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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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60 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

contemporaneamente, così come pretendeva di servirsi dei corrieri, muli, buoi<br />

ed altre bestie dei cittadini per qualsivoglia servizio, pagandoli solamente con la<br />

forma della Regia Pragmatica.<br />

Inoltre costringeva i cittadini, che avevano bestie, a portargli ognuno una soma<br />

di legna e una di p<strong>agli</strong>a. Da parte dell’Università, le rivendicazioni di esonero<br />

dal pagamento di questi balzelli si basavano sul fatto che i cittadini della Terra di<br />

<strong>Ischitella</strong> ab antiquo, et da tempo immemorab<strong>il</strong>e avevano potuto, e potevano, a loro<br />

discrezione, pascolare e raccogliere ghianda senza pagare nulla. Solo da quando<br />

<strong>Ischitella</strong> era tenuta per potere <strong>dai</strong> signori Turbolo, i suoi abitanti erano costretti a<br />

pagare o a fare depositi per gli animali posseduti, e questo pagamento era contrario<br />

alla loro antica libertà 2 .<br />

E si elencava una lunga serie di diritti usurpati dal barone, che si intendevano<br />

riaffermare a favore dei cittadini dell’Università di <strong>Ischitella</strong>. Un diritto imprescindib<strong>il</strong>e,<br />

cui non si voleva assolutamente rinunciare, era quello dell’acqua per<br />

innaffiare i giardini di agrumi: si pretendeva che detto Signor barone non potesse<br />

proibire ai cittadini di detta Terra di potersi pigliare a loro piacimento l’acqua per<br />

adacquar, ma che si abbia fare la tavola (turnazione), e <strong>il</strong> Signor barone dovesse<br />

rispettarla come tutti gli altri cittadini.<br />

La popolazione era stanca delle numerose corvées 3 cui era sottoposta, e perciò<br />

si precisa che <strong>il</strong> barone volendosi servire dei corrieri, muli, buoi ed altri animali dei<br />

cittadini, è tenuto a pagarli così come li pagano gli altri cittadini di essa terra.<br />

Il <strong>feudatari</strong>o Turbolo dovette scendere a patti ed acconsentire alle varie richieste.<br />

Nelle formule del Capitolato si usa significativamente la formula detto Barone si<br />

contenta che li cittadini possano:<br />

– fare manna in detto bosco, e territorio a loro arbitrio e volontà tanto per uso<br />

quanto per industria, venderla ai forestieri e a chi gli pareva senza pagare cosa<br />

alcuna a detto Signor barone;<br />

– che per l’acqua che serve ad adacquare i giardini si faccia la turnazione e di<br />

stare alle regule come tutti gli altri cittadini;<br />

– avendo bisogno di corrieri (cavalli), muli e altre bestie somarine, bovine e cavalline,<br />

anche <strong>il</strong> <strong>feudatari</strong>o è tenuto a pagare ai padroni degli animali le somme<br />

fissate per tutti gli altri cittadini. In particolare, volendo ut<strong>il</strong>izzare bestie e some<br />

per Napoli è tenuto a pagare venticinque carlini; volendole per altri luoghi di<br />

2<br />

Il Cannarozzi riporta che Annibale Turbolo ed <strong>il</strong> padre volevano togliere <strong>agli</strong> abitanti del luogo i<br />

loro diritti sull’Isola <strong>Varano</strong>, ma questi ricorsero al S.R.C. ed ottennero una sentenza del 9/2/1576,<br />

nella quale si enunciava che “era lecito <strong>agli</strong> uomini d’<strong>Ischitella</strong> e all’Università far pascolare abbeverare<br />

e pernottare i loro animali, nel territorio dell’Isola”, senza obbligo alcuno di pagamento verso<br />

<strong>il</strong> signore feudale.<br />

3<br />

Servizi obbligati.

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