltanto Mannering poteva farsi passare per il morto. Per<br />
trasferire quella roba sulla propria faccia aveva bisogno di una cosa: uno<br />
specchio. Però conosceva lui abbastanza bene il museo per sapere esattamente<br />
come fare? Sì, perché abbiamo testimonianze per provare che Holmes<br />
gli aveva fatto fare il giro di tutto l'edificio "compresa la cantina". E<br />
sul pavimento c'è la cosa che lo aiuta a completare il suo travestimento: i<br />
baffi neri finti per imitare quelli autentici di Penderei. Come si spiega il<br />
suo svenimento, dopo, al posto di polizia? Non ci hanno forse raccontato<br />
di un altro simile svenimento capitato a Mannering qualche giorno prima,<br />
dopo che aveva portato al piano di sopra un baule terribilmente pesante?<br />
Il venerdì notte, la reazione del suo cuore era stata causata dall'aver portato<br />
un cadavere terribilmente pesante.<br />
La domenica, come dicevo, ero arrivato a queste conclusioni, e il lunedì<br />
cominciai a metterle alla prova. Dato che il mio secondo nome è Cautela,<br />
non volevo scartare completamente la possibilità di una complicità di Miriam,<br />
ma decisi che se lei avesse risposto alle mie domande liberamente e<br />
sinceramente, senza nascondere di aver portato il pugnale nella cantina o<br />
di aver visto Penderei là, potevamo escluderla come i miei ragionamenti<br />
esigevano. Fino a questo punto, sapete il risultato.<br />
Rimane soltanto da sottoporvi le prove fisiche della colpa di Mannering<br />
che abbiamo messo insieme in vista del processo e che mercoledì ho sottoposto<br />
all'alto-commissario e al procuratore generale. Il recipiente del carbone<br />
nella cantina è stato rovesciato ed esaminato, col risultato che vi è<br />
stata trovata una buona quantità di macchie di sangue, dimostrando non solo<br />
che il delitto era stato commesso nella cantina, ma che il corpo del morto<br />
era stato prima appoggiato contro il muro in una posizione accovacciata<br />
come un Budda, così che sulle scarpe la polvere di carbone era spessa, ma<br />
poca sugli indumenti. È stato ottenuto un mandato di perquisizione per<br />
l'appartamento di Mannering in Bury Street. Nell'appartamento abbiamo<br />
trovato un paio di guanti di pelle bianca - i guanti che aveva portato con<br />
l'abito da sera la notte del delitto - i quali guanti erano sporchi di carbone e<br />
avevano macchie di sangue sulla punta delle dita. C'era anche una fotografia<br />
di lui con un costume persiano, e con un pugnale alla cintura perfetta-
mente identico a quello con cui era stato commesso il delitto.<br />
La chiave che Butler aveva trovato nella carrozza se l'era fatta fare da<br />
Bulton in Arundel Street: una copia della chiave di Miriam Wade.<br />
La nostra unica chiara impronta, come vi ho detto, era stata cancellata<br />
dallo specchio nella cantina da Geoffrey Wade; ne abbiamo trovato un'altra<br />
dubbia che forse non sarebbe stata considerata sufficiente dagli esperti,<br />
ma abbastanza solida da portare davanti a una Corte.<br />
L'alibi di Mannering fu ridotto in briciole. Avevamo la testimonianza di<br />
due centralinisti in Prince-Regent Court che dimostrava come non soltanto<br />
il venerdì sera lui non era stato là alle 10 e 40, ma che non c'era mai stato<br />
in tutta la sera. Mannering aveva detto di essere salito dalla scala posteriore,<br />
ma non fu possibile provarlo. Caso mai fu possibile provarlo a nostro<br />
vantaggio poiché il portiere disse che la porta posteriore era stata chiusa a<br />
chiave tutta la sera. Ma eravamo disposti ad ammettere la sua visita-visto<br />
che era chiaro che non l'aveva fatta tra le 10 e 30 e le 11, i tempi cruciali<br />
della nostra indagine.<br />
Dopo aver messo la mia deposizione sul tavolo nell'ufficio di sir Herbert,<br />
mi appoggiai allo schienale della sedia e aspettai che il procuratore<br />
generale e l'alto-commissario decidessero. Non credo che dimenticherò<br />
molto facilmente quel pomeriggio, a causa della sorprendente interruzione<br />
che ebbe luogo subito dopo.<br />
Il procuratore generale fu il primo a parlare.<br />
«Può andare, credo» bofonchiò, «mi sarebbe piaciuto avere più prove e<br />
reperti da sbattergli sotto il naso... ma può andare, credo.»<br />
L'alto-commissario borbottò.<br />
«Un vero peccato che Jeff Wade abbia rovinato quell'impronta» disse,<br />
«ci avrebbe fatto molto comodo. Comunque non ho alcun dubbio sulla<br />
colpevolezza di Mannering. Cosa ne dici, Armstrong?»<br />
Sir Herbert non disse niente. Non ho certo intenzione di rivangare vecchie<br />
liti o divergenze specialmente alla presenza del mio capo dipartimento:<br />
sarei veramente pazzo a farlo. Ma proprio mentre il procuratore generale<br />
stava radunando le sue carte e noi tutti stavamo spegnendo i sigari, l'inestimabile<br />
Popkins entrò frettolosamente. Sembrava perplesso.<br />
«Scusate, signori» disse. «Ma c'è...» cambiò tono. «Il signor Geoffrey<br />
Wade è di là, col signor Mannering, e chiede di vedervi. Dice di avere la<br />
prova sicura dell'innocenza del signor Mannering.»<br />
24
Alibi<br />
Di nuovo non credo che dimenticherò tanto facilmente quella scena né le<br />
facce intorno al nostro tavolo. Era una splendida giornata di giugno e il sole<br />
brillava sulle lussuose suppellettili che un vice alto-commissario può<br />
permettersi, e nonostante le finestre aperte c'era una leggera nube di fumo.<br />
Il procuratore generale era evidentemente scocciato di quell'interruzione<br />
perché aveva pensato di andarsene al golf.<br />
Ma non ci fu tempo per eccepire adducendo altri appuntamenti. Il vecchio<br />
Jeff entrò spavaldamente... spavaldamente è la parola giusta. Era agghindato<br />
con un vestito sgargiante, un cappello a bombetta grigio, e un fiore<br />
all'occhiello. Era di un umore smagliante, perfino i suoi baffoni bianchi<br />
scintillavano; gracchiante, ma sicuro di sé. Dietro di lui entrò Mannering,<br />
soave come un divo del cinema. Geoffrey Wade si avvicinò, spostò le carte<br />
