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SETTEMBRE OTTOBRE 2011 N.8 - Case Piacentine

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<strong>SETTEMBRE</strong><br />

<strong>OTTOBRE</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

approfondimenti<br />

Pannelli solari…<br />

anche di notte!<br />

34<br />

Il limite dei pannelli solari risiede<br />

già nel nome, senza il sole non<br />

funzionano. Presto però le cose<br />

cambieranno. Steven Novack,<br />

dell’Idaho National Laboratory<br />

del dipartimento americano<br />

dell’Energia, ha sviluppato<br />

uno strumento per recuperare<br />

l’energia solare che viene<br />

rilasciata anche dopo il tramonto.<br />

Novack parte da una constatazione<br />

di fatto: circa la metà dell’energia<br />

trasportata dai raggi solari sulla<br />

Terra è di tipo infrarosso. Una<br />

radiazione che ha lo stesso effetto<br />

della luce solare. Parte di questa<br />

viene riemessa sottoforma di calore<br />

dal terreno durante la notte. Al<br />

contrario, le tradizionali celle solari<br />

possono utilizzare solo la luce visibile,<br />

rendendoli inattivi dopo il tramonto.<br />

La radiazione infrarossa è una fonte<br />

energetica particolarmente ricca<br />

anche perché è generato da processi<br />

industriali come le centrali a carbone.<br />

“Ogni processo nel nostro mondo<br />

industriale crea calore di scarto“, dice<br />

INL fisico Steven Novack. “E’ energia<br />

quella che abbiamo appena buttato via“<br />

I pannelli attualmente in uso hanno<br />

bisogno dei raggi del sole diretto per<br />

far in modo che i fotoni provenienti<br />

dalla luce del sole colpiscano i cristalli<br />

di silicio, liberando così elettroni in<br />

grado di produrre energia.<br />

Realizzando un sistema di<br />

microantenne della lunghezza d’onda<br />

degli infrarossi, test di laboratorio<br />

hanno verificato la possibilità di<br />

raccogliere l’84% dei fotoni riemessi<br />

dal terreno. Un sistema operativo reale<br />

utilizzabile su larga scala potrebbe<br />

arrivare al 46%. Un’efficienza di gran<br />

lunga maggiore di quella dei migliori<br />

pannelli fotovoltaici attuali, le cui celle<br />

al silicio non oltrepassano il 20% nelle<br />

migliori condizioni. In realtà i pannelli<br />

tradizionali hanno efficienza ancora<br />

minore, perché se le celle non sono<br />

posizionate con un’angolatura precisa<br />

rispetto all’angolo di incidenza dei raggi<br />

solari oppure se si riscaldano troppo<br />

oltrepassando la temperatura ottimale<br />

di esercizio, la produzione di corrente<br />

elettrica crolla a frazioni di quella<br />

nominale. Le microantenne, invece,<br />

sono in grado di assorbire infrarossi in<br />

un ampio ventaglio angolare.<br />

Ma come funzionano le<br />

“microantenne”? I raggi infrarossi<br />

creano correnti alternate che oscillano<br />

migliaia di miliardi di volte al secondo<br />

ma a una frequenza troppo alta per<br />

essere utilizzata. La corrente alternata<br />

(Ac) deve quindi essere trasformata in<br />

corrente continua (Dc), ma qui sorge<br />

un problema. I diodi semiconduttori<br />

al silicio che convertono la Ac in Dc<br />

non funzionano alle alte frequenze<br />

generate. “Abbiamo bisogno di<br />

progettare microraddrizzatori che si<br />

adattino alle nostre microantenne“,<br />

dice Kotter ingegnere dell’INL. Un’altra<br />

possibilità è quella di sviluppare circuiti<br />

elettrici che potrebbero rallentare le<br />

frequenze attuali.<br />

Se questi ostacoli tecnici verranno<br />

superati, le macroantenne hanno il<br />

potenziale per essere più economiche<br />

ed efficienti delle celle solari. Le<br />

microantenne, d’altro canto, possono<br />

essere ottimizzate per raccogliere<br />

specifiche lunghezze d’onda a seconda<br />

della loro forma e dimensione.<br />

“Questa flessibilità” dice Novack<br />

“renderebbe così possibile la creazione<br />

di fogli microantenna fronte-retro<br />

raccogliendo energia da diverse parti<br />

dello spettro solare”. I fogli potrebbero<br />

potenzialmente coprire i tetti degli<br />

edifici o di formare la “pelle” di gadget<br />

consumer come telefoni cellulari e<br />

iPod, fornendo una fonte continua ed<br />

economica delle energie rinnovabili.<br />

di Marco Civardi

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