Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
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80 Ischitella dai primi insediamenti agli ultimi feudatari un maschio al quale fu posto il nome del Padre 27 . Il Montecco ci informa sulla sorte toccata alla bella vedova: Essendo per la sua dote desiderata in moglie dà diversi personaggi, fi nalmente fù conchiuso Matrimonio con Mario Loffredo Marchese di Monteforte, fi glio primogenito del Principe di Cardito, il quale stando in Roma come Agente della Città di Napoli per la causa dell’Inquisizione, ottenne dal Sommo Pontefice la dispensa del Matrimonio, essendo cugino del defunto Duca di Fragnito, Primo sposo della Dama. Il matrimonio fu celebrato appena arrivò la dispensa pontificia. Nel 1705 il marchese Loffredo, novello sposo di Catarina, successe nel Principato al padre, morto in quello stesso anno 28 . L’analisi del manoscritto del Montecco ci ha spinto ad approfondire la ricerca storiografica, per sciogliere un punto oscuro: perché i finanzieri portoghesi Freitas Pinto decidono di trasferirsi dalla Spagna a Napoli e quindi ad Ischitella? Il nome di un Pinto, senza dubbio un antenato della famiglia che comprò il principato garganico, è citato da due insigni autori che hanno trattato la storia dell’Inquisizione. Henry Kamen, parlando degli effetti delle denunce di ebrei convertiti, perseguiti dal Tribunale ecclesiastico, afferma che, specie dopo la caduta del conte di Olivares, enormi somme furono confiscate dall’Inquisizione spagnola ai banchieri portoghesi: nel 1636 ben 300.000 ducati furono versati, ad esempio, da un certo Manuel Férnandes Pinto 29 . La circostanza è spiegata così da Bartolomè Bennassar: nel 1626, la prima bancarotta del regno di Filippo IV aveva facilitato l’integrazione nel Regno di Castiglia di alcuni ricchi finanzieri portoghesi, che presero il posto dei banchieri genovesi ormai in stato di fallimento. Nonostante la contestazione dei contemporanei, il primo ministro, conte duca di Olivares, aveva favorito in vari modi l’accettazione della ricchezza ebraica, considerandola un mezzo per rimpinguare le casse vuote dello Stato. Nel 1628, influenzato dal conte duca, Filippo IV accordò ai finanzieri portoghesi la libertà di sistemarsi in Spagna e di commerciare. Ciò permise loro di estendere la propria influenza sulle principali direttrici di scambio fra la Spagna e l’America: dal 1627 erano comparsi, nella Hacienda Real, nomi di chiara derivazione portoghese: Fernàndez Pinto, Nunez Saravia e Duarte Fernandez. Ma ben presto costoro, chiamati col nome dispregiativo di marrani, divennero le vittime di una vera e propria persecuzione. Dopo la coraggiosa rivolta del loro paese contro la Corona spagnola nel 1640, essi furono guardati con sospetto, e considerati dai castigliani una specie di quinta colonna del Portogallo. A questo punto, la repressione si scatenò contro i ricchi ebrei, generalmente portoghesi. Le confische di grosse fortune furono all’or- 29 Cfr H. KAMEN, L’Inquisizione spagnola, trad. it., Feltrinelli, Milano 1973. 30 Kamen ha rilevato che enormi somme furono prelevate dall’Inquisizione ai banchieri portoghesi dopo la caduta di Olivares: 300.000 ducati versati da Manuel Férnandes Pinto nel 1636, 250.00 ducati
