IL MERCATO DEL REAL ESTATE - Banca Finnat
IL MERCATO DEL REAL ESTATE - Banca Finnat
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14.03.2011<br />
UFFICIO RICERCA ED ANALISI<br />
Gian Franco Traverso Guicciardi (AIAF)<br />
+39 06 69933.440<br />
Tatjana Eifrig (AIAF)<br />
+39 06 69933.413<br />
E-mail : ufficio.studi@finnat.it<br />
<strong>IL</strong> <strong>MERCATO</strong> <strong>DEL</strong> <strong>REAL</strong> <strong>ESTATE</strong>
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Indice<br />
1. Il mercato italiano<br />
1.1 Quadro sintetico del mercato italiano pag. 3<br />
1.2 Il settore residenziale “ 6<br />
1.3 Il settore non residenziale “ 11<br />
1.4 Il ruolo dello Stato “ 18<br />
2. Gli Strumenti finanziari<br />
2.1 Il mutuo “ 21<br />
2.2 Il mortgage equity withdrawal “ 22<br />
2.3 Sale and leaseback “ 22<br />
2.4 Cartolarizzazione (securitisation) “ 22<br />
2.5 Cessione di crediti ipotecari “ 23<br />
2.6 I Fondi immobiliari “ 23<br />
2.7 Le società di investimento immobiliare quotate - Siiq “ 25<br />
3. Il mercato immobiliare europeo “ 27<br />
3.1 Germania “ 32<br />
3.2 Francia “ 33<br />
3.3 Gran Bretagna “ 34<br />
3.4 Spagna “ 35<br />
4. I modelli di business<br />
4.1 Beni Stabili “ 36<br />
4.2 Gabetti “ 39<br />
4.3 Prelios (ex Pirelli RE) “ 41<br />
4.4 Aedes “ 42<br />
4.5 Igd “ 44
1. Il mercato immobiliare italiano<br />
1. Il mercato italiano<br />
1.1 Quadro sintetico del mercato italiano<br />
Il settore immobiliare occupa un ruolo fondamentale nell‟economia di ogni Paese e si trova a fronteggiare il<br />
bisogno primario dell‟accesso all‟abitazione.<br />
Lo sviluppo del settore immobiliare e con esso la gestione e l‟amministrazione del territorio dovrebbe portare ad<br />
una migliore pianificazione urbanistica e ad un maggiore sviluppo delle infrastrutture.<br />
Anche l‟edilizia sociale, dedita a stabilizzare situazioni di disagio, è parte integrante del mercato immobiliare ed<br />
è considerata un mezzo per favorire la crescita economica.<br />
L‟andamento del mercato immobiliare è influenzato principalmente dallo sviluppo demografico, dalla crescita<br />
economica, dall‟aumento della retribuzione media della popolazione, dall‟inflazione e dai tassi di interesse. Il<br />
livello di reddito determina senza dubbio la spesa famigliare ma i consumi delle famiglie sono anche influenzati<br />
dalla dinamica del prezzo delle abitazioni.<br />
Un aumento della domanda di immobili e con essa dei prezzi è abitualmente supportato da un miglioramento<br />
congiunturale, da bassi tassi di interesse e da buone prospettive di crescita economica.<br />
Il settore presenta un andamento ciclico ma sostanzialmente sempre crescente dagli anni settanta ad oggi.<br />
Cicli immobiliari 1959 - 2009<br />
Fonte: Nomisma<br />
Il mercato immobiliare contribuisce, attualmente, per circa il 20% al prodotto interno lordo, rispetto al 50% di<br />
media in Europa. Questa differenza è dovuta principalmente ad un mercato dei mutui meno evoluto ed al fatto<br />
che buona parte del prezzo pattuito viene pagato immediatamente al momento dell‟acquisto.<br />
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<strong>IL</strong> PRESENTE DOCUMENTO NON PUO‟ ESSERE DISTRIBUITO NEGLI STATI UNITI, IN CANADA, GIAPPONE E AUSTRALIA
Il credito bancario concesso al settore immobiliare ammonta a circa un terzo degli impieghi totali (composto da<br />
mutui alle famiglie, impieghi alle imprese di costruzioni e servizi collegati).<br />
Un'altra caratteristica del mercato italiano consiste nel fatto che il 74% circa delle famiglie italiane è proprietaria<br />
dell‟immobile in cui abita. Circa l‟80% dello “stock” immobiliare italiano è quindi detenuto dalle famiglie mentre il<br />
restante 20% è in mano ad Enti pubblici e privati quali banche ed assicurazioni.<br />
La principale caratteristica dei beni immobiliari è, appunto, l‟immobilità. Il valore del bene dipende dall‟economia<br />
locale e dalla cosiddetta “location” e si distingue per l‟attività svolta e la destinazione d‟uso. Gli immobili sono<br />
beni eterogenei con lunga durata di vita.<br />
Per quanto riguarda il suolo, anch‟esso è indistruttibile ma potrebbe essere inquinato o colpito da cedimenti. Il<br />
valore dei terreni è influenzato dalla loro “edificabilità”. Si distingue tra aree non edificate - cd “greenfield” - e<br />
quelle idonee alla riqualificazione - “brownfield” -.<br />
Gli immobili vengono a loro volta divisi tra uso residenziale e non. Quest‟ultimo include: uffici, immobili ad uso<br />
commerciale, immobili agricoli, immobili con destinazione d‟uso speciale (chiese, raffinerie) ed immobili pubblici.<br />
Gli immobili presentano spesso un‟elevata complessità gestionale e richiedono all‟investitore un impegno diretto<br />
nella gestione.<br />
L‟offerta di mercato è caratterizzata da una bassa elasticità, principalmente a causa del lungo ciclo di<br />
produzione. Il mercato necessita di molto tempo per adattarsi ad un aumento della domanda. L‟aumento dei<br />
prezzi, in seguito all‟aumento della domanda, spinge di conseguenza la costruzione di nuove abitazioni.<br />
In caso di contrazione della domanda, invece, vi sarà un eccesso di immobili in offerta con conseguente<br />
decremento dei prezzi.<br />
Il mercato immobiliare non appare ancora particolarmente trasparente. Il suo andamento viene abitualmente<br />
“misurato” dai prezzi medi di vendita, dai tempi medi di vendita e locazione, dagli sconti medi sul prezzo<br />
richiesto e dal tasso di “sfitto”, valori forniti abitualmente dalle varie società immobiliari.<br />
Le imperfezioni di questo mercato sono rappresentate, inoltre, da una liquidità limitata e da costi di transazione<br />
elevati (commissioni degli intermediari, spese notarili ed imposte).<br />
In periodi di crisi molti immobili diventano praticamente “investimenti illiquidi”; i prezzi comunque tendono<br />
sovente a rimanere piuttosto stabili, rispetto ad altre forme di investimenti, nonostante anche incisivi cali nelle<br />
compravendite.<br />
Il mercato immobiliare italiano appare fortemente frazionato e segmentato a livello geografico. E‟ caratterizzato<br />
da una presenza di operatori molto eterogenei e con professionalità molto differenziata. I beni non sono<br />
standardizzati e non necessitano di specifici requisiti di ammissibilità.<br />
Gli investitori sono rappresentati da: privati, istituzioni, fondi quotati e non, società immobiliari, aziende e Stato.<br />
Quest‟ultimo ricopre un ruolo estremamente importante nel settore, sia che agisca come regolatore che in<br />
materia fiscale (imposta di registro, imposta catastale, ICI, detrazione degli oneri del mutuo per la prima casa,<br />
detrazione delle spese di ristrutturazione).<br />
Il mercato immobiliare italiano, a partire dalla seconda metà degli anni novanta, comincia a subire delle<br />
importanti modifiche. Il D.L. 16 febbraio 1996 n.104 segna l‟avvio del processo di dismissione del patrimonio<br />
immobiliare pubblico dando un‟importante “spinta” allo sviluppo del settore.<br />
Inoltre, vengono rinnovati i criteri e le forme di gestione con cui gli Enti proprietari devono amministrare i propri<br />
“assets”. Scorporando i patrimoni immobiliari si rende possibile una loro maggiore valorizzazione ed una<br />
gestione più efficiente.<br />
Per aumentare la liquidità del settore e dare la possibilità di investire in immobili anche a chi ha meno<br />
disponibilità, si affermano progressivamente nuovi strumenti finanziari quali i fondi immobiliari, le SIIQ e le<br />
operazioni di cartolarizzazione (securitization). Queste ultime non rendono necessaria la cessione della<br />
proprietà dell‟immobile ma sufficiente il conferimento del reddito prodotto dallo stesso. Questi strumenti aiutano<br />
ad aumentare la liquidità di un mercato, per sua natura, poco liquido.<br />
A partire dalla metà degli anni novanta il settore ha vissuto una fase di espansione, spinta anche da bassi tassi<br />
di interesse ed agevolazioni sia sulla prima casa che sulle ristrutturazioni.<br />
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Nel 1995 il 22% del reddito disponibile delle famiglie italiane era destinato alla copertura della rata di mutuo. Nel<br />
2008 la quota del reddito disponibile destinata al mutuo ha raggiunto il 60%, con conseguente ricaduta negativa<br />
sulla capacità di risparmio e sui consumi.<br />
Alla fine degli anni novanta il mercato viene sostenuto anche dall‟arrivo di molti investitori stranieri grazie ad una<br />
maggiore stabilità valutaria in seguito all‟introduzione dell‟euro.<br />
Tra il 1997 ed il 2007 i prezzi delle case sono salite di circa il 92% ed i canoni di locazione hanno registrato, nel<br />
periodo 1999-2007, una crescita del 148%.<br />
Il mercato raggiunge un picco nel 2006 mentre nel 2007 avviene un‟inversione di tendenza che dura fino alla<br />
fine del 2009, sulla scia della crisi finanziaria globale. Proprio a causa di un mercato finanziario e dei mutui<br />
meno sofisticato, l‟Italia riesce, però, a limitare “le perdite” rispetto ad altri Paesi.<br />
Nei primi tre mesi del 2010, invece, le vendite di case e le richieste di mutuo hanno segnato un primo aumento<br />
rispettivamente del 3,4% e del 13,7%.<br />
A fine triennio 2008-2010 gli investimenti nel settore delle costruzioni saranno scesi del 17%, tornando ai livelli<br />
della fine degli anni 90. Solamente nel 2009 gli investimenti sono calati del 7,7% su base annua. Il calo riguarda<br />
tutti i comparti produttivi: nuove abitazioni (-18,8%), edilizia non residenziale privata (-7,0%) e lavori pubblici<br />
(-5,4%). Solamente gli interventi di ristrutturazione edilizia si mantengono a livelli stazionari.<br />
Per l‟intero 2010 si prevede un‟ulteriore flessione degli investimenti nel settore pari al 7,1%, con la costruzione<br />
di nuove abitazioni in discesa del 12,4%.<br />
Fonte: Ance - Investimenti in costruzioni nel 2009<br />
I principali rischi legati al settore immobiliare sono rappresentati dal rischio dei flussi di cassa della gestione<br />
operativa, se non dovessero evolvere come sperato (aumentati oneri di gestione, per esempio maggiori/nuove<br />
imposte); diminuita domanda per la tipologia di immobile a causa di una variazione strutturale della popolazione<br />
in quella regione/città; rischi macroeconomici quali i tassi di interesse e la crescita economica. Il settore può<br />
essere anche influenzato da rischi legati alla costruzione ed alla gestione. Da non sottovalutare anche il rischio<br />
liquidità ed indebitamento.<br />
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1.2 Il settore residenziale<br />
Il settore residenziale comprende gli immobili costruiti a fini abitativi. Le case si possono suddividere secondo il<br />
numero di famiglie ivi residenti (mono o plurifamiliari) oppure secondo l‟utilizzo da parte di soggetti diversi dalle<br />
famiglie, quali studenti o anziani.<br />
Il mercato residenziale italiano si distingue dagli altri mercati europei per l‟alta percentuale di inquilini proprietari<br />
(80% circa).<br />
Questa caratteristica sorprende non poco se si tiene conto del livello di crescita economica ben inferiore alla<br />
media europea, del reddito medio delle famiglie, anch‟esso non particolarmente brillante in un confronto<br />
comunitario e del livello dei prezzi delle case.<br />
Tale fenomeno appare senza dubbio legato ad una non indifferente evasione fiscale presente nel nostro Paese.<br />
Nell‟ultimo decennio si è assistito, inoltre, ad uno scollamento crescente tra i prezzi delle case, i canoni di<br />
locazione ed i redditi delle famiglie, le quali riescono a finanziare l‟acconto per l‟acquisto solo grazie ai risparmi<br />
della generazione precedente.<br />
House price index (2005=100)<br />
Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia<br />
Secondo l‟Ocse i salari reali, in Italia, sono calati, tra il 1988 ed il 2006, del 16% e tra il 2006 ed il 2008 il reddito<br />
familiare è calato di un ulteriore 4%. Questa tendenza appare proseguire anche nel 2009 (Istat-ottobre<br />
2008/settembre 2009: -1,6%).<br />
Fonte: Ufficio Studi <strong>Banca</strong> <strong>Finnat</strong> – Pil Italia 1985 – 2011 (E)<br />
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Reddito reale delle famiglie, popolazione e potere d'acquisto pro capite in Italia. Numeri indice base 2000=100;<br />
migliaia di euro; Fonte: Istat<br />
Nonostante l‟indebitamento delle famiglie italiane sia significativamente cresciuto nel corso dell‟ultimo decennio,<br />
questo rimane inferiore rispetto a quanto registrato nei principali Paesi industriali, soprattutto con riferimento ai<br />
mutui. Dai dati della BCE, la quota di famiglie con mutui accesi è del 25-30% in Francia, Germania e Spagna;<br />
del 35-40% in Irlanda ed Olanda; del 50% circa negli USA mentre in Italia la quota è al 12,6%.<br />
Partendo da redditi comparativamente meno elevati, le famiglie italiane tendono, però, a sopportare una<br />
maggiore percentuale di mutuo, rispetto al reddito disponibile, a scapito di altri tipi di consumi quali<br />
abbigliamento ed alimentari. Lo stesso dicasi per i canoni di locazione.<br />
L‟alto livello dei prezzi e lo scollamento dai redditi è legato sicuramente in parte all‟economia sommersa, in<br />
continuo aumento (secondo le stime Ocse l‟economia sommersa ammonta al 25-30% del pil italiano) ma è<br />
anche frutto dell‟utilizzo del risparmio delle generazioni precedenti.<br />
Dopo un decennio di decisa crescita (1997 – 2006), a partire dal 2007 i volumi delle compravendite nel settore<br />
residenziale hanno segnalato una chiara inversione di tendenza. Nel 2006 le compravendite hanno raggiunto il<br />
massimo storico di 845.051 NTN (numero di transazioni normalizzate – numero di transazioni per quota di<br />
proprietà oggetto della transazione), con un incremento del 75% circa rispetto al ‟96.<br />
Fonte: Agenzia del territorio; andamento NTN residenziali (migliaia); l’indicatore utilizzato NTN (numero di transazioni<br />
normalizzate – numero di transazioni per quota di proprietà oggetto della transazione) per misurare la dinamica di mercato<br />
rappresenta il numero di transazioni normalizzate rispetto alla quota di proprietà compravendute in un determinato periodo di<br />
tempo<br />
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Nel 2008 la contrazione delle compravendite sul mercato residenziale si è accentuata, con un calo medio del<br />
15% circa rispetto al 2007. Nel 2009 il mercato, con 609.145 NTN, è apparso in ulteriore calo (-10,9%), anche<br />
se il tasso tendenziale trimestrale ha mostrato qualche segnale di miglioramento passando dal -17,8% del primo<br />
