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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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78 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

stolti: Tutti gli uomini, persino quelli non solo di mediocre, mà di poco intendimento,<br />

sanno bene che tali memorie, e iscrizioni si fanno speciose, e magnifi che, piene di<br />

bugiarde vanità, per far credere agl’Ignoranti quel che mai fù, siccome è questa<br />

inguine all’origine della famiglia, e gl’antichi innuentati (inventati) personaggi,<br />

et alle cariche m<strong>il</strong>itari esercitate.<br />

E, per provare la verità del suo assunto, Montecco racconta quella che egli<br />

chiama una nob<strong>il</strong> curiosità, a proposito di quando s’int<strong>agli</strong>ò la detta iscrittione,<br />

al tempo cioè della sepoltura del capostipite della famiglia Pinto. Don Emanuele<br />

e Don Gasparre, per avvallare la nob<strong>il</strong>tà del morto <strong>agli</strong> occhi di tutti, fecero porre<br />

sulla persona di Don Luise l’habito di Alcantara in luogo di quello d’Auis (Avis).<br />

Ma la cosa non passò inosservata: i Cavalieri di quell’ordine nob<strong>il</strong>issimo se ne accorsero<br />

e “ne fecero un sì gran rumore che fù di bisognio alli eredi di quello farlo<br />

toglier via, e ponerui (porvi) l’altro d’Auis. E ciò -rimarca <strong>il</strong> Montecco- è notorio<br />

per non esser fatto molto antico.<br />

Una vera e propria um<strong>il</strong>iazione, per i giovani e rampanti eredi Pinto, costretti<br />

a svestire pubblicamente <strong>il</strong> cadavere del padre di un abito nob<strong>il</strong>iare che non gli<br />

apparteneva e rivestirlo con un altro di che tutti consideravano, anche se a torto, di<br />

um<strong>il</strong>e origine 22 . Un affronto che dovette pesare, spingendo la famiglia a volere a tutti<br />

i costi sancire, dal punto di vista strettamente giuridico, una nob<strong>il</strong>tà non posseduta<br />

dalle origini, o per lo meno ritenuta di rango inferiore dall’opinione pubblica, e<br />

soprattutto da chi vantava un purissimo sangue blu. Le immense ricchezze derivanti<br />

dalla mercatura, che Emanuele Pinto ereditò dal padre, gli permisero di acquistare<br />

un intero feudo sul Gargano, con <strong>il</strong> relativo blasone principesco. Il primogenito<br />

di Don Louise, fe’compra della Terra di <strong>Ischitella</strong> nella provincia di Capitanata,<br />

sopra della quale ottenne titolo di Prencipe, e ciò oltre di magnifi che possessioni,<br />

e beni stab<strong>il</strong>i. Comprò altresì remunerative mansioni ed uffi ci del Regno di Napoli:<br />

fe’anco compra del decoroso, e lucroso offi cio di Scrivano di Ratione alla Regia<br />

Corte. Questa carica, unita a quella di Consigliere di Stato ed allo specioso titolo di<br />

Prencipe, gli permise di diventare un personaggio di molta stima, e rispetto. Grazie<br />

alle sue ingenti ricchezze, che maggiormente gli spianarono la strada, potè essere<br />

finalmente insignito dell’abito nob<strong>il</strong>issimo de’Caualieri (Cavalieri) di Colatraua<br />

(Colatrava), per ricompensa avutane dal Re 23 . Intanto, la famiglia si era ingrandita:<br />

Don Emanuele Pinto e Donna Geronima Capece Bozzuto ebbero più fi gliuoli così<br />

dell’uno come dell’altro sesso. Il Montecco tralascia di nominare quelli che sono<br />

dimenticare a tutti i contemporanei ed ai posteri, le loro origini portoghesi. In seguito, comunque, si<br />

faranno insignire ufficialmente dal Re del nob<strong>il</strong>issimo ordine spagnolo di Colatrava, <strong>il</strong> corrispondente<br />

spagnolo dell’Ordine cui già appartenevano in Portogallo.<br />

23<br />

Ivi; pp. 4-5.<br />

24<br />

E. MONTECCO, cit.; pag. 5.

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