da una parte, e si sedette sul bordo della scrivania.<br />
«Bella giornata, eh?» disse cordialmente. «Nel caso che non lo sappiate,<br />
sono Jeff Wade. Volevo fare una chiacchierata con tutti voi.»<br />
«Davvero?» domandò l'alto-commissario nel tono più acido possibile.<br />
«Be'?»<br />
L'altro sghignazzò allegramente. Poi cacciò il mento nel colletto e lo<br />
guardò. «Credete d'avere una tesi d'accusa contro il giovane Mannering,<br />
eh?» domandò.<br />
«Be'?»<br />
Il vecchio avvizzito volpone si stava divertendo. Infilò la mano nel taschino<br />
della giacca e tirò fuori un portafoglio. Da quel portafoglio estrasse<br />
qualcosa che non avevo mai visto in vita mia e che non credevo neppure<br />
che esistesse. Era una banconota da cinquemila sterline e la mise sulla<br />
scrivania dicendo:<br />
«Metteteci sopra una moneta da dieci pence.»<br />
«Dio onnipotente» borbottò il procuratore generale. «State cercando<br />
di...»<br />
«No, signori» intervenne Mannering con voce soave, molto cortesemente.<br />
«Non si tratta di corruzione, altrimenti mio suocero non arriverebbe a<br />
tanto; oso dire che sarebbe possibile comprare ognuno di voi con meno.<br />
Tirate fuori una moneta.»<br />
Nessuno parlò, perché la cosa superava ogni limite. Il vecchio Wade batté<br />
la mano sulla banconota.<br />
«Nessuno se la sente di rischiare dieci pence?» domandò. «Sicuramente
non sarete tutti così avari! Voglio scommettere questo pezzettino di carta<br />
contro dieci pence che non avete un capo d'accusa contro Mannering e che<br />
se ci provate non oltrepasserete nemmeno la Corte istruttoria. Be'?»<br />
«Jeff» disse sir Herbert dopo una pausa di silenzio, «adesso esageri. Io ti<br />
ho seguito e sopportato fino a un certo punto, ma ora passi i limiti, porca<br />
miseria. Esci di qui e subito.»<br />
«Un momento» disse l'alto-commissario, «perché siete così sicuro?...<br />
Ehi, cos'è questo chiasso?»<br />
A quel punto interloquì Popkins, perché dall'altra stanza veniva un gran<br />
fracasso. «Penso che si tratti del gruppo del signor Wade, signore» ci informò<br />
tranquillamente. «Un gruppo veramente considerevole.»<br />
«Testimoni» dichiarò, imperturbabile, Wade. «Tredici. Sono testimoni<br />
che provano come la sera di venerdì, quattordici giugno, dalle nove fino alle<br />
undici meno un quarto, Mannering era con me nel ristorante grecopersiano<br />
in Dean Street. Ci sono i due proprietari, i signor Shattu e Aguinopopolos.<br />
Quattro camerieri, un guardarobiere e un portiere. Quattro testimoni<br />
indipendenti che stavano cenando là...»<br />
«Il che fa soltanto dodici» disse l'alto-commissario calmo.<br />
«Oh, c'è un tredicesimo per qualcos'altro» ribatté il vecchio, con uno<br />
strano sorriso. «Aspettate e vedrete. Sono tutti ottimi sudditi britannici e<br />
accettabili da una giuria britannica. Con una testimonianza simile, proverò<br />
che un pesce non ha mai bevuto un goccio d'acqua. Questo è ciò che voi<br />
chiamate avere un alibi. Credete di poterlo demolire? Volete provarci? I<br />
testimoni sono tutti qui: forza, provateci. Portate pure il vostro caso in tribunale<br />
e io otterrò il ritiro dell'accusa, subito, non appena il giudice si metterà<br />
a sedere sul suo scanno. Ma non arriverete mai fino a lì perché io faccio<br />
una piccola scommessa che la Corte istruttoria rigetterà l'accusa. Perciò<br />
ecco perché vi avverto: lasciate cadere questa faccenda subito altrimenti vi<br />
ritroverete nei guai più seri.»<br />
Sir Herbert disse: «Maledizione, hai comprato quel ristorante...».<br />
«Provalo» replicò il vecchio, sogghignando. «Stanne fuori, Bert. Mi sei<br />
stato utile, e non voglio darti addosso.»<br />
«Suppongo che sarà permesso di chiedervi se avete comprato qualcos'altro<br />
insieme col ristorante» disse il procuratore generale, impassibile.<br />
«Provate a chiederlo» disse Wade sporgendosi in avanti e lo fissò scuotendo<br />
la testa, «e vi ritroverete con la più bella querela per diffamazione<br />
che vi è mai capitata in vita vostra. Ah, non lo farete, vero? Quello è l'uomo<br />
che sistemerò per le feste.» Puntò il dito su di me. «Ho idea, signor so-
vrintendente dei miei stivali, che scoprirete come non sia mai molto salutare<br />
tentare di minacciarmi.»<br />
«Davvero?» dissi. «Sentiamo cos'ha da dire il signor Mannering. Signor<br />
Mannering, dite che eravate in quel ristorante tra le nove e le dieci e quarantacinque<br />
di venerdì sera?»<br />
Mannering annuì con un'espressione di grave cortesia e di tronfia compiacenza.<br />
«Sì.»<br />
«Anche se avete dichiarato all'ispettore Carruthers e più tardi a me che<br />
alle undici meno venti siete andato in Prince-Regent Court?»<br />
«Scusatemi» ribatté Mannering, sempre in tono grave, «credo proprio<br />
che mi abbiate frainteso. Naturalmente quando venerdì sera ho parlato con<br />
l'ispettore Carruthers ero piuttosto eccitato, lo comprenderete sicuramente,<br />
e di conseguenza non ero del tutto responsabile. Non ricordo bene cosa ho<br />
detto in quell'occasione, ma l'ispettore potrà testimoniare che non ho firmato<br />
né siglato alcuna deposizione. In effetti sono quasi sicuro di avergli<br />
detto quello che ho detto a voi lunedì e cioè che, mentre sostenevo di essere<br />
realmente andato in Regent Court venerdì sera, non avevo nessuna intenzione<br />
di dirvi quando c'ero andato. Ho dichiarato soltanto di essere passato<br />
dalla parte posteriore e mi sono giustamente rifiutato di darvi ulteriori<br />
informazioni. Uhm, potete negarlo?»<br />
«No, è quanto mi avete detto.»<br />
Lui fece un gesto magnanimo. «Tuttavia, ora» tuonò con voce trionfante,<br />
«sono disposto a dirvi cos'è effettivamente accaduto venerdì notte, tanto<br />
per impedirvi di fare un altro dei vostri sciocchi errori. Sino a questo momento<br />
non ho detto niente perché non volevo mettere in imbarazzo il signor<br />
Wade.<br />
«Vedete, mi è capitato di incontrare il signor Wade, alle nove, quando<br />
lui stava tornando dalla stazione Waterloo con i suoi due amici... i gestori<br />