trimestre al -3,2% del quarto trimestre.<br />
Osservando l‟andamento e la distribuzione per macro aree geografiche, si nota come l‟area del Nord-Ovest,<br />
dove si realizza il 32% circa del mercato nazionale, è quella in cui si è registrato, nel corso del 2009, il calo più<br />
vistoso delle compravendite (-13,1% rispetto al 2008).<br />
La perdita è risultata più contenuta nel Sud e nelle Isole (-8,8%), aree dove si concentrano le minori quote di<br />
mercato (18,9% e 10,2% rispettivamente).<br />
Fonte: Agenzia del Territorio – quota superficie per area, anno 2009<br />
La contrazione del mercato residenziale risulta maggiormente accentuata nei comuni non capoluogo, dopo un<br />
lungo periodo in cui si era assistito, invece, ad una crescita rilevante del settore proprio nei comuni minori.<br />
Mentre nelle città capoluogo il mercato è apparso diminuire del 7,7% mediamente (con una diminuzione del<br />
9,6% per le città isolane), nei comuni non capoluogo la contrazione del mercato è arrivata al 12,2%, con punte<br />
maggiori nel Nord-Ovest (-14,5%) e nel Nord-Est (-13,2%) rispetto alle Isole (-8,5%).<br />
I capoluoghi sembrano quindi presentare una migliore tenuta di mercato, rispetto ai comuni minori, durante gli<br />
anni di crisi mentre nelle fasi di crescita si era assistito al contrario.<br />
L‟andamento dell‟indicatore dell‟intensità del mercato IMI (rapporto tra il numero di transazioni normalizzate e lo<br />
stock di unità immobiliari censite al catasto urbano) segue l‟andamento negativo del NTN.<br />
Area NTN 2009 Var% 08/09 Quota NTN per<br />
area<br />
IMI 2009 Var% 08/09<br />
Nord-Ovest 195.981 -13,1 32,2% 2,13% -0,35<br />
Nord-Est 112.876 -11,7 18,5% 2,11% -0,30<br />
Centro 126.441 -9,5 20,8% 2,02% -0,25<br />
Sud 112.007 -8,8 18,4% 1,50% -0,17<br />
Isole 61.840 -8,8 10,2% 1,58% -0,18<br />
Italia 609.145 -10,9 100% 1,89% -0,26<br />
Fonte: Agenzia del Territorio<br />
A livello dimensionale si è registrato, sempre nel 2009, un calo di superficie complessiva venduta dell‟11,8%<br />
rispetto al 2008. Abitualmente la superficie nei capoluoghi (95,8 mq medi) risulta essere più bassa rispetto ai<br />
comuni minori (106,8 mq). Solamente nel Sud e nelle Isole la differenza tra superfici medie risulta poco<br />
rilevante.<br />
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Nel segmento “residenziale” sono incluse anche le cd “pertinenze”, cioè le categorie catastali C6 (box e posti<br />
auto) e C2 (magazzini e locali di deposito). Sia per i magazzini (-8,8%) che per i box (-10%) il calo delle<br />
compravendite, registrato nel corso del 2009, è risultato essere non troppo diverso da quello registrato per le<br />
abitazioni.<br />
Quanto ai prezzi degli immobili, il 2009 si è chiuso con un calo tutt‟altro che trascurabile. Torino e Napoli hanno<br />
registrato, rispettivamente, una contrazione del 17,4% e del 17,6% mentre a Milano e Roma i valori sono calati,<br />
rispettivamente, del 12,7% e del 10,1%. I tempi di vendita si sono attestati tra i 6,2 ed i 7,5 mesi. La forbice fra il<br />
prezzo richiesto e l‟importo finale di compravendita si è ampliato fino al 15%, evidenziando un rafforzamento del<br />
potere negoziale da parte della domanda.<br />
Le aspettative sui prezzi erano sicuramente rivolte verso una maggiore contrazione, tenuto anche conto che da<br />
tempo i prezzi degli immobili residenziali appaiono fortemente scollegati ai redditi personali.<br />
Fonte: Agenzia del Territorio – quote NTN IP 2009 principali città (“NTN IP”<br />
numeri di compravendite di abitazioni con mutuo ipotecario)<br />
Area Var% 08/09 NTN IP Quota NTN IP per area<br />
Nord-Ovest -13,1% 35,3%<br />
Nord-Est -12,3% 20,4%<br />
Centro -6,9% 21,6%<br />
Sud -9,0% 14,6%<br />
Isole -9,0% 8,0%<br />
Fonte: Agenzia del Territorio<br />
Nel segmento delle locazioni, il 2009 ha registrato anche un forte incremento (+17,5%) degli sfratti. Si tratta del<br />
maggiore aumento da 13 anni, con l‟84% dei provvedimenti esecutivi emessi per morosità.<br />
Il maggior numero di sfratti è stato eseguito a Roma, seguito da Firenze e Napoli. In aumento anche il numero<br />
di proprietari che preferisce mantenere sfitto il proprio immobile pur di evitare clausole contrattuali idonee a<br />
garantire la permanenza dell‟inquilino anche se inadempiente.<br />
Il mercato immobiliare appare sensibilmente influenzato anche dall‟andamento dei tassi di interesse. Nel corso<br />
del 2008 i tassi medi sui mutui superarono il 5,5%; nel 2009 i tassi sono scesi al 3,7%, con punte più elevate<br />
nelle regioni del Sud (4,06%) e nelle Isole (3,99%) mentre tassi più bassi si registrano nelle regioni del Nord-Est<br />
(3,38%). La durata media dei mutui ha raggiunto i 275 mesi (23 anni e 3 mesi).<br />
14.03. 2011 Real Estate - 9<br />
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La recente crisi creditizia ha visto salire il livello di indebitamento dei costruttori e di conseguenza il blocco di<br />
molti cantieri. A partire dal 2006 le nuove costruzioni hanno comunque iniziato a subire una generalizzata<br />
flessione, per raggiungere, a fine 2009, i livelli del 1999.<br />
Fonte: Ance – edilizia residenziale – permessi di costruzione (abitazioni nuove ed ampliamenti)<br />
Nel 2010 il numero di transazioni relative al mercato residenziale è salito ma ha subìto un rallentamento nella<br />
seconda parte dell‟anno, soprattutto nei centri minori. Nel terzo trimestre i capoluoghi di provincia hanno<br />
registrato un incremento dei volumi del 4,9% (quarto trimestre consecutivo di espansione) mentre gli altri centri<br />
hanno subìto una battuta d‟arresto (-5,8% dopo due trimestri di crescita). Particolarmente buoni i dati di Milano<br />
(+19,7% nel terzo trimestre) e Roma (+13,9%). I prezzi hanno tenuto in Centro Italia (-1,1% nel 2010) e tutto<br />
sommato al Nord (-2,1%), dove ha sofferto soprattutto il Triveneto mentre più netta è stata la contrazione al Sud<br />
(-4,8%). I tempi di vendita hanno mostrato una leggera diminuzione, collocandosi in media intorno ai sei mesi.<br />
Il quadro del mercato residenziale appare quindi in miglioramento, con una stabilizzazione dei prezzi ed un<br />
incremento delle compravendite, anche se si delinea una crescente distanza tra piazze e prodotti di pregio da<br />
una parte ed offerta di minore appeal dall‟altra. Una ripresa del mercato potrebbe essere plausibile a partire dal<br />
2013 ma appare legata all‟avvio di una politica di sostegno alla domanda aggregata. Ulteriori adeguamenti<br />
verso il basso dei redditi (redditi reali in continuo calo, risparmi delle generazioni precedenti erosi), se non<br />
arginati, impedirebbero, infatti, una concreta e sostenibile ripresa del mercato.<br />
14.03. 2011 Real Estate - 10<br />
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1.3 Il settore non residenziale<br />
Le vendite di immobili non residenziali hanno registrato, nell‟esercizio 2009, 66.020 transazioni, pari ad un calo<br />
del 15,6% rispetto al 2008. Male, soprattutto, i capannoni industriali (-19,6%), seguiti da negozi (-16%) ed uffici<br />
(-10,1%). Stabili, invece, le quotazioni medie degli immobili (-0,9% rispetto al 2008).<br />
Al Nord-Ovest le transazioni chiudono in calo del 19,3%; Nord Est e Centro segnano riduzioni mediamente del<br />
16% mentre al Sud il calo si limita al 7,3% e le Isole registrano una contrazione del 12,6%.<br />
I prezzi, invece, appaiono stabili. Per un ufficio, il valore medio al metro quadro si attesta a 1.566 euro (-0,9%<br />
rispetto al 2008); per un negozio la cifra sale a 1.931 euro al mq (-1%) mentre è in rialzo la quotazione dei<br />
capannoni industriali (+1,1%), con un prezzo medio al mq di 545 euro.<br />
Le compravendite in leasing diminuiscono del 30 per cento circa. Il settore delle compravendite in leasing, che<br />
oramai rappresenta oltre un quarto dei volumi totali di scambio rilevati, registra un allargamento della forbice tra<br />
prezzo di acquisto e prezzo di ricolloco del bene pari a circa il 25 per cento.<br />
Nel 2006 la quota dell'Italia nel mercato europeo di questo tipo di transazioni era del 4%; nel 2008-2009 del<br />
6/7% mentre nel 2010 è scesa al 3,6%.<br />
Il mercato immobiliare non residenziale comprende tipologie di immobili legate al terziario (uffici), al segmento<br />
commerciale (negozi e laboratori) ed a quello produttivo (capannoni ed industrie). A questi si aggiungono istituti<br />
di credito, edifici commerciali ed alberghi.<br />
In termini di “stock” immobiliare, la tipologia con il maggior numero di unità è rappresentata dai negozi, seguiti<br />
da capannoni ed uffici.<br />
Fonte:Agenzia del Territorio – stock immobiliare 2009<br />
14.03. 2011 Real Estate - 11<br />
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Fonte:Agenzia del Territorio – NTN 2009<br />
Nel segmento non residenziale oltre il 90% è rappresentato, sia in termini di stock che di compravendite, da<br />
uffici, capannoni e negozi.<br />
In termini di compravendite, la flessione dei volumi è iniziata nel 2006 per le tipologie uffici e negozi e nel 2007<br />
per i capannoni. Il forte calo del 2008 ha colpito maggiormente gli uffici. Nel 2009 il calo è proseguito ma proprio<br />
il settore degli uffici ne ha risentito di meno.<br />
Fonte: Agenzia del Territorio – compravendite -<br />
14.03. 2011 Real Estate - 12<br />
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Var % NTN<br />
Uffici Negozi Capannoni Totale (uff., neg. Totale non<br />
2009/2008<br />
e cap.) residenziale<br />
Nord Est -10,0% -17,5% -20,4% -16,6% -16,1%<br />
Nord Ovest -13,0% -19,3% -22,3% -18,6% -19,3%<br />
Centro -12,5% -16,6% -20,7% -16,2% -16,0%<br />
Sud 3,3% -8,9% -11,1% -6,7% -7,3%<br />
Isole -15,1% -14,6% 6,9% -13,0% -12,6%<br />
Italia<br />
Fonte: Agenzia del Territorio<br />
-10,1% -16,0% -19,6% -15,3% -15,6%<br />
Area<br />
territoriale<br />
Quotazione<br />
media negozi<br />
2009 (€/mq)<br />
Variazione %<br />
2009/2008<br />
Quotazione<br />
media uffici<br />
2009 (€/mq)<br />
Variazione %<br />
2009/2008<br />
Quotazione<br />
media<br />
capannoni<br />
2009 (€/mq)<br />
Variazione %<br />
2009/2008<br />
Nord Est 1.865 -0,8% 1.456 -0,6% 527 0,4%<br />
Nord Ovest 1.868 -1,5% 1.623 -0,6% 567 1,7%<br />
Centro 2.558 -2,5% 2.020 -1,2% 648 -0,3%<br />
Sud 1.705 0,7% 1.348 -1,5% 452 2,7%<br />
Isole 1.438 2,5% 1.189 0,8% 432 3,0%<br />
Media<br />
nazionale<br />
1.931 -1,0% 1.566 -0,9% 545 1,1%<br />
Fonte: Agenzia del Territorio<br />
Il totale degli investimenti in costruzioni non residenziali, private e pubbliche, ha raggiunto, nel 2009, i 66.242<br />
milioni di euro, in flessione del 5% in valore e del 6,3% in quantità rispetto al 2008.<br />
Gli investimenti previsti per il 2010, nel segmento non residenziale privato, si prevede possano subire un<br />
ulteriore flessione del 12,7% in valore e del 14,4% in quantità. Gli investimenti nel segmento non residenziale<br />
pubblico dovrebbero registrare, invece, una flessione meno marcata, rispettivamente del 2% e del 3,9%.<br />
1.3.1 Il mercato degli uffici<br />
Le unità immobiliari facenti parte di questa tipologia sono circa 600.000 su tutto il territorio nazionale. Il<br />
31,2% è ubicato nel Nord-Ovest; il 24,2% nel Nord-Est; seguono il Centro (22%), il Sud (14,7%) e le<br />
Isole (7,9%).<br />
La regione con la maggiore presenza di uffici sul proprio territorio è la Lombardia (circa il 23% dello<br />
stock nazionale), seguita da Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Toscana (con quote intorno al 10%).<br />
Il mercato degli uffici è concentrato, in Italia, principalmente a Milano e Roma, con uno stock<br />
rispettivamente di circa 11,85 e 12,1 miliardi di m².<br />
A Milano si è registrato un elevato assorbimento in periferia. A Roma incide il settore della pubblica<br />
amministrazione (60% circa), con “Centro storico” e “Greater Eur” aree preferite.<br />
I canoni di locazione, piuttosto stabili durante la recente crisi, sono visti in lieve crescita nel 2011.<br />
Le compravendite 2004-2009 hanno segnato un progressivo declino, fatta eccezione per il Sud che ha<br />
sperimentato, nel corso del 2009, un non indifferente rimbalzo positivo.<br />
14.03. 2011 Real Estate - 13<br />
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Fonte: Agenzia del Territorio – compravendite -<br />
Tendenze del settore Uffici<br />
Tipi di Localizzazione:<br />
� aree centrali e ben collegate con mezzi pubblici;<br />
� aree semi-periferiche se con costi di vendita/locazione competitivi e parcheggi dedicati;<br />
� aree periferiche di città principali;<br />
Tipologie prevalenti:<br />
� multipiano con spazi flessibili “openspace”, anche a funzione mista;<br />
� edifici ristrutturati anni „60-‟70;<br />
Dimensioni prevalenti:<br />
� 15-20.000mq, con unico conduttore;<br />
� 5-20.000mq, per pluri - utilizzatore;<br />
Proprietà:<br />
� Fondi immobiliari;<br />
� Enti Pubblici;<br />
� Privati;<br />
� Assicurazioni;<br />
� Società Immobiliari;<br />
Standard edifici:<br />
� alta qualità;<br />
� spazi flessibili e razionalizzati (fino a 12-13 mq per postazione di lavoro);<br />
� altezza libera di 3,5m;<br />
� dotazioni per risparmio energetico certificato;<br />
� risparmio energetico certificato;<br />
14.03. 2011 Real Estate - 14<br />
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Tipologia di gestione:<br />
� gestione diretta della proprietà o del conduttore;<br />
� esternalizzazione a società specializzate;<br />
Tendenze investitori:<br />
� forte riduzione degli investimenti;<br />
� ristrutturazione con integrazione di mix funzionali;<br />
� rallentamento dei progetti in corso;<br />
� rinegoziazione contratti di locazione;<br />
� atteggiamento cauto per nuovi sviluppi.<br />
Si registra una crescente tendenza alla ridefinizione dei contratti di locazione, una maggiore attenzione<br />
alla solvibilità dei conduttori, spazi di dimensioni ridotte ma di alta qualità ed in ottima posizione. Un‟<br />
opportunità consiste anche nella riqualificazione di edifici con mix funzionale diversificato e con sviluppo<br />
verticale nelle aree centrali.<br />
Fonte: Agenzia del Territorio – indice territoriale quotazioni 2009 uffici – scala valori regionali<br />
1.3.2 Il mercato dei negozi<br />
Questo segmento comprende negozi al dettaglio, centri commerciali, supermercati, ipermercati, retail<br />
parks e factory outlets. Spesso vengono inclusi in questa categoria anche ristoranti, cinema, hotels e<br />
centri sportivi (questi ultimi vengono sovente separati sotto il nome “turistico” e “tempo libero”).<br />
La ripartizione territoriale del segmento negozi e laboratori risulta essere molto più uniforme rispetto al<br />
