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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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T. M. RAUZINO La vitaI Pinto Principi di <strong>Ischitella</strong> e Peschici 93<br />

dei due viali mediani. Poggi e sed<strong>il</strong>i punteggiano le prospettive significative dei<br />

viali. Gli elementi architettonici sono realizzati con strutture in pietrame calcareo<br />

e tufaceo, rivestite di intonaco e piastrelle maiolicate. L’apparato decorativo è ottenuto<br />

mediante stucchi, frammenti di schiuma di lava, di alabastro, di corallo, di<br />

vetro, di conchiglie, tutti concorrenti a comporre figure e spartiti architettonici. Il<br />

patrimonio botanico oggi esistente comprende lecci plurisecolari accanto a bossi,<br />

mirti, lauri, pervinche, palme e vari alberi da frutta. Gli impianti idraulici sono<br />

potenzialmente efficienti per alcuni tratti. Il disegno del giardino è caratterizzato<br />

da variazioni rispetto alla regolare geometria: <strong>il</strong> recinto muraio e i due viali principali<br />

non determinano quattro settori uguali, ma quattro trapezoidi che sembrano<br />

simulare la prospettiva.<br />

Lo studio di questo giardino ha interessato, di recente, esperti a carattere internazionale,<br />

dopo <strong>il</strong> progetto p<strong>il</strong>ota di Conservazione del Patrimonio Architettonico<br />

Europeo, presentato nel 1993.<br />

Francesco Emanuele Pinto fu quindi un vero e proprio esteta. Oltre all’amore<br />

per l’arte ed <strong>il</strong> giardinaggio, è ricordato come raffinato collezionista di presepi. Ne<br />

aveva di ogni materiale e disposti in ogni stanza della sua dimora di Napoli, che<br />

andavano a sommarsi a quello grande. Gli allestimenti, fatti eseguire nel suo palazzo<br />

a Chiaia nella prima metà del Settecento, dovettero essere qualcosa di inusitato anche<br />

per un pubblico avvezzo a questo genere di sacre figurazioni, al punto che ancora<br />

alla fine del Settecento ne restava memoria. Nel Natale del 1733, l’allestimento del<br />

presepe del Principe di <strong>Ischitella</strong> fu effettuato dall’architetto Desiderio de Bonis,<br />

oggi quasi sconosciuto, ma che fu <strong>il</strong> più quotato specialista del genere.<br />

La più autorevole delle fonti antiche sulla storia del presepe napoletano,<br />

Pietro Napoli Signorelli, alla fine del Settecento lamenta la progressiva dispersione<br />

e gli smembramenti già in atto delle collezioni presepiali napoletane antiche,<br />

citando quella un tempo appartenente ai Pinto: Sontuoso e magnifi co in tutte le sue<br />

parti era <strong>il</strong> presepe che vedevasi in casa del principe d’<strong>Ischitella</strong>, lodandosi con<br />

ispecialità l’eccellenza de’ pastori lavorati dà più celebri scultori e la pompa e la<br />

ricchezza indicib<strong>il</strong>e del corteo dei magi e la gloria che componevano un tutto per<br />

ogni riguardo eccellente. Ma tutto è terminato nè credo che alcun frammento più<br />

sussista di così splendida suppellett<strong>il</strong>e 56 .<br />

Nello sterminato apprezzo dei beni del Principe, redatto a Napoli pochi giorni<br />

dopo la sua morte, nell’ottobre del 1767, compaiono undici presepi di ogni dimenceduto<br />

appositamente all’Universitas. Cfr. http://dig<strong>il</strong>ander.iol.it/quadrelle.<br />

56<br />

Cfr. F. STRAZZULLO, Tradizioni sacre popolari e scultura del ‘700 a Napoli, ivi 1968) e V. PACELLI,<br />

La collezione di Francesco Emanuele Pinto, Principe d’<strong>Ischitella</strong>, in “Storia dell’Arte”, 1979.<br />

57<br />

Questo presepe era accuratamente descritto in un documento che oggi è purtroppo perduto. Cfr.<br />

G.G. BORRELLI, Il Presepe napoletano, tratto da Pastori e Presepe Napoletano volume curato dal

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