Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
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8 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />
monianze tardo-antiche che documentano, secondo Giuseppe Di Perna, gli aspetti<br />
del Gargano nell’alto medioevo e la fondazione di <strong>Varano</strong> ed <strong>Ischitella</strong>. L’Autore,<br />
partendo dall’età imperiale, snoda un percorso costruito sulla realtà geofisica dei<br />
luoghi e della loro r<strong>il</strong>evanza positiva sul piano economico, con le trasformazioni<br />
profonde che andarono a succedersi a seguito delle mutazioni politiche. Si parte,<br />
come è noto, dal latifondo romano, per giungere alle farre o fare longobarde e poi<br />
ai borghi fortificati che passeranno attraverso l’esperienza saracena e slava, come<br />
avverrà su tutte le coste del Sud-Adriatico. <strong>Ischitella</strong> rientra in questi <strong>insediamenti</strong><br />
“tormentati” dalla storia violenta dell’epoca, assieme a <strong>Varano</strong>. Una storia che<br />
Pasquale Corsi ritiene sia ancora tutta da scrivere e che assume una sua fisionomia<br />
durante <strong>il</strong> periodo della dominazione longobarda, durante la quale gli <strong>insediamenti</strong><br />
monastici ebbero, per numero e per qualità, un ruolo fondamentale per la vita del<br />
Promontorio Garganico e dei vari <strong>insediamenti</strong>, oggi cittadine come <strong>Ischitella</strong>.<br />
Poche sono le fonti attendib<strong>il</strong>i che la riguardano, afferma lo studioso. Quelle poche<br />
disponib<strong>il</strong>i consentono, tuttavia, di dipanare un percorso costruito quasi sul modello<br />
delle “mollichine” di Pollicino. Partiamo dal 1058 e, tappa dopo tappa, con spazi<br />
temporali diseguali e forme amministrative differenti, da un <strong>feudatari</strong>o all’altro, si<br />
giunge alla fine dell’età moderna.<br />
Durante questo percorso, si può anche evidenziare come le forze laiche ed<br />
ecclesiastiche, all’unisono, abbiano concorso alla strutturazione della cittadina di<br />
<strong>Ischitella</strong>.<br />
Le relazioni di Lucia Lopriore, di Teresa Maria Rauzino e di Nazario Barone<br />
costruiscono l’albero genealogico dei <strong>feudatari</strong> che ebbero in proprietà <strong>il</strong> feudo di<br />
<strong>Ischitella</strong> e <strong>Varano</strong> con i territori di pertinenza, di volta in volta, per munificenza<br />
reale, per eredità, per dote e per quant’altro. Un percorso interessante, anche se a<br />
senso unico: la storia di quelle categorie di potenti, nella maggior parte dei casi<br />
provenienti dalla categoria mercant<strong>il</strong>e o da quella m<strong>il</strong>itare (nob<strong>il</strong>e non nasce nessuno)<br />
che, grazie al peso del loro denaro, prezioso per le casse reali, ottengono titoli,<br />
cariche di prestigio, terre e domini anche lontani, se non lontanissimi, dalle loro<br />
residenze abituali. Assistiamo ad una politica matrimoniale che tende a rafforzare<br />
le posizioni acquisite con alleanze di potere sempre ut<strong>il</strong>i e sempre più forti. E’ un<br />
lungo e tortuoso labirinto di nomi, date, matrimoni, nascite e morti di eredi, estinzioni<br />
di casati e sostituzioni di padroni, dei quali sappiamo abbastanza poco.<br />
Emblematico di questo tipo di indagine e prezioso per la meticolosa descrizione<br />
di nascite, matrimoni, alleanze politiche laiche ed ecclesiastiche che spaziano da<br />
Roma a Venezia; da Venezia a Roma fino a Madrid e ritorno, lo studio di Lucia<br />
Lopriore sui de’ Sangro di Vietri. Concretizzando un albero genealogico, descrive<br />
minuziosamente <strong>il</strong> sontuoso palazzo napoletano dei de’ Sangro, che ancora oggi<br />
mantiene <strong>il</strong> suo splendore nonostante gli smembramenti e i rifacimenti susseguitisi<br />
fino ai tempi recenti. Niente, come un sontuoso palazzo, era ed è lo status symbol