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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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82 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

Caceres, Plasencia, Mé rida, Don Benito, V<strong>il</strong>lanueva de la Serena, Almendralejo e<br />

Valencia di Alcantara, dove svolgevano essenzialmente un’attività commer ciale:<br />

i due condannati a morte erano dei mercanti. Per sfuggire all’offensiva del Santo<br />

Uffizio, 12.000 famiglie di conversos, negli <strong>ultimi</strong> vent’anni del Regno di F<strong>il</strong>ippo<br />

IV, espatriarono, ma soltanto i più ricchi come i Freitas Pinto riuscirono a rifarsi<br />

una solida posizione economica all’estero, grazie alle enormi ricchezze ancora<br />

possedute.<br />

Priva del sostegno finanziario assicurato dei marrani 33 , la Spagna si av viò alla<br />

decadenza 34 . A beneficiare delle ricchezze dei conversos espatriati furono gli Stati<br />

che li accolsero e che li integrarono nella nob<strong>il</strong>tà locale. Scrive Att<strong>il</strong>io M<strong>il</strong>ano, a<br />

proposito di Napoli: Non pochi Ebrei convertiti, con <strong>il</strong> nuovo casato assunto ed i<br />

priv<strong>il</strong>egi ad essi connessi, entrarono a far parte della più elevata nob<strong>il</strong>tà del Regno<br />

35 . Recentemente, Angelo Scordo ha affermato che, a tale proposito, meritano<br />

un cenno, fra alcuni grandi nomi del regno di Napoli d’origine ebraica ispanoportoghese,<br />

i Freitas Pinto poi Pinto y Mendoza, principi d’<strong>Ischitella</strong> 36 .<br />

significava “maledetto”.<br />

34<br />

Cfr B.BENNASSAR, Storia dell’Inquisizione spagnola XV-XIX secolo, Rizzoli, M<strong>il</strong>ano, 1980, pag.<br />

141-142-143-144. Fino ad allora, nonostante le persecuzioni, i conversos di origine giu<strong>dai</strong>ca, avevano<br />

rivestito alte cariche ecclesiastiche, oltre che politiche. Avevano dominato l’economia, la cultura.<br />

Quando nel 1492 si vent<strong>il</strong>ò l’idea di promulgare l’editto di cacciata definitiva per Judios e Moriscos,<br />

le comunità ebraiche offrirono l’iperbolica somma di 300.000 ducati, pur di ottenere licenza di restare<br />

negli stati dei Re Cattolici. La coppia reale fu dibattuta tra la cacciata e la concessione di grazia. Si<br />

racconta che a un tratto entrò nella sala del consiglio Tomàs de Torquemada (di origine ebraica, al<br />

pari dell’altro Grande Inquisitore Diego de Deza), che, gettando sul tavolo dietro al quale sedevano i<br />

Reali <strong>il</strong> crocefisso, esclamò: Giuda Iscariota vendette <strong>il</strong> Salvatore per trenta denari. Le Loro Altezze<br />

lo vogliono vendere per 300.000 ducati. Ecco, prendete e vendetelo!. Si racconta che Isabella di Castiglia<br />

abbia, allora, rimproverato al marito, Ferdinando d’Aragona, per la sua eccessiva moderazione<br />

nei confronti degli Ebrei, imputandola al fatto che <strong>il</strong> consorte era figlio di una Henriquez, di origine<br />

ebraica. Numerose furono, comunque, le concessioni nob<strong>il</strong>iari ad Ebrei convertiti al Cristianesimo,<br />

specie in Spagna e Portogallo. Il culto della hiberidad per la limpieza de sangre e la nobleza d’origine<br />

gotica dovette fare i conti con un enorme zoccolo demografico di conversos, divenuti esponenti della<br />

più cospicua e potente nob<strong>il</strong>tà. Il Libro Verde de Aragón, comp<strong>il</strong>ato nel 1507, attestò l’origine ebraica<br />

da parecchi di coloro che ricoprivano le più alte cariche laiche ed ecclesiastiche di quel Regno. Nel<br />

1623 F<strong>il</strong>ippo IV, forse per evitare polemiche verso <strong>il</strong> suo operato di sostanziale apertura ai finanzieri<br />

portoghesi di origine giu<strong>dai</strong>ca, ordinò <strong>il</strong> rogo del libro genealogico. Nel 1581 venne pubblicato <strong>il</strong><br />

Tizòn de la nobleza española, attribuito al celebre Cardinale Francisco Mendoza y Bobad<strong>il</strong>la, che già<br />

s’era battuto a favore dell’allontanamento d<strong>agli</strong> ordini cavalleresco-m<strong>il</strong>itari di quanti non fossero di<br />

sangue limpio. Nel Tizòn, un alone di dubbio e di virtuale impurezza venne fatto cadere sulla più alta<br />

aristocrazia: soltanto 48 famiglie nob<strong>il</strong>i furono considerate non contaminate. La Santa Inquisizione,<br />

dopo lunghe e minuziose indagini, r<strong>il</strong>asciò addirittura certificati di limpieza di sangre per quarti; un<br />

catalogo ancora esistente presso l’Archivio di Toledo ne riporta circa 5.000. Cfr A. SCORDO, Ebrei e<br />

nob<strong>il</strong>tà, relazione tenuta per Vivant in data 23 marzo 2000 cfr ww.vivant.it<br />

35<br />

Cfr. A. SCORDO, Ebrei e nob<strong>il</strong>tà, cit.<br />

36<br />

Vengono citati anche i Vargas, duchi di Cagnano, famiglia diversa dalla limpia (limpida, cioè pura)<br />

Vargas Machuca, <strong>feudatari</strong> di <strong>Ischitella</strong>.

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