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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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62 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

to viveva a Massa Lubrense e possedeva dei beni burgensatici a Sorrento 9 . Dal<br />

Cinquecento, i Turbolo godettero nob<strong>il</strong>tà nel Seggio di Porto di questa città 10 ; poi<br />

si trasferirono a Napoli. Berardino fu <strong>il</strong> primo della famiglia ad aprirvi un banco<br />

pubblico, ricavandone ingenti ricchezze 11 . Acquistò una cappella nella chiesa di<br />

Santa Maria la Nova di Napoli, dove sarà posto <strong>il</strong> suo monumento funebre 12 .<br />

Prospero Turbolo, come <strong>il</strong> fratello Berardino, fu anch’egli banchiere in Napoli,<br />

contribuendo a rimpinguare <strong>il</strong> patrimonio della famiglia. Si occupò, in particolare,<br />

del commercio con i lontani paesi dell’India e dell’Etiopia, ricavandone gran<br />

frutto 13 .<br />

I Turbolo, per consolidare la loro ascesa sociale, si imparentarono con <strong>il</strong>lustri<br />

case nob<strong>il</strong>iari di Napoli come i Caracciolo, i Guevara, i Pignatelli, i Latro e i<br />

Donnorso.<br />

Tra i benemeriti della famiglia, <strong>il</strong> F<strong>il</strong>angieri ricorda <strong>il</strong> monaco Severo Turbolo,<br />

<strong>il</strong> quale fu Priore della Certosa di San Martino a Napoli per oltre un trentennio<br />

e successivamente in quella di Pavia. Fu un uomo molto stimato ai suoi tempi 14 .<br />

Nel periodo in cui resse la Certosa di Napoli, che ebbe <strong>il</strong> massimo lustro proprio<br />

sotto <strong>il</strong> suo governo, chiamò i migliori artisti del suo tempo, facendo adornare <strong>il</strong><br />

monastero e la chiesa di quadri, affreschi e stucchi 15 . Il 28 giugno 1589 incaricò<br />

<strong>il</strong> pittore Giuseppe Cesari, celebre col nome di Cavalier D’Arpino, di affrescare<br />

la volta del Sancta Sanctorum della chiesa. L’11 novembre 1593 commissionò<br />

9<br />

Nel 1352 ci fu una contesa con Antonio Acciapaccia per <strong>il</strong> possesso dei suddetti beni: cfr Reg. Ang.,<br />

vol.357, f. 103, t. in R. FILANGIERI DI CANDIDA, Storia di Massa Lubrense, cit.<br />

10<br />

A Sorrento c’erano due Seggi: quello di Porta e quello di Dominava.<br />

11<br />

La notizia che i Turbolo, nel periodo in cui posseggono <strong>Ischitella</strong>, siano proprietari di un Banco a<br />

Napoli è attestata, secondo Giuseppe Laganella, da un documento custodito nell’Archivio di Stato<br />

di Foggia, Dogana delle pecore 1417/2-142 con titolo: Gio Lorenzo Cataneo e Gregorio de Mutiis.<br />

Vico 1603. Si parla di un credito di ducati 140 in carlini d’argento, acquisito durante la Fiera di Foggia<br />

da parte di un certo Julius Caesar Cataneo nei confronti di Gregorio de Mutiis e Alessandro Fania<br />

di Apricena. Questo danaro fu ricevuto dal creditore, come si evince dal documento, per mezzo del<br />

Banco Di Napoli di Turbolo e Caputo. Lo stesso Banco compare in un documento dell’Archivio di<br />

Stato di Lucera del Notaio Tranaso Simeone 23 , 21/1/1603 in Peschici, per accreditare un pagamento<br />

di Gio.Battista Turbolo.<br />

12<br />

Sul sarcofago, posto nella 2 a cappella a destra della chiesa vecchia, fu scolpito, in due med<strong>agli</strong>oni, <strong>il</strong><br />

suo volto e quello di sua moglie Giovanna Rosa; con l’epigrafe: Berardino Turbolo / multor. oppidor.<br />

Domino, viro ex nob<strong>il</strong>i / genere orto, in pietate ac prudentia, claro / in invadisq. pauperib., ac locis<br />

piis liberaliss / Ioanna Rosa / coniugi benemerendi p. / an. sal. MDLXXV. A difesa della sua patria, fece<br />

costruire presso la marina del Cantone una torre. Cfr R. FILANGIERI DI CANDIDA, cit.<br />

13<br />

Nel 1586 istituì un Monte di Pegni, legando al Pio Monte 1050 ducati, con cui fece erigere la Torre<br />

dell’Annunziata e dispose che si fondasse nella chiesa di quel casale una cappella per la suafamiglia,<br />

che fu quella di S. Matteo; cfr R. FILANGIERI DI CANDIDA, cit.<br />

14<br />

CAPACCIO, Secretario, L. II, p. 243; Hist. Nap., Lib. II, cap. IV, p. 417 cit da R. FILANGIERI DI CAN-<br />

DIDA, cit.<br />

15<br />

Ivi.

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