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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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86 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

Luigi Pinto morì a <strong>Ischitella</strong> <strong>il</strong> 22 maggio 1704, alla giovane età di 36 anni;<br />

l’atto di morte è consultab<strong>il</strong>e nel Registro dei morti (anni 1681-1720) di Santa<br />

Maria Maggiore. Il Principe venne sepolto nella Chiesa del Convento di San<br />

Francesco, dove nel 1749 <strong>il</strong> figlio Emanuele gli eresse un mo numento sepolcrale<br />

con ornamento di pietra e mezzo busto. Il Cannarozzi ricorda che, ai suoi tempi, <strong>il</strong><br />

suddetto monumento c’era ancora, ma piuttosto deturpato, senza <strong>il</strong> busto e senza<br />

l’originaria iscrizione, sostituita da una più recente.<br />

Oggi è rimasto soltanto lo stemma araldico dei Pinto, quello in pietra con in<br />

campo le 5 mezzelune 46 .<br />

Francesco Emanuele Pinto, mecenate e collezionista<br />

In seguito alla precoce morte del padre, Francesco Emanuele divenne principe<br />

d’<strong>Ischitella</strong> in tenera età 47 . Egli affermò i suoi diritti feudali a danno della famiglia<br />

Ventrella, alla quale avrebbe sottratto con pre potenza i terreni della Costa di Niuzi,<br />

che questa famiglia aveva preso in enfiteusi dalla Curia Arcivescov<strong>il</strong>e di Siponto,<br />

impiantandovi degli uliveti. Il Principe Pinto rivendicò i suoi diritti sul lago <strong>Varano</strong>,<br />

usurpati d<strong>agli</strong> abitanti di Carpino ed ottenne dal consigliere Valdetaro l’autorizzazione<br />

ad arrestare i pescatori di frodo in quel lago. Contese col Regio Fisco per<br />

la Platea (diritto di riscossione per i generi venduti in piazza), per lo Scannagium<br />

(tassa sulle carni macellate) e per i diritti feudali sui mulini.<br />

Questo Principe fu anche un vero e proprio mecenate: merita la riconoscenza<br />

degli abitanti di <strong>Ischitella</strong> e di Peschici, in quanto arricchì questi due piccoli centri<br />

del Gargano di notevoli palazzi e di opere artistiche di indiscutib<strong>il</strong>e valore.<br />

Nel 1714 restaurò l’antico Castello di <strong>Ischitella</strong> arricchendolo con una facciata<br />

monumentale e con finestre elegantissime; vi aggiunse alcune stanze al primo<br />

tabianca, c.gi di detta terra, di anni 19. Cfr. G. LAGANELLA, L’arrivo dei principi Pinto ad <strong>Ischitella</strong>,<br />

cit. Dal Registro dei Morti della Chiesa Madre di <strong>Ischitella</strong> risulta che <strong>il</strong> 2/8/1697 morì Emanuele<br />

Pinto Capece Bozzuto, di mesi 11, figlio di Luigi Pinto e Rosa Caracciolo.<br />

46<br />

E’ <strong>il</strong> primo stemma araldico dei Pinto, rappresentato da uno scudo sannitico rosso con cinque<br />

crescenti (mezzelune) d’oro, con le punte in alto disposte in numero di 2, 1, 2.<br />

47<br />

Francesco Pinto, Marchese di Giuliano, di anni 5, figlio di Don Luigi Pinto Capece Bozzuto e donna<br />

Rosa Caracciolo, ambedue di Napoli, viene cresimato a <strong>Ischitella</strong> dal Rev Sd Gennaro Paschade di<br />

Manfredonia nel 1697. La notizia è stata reperita da Giuseppe Laganella sul Libro dei Cresimati di<br />

<strong>Ischitella</strong> e smentisce <strong>il</strong> Cannarozzi.<br />

48<br />

Il Castello di Peschici risalirebbe all’anno 970, quando i Bizantini fecero edificare dei centri fortificati<br />

in Capitanata. In epoca normanna, nell’anno 1150, <strong>il</strong> conte Goffredo di Lesina nel feudo di<br />

Pesckizo aveva cinque m<strong>il</strong>iti. Nel periodo svevo <strong>il</strong> Castrum Pesquicii fu riparato d<strong>agli</strong> abitanti di<br />

Canneto, Montenero (un casale presso Vico), Sf<strong>il</strong>zi e Rodi. Nel 1239, le fortificazioni di Termoli,

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