segmento degli uffici. Il Sud detiene uno stock pari al 25,5%, il Nord-Ovest pari al 25,3%, seguito dal<br />
Centro con il 22,1%. Nord-Est ed Isole detengono, rispettivamente, il 16,6% ed il 10,5%.<br />
Le quotazioni hanno registrato, nel 2009, una contrazione dello 0,8% nel Nord-Est, dell‟1,5% nel Nord-<br />
Ovest, del 2,5% al Centro mentre sono cresciute sia al Sud (+0,7%) che nelle Isole (+2,5%).<br />
14.03. 2011 Real Estate - 15<br />
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Tendenze del settore Commerciale<br />
Tipi di Localizzazione:<br />
� aree periferiche di espansione residenziale, ben collegate e con canoni/prezzi competitivi rispetto alle<br />
aree semiperiferiche;<br />
� aree semiperiferiche con buon bacino d‟utenza;<br />
� aree centrali per negozi al dettaglio “monobrand” o centri specializzati;<br />
Tipologie prevalenti:<br />
� centri commerciali;<br />
� retail park con alimentare minimo;<br />
� discount;<br />
� mercati coperti;<br />
Dimensioni prevalenti:<br />
� parchi commerciali superficie < 20.000mq con bacino d‟utenza consistente e bassa competitività;<br />
� centri commerciali specializzati con superficie
1.3.3 Il mercato dei capannoni<br />
Lo stock degli immobili a destinazione opifici ed industrie è rappresentato da circa 637.000 unità su<br />
tutto il territorio nazionale (anno 2009). Oltre un terzo è presente nel Nord-Ovest e quasi il 60% è<br />
concentrato nel Nord del Paese. Molto esiguo, invece, lo stock presente al Centro e nel Sud,<br />
confermando lo scarso grado di industrializzazione del mezzogiorno.<br />
Tra le singole regioni con la maggior presenza di capannoni sul territorio, emerge la Lombardia, con il<br />
20% dello stock nazionale; segue a distanza Veneto, Emilia Romagna e Piemonte rispettivamente con<br />
il 13%, il 12% ed il 10%.<br />
Nel centro emerge la Toscana con un 7% ed il Lazio con il 5%. Nel Sud sono da evidenziare la Puglia e<br />
la Campania, rispettivamente con il 4,7% ed il 4,5%.<br />
Le compravendite si sono concentrate, nel corso del 2009, per il 70% al Nord, per un 16% al Centro e<br />
per il restante 14% al Sud più Isole.<br />
Fonte: Agenzia del Territorio – distribuzione geografica stock capannoni 2009<br />
14.03. 2011 Real Estate - 17<br />
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1.4 Il ruolo dello Stato nel settore immobiliare<br />
Lo Stato ricopre un ruolo di estremo rilievo sia dal punto di vista fiscale che regolatorio. Inoltre, deve adempiere<br />
alla sua funzione “sociale”, provvedendo ad un‟abitazione per i meno abbienti.<br />
Nell‟ultimo decennio il mercato immobiliare italiano ha subìto profonde trasformazioni grazie ad importanti<br />
modifiche ed innovazioni da parte dello Stato. Nuovi provvedimenti legislativi hanno favorito il processo di<br />
finanziarizzazione immobiliare, attraverso l‟introduzione di operazioni di cartolarizzazione e project financing e di<br />
fondi immobiliari, finalizzate ad un più facile smobilizzo degli immobili dello Stato.<br />
I primi tentativi di dismissione di immobili pubblici, avviati nei primi anni novanta, si erano spesso arenati a<br />
causa delle difficoltà legate addirittura all‟individuazione degli immobili stessi ed alla loro conseguente<br />
valutazione. Un‟accurata ricognizione sia del patrimonio che dei flussi di reddito da esso generato appariva<br />
infatti, sovente, alquanto difficoltoso. A ciò si aggiungeva un iter procedurale molto complesso e spesso assai<br />
poco trasparente.<br />
Un importante impulso è arrivato quindi dal processo di dismissione e conseguente valorizzazione degli<br />
immobili dello Stato e degli enti pubblici avviato con un primo provvedimento quale il D.L. 23 settembre 2001<br />
n.351, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001 n.410, contenente una serie di disposizioni<br />
innovative in materia di privatizzazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico.<br />
Nasce così una nuova procedura di dismissione, la cd “cartolarizzazione”, attraverso la quale attività non<br />
facilmente negoziabili sono in grado di essere convertite in strumenti finanziari più agevolmente collocabili sui<br />
mercati. Questo strumento di cessione di immobili pubblici garantisce una maggiore velocità esecutiva ed un più<br />
esteso target di possibili acquirenti. La legge istitutiva di questo strumento limita, inoltre, al massimo, gli spazi di<br />
interferenza di soggetti diversi dal Ministero dell‟Economia e delle Finanze, snellendo l‟intero iter procedurale<br />
delle cessioni.<br />
Un altro strumento introdotto dallo Stato consiste nella costituzione di fondi comuni d‟investimento immobiliare.<br />
Il suddetto D.L. ha autorizzato la costituzione, inizialmente, di due fondi immobiliari quali “Fondo Immobili<br />
Pubblici” (FIP) e “Patrimonio Uno”.<br />
In seguito, attraverso la legge 15 giugno 2002 n.112, è stata disposta l‟istituzione di “Patrimonio dello Stato<br />
Spa”, avente come oggetto sociale la valorizzazione, la gestione e l‟alienazione di beni dello Stato.<br />
L‟abitazione fa parte delle esigenze primarie delle persone e pertanto lo Stato ha l‟obbligo di provvedere<br />
soprattutto ai cittadini meno abbienti. Oggigiorno, con il termine inglese “social housing” vengono definiti alloggi<br />
e servizi finalizzati a risolvere il problema abitativo che affligge coloro che si trovano in condizione di particolare<br />
svantaggio economico e sociale.<br />
Il significato letterale dell‟espressione inglese “social housing” è, appunto, edilizia sociale. In Italia l‟edilizia<br />
sociale prende avvio già all‟inizio del novecento con la legge Luttazzi (1904); nel secondo dopo guerra<br />
attraversa un momento di importante crescita quando la ricostruzione del Paese viene sostenuta anche<br />
attraverso i programmi “Ina-Casa” e “Gescal”; negli anni sessanta/settanta (leggi 167/1962, 865/1971,<br />
457/1978) si raggiunge una maggiore strutturazione degli interventi di edilizia agevolata.<br />
Il progressivo decentramento delle competenze statali in materia di politiche della casa e la compressione delle<br />
risorse nazionali dedicate, comporta lo sviluppo crescente sia di iniziative regionali che autonome locali.<br />
Accanto alla predisposizione di programmi regionali o comunali, tradizionalmente articolati nei segmenti<br />
dell‟edilizia sovvenzionata, a totale carico dello Stato, destinata alla locazione permanente, e dell‟edilizia<br />
agevolata, attuata in parte con risorse proprie degli operatori, destinata sia alla locazione che alla vendita,<br />
emergono nuove politiche abitative denominate con il termine inglese di “social housing”.<br />
Questa parola anglo sassone, in realtà, non rappresenta nient‟altro che un edilizia sociale “allargata” a gruppi<br />
per i quali l‟edilizia sociale “classica” non era prevista, come famiglie monoreddito alle quali è precluso l‟accesso<br />
al mercato della locazione privata a causa di canoni elevati ed insostenibili, anziani e studenti universitari. Il<br />
social housing si rivolge così alla classe media che ha un reddito troppo alto per accedere alle case popolari e<br />
troppo basso per i livelli di prezzo oramai raggiunti dal mercato libero, specialmente nelle grandi città. In questa<br />
“moderna” edilizia sociale aumenta la partecipazione del capitale privato con forme innovative di finanziamento<br />
come il project financing e l‟intervento di fondi immobiliari dedicati.<br />
14.03. 2011 Real Estate - 18<br />
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In estrema sintesi, i modi di realizzazione di alloggi sociali, tra loro anche complementari, sono quattro:<br />
� attraverso l‟azione di soggetti pubblici che provvedono direttamente alla costruzione degli alloggi;<br />
� attraverso un operatore che lavora esclusivamente per il soggetto pubblico in un ambito territoriale di<br />
competenza predefinito;<br />
� attraverso l‟azione di operatori indipendenti, strutturati secondo le regole degli operatori no-profit;<br />
� attraverso operatori di mercato legati da un contratto temporaneo con obblighi coerenti con quelli del<br />
servizio pubblico.<br />
A causa della crescente insufficienza di fondi pubblici, diventa sempre più indispensabile il coinvolgimento di<br />
investitori privati. Questi ultimi devono essere consapevoli che si tratta di un investimento con basso rendimento<br />
ma anche con un basso profilo di rischio. Questo tipo di edilizia presenta, per sua natura, una bassissima<br />
“vacancy rate”. Sono previsti canoni di locazione inferiori ai livelli di mercato, con l‟obiettivo di massimizzare la<br />
quota di alloggi locati a canone convenzionato.<br />
Per attirare capitali privati bisogna escludere, ove possibile, rischi come inadempienze dei conduttori, modifiche<br />
normative (per esempio aumento Ici, richieste di messa a norma degli edifici) che potrebbero pesare sulla<br />
redditività dell‟investimento.<br />
Si parla di “affitto calmierato” quando il canone non supera il 25-30% dello stipendio del conduttore. L‟edilizia<br />
sociale riguarda principalmente la locazione permanente, con canone moderato, ed in misura minore, per ora,<br />
la locazione con riscatto della proprietà da un certo anno in poi.<br />
Tra le categorie svantaggiate sono incluse nel piano casa:<br />
� Nuclei familiari a basso reddito, mono parentali o monoreddito;<br />
� Giovani coppie a basso reddito;<br />
� Anziani in condizioni sociali od economiche svantaggiate;<br />
� Studenti fuori sede;<br />
� Soggetti sottoposti a procedure esecutive (sfratto);<br />
� Gli immigrati regolari a basso reddito, residenti da almeno dieci anni nel territorio nazionale o da<br />
almeno cinque anni nella medesima regione.<br />
La disciplina urbanistica “moderna” nasce nel 1942, con la legge nr.1150. Il Piano Regolatore Generale (P.R.G.)<br />
è lo strumento che disciplina l‟assetto dell‟incremento edilizio e lo sviluppo in generale del territorio comunale.<br />
Esso considera la totalità del territorio comunale ed indica:<br />
� la rete delle principali vie di comunicazione stradali, ferroviarie e navigabili e dei relativi impianti;<br />
� la divisione in zone del territorio comunale con la precisazione delle zone destinate all‟espansione<br />
dell‟aggregato urbano e la determinazione dei vincoli e dei caratteri da osservare in ciascuna zona;<br />
� le aree destinate a formare spazi di uso pubblico o sottoposte a speciali servitù;<br />
� le aree da riservare ad edifici pubblici o di uso pubblico nonché ad opere ed impianti di interesse<br />
collettivo o sociale;<br />
� i vincoli da osservare nelle zone a carattere storico, ambientale e paesistico e le norme per l‟attuazione<br />
del piano.<br />
Il compito della moderna urbanistica è studiare le città e il loro funzionamento per progettarne lo sviluppo in<br />
modo da rendere "vivibile" lo spazio urbano. Mentre in passato la disciplina urbanistica è nata per<br />
programmare, progettare e gestire le nuove espansioni delle città, oggi detta scienza si estende all'intero<br />
territorio urbanizzato. In quest'ottica, tematiche come la sostenibilità (usare le risorse presenti oggi sul territorio<br />
in modo da non pregiudicarne l'uso alle prossime generazioni), la pianificazione territoriale, la progettazione<br />
ambientale delle infrastrutture e dei trasporti sono oggi al centro dei nuovi progetti urbani.<br />
Attraverso l'urbanistica ci si propone anche di agire su un territorio con l'obiettivo di migliorarne le condizioni<br />
insediative, attraverso la riqualificazione di ambiti degradati (a livello spaziale e/o sociale), attraverso<br />
meccanismi perequativi, attraverso un miglioramento delle condizioni di accessibilità rapportata alla<br />
localizzazione delle attività funzionali.<br />
14.03. 2011 Real Estate - 19<br />
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L'urbanistica comunica attraverso la produzione di “Piani”. In Italia sono rappresentati dal “Piano Regolatore<br />
Generale » il quale si compone di una parte strutturale, di una parte strategica ed una operativa.<br />
La parte strutturale fornisce il quadro delle tutele e delle strategie cui deve conformarsi ogni altra attività di<br />
pianificazione o di programmazione svolta dai Comuni. In concreto, essa individua le condizioni per difendere le<br />
risorse e gli equilibri del territorio comunale e indica gli obiettivi di lungo periodo per il suo sviluppo e le regole<br />
essenziali per conseguirli. Saranno strumenti di applicazione del piano strutturale il “regolamento urbanistico” e<br />
tutti i piani di settore (mobilità, traffico, commercio, sanità, ecc.).<br />
La parte strategica riguarda le intenzioni del Piano, la dinamica degli obiettivi politici, sociali e culturali.<br />
Infine la parte operativa riguarda le decisioni già intraprese in merito alle trasformazioni da avviare in un breve<br />
periodo ben determinato.<br />
Attualmente ogni Regione ha la sua legge urbanistica ed ogni Comune della Regione ha le sue modalità di<br />
applicazione. Lo Stato fissa i principi generali a cui tutti gli enti coinvolti nella gestione del territorio si devono<br />
attenere. Alcuni di essi intervengono per esempio per vincolare l‟inedificabilità di determinate aree (Ministero dei<br />
Beni Culturali).<br />
Il potere legislativo delle Regioni è quasi totale ma alcune delle loro competenze possono essere delegate alle<br />
Province. Gran parte delle competenze provinciali consistono nell‟elaborazione di “Piani Paesistici” che possono<br />
anche incidere sulla edificazione di singole aree.<br />
I Comuni elaborano poi “Piani Regolatori Generali” i quali stabiliscono l‟esatta destinazione delle aree, gli indici<br />
di edificabilità e le procedure di trasformazione e valorizzazione delle stesse. In realtà, vi sono poi una pluralità<br />
di enti competenti che possono interferire con la gestione del territorio (Autorità portuali, Aeroportuali, Autorità di<br />
bacino, Enti Parco).<br />
14.03. 2011 Real Estate - 20<br />
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2. Gli strumenti finanziari<br />
2.1 Il mutuo<br />
Il mutuo è un contratto con il quale un intermediario finanziario (mutuante) consegna ad un soggetto beneficiario<br />
(mutuatario) una determinata somma di denaro allo scopo di acquistare, costruire o ristrutturare un immobile. Il<br />
mutuatario si impegna a restituire prestito ed interessi in un periodo di tempo predeterminato.<br />
L‟istituto di credito erogante il mutuo generalmente non ritiene sufficiente la verifica della reale possibilità del<br />
