Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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54 Ischitella dai primi insediamenti agli ultimi feudatari Genova, risale al XVII secolo; il cortile fu rimaneggiato sul finire del XVII secolo 4 . Per ragioni non meglio accertate, i Duchi di Vietri vendettero l’ala prospiciente Largo San Domenico Maggiore ai Carafa di Belvedere e da questi, in seguito, il palazzo passò ai Gambacorta, Duchi di Limatola, che lo possedettero fino al 1732, anno in cui fu venduto alla famiglia Saluzzo di Corigliano. Il palazzo appartenne ai Saluzzo fino al 1935, anno in cui fu ceduto al prezzo di L. 1.500.000 dall’ultima erede della famiglia, Margherita Caracciolo di Forino. Successivamente passò all’INPS che apportò alcune modifiche architettoniche. Dal 1980 fu acquistato dall’Istituto Universitario Orientale. Di particolare importanza sono il salone, decorato con motivi mitologici, l’elegante cabinet del Duca e la grandiosa galleria, interamente affrescata 5 . Il lato prospiciente la Piazzetta del Nilo fu invece venduto a Giovanni Battista de’Sangro, Marchese di S. Lucido, che lo ampliò con ulteriori soprelevazioni. Quest’ala del palazzo, che si presenta molto ampia nella sua estensione, è disposta su quattro ordini e confina a sinistra del suo ingresso con l’ala che fu venduta ai Corigliano, a destra con la chiesa di S. Maria dei Pignatelli. Rispettando il primo progetto, il palazzo presenta trabeazioni triangolari ed a lunetta in corrispondenza dei balconi sul piano nobile e sul secondo piano, che gli conferiscono imponenza ed eleganza, oltre a distinguerlo dalle altre architetture circostanti. Un’ampia corte interna, con una scalinata ora rimaneggiata, immette ai piani superiori e conferisce all’edificio quello stile peculiare dei palazzi antichi napoletani. Il portale è impreziosito da un bellissimo bugnato sulla cui chiave di volta appare lo stemma scartocciato della famiglia de’Sangro, diverso da quello affrescato sulla volta del vestibolo. Il vestibolo stesso presenta un’ampia volta a botte, oggi fatiscente a causa dell’umidità e delle infiltrazioni di acqua piovana, affrescata con lo stemma che raffigura un’arma di Padronanza inquartata, al cui centro è posto lo stemma dei Marchesi di S. Lucido. E’uno stemma di padronanza inquartato: nella prima e nella quarta parte ha per arme il Vaio, stemma dei d’Afflitto 6 ; nella seconda e terza parte la Torre, stemma dei della Tolfa; al centro, sull’intero campo dello scudo, c’è l’arme dei de’ Sangro, uno stemma di oro a tre bande di azzurro. Lo stemma è coperto da manto e corona di Duca, è sormontato dal motto: UNICUM MILITIÆ FULMEN; in basso dallo scudo pende l’Ordine del Toson d’Oro 7 e quello dei Cavalieri di Malta. 3 F. CAMPANILE, L’historia… op. cit., pag. 69. 4 L. CATALANI, I Palazzi di Napoli, Napoli 1999, rist. Anast. del 1845, pp. 79 e 80. 5 V. GLEIJESES, Chiese e Palazzi della città di Napoli, Napoli 1991, pag. 196 e segg. 6 Questo perché i de’Sangro contrassero più matrimoni con le famiglie d’Afflitto e Frangipane della Tolfa. 7 Onorificenza conferita a tutti i membri di questa casata. Questo Ordine cavalleresco fu istituito nel 1429 da Filippo il Buono, Duca di Borgogna, concesso ad esponenti dell’alta nobiltà e destinato ad

L. LOPRIORE I de’Sangro Duchi di Vietri 55 ARMA: di Oro a tre bande di Azzurro. Oggi il ramo dei Duchi di Vietri è estinto.Per ragioni non meglio accertate, il loro palazzo passò a Domenico de’Sangro, figlio di Giovanni Battista e da questi a Nicola Maria, suo figlio, che in seguito lo destinò ai suoi eredi. Attualmente esso è abitato da proprietari diversi. Nonostante non appartenga più ai Duchi de’Sangro, continua a svettare più bello ed imponente che mai, a testimonianza di un glorioso passato della famiglia che lo ha posseduto.

