Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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05.05.2015 Views

98 Ischitella dai primi insediamenti agli ultimi feudatari Storia soprattutto per il ruolo avuto durante gli ultimi anni del Regno delle Due Sicilie. Fu eroico ufficiale dell’esercito murattiano e partecipò anche alla campagna di Russia nel 1812. Dimesso dall’esercito al rientro dei Borbone, si dedicò alle sue proprietà, bonificando vaste zone paludose. Nel 1848 fu ministro di guerra e marina di re Ferdinando II e, infine, consigliere di Francesco II, ultimo re di Napoli, del quale si dichiarò sempre fedele. Il Cannarozzi nel suo saggio: Francesco Pinto, principe di Ischitella 63 , lo ricorda così: Tra il 1848 e il 1860 il nome di Ischitella corse per l’Italia e per l’Europa perché così si faceva chiamare e così si fi rmava il ministro di Ferdinando II che ricoprì un ruolo di primo piano negli ultimi anni del regno delle Due Sicilie. Il suo operato è stato valutato criticamente dalla storiografia coeva ed attuale. Il Principe, che si firmava con il nome Ischitella, col suo difficile carattere, contribuì ad alimentare la confusione, che caratterizzò gli ultimi mesi prima della dissoluzione dell’antico reame di Napoli 64 . Nel 1860, alla caduta dei Borbone e al conseguente arrivo di Garibaldi, Francesco Pinto si trasferì in volontario esilio a Parigi. Rientrò a Napoli poco prima di morire, quasi novantenne, nel 1875. La Chiesa di San Michele, oggi Sant’Eustachio La cappella privata dei principi Pinto fu la chiesa sotto il titolo di San Michele, oggi denominata Chiesa di Sant’Eustachio. Ubicata al centro dell’abitato di Ischitella, sul retro del Palazzo, fin dai primi del Settecento fu sempre riconosciuta di allodio dell’illustre Casa Pinto cui apparteneva il feudo di Ischitella. Luigi Pinto Capece Bozzuto aveva proibito a don Michele D’Avolio, che aveva iniziato la costruzione della chiesa negli ultimi anni del 1600, di portarla a termine. Praticamente la requisì, con la promessa di pagare le somme già spese dal canonico 65 . Il Principe voleva servirsene come cappella privata del suo palazzo; fu donata da lui la campana fusa da Domenico Astarita nel 1700, che porta impresso il suo nome lo stemma nobiliare dei Pinto 66 . è fu pagato da Luigi Pinto; cfr. C. CANNAROZZI, Biografi e Ischitellane, cit. pag. 51 66 Ivi. 67 Alfonso Pinto fece apporre sul quadro la seguente scritta: Capecius Bozzuto, eques S. Giacobi, regis consiliator praefectus rationum Regni Neapolitani. 68 Il Capitolo di Santa Maria Maggiore, per sostenere la causa contro i Pinto, si indebitò per 600 ducati.

T. M. RAUZINO La vitaI Pinto Principi di Ischitella e Peschici 99 Ischitella, chiesa di Sant’Eustachio-ex San Michele. Particolari della Campana donata dal Principe Luigi Pinto (fusa da Domenico Astarita nel 1700).

98 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

Storia soprattutto per <strong>il</strong> ruolo avuto durante gli <strong>ultimi</strong> anni del Regno delle Due<br />

Sic<strong>il</strong>ie. Fu eroico ufficiale dell’esercito murattiano e partecipò anche alla campagna<br />

di Russia nel 1812. Dimesso dall’esercito al rientro dei Borbone, si dedicò alle sue<br />

proprietà, bonificando vaste zone paludose. Nel 1848 fu ministro di guerra e marina<br />

di re Ferdinando II e, infine, consigliere di Francesco II, ultimo re di Napoli, del<br />

quale si dichiarò sempre fedele.<br />

Il Cannarozzi nel suo saggio: Francesco Pinto, principe di <strong>Ischitella</strong> 63 , lo ricorda<br />

così: Tra <strong>il</strong> 1848 e <strong>il</strong> 1860 <strong>il</strong> nome di <strong>Ischitella</strong> corse per l’Italia e per l’Europa<br />

perché così si faceva chiamare e così si fi rmava <strong>il</strong> ministro di Ferdinando II che<br />

ricoprì un ruolo di primo piano negli <strong>ultimi</strong> anni del regno delle Due Sic<strong>il</strong>ie.<br />

Il suo operato è stato valutato criticamente dalla storiografia coeva ed attuale. Il<br />

Principe, che si firmava con <strong>il</strong> nome <strong>Ischitella</strong>, col suo diffic<strong>il</strong>e carattere, contribuì<br />

ad alimentare la confusione, che caratterizzò gli <strong>ultimi</strong> mesi prima della dissoluzione<br />

dell’antico reame di Napoli 64 .<br />

Nel 1860, alla caduta dei Borbone e al conseguente arrivo di Garibaldi, Francesco<br />

Pinto si trasferì in volontario es<strong>il</strong>io a Parigi. Rientrò a Napoli poco prima di<br />

morire, quasi novantenne, nel 1875.<br />

La Chiesa di San Michele, oggi Sant’Eustachio<br />

La cappella privata dei principi Pinto fu la chiesa sotto <strong>il</strong> titolo di San Michele,<br />

oggi denominata Chiesa di Sant’Eustachio. Ubicata al centro dell’abitato di <strong>Ischitella</strong>,<br />

sul retro del Palazzo, fin <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> del Settecento fu sempre riconosciuta di<br />

allodio dell’<strong>il</strong>lustre Casa Pinto cui apparteneva <strong>il</strong> feudo di <strong>Ischitella</strong>. Luigi Pinto<br />

Capece Bozzuto aveva proibito a don Michele D’Avolio, che aveva iniziato la<br />

costruzione della chiesa negli <strong>ultimi</strong> anni del 1600, di portarla a termine. Praticamente<br />

la requisì, con la promessa di pagare le somme già spese dal canonico 65 . Il<br />

Principe voleva servirsene come cappella privata del suo palazzo; fu donata da lui<br />

la campana fusa da Domenico Astarita nel 1700, che porta impresso <strong>il</strong> suo nome<br />

lo stemma nob<strong>il</strong>iare dei Pinto 66 .<br />

è fu pagato da Luigi Pinto; cfr. C. CANNAROZZI, Biografi e <strong>Ischitella</strong>ne, cit. pag. 51<br />

66<br />

Ivi.<br />

67<br />

Alfonso Pinto fece apporre sul quadro la seguente scritta: Capecius Bozzuto, eques S. Giacobi,<br />

regis cons<strong>il</strong>iator praefectus rationum Regni Neapolitani.<br />

68<br />

Il Capitolo di Santa Maria Maggiore, per sostenere la causa contro i Pinto, si indebitò per 600 ducati.

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