mutuatario a pagare le rate mensili (tipo di lavoro e disponibilità economica) ma pretende tutela quale una<br />
precisa garanzia costituita dall‟ipoteca sull‟immobile in oggetto. L‟ipoteca è un diritto reale di garanzia su beni<br />
immobili (ed anche mobili) registrati.<br />
La banca, in questo modo, si assicura la possibilità, nel caso in cui il mutuo non venga rimborsato (per un<br />
qualsiasi motivo), di escutere il bene dato in garanzia con la sottoscrizione del mutuo. Per rientrare in possesso<br />
di quanto versato al mutuatario, la banca potrà vendere all‟incanto l'immobile e coprire con il ricavato la restante<br />
parte del credito che vanta nei confronti del mutuatario stesso.<br />
Le ipoteche vengono iscritte presso un apposito registro nel Comune dove è ubicato l'immobile; è possibile<br />
utilizzare lo stesso immobile per iscrivere più ipoteche (se si chiedono più linee di credito); i creditori saranno<br />
identificati secondo l'ordine con cui le varie ipoteche vengono iscritte (ipoteca di primo grado, di secondo, di<br />
terzo etc).<br />
Un'altra tipologia di mutuo è costituita dal cosiddetto "mutuo inverso" (“reverse mortgage”). In Italia questa<br />
tipologia di mutuo è nota come “prestito vitalizio ipotecario”. Trattasi di uno strumento finanziario riservato a chi<br />
ha più di 65 anni e proposto in alternativa alla “nuda proprietà”. Questa tecnica consente di utilizzare l'ipoteca su<br />
una casa per erogare un finanziamento con utilizzi di vario tipo.<br />
Il mutuo inverso è stato introdotto in Italia dalla legge 248/2005. Gli over 65, mettendo un'ipoteca sulla loro<br />
casa, possono ottenere un prestito pari ad una determinata percentuale sul valore di perizia dell'immobile.<br />
L'abitazione resta però di proprietà del contraente fino alla sua morte ed il prestito, con le spese e gli interessi,<br />
rimane in capo agli eredi se ve ne sono. Qualora questi intendano conservare la proprietà dell‟immobile saranno<br />
tenuti a rimborsare il dovuto alla banca, altrimenti sarà l'istituto di credito a vendere l‟immobile ed eventualmente<br />
a versare agli eredi la differenza tra quanto incassato e quanto dovuto dal de cuius.<br />
Nell'ultima stesura del terzo decreto Bersani, all'articolo 42, è contenuta una norma che consentirebbe alle<br />
banche, in caso di mancata vendita entro un anno dell'immobile ricevuto come contropartita del prestito vitalizio<br />
ipotecario, di introdurre, accanto all'ipoteca di primo grado, un mandato irrevocabile a vendere “post mortem”.<br />
Questa concessione rischia, però, di violare i principi a tutela del debitore (“patto commissorio”), degli eredi e la<br />
libertà testamentaria.<br />
Spesso gli anziani si trovano in condizioni precarie, con redditi non sufficienti a finanziare i consumi e le spese<br />
mediche e di assistenza pur disponendo di un discreto patrimonio immobiliare.<br />
Nell‟ultima indagine della <strong>Banca</strong> d‟Italia sui bilanci delle famiglie, si calcola che, in media, ciascuna famiglia<br />
italiana disponga di immobili per 122mila euro; altre attività reali (come beni durevoli, aziende e oggetti di<br />
valore) per circa 20mila euro; attività finanziarie per circa 25mila euro.<br />
Per gli anziani le quote di ricchezza immobiliare appaiono piuttosto elevate ed oltre il 70 per cento risulta<br />
proprietario dell‟abitazione di residenza. Non di rado le famiglie possono però avere problemi di liquidità ed<br />
essere costrette ad un basso livello di consumi. Gli anglosassoni riassumono questa situazione con il termine di<br />
“house-rich, cash-poor”.<br />
I “reverse mortgage”, già autorizzati da anni negli Stati Uniti ed in molti altri Paesi europei, sono strumenti<br />
finanziari in grado di sostenere i consumi degli anziani senza che essi si privino dell‟abitazione di proprietà. Il<br />
“reverse mortgage” non è, però, l‟unico strumento che consente di liquidare la ricchezza immobiliare. In molti<br />
Paesi, quando i tassi di interesse si riducono, chi ha stipulato un mutuo può decidere di rifinanziarlo.<br />
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Con un normale contratto di mutuo un individuo contrae un prestito da una banca per l‟acquisto di un‟abitazione<br />
prevedendo la restituzione dello stesso attraverso rate periodiche. Il reverse mortgage consente, invece, a colui<br />
che è già proprietario, di contrarre un prestito a fronte del valore dell‟abitazione stessa.<br />
Il prestito e gli interessi sono restituiti dal debitore o dal suo erede con i proventi della vendita della casa o<br />
anche con altri fondi.<br />
L‟ammontare del prestito concesso dipende da tre fattori: dal valore dell‟abitazione, dal tasso di interesse e<br />
dall‟età del debitore. Tanto più elevato il valore dell‟abitazione, tanto maggiore sarà il prestito mentre a parità di<br />
valore dell‟immobile l‟ammontare del prestito si ridurrà quanto più il tasso applicato sarà elevato e più anziano il<br />
debitore.<br />
Il debitore può in genere scegliere la modalità di ricezione del prestito: un vitalizio, una linea di credito o un<br />
capitale in unica soluzione.<br />
2.2 Mortgage Equity Withdrawal (MEW)<br />
Negli Stati Uniti il rifinanziamento di un mutuo rappresenta uno strumento importante per sostenere il consumo<br />
delle famiglie con problemi di liquidità. In Italia questo canale di finanziamento del consumo, almeno per ora,<br />
non è in uso.<br />
I consumi americani hanno beneficiato per anni del “mortgage equity withdrawal” che ha sicuramente trainato<br />
l‟economia Usa dal 1991 al 2007, fino a quando il mercato immobiliare americano non è crollato.<br />
In Italia questo meccanismo, atto a spingere i consumi delle famiglie, non è ancora in applicazione. Le famiglie<br />
italiane, rispetto a quelle di altri Paesi europei, sono caratterizzate da un livello particolarmente basso di<br />
indebitamento e lo stock di mutui immobiliari in rapporto al Pil risulta tra i più bassi nell‟area euro.<br />
2.3 Sale and lease back<br />
Cresce il ricorso allo strumento del "sale and lease back" da parte delle aziende. Negli ultimi quattro anni, in<br />
tutta Europa, le cessioni di assets immobiliari strumentali, da parte delle aziende, sono più che raddoppiate.<br />
Il “ sale and lease back” è una forma particolare di contratto mediante il quale un‟azienda, già proprietaria di un<br />
bene (immobile o macchinario), vende ad una società di leasing finanziario il bene medesimo, tornandone in<br />
possesso (non in proprietà) mediante la stipula di un contratto di leasing finanziario.<br />
Trattasi quindi di una tecnica di autofinanziamento adottata ai fini di un riequilibrio della gestione finanziaria.<br />
2.4 Cartolarizzazione (securitisation)<br />
La cartolarizzazione (securitisation) è una tecnica di finanziamento che consente di smobilizzare poste attive<br />
illiquide convertendole in attività negoziabili attraverso la creazione di un titolo cedibile sul mercato (Asset-<br />
backed security, ABS).<br />
Gli immobili pubblici vengono trasferiti ad una o più società (cd società veicolo) appositamente costituite che ne<br />
finanziano l‟acquisto attraverso l‟emissione di titoli o mediante finanziamenti da parte di terzi. La società veicolo<br />
versa agli Enti che hanno ceduto l‟immobile, a titolo di prezzo iniziale, l‟importo raccolto attraverso tali<br />
operazioni. Essa gestisce gli immobili e li rivende sul mercato. I flussi derivanti dalla gestione e dalla vendita<br />
sono utilizzati per il rimborso del debito e dei relativi oneri accessori. L‟eventuale residuo è retrocesso come<br />
prezzo differito all‟originario titolare del diritto di proprietà. Per la rivendita degli immobili oggetto di<br />
cartolarizzazione, il legislatore ha privilegiato l‟acquisto da parte dei conduttori ai quali sono state riconosciute<br />
apposite agevolazioni.<br />
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2.5 Cessione di crediti ipotecari<br />
La cessione del credito ipotecario nasce come prodotto finanziario atto a trasformare in liquidità i crediti in<br />
sofferenza. Il saggio di profitto dovrebbe arrivare dalla differenza tra il prezzo di acquisto del credito ipotecario<br />
ed il ricavo derivante dalla vendita all‟asta dell‟immobile in garanzia.<br />
2.6 I Fondi Immobiliari<br />
I Fondi comuni di investimento immobiliare rientrano, in Italia, tra gli “Organismi di Investimento Collettivo del<br />
Risparmio” (OICR). L‟istituto del fondo immobiliare è stato introdotto dalla legge 25 gennaio 1994 n.86. La<br />
disciplina generale dei fondi è regolata dagli articoli 34-42 del TUF (Testo Unico della Finanza). La<br />
regolamentazione delle SGR (Gestore del fondo) è affidata, invece, a provvedimenti della <strong>Banca</strong> d‟Italia,<br />
regolamenti Consob e Decreti Ministeriali. Questi apparati definiscono le competenze, i limiti degli interventi ed i<br />
rispettivi obblighi da adempiere nei confronti degli investitori e delle autorità di controllo.<br />
Un fondo comune è un patrimonio indiviso, di pertinenza di una pluralità di investitori i quali, attraverso la<br />
sottoscrizione di quote del fondo medesimo, conferiscono l‟attività di investimento e gestione ad una Società di<br />
Gestione del Risparmio (SGR). Il patrimonio del fondo è autonomo e distinto dal patrimonio della SGR e da<br />
quello del partecipante.<br />
Le attività del fondo devono essere in linea con il regolamento, redatto dalla SGR ed approvato dalla <strong>Banca</strong><br />
d‟Italia, il quale definisce i punti cardine della gestione e di funzionamento del fondo stesso.<br />
Il patrimonio del fondo deve essere investito, minimo per due terzi, in beni immobili, diritti reali immobiliari e<br />
partecipazioni in società immobiliari. Inoltre, tenuto conto del suddetto limite, possono essere effettuati<br />
investimenti in strumenti finanziari non quotati, crediti e titoli rappresentativi di crediti, depositi bancari e<br />
strumenti finanziari quotati ed altri beni per i quali esista un mercato e che abbiano un valore determinabile con<br />
certezza almeno semestralmente.<br />
Pertanto, un fondo immobiliare opera con un orizzonte temporale di medio - lungo periodo ed è caratterizzato<br />
da una bassa liquidità. E‟ assolutamente esclusa la diretta attività di costruzione. E‟ altresì vietato investire in<br />
misura superiore ad un terzo delle proprie attività in un unico bene immobile nonché investire più del 10% in<br />
società immobiliari che hanno come oggetto sociale anche la possibilità di svolgere attività di costruzione.<br />
Il patrimonio del fondo non può essere investito in beni direttamente ceduti da un socio, amministratore,<br />
direttore generale, sindaco della SGR o da una società del gruppo con la quale possa trovarsi in palese conflitto<br />
di interesse.<br />
Il termine di durata dei fondi è sempre fissato dal regolamento e non può superare i 30 anni. Un limite inferiore<br />
non è, per il momento, previsto. E‟ prevista, invece, la possibilità di poter concedere, da parte della <strong>Banca</strong><br />
d‟Italia, una proroga, di massimi tre anni, per completare la cessione del patrimonio immobiliare.<br />
I fondi immobiliari vengono attualmente classificati:<br />
Per modalità di costituzione:<br />
� Ordinaria a raccolta:<br />
- Chiusi;<br />
- Con riapertura delle sottoscrizioni;<br />
� Ad apporto:<br />
- Pubblico;<br />
- Privato;<br />
- Misto.<br />
Inoltre, si possono distinguere per tipo di investitore: pubblico indistinto (fondi “retail”), investitori professionali e<br />
fondi “speculativi”.<br />
Nei fondi ordinari “a raccolta” viene prima raccolto il patrimonio e quindi investito. Nel caso di un fondo chiuso<br />
la sottoscrizione delle quote è unicamente possibile in fase di costituzione ed il rimborso delle stesse è previsto<br />
14.03. 2011 Real Estate - 23<br />
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solo a scadenza, in fase di liquidazione del fondo. Il fondo di tipo chiuso riflette pienamente le caratteristiche dei<br />
fondi immobiliari (poca liquidità, orizzonte d‟investimento di medio - lungo periodo).<br />
Nel caso in cui i fondi chiusi vengano portati alla quotazione in borsa le quote possono essere cedute al prezzo<br />
di borsa.<br />
Per rendere questo strumento “più liquido” sono stati introdotti i fondi “semichiusi” o “semiaperti” che<br />
consentono riaperture delle sottoscrizioni (“finestre di sottoscrizione”). In sede di riapertura, l‟investitore può<br />
chiedere alla SGR la liquidazione delle quote esistenti al valore di NAV. Un eventuale rimborso delle quote può,<br />
però, solamente avvenire entro il limite dell‟ammontare delle nuove sottoscrizioni. I fondi aperti non sono previsti<br />
dalla normativa italiana.<br />
I fondi “ad apporto” vengono costituiti con il conferimento, da parte dei soci, di assets (beni immobili, diritti reali<br />
immobiliari, partecipazioni in società immobiliari). Inizialmente questi fondi erano riservati solamente ad enti e<br />
soggetti di natura pubblica ma sono poi stati estesi anche ai privati.<br />
I fondi di natura pubblica (quando l‟apporto di beni pubblici ammonta almeno al 51% del patrimonio del fondo)<br />
godono di una fiscalità agevolata ed il limite massimo di apporto in immobili pubblici è fissato al 95%, con un 5%<br />
almeno di apporto di liquidità. In caso di fondi “misti” questo obbligo viene meno se l‟apportante privato<br />
conferisce contante per un ammontare pari al 10% del fondo.<br />
Per tutti i fondi immobiliari (fatta eccezione quelli di natura speculativa) il livello massimo di indebitamento<br />
consentito è fissato al 60% del valore degli immobili, dei diritti reali immobiliari e delle partecipazioni in società<br />
immobiliari e del 20% del valore di altri beni.<br />
Dal lato dell‟investitore si distingue tra fondi “retail” e “riservati”. Le quote dei fondi riservati non possono essere<br />
collocate, rimborsate o rivendute dal detentore a soggetti diversi da quelli indicati dal regolamento del rispettivo<br />
fondo. La differenziazione è nata dall‟esigenza di imporre maggiori norme prudenziali a tutela degli investitori<br />
retail, ritenendo gli investitori istituzionali maggiormente competenti in materia.<br />
Per i fondi retail è previsto un maggiore frazionamento del rischio mentre per l‟investitore istituzionale è prevista<br />
la possibilità di una maggiore specializzazione in termini di assets e di location, con conseguente maggiore<br />
rischio ma anche maggiore possibilità di rendimento.<br />
Una categoria particolare è rappresentata dai fondi “speculativi”. Gli obiettivi di rendimento sono elevati e questi<br />