T. M. RAUZINO La vitaI Pinto Principi di Ischitella e Peschici 81 dine del giorno. Nel 1636, dieci anni prima della caduta di Olivares, l’In quisizione intentò un’azione giudiziaria contro il finanziere Manuel Fernàndez Pinto, accusato di giudaismo. Quest’ultimo, nel corso della sua carriera, aveva prestato a Filippo IV ben 100.000 ducati. Il tri bunale riuscì a estorcergli, nel corso del processo, l’enorme somma di 300.000 ducati sotto forma di confische 30 . Gli sforzi di Olivares per integrare i marrani portoghesi nella so cietà spagnola si rivelarono vani. Alla sua caduta, i finanzieri portoghesi stabilitisi in Spagna si trovarono in una situazione diffi cile: senza patria e senza alcun appoggio ufficiale. I niziò una nuova era di repressione, diretta dall’In quisitore generale Arce Reinoso che or ganizzò una vera e propria caccia a tutti i sospetti di giudaismo ap partenenti all’ambiente dell’alta finanza o al mondo artigianale. I secoli XVII e XVIII furono contrassegnati dalla distruzione di potenti e ricche famiglie. I loro nomi scomparvero per sempre dall’elenco dei banchieri al servizio della Corona. La repres sione non risparmiò i conversos che rivestivano cariche pub bliche. Furono rari quelli che riuscirono a salvarsi. Se la recrudescenza delle persecu zioni arrivò a toccare le grandi famiglie dei ricchi marrani, la maggioranza dei conversos di umili origini subì in silenzio la politica repressiva dell’Inquisizione 31 . I registri delle confische confermano il moltiplicarsi degli arresti: a Cordova, per esempio, la somma dei beni sequestrati negli anni 1541-1543 si aggirò sui 10.501.126 maravedis 32 (28.488 ducati) mentre un secolo più tardi (1652-1655) si quadruplicò, toccando i 52.100.115 maravedis. In quel periodo, il numero dei processi per giudaismo fu elevato; degli ottantotto inquisiti comparsi all’autodafé di Llerena il 23 aprile 1622, settantot to furono condannati per giudaismo. Settantuno si riconciliarono, due furono rimessi al braccio secolare e quattro furono arsi in effi ge. La mag gior parte degli accusati erano portoghesi o discendenti di porto ghesi stabilitisi nelle grandi città: Trujillo, estorti a Diego de Savaria nel 1641, 100.000 ducati al Patarino nel 1646. L’Inquisizione non si limitò a punire. Creò una memoria della vergogna: porta via i beni; priva dell’onore. CFR. B. BENNASSAR, Storia dell’Inquisizione spagnola XV-XIX secolo, Rizzoli, Milano, 1980, pag. 123. 31 Benassar cita un drammatico documento, tratto da un diario di questo periodo: Da sabato scorso l’Inquisizione di Madrid ha gettato in carcere diciassette famiglie portoghesi (...). In via dei Peromostenses si costruisce in fretta una prigione abbastanza grande da accogliere tutti gli sventurati, che ogni giorno cadono nella trappola. Alcuni sostengono che non c’è a Madrid un portoghese, di qualsivoglia condizione sociale, che non giudaizzi (18 settembre 1655). Lunedì 13 a mezzanotte l’Inquisizione ha arrestato quattordici portoghesi, fi nanzieri e commercian ti, in particolare due venditori di tabacco. Questa gente si moltiplica come i funghi [...] (16 settembre 1655). Non c’è più un venditore di tabacco a Madrid che l’Inquisizione non abbia fatto arrestare. L’altro giorno hanno portato via due intere famiglie, genitori e fi gli... (23 ottobre 1655). 32 Maravedis (nome di un’antica moneta araba) è la più piccola unità monetaria. Del sistema valutario spagnolo facevano parte anche il real (composto di 34 mara vedis) e il ducato (375 maravedis). 33 I conversos o Nuovi Cristiani vennero indicati col dispregiativo epiteto di marrani, che non sembra derivare da un’espressione Ebraica, significante “per la vista”, cioé “per l’apparenza”, ma piuttosto
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un maschio al quale fu posto <strong>il</strong> nome del Padre 27 .<br />
