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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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T. M. RAUZINO L’Università di <strong>Ischitella</strong> e i baroni Turbolo 63<br />

all’argentiere Antonio Gent<strong>il</strong>i da Faenza un piede di Croce d’argento al prezzo di<br />

m<strong>il</strong>le scudi. Padre Severo Turbolo fece rivestire tutta la sacrestia di legno scolpito<br />

e l’arricchì di arredi sacri. Per tali opere -riferisce <strong>il</strong> Persico- spese 70 m<strong>il</strong>a ducati,<br />

accrescendo nel tempo istesso le entrate della Certosa 16 . Qui fu Vicario per molti<br />

anni, e nel 1583 fu eletto Priore 17 . Resse la Certosa fino al 1597, allorché fu trasferito<br />

al Priorato della Certosa di Pavia, con la nomina di Visitatore Lombardo. Morì <strong>il</strong><br />

28 agosto 1608 e fu sepolto nella Certosa di Santa Maria degli Angeli18 .<br />

Da F<strong>il</strong>angieri Di Candida vengono ricordati altresì, fra le personalità <strong>il</strong>lustri<br />

della famiglia Turbolo, <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo ed astrologo Anello, che eccelse nelle scienze<br />

matematiche 19 e l’economista Giovan Donato, autore di varie opere tra cui Sul rinnovo<br />

della lega delle monete del Regno di Napoli 20 . Nel 1630, egli tornò a Sorrento<br />

e sostenne una lite di reintegra presso <strong>il</strong> Seggio di Porto, ottenendo l’inclusione<br />

nel seggio nob<strong>il</strong>iare senza aspra opposizione, nonostante la sua famiglia avesse<br />

esercitato per tanti anni la mercatura 21 . I Turbolo si estinsero nella famiglia dei<br />

Severino Duchi di Seclì (Lecce). Il loro palazzo fu comprato dal Monte dei poveri<br />

vergognosi per istituirvi un Conservatorio 22 .<br />

Una piccola curiosità araldica: i Turbolo usarono un’arme di azzurro alla<br />

fascia accompagnata nel capo da una stella a sei raggi e nella punta da un delfi -<br />

no, <strong>il</strong> tutto di oro. Questo segno è presente nella cappella di famiglia della chiesa<br />

dell’Annunziata di Massa Lubrense. Nella cappella della stessa famiglia in Santa<br />

Maria la Nova in Napoli, <strong>il</strong> delfino è invece nuotante sulle onde.<br />

Si attribuisce ai Turbolo anche un altro stemma: di oro al monte di nero cimato<br />

da una gazza al naturale 23 .<br />

16<br />

Ivi.<br />

17<br />

Biblioteca Certosa di S. Martino: Origine della fondaz. di tutte le Case del S. Ord. Cartusiano ecc.,<br />

ms. attribuito a G. B. GRANELLI. Erroneamente <strong>il</strong> TUFARI (ne La Certosa di S. Martino) lo dice Priore<br />

nel 1581, in R. FILANGIERI DI CANDIDA, cit.<br />

18<br />

TROMBY, Stor. del Patriarca S. Brunone e del suo Orsd. Cartus., Nap. 1779; vol. X, p. 371, 425 e<br />

433. Erra <strong>il</strong> PERSICO dicendo che fu per 25 anni Priore a Napoli, e per 5, a Pavia (cap. XVI, p. 72).<br />

In R. FILANGIERI DI CANDIDA, cit.<br />

19<br />

TOPPI, Bibl. Nap., p. 16; PERSICO, cap. XVI, p. 77, sg.; PARRINO, loc. cit., ecc. in R. FILANGIERI DI<br />

CANDIDA, cit.<br />

20<br />

Questo libro fu pubblicato nel 1622; cfr. TOPPI, loc. cit.; Arch. Stor. Nap., A. V., p. 738. in R. FI-<br />

LANGIERI DI CANDIDA, cit.<br />

21<br />

CANZANO, Nob. sorr, p. 86, sg.; cfr. R. FILANGIERI DI CANDIDA, cit.<br />

22<br />

RECCO, Not. di fam. nob., p. 196; CEVA GRIMALDI, Mem. stor.di Nap., p. 466; in R. FILANGIERI DI<br />

CANDIDA, cit; CANDIDA, Op. cit., vol. VI, pag. 184; in R. FILANGIERI DI CANDIDA, cit.<br />

23<br />

In FILANGIERI DI CANDIDA, cit.

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