fondi sono esenti da molte regole previste per i fondi ordinari. La caratteristica principale è l‟assenza di un limite<br />
all‟indebitamento (per i fondi ordinari è previsto un limite pari al “Loan to Value” (rapporto indebitamento<br />
netto/valore immobili) < 60%). Inoltre, hanno la possibilità di realizzare operazioni in conflitto di interesse fino al<br />
100% del fondo.<br />
Non vi è limite al valore di un singolo bene conferito. Hanno la possibilità di investire in beni diversi quali per<br />
esempio materie prime, metalli preziosi, opere d‟arte e strumenti derivati su tali beni, anche se due terzi del<br />
valore del fondo devono sempre essere investiti in attività di natura immobiliare.<br />
Rispetto ai fondi riservati, i fondi speculativi possono operare non solo in deroga ai limiti previsti dalla <strong>Banca</strong><br />
d‟Italia ma anche in deroga ai divieti in merito alla composizione prudenziale del patrimonio del fondo stesso.<br />
Un fondo speculativo deve essere composto da un quota minima pari a 500.000 euro per quota ed avere un<br />
numero di partecipanti non superiore a 200 unità.<br />
Spesso i fondi speculativi investono principalmente in immobili “in sofferenza” oppure in fase di cambiamento di<br />
destinazione d‟uso. In questi casi potranno essere eseguite operazioni di ristrutturazione, riqualificazione e<br />
recupero in modo tale da ottenere alti rendimenti attesi (IRR 15%-25%).<br />
La normativa attuale prevede anche la possibilità di costituire fondi “garantiti” e fondi “di fondi immobiliari”. La<br />
prima tipologia garantisce la restituzione del capitale ed anche un rendimento minimo.<br />
Con la seconda tipologia sono state ampliate le attività oggetto di investimento a quote di fondi immobiliari<br />
italiani od esteri, SICAV lussemburghesi immobiliari, SIIQ o REITS.<br />
14.03. 2011 Real Estate - 24<br />
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I primi fondi immobiliari nascono nel 1998, con una sostenuta crescita a partire dal 2001. A dicembre 2009 si<br />
registrano 266 fondi autorizzati con un patrimonio netto di circa 27 miliardi di euro. I fondi destinati ad investitori<br />
qualificati contano 239 iniziative per circa 20,9 miliardi di euro di valore di Nav. Ancora nel 2003 i fondi riservati<br />
ammontavano al 22,2%, contro il 77,8% di fondi destinati agli investitori retail mentre nel 2009 il 77% dei fondi è<br />
di natura riservata. I fondi immobiliari italiani hanno presentato durante la recente crisi economico-finanziaria<br />
una minore volatilità rispetto ai fondi di altri Paesi europei come per esempio quelli inglesi. Ma allo stesso<br />
tempo, al momento del successivo recupero, i fondi italiani sono rimasti poco mossi con performance medie mai<br />
oltre il 5%,6%.<br />
Per quanto riguarda la “asset allocation”, si evidenzia come tra il 2004 ed il 2009 si sia materializzato un<br />
decremento del segmento uffici ed una crescita del segmento commerciale.<br />
Fonte: Nomisma<br />
Il D.L. 78 del 31 maggio 2010 introduce diverse modifiche in materia di fondi immobiliari chiusi, in particolare<br />
introduce una “patrimoniale” del 5% sul valore del Nav e del 7% in caso di liquidazione. Questa riforma della<br />
disciplina fiscale dei fondi è stata introdotta principalmente per aumentare il gettito fiscale.<br />
Attualmente queste nuove norme non sono ancora in applicazione in quanto mancano ulteriori dettagli in merito<br />
da parte del Mef.<br />
2.7 Le società di investimento immobiliare quotate – SIIQ<br />
L‟art.1 (commi da 119 a 141) della Legge n. 296 del 27 dicembre 2006 ha introdotto, in Italia, l‟istituto delle<br />
“Società di Investimento Immobiliare Quotate” (cd SIIQ). Si tratta di un veicolo di investimento immobiliare<br />
ispirato ai Real Estate Investment Trusts (cd Reits). La legge attribuisce alle società immobiliari, che optano per<br />
la qualifica di SIIQ, un regime fiscale speciale.<br />
La norma in oggetto si applica alle società per azioni, con sede legale nel territorio dello Stato italiano, i cui titoli<br />
siano negoziati su mercati regolamentati italiani o su uno dei mercati esteri individuati dal Mef (white list),<br />
mercati che consentono un adeguato scambio informativo.<br />
Tale disciplina può essere estesa anche alle società non quotate (Siinq) ma comunque partecipate da una SIIQ<br />
a condizione che la SIIQ medesima possieda almeno il 95% dei diritti di voto in assemblea ordinaria.<br />
La società deve svolgere, in via prevalente, attività di locazione immobiliare costituita:<br />
� dall‟attività di locazione di immobili posseduti a titolo di proprietà, usufrutto ovvero attraverso altri diritti<br />
reali immobiliari, nonché in base a contratti di locazione finanziaria;<br />
� dall‟attività di locazione derivante dallo sviluppo (costruzione e ristrutturazione diretta) di immobili;<br />
14.03. 2011 Real Estate - 25<br />
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� dal possesso di partecipazioni, costituenti immobilizzazioni finanziarie ai sensi dei principi contabili<br />
internazionali, in altre Siiq o in Siinq.<br />
Gli immobili destinati all‟attività di locazione immobiliare e posseduti a titolo di proprietà, di altro diritto reale o in<br />
base a contratto di locazione finanziaria e le partecipazioni, costituenti immobilizzazioni finanziarie, in Siiq o<br />
Siinq devono rappresentare almeno l‟80% dell‟attivo patrimoniale.<br />
Inoltre, in ciascun esercizio, i ricavi provenienti dall‟attività di locazione immobiliare ed i dividendi distribuiti da<br />
Siiq e Siinq, relativi a partecipazioni costituenti immobilizzazioni finanziarie, devono rappresentare almeno l‟80%<br />
dei componenti positivi del conto economico (cd profit test).<br />
Nessun socio deve possedere, direttamente o indirettamente, più del 51% dei diritti di voto nell‟assemblea<br />
ordinaria e più del 51% dei diritti di partecipazione agli utili della Siiq (cd requisito di controllo). Almeno il 35%<br />
delle azioni deve essere detenuto da soci che non possiedano, al momento dell‟esercizio dell‟opzione per il<br />
regime speciale, direttamente o indirettamente, più del 2% dei diritti di voto nell‟assemblea ordinaria e dei diritti<br />
di partecipazione agli utili societari (cd requisito del flottante).<br />
Le società partecipate dalla Siiq, che intendono beneficiare del regime di esenzione, devono esercitare<br />
l‟opzione congiuntamente alla Siiq. L‟opzione per il regime speciale comporta l‟obbligo di distribuzione di un<br />
ammontare minimo di utili ai soci, pena la decadenza dal regime speciale.<br />
A seguito dell‟esercizio dell‟opzione per l‟ottenimento del regime fiscale speciale, la Siiq è esentata dall‟Ires e<br />
dall‟Irap per il reddito d‟impresa derivante dall‟attività di locazione immobiliare. Sono esenti anche i dividendi<br />
percepiti dalle società partecipate dalla Siiq che hanno optato per il regime di esenzione.<br />
Al fine di mantenere lo status di Siiq, queste società devono distribuire ai soci, in ciascun esercizio, almeno<br />
l‟85% dell‟utile netto derivante dall‟attività di locazione immobiliare e dal possesso delle partecipazioni in Siiq e<br />
Siinq che a loro volta abbiano adottato il regime speciale.<br />
Il reddito d‟impresa derivante dall‟esercizio di attività diverse dalla locazione immobiliare (cd gestione<br />
imponibile), tra cui anche le plusvalenze relative alla vendita di immobili o di partecipazioni in altre Siiq, è invece<br />
tassato ai fini Ires ed Irap secondo le regole ordinarie.<br />
Vi è l‟obbligo di tenere una contabilità separata finalizzata alla distinzione dei fatti relativi alla gestione esente da<br />
quelli relativi alla gestione imponibile.<br />
Costituiscono cause di cessazione dal regime:<br />
� La perdita della residenza, ai fini fiscali, nel territorio italiano;<br />
� La perdita della forma giuridica di società per azioni;<br />
� La revoca dell‟ammissione alla quotazione in mercati regolamentati;<br />
� Il superamento, da parte di un socio, della soglia del 51% di possesso, diretto o indiretto, dei diritti di<br />
voto nell‟assemblea ordinaria e dei diritti di partecipazione agli utili;<br />
� La mancata osservanza dell‟obbligo di distribuzione di almeno l‟85% dell‟utile netto disponibile derivante<br />
dall‟attività di locazione immobiliare.<br />
Le principali differenze tra i due strumenti di investimento indiretto nel mercato immobiliare:<br />
Fondo Immobiliare SIIQ<br />
OICR Società per Azioni<br />
Esenzione Ires e Irap Regime fiscale agevolato valido solamente per<br />
l‟attività di locazione immobiliare e partecipazioni<br />
Vigilanza da parte di <strong>Banca</strong> d‟Italia, Consob,<br />
<strong>Banca</strong> Depositaria; vigilanza sia dal lato fondo che<br />
Sgr<br />
Vincolo indebitamento 60% (eccezione fatta per i<br />
fondi speculativi)<br />
in altre Siiq<br />
Consob, vigilanza prudenziale attraverso<br />
regolamenti Mef<br />
Nessun vincolo<br />
Possono investire in SIIQ L‟investimento in fondi non è incluso come attività<br />
nella gestione “esente”<br />
Patrimonio autonomo distinto dal patrimonio della Possibili azioni da parte dei creditori della stessa<br />
Sgr e da quello dei partecipanti<br />
società, trattamento da Spa<br />
14.03. 2011 Real Estate - 26<br />
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Nessun vincolo per l‟ammontare delle<br />
partecipazioni<br />
Investitori non residenti – OICR regime di<br />
esenzione della ritenuta<br />
I conferimenti da parte di privati sono soggetti ad<br />
imposta catastale ed ipotecaria in misura del 3%<br />
Obbligo quotazione: i fondi retail hanno l‟obbligo di<br />
quotazione quando le quote sono inferiori a<br />
25.000 €<br />
Preferito da investitori non interessati alla gestione<br />
diretta del fondo e ad una maggiore tutela<br />
Nessun singolo azionista deve detenere più del<br />
51% del capitale sociale<br />
Applicazione di ritenuta a titolo d‟imposta<br />
Conferimenti: imposta fissa a 168 €<br />
Obbligo sempre<br />
Preferito da investitori interessati ad un maggiore<br />
controllo sugli investimenti (banche, assicurazioni)<br />
Fino ad oggi vi sono due SIIQ in Italia, IGD e dal 1° gennaio 2011 anche Beni Stabili. Il mercato risulta essere<br />
pertanto drasticamente ridotto con riflessi negativi sulla liquidità.<br />
3. Il mercato immobiliare europeo<br />
I mercati immobiliari dei singoli Paesi europei evidenziano delle caratteristiche anche molto diverse tra loro.<br />
Queste differenze sono in parte legate al livello di reddito, alla crescita economica ed allo sviluppo demografico.<br />
A ciò si aggiungono le peculiarità di ogni nazione.<br />
Prospettive di progressiva ripresa economica dovrebbero incidere positivamente sul settore, anche se gli elevati<br />
livelli di disoccupazione potrebbero agire in senso negativo sull‟entità della crescita. Particolarmente<br />
preoccupante appare la situazione in Spagna, con un tasso di disoccupazione al 20,4% a gennaio 2011 (dati<br />
Eurostat), seguita da Francia (9,6%), Italia (8,6%), Gran Bretagna (7,8%) e Germania (7,3%).<br />
Fonte: Scenari Immobiliari – stock immobiliare (2H 2008/1H 2009)<br />
Il patrimonio immobiliare di maggiore dimensione è ubicato in Germania mentre l‟incremento maggiore,<br />
registrato nel periodo 2H 2008/1H 2009, spetta alla Francia ed alla Spagna. La percentuale di proprietari di<br />
case è aumentata leggermente in tutti i principali Paesi europei, sia nel corso del 2008 che nella prima parte del<br />
2009, raggiungendo l‟ 85% in Spagna, la percentuale più elevata d‟ Europa.<br />
14.03. 2011 Real Estate - 27<br />
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Lo stock abitativo più recente è presente in Spagna mentre l‟Italia appare la nazione con il patrimonio abitativo<br />
più datato.<br />
La recente crisi finanziaria ha colpito in particolar modo la Gran Bretagna che ha visto cali dei prezzi degli<br />
immobili fino al 30%, sia nel 2008 che nella prima metà del 2009.<br />
In Germania, l‟intervento dello Stato, per un totale di 500 miliardi di euro, ha consentito di evitare una maggiore<br />
caduta del mercato immobiliare mentre un‟eccessiva attività edilizia, che ha caratterizzato la Spagna nel corso<br />
degli ultimi anni, ha portato, per questo Paese, ad un preoccupante eccesso di offerta, in particolare nelle città<br />
e nelle località turistiche.<br />
Un importante “indicatore immobiliare”, atto a fornire un quadro di potenziale sopra o sotto valutazione<br />
immobiliare, è rappresentato dal rapporto prezzo immobile/reddito (house price to income ratio). Questo<br />
indicatore da solo, però, non è sufficiente in quanto non tiene conto del livello dei tassi di interesse.<br />
Bisogna pertanto tenere conto anche del rapporto mutuo/reddito, che misura la sostenibilità economica<br />
dell‟acquisto di una casa ed è particolarmente influenzato dalla dinamica dei tassi di interesse. Bassi tassi di<br />
interesse consentono ovviamente di pagare prezzi più alti per l‟immobile scelto, senza intaccare troppo il potere<br />
d‟acquisto della famiglia. Attualmente questo indicatore di sostenibilità risulta essere basso in tutti i cinque più<br />
importanti Paesi europei, grazie ai bassi tassi di interesse.<br />
In merito al rapporto prezzo/reddito, invece, fatta eccezione per il mercato tedesco, i principali Paesi appaiono<br />
tuttora sensibilmente al di sopra della loro media di lungo periodo. Questo vale in particolare per la Spagna e la<br />
Gran Bretagna, circostanza che rende questi Paesi ancora a rischio di ulteriori flessioni nei prezzi. Per la<br />
Spagna il rischio maggiore è rappresentato dall‟eccessiva offerta immobiliare.<br />
In merito all‟indicatore prezzo/affitto, nella maggior parte di tutti i Paesi europei questo risulta essere tuttora più<br />
del 20% al di sopra della media degli ultimi 15 anni ed ancora superiore rispetto a quella degli ultimi 35 anni.<br />
Paese Prezzo/reddito Mutuo/reddito Prezzo/affitto Rischio<br />
eccesso di<br />
offerta<br />
Prezzo reddito<br />
attuale/media<br />
lungo termine<br />
Italia elevato basso elevato medio 11,9<br />
Francia elevato basso elevato medio 16,5<br />
Germania basso basso basso basso -28,6<br />
Spagna elevato basso elevato alto 37,0<br />
Gran Bretagna elevato basso elevato basso 34,9<br />
Fonte: OECD, Deutsche Bank Research<br />
Il mercato europeo retail appare caratterizzato, nel lungo periodo, da un andamento sostanzialmente sempre<br />
crescente, seppur interrotto da brevi fasi di aggiustamento e senza particolari “crolli” nei valori immobiliari.<br />
L‟attuale fase di stabilizzazione dovrebbe preludere ad una nuova crescita, salvo un sensibile peggioramento<br />