del ristorante... e ho accettato il suo invito a cena. Dopo saremmo dovuti<br />
andare al museo com'era stato combinato; il signor Wade mi aveva informato<br />
di aver mandato un telegramma al dottor Illingworth invitandolo a<br />
raggiungerci al museo alle dieci e mezzo. Disgraziatamente il signor Wade<br />
si è talmente ingolfato in una conversazione sulla Persia col signor Shattu<br />
che ha deciso... diciamo la verità, signori... di piantare in asso il dottor Illingworth.<br />
Ma non volendo offendere il buon dottore, mi ha pregato di andare<br />
al museo, dove il dottor Illingworth lo stava certamente aspettando, e<br />
di inventargli una qualche scusa plausibile. Erano le undici meno un quarto<br />
precise quando sono uscito dal ristorante. Uno dei proprietari, il signor
Aguinopopolos, tiene la sua macchina nelle scuderie dietro Pall Mall Place;<br />
poiché stava andando a casa, si è offerto di accompagnarmi. Durante il<br />
tragitto, tuttavia, all'improvviso mi è venuto in mente che c'era stato un errore.<br />
Non solo il signor Wade aveva mandato un telegramma al dottor Illingworth<br />
alterando l'ora... come sapete la nostra prima idea era di tenere la<br />
riunione al museo alle undici, ma aveva anche dimenticato di informare gli<br />
altri che la riunione che la mattina aveva disdetto avrebbe avuto luogo ugualmente.<br />
Loro non avevano ricevuto nessun telegramma e di conseguenza<br />
al museo non ci sarebbe stato nessuno. Io non sarei potuto entrare e così<br />
il dottor Illingworth, che ormai doveva essere lì sugli scalini ad aspettare.<br />
Comunque mi sono ricordato che il signor Holmes abitava in Pall Mall<br />
Place. Ho detto al signor Aguinopopolos di entrare nelle scuderie dalla<br />
parte posteriore, dove abitualmente lascia la macchina, perché sarei andato<br />
a cercare il signor Holmes. Quando sono sceso sul retro di Prince-Regent<br />
Court ho incontrato il signor George Dennison, l'amministratore degli appartamenti...»<br />
A quel punto sir Herbert Armstrong dette una botta alla scrivania. «Maledetto<br />
porco spergiuro!» ruggì. «Jeff, quel blocco di appartamenti ti appartiene<br />
come il ristorante! Pruen ha detto a Carruthers...»<br />
«Provalo» disse freddamente Wade. «Ti avverto di nuovo, Bert: stanne<br />
fuori. Prosegui, giovanotto.»<br />
Mannering riprese con soave sostenutezza: «Sì, certo. Bene, il signor<br />
Dennison... che sarebbe il tredicesimo testimone cui ha accennato il signor<br />
Wade... mi ha aperto ed è salito con me fino all'appartamento del signor<br />
Holmes. Ma non c'era nessuno e da certe prove ho capito che, dopotutto,<br />
dovevano essere andati al museo. Saranno state le undici circa. Sono tornato<br />
giù, ho parlato col signor Dennison e, a piedi, sono andato al museo.<br />
Pensavo che gli altri dovevano essere dentro, perciò ho suonato il campanello<br />
a lungo. Mentre lo facevo è arrivato un poliziotto. E naturalmente,<br />
pur intuendo che fraintendeva la situazione, non mi sono sentito di strombazzare<br />
le cattive maniere del signor Wade verso un illustre ospite come il<br />
dottor Illingworth solo per scagionarmi.»<br />
Mannering sorrise di nuovo, ma ci guardava con le sopracciglia unite e<br />
con un'espressione cortese che somigliava molto a un ghigno di scherno.<br />
«È tutto, credo. A proposito... siete ancora dell'idea di arrestarmi?»<br />
«È una formalità» disse l'alto-commissario guardandolo curiosamente,<br />
«che mi farebbe moltissimo piacere.»<br />
Il vecchio si sporse in avanti con espressione gaia.
«Lo farete?» domandò. «Bene! Be', nessuno vuole accettare la mia<br />
scommessa, signori?»<br />
Di nuovo ci buttò in faccia quell'insensata sghignazzata che ci piovve<br />
addosso come acqua sporca. E poteva ben permettersi di ridere.<br />
Tre settimane più tardi, la Corte istruttoria rigettò l'accusa.<br />
E con questo, Fell, ho quasi finito la mia deposizione. Ora capirai le mie<br />
dichiarazioni sin dall'inizio. Nessuno si batterà certo il petto in preda all'angoscia<br />
per l'ingiustizia o per il timore di eterna dannazione a causa della<br />
dipartita di Penderei, sebbene si potrebbe anche pensare che l'assassinio<br />
sia una punizione piuttosto forte per qualcuno che si è approfittato della<br />
leggerezza di Miriam Wade. Ma tutta la faccenda era un tale pugno nell'occhio<br />
che non potevamo passarci sopra. Capirai la nostra situazione.<br />
Non possiamo processare Mannering per assassinio, né Wade per falsa<br />
testimonianza. Siamo convinti che la storia di Mannering al ristorante sia<br />
una bugia bell'e buona inventata di sana pianta. Ne siamo convinti... e capisco<br />
dal tuo cenno d'assenso che ne sei convinto anche tu. Ciononostante<br />
non siamo riusciti in alcun modo a smantellare la testimonianza di un singolo<br />
testimone. (È questo, a proposito, che ha spinto Jeff ad accusarci di<br />
usare metodi da terzo grado, incluso il manganello. Non era vero, naturalmente,<br />
ma è stata l'unica volta della mia vita che avrei ardentemente desiderato<br />
usare un manganello.) Con un intero reggimento di avvocati al suo<br />
fianco per essere sicuro di non commettere errori, il vecchio ha informato<br />
la stampa che soltanto il nostro contorto desiderio di ottenere una condanna<br />
e la necessità di nascondere la nostra incompetenza ci aveva fatto credere<br />
di avere per le mani una tesi d'accusa.<br />
Perciò cosa potevamo fare? Con Mannering escluso, non potevamo fare<br />
un voltafaccia e accusare la ragazza, perfino se l'avessimo creduta colpevole.<br />
Mannering era il protagonista della vicenda, chiunque fosse il colpevole.<br />
Ci aveva battuto... e il vecchio lo sapeva. Quel vecchio ciarlatano che<br />
non ha mai subito uno smacco in tutta la sua vita, ci ha semplicemente<br />
messi nel sacco. Anche sir Herbert, suo vecchio amico, è rimasto molto<br />
avvilito.<br />
Ecco perché abbiamo passato un'intera notte a parlare. Non che ce ne<br />
importi un corno di consegnare l'assassino di Penderei alla giustizia, sebbene<br />
