2009 numero 1 - LEGA NAVALE ITALIANA sezione di GRADO

«E ‘ndéveno cussì le vele al vento
lassando drìo de noltri una gran ssia,
co’ l’ánema in t’i vogi e ‘l cuor contento
sensa pinsieri de manincunia.
Mámole e mas-ci missi zo a pagiol
co’ Leto capitano a la rigola;
e ‘ndéveno cantando soto ‘l sol
canson, che incòra sora ‘l mar le sbola.
E l’aqua bronboleva drío ‘l timon
e del piasser la deventava bianca
e fin la pena la mandeva un son
fin che la bava no’ la gera stanca»
E andavano così le vele al vento…
Biagio Marin
Intense pennellate di vissuto, rese vibranti dalla ricca
musicalità del dialetto, rendono la poesia del poeta
gradese, scomparso nel dicembre del 1985, delle liriche
fatte per essere ascoltate non solo con il cuore, ma
anche con gli occhi. Irrompono gentili le immagini di
una Grado sospesa nelle delicate sfumature di un mare
azzurro che mescola il proprio colore nel verde della
laguna, dove il vento, signore e re si presenta ora con
la dolcezza del fresco Maestrale ora con la rabbia della
Bora argentina, paròn capriccioso dei dossi di sabbia
rovente, trasformando l’antico castrum romano in un
simbolo esistenziale assoluto. La parola si fa dialogo tra
vita e morte riempiendo con tratti sonanti le pagine
bianche dell’immaginario mariniano. L’uso del dialetto,
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