congiunturale.<br />
Cicli del mercato europeo retail<br />
Fonte: RREEF Research, Luglio 2010<br />
14.03. 2011 Real Estate - 28<br />
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Nel segmento degli uffici gli ultimi mesi del 2008 ed i primi del 2009 hanno posto fine ad un triennio<br />
caratterizzato da una costante espansione del mercato. La recente sopraggiunta crisi economica ha<br />
determinato un sensibile indebolimento della domanda, un aumento del vacancy rate ed un calo dei canoni.<br />
Il calo dei canoni consente, d‟altrocanto, ad un crescente numero di affittuari, di prendere in affitto nuovi uffici<br />
prima non accessibili.<br />
Francia e Gran Bretagna presentano lo stock maggiore di uffici di qualità elevata, con oltre un quarto di immobili<br />
di “classe A”. In netto milgioramento lo stock della Germania, grazie agli interventi migliorativi perpetrati nella<br />
parte orientale del Pase. Monaco di Baviera risulta essere la città europea con la percentuale maggiore di spazi<br />
di classe A mentre Berlino ha raggiunto, con il 29,3%, Parigi.<br />
In Spagna la quota di uffici di classe A è salita dal 17,9% al 18,5% mentre la percentuale più bassa di edifici di<br />
classe A si trova in Italia e solamente Milano si avvicina alla media europea.<br />
Il fatturato di questo segmento ha registrato, per i cinque principali Paesi europei, un calo, nel 2008, pari all‟1%<br />
e per il 2009 è stata stimata una contrazione del 5,3%. Il vacancy rate medio è del 7,5%. I maggiori segnali<br />
positivi cominciano ad arrivare da Londra e Francoforte. I canoni di locazione hanno registrato, pressochè<br />
ovunque, significativi decrementi, fatta eccezione per gli spazi di classe A ubicati nelle “top locations”.<br />
Stock (mln qm) Classe A % Calsse B % Classe C %<br />
Francia 182 25,3 38,2 36,5<br />
Parigi 24,8 29,3 39,3 31,4<br />
Lione 4,8 27,4 38,1 34,5<br />
Marsiglia 2,5 26,1 38,8 35,1<br />
Germania 282 21,6 33,2 45,2<br />
Berlino 17,6 29,3 36,8 35,9<br />
Francoforte 11,8 24,7 40,8 34,5<br />
Monaco 18,1 32,8 39,0 28,2<br />
Gran Bretagna 161 25,1 40,5 34,4<br />
Londra 20,2 29,5 40,2 30,3<br />
Manchester 4,0 26,0 39,9 34,1<br />
Spagna 124 18,5 41,6 39,9<br />
Madrid 14,2 21,9 42,3 35,8<br />
Barcellona 5,1 23,8 43,7 32,5<br />
Italia 172 10,8 24,4 64,8<br />
Milano 9,3 17,2 48,5 34,0<br />
Roma 11,4 13,0 47,0 39,1<br />
Fonte: Scenari Immobiliari<br />
14.03. 2011 Real Estate - 29<br />
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Andamento ciclico del mercato europeo degli uffici ed immobili industriali<br />
Fonte: RREEF Research, July 2010<br />
Il mercato degli uffici e degli immobili industriali è ovviamente caratterizzato da un andamento prettamente<br />
ciclico.<br />
Lo stock degli immobili industriali ammonta, nei cinque più importanti Paesi europei, a 2.128 milioni di mq.<br />
Anche per gli immobili industriali lo stock di qualità più elevata (classe A) è ubicato in Gran Bretagna (27,8%) e<br />
Francia (25,5%). La qualità risulta essere in miglioramento in Germania (20,9%) e Spagna (18,2%) mentre in<br />
Italia (11,5%) meno del 12% degli immobili appartiene alla classe A.<br />
Fonte: Scenari Immobiliari – stock immobili industriali (2H 2008/1H 2009)<br />
Sicuramente anche questo segmento ha subito un rallentamento a seguito della crisi economica. Tuttavia,<br />
nonostante le difficoltà, la maggior parte delle città ha registrato aumenti dei canoni di locazione soprattutto<br />
nelle top locations e per spazi di medio livello. Calano comunque gli investimenti ed aumentano le<br />
rinegoziazioni dei contratti.<br />
14.03. 2011 Real Estate - 30<br />
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Lo stock di centri commerciali, sempre per i primi cinque Paesi europei, ammontava, a fine 2008, a 108 milioni<br />
di mq e nel 2009 è salito a 120 milioni di mq.<br />
Fonte: Scenari Immobiliari; stock centri commerciali Europa<br />
I centri commerciali di nuova generazione sono caratterizzati da dimensioni in costante aumento e questa<br />
tendenza è destinata a consolidarsi anche nel prossimo futuro. La dimensione media raggiunge i 23.800 mq ed<br />
attualmente circa l‟11,5% dei centri commerciali europei si estende su di uno spazio superiore ai 50 mila mq<br />
mentre la tipologia più diffusa rimane quella compresa tra i 10 ed i 25 mila mq.<br />
Suddivisione dei centri commerciali per dimensioni:<br />
Fonte: Scenari Immobiliari<br />
Gli stock di maggior dimensione si trovano in Gran Bretagna e Francia, pur risultando rispettivamente al settimo<br />
e nono posto in rapporto alla popolazione. In base a quest‟ultimo parametro i primi due posti sono occupati da<br />
Norvegia e Svezia.<br />
Anche in questo segmento la crisi si è fatta sentire con il rallentamento/blocco della costruzione di nuovi<br />
progetti; si sono allungati i tempi di chiusura di nuovi contratti ed il rafforzamento del potere degli affittuari ha<br />
consentito una riduzione dei canoni.<br />
14.03. 2011 Real Estate - 31<br />
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I mercati maggiormente dinamici appaiono quello tedesco e quello francese. Dal punto di vista della tipologia<br />
continuano ad avere una performance positiva i centri commerciali ubicati nei centri delle grandi città, i<br />
discounts e quelli con costi di occupazione bassi.<br />
In particolare, la Francia sembra aver risentito solo marginalmente della crisi in questo segmento. La domanda<br />
di spazi in locazione rimane elevata e proviene principalmente da aziende operanti nel settore<br />
dell‟abbigliamento e del lusso. Si evidenzia semplicemente una maggiore selettività e tempi più lunghi fino alla<br />
definitiva conclusione dei contratti.<br />
Le domande di locazione risultano essere stabili in Germania mentre in Gran Bretagna, alla stabilità dei canoni<br />
per zone di pregio, si contrappongono dinamiche in calo per locazioni di medio livello, con sempre più frequenti<br />
incentivi alla locazione da parte dei proprietari.<br />
L‟andamento peggiore si registra, per tutti i segmenti, per la Spagna, con un forte calo della domanda, delle<br />
transazioni e dei canoni di locazione.<br />
L‟asset allocation dei fondi immobiliari quotati, in Europa, evidenzia una presenza nel segmento uffici per quasi<br />
il 50% degli attivi gestiti, seguita dal segmento commerciale.<br />
1. Germania<br />
Nomisma: asset allocation 2009 fondi immobiliari - Europa<br />
I primi segnali di ripresa del settore immobiliare si sono avuti nella seconda metà del 2009, anche se a livello<br />
marginale. Nel 2010 la ripresa è apparsa consolidarsi. Il prezzo medio per le case esistenti ha raggiunto i<br />
177.000 euro, con un incremento del 4,5% su base annua; il prezzo per le case nuove è pari a 232.500 euro<br />
(+3,9% a/a) mentre l‟indice “overall house price index” registra un aumento del 2,3% su base annua.<br />
Nonostante la lieve ripresa, i prezzi rimangono ancora al di sotto dei livelli di picco registrati nel 2005 e, tenuto<br />
conto dei principali indicatori, il mercato immobiliare continua ad apparire sensibilmente sottovalutato rispetto<br />
agli altri Paesi europei. Purtuttavia, forti incrementi dei prezzi sono generalmente piuttosto rari rispetto a quanto<br />
storicamente registrato in Paesi come Gran Bretagna, Spagna ed Italia. Anche il boom immobiliare verificatosi<br />
in Europa tra il 2000 ed il 2006 non ha avuto più di tanto riscontro sui prezzi tedeschi.<br />
Il mercato tedesco rimane caratterizzato da bassi costi di transazione e positive prospettive per la crescita<br />
economica. La legislazione spinge verso una sempre maggiore tutela dell‟affittuario.<br />
In termini di rendimento lordo degli immobili residenziali, questo rimane, nelle principali città, al di sotto del 5%,<br />
con un 4,63% a Francoforte, il 4,62% a Berlino ed un 4,44% a Monaco di Baviera.<br />
14.03. 2011 Real Estate - 32<br />
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2. Francia<br />
Dall‟inizio del 2010 il livello dei prezzi immobiliari si è mantenuto stabile, fatta eccezione per Parigi e dintorni che<br />
registrano rialzi del 9,7% su base annua per gli immobili residenziali.<br />
Il prezzo medio all‟interno della “Petite Couronne” è salito del 7% ed all‟interno della “Grande Couronne” del<br />
6,2%. Per l‟ “Ile-de-France” (area metropolitana di Parigi) il prezzo medio ha registrato un rialzo del 7,87%. A<br />
causa della difficile situazione economica sempre più francesi cercano di spostarsi nell‟area parigina.<br />
Oltre ad una maggiore migrazione verso Parigi anche i bassi tassi dei mutui ipotecari hanno contribuito a<br />
spingere all‟insù i prezzi parigini.<br />
Il rendimento lordo medio a Parigi è del 4,30%, con valori che oscillano tra il 3,61% ed il 5,26% e canoni<br />
mensili su di una media di 36,2 euro per mq.<br />
Con riferimento alla Francia intera, il prezzo medio per il segmento residenziale ha registrato, nel terzo trimestre<br />
del 2010, un rialzo dello 0,6% su base annua e dell‟1,1% su base trimestrale. I prezzi per appartamenti sono<br />
saliti dello 0,2% a/a e del 2,5% t/t. I prezzi delle case hanno registrato un rialzo dell‟1,1% su base annua ma<br />
una contrazione dello 0,3% su base trimestrale.<br />
I costi di transazione appaiono piuttosto elevati ed anche in Francia la legislazione appare a favore<br />
dell‟affittuario. In compenso, la crescita economica è in sensibile ripresa e la tassazione degli affitti è piuttosto<br />
bassa.<br />
Fonte: FNAIM- prezzo medio in euro per mq<br />
I rapporti prezzo/reddito e prezzo/affitto risultano essere ancora al di sopra della media di lungo termine,<br />
eventuali ulteriori difficoltà della congiuntura economica potrebbero determinare ulteriori flessioni.<br />
3. Gran Bretagna<br />
Dopo una caduta dei prezzi durata due anni, nei primi mesi del 2009 il mercato ha cominciato a stabilizzarsi.<br />
Dal terzo trimestre 2010, però, il mercato residenziale segnala una nuova debolezza, con un prezzo medio delle<br />
case, in settembre, in contrazione del 3,6% su base mensile e dello 0,85% su base annua. Si tratta del primo<br />
calo, su base annua, da ottobre 2009.<br />
La Bank of England prevede un ulteriore calo dei prezzi nel 2011. La ripresa del mercato è frenata sia dalla<br />
difficile situazione congiunturale nel Paese ma anche da una bolla creatasi in precedenza e che stenta ancora a<br />
sgonfiarsi. Il rendimento lordo annuo del settore immobiliare, per l‟intera Gran Bretagna, ammonta in media al<br />
4,09%.<br />
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4. Spagna<br />
Fonte: Nationwide<br />
Il mercato spagnolo prosegue il suo trend discendente. Nel mese di agosto del 2010 i prezzi hanno registrato<br />
una contrazione del 4,53% su base annua e dell‟1,63% su base trimestrale. Durante il secondo trimestre,<br />
invece, era sembrato, inizialmente, che i prezzi si stessero stabilizzando. L‟“official house price index” era salito<br />
dell‟1,6% nel periodo aprile-giugno e calato solamente dello 0,9% rispetto al periodo di confronto dell‟esercizio<br />
precedente.<br />
Il mercato spagnolo rimane caratterizzato da una persistente domanda debole ed un‟ offerta fortemente in<br />
eccesso. Quest‟ultima necessiterà almeno di circa 3-4 anni per essere riassorbita. Anche i rendimenti lordi<br />
appaiono piuttosto bassi, con un valore medio pari al 3,65%.<br />
Variazione % annua prezzi case<br />
Fonte: Tinsa<br />
14.03. 2011 Real Estate - 34<br />
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4. Le principali società immobiliari italiane quotate<br />
4.1<br />
Fonte: Consob<br />
Beni Stabili nasce nel 1904, come “Istituto Romano di Beni Stabili”, con il compito di offrire servizi basilari agli<br />
inquilini dei propri immobili. In seguito passa sotto il controllo del “Gruppo Romagnoli” il quale ne fa confluire il<br />
patrimonio immobiliare nella “S.A.C.I.P.” (Società Commerciale Immobiliare Padovana), quotata alla borsa di<br />
Venezia.<br />
Nel 1987 la S.A.C.I.P. assume la denominazione di “Beni Stabili” SpA. Nel 1990 il Gruppo Romagnoli cede il<br />
controllo di Beni Stabili ad “Unione Operatori Holding” S.p.A. (Uno Holding).<br />
Nel 1997 il Gruppo passa sotto il controllo del Gruppo bancario “Sanpaolo Imi”, a causa dei seri problemi<br />
patrimoniali di Uno Holding, con conseguente delisting ed una profonda ristrutturazione. Nel 1999 viene<br />
realizzato uno spin-off dal gruppo bancario e segue la nuova quotazione in borsa.<br />
L‟anno seguente il Gruppo acquista parte del patrimonio immobiliare di Telecom Italia con successiva locazione<br />
degli immobili allo stesso gruppo telefonico.<br />
Nel 2001 la “Compagnia Finanziaria d‟Investimento” SpA (Cfi), società immobiliare controllata da Benetton e del<br />
Vecchio, diventa azionista di riferimento della Società.<br />
Nel 2004 Beni Stabili allarga per la prima volta i propri interessi all‟estero mediante l‟acquisizione di otto<br />
immobili del portafoglio di Prada. Nel luglio del 2007 la maggioranza del capitale è rilevata dal Gruppo<br />
immobiliare francese “Foncière des Régiones”. Beni Stabili mantiene in ogni caso la sua vocazione per il<br />
mercato domestico, con una focalizzazione sul segmento uffici.<br />
La Società ha due sedi operative, rispettivamente a Roma e Milano ed è quotata dal 1999 alla Borsa di Milano<br />
e da giugno 2010 all‟Euronext di Parigi.<br />
Dal 1° gennaio 2011 Beni Stabili passa al regime di Siiq, Società di investimento immobiliare quotata.<br />
Il Gruppo Beni Stabili, dotato di un patrimonio immobiliare pari a 4,324 miliardi di euro (al 31.12.2010), opera nel<br />
mercato immobiliare nazionale, prevalentemente nel Nord e Centro Italia (in particolar modo nell‟area di Milano)<br />
ed è specializzato nel settore degli uffici con contratti di locazione di medio-lungo termine a clientela di altissimo<br />
livello (Telecom Italia, Fiat, Intesa Sanpaolo, Prada, FFSS).<br />
Beni Stabili opera attraverso quattro business units ed una SGR. Tre business units sono focalizzate su distinte<br />
tipologie di portafoglio mentre una quarta unità è destinata ai servizi.<br />
14.03. 2011 Real Estate - 35<br />
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Fonte: Beni Stabili<br />
La “Business Unit Long Term Portfolio” è sicuramente la più rilevante, sia in termini di numero di immobili che<br />
per yield medio e per occupancy media. Volta al consolidamento dei rapporti con i conduttori e allo sviluppo di<br />
future opportunità, gestisce un portafoglio che costituisce il 77% del portafoglio immobiliare totale di Beni Stabili<br />