Penderei fosse, se non altro, un essere umano vivente. Ma quel diabolico<br />
vecchio va in giro a vantarsi di aver preso la legge per i capelli e sta<br />
provocando rogne. Come ultima risorsa... e probabilmente senza alcun
successo... sottoponiamo la questione a te. Tu, come noi, sarai certamente<br />
convinto che Mannering ha commesso Tassassimo e che Wade ha dato falsa<br />
testimonianza. Ma c'è qualche modo di prenderli in trappola?<br />
Questi fatti sono successi più di tre mesi fa e ci sono soltanto alcune cose<br />
da aggiungere come conclusione. Abbiamo tenuto d'occhio tutti quanti e<br />
sappiamo cosa è accaduto. Ti può interessare. Un mese dopo che la Corte<br />
istruttoria aveva rigettato l'accusa e le acque si erano calmate, Miriam e<br />
Mannering hanno rotto il fidanzamento, apparentemente di comune accordo.<br />
Mannering è andato in Cina, ma ora è un uomo più ricco. Attraverso<br />
canali discreti e privati, abbiamo saputo che, prima della sua partenza, il<br />
vecchio ha versato sul suo conto in banca un bell'assegno di ventimila sterline.<br />
Ti dice niente questo fatto?<br />
Quanto agli altri, sono più o meno come prima. Abbiamo dato alla signora<br />
Reilly quello che si meritava sebbene non avessimo alcun piacere di<br />
aiutare il vecchio. Il museo Wade è ancora più affollato di quello di<br />
Madame Tussaud; Pruen è sempre l'inserviente notturno e Holmes il vice<br />
conservatore. Baxter ha dovuto dare le dimissioni dalla legazione a causa<br />
dello scandalo sollevato dall'inchiesta, ma i rapporti tra tutti loro sembrano<br />
ancora più amichevoli. Jerry, Butler e Harriet Kirkton sono più o meno<br />
come li abbiamo lasciati. Illingworth... be', Illingworth ha avuto il suo<br />
momento di gloria.<br />
Quanto a Miriam, posso dirti soltanto che un mese fa l'ho vista e se anche<br />
avesse sofferto di un qualche ostracismo sociale, non lo dimostra quasi<br />
per niente. Anzi sembra che se la spassi molto più di prima. L'ho incontrata<br />
in un bar dove ero entrato per beccare un tizio accusato di falso: era seduta<br />
su un alto sgabello, elegantemente vestita e più bella che mai. Con<br />
una certa discrezione le ho chiesto di Mannering e lei mi ha risposto che<br />
era un bel po' che non ne sapeva niente. Poi, mentre mi alzavo per andarmene,<br />
le ho domandato:<br />
«Ditemi francamente, tra noi, cosa ne pensate veramente di Mannering?»<br />
<strong>Le</strong>i ha guardato lo specchio dietro il banco del bar e ha sorriso con aria<br />
quasi sognante. «Penso» ha detto, «ciò che disse quel personaggio nella<br />
commedia di Shaw. "Splendido! Meraviglioso! Superbo! E, oh, come l'ho<br />
scampata bella!" A proposito, se vedete quel simpatico, giovane poliziotto,<br />
ditegli che sta bene per giovedì sera.»<br />
Così finiamo, come abbiamo cominciato, con Carruthers.
Epilogo<br />
«Ehi!» esclamò Carruthers. «È giorno.»<br />
<strong>Le</strong> finestre nella grande stanza zeppa di libri erano grigie e la luce elettrica<br />
sopra il tavolo sembrava cruda e irreale. Nonostante i continui rifornimenti,<br />
il fuoco era diventato di nuovo un grosso mucchio di braci nel<br />
grande caminetto di pietra. C'era freddo nella stanza e l'aria sapeva di rinchiuso.<br />
L'alto-commissario aprì gli occhi.<br />
«È stata una prodezza stupida» borbottò sir Herbert Armstrong, sempre<br />
piuttosto stizzoso a quell'ora. «Star su tutta la notte. Bah!» Si mise la mano<br />
in tasca e con fare sonnolento esaminò una specie di diario. «Diciassettesima<br />
domenica dopo la Trinità. Il sole sorge alle sei e venti. Abbiamo sentito<br />
tante cose stanotte che potete sentire anche questa. Posso inoltre informarvi<br />
che la vostra assicurazione contro l'incendio cessa domani. Nessuno<br />
di voi fessacchiotti va in chiesa? Carruthers, dovreste vergognarvi.<br />
"Se vedete quel simpatico giovane poliziotto..."»<br />
«Mi spiace, signore» rispose Carruthers con umiltà sospetta. «Io non ho<br />
detto nulla. Il sovrintendente...»<br />
Soltanto Hadley sembrava fresco come una rosa, e tirava la pipa spenta.<br />
«Io l'ho detto semplicemente» spiegò con sospetta serietà, «per arrotondare<br />
il racconto. Il punto è, ora che abbiamo sprecato una notte per ripassare<br />
tutti i fatti, cosa dice l'oracolo? Cosa pensa Fell di tutta la face... Maledizione,<br />
dorme! Fell!»<br />
Il dottor Fell, seduto nella sua più comoda e decrepita poltrona, se ne<br />
stava lì stravaccato, gli occhiali penzoloni e le mani sugli occhi.<br />
«Non dormo» ribatté dignitosamente. «Il vostro linguaggio mi addolora<br />
e mi sorprende. Uhm.» Si strofinò le tempie ansimando. «Mi stavo solo<br />
chiedendo» continuò, schiarendosi la voce, «forse per la millesima volta,<br />
come faccio sempre alla fine di ogni caso: cos'è la giustizia? Il tempo, come<br />
quel burlone di Pilato, non ci risponderà. Uhm, non ci badate. A<br />
quest'ora del mattino voi avete bisogno di un buon tè forte e scuro, spruzzato<br />
di cognac. State zitti un minuto.»<br />
Si tirò su ansimando e si avvicinò pesantemente al caminetto appoggiandosi<br />
ai suoi due bastoni. Su un tavolino, dietro una pila di documenti,<br />
c'era un fornellino a gas. Il dottor Fell tirò fuori un bollitore e lo scosse per<br />
assicurarsi che vi fosse acqua dentro. Accese il gas, e le fiammelle gialle e<br />
azzurre, sibilando debolmente, formarono l'unica luce in quella stanza semibuia.<br />
Per un istante il dottor Fell rimase chino sul fuoco come l'alchimi-
sta di un racconto medievale. Poi scosse la testa.<br />
«Prima di tutto, Hadley» borbottò pensosamente, «devo congratularmi<br />
con te per il tuo bel lavoro. Vai da un punto all'altro, sicuro, come uno di<br />
quei disegni fatti di numeri che quando unisci le linee formano un quadro.»<br />
«Lascia perdere» disse Hadley piuttosto sospettoso. «La questione è: sei<br />
d'accordo? Credi che sia giusto?»<br />
Il dottor Fell annuì. «Sì» disse, «sì, penso che sia giustissimo, fino a un<br />
certo punto.»<br />