54 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

Genova, risale al XVII secolo; <strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e fu rimaneggiato sul finire del XVII secolo<br />

4 . Per ragioni non meglio accertate, i Duchi di Vietri vendettero l’ala prospiciente<br />

Largo San Domenico Maggiore ai Carafa di Belvedere e da questi, in seguito, <strong>il</strong><br />

palazzo passò ai Gambacorta, Duchi di Limatola, che lo possedettero fino al 1732,<br />

anno in cui fu venduto alla famiglia Saluzzo di Corigliano.<br />

Il palazzo appartenne ai Saluzzo fino al 1935, anno in cui fu ceduto al prezzo di<br />

L. 1.500.000 dall’ultima erede della famiglia, Margherita Caracciolo di Forino.<br />

Successivamente passò all’INPS che apportò alcune modifiche architettoniche.<br />

Dal 1980 fu acquistato dall’Istituto Universitario Orientale.<br />

Di particolare importanza sono <strong>il</strong> salone, decorato con motivi mitologici,<br />

l’elegante cabinet del Duca e la grandiosa galleria, interamente affrescata 5 . Il lato<br />

prospiciente la Piazzetta del N<strong>il</strong>o fu invece venduto a Giovanni Battista de’Sangro,<br />

Marchese di S. Lucido, che lo ampliò con ulteriori soprelevazioni. Quest’ala del<br />

palazzo, che si presenta molto ampia nella sua estensione, è disposta su quattro<br />

ordini e confina a sinistra del suo ingresso con l’ala che fu venduta ai Corigliano,<br />

a destra con la chiesa di S. Maria dei Pignatelli. Rispettando <strong>il</strong> primo progetto, <strong>il</strong><br />

palazzo presenta trabeazioni triangolari ed a lunetta in corrispondenza dei balconi<br />

sul piano nob<strong>il</strong>e e sul secondo piano, che gli conferiscono imponenza ed eleganza,<br />

oltre a distinguerlo dalle altre architetture circostanti. Un’ampia corte interna, con<br />

una scalinata ora rimaneggiata, immette ai piani superiori e conferisce all’edificio<br />

quello st<strong>il</strong>e peculiare dei palazzi antichi napoletani.<br />

Il portale è impreziosito da un bellissimo bugnato sulla cui chiave di volta appare<br />

lo stemma scartocciato della famiglia de’Sangro, diverso da quello affrescato<br />

sulla volta del vestibolo. Il vestibolo stesso presenta un’ampia volta a botte, oggi<br />

fatiscente a causa dell’umidità e delle inf<strong>il</strong>trazioni di acqua piovana, affrescata con<br />

lo stemma che raffigura un’arma di Padronanza inquartata, al cui centro è posto lo<br />

stemma dei Marchesi di S. Lucido. E’uno stemma di padronanza inquartato: nella<br />

prima e nella quarta parte ha per arme <strong>il</strong> Vaio, stemma dei d’Afflitto 6 ; nella seconda<br />

e terza parte la Torre, stemma dei della Tolfa; al centro, sull’intero campo dello<br />

scudo, c’è l’arme dei de’ Sangro, uno stemma di oro a tre bande di azzurro. Lo<br />

stemma è coperto da manto e corona di Duca, è sormontato dal motto: UNICUM<br />

MILITIÆ FULMEN; in basso dallo scudo pende l’Ordine del Toson d’Oro 7 e quello<br />

dei Cavalieri di Malta.<br />

3<br />

F. CAMPANILE, L’historia… op. cit., pag. 69.<br />

4<br />

L. CATALANI, I Palazzi di Napoli, Napoli 1999, rist. Anast. del 1845, pp. 79 e 80.<br />

5<br />

V. GLEIJESES, Chiese e Palazzi della città di Napoli, Napoli 1991, pag. 196 e segg.<br />

6<br />

Questo perché i de’Sangro contrassero più matrimoni con le famiglie d’Afflitto e Frangipane della<br />

Tolfa.<br />

7<br />

Onorificenza conferita a tutti i membri di questa casata. Questo Ordine cavalleresco fu istituito nel<br />

1429 da F<strong>il</strong>ippo <strong>il</strong> Buono, Duca di Borgogna, concesso ad esponenti dell’alta nob<strong>il</strong>tà e destinato ad

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