per un valore prossimo ai 3 miliardi di euro. La destinazione prevalente è quella degli uffici (91%) con<br />
localizzazioni prevalenti nel Nord Italia (72%), Centro (15%), Sud ed Isole (13%).<br />
Fonte: Beni Stabili - Business Unit Long Term Portfolio<br />
La “Business Unit Dynamic Portfolio” mira alla massima valorizzazione del portafoglio con l‟obiettivo di<br />
ottimizzare il valore dei singoli immobili anche attraverso l‟acquisizione e la vendita. Il portafoglio è costituito da<br />
128 immobili, per un totale di quasi un miliardo di euro, anche in questo caso con focalizzazione principale sugli<br />
uffici (78,9%) ed una localizzazione imperniata sul Nord (68%), seguito dal Centro (20,1%),dal Sud/Isole (11%)<br />
ed estero (1%).<br />
Fonte: Beni Stabili - Business Unit Dynamic Portfolio<br />
14.03. 2011 Real Estate - 36<br />
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La “Business Unit Development Portfolio” si occupa delle nuove costruzioni e della gestione di immobili ed aree<br />
da valorizzare mediante significativi interventi di riqualificazione, con una particolare attenzione all‟aspetto<br />
ambientale. Il portafoglio immobiliare costituisce circa il 4,6% di quello complessivo di Beni Stabili ed è ubicato<br />
anche in questo caso in prevalenza nel Nord Italia. Il 37% del portafoglio è costituito da terreni e da immobili<br />
retail, il 14% dal segmento industriale e per un 12% da uffici. Questa unità rappresenta la nuova “pipeline” del<br />
portafoglio long term.<br />
Fonte: Beni Stabili – Business Unit Development Portfolio<br />
La “Business Unit Local Administration Services”, invece, fornisce servizi di consulenza agli enti territoriali per la<br />
gestione e la valorizzazione del loro patrimonio immobiliare.<br />
Oltre all‟attività sul portafoglio di proprietà, Beni Stabili promuove, costituisce e gestisce fondi di investimento<br />
immobiliare attraverso la controllata “Beni Stabili Gestioni SGR”. Al 30 giugno 2010 i fondi gestiti sono 11, con<br />
un portafoglio complessivo pari a oltre 1,6 miliardi di euro.<br />
In seguito alla recente crisi economico finanziaria, è stata implementata una strategia di riduzione del<br />
Portafoglio Development, ossia di sviluppo, a vantaggio del tradizionale Portafoglio Long Term destinato alle<br />
locazioni e vero core business della Società.<br />
Beni Stabili ha poi ulteriormente rafforzato, nel corso dei primi mesi del 2010, la propria struttura finanziaria<br />
ricorrendo ad un prestito obbligazionario.<br />
In un contesto in cui ci si attende un mercato ancora sostanzialmente piatto, Beni Stabili continua a focalizzare il<br />
proprio business nell‟ambito delle locazioni di uffici e retail soprattutto nelle aree del Nord e Centro Italia. Gli<br />
obiettivi operativi sono la stabilità delle locazioni, con un rendimento maggiore del 6%; la rotazione degli assets<br />
per un valore del 5-10% del portafoglio ogni anno; la riduzione dei costi fissi del 3% l‟anno in modo da<br />
aumentare i margini operativi; l‟aumento dei flussi di cassa della gestione caratteristica per affrontare le<br />
scadenze sul debito; il mantenimento del LTV (rapporto tra debito netto e valore del patrimonio immobiliare) al<br />
di sotto del 50% e la stabilizzazione delle scadenze del debito.<br />
Il Gruppo beneficia: di una relativa stabilità dei redditi grazie a contratti di medio-lungo termine; di contratti con<br />
grandi imprese italiane; di una posizione di leadership nel settore; di un patrimonio immobiliare di grande valore;<br />
di personale qualificato e di una struttura societaria piuttosto snella.<br />
La trasformazione in Siiq costituisce un passo positivo per lo sviluppo futuro del Gruppo in quanto permette<br />
l‟esenzione dalla tassazione IRAP ed IRES dei redditi provenienti da locazioni, con conseguenti miglioramenti<br />
sul conto economico.<br />
Sebbene i contratti di locazione a medio - lungo termine garantiscano una certa stabilità alla gestione<br />
caratteristica, è pur sempre presente l‟alea di possibili ulteriori svalutazioni del patrimonio immobiliare di<br />
proprietà.<br />
14.03. 2011 Real Estate - 37<br />
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Beni Stabili (migliaia euro) 2008 2009 Var % 2010 Var%<br />
Ricavi 604.383 406.719 -32,71 478.726 17,70<br />
Reddito operativo 214.654 30.669 -85,71 235.052 n.d.<br />
Utile/perdita 36.790 -51.470 n.d. 78.79 n.d.<br />
Immobili di investimento 3.787.880 3.535.470 3.655.870<br />
Immobili di sviluppo 263.940 310.970 267.980<br />
Immobili da commercializzare 118.340 116.830 93.350<br />
Gearing % 112,29 111,99 104,69<br />
Debito netto/patrimonio<br />
immobiliare %<br />
Fonte: Beni Stabili<br />
49,70 49,64 48,20<br />
4.2<br />
Fonte: Consob<br />
Gabetti viene fondata negli anni cinquanta, a Torino, come agenzia di intermediazione immobiliare con focus sul<br />
mercato residenziale. A partire dagli anni sessanta la Società comincia a diversificare il suo business, avviando<br />
le prime attività di finanziamento immobiliare ed inizia a rivolgersi anche al mercato corporate, oltre a potenziare<br />
l‟ufficio studi oggi uno dei più importanti del settore.<br />
Nel 1990 avviene la quotazione in borsa. Durante gli anni novanta Gabetti espande la propria rete di agenzie in<br />
franchising.<br />
Nel 2006 il Gruppo assume il nome di “Gabetti Property Solutions”. Nello stesso anno Gabetti acquisisce<br />
“Abaco Servizi”, attiva nella gestione di patrimoni immobiliari e fonda “Gabetti Finance”, attiva nell‟ambito della<br />
mediazione creditizia e della promozione di prodotti finanziari.<br />
L‟anno seguente diventa operativa la fusione con la società immobiliare “La Gaiana”, grazie alla quale affianca<br />
all‟attività di servizi anche quella di investimento e sviluppo immobiliare, con l‟intento di una maggiore<br />
diversificazione del proprio business; il Gruppo avvia anche attività di investimento ed intermediazione all‟estero<br />
(Dubai e Romania).<br />
Nel 2008 si rende necessaria una incisiva riorganizzazione della struttura operativa, insieme all‟avvio di progetti<br />
di cost saving.<br />
Il nuovo piano strategico (2009-2011) si presenta articolato su quattro linee: Agency, Finance, Servizi Tecnici ed<br />
Investment.<br />
Il Gruppo Gabetti si propone come il primo “full service provider” italiano nel settore immobiliare. La Società<br />
offre una vasta gamma di servizi: intermediazione immobiliare (sia retail, attraverso un network di agenzie in<br />
franchising, sia corporate con servizi di consulenza e market research); servizi di gestione di patrimoni<br />
immobiliari, perizie tecniche, due diligence e gestione di processi di acquisizione e dismissione; consulenze<br />
14.03. 2011 Real Estate - 38<br />
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patrimoniali strategiche rivolte ad investitori istituzionali e fondi; selezione di opportunità di investimento e<br />
supporto nella cartolarizzazione di portafogli immobiliari; intermediazione creditizia ed assicurativa; gestione<br />
strategica di portafogli e fondi immobiliari; facility e property management; ricerca sul mercato immobiliare e<br />
valutazioni.<br />
Le società che fanno attualmente parte del Gruppo Gabetti Property Solutions sono: “Gabetti Property Solutions<br />
Agency”, “Gabetti Advisory”, “Abaco Servizi”, “La Gaiana”, “Patrigest”, “Tree Finance” e “Tree Real Estate”.<br />
Le strategie attuali del Gruppo Gabetti mirano alla riduzione dei costi, attraverso l‟avvio di processi di cost<br />
saving e di riorganizzazione operativa e al proseguimento dell‟attività di dismissione del patrimonio immobiliare<br />
di “La Gaiana”. L‟obiettivo è la riduzione dell‟ingente debito in capo alla parent company, aggravato a seguito<br />
delle deludenti performances degli ultimi esercizi e della crisi del settore immobiliare.<br />
Il Gruppo Gabetti si trova a dover affrontare, come altre società dello stesso settore, un momento di crisi<br />
particolarmente difficile che si protrae oramai da un triennio. Tuttavia Gabetti risulta più penalizzata per il tipo di<br />
business condotto, concentrato quasi esclusivamente sui servizi e con prospettive meno incoraggianti rispetto<br />
ad altre.<br />
Inoltre, già nel 2007, nel momento di picco del mercato immobiliare, la Società manifestava una performance<br />
reddituale negativa. La scelta di continuare con i servizi di intermediazione e di rafforzarli con l‟aumento della<br />
capillarità sul territorio non è risultata vincente ed ha prodotto risultati in rapido peggioramento .<br />
La nuova linea di business su cui si puntava per la crescita del Gruppo, Investment & Property, non è mai stata<br />
sfruttata ed anzi è stata usata la vendita del patrimonio, arrivato in dote da La Gaiana, solo per limitare le<br />
perdite derivanti dal core business.<br />
A fianco a questo vanno aggiunti anche investimenti sbagliati come quelli negli Emirati Arabi Uniti.<br />
All‟andamento negativo, la Società ha risposto con frequenti aumenti di capitale e con la progressiva<br />
dismissione del patrimonio immobiliare de La Gaiana, misure palliative che a lungo andare rischiano di<br />
indebolire la struttura patrimoniale.<br />
A nostro avviso, la Società dovrebbe abbandonare il modello di full service provider, apparso fin da subito<br />
troppo ambizioso e divenuto impraticabile in un momento di crisi, adottando una struttura più snella, con costi<br />
minori e concentrandosi sui settori a maggiore redditività come per esempio quello degli immobili di pregio<br />
(marchio “Santandrea”).<br />
I principali punti di forza del Gruppo Gabetti sono riassumibili nel brand awareness, nell‟elevata professionalità<br />
del personale del Gruppo, nella capillarità della rete e nel potenziale di cross selling.<br />
Il fattore di maggiore debolezza pare rappresentato proprio dal modello di business che il Gruppo ha deciso di<br />
adottare. Il rischio principale, al momento, riguarda la continuità aziendale messa in discussione dal pesante<br />
indebitamento.<br />
Il gearing si conferma a livelli non sostenibili, per di più a fronte di bassi ricavi, risultati negativi e<br />
immobilizzazioni in continuo decremento.<br />
In considerazione dell‟andamento del mercato, la realizzazione di nuovi investimenti immobiliari è stata<br />
posticipata oltre il 2013 mentre proseguirà il processo di dismissione del patrimonio esistente.<br />
Gabetti (migliaia euro) 2008 2009 Var % 9M 09 9M 10 Var %<br />
Ricavi 35.110 43.013 22,51 41.751 29.118 -30,26<br />
Reddito operativo -28.027 -24.711 -11.415 -8.368<br />
Utile/perdita -60.362 -47.163 -17.957 -10.487<br />
Immobili di investimento 42.118 28.726 32.692 18.847<br />
Immobili di sviluppo 101.178 85.039 88.112 80.561<br />
Immobili strumentali 4.548 1.853 2.643 2.173<br />
Gearing % 1.395,66 777,99 875,97 1.435,46<br />
Debito netto/patrimonio<br />
immobiliare %<br />
Fonte: Gabetti<br />
142,36 147,39 176,63 166,97<br />
14.03. 2011 Real Estate - 39<br />
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4.3<br />
Fonte: Consob<br />
PRELIOS (già Pirelli & C. Real Estate) nasce, sotto la denominazione sociale di “Milano Centrale”, dall‟unione<br />
di “Iniziative Agricole Commerciali Italiane” (IACI) e “Vitruvio” (società immobiliare del Gruppo Pirelli & C.) agli<br />
inizi degli anni novanta. Nel 1995 sigla un importante accordo di collaborazione con “Knight Frank”, società<br />
operante a livello mondiale come consulente immobiliare ed avvia il “Progetto Bicocca”, un intervento di<br />
riqualificazione urbana che costituisce il più importante progetto societario e uno dei più importanti piani di<br />
sviluppo nell‟area di Milano.<br />
Nel 1997 viene firmata una partnership con “Morgan Stanley Real Estate Funds” che ha come obiettivo lo<br />
sviluppo e la valorizzazione di portafogli immobiliari. Due anni più tardi viene realizzata l‟Opa su “Unim” (Unione<br />
Immobiliare). Nel 2001 Milano Centrale assume la denominazione sociale di Pirelli & C. Real Estate.<br />
Nel 2002, Pirelli RE viene quotata in Borsa. Nello stesso esercizio la Società conclude l‟acquisto, da Fininvest,<br />
insieme ad Aedes, di “Edilnord 2000”. Nel 2003 nascono Pirelli RE Franchising e Pirelli RE SGR, quest‟ultima<br />
attiva nella gestione di fondi immobiliari.<br />
Nel 2005 il Gruppo acquista “Rinascente” SpA, in consorzio con “DB Real Estate” ed il “Gruppo Borletti”. Pirelli<br />
RE allarga i propri interessi oltre il mercato nazionale con “P&K Real Estate”, joint venture fondata con<br />
“Kronberg” per investire in Germania.<br />
L‟anno seguente Pirelli RE sbarca sul mercato polacco con la controllata “Pirelli Pekao Real Estate”, partecipata<br />
al 25 % da Bank Pekao del Gruppo Unicredit. Inoltre, la Società rafforza la propria presenza in Germania con<br />
l‟acquisizione di “DGAG” e “BauBeCon”. Pirelli RE sigla quindi ulteriori joint ventures, una con Merrill Lynch per<br />
investire nel settore del turismo ed una con “Calyon” per investire nei “Non Performing Loans” (NPL- crediti in<br />
sofferenza) in Europa.<br />
Nel 2008 viene perfezionata, insieme a diversi partners tra cui Deutsche Bank, Generali, Gruppo Borletti e<br />
Goldman Sachs, l‟acquisizione del portafoglio retail tedesco di “High Street”, di cui fa parte il “KaDeWe” uno dei<br />
più prestigiosi centri commerciali dell‟Europa continentale.<br />
Nel mese di maggio 2010 il cda di Pirelli & C approva il progetto di spin-off di Pirelli RE dal Gruppo Pirelli,<br />
nell‟ambito di una riorganizzazione intesa a focalizzare la parent company sulle attività industriali “core” del<br />
settore pneumatici.<br />
Nell‟ottobre del 2010 il Gruppo Pirelli RE cambia la propria denominazione sociale in “Prelios”, per enfatizzare il<br />
distacco dal gruppo Pirelli.<br />
Attualmente Prelios risulta essere, attraverso Prelios SGR, uno dei principali gestori del settore immobiliare, non<br />
solo in Italia ma anche a livello europeo, con un patrimonio immobiliare in gestione, al 30 giugno 2010, pari a<br />
15,6 miliardi di euro.<br />
La Società si occupa principalmente di fund & asset management, valorizzando, sviluppando e gestendo<br />
portafogli immobiliari per conto terzi; offre inoltre servizi specialistici sia tecnici che amministrativi (property<br />
management) e commerciali (agency). A queste attività si aggiunge il segmento dei “Non Performing Loans”<br />
(NPL) ove Prelios opera nella gestione giudiziale e stragiudiziale di crediti in sofferenza, nella valutazione di<br />
portafogli e nell‟attività di master servicing per portafogli cartolarizzati.<br />
14.03. 2011 Real Estate - 40<br />