Sir Herbert Armstrong mise giù il suo diario e si drizzò di scatto. «Fino<br />
a un certo punto?» ruggì. «Non venite fuori a dirmi che c'è qualche altra<br />
cosa! Non potrei sopportarlo! Uh, via! Troviamo una scatola decorata da<br />
misteriosi caratteri. L'apriamo e dentro c'è un'altra scatola. Apriamo anche<br />
quella e... ecco, il mago spara un colpo e finalmente la colomba vola via.<br />
Non c'è nient'altro, vero?»<br />
«Aspettate un minuto, signore» disse Hadley, meticoloso come sempre.<br />
«Sentiamo, Fell. Non tirar fuori scherzetti a quest'ora. Cosa vuoi dire?»<br />
Il dottor Fell scrollò le spalle con un movimento che dette l'impressione<br />
di un lento terremoto. Si sedette in una grossa poltrona vicino al fornellino<br />
a gas e tirò fuori la pipa. Restò a guardarla per un istante sbattendo le palpebre.<br />
Poi disse bruscamente:<br />
«Secondo il mio umile pensiero, signori, non riuscirete mai a far condannare<br />
Mannering per assassinio e non riuscirete mai a far condannare<br />
Wade per falsa testimonianza. Se vi può essere di qualche consolazione,<br />
credo di vedere un modo per mettere una paura del diavolo in corpo al vecchio<br />
e vincere la vostra partita, cosa che, mi par di capire, tutti voi desiderate.<br />
Ma quanto al vero corso dei...»<br />
Dì nuovo si strofinò le tempie con le mani.<br />
«Sì, Hadley, hai fatto un buon lavoro. Ora c'è una buona vecchia frase<br />
per descrivere me, e la frase è: colui che si scervella. Il mio vecchio cervello<br />
schizza qua e là. Io sono come il cacciatore strabico che sparò un po'<br />
qua e un po' là e non lasciò selvaggina per nessuno. Sono come l'uomo di<br />
quella vecchia storiella che cercava affannosamente a Piccadilly uno scellino<br />
perduto in Regent Street perché là c'era più luce. Ma spesso ci sono da<br />
dire molte cose a favore del fatto di cercare un indizio nel luogo dove si sa<br />
che non c'è. Si vedono cose che altrimenti non avremmo mai notato.<br />
«Voi, signori, vi siete posti un problema e lo avete risolto brillantemente,<br />
ma avete trovato una risposta senza sapere esattamente di quale parte
del problema si trattava. E non credo che abbiate visto "una" parte del problema.<br />
Lasciate che la chiami "Il mistero dell'alibi non necessario". Non<br />
credo che abbiate alcun dubbio sul fatto che l'alibi di Mannering era falso.<br />
Jeff Wade, con una grandezza degna del Conte di Montecristo, ha minacciato<br />
e corrotto tredici testimoni per ottenere una testimonianza inattaccabile.<br />
Dodici di quei testimoni erano necessari, cioè quello che dicevano era<br />
molto necessario, anche se non importava portarne tanti per dirlo. Ma il<br />
tredicesimo era un sovrappiù. Il tredicesimo non era nemmeno compatibile<br />
con una falsa testimonianza su larga scala: era un estraneo, per ottenere la<br />
falsa testimonianza del quale Jeff deve aver sudato parecchio... per nessun<br />
motivo, se accettiamo l'analisi di Hadley.<br />
«Ora lasciatemi dire cosa credo io. Io credo che la ricostruzione del delitto<br />
fatta da Hadley sia perfettamente corretta tranne un piccolo particolare,<br />
probabilmente banale. Quel particolare è che Gregory, in effetti, non ha<br />
ucciso Penderei.<br />
«A me sembra chiaro che il vero assassino sia il giovane Jerry Wade, ma<br />
dubito che riuscirete mai ad avere abbastanza prove contro di lui.<br />
«Temo di avervi sorpreso» continuò il dottor Fell dopo un lungo silenzio<br />
interrotto soltanto da una violenta imprecazione di Hadley. Nella semioscurità<br />
il dottore si appoggiò allo schienale, le fiammelle del fornellino illuminavano<br />
appena il suo viso, ansimò e scosse il capo su e giù pensosamente.<br />
«Nel dirvi questo lasciate che vi spieghi le cose a modo mio e che<br />
cominci dalla fine del caso per poter mettere in risalto qualcosa. E lasciatemi<br />
anche cominciare con un'analogia.<br />
«Supponiamo che Carruthers qui presente sia accusato di aver ucciso sua<br />
nonna a Islington tra le undici e mezzanotte. Tu, Hadley, sir Herbert e io ci<br />
mettiamo insieme per combinargli un alibi falso per l'ora tra le undici e<br />
mezzanotte. Acchiappiamo il direttore del Dorchester Hotel (uno scellerato<br />
sul nostro libro paga) e il suo socio; acchiappiamo sette inservienti e tre estranei<br />
(anche questi prezzolati) che chiameremo D. Lloyd-George, S.<br />
Baldwin e N. Chamberlain... che avevano cenato lì. Tutte queste persone<br />
giureranno che Carruthers era in sala da pranzo tra le undici e mezzanotte e<br />
che è uscito a mezzanotte.<br />
«Ora, questo lo scagiona completamente. A nessuno importa dov'è stato<br />
dopo la mezzanotte, dato che concepibilmente non può aver ucciso la nonna<br />
dopo, e comunque tutto quel tempo impiegato per andare da Park Lane<br />
a Islington dopo la mezzanotte gli dà abbastanza margine per rafforzare il<br />
suo alibi. Quindi non abbiamo bisogno di correre rischi per corrompere
ancora un altro testimone in modo da provare che è sceso al Savoy a mezzanotte<br />
e un quarto e ha fatto una chiacchierata col direttore. È del tutto<br />
superfluo persino per l'alibi più scrupoloso. Se ci cacciamo dentro anche<br />
quello, significa che abbiamo un motivo piuttosto importante.<br />
«Così è per Mannering in questo caso. Jeff ha provato che Mannering<br />
non è uscito dal ristorante greco-persiano fino alle undici meno un quarto...<br />
precisamente il momento in cui l'uomo travestito entrava nel museo Wade.<br />
Era più che sufficiente. Per quale ragione, allora, dovevano escogitare tante<br />
storie elaborate facendo accompagnare Mannering da Aguinopopolos<br />
fino a Regent Court, facendogli incontrare l'amministratore degli appartamenti,<br />
e facendolo salire dalla parte posteriore? Risposta: perché era assolutamente<br />
necessario appoggiare la dichiarazione fatta da Mannering secondo<br />
la quale quella sera era stato nell'appartamento di Holmes.<br />
«Perché era tanto necessario? A voi non importava un corno, come ha<br />