Il Montecco ci informa sulla sorte toccata alla bella vedova: Essendo per la<br />
sua dote desiderata in moglie dà diversi personaggi, fi nalmente fù conchiuso<br />
Matrimonio con Mario Loffredo Marchese di Monteforte, fi glio primogenito del<br />
Principe di Cardito, <strong>il</strong> quale stando in Roma come Agente della Città di Napoli<br />
per la causa dell’Inquisizione, ottenne dal Sommo Pontefice la dispensa del Matrimonio,<br />
essendo cugino del defunto Duca di Fragnito, Primo sposo della Dama. Il<br />
matrimonio fu celebrato appena arrivò la dispensa pontificia. Nel 1705 <strong>il</strong> marchese<br />
Loffredo, novello sposo di Catarina, successe nel Principato al padre, morto in<br />
quello stesso anno 28 .<br />
L’analisi del manoscritto del Montecco ci ha spinto ad approfondire la ricerca<br />
storiografica, per sciogliere un punto oscuro: perché i finanzieri portoghesi Freitas<br />
Pinto decidono di trasferirsi dalla Spagna a Napoli e quindi ad <strong>Ischitella</strong>?<br />
Il nome di un Pinto, senza dubbio un antenato della famiglia che comprò <strong>il</strong><br />
principato garganico, è citato da due insigni autori che hanno trattato la storia<br />
dell’Inquisizione. Henry Kamen, parlando degli effetti delle denunce di ebrei convertiti,<br />
perseguiti dal Tribunale ecclesiastico, afferma che, specie dopo la caduta<br />
del conte di Olivares, enormi somme furono confiscate dall’Inquisizione spagnola<br />
ai banchieri portoghesi: nel 1636 ben 300.000 ducati furono versati, ad esempio,<br />
da un certo Manuel Férnandes Pinto 29 . La circostanza è spiegata così da Bartolomè<br />
Bennassar: nel 1626, la prima bancarotta del regno di F<strong>il</strong>ippo IV aveva fac<strong>il</strong>itato<br />
l’integrazione nel Regno di Castiglia di alcuni ricchi finanzieri portoghesi, che<br />
presero <strong>il</strong> posto dei banchieri genovesi ormai in stato di fallimento.<br />
Nonostante la contestazione dei contemporanei, <strong>il</strong> primo ministro, conte duca<br />
di Olivares, aveva favorito in vari modi l’accettazione della ricchezza ebraica,<br />
considerandola un mezzo per rimpinguare le casse vuote dello Stato. Nel 1628,<br />
influenzato dal conte duca, F<strong>il</strong>ippo IV accordò ai finanzieri portoghesi la libertà<br />
di sistemarsi in Spagna e di commerciare. Ciò permise loro di estendere la propria<br />
influenza sulle principali direttrici di scambio fra la Spagna e l’America: dal 1627<br />
erano comparsi, nella Hacienda Real, nomi di chiara derivazione portoghese:<br />
Fernàndez Pinto, Nunez Saravia e Duarte Fernandez. Ma ben presto costoro, chiamati<br />
col nome dispregiativo di marrani, divennero le vittime di una vera e propria<br />
persecuzione. Dopo la coraggiosa rivolta del loro paese contro la Corona spagnola<br />
nel 1640, essi furono guardati con sospetto, e considerati <strong>dai</strong> castigliani una specie<br />
di quinta colonna del Portogallo. A questo punto, la repressione si scatenò contro i<br />
ricchi ebrei, generalmente portoghesi. Le confische di grosse fortune furono all’or-<br />
29<br />
Cfr H. KAMEN, L’Inquisizione spagnola, trad. it., Feltrinelli, M<strong>il</strong>ano 1973.<br />
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Kamen ha r<strong>il</strong>evato che enormi somme furono prelevate dall’Inquisizione ai banchieri portoghesi<br />
dopo la caduta di Olivares: 300.000 ducati versati da Manuel Férnandes Pinto nel 1636, 250.00 ducati