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Il patrimonio immobiliare più rilevante è ubicato in Italia, con un valore di 7,3 miliardi di euro, gestito<br />
principalmente attraverso i fondi immobiliari della controllata Prelios SGR, leader italiano del settore con una<br />
quota di mercato di circa il 16%.<br />
Tale patrimonio è composto, in maggioranza, dal segmento commerciale (oltre il 70%) mentre per quanto<br />
riguarda il segmento residenziale trattasi per la maggior parte di progetti di sviluppo. Inoltre, il portafoglio è<br />
localizzato principalmente nelle grandi città (Milano e Roma ne costituiscono l‟80%). La Società tende a<br />
stipulare partnerships di lungo termine con importanti “tenant” quali La Rinascente, Gruppo Editoriale<br />
L‟Espresso, ENI, CISCO, Telecom, Prada, Bulgari, Vodafone, Regione Sicilia e Presidenza del Consiglio.<br />
Gli altri mercati in cui opera la Società sono la Germania, seconda per importanza con un portafoglio<br />
immobiliare di 6,6 miliardi di euro, anche in questo caso per la maggior parte dedicato al settore commerciale e<br />
la Polonia, con progetti di sviluppo che ammontano a 0,2 miliardi di euro ed il cui valore stimato, a prodotto<br />
finito, ammonta a 1,7 miliardi di euro circa (principalmente nel settore residenziale nelle città di Varsavia e<br />
Danzica).<br />
Prelios gestisce anche un patrimonio di 1,5 miliardi di euro costituito da “NPL” attraverso la controllata “Credit<br />
Servicing”.<br />
La strategia del Gruppo si basa sull‟ottimizzazione del portafoglio esistente, tramite la gestione attiva di assets,<br />
la cessione di beni non strategici ed una progressiva riduzione dei co-investimenti. Inoltre, il Gruppo prevede un<br />
rafforzamento della leadership sul mercato italiano.<br />
Tra i punti di forza di Pirelli RE evidenziamo la gestione, per conto di terzi, di portafogli immobiliari diversificati<br />
che lo pongono tra i principali attori del settore immobiliare in Italia ed in Germania. In particolare, in Italia si<br />
pone come leader in diversi segmenti e soprattutto in quello dei fondi immobiliari con la propria SGR.<br />
Prelios (migliaia euro) 2008 2009 Var % 9M 09 9M 10 Var %<br />
Ricavi 365.098 271.714 -25,58 199.199 210.192 5,52<br />
Reddito operativo -71.237 -36.268 -18.601 8.230<br />
Utile/perdita -194.985 -104.296 -57.909 -29.644<br />
Gearing %* 239,9 68,82 67,28 76,37<br />
Debito netto/patrimonio 78,94 67,0<br />
immobiliare %<br />
Fonte: Prelios; * l’indebitamento netto non include un finanziamento soci pari a 400 milioni di euro; LTV si riferisce alla % di immobili pro<br />
quota detenuta nei fondi e jv – viene calcolato semestralmente<br />
4.4<br />
Fonte: Consob<br />
14.03. 2011 Real Estate - 41<br />
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Fondata a Genova nel 1905 come società costruttrice (in questa città realizza il Palazzo della Borsa e quello<br />
delle Poste e Telegrafi), nel 1924 si quota in Borsa e trasferisce la propria sede a Milano dove si rende<br />
protagonista, come “developer residenziale”, della ricostruzione del secondo dopoguerra, sviluppando interi<br />
quartieri.<br />
Negli anni ottanta passa sotto il controllo statale, annoverando tra i principali azionisti la <strong>Banca</strong> d‟Italia, insieme<br />
all‟”Accademia dei Lincei” ed al “Fondo Pensione Cariplo”.<br />
Nel 1999 il costruttore Zunino entra nel capitale mentre l‟anno seguente vede l‟ingresso prima del Gruppo De<br />
Benedetti e poi di Munich Re.<br />
Nel 2000 la Società adotta un cambiamento nel tipo di business attraverso un piano di acquisizioni di immobili<br />
commerciali a reddito come il patrimonio ad uso ufficio del Gruppo Fiat a Milano, Roma e Torino, che accresce<br />
significativamente il proprio patrimonio immobiliare.<br />
Nello stesso periodo vengono stipulate importanti partnerships con operatori internazionali come Morgan<br />
Stanley e joint ventures strategiche con co-investitori italiani (Pirelli RE, <strong>Banca</strong> Antonveneta), finalizzate<br />
all‟acquisto di assets da “Edilnord” ed internazionali come il Gruppo francese “CDC” o la tedesca “IVG<br />
Immobilien AG”.<br />
Un‟ulteriore importante svolta avviene nel 2004 con la trasformazione della Società da “property company<br />
tradizionale” a “co-investor e asset management company”, con focalizzazione sui servizi immobiliari e sulle<br />
attività di co-investimento.<br />
Nel 2006 inizia il processo di internazionalizzazione del Gruppo, dapprima attraverso joint ventures operanti nel<br />
segmento retail su mercati tradizionali come quello svedese e tedesco e poi, l‟anno seguente, su mercati in via<br />
di sviluppo come quelli dell‟Europa dell‟Est.<br />
La Società, che già nel 2006 e poi maggiormente nel 2007, con il mercato immobiliare all‟apice, aveva registrato<br />
un deterioramento preoccupante dei principali dati economico finanziari, viene nel 2008 ulteriormente investita<br />
dalla crisi finanziaria ed è costretta a ricorrere ad un aumento di capitale e ad un riscadenzamento del debito.<br />
L‟aumento di capitale, da 150 milioni di euro, deliberato nel 2009 e sottoscritto dal gruppo “Amenduni”<br />
(attraverso le “Acciaierie Valbruna” SpA diventa primo azionista con una quota del 35,3%), decreta il<br />
salvataggio di Aedes.<br />
Dopo un incisivo processo di ristrutturazione e risanamento, Aedes si presenta come “investor e service<br />
company” operando su tre principali segmenti:<br />
1. Servizi: la Società offre una vasta gamma di servizi immobiliari integrati, dall‟asset & fund management<br />
all‟advisory, dall‟intermediazione allo shopping mall management. I servizi sono rivolti ad investitori istituzionali<br />
quali fondi d‟investimento, fondi pensione e fondazioni, gruppi finanziari ed industriali ed investitori individuali di<br />
alto profilo; il Gruppo è operativo attraverso Aedes Agency, Agorà ed Aedes Servizi;<br />
2. Investimenti: si differenziano in 4 tipologie: “Core”, che si occupa della gestione di immobili già a reddito ad uso<br />
retail e centri commerciali (Portafoglio Long Term Retail); uffici ed alberghi (Portafoglio Long Term Commercial)<br />
e altri settori quali quello logistico, cliniche, centri sportivi e porti turistici (Other Uses) situati prevalentemente a<br />
Roma e Milano; gli investimenti possono essere a lungo termine, con durata superiore ai 10 anni e riservati ad<br />
immobili strategici per prestigio e zona di ubicazione e a breve-medio termine, con durata compresa tra 5 e 7<br />
anni; “Development”, che comprende importanti progetti di sviluppo di vaste aree da riqualificare, per oltre 1,3<br />
milioni di mq e con destinazioni commerciali e residenziali; “Dynamic”, attiva principalmente nella<br />
compravendita di immobili, si occupa di trading con operazioni di breve periodo a cui si affianca il segmento<br />
housing che consiste nella valorizzazione dell‟immobile, nella variazione della sua destinazione d‟uso e nella<br />
vendita frazionata soprattutto nel Nord e Centro Italia; “Estero”, che raggruppa gli investimenti all‟estero con<br />
attenzione sia verso i mercati tradizionali che quelli in sviluppo dell‟Europa orientale ma la cui rilevanza è<br />
destinata a diminuire;<br />
3. Fondi: Aedes è presente in questo segmento attraverso il fondo “Aedes BPM Re Sgr.<br />
Il principale punto di forza della Società risiede nel possesso in portafoglio di assets immobiliari di grande<br />
valore. In seguito all‟aumento di capitale la struttura patrimoniale si era abbastanza riequilibrata ma ai nove<br />
mesi del 2010 si registra di nuovo un peggioramento del gearing.<br />
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Il maggiore rischio riguarda l‟andamento del mercato immobiliare che potrebbe comportare ulteriori svalutazioni<br />
di immobili e minori attività nel segmento servizi.<br />
Aedes (migliaia euro) 2008 2009 Var % 9M 09 9M 10 Var %<br />
Ricavi 82.234 41.857 -49,10 31.537 37.223 18,03<br />
Reddito operativo -175.820 -69.033 -60,74 -40.379 -5.508<br />
Utile/perdita -310.692 -84.577 -72,78 -65.368 -13.497<br />
Immobili di investimento 317.862 306.069<br />
Immobili di sviluppo 273.864 256.811<br />
Immobili strumentali 4.856 3.416<br />
Gearing % 2.937,42 106,09 92,87 148,02<br />
Debito/patrimonio<br />
immobiliare %<br />
Fonte: Aedes<br />
135,74 71,24<br />
1.5<br />
Fonte: Consob<br />
IGD nasce nel 2000 dal conferimento del patrimonio immobiliare di “Coop Adriatica” e di “Unicoop Tirreno”, gli<br />
attuali soci di maggioranza. Nel 2005 avviene la quotazione in borsa. IDG gestisce un portafoglio immobiliare<br />
del valore di 1,72 miliardi di euro, interamente focalizzato sul segmento commerciale e costituito da ipermercati<br />
e centri commerciali.<br />
Il principale mercato in cui opera IGD è quello italiano ma con l‟acquisizione, nel 2008, di “Winmarkt Magazine”<br />
SA la Società ha allargato la propria area di interesse al mercato rumeno.<br />
Il portafoglio immobiliare è suddiviso per tipologia del valore di mercato in: Gallerie Italia (50%) che<br />
rappresentano la componente più dinamica e di maggior valore del portafoglio del Gruppo; Ipermercati (26%)<br />
che, locati con pieno tasso di occupazione e con rendimenti medi superiori al 6% attraverso contratti di lunga<br />
durata a canoni indicizzati a Coop Adriatica e Unicoop Tirreno, rappresentano la componente più stabile e a più<br />
contenuto profilo di rischio; segmento “Esteri” (10%); segmento “Immobili per trading” (5%), nel quale opera<br />
attraverso la società “Porta Medicea” e che sta sviluppando un importante progetto multifunzionale a Livorno;<br />
segmento “sviluppo terreni” (2%) ed “Immobili in ultimazione” (3%).<br />
Riguardo la ripartizione geografica del valore del patrimonio, esso è suddiviso tra Italia, con l‟89%, e Romania,<br />
con l‟11%. Per quanto riguarda l‟Italia, IGD è presente in 11 regioni, soprattutto Nord e Centro, anche se i nuovi<br />
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investimenti sono rivolti soprattutto alle grandi città e al Sud del Paese in cui lo sviluppo appare più attraente<br />
(particolar modo in Sicilia).<br />
Avendo adempiuto ai requisiti necessari, IGD è passata, nel 2008, in regime speciale di Siiq. La principale<br />
attività del Gruppo, quindi, deriva dalla gestione immobiliare e locativa del patrimonio di proprietà i cui ricavi<br />
costituiscono l‟82% dei ricavi consolidati al 31/12/2009.<br />
Per quanto riguarda lo sviluppo, IDG si occupa dell‟acquisizione di centri commerciali già operativi o della<br />
realizzazione di nuovi e per quanto riguarda la gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare si occupa<br />
della manutenzione ed ampliamento, ottimizzazione della posizione competitiva e attività di marketing per<br />
attrarre maggiore clientela.<br />
Il Gruppo IGD opera attraverso due business units principali:<br />
1. la SBU 1, che rappresenta il vero core business della società, si occupa della gestione locativa ed<br />
immobiliare improntata alla valorizzazione del portafoglio attraverso l‟acquisizione e la locazione degli<br />
immobili; l‟ottimizzazione del rendimento attraverso l‟asset management, che consiste in interventi<br />
migliorativi ed attività di manutenzione straordinaria anche attraverso l‟eventuale cessione di gallerie<br />
mature o non più strategiche. Questa unità si divide, a sua volta, in 2 diverse linee: la prima, incentrata<br />
sull‟attività immobiliare e locativa di immobili di proprietà (“Freehold”) e la seconda sull‟attività<br />
immobiliare e locativa di immobili di proprietà di terzi (“Leasehold”).<br />
2. la SBU 2 rappresenta la seconda linea di business ed è legata all‟attività di servizi soprattutto riguardo<br />
la commercializzazione di nuovi centri commerciali.<br />
Il “core business” di IGD appare piuttosto stabile, nonostante l‟attuale crisi economico-finanziaria, con flussi di<br />
cassa costanti e contratti di lunga durata. Inoltre, la struttura di Siiq garantisce diversi vantaggi di carattere<br />
fiscale con l‟esenzione da IRES ed IRAP.<br />
Come per le altre società del settore, i maggiori rischi riguardano l‟evolversi dell‟attuale crisi economica, con la<br />
conseguente influenza sui redditi delle famiglie e quindi sui consumi, strettamente legati al tipo di business della<br />
Società. Tuttavia, l‟attuale situazione di crisi ha penalizzato maggiormente i supermercati di quartiere e di<br />
dimensioni più piccole, garantendo quindi una certa stabilità a quelli facenti parte di grandi centri commerciali.<br />
Altro rischio è quello dell‟eventuale incapacità a mantenere i requisiti per il regime Siiq, con conseguente perdita<br />
dei vantaggi fiscali.<br />
L‟attuale strategia della Società prevede una gestione più dinamica del portafoglio favorendo progetti con tempi<br />
di realizzazione più brevi che contribuiscano più velocemente alla generazione di reddito. IGD mira a<br />
concentrarsi maggiormente sul settore retail e sul mercato nazionale.<br />
Igd (migliaia euro) 2008 2009 Var % 3M 09 3M 10 Var %<br />
Ricavi 101.447 119.655 17,95 28.589 29.352 2,67<br />
Reddito operativo 36.572 57.213 56,44 18.404 19.734 7,23<br />
Utile/perdita 43.337 20.408 -52,91 7.580 8.617 13,68<br />
Immobili di investimento 1.245.140 1.586.815 1.356.510 1.589.862<br />
Immobili di sviluppo 241.886 132.399 233.590 146.482<br />
Immobili strumentali 49.970 55.108 53.090 58.089<br />
Gearing % 101,22 72,73 82,98 74,11<br />
Debito/patrimonio<br />
immobiliare %<br />
Fonte: Igd<br />
47,75 57,93 54,46 56,97<br />
14.03. 2011 Real Estate - 44<br />
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Come si evince da una breve analisi sulle cinque principali società immobiliari quotate italiane, una maggiore<br />
esposizione verso il settore servizi ha reso le rispettive società più fragili in un contesto di mercato già difficile.<br />
Bisogna però tenere presente che alcune società (per esempio Gabetti) registravano peggioramenti della<br />
propria situazione patrimoniale e finanziaria già prima dell‟arrivo della crisi economica e pertanto questa ha<br />
semplicemente aggravato problematiche già di per sé presenti all‟interno delle stesse società.<br />
Rimane quindi indispensabile, per una società immobiliare, detenere uno stock immobiliare di valore sufficiente<br />
a mantenere un rapporto LTV equilibrato. Solamente la proprietà di immobili di prestigio e complessi immobiliari<br />
quali centri commerciali e gallerie possono garantire una maggiore stabilità economico patrimoniale anche in<br />
tempi di crisi.<br />
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14.03. 2011 Real Estate - 46<br />
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