detto Hadley, che ci fosse andato, finché potevate provare che non era arrivato<br />
alla porta principale del museo alle undici meno venti. Non insistevate<br />
nemmeno molto su quel fatto: tu, Hadley, glielo hai più o meno detto,<br />
quando hai parlato con lui in casa di Wade. Comunque dev'essere chiaro<br />
per voi... che quel suo ribadire di essere stato in Prince-Regent Court in un<br />
momento o l'altro era la cosa di cui Mannering voleva assolutamente convincervi.<br />
«Se c'è un fatto che ci colpisce nel suo comportamento, è l'instancabile<br />
insistenza, quasi fanatica, con cui asseriva di esser andato in quell'appartamento.<br />
Ve lo getta in faccia, anche se voi non ne dubitate affatto, sin dalla<br />
prima volta che parla con Carruthers fino al momento in cui tira fuori i<br />
suoi testimoni nell'ufficio di sir Herbert. Che lui desideri che la sua storia<br />
sia verificata in tutti i particolari è naturale, ma su un punto che non ha<br />
nulla a che fare col delitto, sembra una strana monomania. Ora cosa diavolo<br />
ha fatto in Prince-Regent Court, secondo la sua deposizione? È andato<br />
di sopra, ha trovato la porta dell'appartamento di Holmes aperta, ha curiosato<br />
in giro e ha raccattato dal focolare una lettera piegata, incompiuta,<br />
scritta da Jerry Wade...<br />
«Qui, signori, sta tutto il segreto. Lui ha raccattato (dice) dal focolare un<br />
biglietto che era caduto dalla tasca di qualcuno. Spiega soltanto di averlo<br />
trovato là quando cade dalla propria tasca al posto di polizia, e deve pure<br />
trovare una spiegazione.<br />
«A questo punto sappiamo che Mannering è un bugiardo, sappiamo che<br />
non è andato affatto in Prince-Regent Court. Dove, allora, ha veramente
trovato quel biglietto e perché era così necessario che insistesse sul fatto di<br />
averlo trovato in quell'appartamento? Quando vediamo che il biglietto è<br />
sporco di polvere di carbone, sappiamo che deve averlo trovato sulla scena<br />
del delitto. Perché Mannering, per spiegare quella polvere di carbone, ha<br />
commesso un errore grossolano dicendo di averlo trovato sul focolare del<br />
caminetto nell'appartamento di Holmes, vicino a un fuoco di carbone. Carruthers<br />
è stato in quell'appartamento, ha visto tutt'e due le stanze e non ha<br />
visto nessun fuoco, né di legna né di carbone. Voi dovreste sapere che negli<br />
appartamenti dei residence ci sono soltanto quei caminetti con il fuoco<br />
elettrico che formano una delle vergogne della nostra era.<br />
«Temo che non abbiate prestato troppa attenzione a quel biglietto. "Caro<br />
G. Ci vuole un cadavere... un vero cadavere" semplicemente perché serviva<br />
per fare uno scherzo. Come tale è stato spiegato, e dimenticato. Ma<br />
questo non era l'importante riguardo a quel biglietto. L'importante era che,<br />
sebbene il suo contenuto non avesse significato, lo aveva il posto in cui era<br />
stato trovato. Non faceva alcuna differenza che Jerry Wade avesse scritto a<br />
uno studente di medicina chiedendo un cadavere. La differenza invece stava<br />
nel fatto che il biglietto era caduto vicino a un fuoco di carbone, inesistente<br />
nell'appartamento di Holmes, e caduto accanto a un cadavere nella<br />
cantina del museo Wade. Spiega un sacco di cose che erano rimaste oscure.<br />
Spiega perché Jeff Wade si è dato da fare per scagionare Mannering:<br />
scagionava suo figlio. Credo che spieghi anche quel piccolo assegno di<br />
ventimila sterline che spingerà Mannering a cimentarsi in avventure più<br />
fantastiche e più succose, in Oriente.<br />
«Con quello che Hadley chiama il mio particolare ramo di perversità, vi<br />
ho dato prima il finale. Comunque mi sembra lampante che l'assassino di<br />
Penderei sia Jerry Wade...<br />
«Avete parlato di sospetti ovvi. Avete detto che poiché Miriam Wade<br />
era stata assolutamente la sola persona a scendere in quella cantina e poiché<br />
non c'era altro mezzo per arrivare giù tranne che attraverso l'uscio della<br />
cantina, l'assassino doveva per forza essere Miriam o qualcuno che era<br />
entrato dalla finestra. Il guaio è che c'era un'altra strada per scendere in<br />
quella cantina. C'era un ascensore bello grosso. Sarà per la mia congenita<br />
avversione per le scale, ma quell'ascensore spiccava con caratteri di fuoco.<br />
Da qualunque parte vi rigiriate in questo caso, vi inciampate contro. L'ascensore<br />
grida a perdifiato. E la prima cosa che sentiamo nei riguardi di<br />
quell'ascensore è... che è fuori servizio.<br />
«Carruthers ne sente parlare per la prima volta da Pruen la notte del de-
litto, quando entra e trova la prova della comica fuga di Illingworth dallo<br />
stesso. Pruen, a proposito, fa, in quell'occasione, un'osservazione (come<br />
alcune altre) che dovrebbe richiamare la vostra attenzione. Pruen dice che<br />
il vecchio giura che qualcuno deve averlo messo fuori uso deliberatamente,<br />
perché il vecchio aveva l'abitudine di usarlo malamente e un paio di volte<br />
aveva perfino rischiato di restare decapitato.<br />
«Chi avrebbe potuto metterlo fuori uso, mi domandavo? Be', Jerry Wade,<br />
a sentire quello che il padre ha detto ad Armstrong, era un ingegnere...<br />
«Voglio che diate un'attenta occhiata a quell'ascensore e alla sua storia<br />
durante gli avvenimenti di venerdì notte. Illingworth è molto illuminante al<br />
riguardo. Credo di aver cominciato a dubitare di Jerry dal momento in cui<br />
Illingworth è entrato nel museo. Il che succedeva alle dieci e mezzo, e Miriam<br />
stava venendo su dalla cantina. (Era scesa giù per la seconda volta,<br />
aveva trovato la cantina apparentemente vuota, aveva creduto che Penderei<br />
se ne fosse andato, ed era tornata su di corsa.) Illingworth le era passato<br />
accanto e si era diretto verso la stanza del conservatore. Proprio in quel<br />
momento la porta si spalanca e ne esce Jerry Wade in una gloria di barba e<br />
di nervosismo. Dice a Illingworth che il vecchio dottore non deve perder<br />
