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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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76 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

Forse è <strong>il</strong> desiderio di integrarsi a pieno titolo nell’aristocrazia spagnola che<br />

spinge i Pinto a nascondere le origini portoghesi, e ad acquistare credito imparentandosi<br />

con le famiglie napoletane esponenti dei Seggi nob<strong>il</strong>iari più prestigiosi,<br />

quello di Porto e quello di Capuana.<br />

Il Montecco ci documenta minuziosamente la cronistoria della scalata sociale<br />

nella Napoli di fine Seicento della dinasty Pinto. Don Louise trasferì in Napoli le<br />

sue pinguissime ricchezze, guadagnate da lui e <strong>dai</strong> suoi antenati con l’esercizio<br />

della mercatura. Con i cospicui capitali solidi potè crearsi uno stab<strong>il</strong>e piedistallo.<br />

Il casato ebbe con lui due fi gliuoli di qualche apparenza, li quali essendo entrati<br />

nell’età dell’adolescenza spacciavano dà per tutto nob<strong>il</strong>tà, e cavalleria. Nel ruolo<br />

di anfitrioni non mancarono dei personaggi insigni della città, nob<strong>il</strong>i spiantati che,<br />

attratti dalla ricchezza dei due rampolli Freitas Pinto, corteggiandoli, e adulandoli,<br />

li intordussero nei salotti che contavano, inserendoli negli ambienti elitari della<br />

Napoli di quel tempo.<br />

Il primogenito di don Louise si chiamava Emanuele, <strong>il</strong> secondogenito Gasparre.<br />

Il padre, volendo dar principio alla nob<strong>il</strong>tà della Casa procurò di accoppiarli in<br />

Matrimonio a nob<strong>il</strong>donne, come in effetti fece 16 . Emanuele sposò Geronima Capece<br />

Bozzuto, figlia di Teresa Griffo del Seggio di Porto 17 , e di Don Fabrizio del Seggio<br />

di Capuana di Napoli. In seguito, <strong>il</strong> secondogenito Gasparre prese per moglie Angiola<br />

Legni, del medesimo Seggio. Ambedue le fanciulle erano senza dote: Quanto<br />

ricche di bellezza corporale e di nob<strong>il</strong>tà, altrettanto pouere (povere) di beni di fortuna<br />

18 . Don Louise solo per pochi anni potè godere la compagnia di queste amab<strong>il</strong>i<br />

nuore, vide propagata la sua famiglia con dei Nipoti, mà istesso pervenuto all’età<br />

decrepita fi nì di uiuere (vivere) in questo Mondo lasciando l’infi nite sue ricchezze<br />

a’figliuoli. Non si dimenticò di favorire, come ogni iberico degno di rispetto, <strong>il</strong> figlio<br />

17<br />

La divisione della città di Napoli in Seggi o Sed<strong>il</strong>i si deve a Carlo I nel 1268. I <strong>primi</strong> Sed<strong>il</strong>i furono<br />

soltanto dei luoghi di ritrovo di varie caste cittadine. Situati presso le porte della città, erano una specie<br />

di parlamento, nel quale si riunivano gli eletti del rione. Così organizzati, i nob<strong>il</strong>i presero parte alla<br />

pubblica amministrazione, gestirono l’annona e le varie cariche pubbliche. I nob<strong>il</strong>i avevano <strong>il</strong> compito<br />

di salvaguardare sia le porte che le torri che fiancheggiavano i propri Sed<strong>il</strong>i. Potere, che con l’andar<br />

del tempo, fu ambito da molti, e specialmente da quelle famiglie popolari che, avendo raggiunto un<br />

consistente prestigio economico, ambivano a far parte della casta che gestiva <strong>il</strong> potere. Ad un certo<br />

punto, essendo troppe le domande di adesione, i governanti locali rimisero le richieste direttamente<br />

all’assenso del Re. Nel Regno di Napoli si cominciò con F<strong>il</strong>ippo II. I Seggi napoletani erano sette,<br />

sei dei nob<strong>il</strong>i: Capuana, Montagna, Nido, Porto, Portanova e Forcella e l’altro del Popolo. Durante<br />

<strong>il</strong> dominio aragonese, <strong>il</strong> Seggio del Popolo fu avversato <strong>dai</strong> nob<strong>il</strong>i e fu eliminato addirittura con la<br />

distruzione materiale. Lo ricostruì Carlo VIII, invitando i nob<strong>il</strong>i a governare la città con <strong>il</strong> popolo.<br />

Per un brevissimo periodo, esso ebbe gli stessi diritti dei notab<strong>il</strong>i. I Sed<strong>il</strong>i napoletani durarono circa<br />

sei secoli: dopo la rivoluzione del 1799, furono incamerati da Ferdinando IV, con un editto datato<br />

1800.<br />

18<br />

E. MONTECCO, cit, pp. 2-3.<br />

19<br />

Ivi, pag. 3.

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