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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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92 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

impiantando uliveti al posto delle preesistenti vigne 52 .<br />

Il principe Emanuele Pinto, gestì anche un feudo in Campania. Un giardino<br />

all’italiana, da lui allestito nella sua proprietà di Quadrelle (Avellino), è oggi uno<br />

dei più importanti beni archeologico-ambientali dell’Italia meridionale 53 . Anche<br />

<strong>il</strong> palazzo di quella tenuta, assunse l’attuale conformazione architettonica nella<br />

prima metà del 1700, all’epoca dei lavori di trasformazione voluti dal Principe<br />

di <strong>Ischitella</strong>. Nel 1773 le proprietà, vendute alla famiglia Pagano che le possiede<br />

ancora oggi 54 , comprendevano oltre all’immenso giardino, una casa palaziata,<br />

costruita sui resti dell’antica torre normanna. L’antico possedimento ecclesiastico<br />

fu trasformato in residenza padronale, mentre l’impianto tardo rinascimentale del<br />

giardino subì qualche trasformazione, finalizzata al suo abbellimento: l’iniziale<br />

orto divenne un vero e proprio parco ameno 55 .<br />

Il Giardino dell’attuale Palazzo Pagano conserva ancora oggi gli elementi<br />

originari voluti dal Francesco Emanuele Pinto: la geometria, le fontane, <strong>il</strong> confine<br />

murato e gran parte delle specie botaniche. Ha un’estensione di 3500 mq frazionati<br />

in 4 riquadri e in un boschetto sul lato nord. Tre fontane in grotte ed edicole<br />

sono collocate in aderenza al muro di fondo; una quarta circolare è all’incrocio<br />

Torre di Quadranova risulta abitata nel 1792 dal sergente Eugenio Chiarelli, dalla moglie di questi<br />

e da Bernardo Bonomo.<br />

52<br />

Cfr. C. CANNAROZZI, <strong>Ischitella</strong>, cit.<br />

53<br />

La storia di Quadrelle inizia nel XIV secolo. Era un possedimento feudale dell’abbazia di Montevergine,<br />

organizzato in grancia, cioè con un podere annesso ad un’abbazia benedettina. Nei <strong>primi</strong><br />

decenni del ‘500 passò in proprietà alla Santa Casa dell’Annunziata di Napoli. Nel 1613, i Bar<strong>il</strong>e,<br />

nob<strong>il</strong>e famiglia napoletana, acquistarono una casa con giardino, da identificarsi con l’antica sede della<br />

proprietà abbaziale. Da sito agricolo legato a necessità produttive, <strong>il</strong> giardino cominciò ad assumere<br />

<strong>il</strong> carattere di luogo di ornamenti e di delizie. Tutte le altre famiglie baronali che seguirono nella<br />

proprietà del palazzo, da don Paolo Braccio barone di Cutignano e San S<strong>il</strong>vestro, a don Francesco<br />

Emanuele Pinto, Principe di <strong>Ischitella</strong>, fino ai Pagano che lo acquisirono nel 1773 (e sono gli attuali<br />

proprietari), lo arricchirono di piante rare ed opere architettoniche. Cfr. sito Internet di Quadrelle<br />

(Avellino): http://dig<strong>il</strong>ander.iol.it/quadrelle. Il palazzo, <strong>il</strong> giardino ed i fondi adiacenti hanno sempre<br />

fatto capo ad un unico proprietario, per cui le variazioni formali derivarono da finalità progettuali. Le<br />

tecniche seicentesche di costruzione, volute dalla Casa dell’Annunziata, furono all’avanguardia per<br />

l’epoca: costruzioni ed<strong>il</strong>izie ed idrauliche, materiali ut<strong>il</strong>izzati, elementi decorativi e simboli allegorici,<br />

sono di una originalità unica.<br />

54<br />

La famiglia Pagano arricchì <strong>il</strong> giardino di sempre maggiori ornamenti, conservando le caratteristiche<br />

originarie delle quattro aiuole e delle tre fontane a roca<strong>il</strong>les e di altre due, una circolare ed<br />

una ottagonale, che delimitano gli incroci degli stessi viali. Il palazzo, a pianta quadrata con cort<strong>il</strong>e<br />

centrale -nella originale edizione seicentesca- ha subito poi nel tempo notevoli trasformazioni tra<br />

cui la demolizione del volume sulla strada per la creazione di una piazzetta. Cfr.http://dig<strong>il</strong>ander.<br />

iol.it/quadrelle.<br />

55<br />

Quadrelle ebbe l’acqua pubblica grazie a Francesco Emanuele Pinto. Dovendo ampliare e ristrutturare<br />

<strong>il</strong> suo Palazzo, egli chiese all’Universitas di poter togliere l’acquedotto del cellaio dove attingevano<br />

i cittadini. Per tale motivo, <strong>il</strong> 19 giugno 1746 venne stipulata una convenzione: le sorgenti provenienti<br />

<strong>dai</strong> monti, e ut<strong>il</strong>izzate da sempre anche per le fontane del giardino, vennero concesse in uso<br />

alla popolazione attraverso una fontana da costruirsi innanzi all’ingresso del Palazzo, in uno spiazzo

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