tempo lì fuori a chiacchierare: perché mai Illingworth dovrebbe star lì a<br />
chiacchierare? Questo è quanto dice Jerry Wade.<br />
«Qui c'è un altro piccolo punto al quale, di nuovo, non è stata prestata<br />
troppa attenzione. Abbiamo sentito da Illingworth un sacco di fatti pertinenti<br />
sulla stanza del conservatore e sull'ascensore. La porta, è stato ripetuto,<br />
è rivestita d'acciaio; non si può sentire niente al di là di essa. Gli sportelli<br />
dell'ascensore sono così spessi che Illingworth, imprigionato là dentro,<br />
non può udire ciò che Jerry e Holmes si dicono nella stanza del conservatore.<br />
Qualunque conversazione che ha luogo nella sala... d'accordo?... può<br />
essere udita soltanto quando gli sportelli dell'ascensore sono aperti. Oppure<br />
attraverso i grossi sfiatatoi del ventilatore, altrimenti niente in assoluto.<br />
«Quando Illingworth era arrivato al museo aveva parlato con Pruen in<br />
fondo alla sala, e con Baxter non molto più in su. Come ha fatto, allora,<br />
Jerry Wade a udirlo? Come, infatti, Jerry Wade avrebbe potuto sapere che<br />
l'uomo era arrivato se fosse stato chiuso nella stanza senza vedere né sentire?<br />
Veniamo alla conclusione non troppo fasulla che doveva essere dentro<br />
l'ascensore. Non c'è altra spiegazione. Doveva essere nell'ascensore, e ritto<br />
su quella cassa per sbirciare fuori.<br />
«Molto strano tutto questo, al principio. Perché quando Illingworth è entrato<br />
nella stanza del conservatore ha osservato... vi accenna quando rac-
conta di star pensando al modo di uscire... che gli sportelli dell'ascensore<br />
erano ben chiusi e su di essi era appeso un cartello con la scritta FUORI<br />
SERVIZIO. Se Jerry era stato nell'ascensore, perché nasconderlo? Ma, Dio,<br />
signori!... ha nascosto molto più di questo! Fate un bel salto al giorno<br />
dopo e sentite cosa dicono gli uomini delle impronte riguardo all'ascensore<br />
quando vogliono assicurarsi che Illingworth vi fosse veramente stato: hanno<br />
trovato le sue impronte. Ma lo strano non era quello. Lo strano è che<br />
non hanno trovato nessun'altra impronta.<br />
«Nessun'altra impronta. Uhm. Jerry dev'essere stato nell'ascensore, ma<br />
non c'è un'impronta digitale in tutta la cabina. E questo può accadere soltanto<br />
se le impronte sono state accuratamente tolte. Perché un uomo toghe<br />
le proprie impronte? Perché nasconde il fatto di essere stato in quell'ascensore?<br />
La lettera che comincia con "Caro G..." che gli è caduta nella cantina<br />
mentre uccideva Penderei, vi darà la risposta.<br />
«Vedete, io non ero per niente soddisfatto del suo comportamento di<br />
quella sera. Non ero soddisfatto della sua docile accettazione del dottor Illingworth<br />
come l'attore dell'agenzia. Mi sono detto: probabilmente non esiste<br />
sulla terra un essere umano che potrebbe parlare mezz'ora con il dottor<br />
Illingworth e credere veramente che venga da un'agenzia teatrale. Jerry<br />
Wade non era ingenuo fino a quel punto. Ha finto di credere a Illimgworth,<br />
ha recitato la sua scena a beneficio di Illingworth perché, per salvarsi la<br />
pelle, gli conveniva fingere di credere che Illingworth fosse l'uomo mandato<br />
dall'agenzia. Non sarebbe servito a niente far capire che il vero attore<br />
giaceva, morto, in cantina. Riconosco che l'attore dilettante ha recitato meravigliosamente<br />
a beneficio di Illingworth, subito dopo aver pugnalato l'attore<br />
professionista.<br />
«Hadley, adatta la tua idea del delitto alla mia, e vedrai che combaciano<br />
alla perfezione. Cercherò, nella mia maniera confusa, di spiegarmi. Perché<br />
un altro formidabile indizio lo abbiamo in quella breve conversazione che<br />
tu stesso hai udito lunedì pomeriggio, mentre Jeff Wade e Illingworth<br />
scendevano nella cantina, prima che Jeff Wade cancellasse l'impronta sullo<br />
specchio...»<br />
Hadley si alzò, rigido, dalla poltrona, e lo fissò.<br />
«Alludi» disse, «a ciò che Illingworth stava dicendo al vecchio? Illingworth<br />
diceva qualcosa come: "Se qualche screanzato ha davvero preso i<br />
guanti dalla vostra scrivania...". Al che Jeff ha risposto: "Sì, e un cacciavite...".»<br />
Il dottor Fell annuì.
«Uhm, esatto, ragazzo mio. Qualcuno aveva rubato guanti e cacciavite<br />
dalla scrivania di Jeff al piano di sopra. Cosa ti suggerisce questo? I nostri<br />
pensieri vanno subito a quell'ascensore che si presume guasto e che qualcuno<br />
poteva aver rimesso in uso...<br />
«Quando Miriam e Harriet se ne vanno, Jerry Wade rimane solo nella<br />
stanza del conservatore dalle dieci e diciotto alle dieci e trentacinque. Rimane<br />
solo per più di quindici minuti. Si era messo la barba, lavoro non<br />
troppo lungo, dato che Harriet ha dichiarato che lui aveva già quasi finito<br />
di applicarsela quando lei e Miriam lo avevano lasciato. Miriam era uscita<br />
dicendo che andava a prendergli... cosa? <strong>Una</strong> delle giacche del vecchio<br />
nella cantina per completare la sua rappresentazione. Ti dirò cos'ha pensato<br />
e fatto come se fossi stato lì. "Il vecchio è via: bene. Nessun pericolo di<br />
ammazzarsi con quest'ascensore. Tra poco gli altri porteranno giù quella<br />
grossa bara di piombo: rendiamogli le cose più facili, dato che dovranno<br />
portarla qui. Ripariamo l'ascensore... ci vorrà solo un secondo o due visto<br />
che sono stato io a metterlo fuori uso." Prende un cacciavite e un paio di<br />
guanti, per evitare di sporcarsi, dalla scrivania del padre. Entra nell'ascensore.<br />
"Ecco fatto! Semplicissimo. Proviamolo. Dove lo porto? Be', accidenti,<br />
andiamo in cantina, prenderò io quella giacca del vecchio..."<br />
«E va giù ed esce dall'ascensore nella parte recintata della cantina dov'è<br />
il laboratorio. E ode delle voci.<br />
«Dopo aver preso il pugnale e i baffi, Miriam scende in cantina per incontrarsi<br />
con Mannering. Invece vi trova Penderei. E Jerry, là nel buio,<br />
sente tutta la storia...<br />
«Tu, Hadley, hai visto quel giovane senza la sua maschera cinica, l'hai<br />
visto diverse volte. Abbiamo sentito gli altri schernirlo per la sua inefficacia:<br />
una voce che stride, che colpisce e fa male. "Zitto, tu, gnomo supercresciuto!"<br />
Lo abbiamo sentito ironizzare su se stesso, torturarsi nello<br />
sfondo perché lui è solo "il buon vecchio Jerry" che non avrebbe osato far<br />
del male neanche a una mosca. Ma hai anche visto la sua faccia quando hai<br />
detto che avresti fatto in modo di non rendere di pubblico dominio la faccenda<br />
del bambino di Miriam. Quel piccolo gnomo peggiore di qualunque<br />
altro gnomo scaturito dal buio. Ed è scaturito dal buio... contro Penderei...<br />
«Miriam, gridando a Penderei di andarsene, torna frettolosamente di sopra.<br />
Penderei, più o meno soddisfatto, aspetta e medita sul da farsi. Ed ecco<br />
che Jerry sbuca dall'altra parte del divisorio di legno. Mi par di vedere<br />
la scena sotto la lampada elettrica oscillante. Il pugnale è là, per terra. Forse<br />
c'è stato solo un grido: "Eccoti, maledetto" e l'inetto fratello balza in
quella faccenda micidiale con la stessa rapidità con cui più tardi balza nella<br />
sua scena finta con Illingworth per richiamare l'attenzione sul suo alibi.<br />
Con quel pugnale può aver trafitto il cuore per puro caso, o forse aveva<br />
imparato qualcosa sull'uso di simili strumenti dal suo amico Randall; ma<br />
per me è stato un caso. E Penderei piomba giù, morto come Harun-ar-<br />
Rashid. "Devo togliere di mezzo questo cadavere, per l'eventualità che<br />
venga giù qualcuno. Trasciniamolo... nella carbonaia." Credi che non ne<br />
avrebbe avuto la forza? Aveva avuto la forza di trascinare Illingworth,<br />
uomo grande e grosso, nell'ascensore. Che ore sono? Solo le dieci e mezzo.<br />
"Devo andare via di qui..."<br />
«Torna nel laboratorio, nasconde i guanti e il cacciavite. "Devo tornare<br />
di sopra, devo fingere che l'ascensore non sia stato ancora riparato." Si<br />
precipita di sopra con l'ascensore, e subito si dà da fare per togliere tutte le<br />
sue impronte. Deve aver fatto un buon lavoro, dopo di che rimette l'ascensore<br />
fuori uso. Nel frattempo, ode delle voci nella sala. Con la cassetta<br />
messa per ritto nell'ascensore, può vedere fuori. Illingworth. Chi diavolo<br />
è? Non sa che pesci pigliare, comunque è meglio che finga di credere che<br />
sia l'attore dell'agenzia. Richiude l'ascensore, ne esce, e un minuto o due<br />
dopo ha la faccia tosta di andare incontro a Illingworth...»<br />
Il dottor Fell tirò ansimando la pipa spenta.<br />
«Ma giù? Mannering ha visto tutto dalia finestra. Ha visto Miriam scendere<br />
per la seconda volta... subito dopo l'arrivo di Jerry... e l'ha vista andare<br />
via...<br />
«I pensieri di Mannering? Attenzione! Il fratello ha commesso il delitto<br />
e probabilmente i sospetti cadranno sulla sorella. Date pure la vostra interpretazione<br />
ai suoi motivi, ma la mia è questa. Quella notte, con un gesto<br />
eroico, recitando una parte pericolosa, pazzesca, può mettere fuori gioco<br />
quel diabolico fratello sbeffeggiatore costringendolo in una posizione tale<br />
che, se non fosse stato per l'abilità e il fegato di Mannering, sorella e fratello<br />
sarebbero entrambi accusati d'assassinio. Questa è la forma che ha preso<br />
l'inestinguibile vanità di Mannering. Li avrebbe costretti, tutti quanti, a rimangiarsi<br />
le loro parole e a cacciarsele in gola! Poi avrebbe detto a Miriam:<br />
"Grazie. Ti ho fatto vedere chi sono io. E ora buongiorno a te". Ricordate<br />
la storia di quel tizio che saltò nell'arena dei leoni per raccattare il<br />
guanto della dama solo per poi tirarglielo in faccia? Bandiere sgargianti e<br />
suono di fatue trombe: Mannering si è visto in quella situazione. Ne è beato.<br />
E ha fatto... quello che avete detto che ha fatto. Dal pavimento della<br />
carbonaia, dov'era caduto dalla tasca di Jerry, ha raccattato quel maledetto
iglietto che è l'ultima prova che a commettere il delitto è stato Jerry Wade.<br />
«Dopo, naturalmente, Mannering ha cominciato ad agitarsi. Di qui l'aiuto<br />
del vecchio Jeff. Questo, credo, spiega le ventimila sterline del padre riconoscente.<br />
Alla fine ci resta un enigma. Era Mannering un uomo galante<br />
dal cuore nobile, anche se ispirato e spronato e spinto dalla pura vanità, o<br />
era, a suo modo, un farabutto come Penderei? Dubito che lui stesso lo sappia<br />
e se quando si troverà a scalare la vetta più alta dell'Himalaya o a attraversare<br />
a nuoto la Manica inseguito dagli squali, capirà cos'ha fatto. È<br />
sempre l'uomo saggio che ci può dire qualcosa di un uomo come Mannering<br />
e anche se noi riuscissimo a scoprire l'ultimo enigma della vita non lo<br />
sapremo ugualmente.»<br />
Al di là delle finestre la luce stava schiarendo. Il dottor Fell si alzò in<br />
mezzo al silenzio assoluto e si avvicinò per aprirne una e respirare l'aria<br />
fresca del mattino.<br />
«Ma non c'è alcuna prova...» disse Hadley all'improvviso.<br />
«Certo che ora non c'è nessuna prova» rispose il dottor Fell gaiamente.<br />
«Altrimenti non vi avrei detto tutte queste cose. Non voglio che arrestiate<br />
il giovane. È già stato fatto anche troppo chiasso intorno alla faccenda. Fate<br />
pure vedere i sorci verdi a Jeff Wade ma (per fare un paragone che mi<br />
dà il voltastomaco) lasciate che la colomba che vola via allo sparo della pistola<br />
del mago abbia un ramoscello d'olivo in bocca e lo lasci cadere sulle<br />
nostre coscienze.»<br />
Si guardarono tutti l'un l'altro e di lì a poco Hadley cominciò a ridere.<br />
«D'accordo» disse sir Herbert grattandosi la nuca. «Io non parlerò.»<br />
Il dottor Fell, con un sorriso raggiante, si girò e si avvicinò pesantemente<br />
al caminetto. «Continuerete a domandarvi se ci ho azzeccato» disse, «e così...<br />
farò io. Ma quest'acqua ha bollito abbastanza.»<br />
Spense il gas. Un leggero tonfo e il bollitore smise di sibilare. E a quel<br />
punto, con appetito imperturbato, tutti quanti si prepararono a fare colazione.<br />
FINE